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Il segmento testuale crociano è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 486Analitici , di cui in selezione 23 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Eugenio Garin, Gramsci nella cultura italiana in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]velata o positiva o mitologica o come altrimenti si vuol dire. Questo punto mi pare anche oggi il maggior contributo alla cultura mondiale che abbiano dato gli intellettuali moderni italiani; mi pare una conquista civile che non deve essere perduta » (4).
Senza dubbio era presente qui una polemica precisa contro una delle `crisi' periodiche a cui vanno soggetti gli intellettuali italiani; dopo la Conciliazione taluni « convertiti dell'idealismo crociano e gentiliano » avevano trovato che una cattedra val bene una messa. Eppure non era solo una polemica contingente che operava in Gramsci: egli voleva definire una volta di più un tratto permanente del proprio rapporto con Croce e col movimento culturale che a lui si richiamava. In una lettera del 6 giugno del '32 non esiterà a dichiarare, in forma nettissima, non
(3) L. 229.
(4) L. 132; Cfr. M. S. 199 (a io ero [nel febbraio del '17] tendenzialmente piuttosto crociano »); L. V. N. 247 (dall'« Avanti! », 21 agosto 1916): a accanto all'attività conoscitiva, che ci rende curiosi degli altri, de[...]

[...]avevano trovato che una cattedra val bene una messa. Eppure non era solo una polemica contingente che operava in Gramsci: egli voleva definire una volta di più un tratto permanente del proprio rapporto con Croce e col movimento culturale che a lui si richiamava. In una lettera del 6 giugno del '32 non esiterà a dichiarare, in forma nettissima, non
(3) L. 229.
(4) L. 132; Cfr. M. S. 199 (a io ero [nel febbraio del '17] tendenzialmente piuttosto crociano »); L. V. N. 247 (dall'« Avanti! », 21 agosto 1916): a accanto all'attività conoscitiva, che ci rende curiosi degli altri, del mondo circostante, lo spirito ha bisogno di esercitare la sua attività estetica a.
GRAMSCI NELLA CULTURA ITALIANA 157
solo una sottile convergenza fra Croce e Gentile, ma la funzione di Croce nell'Italia fascista: « la più potente macchina » per « conformare » le forze nuove italiane agli interessi del gruppo dominante, intimamente grato, « nonostante qualche superficiale apparenza », al non a caso sempre tollerato filosofo napoletano (5). E' dei « quaderni » la bat[...]

[...]ante delle singole affermazioni casuali o degli aforismi staccati », non potrà nascondersi un costante riferimento, e magari alla fine per combattere o rifiutare, a tutta una problematica legata a quel vario rinnovarsi della cultura italiana che si mosse intorno all'attività del Croce. Anche se poi, spesso, molto più che di Croce, dovrebbe farsi il nome del De Sanctis o del Labriola, o perfino, in sede di critica letteraria, di Renato Serra, che crociano senza dubbio non era, ma che Gramsci, in quella commossa pagina in cui pianse la morte di uno dei pochi veri uomini nuovi, uni a De Sanctis e a Croce (7). Tanto riuscì a influire, anche su una mente acutissima, il mito di un comu ne rinnovamento culturale avvenuto sotto il segno del nuovo idealismo.
D'altra parte proprio questo senso estremamente largo attribuito piuttosto a un orientamento culturale che a posizioni specifiche, deve rendere molto cauti nel tentativo di sottolineare in Gramsci il momento o l'aspetto o l'influenza di Croce. E di nuovo, ma rovesciandone l'uso, bisognerà tener p[...]

[...]ta ', del suo rendersi caduca perché una nuova coscienza sociale e morale si sta sviluppando, più comprensiva, superiore, che si pone come sola ' vita', come sola ' realtà ' in confronto del passato morto e duro a morire nello stesso tempo. La filosofia della prassi é la concezione storicistica della'realtà, che si é liberata da ogni residuo di trascendenza e di teologia anche nella loro ultima incarnazione speculativa; lo storicismo idealistico crociano rimane ancora nella fase teologicospeculativa s.
(12) L. 41.
(13) « Quaderni della Critica », 10, 1948, pp. 789.
(14) L. 137 (sulla ' frammentarietà', pref. a M.S., XIXXX).
162 EUGENIO GARIN
losofiastoria « porta alla conseguenza che occorre negare la ' filosofia assoluta' o astratta e speculativa, cioè la filosofia che nasce dalla precedente filosofia e ne eredita i ' problemi supremi ' cosidetti, o anche solo il ' problema filosofico ', che diventa pertanto un problema di storia, di come nascono e si sviluppano i determinati problemi della filosofia. La precedenza passa.., alla storia [...]

[...]n poi e l'attività precedente, quasi di un momento di pensiero posteriore a quello dell'azione: opera di storico succeduta a quella del politico. Senza dubbio uno sviluppo nel pensiero gramsciano è innegabile — nessuno potrebbe porre mai sullo stesso piano l'articolo del « Grido del Popolo » in morte di Renato Serra e i testi dei quaderni su Croce., Ma si tratta di una chiara linea di approfondimento, non della verifica di una dialettica di tipo crociano fra un pensiero e un'azione fra loro `distinti'. La saldatura di teoria e pratica, di pensiero e azione, fu anzi in Gramsci, a un certo momenta, così `realmente' raggiunta che, come i suoi più energici articoli di « Ordine Nuovo » mettono efficacemente e criticamente a fuoco le questioni del momento in cui operano, così, quanto più profondo sembra farsi il suo ironico distacco (17), tanto più aderente si rivela il suo pensiero al moto delle cose, più pertinenti le osservazioni, più legate alle vicende effettuali: unitarie nell'ispirazione, puntualizzate nello scarno linguaggio di una nota. Co[...]

[...]inenti le osservazioni, più legate alle vicende effettuali: unitarie nell'ispirazione, puntualizzate nello scarno linguaggio di una nota. Così fu costantemente partecipe al dibatttito culturale anche nel momento della sua segregazione e lo segui fin negli aspetti marginali, in un dialogo serrato con l'altra posizione allora effettivamente significativa da noi: con l'interpretazione della storia d'Italia elaborata sotto la spinta dello storicismo crociano. Al qual proposito, forse, non giova molto chiedersi se per avventura altre voci, soffocate dalla cosidetta rinascita idealistica, fossero più importanti, e meritassero maggiore attenzione e più equo giudizio. Gramsci non intendeva fare opera di ricercatore erudito: la sua concezione del pensatore e dello storico lo impegnava in una
(17) L. 58.
164 EUGENIO GARIN
situazione concreta, a scelte reali. E se, oggi, noi possiamo spesso considerare con occhio distaccato non poche impostazioni e valutazioni che ancor ieri sembravano dominanti; se, a un certo punto, anche i famosi ` conti con Croce[...]

[...]hiavelli rivoluzionario, si trova puntualizzata la posizione di Gramsci e la sua distanza da Croce. Non si trattava solo di rovesciare la formula
(36) Mach. 10, 40.
(37) Mach. 147 (e 117).
(38) P. 202.
GRAMSCI NELLA CULTURA ITALIANA 177
crociana di Marx « Machiavelli del proletariato » in un MachiavelliMarx del « popolo » fiorentino e italiano del '500. Con la proclamata « moralità » del Principe si rifiutava così la « distinzione » di tipo crociano come l'idea teologale ad essa congiunta di una « natura » umana, per risolvere con forza ogni « forma » trascendentale nella società umana pacificata: e questo nel punto stesso in cui il dover essere della res publica si poneva come norma di un rigorismo e di un'intransigenza da riformatore religioso. Per la res publica, per una legge non formale di giustizia, si sacrifica — paradossalmente — anche l'anima: che è una forma di ascesi che invano si cercherebbe nella tradizione italiana, non solo fra le anime belle e le anime pie, o fra i molti salvatori di anime proprie ed altrui, ma anche fra [...]

[...]e, polemizza con egual vigore contro i ' mistificatori ' del marxismo, siano essi kantiani, o idealisti, o sociologi positivisti — Gramsci precisa con sicura consapevolezza la propria posizione. De Sanctis e Labriola, piuttosto che Spaventa — e Croce per quanto contribuì a mantener vivi i primi due. Ma dalla guerra mondiale in poi Gramsci ripercorrerà a ritroso, sempre più chiaramente, nella lotta prima, nella chiusa meditazione dopo, il cammino crociano; Croce aveva ritrovato, nel distacco da Labriola e nella revisione dell'hegelismo, una direzione « kantiana » di « forma » non storicizzabili: un ' sistema ' della ' filosofia dello spirito', una ' natura umana' assoluta. Gramsci, al contrario, non si limiterà a rifiutare l'atto spirituale taumaturgico, e solo retoricamente operoso, per ritrovare il positivo e il concreto processo storico, vivo e reale nel lavoro delle società umane. Anche l'ultimo « aroma speculativo » svanirà: nella critica alla doppia mistificazione del marxismo — sia in direzione idealistica che materialistica — e nella e[...]



da [Le relazioni] E. Garin, Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]velata o positiva o mitologica o come altrimenti si vuol dire. Questo punto mi pare anche oggi il maggior contributo alla cultura mondiale che abbiano dato gli intellettuali moderni italiani, mi pare una conquista civile che non deve essere perduta» \

Senza dubbio era presente qui una polemica precisa contro una delle « crisi » periodiche a cui vanno soggetti gli intellettuali italiani; dopo la Conciliazione taluni « convertiti dell’idealismo crociano e gentiliano » avevano trovato che una cattedra vai bene una messa. Eppure non era solo una polemica contingente che operava in Gramsci: egli voleva definire una volta di più un tratto permanente del proprio rapporto con Croce e col movimento culturale che a lui si richiamava. In una lettera del 6 giugno del ’32 non esiterà a dichiarare, in forma nettissima, non solo una sottile convergenza fra Croce e Gentile, ma la funzione di Croce nell’Italia fascista: «la più potente macchina» per « conformare » le forze nuove italiane agli interessi del gruppo dominante, intimamente grato, >« nonostante[...]

[...]l non a caso sempre tollerato filosofo napoletano2. È dei Quaderni la battuta sulla più stretta parentela di Croce con i senatori Agnelli e Benni che con Platone e Aristotele; né a Gramsci era sfuggito il parallelismo fra certi infelici discorsi di Gentile e la bonaria difesa crociana {maggio del ’24) delle « piogge di pugni, in certi casi utilmente e op
1 L., p. 132; cfr. M. S., p. 199 (« io ero [nel febbraio del *17} tendenzialmente piuttosto crociano»); L. V. N., p. 247 (dall’Avanti/, 21 agosto 1916): « accanto all’attività conoscitiva, che ci rende curiosi degli altri, del mondo circostante, lo spirito ha bisogno di esercitare la sua attività estetica ».

2 L., pp. 19293. Sulle « crisi » degl’intellettuali (oltre le osservazioni sul Giuliano, pubblicate in Energie Nuove, 128 febbraio 1919, ora in O. N., pp. 189192) è da rileggere, ne La città futura, « Margini », 3 : « gli uomini cercano sempre fuori di sé la ragione dei propri fallimenti spirituali... » (con quel che segue).398

Le relazioni

portunamente somministrate», o di una[...]

[...]ante delle singole affermazioni casuali o degli aforismi staccati », non potrà nascondersi un costante riferimento, e magari alla fine per combattere o rifiutare, a tutta una problematica legata a quel vario rinnovarsi della cultura italiana che si mosse intorno all’attività del Croce. Anche se poi, spesso, molto più che di Croce, dovrebbe farsi il nome del De Sanctis o del Labriola, o perfino, in sede di critica letteraria, di Renato Serra, che crociano senza

1 La Critica, XXII, 1924 (20 maggio), p. 191 : « non è detto... che la eventuale pioggia di pugni non sia, in certi casi, utilmente e opportunamente somministrata»; Pagine sparse, voi. II, Napoli 1943, p. 37179 (dal Giornale d’Italia, 27 ottobre 1923; Corriere italiano, 1 febbraio 1924; Giornale d’italia luglio 1924). Nell’ultima intervista (luglio ’24), p. 377, si legge: «esso [fascismo] non poteva e non doveva esser altro, a mio parere, che un ponte di passaggio per la restaurazione di un più severo regime liberale, nel quadro di uno stato più forte... Poteva ben soddisfarsi della [...]

[...]a ”, del suo rendersi caduca perché una nuova coscienza sociale e morale si sta sviluppando, più comprensiva, superiore, che si pone come sola 44 vita ”, come sola “realtà ” in confronto del passato morto e duro a morire nello stesso tempo. La filosofia della prassi è la concezione storicistica della realtà, che si è liberata da ogni residuo di trascendenza e di teologia anche nella loro ultima incarnazione speculativa; lo storicismo idealistico crociano rimane ancora nella fase teologicospeculativa ».

3 L., p. 41.

4 Quaderni della Critica, 10, 1948, pp. 789.402

Le relazioni

Non diverso discorso dovrà farsi, del resto, a proposito delle altre opere del Gramsci: le lettere, e, innanzitutto, gli articoli del periodo anteriore all’arresto. Di essi è noto i1 giudizio che l’autore dette nel settembre del 1931 : pagine « scritte alla giornata » e, come tali, destinate a « morire dopo la giornata » 1. In realtà, di nuovo, la forma espressiva è solidale con un modo d’intendere la funzione dello scritto, anzi del pensiero, della riflessio[...]

[...]’27 in poi e l’attività precedente, quasi di un momento di pensiero posteriore a q/uello dell’azione: opera di storico succeduta a quella del politico. Senza dubbio uno sviluppo nel pensiero gramsciano è innegabile: nessuno potrebbe porre mai sullo stesso piano l’articolo del Grido del popolo in morte di Renato Serra e i testi dei Quaderni su Croce. Ma si tratta di una chiara linea di approfondimento, non della verifica di una dialettica di tipo crociano fra un pensiero e un’azione fra loro « distinti ». La saldatura di teoria e pratica, di pensiero e azione, fu anzi in Gramsci, a un certo momento, cosi « realmente » raggiunta che, come i suoi più energici articoli òelYOrdine Nuovo mettono efficacemente e criticamente a fuoco le questioni del momento in cui operano, cosi, quanto più profondo sembra farsi il suo ironico distacco1, tanto più aderente si rivela il suo pensiero al moto delle cose, più pertinenti le osservazioni, più legate alle vicende effettuali: unitarie nell’ispirazione, puntualizzate nello scarno linguaggio di una nota. Cosi [...]

[...]menti del passato, e non debbano diventare ipoteca sul presente e sul futuro...»; o « Il nostro Marx» (4 maggio 1918): « non è un mistico né un metafìsico positivista; è uno storico... » ). Poi vennero altre letture di Marx, letture di Lenin, e, soprattutto, esperienze decisive.

1 L., p. 58.404

Le relazioni

allora effettivamente significativa da noi: con l’interpretazione della storia d’Italia elaborata sotto la spinta dello storicismo crociano. Ai qual proposito, forse, non giova molto chiedersi se per avventura altre voci, soffocate dalla cosiddetta rinascita idealistica, fossero più importanti, e meritassero maggiore attenzione e più equo giudizio. Gramsci non intendeva fare opera di ricercatore erudito: la sua concezione del pensatore e dello storico lo impegnava in una situazione concreta, a scelte reali. E se, oggi, noi possiamo spesso considerare con occhio distaccato non poche impostazioni e valutazioni che ancor ieri sembravano dominanti; se, a un certo punto, anche i famosi « conti con Croce » si possono supporre un capito[...]

[...] Machiavelli rivoluzionario, si trova puntualizzata la posizione di Gramsci e la sua distanza da Croce. Non si trattava solo di rovesciare la formula crociana di Marx « Machiavelli del proletariato » in un Machiavelli « Marx del po~

1 Mach., pp. 10, 3940.

2 Mach., pp. 147, 117
3 P., p. 202.416

Le relazioni

polo » fiorentino e italiano del ’500. Con la proclamata « moralità » del Principe si rifiutava cosi la « distinzione » di tipo crociano come l’idea teologale ad essa congiunta di una « natura » umana, per risolvere con forza ogni «forma» trascendentale nella società umana pacificata: e questo nel punto stesso in cui il dover essere della res publica si poneva come norma di un rigorismo e di un’intransigenza da riformatore religioso. Per la res publica, per una legge non formale di giustizia, si sacrifica — paradossalmente — anche l’anima: che è una forma di ascesi che invano si cercherebbe nella tradizione italiana, non solo fra le anime belle e le anime pie, o fra i molti salvatori di anime proprie ed altrui, ma anche fra i [...]

[...]ine, polemizza con egual vigore contro i “ mistificatori ” del marxismo, siano essi kantiani, o idealisti, o sociologi positivisti, Gramsci precisa con sicura consapevolezza la propria posizione. De Sanctis e Labriola, piuttosto che Spaventa; e Croce per quanto contribuì a mantener vivi i primi due. Ma dalla guerra mondiale in poi Gramsci ripercorrerà a ritroso, sempre più chiaramente, nella lotta prima, nella chiusa meditazione dopo, il cammino crociano; Croce aveva ritrovato, nel distacco da Labriola e nella revisione deU’hegelismo, una direzione « kantiana » di « forma » non storicizzabile : un « sistema » della « filosofia dello spirito », una « natura umana » assoluta. Gramsci, al contrario, non si limiterà a rifiutare l’atto spirituale taumaturgico, e solo retoricamente operoso, per ritrovare il positivo e il concreto processo storico, vivo e reale nel lavoro delle società umane. Anche l’ultimo « aroma speculativo » svanirà : nella critica alla doppia mistificazione del marxismo — sia in direzione idealistica che materialistica — e nell[...]



da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]lutazione quasi misticheggiante dell'individuo come fantasia, creazione artistica, e come coscienza religiosa. Amava citare da Agostino i tre concetti di tempo: presente del passato, presente del presente, presente del futuro; ma il vero ispiratore non è Agostino e neppure il marxismo con la sua concezione dei rapporti fra conoscenza e prassi: l'ispirazione, sia pure generica, è nell'idealismo contemporaneo: siamo sulla via che porta al concetto crociano della storia che è sempre storia contemporanea, o addirittura all'atto puro di Gentile.
Subito dopo, la collocazione muta alquanto: Marchesi, piú che all'idealismo neohegeliano, è avvicinato, sia pure indirettamente, « a forme di irrazionalismo di ispirazione nietzschiana e poi bergsoniana », e distaccato, anche se non del tutto, dal crocianesimo. Infine La Penna rammenta che
IL « MARCHESI» DI ANTONIO LA PENNA 651
già nella giovinezza catanese Marchesi « aveva respirato l'aria del tardo positivismo, che diventava sempre piú agnostico [...1; probabilmente alcuni fili uniscono lo scetticismo[...]

[...]pponeva « l'ottocento pieno di grandezza » al « novecento pieno di boria », intendeva certo dichiararsi fedele all'ambiente della propria giovinezza; e parlando di « boria » si riferiva, con tutta probabilità, in primo luogo alla filosofia.
L'amore di Marchesi per i « tre presenti » di Agostino (ricordato dal La Penna in un passo che abbiamo citato poco dopo l'inizio di questo paragrafo) non serve, io credo, a gettare un ponte verso il concetto crociano della storia sempre contemporanea, né verso l'Atto puro di Gentile. Croce e, con molto maggiore nettezza e coerenza, Gentile sapevano che una filosofia che pone come unica realtà il Soggetto assoluto deve distruggere anche la nozione empirica di tempo: non esiste un prima e un dopo cronologico, ma soltanto logico, una « storia ideale eterna » che è il ritmo dialettico dell'eterno Presente. A tutta questa costruzione Marchesi rimase estraneo (e per la verità ciò non fu un danno: a volte la debo
IL « MARCHESI» DI ANTONIO LA PENNA 655
lezza filosofica, che in sé è certo un limite, salva dai ca[...]

[...]egli anni Trenta. Prima ancora, il Seneca era stato accolto da Gentile nella collana di « Studi filosofici » da lui diretta presso Principato, ed era stato recensito assai favorevolmente da Adolfo Omodeo (Tradizioni morali e disciplina storica, Bari, Laterza, 1929, pp. 107117). A sua volta, Marchesi, pur non desistendo mai dalle sue puntate contro la filosofia « incapace di consolare », non s'impegnò mai in polemiche esplicite contro l'idealismo crociano e gentiliano e contro l'estetica crociana 10; non è improbabile che,
Io Una sua replica a Croce di argomento politico, assai rispettosa e tendente a conciliare piú che ad accentuare il dissenso, è in Umanesimo e comunismo, p. 50 ss. (da « La città libera », 24 maggio 1945). Con Gentile aveva avuto una discussione a proposito dell'Etica Nicomachea nella tradizione latina medievale (Messina 1904): cfr. LA PENNA, p. 18 e n. 10. Sui posteriori rapporti con Gentile, fino alla sdegnata lettera aperta del 1944 (il cui testo, peraltro, fu diffuso con una frase finale non autentica, che poté sembrare[...]

[...]aratore a Minucio Felice, Ottavio, Bari, Laterza, 1971, e a Tertulliano, Apologetico, trad. di E. Buonaiuti, ivi, 1972; ed E. Buonaiuti, La vita allo sbaraglio, a cura di Ambrogio Donini, Firenze 1980, p. 469 e n. 5). Tra gli idealisti il suo amico piú intimo fu Valgimigli (vedi ora Giorgio Valgimigli, C. Marchesi amico di casa Valgimigli, « Belfagor » xxxv, 1980, p. 202 ss.), certo molto piú vicino a Croce di quanto fosse Marchesi, ma non tanto crociano da rinunciare alla fedeltà a Carducci (anche al Carducci critico) e a Pascoli, e a un tipo di critica che era anch'essa « arte sull'arte », benché con uno stile assai diverso da quello di Marchesi (minore tensione retorica, maggiore pericolo di leziosaggine). E in quanto criticoartista, o aspirante tale, apprezzò anche, oltre che per le sue doti di affettuosa cordialità, Francesco Flora (cfr. Franceschini, op. cit., p. 51). Su un piano diverso si colloca la sua amicizia con Togliatti: sincera indubbiamente da parte di Marchesi, non altrettanto, credo (qui dissentirei da La Penna, p. 87), da p[...]

[...]esi (minore tensione retorica, maggiore pericolo di leziosaggine). E in quanto criticoartista, o aspirante tale, apprezzò anche, oltre che per le sue doti di affettuosa cordialità, Francesco Flora (cfr. Franceschini, op. cit., p. 51). Su un piano diverso si colloca la sua amicizia con Togliatti: sincera indubbiamente da parte di Marchesi, non altrettanto, credo (qui dissentirei da La Penna, p. 87), da parte di Togliatti. Difficilmente un marxistacrociano come Togliatti può avere scritto con sincerità che Marchesi fu « il piú profondo degli umanisti e il piú audace dei pensatori moderni » (cfr. La Penna, p. 103). Bisogna, credo, ripensare al grande bisogno di intellettuali di prestigio che il Pci ha avuto sempre, dal '45 ad oggi, data la sua linea politica « nazionale », onnicomprensiva, anticlassista. Se gli intellettuali di prestigio erano piú « umanisti » che marxisti, tanto di guadagnato: non c'era il rischio che entrassero in conflitto col partito esigendo quella coerenza ideologicopolitica che esso, in conformità alla sua linea, non dove[...]

[...]ltanto del saggio di Fiore su Virgilio, ma anche di quelli su SainteBeuve e su Tommaso Moro, e delle dispense di un suo corso universitario su Ovidio. Su Virgilio e su SainteBeuve le pagine del La Penna sono preziose anche per l'interpretazione diretta di questi autoli, non soltanto per comprendere e valutare il giudizio che ne dette Tommaso Fiore (del quale, d'altronde, il La Penna traccia di scorcio una caratterizzazione viva e convincente, di crociano forse troppo ortodosso, ma ricco anche di fermenti moralistici e antigiustificazionistici che fuoriescono dal crocianesimo). Convinto come sono da tempo che il concetto di « intellettuale organico », già non immune da forti pericoli in Gramsci stesso, è divenuto fuorviante da quando lo si è esteso ad ambiti e a problemi diversi da quelli in funzione dei quali Gramsci lo aveva ideato, ho letto con particolare gioia queste parole (p. 113 s.):
Anche nell'interpretare Virgilio forse egli [Fiore] guardava a quella catena di intellettuali disorganici, a partire da Bruno e Campanella, da cui una tr[...]



da Alberto Mario Cirese, Lo studio del folklore in Italia in KBD-Periodici: Calendario del Popolo 1951 - numero 84 - settembre

Brano: [...]ulla a. E' evidente l'intenzione reazionaria di svalutare il mondo popolare.
Quali sviluppi ebbero queste teorie in Italia? Non molti nè molto importanti; ma possiamo dire che la teoria di Croce ha adempiuto la stessa funzione. Tale teoria è certo molto più intelligente e sottile delle affermazioni dei filologi tedeschi e francesi, apertamente reazionari, ma contiene egualmente elementi decisi di svalutazione del mondo popolare. Il neoidealismo crociano infatti ritiene di poter risolvere il problema dell'arte popolare solo sul terreno estetico e rivolge tutta la sua attenzione al concetto teorico di a poesia popolare ». E poichè la concezione romantica di a popolo » era rimasta, come si è visto, sempre confusa e imprecisa (nè d'altronde si voleva riconoscere alcuna realtà alle classi), Croce nega al termine a poesia popolare » ogni valore sociologico. Inoltre, poichè il concetto di creazione collettiva dei romantici o dei positivisti, appariva assurdo (nè d'altro canto si voleva accettare una concezione che pone :se l'individuo come espressi[...]

[...]capacità creativa del popolo : come per es. in M. Sansone il quale ancora oggi afferma che la poesia diffusa tra le classi popolari è tutta poesia colta degradata. Bene dunque fu definita la teoria crociana da un critico borghese quando affermò che il Croce inclina sempre più a verso la destra tanto nella scienza politica che nell'estetica » (G. A. BORGESE).
VII. — Non tutti gli studiosi hanno però accettato supinamente la tesi del neoidealismo crociano. Così già Michele Barbi (18671941), continuatore della tradizione letteraria e filologica italiana, sostenne di contro al concetto crociano che non si poteva cambiare di punto in bianco il nome alle cose, e cioè chiamare popolare un tipo estetico, quando invece con popolare si è sempre voluto significare Ciò che è legato al popolo. Altri stu diosi poi, pur accettando in parte l'idea crociana, reagiscono tanto alla grossolana negazione della capacità creativa del popolo, quanto al sottile individualismo di Croce. E ricercano non solo i documenti che provano come un grande numero di poesie, di canti, di leggende, sono nati tra le classi popolari ma precisano meglio anche quella a elaborazione popolare » già accennata dal Pitrè: a u[...]

[...]ando riesce a diventare patrimonio espressivo di una collettività, che se ne serve per tutte le occorrenze della sua vita pratica e spirituale » (PAOLO Toscni).
Nasce da questa impostazione la necessità di analizzare l'ambiente nel quale la poesia di tono popolare si diffonde :
e alcuni studiosi appunto cercano di identificare gli stili popolari, le scuole poetiche popolari (P. Toschi, S. Baldi), contrapponendo cosí all'astratto individualismo crociano la concreta presenza delle collettività di artigiani
e di contadini entro cui vivono i canti.
1) Nella fase romanticorisorgimentale la borghesia scopre con entusiasmo la poesia e il mondo popolare e di ciò si avvale nella propria lotta per la sconfitta della reazione austriacante e clericale; in tale periodo si afferma in genere la capacità creativa del popolo e la forza collettiva della sua poesia;
2) Spentosi lo slancio iniziale di conquista anche l'amore borghese per la poesia popolare prende altre direzioni : si comincia a negare la capacità creativa al popolo e, comunque, si vive lont[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] E. Garin, Antonio Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]msci e Croce.
L'elaborazione continua a cui Gramsci sottopone concetti e metodi si precisa dunque lungo linee di sviluppo ben definite. Se in un articolo dell'Avanti! del 21 agosto 1916 troviamo l'uso aperto — sul terreno della critica teatrale — delle « categorie » crociane (e un tendenziale
1 P., p. 7
2 L. C., p. 41.
3 M. S., pp. 1712.
4 M. S., pp. 17980.
5 M. S., p. 131.
s M. S., p. 180.
7 L. V., p. 247.
Eugenio Garin 7
orientamente crociano degli anni di preparazione riconoscerà egli stesso piú tardi, esplicitamente 1), assistiamo poi a un progressivo costante lavoro di determinazione della portata « speculativa » del « revisionismo » crociano, e della sua funzione pratica (« la piú potente macchina "per conformare" le forze nuove italiane agli interessi del gruppo dominante » ), mentre d'altra parte, viene precisata l'importanza del contributo positivo recato dal Croce stesso sul terreno della polemica antiteologica ed antimitologica per una « fede nella civiltà » moderna, che non ha bisogno di trascendenza e rivelazione, ma contiene in se stessa la propria razionalità e la propria origine: « una conquista civile che non deve essere perduta » 2. dl testo è del '31, e va confrontato con la lettera drammatica e commovente del 24 lug[...]

[...] lato contro la « rinascita » idealistica, e dall'altro contro il positivismo del primo Novecento. E
1 M. S., p. 79.
Eugenio Garin 13
se contro quest'ultimo, contro il suo modo di fraintendere Marx e contro tutti gli atteggiamenti di deteriore « economismo » e « meccanicismo fatalista », Gramsci si vale spesso delle armi dei neohegeliani, contro il loro « revisionismo » e le loro nostalgie teologiche e speculative (« Lo storicismo idealistico crociano rimane ancora nella fase teologicospeculativa » 1) riprende le armi di Hegel (di un Hegel non « teologo » o non solo « teologo » — « la filosofia della prassi è una riforma e uno sviluppo dello hegelismo ») e di Marx, e in questo senso elabora il suo umanismo integrale (« il comunismo è umanismo integrale: studia, nella storia, tanto le forze economiche che le forze spirituali ecc. » 2), il suo integrale storicismo r(« la storia riguarda gli uomini viventi », è la realtà di « tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano e migliorano se stessi » 3; [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Petronio, Gramsci e la critica letteraria in Studi gramsciani

Brano: [...]mpiangere che siano cosí pochi e Cosí frettolosi. Vorrei citare, per un solo esempio, quanto Gramsci scrisse di Pirandello, e nelle cronache teatrali che tra il '16 e il '20 compilò per l'Avanti! 1, e nelle rapide note nelle quali, quindici o venti anni dopo,
1 L. V. N., p. 223 sgg
224 I documenti del convegno
sistemò, nel carcere, quelle prime impressioni 1. La sicurezza con la quale Gramsci, ancor giovane, ancora « tendenzialmente piuttosto crociano » 2, sceverò il grano dal loglio in un'opera cosí difficile come quella di Pirandello, piú difficile allora in quel suo continuo confuso concrescere, la sicurezza, dunque, del giudizio del Gramsci è veramente notevole, e potrebbe essergli invidiata da qualsiasi critico specialista. Eccolo, infatti, cogliere la superficialità virtuosistica di Pensaci Giacomino, a proposito del quale parlerà felicemente di « pittoresco caricaturale » 3; eccolo restar freddo dinanzi a Cosí è (se vi pare), Il gioco delle parti, La ragione degli altri, Come prima, meglio di prima, per avvertire invece la sostanza [...]

[...]re nella sua originalità, nei suoi limiti e nel. suo significato storico, il pensiero estetico e critico di Gramsci, ma anche ad aiutarci a rispondere a quei marxisti o marxisteggianti di oggi, timidi ancora di fronte all'esperienza crociana, incapaci di liberarsene a fondo,. teorizzatori e banditori di non si sa quale sua universale e necessaria validità.
Ho già ricordato che Gramsci fu, e si disse, per alcun tempo, « tendenzialmente piuttosto crociano»; ho osservato ancora come le tracce della lezione crociana restino evidenti anche in pagine sue tra le piú mature; ma ha notato giustamente il Garin, richiamandosi proprio a Gramsci, che ciò che conta, nella definizione di un pensiero, non sono le affermazioni momentanee, i passi singoli che possono essere anche contraddittori tra loro, quanto lo spirito dell'opera, il suo senso ultimo, le direzioni costanti nelle quali essa è rivolta, pure tra scarti o deviazioni del momento. E — cito dal riassunto della relazione del Garin — « il crocianesimo di Gramsci — a parte una prima simpatia inizial[...]

[...] non generano superstrutture altro che come eredità di inerzia e di passività: esse sono generate non per " partenogenesi ", ma per l'intervento dell'elemento " maschile ", la storia, l'attività rivoluzionaria che crea iI " nuovo uomo ", cioè nuovi rapporti sociali » 2: dopo di che cianci, chi se la sente, di sopravvivenze crociane!
Dopo di che può essere chiaro invece che cosa significhi per Gramsci contrapporre alla critica letteraria di tipo crociano quella di tipo desanctisiano: la critica letteraria — egli afferma continuando il passo già citato — « deve fondere la lotta per una nuova cultura, cioè per un nuovo umanesimo, la critica del costume, dei sentimenti e delle concezioni del mondo, con la critica estetica o puramente artistica nel fervore appassionato, sia pure nella forma del sarcasmo » 3. La critica letteraria, diciamo noi, dev'essere tutta politica, critica dei contenuti e delle forme, critica di battaglia, nella quale il critico si impegni tutto, non solo come studioso e giudice di poesia, ma come uomo, ed uomo di sangue e d[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] C. Luporini, La metodologia filosofica del marxismo nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]idealistico (influenza della direzione ideologica borghese).
La battaglia di Gramsci contro l'idealismo e il revisionismo idealistico ha un posto importante nei suoi scritti e penetra, ancor piú della precedente, in una serie di problemi determinati (storiografici, economici, letterari, di metodologia critica ecc.), una parte dei quali esula dall'ambito della presente relazione. Essa si svolge fondamentalmente nella discussione dello storicismo crociano e rimane esemplare anche se oggi sono in gran parte esaurite le ragioni di quell'Anticroce che Gramsci auspicava. È una battaglia interna alla cultura italiana, ma che ne oltrepassa i limiti per i suoi risultati e il significato metodologico. Essa conduce, per un lato, a ridurre il crocianesimo « alla sua reale portata di ideologia politica immediata » illuminandone il carattere conservatorereazionario e liberaleriformistico (legami con « la tradizione moderata del Risorgimento », « col pensiero reazionario della Restaurazione », corrispondente « snervamento della dialettica hegeliana » sul p[...]

[...]ismo è ritraduzione in termini « realisticamente storicistici » (ossia marxisti) del suo « linguaggio speculativo », ogni volta che esso copra o investa problemi reali; ed è recupero o inveramento di tutti i « valori strumentali concreti » (in senso intellettuale) in esso incorporati, siano questi per origine precedenti al marxismo, o derivati da esso, o svoltisi parallelamente. (Assai nota, ad es., è la riduzione operata da Gramsci del concetto crociano di « storia eticopolitica » a quello leniniano di
« egemonia », che giova all'approfondimento di questo e insieme mette in Luce i limiti del primo. Altro esempio, ricco di piú ampie suggestioni
sia in senso teoretico che storiografico, è la concezione della « teoria delle sovrastrutture » come « soluzione filosofica e storica dell'idealismo soggettivistico » 1).
1 M. S., pp. 230, 191, e passim.
46 I documenti del convegno
Qwesto atteggiamento metodico di Gramsci, che proviene dai classici, è da ritenersi, in generale, essenziale a una concezione non chiusa o dogmatica (settaria) del marx[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Seroni, La distinzione fra «critica d'arte» (estetica) e «critica politica» in Gramsci, il concetto di «lotta culturale» e le indicazioni metodiche per un nuovo storicismo critico in Studi gramsciani

Brano: [...]vi (sul piano artistico) dei prodotti artistici, e su questi opera. attivamente per il progresso e la precisazione dialettica dei concetti scientifici. È importante ribadire il fatto che, qualora non si giungesse a questo secondo momento, alla fine l'opera stessa generale del politico resulterebbe monca, priva di uno dei suoi aspetti fondamentali.
Dunque, la distinzione fra critica d'arte e critica politica non è da considerarsi un « distinto » crociano, ma da vedersi nel suo rapporto dialettico che prepara il principio della fusione: l'elemento catalizzatore che opera è — s'è visto — quello della lotta culturale. Per chiarire,. sia pure in modo elementare, il riferimento a Croce, basterà ricordare la. conclusione relativa alla precisazione del concetto di « storia letteraria. e artistica » : « Da quei lavori storici — scrive il Croce — che si servono delle opere d'arte ma per intenti estranei (biografia, storia civile, religiosa, politica, ecc.)... bisogna distinguere accuratamente la storia dell'arte e della letteratura » '. Se noi riandia[...]

[...]a critica del costume, dei sentimenti e delle concezioni del mondo, con la critica estetica o puramente artistica nel fervore appassionato, sia pure nella forma del sarcasmo » 1.
La preminenza da noi concessa alla necessità della lotta culturale ci par ribadita in questa citazione; e del resto trova una piú certa conferma attraverso la lettura del paragrafo dedicato ai criteri metodici della critica letteraria 2; dove, chiaramente, al principio crociano della distinzione astratta fra poesia e non poesia è opposto il metodo della tendenza culturale (« Pare certo che l'attività critica debba sempre avere un aspetto positivo, nel senso che debba mettere in rilievo, nell'opera presa in esame, un valore positivo, che se non può essere artistico, può essere culturale e allora non tanto varrà il singolo libro, salvo casi eccezionali, quanto i gruppi di lavoro messi in serie per tendenza culturale » 3. È ciò che si è fatto da noi, in questi anni del dopoguerra, in direzione del « realismo », cioè della creazione di una letteratura e di un'arte che t[...]



da [Le relazioni] R. Cessi, Lo storicismo e i problemi della storia d'Italia nell'opera di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]i spirito di sistema, nella personalità, nella quale l’attività teorica e quella pratica sono, indubbiamente, interessate, nell’intelletto in continua creazione ed in perenne movimento, che sente rigorosamente l’autocritica nel modo più spietato e conseguente, non è difficile ravvisare la esperienza della sua mente assillata dall’impegno di elaborazione intellettuale in presenza di una crisi Che, forse, non era ancora superata.

L’orientamento crociano, cui era stato sospinto dalla suggestione dei primi studi, anche nel distacco prodotto successivamente dall’approfondiRoberto Cessi

All

mento spirituale ed intellettuale, aveva lasciato una naturale traccia, che inconsapevolmente affiora nell’intimo processo dialettico della polemica, nella quale si sforza di trovare giustificazione alla diversa posizione dottrinaria.

Vi è pure un elemento comune: lo storicismo, anche se diversa è l’interpretazione, e per suo tramite si insinua un inavvertito spirito crociano, che ad un attento lettore non sfugge e dal quale l’Autore abilmente si di[...]

[...]el distacco prodotto successivamente dall’approfondiRoberto Cessi

All

mento spirituale ed intellettuale, aveva lasciato una naturale traccia, che inconsapevolmente affiora nell’intimo processo dialettico della polemica, nella quale si sforza di trovare giustificazione alla diversa posizione dottrinaria.

Vi è pure un elemento comune: lo storicismo, anche se diversa è l’interpretazione, e per suo tramite si insinua un inavvertito spirito crociano, che ad un attento lettore non sfugge e dal quale l’Autore abilmente si disimpegna, facendo appello alla potente vigoria di intuizione del suo intelletto.

Egli non dettò un sistema, forse perché non riconosceva validità nel sistema come tale, e più spesso egli ha proposto, in forma polemica, con abbondante ed attenta raccolta di materiale, con larga erudizione, con ampia informazione, quale gli era consentita dalle difficoltà, che si opponevano al suo metodico lavoro, i temi dei problemi, che apparivano alla sua mente non sufficientemente chiari, sollevando contestazioni, dubbi, riserve, p[...]



da Libri ricevuti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]onde ad alcune obiezioni che furono mosse a quella conferenza. Qui non si può rendere giustizia a tutta una serie di appunti di lettura, che divergono fortemente dalla comune opinione sulla Storia d'Italia di Croce e aprono, cosí, nuove coordinate di ricerca. Si deve tuttavia osservare che sempre piú rilevante risulta lo sforzo tenace di studio e di approfondimento, che il Sasso va conducendo da
748 LIBRI RICEVUTI
quasi vent'anni, del pensiero crociano. Al di là delle negazioni polemiche, ma al di là anche delle imbalsamazioni rituali, lo studioso ha tentato (e, in buona parte, è riuscito a compiere) un bilancio storicocritico dell'opera di un pensatore complesso come Croce (si pensi a Benedetto Croce. La ricerca della dialettica, Napoli 1975), una sua intensa problematizzazione, una lettura condotta non secondo moduli valutativi estranei, ma pur sempre filtrandola attraverso la conoscenza profonda dei moti della coscienza europea di questo secolo. Questo sforzo si avverte anche nella presente lettura della Storia d'Italia, in cui l'A. mett[...]

[...]i volta in volta specificata, della ricerca filosofica crociana », espressiva della sua fi10sofia nel suo concreto e obiettivo attuarsi; non, perciò, la « conseguenza » o l'« applicazione » di uno specifico modo teorico di intendere la storia, ma la sede in cui la ricerca filosofica, sotto questa forma di espressione, prosegue la sua via (pp. 1001): Sasso ribadisce, insomma, contro ogni tentazione monografica, l'unità e l'organicità del pensiero crociano. Cosí nell'analisi della Storia d'Italia, riuscendo a cogliere quella continua metamorfosi della filosofia in narrazione e della narrazione in filosofia, l'A. individua alcune sfasature logiche che diventano aporie espositive e che mostrano, in quest'opera, una drammaticità, un'interna dinamicità, un'angoscia, che troppi preconcetti lettori non han saputo scorgere nelle sue radici e nel suo intreccio con l'ordito narrativo. Avvertiamo infine che il diavoletto della filologia ha fatto cadere l'A. in due lapsus: la terza edizione dell'Italia in cammino del Volpe, in cui comparve la " celebre pr[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine crociano, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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