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Il segmento testuale cismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 45Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (Mito e civiltà moderna) Annabella Rossi, Appunti su arte contemporana e arte preistorica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...] a symetrie. Le resultat obtenu estil si eloigné du cubisme et de certains Picassos? ». S. Giedion, Trasparency: Primitive and Modern, in Art New (summer 1952), pone a confronto un dettaglio di un affresco della cappella dei mammouth, raffigurante un toro e un cavallo, con uno studio di Guernica dipinto da Picasso nel 1937, notando il ricorrere di animali simbolici e la stretta relazione tra la testa del cavallo e ìl corpo del toro.
Il preistoricismo che si riscontra nelle opere di alcuni pittori e scultori contemporanei va inquadrato nel fenomeno più generale dell'esotismo e del primitivismo che, anche se distinti tra loro, trovano la loro fonte d'alimento in quanto c'é di polemica anticlassica nel romanticismo.
136 ANNABELLA ROSSI
Non è qui il caso di vedere se preistoricismo e primitivismo costitui. scano o no un capitolo della storia dell'esotismo, che come fatto di costume risale al XVI secolo.
Di una sensibilità « primitivistica » in senso semplicemente anticlassico possiamo scorgere le prime testimonianze sul finire del Settecento in scritti come Le confessioni di un monaco amante dell'arte di Wackenroder. Sotto il segno di una nuova sensibilità tutta intenta alla raccolta e alla rivalutazione di tradizioni prerinascimentali, regionali e locali, i fratelli Boisserée misero insieme una collezione di quadri primitivi tedeschi, naturalmente trascurati nei secol[...]

[...]rtisti periodi nei quali si riscontrano numerose influenze preistoriche, ma solo contatti occasionali, dovuti alla pubblicazione di un libro o alla visita di una grotta preistorica, ho preferito esporre le pitture e le sculture di Picasso, Mirò, Brancusi, ecc. sotto le seguenti voci: immagine, tecnica e suggestione.
Il primo degli artisti contemporanei nel quale si trovano numerosi elementi del mondo preistorico è Pablo Picasso. Il suo preistoricismo appartiene quasi esclusivamente al mondo del paleolitico superiore, popolato prevalentemente di grossi animali raffigurati in maniera estremamente realistica; solo sporadicamente si trova qualche affinità con l'arte neolitica e con quella mesolitica, che si orientano verso un sempre maggiore schematismo e stilizzazione. Picasso é un realista; il suo interesse in ogni fase della sua attività di pittore é stato sempre rivolto al reale ed é quindi naturale che tra le varie forme artistiche preistoriche egli abbia preferito quella organica dei popoli cacciatori e raccoglitori del paleolitico supe[...]

[...]agazze di Avignone
APPUNTI SU ARTE CONTEMPORANEA E ARTE PREISTORICA 141
1907); la suggestione di un'impronta di mano scura posta quasi con il significato del possesso accanto a un oggetto (La barre d'appui); la suggestione infine del cuore messo in evidenza dall'anonimo antichissimo artista che dipinse il mammouth di Pindal ha indotto Picasso a mettere ben in evidenza il cuore della Donna seduta del 1945.
Volendo dare un giudizio sul preistoricismo di Picasso si possono riportare le parole di Christian Zervos sui rapporti tra lo stesso Picasso e l'arte cretese (L'Art de la Crète, Parigi 1956) : a De ce rapprochement avec le passé, par contiguité de recherche, Picasso est l'exemple le plus illustre. Son acquiescement á certaines formés artistiques de la Crète minoenne, loin d'avoir fait de lui un disciple passif de cet art, lui a parmis d'y puiser ce qui convenait á sa conception artistique et á son tour d'esprit. Ce qui il avait senti á certains moments de sa vie il l'a reconnu sous forme d'oeuvres qui semblaient prendre les inflexions [...]

[...]me ses visions les plus difficiles á exprimer ».
3. JOAN MIRÒ
Joan Mirò, nato nel 1893 nei pressi di Barcellona, ha trascorso la sua vita tra la città natale e Parigi. A Parigi, come si è detto a proposito dell'analisi di opere di Picasso, si avevano importanti collezioni preistoriche esposte in. Musei organizzatissimi e inoltre pubblicazioni scientifiche e divulgative sull'argomento circolavano ampiamente nell'ambiente artistico.
Il preistoricismo di Joan Mirò è profondamente e tipicamente spagnolo, traendo ispirazione dall'arte neolitica della penisola iberica; molti dei suoi simboli sono quelli che i contadini e i pastori spagnoli conoscono da sempre dipinti sulle rocce delle loro montagne.
Prima però che venisse pubblicata la grande opera di H. Breuil Les peintures rupestres schématiques de la peninsula Ibérique, negli anni 193335, il preistoricismo di Mirò si limitava alla rappresentazione dei motivi più decorativi dell'arte paleolitica che era già stata abbondantemente pubblicata (Cartailhac, Breuil, La caverne d'Altamira; E. Piette, L'art pendant l'ange du renne, Paris 1907; S. Reinach, Répertoire de l'art quaternaire, Paris 1913, ecc.). È solo dopo tale pubblicazione
142 ANNABELLA ROSSI
che la pittura dell'artista spagnolo si arricchisce del simbolismo e dello schematismo neolitici.
Herbert Read ha notato il rapporto tra Mirò e l'arte levantina spagnola (intanto, solo per mettere un po' d'ordine e chiarire l'uso dei termini, penso[...]

[...] artistiche: in Picasso diviene forza, solennità, realtà, vera preistoria contemporanea; in Mire, un gioco allegro e spensierato, ma un fatto intellettualmente attento. Anche in altri pittori e scultori contemporanei si riscontrano naturalmente elementi simili che per lo piú, tranne i casi Braque e Klee, derivano da Picasso e da Mirti più che direttamente dal mondo preistorico.
Tralasciando tali pittori, si farà ora un breve accenno al preistoricismo degli scultori contemporanei, segnalando i più significativi contatti.
C. BRANCUSI: Princesse X (1916) — La scultura è molto simile alla venere dei Balzi Rossi, pubblicata nel 1898 da Reinach ed esposta aI Musée de SaintGermainenLaye, nei pressi di Parigi.
Mademoiselle N. B. (1928) — Tale confronto, come ho già detto, é stato fatto da R. Huyghe. Aggiungo soltanto che la venere di Lespu gue é stata pubblicata nel 1922 da St. Périer.
JESPERs: Femme (1933) — Braccia, seni, ventre e braccia formano un blocco unito; inoltre la scultura è priva di gambe e di testa; é insomma un frammento moderno[...]



da Roberto Guiducci, Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]te necessità non si concorreva poi ad avvicinarle, a farle, a oggettivarle. Spesso, quanta più il discorso dichiarava la pretesa di una presenza indispensabile, tanto più la realtà si riduceva al ripiegamento, alla chiusura, all'assenza.
Cominciare a farla, dunque, questa nuova cultura di sinistra, non. prospettarla, era l'unica possibile uscita da questa vite senza fine, da questo sterile accumulare prove da parte della cultura contro un politicismo eccessivo, che si ribaltava come segno inequivocabile dell'impotenza della cultura stessa. Per questo (per parecchi amici) l'accenno conclusivo ai vecchi discorsi fu un modo di trovarci subito d'accordo, una strizzata d'occhi.
Lo scritto « Sulla dialettica politicacultura » (Nuovi Argomenti, n. 1516, 1955) non era dunque che un modo di abbreviare rapidamente la strada, di evitare, prevenendola, la presunzione di un manifesto, di fissare nella paradossalità di uno pseudomanifesto l'esperienza fatta, ed insieme la conferma che il frutto migliore di questa esperienza era la persuasione che la p[...]

[...]gia (quindi fra le due facce politica e culturale) non è, di conseguenza, un a a priori », ma un risultato cui sempre tendere in un processo « ad infinitum » in cui i due aspetti interagiscono dialetticamente fra loro scambiandosi, a reciproco vantaggio, i risultati via via conseguiti.
Il non rispettare i due aspetti dello svolgimento dell'ideologia significherebbe di volta in volta ridurla ad un solo termine: di qui, i casi estremi di un politicismo integrale o della pura astrazione.
L'equilibrio sta invece in una politica nutrita culturalmente e quindi atta all'intervento non intuitivo, ma rigoroso, ed in una cultura politicamente responsabile, e cioè determinata nelle sue possibilità d'orientamento e nelle sue scelte dalle necessità concrete della pratica.
E infine come per politica marxista si intende l'aspetto di intervento come somma
PAMPHLET SUL DISGELO E SULLA CULTURA DI SINISTRA 87
Naturalmente non abbiamo difficoltà a riconoscere che in linea di massima é vero che i partiti di sinistra non hanno mai richiesto drasticamente u[...]

[...]nuti, irriducibili.
Il loro superamento può essere, a questo punto, solo dialettico, cioè un andare oltre
88 ROBERTO GUIDUCCI
nizzazione della cultura non possono derivare che corrispondenti risultati.
E i risultati sono quelli che sono se dopo dieci anni l'interessantissima e seria inchiesta sulla cultura condotta da Cesarini e Onofri sul Contemporaneo approda a qualificarli quali: « tramonto dell'idealismo filosofico, attualità dell'antifascismo, bisogno di distensione ideologica ». Tre ovvietà, soltanto che si pensi ai tanti anni ormai trascorsi dopo la Resistenza e dopo la pubblicazione di Gramsci.
Le cose erano arrivate al punto in cui la borghesia italiana, che subito dopo il '45 aveva, insieme alle staffe, perso anche la capacità di offrire una propria ideologia, era riuscita a compiere un notevolissimo ricupero per prendere in contropiede il netto passo in avanti della classe operaia e contadina effettuato nel` dopoguerra con un imponente sviluppo quantitativo.
Di fronte al non indifferente bagaglio delle nuove sociologie, de[...]

[...]i rapporti umani liberi e organici.
E se nell'Unione Sovietica la previsione e le prospettive marxiste si fanno società, se la filosofia può realizzarsi, da noi, che dobbiamo attendere, Gramsci ha insegnato come ci si può anticipare uomini pur nell'alienazione, come si può essere Stato operaio in nuce, come si può, cominciare a vivere una vita nuova nella vecchia, una vita vera nella falsa.
.Per questo l'emancipazione della cultura da un politicismo limitativo é la condizione stessa del marxismo come pensiero vivente, come pratica liberatoria. E se un risultato c'è, non ovvio, a questi dieci, tristi. anni di cultura di sinistra in Italia, esso é proprio nel non aver perso i. propri sogni, nel coraggio rimasto a riproporli.
Cosl si deduce facilmente che la cultura di sinistra non può essere soltanto una Sezione Culturale di un comitato centrale di partito. La cultura è il partito, come la politica è il partito. La cultura marxista. non può esaurirsi ad essere uno degli alleati della politica di sinistra. È la somma delle specializzazioni[...]

[...]ra Partito e intellettuali comunisti, fra
Partitoe' « riviste culturali che si ispirano' al marxismo > (Rinascita,' So
cieth;'Critica economica, ecc.), fra « lotta politica » e (( lotta ideale ». Qui
100 ROBERTO GUIDUCCI
é l'imbocco di due strade. Se si partisse dal presupposto che la lotta politica è il tutto e la lotta ideale una parte (una sezione) relativamente autonoma, in realtà subordinata al tutto, il pericolo dell'« eccesso di politicismo » e lo scadere dell'ideologia nell'« ideologismo », di cui parlano con serena chiarezza M. Cesarini e F. Onofri nel Contemporaneo (« Un'esigenza comune », n. 31, 681955), sarebbero inevitabili. Se invece la distinzione ha un senso di pariteticità, consente il discorso, lo ascolta, é pronta ad una dialettizzazione, allora c'é da sperare bene, si può chiedere che la timida espressione usata si faccia concetto esplicito, atteggiamento, si irrobustisca organizzativamente, serva per l'avvenire.
Accenneremo più avanti al contenuto della « risoluzione ». Prima di tutto vorremmo fare una osservazion[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] S. Cambareri, Il concetto di egemonia nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ce, ha condotto N. MArrEucci (cfr. A. Gramsci e la filosofia della prassi, Milano, Giuffrè, 1951) ad una originale tesi, quella secondo cui la forte esigenza della ricerca di una «via italiana » al socialismo ante litteram avrebbe portato Gramsci a sostituire alle tre fonti classiche del marxismo B. Croce e N. Machiavelli; l'uno considerato come l'espressione « italiana » della filosofia classica tedesca, l'altro come momento simbolico del politicismo francese, onde pervenire ad « una nuova sintesi organica i cui elementi anche se universali siano profondamente nazionali... tale sintesi era necessaria per un superiore sviluppo della filosofia della prassi, in quanto rendeva possibile,
Serafino Cambareri 89
nella filosofia della prassi quanto di piú progredito ed avanzato era stato raggiunto dal pensiero europeo, ed in particolar modo dal pensiero italiano, rende nel Nostro il medesimo concetto assai piú ricco e complesso rispetto al concetto leninista ed è questo, a nostro avviso, uno degli aspetti fondamentali del pensiero di Gramsci, l[...]

[...]e anzi, la fase piú recente di sviluppo di essa consiste appunto nella rivendicazione del momento dell'egemonia come essenziale nella sua concezione statale e nella "valorizzazione" del fatto culturale... come necessario accanto a quelli meramente economici e meramente politici... la filosofia della prassi criticherà come indebita e arbitraria la riduzione della storia a sola storia eticopolitica, ma non escluderà questa. L'opposizione tra il crocismo e la filosofia della prassi è da ricercare nel carattere speculativo del crocismo » 2. Queste osservazioni di Gramsci, ed altre, si concludono nel riconoscimento del valore della storia eticopolitica, in quanta non prescinda dal concetto del « blocco storico », in cui contenuto economicosociale e forma eticopolitica si identificano concretamente. Qui non si intende seguire il Nostro attraverso le sue indagini volte a mostrare i momenti della egemonia nelle varie epoche storiche; notiamo soltanto l'impressionante ricchezza di motivi che egli ci offre sul problema della egemonia, della direzione politica e culturale legata sempre al contenuto economicosociale e alla organizz[...]

[...]ninismo. Il fatto che Gramsci abbia posto l'accento sul momento della direzione intellettuale e morale come condizione della conquista e dell'esercizio del potere, risulta piú evidente ove si pensi alla sua instancabile lotta teorica e pratica condotta per la « creazione di un nuovo ceto intellettuale educato nel mondo della produzione » Gli è che la classe borghese esita a portare avanti la sua stessa rivoluzione e quindi è incapace di democraticismo conseguente; ma per il movimento proletario porsi alla testa degli altri gruppi significa essere capace di legare a sé altre classi, con la « persuasione permanente », o tramite i suoi intellettuali il cui modo di essere « non può piú consistere nella eloquenza, motrice esteriore e momentanea degli affetti e delle passioni, ma nel mescolarsi attivamente alla vita pratica, come costruttore, organizzatore, " persuasore permanente "... [intellettuali che] dalla tecnicalavoro [devono} giungere alla tecnicascienza e alla concezione umanistica e storica senza la quale si rimane " speciallista" e no[...]

[...]ero egli si trovava di fronte ad un partito socialista dilaniato da contrasti non sempre di fondo, dominato dalla socialdemocrazia, dalla cor
1 R., pp. 70, 71.
2 I., p. 7.
I documenti del convegno
ruzione, dall'opportunismo, e che certamente non poteva essere lo strumento piú adatto per una rivoluzione culturale e morale, e tanto meno per la fondazione di un nuovo tipo di Stato. Talché la classe, in quella congiuntura storica, e sotto il fascismo, si identificò in un solo partito, anche se altri gruppi sociali si trovarono sulle medesime posizioni di latta; oggi, le condizioni sono mutate e la classe, in Italia, si esprime in due partiti in funzione di avanguardia e in altri gruppi sociali, talché « non esiste nessun principio che escluda la pluralità dei partiti nel paese e al potere durante la costruzione di una società socialista, e il libero confronto tra le differenti ideologie » 1. Il problema è che si pensi in termini di classe e si operi in termini di partito, cioè che il partito sia mezzo e non fine, efficace strumento appunt[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine cismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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