Brano: [...]te necessità non si concorreva poi ad avvicinarle, a farle, a oggettivarle. Spesso, quanta più il discorso dichiarava la pretesa di una presenza indispensabile, tanto più la realtà si riduceva al ripiegamento, alla chiusura, all'assenza.
Cominciare a farla, dunque, questa nuova cultura di sinistra, non. prospettarla, era l'unica possibile uscita da questa vite senza fine, da questo sterile accumulare prove da parte della cultura contro un politicismo eccessivo, che si ribaltava come segno inequivocabile dell'impotenza della cultura stessa. Per questo (per parecchi amici) l'accenno conclusivo ai vecchi discorsi fu un modo di trovarci subito d'accordo, una strizzata d'occhi.
Lo scritto « Sulla dialettica politicacultura » (Nuovi Argomenti, n. 1516, 1955) non era dunque che un modo di abbreviare rapidamente la strada, di evitare, prevenendola, la presunzione di un manifesto, di fissare nella paradossalità di uno pseudomanifesto l'esperienza fatta, ed insieme la conferma che il frutto migliore di questa esperienza era la persuasione che la p[...]
[...]gia (quindi fra le due facce politica e culturale) non è, di conseguenza, un a a priori », ma un risultato cui sempre tendere in un processo « ad infinitum » in cui i due aspetti interagiscono dialetticamente fra loro scambiandosi, a reciproco vantaggio, i risultati via via conseguiti.
Il non rispettare i due aspetti dello svolgimento dell'ideologia significherebbe di volta in volta ridurla ad un solo termine: di qui, i casi estremi di un politicismo integrale o della pura astrazione.
L'equilibrio sta invece in una politica nutrita culturalmente e quindi atta all'intervento non intuitivo, ma rigoroso, ed in una cultura politicamente responsabile, e cioè determinata nelle sue possibilità d'orientamento e nelle sue scelte dalle necessità concrete della pratica.
E infine come per politica marxista si intende l'aspetto di intervento come somma
PAMPHLET SUL DISGELO E SULLA CULTURA DI SINISTRA 87
Naturalmente non abbiamo difficoltà a riconoscere che in linea di massima é vero che i partiti di sinistra non hanno mai richiesto drasticamente u[...]
[...]nuti, irriducibili.
Il loro superamento può essere, a questo punto, solo dialettico, cioè un andare oltre
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nizzazione della cultura non possono derivare che corrispondenti risultati.
E i risultati sono quelli che sono se dopo dieci anni l'interessantissima e seria inchiesta sulla cultura condotta da Cesarini e Onofri sul Contemporaneo approda a qualificarli quali: « tramonto dell'idealismo filosofico, attualità dell'antifascismo, bisogno di distensione ideologica ». Tre ovvietà, soltanto che si pensi ai tanti anni ormai trascorsi dopo la Resistenza e dopo la pubblicazione di Gramsci.
Le cose erano arrivate al punto in cui la borghesia italiana, che subito dopo il '45 aveva, insieme alle staffe, perso anche la capacità di offrire una propria ideologia, era riuscita a compiere un notevolissimo ricupero per prendere in contropiede il netto passo in avanti della classe operaia e contadina effettuato nel` dopoguerra con un imponente sviluppo quantitativo.
Di fronte al non indifferente bagaglio delle nuove sociologie, de[...]
[...]i rapporti umani liberi e organici.
E se nell'Unione Sovietica la previsione e le prospettive marxiste si fanno società, se la filosofia può realizzarsi, da noi, che dobbiamo attendere, Gramsci ha insegnato come ci si può anticipare uomini pur nell'alienazione, come si può essere Stato operaio in nuce, come si può, cominciare a vivere una vita nuova nella vecchia, una vita vera nella falsa.
.Per questo l'emancipazione della cultura da un politicismo limitativo é la condizione stessa del marxismo come pensiero vivente, come pratica liberatoria. E se un risultato c'è, non ovvio, a questi dieci, tristi. anni di cultura di sinistra in Italia, esso é proprio nel non aver perso i. propri sogni, nel coraggio rimasto a riproporli.
Cosl si deduce facilmente che la cultura di sinistra non può essere soltanto una Sezione Culturale di un comitato centrale di partito. La cultura è il partito, come la politica è il partito. La cultura marxista. non può esaurirsi ad essere uno degli alleati della politica di sinistra. È la somma delle specializzazioni[...]
[...]ra Partito e intellettuali comunisti, fra
Partitoe' « riviste culturali che si ispirano' al marxismo > (Rinascita,' So
cieth;'Critica economica, ecc.), fra « lotta politica » e (( lotta ideale ». Qui
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é l'imbocco di due strade. Se si partisse dal presupposto che la lotta politica è il tutto e la lotta ideale una parte (una sezione) relativamente autonoma, in realtà subordinata al tutto, il pericolo dell'« eccesso di politicismo » e lo scadere dell'ideologia nell'« ideologismo », di cui parlano con serena chiarezza M. Cesarini e F. Onofri nel Contemporaneo (« Un'esigenza comune », n. 31, 681955), sarebbero inevitabili. Se invece la distinzione ha un senso di pariteticità, consente il discorso, lo ascolta, é pronta ad una dialettizzazione, allora c'é da sperare bene, si può chiedere che la timida espressione usata si faccia concetto esplicito, atteggiamento, si irrobustisca organizzativamente, serva per l'avvenire.
Accenneremo più avanti al contenuto della « risoluzione ». Prima di tutto vorremmo fare una osservazion[...]