Brano: Corporativismo fascista
Il Comando generale del C.V.L. sfila a Milano subito dopo la Liberazione. Da sinistra: Argenton, Stucchi, Parri, Cadorna, Longo, Mattei
Milano una grande sfilata partigiana, alla cui testa si trovavano tutti i membri del Comando generale.
A.Cos.
I bollettini del Comando
Dal giugno 1944 il Comando generale del C.V.L. provvide a diramare 23 bollettini periodici, in media 2 al mese, di 50 e più pagine dattiloscritte ciascuno. Ogni bollettino informava sulle principali azioni effettuate dalle formazioni partigiane e dai G.A.P., sugli scontri che avevano avuto luogo durante[...]
[...] per la Patria. Nuovo onore alla Stirpe, i Volontari della Libertà sono,
nella storia d’Italia, monito alle generazioni future. Guerra di Liberazione, 194319441945 ».
Bibliografia: L. Longo, Un popolo alla macchia, Milano, 1947; R. Cadorna, La Riscossa, Milano 1948; R. Battaglia, Storia della Resistenza Italiana, Torino, 1953; P. Secchia F. Frassati, La Resistenza e gli Alleati, 1962; G. Bocca, Storia dell'Italia partigiana, Bari, 1966.
Corporativismo fascista
Per corporativismo intendesi quella particolare dottrina economica e quel sistema di organizzazione fondati sul principio di un’armonica e disciplinata cooperazione di tutte le forze produttive di una determinata società, indipendentemente dall’esistenza di contrasti di classe, anzi negando la necessità e quindi la liceità di tali contrasti, in nome di un superiore interesse collettivo. Il termine discende dalle corporazioni medioevali, che furono appunto associazioni di arti e mestieri nelle quali non esisteva distinzione tra salariati e capitalisti, e in cui tutti si attenevano a una disciplina comune. Si può[...]
[...]dalle corporazioni medioevali, che furono appunto associazioni di arti e mestieri nelle quali non esisteva distinzione tra salariati e capitalisti, e in cui tutti si attenevano a una disciplina comune. Si può dire che l’ideologia basata su tali principi (che poi si avvicinano a quelli cristiani dell’amore e della « fratellanza » tra tutti gli uomini) abbia costantemente ispirato la ricerca dei cattolici in campo economico e sociale, in quanto il corporativismo sostanzialmente nega le classi sociali, quindi la lotta di classe, alla quale la sociologia cattolica stessa ha inteso generalmente opporsi.
Data la sua componente anticlassista, ma al tempo stesso in gran parte gerarchicoautoritaria, il corporativismo ha sempre rappresentato un buon supporto teorico e pratico per i diversi regimi fascisti instauratisi nel mondo tra le due guerre mondiali, e Io è tuttora per paesi — come ad esempio il Portogallo che si dichiara « repubblica unitaria corporativa » — dove il fascismo si mantiene al potere. Indubbiamente ha concorso, alle fortune del corporativismo, quella critica oggettiva del liberismo economico costituita dalla crescente affermazione nella società moderna, della necessità di un intervento pianificatore e socializzatore dello Stato neH’economia, tanto nei paesi capitalisti quanto in quelli socialisti dove, com’è noto, il problema ha trovato la sua più radicale soluzione.
Per il fascismo italiano, tanto sprovveduto quanto ansioso di colmare le sue lacune ideologiche, il corporativismo — sia pure in una con
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