Brano: I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO
« Il colonialismo, questa vergogna del XX secolo)): questa formula, pronunciata molti anni or sono dal leader comunista Jacques Duclos, chi oggi, in un modo o nell'altro, non la riprende e fa propria? Persino un segretario di stato britannico alle colonie, A. Creech Jones, dinnanzi all'anacronistico colonialismo e alle rivendicazioni autonomistiche dei popoli coloniali preconizza (1) delle forme nuove : forme certo liberali, ma che tendono a utilizzare « i nazionalismi come altrettanti fattori costruttivi fino a quando i popoli potranno assolvere da loro stessi i compiti di governo ». Un protestante, L. Joubert, che critica (2) i metodi di colonizzazione europei, americani e sovietici, pone innanzi l'idea d'incontri umani tali « che ciascuno possa divenire il prossimo di ciascun altro ». Un nordafricano, R. Emsalem, constata (3) anche lui che il fenomeno coloniale é « in via di dissoluzione ». Un col[...]
[...]da Claude Bourdet, non s'esprime diversamente sul fondo dlella questione. Insomma, in modi assai diversi, modi freddi o indignati, e che vanno dall'appello alla ragione pratica alle «buone ragioni» degli utilitaristi o alla Ragio
(1) « Mondes d'Orient », aprile 1951.
(2) « Le Monde non chrétien », lugliosettembre 1950.
(3) « Conscience algérienne », n. 2.
(4) « Mondes d'Orient », giugno 1951.
62 JACQUES HOWLETT
ne toutcourt, il processo al colonialismo si rinnova ogni giorno. Processo a proposito del quale vogliamo qui ricordare i nomi di coloro che in Francia hanno voluto sostenere con la loro autorità gli sforzi di una rivista come Présence Africaine, destinata precisamente a denunciare gli abusi del colonialismo : A. Gide, J. P. Sartre, E. Mounier, A. Camus, R. Wright, P. Naville, M. Leiris, R. P. Maydieu, P. Rivet. Ma resta il fatto che l'accusatore potente, metodico ed efficace, quello che all'occasione sa anche indignarsi liricamente (5), ma che non cessa mai d'agire, quello per cui «la vergogna del XX secolo )) non é soltanto cattiva coscienza, è il partito comunista. Esso pub servirsi, contro il colonialismo, di una base teorica solida, e i suoi militanti agiscono dappertutto, sia oltremare che nel territorio metropolitano. Nostro argomento, pertanto, saranno innanzitutto le basi teoriche del marxismo per quanto riguarda la questione coloniale; poi studieremo certi aspetti della penetrazione comunista in questo campo; ed esamineremo infine le maggiori difficoltà che tale penetrazione incontra nei paesi colonizzati (limitando tuttavia la nostra analisi, in via generale, ai soli territori di quella che in Francia chiamiamo Africa nera).
Karl Marx non ha scritto alcuna opera sul problema specifico [...]
[...] innanzitutto le basi teoriche del marxismo per quanto riguarda la questione coloniale; poi studieremo certi aspetti della penetrazione comunista in questo campo; ed esamineremo infine le maggiori difficoltà che tale penetrazione incontra nei paesi colonizzati (limitando tuttavia la nostra analisi, in via generale, ai soli territori di quella che in Francia chiamiamo Africa nera).
Karl Marx non ha scritto alcuna opera sul problema specifico del colonialismo; ma scrisse due articoli nella « New York Tribune » del 25 giugno e 8 agosto 1853 sulla dominazione britannica in India, articoli nei quali si trovano già quelle idee essenziali che saranno più tardi sviluppate da Lenin.
Questi due articoli, pochissimo conosciuti, testimoniano d'una presa di coscienza assai approfondita dell'infelice stato dei popoli colonizzati, che per opera dell'uomo bianco son rimasti tagliati fuori dalle loro basi sociali e culturali tradizionali : « L'Inghilterra ha demolito tutto l'edificio della società indù, senza che possa
(5) V. il bellissimo Discours sur le colo[...]
[...]rticoli, pochissimo conosciuti, testimoniano d'una presa di coscienza assai approfondita dell'infelice stato dei popoli colonizzati, che per opera dell'uomo bianco son rimasti tagliati fuori dalle loro basi sociali e culturali tradizionali : « L'Inghilterra ha demolito tutto l'edificio della società indù, senza che possa
(5) V. il bellissimo Discours sur le colonialisme di Armi C sAsxs. Ed. Réclame, Paris 1950.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 63
ancora scorgersi alcun indizio d'una organizzazione nuova. Questa perdita del vecchio passato non essendo stata caratterizzata dalla conquista di un mondo nuovo, l'attuale miseria degl'Indù è caratterizzata da una specie particolare di malinconia; l'Indostan sotto dominazione britannica é separato da tutte le sue antiche tradizioni e da tutto il suo passato storico ».
Un'altra idea importante espressa in questi articoli é quella del rapporto tra la liberazione dei popoli colonizzati e la rivoluzione proletaria in territorio metropolitano. « Gl'Indù — scrive Marx — non potranno raccoglier[...]
[...]olitano. « Gl'Indù — scrive Marx — non potranno raccogliere i frutti di quei semi d'una società nuova che la borghesia inglese ha sparso tra di loro, finché nella stessa Gran Bretagna la classe dominante non sarà stata scac ciata dal proletariato industriale, o finché gl'Indù stessi non saranno divenuti abbastanza forti per scuotere una volta per tutte il gioco inglese ».
Infine Marx enuncia la legge economica che é alla base delle atrocità del colonialismo : queste atrocità « non sono che il prodotto organico dell'insieme del sistema attuale di produzione. Questa produzione riposa sulla supremazia del capitale. La concentrazione del capitale é essenziale all'esistenza del capitale stesso in quanto potenza autonoma. L'effetto distruttivo di questa concentrazione sui mercati del mondo non fa che svelare, in proporzioni gigantesche, le leggi organiche immanenti all'economia politica quali agiscono oggi in ogni città del mondo civilizzato ».
Marx riconduce in questo modo l'essenza dell'imperialismo al semplice fatto economico, e liquida con ciò im[...]
[...]oli del mondo, per il parassitismo capitalista d'un pugno di Stati opulenti » (op. cit., p. 168).
L'imperialismo, insomma, corrisponde allo stadio monopolistico del capitalismo; e Lenin riassume così i suoi caratteri fondamentali
(7) LENIN, L'impérialisme stade supérieur du capitalisme, p. 2. Testi riuniti in: Données complémentaires à l'impérialisme di E. VARGA et L. MENDELSOHN. Editions Sociales, Paris 1950.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 65
1) concentrazione della produzione e del capitale a un grado tale da provocare la formazione dei monopoli;
2) fusione del capitale bancario industriale;
3) esportazione di capitali;
4) formazione di unioni internazionali capitalistiche e monopolistiche, che si spartiscono il mondo;
5) spartizione territoriale del globo da parte delle maggiori potenze capitaliste.
Ma il capitalismo generatore dell'imperialismo « agonizza », poiché, attraverso il sistema dei trusts, esso conduce alla socializzazione della produzione. A questa necessaria « agonia » del capitalismo la pratica marxista co[...]
[...]nderanno la libertà di separazione dei
paesi colonizzati, ché «senza di ciò non v'è internazionalismo )); nei paesi colonizzati, per contro, bisogna lottare « per l'indipen
denza politica della nazione e per la sua unione con gli altri stati ». In ogni caso, bisogna lottare contro i ristretti punti di vista nazio
(9) STALIN, Conferenze sui Principi del leninismo fatte all'Università di Sverdlov (aprile 1924).
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 67
nalistici, contro l'isolamento e « per la subordinazione dell'interesse particolare all'interesse generale ». Per gli uni, dunque, lotta per la libertà di separazione; per gli altri, lotta per la libertà d'unione. «Nella situazione qual è, non può esservi altra via verso l'internazionalismo e la fusione delle nazioni » (10).
Stalin fissa con precisione e buon senso gli obbiettivi da perseguire per condurre i paesi colonizzati all'eguaglianza; bisognerà studiare la situazione economica e la cultura, sviluppare questa cultura, sviluppare l'educazione politica e associare quei popoli alle f[...]
[...]in aereo a Parigi).
Nel territorio metropolitano, per contro, l'attività d'informazione svolta dal partito comunista è assai intensa; essa riguarda, tra l'altro, gli abusi dell'amministrazione, lo sfruttamento delle masse indigene e il loro basso livello di vita, la mancanza di libertà
(12) V. ANDRÉ JULIEN, Impérialisme économique et impérialisme mondial, in « Chemins du Monde: Fin de I'ère coloniale? », 1948.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 69
individuale, le questioni culturali. Degli spunti polemici che la situazione dell'Africa Nera offre a questa propaganda, ci si può fare un'idea esaminando le severe critiche rivolte alla situazione stessa da osservatori anche non impegnati politicamente. Così, J. A. Noon (13) nota che « gli europei, appropriandosi di vaste porzioni del continente, hanno limitato la quantità di terre di cui gli agricoltori indigeni possono disporre, ed hanno così costretto larghe masse indigene ad accettare ogni specie di lavoro senza possibilità alcuna di protestare per l'irrisorietà del compenso ». Willi[...]
[...]di di franchi investiti da privati nell'Africa Nera prima della guerra — nota il Dresch — ben 10,5 miliardi erano investiti in imprese commerciali, contro 4,9 miliardi nelle piantagioni, 3,383 in imprese industriali, e appena 2 nelle miniere n (16).
(15) V. Le colonialisme économique en Afrique Noire, « Le Musée Vivant u, n. 3637, Paris 1948.
(16) Les trusts en Afrique Noire, « Servir la France n, aprile 1949.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 71
Del resto, laddove esiste, l'industrializzazione non é concepita che in funzione dei bisogni metropolitani, e non come fattore d'arricchimento e di liberazione della colonia.
Nell'Africa Nera, insomma, tutto é sacrificato all'esportazione, e nessuna accumulazione di capitale è possibile. « Le condizioni per l'accumulazione di capitali necessaria allo sviluppo dei trasporti, delle comunicazioni e dei lavori pubblici, non esistono, talmente il paese dipende dal capitale esterno e dai servizi e dai mezzi tecnici importati» : tale é la conclusione del « Rapporto sulla situazione economica de[...]
[...] il paese dipende dal capitale esterno e dai servizi e dai mezzi tecnici importati» : tale é la conclusione del « Rapporto sulla situazione economica dell'Africa » pubblicato nel 1951 dall'O.N.U.
Per comprendere la questione culturale quale si pone nell'Africa Nera, e qual é vista dal comunismo nella sua denuncia di certe forme dell'oppressione colonialista in questo campo (17), dobbiamo porre in luce il carattere particolare che assume colà il colonialismo francese. Questo pub certo, all'occasione, assumere delle forme aggressive, ma la sua forma più generale é quella paternalista : forma non meno pericolosa delle altre. Il pregiudizio razziale, per esempio, non ha assunto nell'Africa Nera francese quegli aspetti patologici che ha potuto avere ed ha ancora negli U.S.A. Ma v'è una sufficienza occidentale che non val meglio, in fondo, della psicosi americana. Educato da sempre all'idea della sua incontestabile superiorità (superiorità di diritto divino o superiorità in nome della Ragione, perché la Ragione é bianca e il trascendente ha i colori t[...]
[...]a : non saremo noi ad essere accusati d'incomprensione, ma lui ad esser qualificato di « primitivo ». (Bisogna tuttavia osservare che diversi occidentali di mente più aperta hanno superato questo razionalismo dommatico, e lo stesso LevyBruhl, nei suoi Carnets, abbandona onestamente la sua idea circa il carattere prelogico della mentalità primitiva; ma quest'idea s'é ormai molto radicata presso il gran pubblico).
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 73
Date le condizioni di dipendenza dell'africano, si capisce che la teoria ufficiale dell'« assimilazione » venga respinta dai più coscienti, e che i comunisti, dal canto loro, non vedano in essa niente altro che una mistificazione. Il contatto tra popoli diversi— scrive Aimé Césaire — é fecondo in se stesso, ma è funesto e impossibile nel quadro della colonizzazione, poiché colonizzare non è civilizzare, ma « cosificare », ridurre a oggetto, a cosa : assenza di contatti umani, « rapporto di dominazione e di sottomissione che trasforma l'uomo colonizzatore in sorvegliante, guardaciurma, agu[...]
[...]artre mostra come questa giunga a superare se stessa per aprirsi sull'uomo: sull'uomo aldilà del proprio colore, nero o bianco.
Dunque la « négritude » è superamento, è amore, ed é per questo che, infine, essa è poema.
(21) «La Nouvelle Critique », n. 7, giugno 1949.
(2Z) « Réflexion sur Orphée Noir » in « Présence africaine »: Les Etudiants vous parlent, n. 14, Paris 1953.
(23) PAUL VERGES, articolo citato.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 75
venga soppressa » (24). E lo stesso Vincent Auriol dichiarava nel 1949: « C'è probabilmente bisogno di tecnici, c'è bisogno di diplomati, ma non createne troppi. C'è anche bisogno di capioperai, ma non soltanto di gente che, avendo un diploma e non un impiego, sarebbe forse un elemento di agitazione » (25).
Le cifre ufficiali rispecchiano assai bene questa situazione. Se ïl piano d'investimenti per l'oltremare, nel 1946, prevedeva un 25% per la parte sociale, di cui il 10 % per l'insegnamento, nel 1949 queste cifre sono cadute rispettivamente al 18 e al 5%, il che, tenendo conto del calo[...]
[...]i dei colonizzati. Che cosa é più importante rispettare: la persona umana o l'autorità costituita? Troppo spesso i cristiani sacrificano quella a questa. Troppo spesso l'idea dell'ordine é preposta a quella della giustizia. È forse la giustizia, per non dir niente della carità, che presiede ancora alla divisione dei bianchi e dei negri sui banchi delle chiese d'Africa ?
Abbiamo esaminato alcuni problemi sui quali fa leva la critica comunista al colonialismo nell'Africa Nera. Possiamo ora osservare che questi tre fattori — 1) il forzoso stato di dipendenza delle masse indigene, 2) il loro basso grado di istruzione, 3) la debole industrializzazione del paese — costituiscono altrettanti impedimenti che rallentano la penetrazione comunista tra gli Africani. Il solo paese dell'Africa Nera francese in cui sia esistito un partito politico apparentato a quello comunista é la Côte d'Ivoire. Il partito in questione é il già citato R. D. A. (Rassemblement Démocratique Africain), il cui leader, Felix Houphouet, è un uomo potente e di grande prestigio morale[...]
[...] strutture sociali antiche hanno ancora una radice molto forte nella coscienza africana. Nell'africano — ci dicono gli etnografi — l'idea del lavoro é legata a quella del prestigio : « Lo sforzo di chi coltiva, e quello di chi danza in occasione d'una cerimonia religiosa, non sono molto differenti, poiché dal corretto a
(27) V. Les Temps modernes, novembre 1951. D.O.C., Le procès des 400 noirs de Côte d'Ivoire.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 77
dempimento di questi compiti così eterogenei risulterà per colui che li adempie uno stesso beneficio: godere del prestigio dell'« uomo buono » che ha saputo nutrire il prossimo coltivando o che ha saputo, danzando, suscitare delle forze che tendono anch'esse ad assicurare la sussistenza della collettività » (28). Non v'è, per il negroafricano, un individualismo del lavoro; egli lavora per il proprio gruppo, per la propria famiglia. Nel suo proprio ambiente, dunque, il lavoratore non è un individuo alienato da se stesso, che abbia da opporsi a qualcuno che lo impiega o che lo sfrutta : egl[...]
[...]vato Totale
C.G.T. 18.500 24.000 42.500
Autonomi 2.500 15.000 17.500
C.F.T.C. 1.500 7.000 8.500
C.G.T.F.O. 1.000 1.000
Un totale, dunque, di 69.500 lavoratori sindacati su una popolazione di 232.000 salariati e su una popolazione complessiva di 16.000.000 di abitanti. Nell'A.E.F., su 190.000 lavoratori salariati
(31) PIERRE NAVILLE, Notes sur le syndicalisme en Afrique Noire, «Présence Africaine H, n. 13.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 79
nel 1949, non più di 8.000 erano sindacati. Quanto ai programmi rivendicativi dei sindacati africani, essi riflettono — osserva P. Naville — due tendenze assai nette : in base alla prima, si esige la parità di trattamento con gli europei e l'accesso agli stessi diritti; in base alla seconda, si esige piuttosto il riconoscimento di diritti specifici degli africani, indipendentemente dalla situazione dei bianchi. Delle due tendenze, la più forte è la prima. Così la Con f érence des Travailleurs d'OutreMer della C.G.T, che ha avuto luogo a Parigi nel 1951, ha chiesto l'estensione ai territor[...]
[...]Questa gioventù si istruisce nelle ,università del territorio metropolitano, conseguendovi i principali diplomi; se una parte di essa si prepara a dedicarsi, una volta tornata in Africa, a professioni liberali su un piano borghese, un'altra parte mette in primo piano il perseguimento di un ideale politico francamente rivendicatore e liberatore. Tra gli studenti africani della metropoli v'è completa unanimità sulla questione della lotta contro il colonialismo, ma, per quanto concerne i metodi di questa lotta, esistono due correnti (32): la cor
(32) DAVID DIM', Etudiant africain devant le fait colonial, in «Présence Africaine », n. 14, Paris 1953.
80 JACQUES HOWLETT
rente nazionalista e la corrente progressista. I progressisti, raggruppati nell'associazione degli studenti R.D.A., non separano la propria lotta da quella del proletariato mondiale e del partito che li rappresenta. I nazionalisti, senza sconfessare certe posizioni comuniste, si preoccupano tuttavia di porre in risalto certe differenze del loro atteggiamento di fronte al fatto coloni[...]
[...]ropa. Nacquero però anche, all'interno del movimento, dei dissensi che portarono alla sua scissione (1949) ed alla costituzione della sua ala sinistra in un nuovo partito, il Convention People's Party (C.P.P.), sotto la guida di N'Krumah. Il C.P.P. mise in programma la lotta per l'autonomia immediata del paese e invitò il popolo alla disobbedienza civile e alla noncollaborazione, ciò che portò all'incarcerazione
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 81
è al centro delle discussioni tra le giovani élites di cui dicevamo. Ma queste discussioni, e il prestigio di quell'opera esemplare, non superano il ristretto cerchio di quei giovani intellettuali attualmente tagliati fuori dal loro ambiente. L'avvenire dell'Africa Nera francese potrà dunque esser segnato dalla loro presenza, ma é sulle basi determinanti dell'industrializzazione e della lotta sindacale che quest'avvenire sembra prepararsi più sicuramente.
JACQUES HOwLETT
dei suoi capi. Ma la base tenne fermo e, alle elezioni del 1950, il successo del C.P.P. fu cosí vasto da preoccupare [...]