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Il segmento testuale crocianesimo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 243Analitici , di cui in selezione 12 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Petronio, Gramsci e la critica letteraria in Studi gramsciani

Brano: [...]La ragione degli altri, Come prima, meglio di prima, per avvertire invece la sostanza poetica di Liolà, su cui scriverà una magnifica pagina'. Mentre, piú tardi, ormai maturo, pur trascurando l'opera narrativa di Pirandello (ma tutti, allora, erano abbarbagliati dal luccichio del teatro!), pose con sicurezza alcuni problemi di metodo e chiari dialetticamente il significato storicoculturale di quell'opera, in pagine nelle quali l'istanza viva del crocianesimo
— la ricerca della poetica o no del teatro pirandelliano — si arricchisce di altre istanze tipicamente gramsciane, ed il giudizio estetico
poesia o non poesia — si inquadra in un sistema piú largo di giudizi storicoculturali: « il Pirandello si è fatta una concezione della vita e dell'uomo, ma essa è " individuale ", incapace di diffusione nazionalepopolare, che però ha avuto una grande importanza " critica ", di corrosione di un vecchio costume teatrale » 5; e ancora: « il suo teatro vive esteticamente in maggior parte se " rappresentato " teatralmente,
e se rappresentato teatralmente, a[...]

[...]ine sue tra le piú mature; ma ha notato giustamente il Garin, richiamandosi proprio a Gramsci, che ciò che conta, nella definizione di un pensiero, non sono le affermazioni momentanee, i passi singoli che possono essere anche contraddittori tra loro, quanto lo spirito dell'opera, il suo senso ultimo, le direzioni costanti nelle quali essa è rivolta, pure tra scarti o deviazioni del momento. E — cito dal riassunto della relazione del Garin — « il crocianesimo di Gramsci — a parte una prima simpatia iniziale con siste nello avere combattuto sistematicamente Croce, considerandolo la voce piú importante (e piú " pericolosa ") della vita italiana » : un'affermazione che mi pare esattissima, ma che va dimostrata, almeno per quanto concerne la critica letteraria.
Merito precipuo di Gramsci fu lo sforzo, riuscito, di storicizzare il marxismo, non accettandolo e ripetendolo come un sistema pietrificato di dogmi, ma neppure dissolvendolo in un revisionismo eversore, sibbene svolgendolo alla luce dei progressi della cultura europea, arricchendolo e rinsan[...]

[...] di Gramsci servono ideologie progressive; ma, intanto, per servire ognuna la propria ideologia, l'una diviene critica della pura forma, della distinzione netta tra poesia e nonpoesia, tra struttura e poesia, e via dicendo, le altre si atteggiano come critiche dei contenuti e delle forme tutt'insieme, e tendono a fondere struttura e poesia in un tutto organico. Ecco, dunque, perché dicevamo assurdo affermare che per Gramsci si possano conciliare crocianesimo (o neoidealismo) e marxismo; il problema di Gramsci è
invece quello di giungere ad una fase ulteriore e nuova storicamente
aggiornata — del marxismo, che riassotira in sé, in una sintesi superiore, il neoidealismo. In una pagina di Estremo interesse egli si chiese una volta quale dovesse essere l'atteggiamento della filosofia della prassi di fronte a Croce e a Gentile, e concluse: « in realtà si riproduce ancora la posizione reciprocamente unilaterale e criticata nella prima tesi su Feuerbach, tra materialismo e idealismo e come allora, sebbene in un momento superiore, è necessaria la sinte[...]



da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]l'ispirazione, sia pure generica, è nell'idealismo contemporaneo: siamo sulla via che porta al concetto crociano della storia che è sempre storia contemporanea, o addirittura all'atto puro di Gentile.
Subito dopo, la collocazione muta alquanto: Marchesi, piú che all'idealismo neohegeliano, è avvicinato, sia pure indirettamente, « a forme di irrazionalismo di ispirazione nietzschiana e poi bergsoniana », e distaccato, anche se non del tutto, dal crocianesimo. Infine La Penna rammenta che
IL « MARCHESI» DI ANTONIO LA PENNA 651
già nella giovinezza catanese Marchesi « aveva respirato l'aria del tardo positivismo, che diventava sempre piú agnostico [...1; probabilmente alcuni fili uniscono lo scetticismo e l'irrazionalismo di Marchesi col tardo positivismo agnostico e vagamente religioso ».
Non bisogna imputare a oscillazioni o incoerenze del giudizio di La Penna le oscillazioni e le incoerenze che vi furono effettivamente in Marchesi. Io credo, tuttavia, che l'interpretazione di La Penna sia troppo sforzata in senso idealistico, e che Marchesi a[...]

[...]rchesi si sentisse affettivamente e intellettualmente vicino a Donadoni (fino a smarrire, bisogna confessarlo, ogni ragionevole senso del limite nell'esaltarne il valore) è testimoniato da un appunto pubblicato da Franceschini (op. cit., p. 16 s.); e a Donadoni va affiancato Attilio Momigliano (vedi i passi citati da Franceschini, reperibili mediante l'indice dei nomi), anche lui un fine critico psicologista, sostanzialmente ben poco toccato dal crocianesimo. Tra i cattolici il piú vicino a lui fu Ezio Franceschini; ma, come risulta dal libro stesso di Franceschini, ebbe vivi rapporti di affetto con Primo Mazzolari (un prete a cui la Chiesa rese difficile la vita), e, ormai al di fuori dell'area cattolica ma sempre entro il cristianesimo, con l'eretico Ernesto Buonaiuti (oltre la testimonianza coraggiosa di Franceschini, vedi anche, per i rapporti intellettuali fra i due a proposito della versione del1'Apologeticum di Tertulliano, l'introduzione di E. Paratore a Minucio Felice, Ottavio, Bari, Laterza, 1971, e a Tertulliano, Apologetico, trad. di [...]

[...] corso universitario su Ovidio. Su Virgilio e su SainteBeuve le pagine del La Penna sono preziose anche per l'interpretazione diretta di questi autoli, non soltanto per comprendere e valutare il giudizio che ne dette Tommaso Fiore (del quale, d'altronde, il La Penna traccia di scorcio una caratterizzazione viva e convincente, di crociano forse troppo ortodosso, ma ricco anche di fermenti moralistici e antigiustificazionistici che fuoriescono dal crocianesimo). Convinto come sono da tempo che il concetto di « intellettuale organico », già non immune da forti pericoli in Gramsci stesso, è divenuto fuorviante da quando lo si è esteso ad ambiti e a problemi diversi da quelli in funzione dei quali Gramsci lo aveva ideato, ho letto con particolare gioia queste parole (p. 113 s.):
Anche nell'interpretare Virgilio forse egli [Fiore] guardava a quella catena di intellettuali disorganici, a partire da Bruno e Campanella, da cui una tradizione illuministica e liberale faceva dipendere il progresso culturale e civile in Italia. La catena si colloca in una v[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Geymonat, Per un intervento al convegno di studi gramsciani in Studi gramsciani

Brano: [...]iustizia, altri temi ed aspetti pur validi di posizioni culturali diverse » (« Gramsci risente di tutto un clima culturale nella valutazione dei secoli XVII e XVIII, e nella limitata attenzione rivolta, per esempio, all'opera degli scienziati »).
I1 medesimo relatore cerca pure di spiegare, con grande acume ed obiettività storica, le ragioni di questo atteggiamento: esse sarebbero da cercarsi nel proposito, evidente in Gramsci, di combattere il crocianesimo sul suo medesimo piano, cioè con preciso riferimento ai temi che tale filosofia riteneva piú attuali. È un proposito storicamente ben giustificabile, se teniamo conto che Gramsci, e del resto tutto l'ambiente culturale in cui egli si era formato, considerava Croce « la voce piú importante e piú pericolosa » della vita italiana dell'epoca.
Tutto ciò premesso, mi sembra chiaro che — prima di sostenere la piena e completa « fecondità e attualità » del pensiero filosofico di Gramsci — dovremmo decidere in modo inequivocabile, se ancora oggi Croce possa venire considerato la « voce piú importante[...]

[...]erito di sottolineare molti aspetti estremamente vivi del pensiero di Gramsci (che sono poi, come il relatore stesso osserva, le costanti piú strettamente connesse ad alcuni
148 i documenti del convegno
punti essenziali del pensiero di Marx e di Lenin). Ma ciò non può farci dimenticare il fatto, che i temi caratteristici di Gramsci — quelli specifici della sua elaborazione filosofica — sono, come ha detto Garin, i temi ritenuti piú attuali dal crocianesimo.
Proprio qui vanno ricercate le radici ultime della perplessità di alcuni studiosi italiani, legati alla odierna rinascita illuministica, nel giudicare l'attualità « piena e completa » dell'opera di Gramsci. Il neoilluminismo ha costituito un rivolgimento profondo della filosofia, e ha fatto affiorare temi nuovi, assolatamente ignoti alla problematica crociana (basti ricordare quelli connessi alla metodologia scientifica, alla tecnica, alla logica formale, ecc.) e presenti invece in altri filoni della cultura italiana (Cattaneo, Peano, Vailati, Enriques) trascurati dal crocianesimo.
Oggi il[...]

[...]uministica, nel giudicare l'attualità « piena e completa » dell'opera di Gramsci. Il neoilluminismo ha costituito un rivolgimento profondo della filosofia, e ha fatto affiorare temi nuovi, assolatamente ignoti alla problematica crociana (basti ricordare quelli connessi alla metodologia scientifica, alla tecnica, alla logica formale, ecc.) e presenti invece in altri filoni della cultura italiana (Cattaneo, Peano, Vailati, Enriques) trascurati dal crocianesimo.
Oggi il marxismo ha dimostrato di saper formulare, proprio su questi ultimi temi, una parola molto seria e piú profonda certo di quella dei neopositivisti tedeschi e americani. Meno chiaro, invece, è se abbia potuto dire su di essi una parola altrettanto fondamentale chi si muoveva — sia pure con la massima serietà e perspicacia — in una problematica sostanzialmente condizionata da quella crociana.
Su questo punto desidererei un preciso chiarimento da parte dei due relatori, perché confessò di non riuscire, per mio conto, ad eliminare ogni perplessità al riguardo. Non si tratta evidentemen[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] E. Garin, Antonio Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]adizione speculativa e dialettica, non già positivistica e classificatoria, l'ampia visione della storia, l'unione dell'erudizione col filosofare, il senso vivissimo della poesia e dell'arte nel loro carattere originale ». Croce avrebbe potuto continuare, toccando del punto fondamentale di contatto: una cultura sdegnosa di « anime belle » e di « mani pure », ma militante, politicamente combattente, e poco importa, qui, se in campi opposti.
I1 « crocianesimo » di Gramsci — a parte una prima simpatia iniziale — consiste nell'avere « combattuto » sistematicamente Croce, considerandolo la voce piú importante (e piú « pericolosa ») della vita italiana (il sostenitore, diceva Gobetti, di un « conservatorismo illuminato e trepido, onesto, moderatamente liberale, capace di salvare le forme e la pace »). In tal senso soltanto, Gramsci è costantemente « condizionato » da Croce — e dalla situazione determinatasi intorno a Croce — pro e contro. E questo significa unicamente che la forma della discussione, proprio per essere non velleitaria, ma calata nella [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]A questa de
P., p. 71.
18 1 documenti del convegno
finizione generale del momento storico si collegano, se ben si riflette, tutte le analisi particolari, tanto sulla natura del potere in una società nuova, diretta dalla classe operaia, quanto sui diversi modi di conservazione e difesa del potere in una società in decadenza e sfacelo, diretta dalla borghesia capitalistica. La critica dei partiti politici e delle ideologie, e prima di tutto del crocianesimo in quanto forma di alleanza conservatrice a sostegno di un ordinamento reazionario, è parte integrante di queste analisi.
Né mi pare che questo richiamo alla attualità del pensiero politico di G. ne diminuisca il valore scientifico. La politica diventa scienza quando ha le sue fondamenta nella analisi concreta delle relazioni oggettive nei diversi gradi della struttura della società, del nesso tra queste relazioni oggettive e le formazioni ideali e organizzative sovrastrutturali e del movimento reciproco che tra le une e le altre si stabilisce e da cui esce il corso degli avvenimenti storici[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] C. Luporini, La metodologia filosofica del marxismo nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]metodologia critica ecc.), una parte dei quali esula dall'ambito della presente relazione. Essa si svolge fondamentalmente nella discussione dello storicismo crociano e rimane esemplare anche se oggi sono in gran parte esaurite le ragioni di quell'Anticroce che Gramsci auspicava. È una battaglia interna alla cultura italiana, ma che ne oltrepassa i limiti per i suoi risultati e il significato metodologico. Essa conduce, per un lato, a ridurre il crocianesimo « alla sua reale portata di ideologia politica immediata » illuminandone il carattere conservatorereazionario e liberaleriformistico (legami con « la tradizione moderata del Risorgimento », « col pensiero reazionario della Restaurazione », corrispondente « snervamento della dialettica hegeliana » sul piano teorico ecc.). Più in generale vien messa in luce « l'impotenza della filosofia idealistica a diventare una integrale concezione del mondo », nel senso di una illimitata espansività socialeeducativa, come caratteristico limite di classe. Ma per un altro lato la discussione con l'idealismo è[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] R. Dal Sasso, Il rapporto struttura-poesia nelle note di Gramsci sul decimo canto dell'Inferno in Studi gramsciani

Brano: [...]che coincide con la sua. battaglia ideale, culturale e politica piú generale. Alla cultura retorica dominante per decenni nel nostro paese (e certo neppure ora, anche se travestita, scomparsa), che di Dante stesso ha fatto un mito, spesso senza comprenderlo nella lettera, una specie di icone mummificata, Gramsci contrappone la funzione rinnovatrice e moderna della classe operaia, la visione critica e scientifica di cui è portatrice.
5. Anche il crocianesimo aveva condotto una dura battaglia contro la_ « scuola storica », sulla base di una metodologia critica e dialettica. Era. logico quindi che, anche su questo terreno, Gramsci si incontrasse con_ Benedetto Croce. E comincia col chiedersi: il metodo crociano porta. a risultati migliori, anche nel caso particolare del X canto, della scuola storica? E cioè, ricostruisce con maggiore verità e aderenza il mondo, sensibile e storico del poeta, sa interpretare con maggiore rispetto il linguaggio stesso con cui si esprime? Nel caso del X canto, l'interpretazione crociana si differenzia dai precedessori[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Sabetti, Il rapporto uomo-natura nel pensiero del Gramsci e la fondazione della scienza in Studi gramsciani

Brano: [...]di volta in volta dai rapporti strutturali.
In primo luogo occorre tener presente il fatto che per il Gramsci, in quanto marxista, il problema di una scienza della natura si pone di necessità come problema dell'accordo tra scienza e filosofia. Nella società borghese, egli sostiene, il dissidio tra scienza e filosofia si spiega per le limitazioni stesse, che la cultura borghese subisce, in quanto espressione di una società divisa in classi; e il crocianesimo del resto rappresenta la piena conferma di tale assunto. Per un marxista invece non può esservi dissidio tra scienza e filosofia, in quanto l'una e l'altra vanno inquadrate in una visione « totale » della realtà, corrispondente ad una forma di cultura non piú espressione ideologica degli interessi di una determinata classe sociale, ma dell'umanità intera. La quale ha superato il presupposto
244 I documenti del convegno
classista, proprio della società borghese, e rivolge la sua attenzione all'ambiente sociale e naturale in cui vive e in cui quell'umanità si compie appieno senza differenze e[...]



da (9 Domande sul romanzo) Sergio Solmi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]iche errate sono spesso uscite opere egregie. La particolare sterilità della formula del « realismo socialista » mi sembra dovuta al fatto che non si tratta già, in sé e per sé, di una dottrina errata, bensì di una dottrina che mira non direttamente al fenomeno artistico in quanto tale, ma lateralmente ad esso, al suo riflesso documentario o morale. L'acuto, per quanto in definitiva irresoluto, pensiero di Gramsci, condizionato in egual grado da crocianesimo e marxismo, ha toccato in anticipo il problema, con vigore impareggiabile, laddove, in Letteratura e vita nazionale, riconosce l'esistenza « di due serie di fatti, uno di carattere estetico, o di arte pura, l'altro di politica culturale, (cioè di politica senz'altro) », soggiungendo: « Che l'uomo politic,;) faccia una pressione perché l'arte del suo tempo esprima un determinato mondo culturale è attività politica, non di critica artistica ». In altri temini, il concetto di « realismo socialista » non appartiene al campo delle poetiche, ma al campo della politica culturale. E lo stesso Gramsci[...]



da Alfonso Paolella, Varietà e documenti. Semiologia, narratologia e retorica. Una rassegna bibliografica 1975-1979 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]NTI
SEMIOTICA, NARRATOLOGIA E RETORICA
UNA RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 19751979
La vasta eco suscitata dai piú recenti sviluppi della semiotica, la sua istituzionalizzazione in associazioni nazionali ed internazionali e in congressi periodici e, in ultimo, il suo affacciarsi in alcune strutture accademiche hanno sanzionato una collocazione precisa di questa disciplina nel panorama culturale di questi anni.
È noto come il fascismo da un lato ed il crocianesimo dall'altro abbiano tenuto la cultura italiana, per circa trent'anni, lontana dalle ricerche linguistiche e letterarie di punta del nostro secolo. Solo negli anni Sessanta viene intrapresa dall'editoria italiana una sistematica opera di traduzione dei classici della linguistica (Saussure nel 1967, Hjelmslev nel 1968, Sapir nel 1969 ecc.) proseguita poi nel decennio successivo, mentre a soli tre anni di distanza dall'edizione francese venivano riproposti in Italia i Saggi di linguistica generale di Jakobson (1966) e, poco dopo, nel 1971, i Problemi di linguistica generale di Benveniste (1966). [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine crocianesimo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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