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Il segmento testuale crociana è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 648Analitici , di cui in selezione 23 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Petronio, Gramsci e la critica letteraria in Studi gramsciani

Brano: [...] dandone una propria originale interpretazione, ne ha dedotto — o ha lasciato spunti perché altri deducesse — una interpretazione originale della nostra storia letteraria e del suo periodizzamento storico.
Il primo problema che si ponga allora all'attenzione dello studioso di Gramsci è il rappbrto tra la sua concezione dell'arte e quella dominante al suo tempo: la concezione neoidealistica in genere, la concezione
226 I documenti del convegno
crociana in particolare. Un problema il cui scioglimento è assai interessante, non solo a definire nella sua originalità, nei suoi limiti e nel. suo significato storico, il pensiero estetico e critico di Gramsci, ma anche ad aiutarci a rispondere a quei marxisti o marxisteggianti di oggi, timidi ancora di fronte all'esperienza crociana, incapaci di liberarsene a fondo,. teorizzatori e banditori di non si sa quale sua universale e necessaria validità.
Ho già ricordato che Gramsci fu, e si disse, per alcun tempo, « tendenzialmente piuttosto crociano»; ho osservato ancora come le tracce della lezione crociana restino evidenti anche in pagine sue tra le piú mature; ma ha notato giustamente il Garin, richiamandosi proprio a Gramsci, che ciò che conta, nella definizione di un pensiero, non sono le affermazioni momentanee, i passi singoli che possono essere anche contraddittori tra loro, quanto lo spirito dell'opera, il suo senso ultimo, le direzioni costanti nelle quali essa è rivolta, pure tra scarti o deviazioni del momento. E — cito dal riassunto della relazione del Garin — « il crocianesimo di Gramsci — a parte una prima simpatia iniziale con siste nello avere combattuto sistematicamente Croce, [...]

[...]icolari del neoidealismo, ma che queste conquiste assumesse organicamente in un sistema tutto diverso di principi; fondazione di un AntiCroce e di un AntiGentile, che ripetesse per i due filosofi dell'idealismo italiano quanto già i fondatori della filosofia della prassi avevano compiuto per Dühring. $ logico, allora, che lo studioso di Gramsci debba oggi ricercare, nei volumi delle opere di lui, quanto della iniziale posizione « tendenzialmente crociana » è rimasto di non bruciato, ma debba soprattutto indagare quanto vi è invece di nuovo, di coscientemente diverso; è logico, soprattutto, che debba, indipendentemente dalle singole consonanze puntuali, sforzarsi di cogliere le linee direttive, originali, del pensiero di Gramsci.
Della lezione crociana era rimasta viva in Gramsci l'esigenza di non perdere mai di vista la natura particolare, specifica, dell'opera d'arte, quella natura formale nella quale consiste lo specifico artistico. Nelle note che già abbiamo citate su Pirandello egli insiste continuamente: « Ma in ogni modo rimane da studiare: 1) se esso è diventato arte in qualche momento, ecc. ecc. » 1; « Quello che importa è però questo: il senso criticostorico del Pirandello, se lo ha portato nel campo culturale a superare e dissolvere il vecchio teatro tradizionale, convenzionale, di mentalità cattolica o positivistica, imputridito[...]

[...] piú organico del Gramsci per una teoria dell'arte e della critica, questa preoccupazione è costante: « Due scrittori possono rappresentare (esprimere) lo stesso momento storicosociale, ma uno può essere artista, e l'altro un semplice untorello » 3; « Ciò che si esclude è che un'opera sia bella, per il suo contenuto morale e politico, e non già per la sua forma in cui il contenuto astratto si è fuso e immedesimato » 4. Dove vi è certo la lezione crociana, e vi è il rifiuto e come il timore di certo schematico
i L. V. N., p. 50.
2 L. V. N., p. 49.
3 L. V. N., p. 6.
4 L. V. N., p. 11.
228 i documenti del convegno
gretto positivismo che l'Estetica del Croce aveva dissolto; ma vi è anche la lezione fruttuosa del De Sanctis, e vi è lo spirito del piú serio marxismo che, con Marx ed Engels, aveva anch'esso continuamente messo in guardia dal sociologismo, dalla confusione tra contenuto e forma, dal passaggio meccanico dal giudizio storico al giudizio estetico'.
Però le stesse frasi che ho citate, e altre consimili che si potrebbero spigolare,[...]

[...]De Sanctis, e vi è lo spirito del piú serio marxismo che, con Marx ed Engels, aveva anch'esso continuamente messo in guardia dal sociologismo, dalla confusione tra contenuto e forma, dal passaggio meccanico dal giudizio storico al giudizio estetico'.
Però le stesse frasi che ho citate, e altre consimili che si potrebbero spigolare, lette nel loro contesto, che è il solo modo di leggerle, non sono affatto crociane, e sono, anzi, della concezione crociana dell'arte e della critica un superamento radicale. Tanto che, proprio in quelle note è il passo tante volte citato in questi anni, e certo di fondamentale importanza ad intendere Gramsci: « Insomma, il tipo di critica letteraria propria della filosofia della prassi è offerto dal De Sanctis, non dal Croce o da chiunque altro (meno che mai dal Carducci) » 2; un passo riassuntivo e incisivo, in cui la coscienza del proprio distacco da Croce si esprime in termini netti, anche se, almeno nelle righe riportate qua su, ancora negativi piuttosto che positivi.
Ma anche i termini positivi, dell'afferm[...]

[...], ci sono, e sono chiari, sicché l'antitesi CroceGramsci risiede nello spirito piú profondo delle due opere, in quella concezione del mondo che è dietro ogni sistema di pensiero e gli dà la sua impronta precisa.
La prima netta distinzione è nel fatto che il Gramsci, ritornando, al di là del neoidealismo italiano, al pensiero marxista, ritornava, in ultima analisi, alla dialettica hegeliana degli opposti, sia pure rimessa sulla testa, negando la crociana dialettica dei distinti e riemergeva cosí l'arte, e quindi la critica, in quella storia da cui il Croce le aveva cautelosamente allontanate. L'arte, per Gramsci, è forma, ma una forma condizionata dal suo contenuto, i1 quale contenuto è sempre storicamente determinato. Perciò Gramsci, in antitesi netta con Croce, mentre sottolinea sí la necessità di non confondere il giudizio storico (che è un giudizio di contenuti) con il giudizio estetico (che è un giudizio di forme), già arricchisce questa distinzione di spunti che sono tipicamente marxistici: un momento dato non è mai omogeneo; ogni momen[...]

[...]bach, tra materialismo e idealismo e come allora, sebbene in un momento superiore, è necessaria la sintesi in un momento di superiore sviluppo della filosofia della prassi » 1. E la critica letteraria alla quale Gramsci aspira, quella di cui tratteggia le linee ideali e che qualche volta consegue, è una critica in cui, nello spirito e nella metodologia di un marxismo evolutosi coi tempi, siano sussunte e riassorbite le parti vitali della critica crociana; vitali, perd, veramente, solo se cosí riassorbite e sussunte.
Deriva da tutto quanto si è detto almeno un'altra differenza di fondo. L'estetica crociana conduceva logicamente a negare la possibilità e la legittimità di una storia letteraria; per Gramsci non vi è altra critica che non sia un frammento o un capitolo di una organica storia letteraria.
Chi, infatti, si raccolga pazientemente i passi delle opere gramsciane
M. S., p, 91.
232 I documenti del convegno
di carattere letterario, noterà che, anche se si tratti (e spesso per le ragioni pratiche e contingenti che tutti conoscono) di notazioni o osservazioni su un singolo scrittore o su una singola opera, il carattere dell'osservazione è sempre storico, ed il giudizio non è mai di gusto[...]



da Eugenio Garin, Gramsci nella cultura italiana in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]otente macchina » per « conformare » le forze nuove italiane agli interessi del gruppo dominante, intimamente grato, « nonostante qualche superficiale apparenza », al non a caso sempre tollerato filosofo napoletano (5). E' dei « quaderni » la battuta sulla più stretta parentela di Croce con i senatori Agnelli e Benni che con Platone e Aristotele; né a Gramsci era sfuggito il parallelismo fra certi infelici discorsi di Gentile e la bonaria difesa crociana (maggio del '24) delle «piogge di pugni, in certi casi utilmente e opportunamente somministrate », o di una funzione positiva del fascismo (luglio del '24), per la restaurazione di un più severo regime liberale nel quadro di uno stato forte (6). Eppure, accanto all'accusa così cruda di una concordia nascosta fra Croce e il fascismo — « non abbracciamento da palcoscenico, ma sempre... concordia e della più intima e fattiva » — ecco come Gramsci parla della crociana religione della libertà: « Religione della libeertà significa... fede nella civiltà moderna, che non ha bisogno di trascendenze e [...]

[...]l '24) delle «piogge di pugni, in certi casi utilmente e opportunamente somministrate », o di una funzione positiva del fascismo (luglio del '24), per la restaurazione di un più severo regime liberale nel quadro di uno stato forte (6). Eppure, accanto all'accusa così cruda di una concordia nascosta fra Croce e il fascismo — « non abbracciamento da palcoscenico, ma sempre... concordia e della più intima e fattiva » — ecco come Gramsci parla della crociana religione della libertà: « Religione della libeertà significa... fede nella civiltà moderna, che non ha bisogno di trascendenze e rivelazioni ma contiene in se stessa la propria razionalità e la propria origine ».
(5) L. 19293. Sulle «crisi» degl'intellettuali (oltre le osservazioni sul Giuliano, pubblicate in « Energie Nuove », febbraio 1919) è da rileggere, ne La città futura, Margini, 3: « gli uomini cercano sempre fuori di sé la ragione dei propri fallimenti spirituali... » (con quel che segue).
(6) « La Critica », XXII, 1924 (20 maggio), p. 191: « non è detto... che la eventuale pioggi[...]

[...]si alla taccia che... gli può essere data di facile ottimismo e di non sufficiente preveggenza politica » (cfr. N. Boasto, Politica e cultura, Torino 1955, p. 217 sgg.; M. ABBATE, La filosofia dì Benedetto Croce e la crisi della società italiana, Torino 1955, p. 221 e sgg.).
158 EUGENIO GARIN
Gramsci, insomma, anche quando giunse a una posizione apertamente critica, e ormai del tutto staccata, non rinnegò mai, non solo una personale esperienza crociana, ma il valore permanente di certi temi, anche se poi « in questi fatti umani — per usare le sue parole — la concordia si presenta sempre... come una lotta e una zuffa ». E chi ricerchi, oltre gli « scarti », gli « elementi stabili e permanenti », e « il ritmo del pensiero in isviluppo... più importante delle singole affermazioni casuali o degli aforismi staccati », non potrà nascondersi un costante riferimento, e magari alla fine per combattere o rifiutare, a tutta una problematica legata a quel vario rinnovarsi della cultura italiana che si mosse intorno all'attività del Croce. Anche se poi,[...]

[...]r vie mediate, il a positivo » di Carlo Cattaneo
(per usare la distinzione del Labriola fra a positivo e a positivistico ») passasse in
Gramsci, è comprensibile. Ma una meditazione approfondita non risulta; il nome di Cattaneo (a giacobino con troppe chimere in testa », come lo chiama in una lettera nel '31) compare nei volumi delle opere una diecina di volte circa, e sempre
II
GRAMSCI NELLA CULTURA ITALIANA 165
lia non a caso culturalmente crociana e gentiliana, che aveva scelto una propria tradizione storica convergente verso un esito politico molto chiaro, un impegno culturale serio non poteva muoversi che consumando « dall'intrinseco » certe posizioni — ossia svelando le « mistificazioni » di Machiavelli come di Marx, di Hegel come di De Sanctis o di Labriola: ossia ripercorrendo tutta una serie di scelte storiografiche che erano anche scelte politiche, e mettendo via via in evidenza il punto della deviazione: ed anche questo, oltre la semplicistica divisione di ciò che é vivo da ciò che é morto, in una superiore comprensione capace [...]

[...] staticità » formale kantiana, opposta al non velleitario dover essere di Machiavelli, al suo dannarsi per la terrestre res publica; nella dialettica PrincipeDiscorsi; nella figura MachiavelliRousseau; in Machiavelli rivoluzionario, si trova puntualizzata la posizione di Gramsci e la sua distanza da Croce. Non si trattava solo di rovesciare la formula
(36) Mach. 10, 40.
(37) Mach. 147 (e 117).
(38) P. 202.
GRAMSCI NELLA CULTURA ITALIANA 177
crociana di Marx « Machiavelli del proletariato » in un MachiavelliMarx del « popolo » fiorentino e italiano del '500. Con la proclamata « moralità » del Principe si rifiutava così la « distinzione » di tipo crociano come l'idea teologale ad essa congiunta di una « natura » umana, per risolvere con forza ogni « forma » trascendentale nella società umana pacificata: e questo nel punto stesso in cui il dover essere della res publica si poneva come norma di un rigorismo e di un'intransigenza da riformatore religioso. Per la res publica, per una legge non formale di giustizia, si sacrifica — paradossalmen[...]

[...]ste sulla corrispondenza simbolica CroceErasmo.
Troppo facile sarebbe nella storia degli intellettuali italiani delineata da Gramsci enumerare con mentalità notarile difficoltà d'ogni sorta; altrettanto facile quanto sottolinearne suggerimenti e giudizi di una singolare penetrazione, che oltrepassano i limiti impostigli dalle fonti a cui era costretto ad attingere. Perché non
178 EUGENIO GARIN
sarebbe difficile rintracciare nella storiografia crociana, o dei crociani (da De Ruggiero a Omodeo), proprio le radici di quelle posizioni di Gramsci che meno soddisfano: da un Erasmo convenzionale allo scarso rilievo dato alla tradizione scientifica dal '500 in poi; dall'atteggiamento di fronte agli illuministi del '700 alla svalutazione di non poche posizioni dell'800. Una serie di ricerche in questa direzione sarebbe certo giovevole, ma non destinata a incidere sensibilmente sulla prospettiva cosí originale in cui l'opera di Gramsci si colloca. Quando più volte, a proposito della filosofia della prassi, si richiama a Hegel; quando si collega a De[...]



da [Le relazioni] E. Garin, Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]la più potente macchina» per « conformare » le forze nuove italiane agli interessi del gruppo dominante, intimamente grato, >« nonostante qualche superficiale apparenza », al non a caso sempre tollerato filosofo napoletano2. È dei Quaderni la battuta sulla più stretta parentela di Croce con i senatori Agnelli e Benni che con Platone e Aristotele; né a Gramsci era sfuggito il parallelismo fra certi infelici discorsi di Gentile e la bonaria difesa crociana {maggio del ’24) delle « piogge di pugni, in certi casi utilmente e op
1 L., p. 132; cfr. M. S., p. 199 (« io ero [nel febbraio del *17} tendenzialmente piuttosto crociano»); L. V. N., p. 247 (dall’Avanti/, 21 agosto 1916): « accanto all’attività conoscitiva, che ci rende curiosi degli altri, del mondo circostante, lo spirito ha bisogno di esercitare la sua attività estetica ».

2 L., pp. 19293. Sulle « crisi » degl’intellettuali (oltre le osservazioni sul Giuliano, pubblicate in Energie Nuove, 128 febbraio 1919, ora in O. N., pp. 189192) è da rileggere, ne La città futura, « Margini », 3 [...]

[...] spirituali... » (con quel che segue).398

Le relazioni

portunamente somministrate», o di una funzione positiva del fascismo (luglio del ’24), per la restaurazione di un più severo regime liberale nel quadro di uno Stato forte 1. Eppure, accanto all’accusa cosi cruda di una concordia nascosta fra Croce e il fascismo — « non abbracciamento da palcoscenico, ma sempre... concordia e della più intima e fattiva » — ecco come Gramsci parla della crociana religione della libertà : « Religione della libertà significa... fede nella civiltà moderna, che non ha bisogno di trascendenze e rivelazioni ma contiene in se stessa la propria razionalità e la propria origine ».

Gramsci, insomma, anche quando giunse a una posizione apertamente critica, e ormai del tutto staccata, non rinnegò mai, non solo una personale esperienza crociana, ma il valore permanente di certi temi, anche se poi « in questi fatti umani — per usare le sue parole — la concordia si presenta sempre... come una lotta e una zuffa ». E chi ricerchi, oltre gli « scarti », gli « elementi stabili e permanenti », e « il ritmo del pensiero in isviluppo... più importante delle singole affermazioni casuali o degli aforismi staccati », non potrà nascondersi un costante riferimento, e magari alla fine per combattere o rifiutare, a tutta una problematica legata a quel vario rinnovarsi della cultura italiana che si mosse intorno all’attività del Croce. Anche se poi,[...]

[...]portanza, né la forza, né le conquiste reali. Oggi può sembrare che sulla linea RomagnosiCattaneo ci fosse una forza teorica più robusta: e può darsi1; ma in un’Italia non a caso culturalmente

1 Gobetti, nel ’24, indicava fra « i maestri più diretti del Gramsci » Salvemini, del Cattaneo grande ammiratore (editore, nel ’22, presso il Treves, di una antologia molto significativa). Che, per vie mediate, il « positivo » diEugenio Garin

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crociana e gentiliana, che. aveva scelto una propria tradizione storica convergente verso un esito politico molto chiaro, un impegno culturale serio non poteva muoversi che consumando « dall’intrinseco » certe posizioni, ossia svelando le « mistificazioni » di Machiavelli come di Marx, di Hegel come di De Sanctis o di Labriola : ossia ripercorrendo tutta una serie di scelte storiografiche che erano anche scelte politiche, e mettendo via via in evidenza il punto della deviazione: ed anche questo, oltre la semplicistica divisione di ciò che è vivo da ciò che è morto, in una superiore comprensione capace[...]

[...] gli intellettuali la riempiono del loro particolare modo di vivere e di operare... » 3. Nella « staticità » formale kantiana, opposta al non velleitario dover essere di Machiavelli, al suo dannarsi per la terrestre res publica, nella dialettica PrincipeDiscorsi; nella figura MachiavelliRousseau; in Machiavelli rivoluzionario, si trova puntualizzata la posizione di Gramsci e la sua distanza da Croce. Non si trattava solo di rovesciare la formula crociana di Marx « Machiavelli del proletariato » in un Machiavelli « Marx del po~

1 Mach., pp. 10, 3940.

2 Mach., pp. 147, 117
3 P., p. 202.416

Le relazioni

polo » fiorentino e italiano del ’500. Con la proclamata « moralità » del Principe si rifiutava cosi la « distinzione » di tipo crociano come l’idea teologale ad essa congiunta di una « natura » umana, per risolvere con forza ogni «forma» trascendentale nella società umana pacificata: e questo nel punto stesso in cui il dover essere della res publica si poneva come norma di un rigorismo e di un’intransigenza da riformatore religioso[...]

[...]n a caso egli insiste sulla corrispondenza simbolica CroceErasmo.

Troppo facile sarebbe nella storia degli intellettuali italiani delineata da Gramsci enumerare con mentalità notarile difficoltà d’ogni sorta; altrettanto facile quanto sottolinearne suggerimenti e giudizi di una singolare penetrazione, che oltrepassano i limiti impostigli dalle fonti a cui era costretto ad attingere. Perché non sarebbe difficile rintracciare nella storiografia crociana, o di crociani (da De Ruggiero a Omodeo), proprio le radici di quelle posizioni di Gramsci che meno soddisfano: da un Erasmo convenzionale allo scarso rilievo dato alla tradizione scientifica dal ’500 in poi; daH’atteggiamento di fronte agli illuministi del 700 alla svalutazione di non poche posizione dell’ ’800. Una serie di ricerche inEugenio Garin

All

questa direzione sarebbe certo giovevole, ma non destinata a incidere sensibilmente sulla prospettiva cosi originale in cui l’opera di Gramsci si colloca. Quando più volte, a proposito della filosofia della prassi, si richiama a Hegel;[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] R. Dal Sasso, Il rapporto struttura-poesia nelle note di Gramsci sul decimo canto dell'Inferno in Studi gramsciani

Brano: [...]uido con il X canto 2. Benché sia impossibile stabilire la data esatta della lettura gramsciana, essa è comunque anteriore al 1918. La definizione del problema si ha invece con sicurezza, sempre per ammissione di Gramsci, quand'egli può leggere La poesia di Dante di Croce.
1 L. C., p. 166.
2 L. V. N., p. 18.
126 I documenti del convegno
Quando? Anche questo è difficile stabilirlo. Tra i libri del carcere si trova la terza edizione dell'opera crociana, del 1922. A Turi il volume deve per forza essere entrato dopo il luglio del 1928, un anno prima dei primi appunti sulla questione. Ma se si tiene presente che dell'argomento egli aveva parlato in una lettera di « molto tempo » anteriore a quella citata del 26 agosto 1929, e che in quest'ultima è già ben definita la prospettiva critica dell'indagine 1, si può dedurre che il libro di Croce è stato letto nei primi tempi dell'arrivo a Turi. E certo, comunque, che tale lettura gli ha permesso di modificare la prospettiva critica precedente, spingendolo a rivedere e a riprendere l'argomento.
Si v[...]

[...] Gramsci verso il X canto e i problemi che da esso vedeva sorgere. Amore per Dante? Non di questo si trattava. Conviene anzi chiarire subito il pensiero di Gramsci a questo proposito, perché investe un atteggiamento proprio di gran parte della cultura ufficiale e accademica negli ultimi, decenni dell'ottocento. È questo anzi un momento della polemica antipositivistica di Gramsci, condotta su una piattaforma ideale e metodologica che non è quella crociana, ma quella del marxismo; ed è un momento della sua ricerca sulla formazione dello spirito pubblico in Italia. Non pochi sono i legami con la polemica « antibrescianesca ». Ma si veda. Amore per Dante? « Chi legge Dante con amore? I professori rirnminchioniti che si fanno delle religioni di un qualche poeta o scrittore e ne celebrano degli strani riti filologici, lo penso che una persona intelligente e moderna deve leggere i classici in generale con un certo " distacco", cioè solo per i loro valori estetici, mentre 1"` amore " implica adesione al contenuto ideologico della poesia: si ama il "p[...]

[...]ettica. Era. logico quindi che, anche su questo terreno, Gramsci si incontrasse con_ Benedetto Croce. E comincia col chiedersi: il metodo crociano porta. a risultati migliori, anche nel caso particolare del X canto, della scuola storica? E cioè, ricostruisce con maggiore verità e aderenza il mondo, sensibile e storico del poeta, sa interpretare con maggiore rispetto il linguaggio stesso con cui si esprime? Nel caso del X canto, l'interpretazione crociana si differenzia dai precedessori? No. Come anche il De Sanctis, e come gli eruditi della scuola storica, se pure sulla base di diversi principi e metodologie, anche il Croce vede il X canto come il canto di Farinata, il canto dell'uomo di parte, del combattente politico,. la cui fierezza resta intatta nella condanna, plastica sintesi dei piú pro
1 BARBI, Dante Vita, fortuna, opere, Firenze, 1933, p. 207 passim.
2 L. V. N., p. 45. Il corsivo è nostro.
134 I documenti del convegno
fondi e autentici sentimenti di Dante. La forza con cui è rappresentato, lo sdegno che emana dalle sue parole, [...]

[...]critica storica fissandosi a disquisire sul disdegno » di Guido, divenuto « il centro delle ricerche di tutti i fabbricanti di ipotesi e di contributi »; la critica estetica assumendo la figura di Cavalcante per il suo contrappunto figurativo con la scultorea fermezza di Farinata, senza coglierne l'autonoma validità poetica. In realtà, conclude Gramsci, il momento strutturale del canto è profondamente collegato con quello poetico. La distinzione crociana di poesia e non poesia cade, nel concreto di un testo. Qui, ad esempio, il momento poetico non potrebbe esprimersi senza il momento strutturale: « Dante non interroga Farinata solo per " istruirsi "; egli lo interroga perché è rimasto colpito dalla scomparsa di Cavalcante. Egli vuole che gli sia sciolto il nodo che gli impedí di rispondere a Cavalcante; egli si sente in colpa dinanzi a Cavalcante. Il brano strutturale non è solo struttura, è anche poesia, è un elemento necessario del dramma che si è svolto » 1.
Dante, come già Gramsci aveva scritto nel lontano corsivo del
1 L. V. N., p. 36.[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Bobbio, Nota sulla dialettica in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...] " della dialettica, nasconde una concezione meccanicistica della vita e del movimento storico: le forze umane sono considerate come passive e non consapevoli, come un elemento non dissimile dalle cose materiali, e il concetto di evoluzione volgare, nel senso naturalistico, viene sostituito al concetto di svolgimento e di sviluppo » '2.
Per quel che riguarda l'atteggiamento di Gramsci verso Croce, è noto che per lui fare i conti colla filosofia crociana voleva dire compiere la stessa opera distruttivacostruttiva, di critica e di inveramento, che Marx aveva compiuto con Hegel, anche se talora il novello Hegel gli si presenta piuttosto nelle vesti di un nuovo signor Dühring 3. Chi abbia presenti le pagine che il giovane Marx dedica alla critica della filosofia speculativa di Hegel (pagine che peraltro Gramsci non poteva conoscere), troverà frequenti analogie in alcune pagine che Gramsci dedica a Croce. Il vizio fondamentale della filosofia di Croce è per Gramsci di essere ancora una filosofia speculativa, e in tal modo egli ritorce l'accusa ch[...]

[...]rimane una filosofia " speculativa " e in ciò non è solo una traccia di trascendenza e di teologia, ma è tutta la trascendenza e la teologia, appena liberate dalla piú grossolana scorza mitologica » 2. Solo la filosofia della prassi si è liberata da ogni residuo di trascendenza ed è storicismo assoluto. « Lo storicismo idealistico crociano rimane ancora nella fase teologicospeculativa » 3. Ma che intende dire Gramsci quando parla della filosofia crociana come filosofia speculativa? Uno dei sensi di questa accusa si ricollega ancora una volta al concetto di dialettica. C'è in Gramsci il sospetto che la dialettica di Croce sia una dialettica concettuale in antitesi alla dialettica reale, cioè una dialettica delle idee e non delle cose. L'accusa viene formulata in questo modo: Croce avrebbe scambiato il divenire con il concetto del divenire, onde la sua storia « diventa una storia formale, una storia di concetti, e in ultima analisi una storia degli intellettuali, anzi una storia autobiografica del pensiero del Croce, una storia di mosche cocchi[...]

[...]lla testa e non coi piedi. L'analogia con alcuni passi dei Manoscritti del '44 di Marx è sorprendente: Marx aveva rimproverato Hegel di aver trasferito il movimento della storia reale nella coscienza e di aver descritto un movimento storico che non era quello dell'uomo reale, ma della coscienza con se stessa.
5. La polemica di Gramsci con Croce ha molti aspetti. Quello che abbiamo sinora toccato è uno degli assalti ch'egli muove alla roccaforte crociana. E da notare ora che il concetto di dialettica è impegnato anche in un'altra critica, che per essere piú volte ripetuta e per il fatto di involgere insieme con Croce una piú ampia tradizione di pensiero,
1 M. S., pp. 190, 230.
2 M. S., pp. 190191.
3 M. S., p. 191.
4 M. S., p. 217.
Norberto Bobbio 83
ritengo sia uno dei punti nodali per l'interpretazione della filosofia gramsciana. Non si tratta piú dell'antitesi di dialettica speculativa e dialettica reale, ma del contrasto nel modo stesso di concepire i momenti del processo e il passaggio dall'uno all'altro; non piú, si potrebbe dire, [...]

[...]na divergenza nel modo di usare la dialettica, ma nel modo di intenderne il meccanismo. Questo punto, che ci accingiamo ad esporre, dà infine la piena misura della parte primaria che il concetto di dialettica rappresenta nel pensiero gramsciano.
Gramsci muove al Croce, come è noto, il rimprovero di essere un ideologo della restaurazione, ovvero un liberale conservatore ricollegantesi alla tradizione dei moderati; e cerca d'inserire la posizione crociana in un vasto disegno storico che dovrebbe risalire sino al neoguelfismo del Gioberti e valersi, come categoria di comprensione storica, dei concetti di rivoluzione passiva del Cuoco e di rivoluzionerestaurazione del Quinet. Ebbene, Gramsci ritiene di poter spiegare l'atteggiamento del Croce mostrando che questi aveva frainteso la dialettica; per Gramsci, il concetto che Croce ha della dialettica non corrisponde alla conoezione genuina hegelianomarxistica, anzi rappresenta « una... mutilazione dell'hegelismo e della dialettica » J. È lo stesso errore che Marx rimprovera a Proudhon in un celebre[...]



da Carlo Salinari, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukàcs in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1953 - numero 11 - novembre

Brano: [...]trovato i critici capaci di elaborarli in modo sistematico. Eppure, mai come oggi la critica letteraria italiana ha avuto bisogno di un nuovo orientamento. Oggi che sembra esaurita la scuola dei critici i quali — pure essendo privi di una sicura base teorica — riuscivano a raggiungere risultati notevoli attraverso una lettura minuta ed attenta del testo poetico, tutto affidando a una vivace sensibilità e a un gusto penetrante. Oggi che la scuola crociana va malinconicamente spegnendosi nelle formule e formulette dei minuscoli epigoni. Oggi che la stessa scuola filologica —
pure benemerita nel passato ha finito per an
noiare con le sue interminabili ricerche che eludono sempre i problemi fondamentali. Oggi che persino il più dotato dei critici della generazione postcrociana, Mario Fubini, va ripiegando verso un eclettismo senza principi e verso uno sterile filologismo. Aperti sono in Italia — dopo lo sfaldamento del sistema crociano — i problemi fondamentali della critica letteraria : il problema del contenuto e della forma, quello dello stile, del rapporto fra l'opera d'arte e la storia che la circonda, del valore etèrno e metastorico di determinati personaggi poetici, del rapporto fra cultura e poesia e di quello fra la poetica — cioè le intenzioni, le teorie, le concezioni del poeta
RINASCITA 621
e la poesia. Aperto è in particolare il problema di comprende[...]

[...]on è un marxista volgare, senza dubbio possiede una conoscenza di primo ordine delle principali letterature europee, senza dubbio ha una apertura e un respiro nella ricerca che vorremmo ritrovare negli smagriti critici nostrani di oggi : eppure la sua lettura di un testo poetico è sempre filtrata attraverso i. modelli del grande realismo borghese, e quindi è anch'essa a priori sempre chiusa e raffrenata in uno schema. In modo assai diverso dalla crociana, è anch'essa una critica sempre un po' frigida e distaccata. Esageriamo, se il nostro pensiero corre ancora una volta a De Sanctis e alla sua sorprendente capacità di aderire pienamente e senza residui alle singole situazioni poetiche?
Un'ultima osservazione su questo bel libro che manifesta la sua validità proprio nel sollecitare la discussione e nel sollevare problemi e dubbi. Quanto i modelli del grande realismo borghese, possono realmente servire, sia pure come modelli, al nuovo realismo? Nel discutere la narrativa so vietica Lukàcs riesce ad esporre numerosissime osservazioni piene di a[...]



da Recensione di Franco Martina a Daniela Coli, Croce, Laterza e la cultura europea in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...] caso di Parlamentò e governo dimostrava.

La Coli insiste su questo punto per sottolineare i condizionamenti esterni che limitavano i programmi di Croce e Laterza. Osservazioni giuste, ma insufficienti da sole a dar conto delle scelte che comunque venivano operate: perché un certo Meinecke o un certo Fueter? perché Freud e Dewey e nonRECENSIONI

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Mann o Russell? Emerge anche dai materiali dell’archivio Laterza la piena consapevolezza crociana d’essere parte integrante e non riflesso del dibattito europeo. Ciò che fa della diffusione in Italia di alcune grandi opere europee l’espressione non di un astratto spirito illuministico, ma un’articolazione delle posizioni crociane. Se per un verso le traduzioni furono lo strumento per una più ampia circolazione delle idee, per altro verso furono anche un importante momento di confronto e di sostegno della specifica prospettiva crociana. Lo ha mostrato bene la Coli rilevando il legame esistente tra alcune traduzioni e particolari aspetti del dibattito interno. È il caso, per fare un solo esempio, della traduzione del libro di Simmel su Schopenhauer und Nietzsche voluto anche per contrastare il nietzschianesimo dannunziano. Tuttavia il confronto era tutt’altro che ristretto. Soprattutto con il trionfo del fascismo la casa editrice divenne un terreno di incontro e di lavoro per molti intellettuali confinati (« Ho pensato scriveva Laterza a Croce nel ’39 — che sono proprio destinato ad essere l’editore delle anime del Purgator[...]

[...]he ristretto. Soprattutto con il trionfo del fascismo la casa editrice divenne un terreno di incontro e di lavoro per molti intellettuali confinati (« Ho pensato scriveva Laterza a Croce nel ’39 — che sono proprio destinato ad essere l’editore delle anime del Purgatorio ») e, per Croce in particolare, un momento di confronto con personaggi che andavano battendo strade assai diverse dalla sua. Si rifletteva su questo atteggiamento la convinzione crociana del valore primario delPintellettuale, come il solo in grado di stabilire e garantire il necessario rapporto tra razionalità e realtà, tra eticità e politica. Al punto che potè mettere insieme senza sentire la contraddizione il disprezzo per Spengler e l’accondiscendenza e l’aiuto per Julius Evola, come anche di tenere un atteggiamento ironico ma non ostile verso la « Biblioteca esoterica » (che doveva essere la prima prova di autonomia culturale di Laterza nei suoi confronti), nel momento in cui in alcune pagine della Storia d’Italia, scritte alla Zerstorung der Vernunft, attaccava, mettendo[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] E. Garin, Antonio Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]sso infondati », comunque privi di «quel pensiero sintetico che scevera, fonde, integra in un tutto ». V'era, naturalmente, anche un altro motivo di quel rifiuto — e il Croce stesso, del resto, lo dichiarò — e cioè proprio la « filosofia della prassi » a cui il Croce ridava il « nome vulgato » di « materialismo storico », con ciò negando ogni originalità alla elaborazione di Gramsci 1. Ma è certo che anche quella prima e fondamentale « ragione » crociana non può non
1 Quaderni della Critica, 10, 1948, pp. 789.
4 1 documenti del convegno
essere discussa; tanto piú che, innegabilmente, se da un lato ci troviamo innanzi a frammenti, dall'altro non abbiamo che Lettere, e, prima ancora, solo articoli di giornale e scritture occasionali su cui sembra pesare perfino la condanna dell'autore 1. Per non dire della questione del « linguaggio », che Gramsci affrontò di proposito, e con tanto acume da sottolineare l'importanza che, almeno come tentativi, avevano a parer suo anche ricerche come quelle del Vailati. Ora, è giusto estendere la ragione cont[...]

[...]glio '33 3, quando, perché non si approfittasse della sua debolezza per fargli fare « cerimonie » che gli « ripugnavano », nel « delirio » parlò per un'intera notte « dell'immortalità dell'anima in un senso realistico e storicistico, cioè come... sopravvivenza delle nostre azioni utili e necessarie e come un .incorporarsi di esse nel mondo di fuori »
Il serrato dialogo con Croce (e con tutto il mondo intellettuale italiano legato alla influenza crociana) percorre cosí l'attività culturale gramsciana, e ne caratterizza bene l'inserzione nella vita nazionale. In Croce Gramsci vede, non solo il grande intellettuale di tipo erasmiano, ma anche l'espressione piú avanzata della cultura italiana contemporanea, quella che ha più presa e maggior efficacia « conformatrice » . Il fatto che Gramsci combatta su quella linea, e a volte si ha l'impressione di una sua volontà di opporsi a Croce punto per punto, giudizio contro giudizio, in tutta la valutazione della storia italiana, in una correzione costante delle posizioni discusse, per uno spostamento si[...]

[...]i non a torto riteneva la parte piú efficace della produzione del Croce, si possono facilmente considerare una presenza costante nella vita italiana, intorno a cui è possibile alimentare un dibattito su tutti i fatti di rilievo della vita nazionale.
E qui si definisce anche quella cosí originale, e cosí nostra « filosofia della prassi», che si colloca come posizione di primo piano fra le elaborazioni di pensiero di questo secolo, di fronte alla crociana « filosofia dello spirito », ma autonoma e nettamente caratterizzata. Ove proprio i
1 M. S., p. 191.
2 0.N., p. 234.
3 L. C., p. 255.
4 M. S., p. 312.
5 M. S., p. 191.
6 M. S., pp. 63 sgg.



da Libri ricevuti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]edetto Croce. La ricerca della dialettica, Napoli 1975), una sua intensa problematizzazione, una lettura condotta non secondo moduli valutativi estranei, ma pur sempre filtrandola attraverso la conoscenza profonda dei moti della coscienza europea di questo secolo. Questo sforzo si avverte anche nella presente lettura della Storia d'Italia, in cui l'A. mette alla prova della diretta interpretazione del testo il metodo d'analisi della storiografia crociana, che egli ha piú volte esposto e chiarito. Tale storiografia deve essere intesa « come un'articolazione concreta, e di volta in volta specificata, della ricerca filosofica crociana », espressiva della sua fi10sofia nel suo concreto e obiettivo attuarsi; non, perciò, la « conseguenza » o l'« applicazione » di uno specifico modo teorico di intendere la storia, ma la sede in cui la ricerca filosofica, sotto questa forma di espressione, prosegue la sua via (pp. 1001): Sasso ribadisce, insomma, contro ogni tentazione monografica, l'unità e l'organicità del pensiero crociano. Cosí nell'analisi della Storia d'Italia, riuscendo a cogliere quella continua metamorfosi della filosofia in narrazione e della narrazione in filosofia, l'A. individua alcune sfasature logiche che divent[...]

[...]opera, una drammaticità, un'interna dinamicità, un'angoscia, che troppi preconcetti lettori non han saputo scorgere nelle sue radici e nel suo intreccio con l'ordito narrativo. Avvertiamo infine che il diavoletto della filologia ha fatto cadere l'A. in due lapsus: la terza edizione dell'Italia in cammino del Volpe, in cui comparve la " celebre prefazione A proposito di Storia d'Italia, non è del 1931 (cosí a p. 22), ma del 1928; la presunta tesi crociana del « fascismo come parentesi » non ricorre solo nel discorso del 28 gennaio 1944 (p. 96), ma anche in una sede scientificamente piú impegnativa: nell'Avvertenza del marzo 1947 proprio alla nona edizione della Storia d'Italia: « crollato il funesto regime che è stato una triste parentesi nella sua storia ». Come si vede, non fu un unicismo. (ROBERTO PERTICI ).
FRANCO SBARBERI, I comunisti italiani e lo stato. 19291945 [in copertina erroneamente: 1956], Milano, Feltrinelli, 1980, pp. 260. Preponderante attenzione Sbarberi dedica nel suo libro alle diverse implicazioni politiche e teoriche co[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Geymonat, Per un intervento al convegno di studi gramsciani in Studi gramsciani

Brano: [...]borazione filosofica — sono, come ha detto Garin, i temi ritenuti piú attuali dal crocianesimo.
Proprio qui vanno ricercate le radici ultime della perplessità di alcuni studiosi italiani, legati alla odierna rinascita illuministica, nel giudicare l'attualità « piena e completa » dell'opera di Gramsci. Il neoilluminismo ha costituito un rivolgimento profondo della filosofia, e ha fatto affiorare temi nuovi, assolatamente ignoti alla problematica crociana (basti ricordare quelli connessi alla metodologia scientifica, alla tecnica, alla logica formale, ecc.) e presenti invece in altri filoni della cultura italiana (Cattaneo, Peano, Vailati, Enriques) trascurati dal crocianesimo.
Oggi il marxismo ha dimostrato di saper formulare, proprio su questi ultimi temi, una parola molto seria e piú profonda certo di quella dei neopositivisti tedeschi e americani. Meno chiaro, invece, è se abbia potuto dire su di essi una parola altrettanto fondamentale chi si muoveva — sia pure con la massima serietà e perspicacia — in una problematica sostanzialmente co[...]

[...], Peano, Vailati, Enriques) trascurati dal crocianesimo.
Oggi il marxismo ha dimostrato di saper formulare, proprio su questi ultimi temi, una parola molto seria e piú profonda certo di quella dei neopositivisti tedeschi e americani. Meno chiaro, invece, è se abbia potuto dire su di essi una parola altrettanto fondamentale chi si muoveva — sia pure con la massima serietà e perspicacia — in una problematica sostanzialmente condizionata da quella crociana.
Su questo punto desidererei un preciso chiarimento da parte dei due relatori, perché confessò di non riuscire, per mio conto, ad eliminare ogni perplessità al riguardo. Non si tratta evidentemente di disconoscere l'importanza del pensiero di Gramsci nella storia della filosofia e tanto meno l'interesse, anche attuale, del suo intenso sforzo per oltrepassare la tematica crociana, ma soltanto di decidere se — una volta abbandonata questa tematica — si possano ancora trovare, ed in quale misura, nell'opera di Gramsci gli elementi fondamentali al fine di risolvere i nuovi problemi filosofici di oggi.
Mi parrebbe molto utile comunque — e mi permetto di farne formale proposta al Convegno — di affidare ai due relatori l'incarico di curare un'ampia antologia, scientificamente impostata, degli scritti filosofici del Nostro, come recentemente è stato fatto per altri pensatori italiani (Vailati). Essa potrebbe venire molto utilmente adottata (e sarebbe nostro dovere appoggiar[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine crociana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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