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Il segmento testuale capitalista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 720Analitici , di cui in selezione 24 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]terna e internazionale, creatasi in seguito alla guerra imperialista. Qual'è la situazione interna? Essa vi è molto nota, mi ci soffermerò brevemente. La distruzione delle forze produttive durante la guerra ha.
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creato quella profonda crisi economica che, non soltanto le è sopravvissuta, ma si è fatta via via piú profonda e piú acuta. L'Italia manca di materie prime ed essa non se ne pub procurare a cagione della loro rarefazione nell'Europa capitalista ed a cagione del deprezzamento della moneta italiana. Nello stesso tempo cresce sempre maggiormente il costo delle merci di prima necessità, dovuto al monopolio che la grande borghesia finanziaria e industriale, arricchitasi durante la guerra, è riuscita ad imporre sulle materie prime e sugli oggetti di largo consumo. La condizione della classe operaia in Italia diviene via via piú miserabile, perché il rincaro della vita è assai maggiore degli aumenti di salario, e, in effetto, porta verso una reale diminuzione dei salari. Operai, le lotte della classe operaia per gli aumenti di salari incon[...]

[...]onaria, che essi possono stabilire in modo infallibile il loro dovere. Coloro che negano una simile situazione, coloro che la trascurano, si collocano sul
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piano della borghesia, lavorano per la consolidazione delle basi del capitalismo e della dominazione borghese; lavorano per l'incatenamento del proletariato in uno sfruttamento ancora maggiore.
Qual'è oggi, la situazione internazionale, la situazione degli Stati capitalistici e del mondo capitalista, dopo la guerra imperialista? La crisi economica e finanziaria ha colpito non solamente gli Stati vinti, ma anche gli Stati vincitori. L'Italia è compresa fra gli Stati vincitori; ma, tuttavia, noi la vediamo travagliata da una crisi economica e finanziaria delle piú profonde. La produzione nel mondo capitalista intero, ma soprattutto nei paesi dell'Europa continentale, si trova nella seguente condizione: il massacro di decine di milioni di operai e contadini e la invalidità di altre decine di milioni, significa la distruzione di altrettante forze produttive viventi. Ma la guerra ha anche distrutto una grande quantità di mezzi di produzione, di materie prime e di mezzi di trasporto: conseguenza inevitabile di tutto ciò, è la diminuzione della produzione generale.
La guerra, addossando agli Stati enormi debiti, e aumentando enormemente la quantità di carta moneta, ha cagionato il deprezzamento dei va[...]

[...]nevitabile di tutto ciò, è la diminuzione della produzione generale.
La guerra, addossando agli Stati enormi debiti, e aumentando enormemente la quantità di carta moneta, ha cagionato il deprezzamento dei valori monetari in tutti i paesi capitalisti, fatta eccezione per l'America e per una parte dell'Inghilterra. E ciò, dopo la distruzione dei mezzi di trasporto, è l'altra causa dello sfacelo del commercio internazionale odierno. Oggi, il mondo capitalista si trova in queste condizioni: mentre i depositi dei capitalisti americani sono rigurgitanti di merce, i proprietari non possono esportare queste merci stesse a cagione del deprezzamento del valore della moneta nei paesi europei. I « trusts » americani chiudono le fabbriche e gettano sul lastrico milioni di operai in preda alla disoccupazione, nel tempo stesso in cui i popoli europei cadono in una miseria piú nera a cagione della mancanza di prodotti industriali. D'altra parte, i paesi industriali, che hanno bisogno di materie prime, come, ad esempio, l'Inghilterra, per timore della rivoluzio[...]

[...]ché questa borghesia non vi può trovare il medesimo utile. Insieme con i capitali accumulati, la borghesia accumula anche le materie prime ed i prodotti di largo consu
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mo, monopolizza la produzione ed il commercio di questi prodotti all'interno ed all'estero, si getta in una speculazione accanita ed aumenta, senza limite, i prezzi di tutte le merci. La guerra imperialista ha aumentato e fortificato l'accentramento del capitale. Il monopolio capitalista sui mezzi di produzione: la terra, le materie prime e i prodotti di largo consumo, ha preso proporzioni mostruose. Ed il monopolio capitalista è la causa principale della crescente miseria. Ma il caroviveri che aumenta senza tregua, costituisce un nuovo inciampo per la. produzione, perché porta con sé anche l'aumento dei prezzi delle materie prime e diminuisce contemporaneamente la capacità consumatrice delle classi lavoratrici.
Il fatto che la borghesia si dedica non già alla produzione, ma alla speculazione, che trasforma il capitale industriale in capitale di speculazione e di reddito, è un sintomo che la borghesia ha definitivamente portato a termine il suo compito storico e che il capitalismo é entrata in una fase tale in cui [...]

[...]ituazione finanziaria dei paesi balcanici, ecc. ».
Dunque, la crisi finanziaria cresce senza tregua. Tutte le forze finanziarie dei Governi borghesi per fermarla e salvare la situazione, sono restati e restano vani. L'unica uscita, per il momenta, essi la trovano nella macchina da stampa della carta moneta. Ma é precisamente questo mezzo che aggrava maggiormente la crisi.
In conseguenza della crisi, la situazione della classe operaia nel mondo capitalista, si fa sempre maggiormente miserabile ed insopportabile. I prezzi degli oggetti di prima necessità, aumentano in una proporzione molto piú grande che i salari operai. Seconda i dati ufficiali, in Inghilterra il prezzo dei viveri é aumentato di circa il 160 % e i salari degli operai soltanto del 130 %, in Francia il rialzo dei prezzi é del 300 %, quello dei salari del 200 %, ecc. La sproporzione effettiva fra l'aumento del prezzo dei viveri ed i salari è assai rilevante.
Quando gli operai tentano di aumentare i propri salari mediante gli scioperi, la borghesia risponde con il lockaut, alla do[...]

[...]re i suoi grandi guadagni, la sua proprietà sui mezzi di produzione, i suoi privilegi di classe, il proprio dominio, é decisa a tutto: a sabotare la produzione, a distruggere i mezzi di produzione, a spingere le masse lavoratrici in una crescente miseria, a condannarle alla degradazione ed alla morte.
Ma la borghesia, quanto piú distrugge la vita economica inaridendo cosí le sorgenti dei suoi propri guadagni e del suo prodotto nel vecchio mondo capitalista, tanto piú si getta con maggiore avidità sui popoli delle colonie e dei paesi arretrati. Essa sostituisce i metodi di produzione, con i metodi della spogliazione e del brigantaggio dei popoli soggetti.
Ecco l'uscita che la borghesia trova alla crisi economica, finanziaria e politica. Essa vuole salvarsi mediante questa uscita se il proleta
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riato internazionale ed i popoli oppressi si lasciano ricacciar indietro,. nella barbarie della borghesia imperialista dominante.
Ma la crisi economica e finanziaria, creata dalla guerra imperialista, ha aperto una nuova epoca rivoluzionaria nella [...]

[...]tariato internazionale sulla via delle lotte rivoluzionarie decisive.
La rivoluzione russa è una conseguenza della guerra imperialista: essa non è soltanto di importanza locale; ha invece importanza e carattere internazionale. È l'inizio della rivoluzione comunista universale; ha aperto la nuova epoca rivoluzionaria nella storia.
La prova piú eloquente del carattere internazionale della rivoluzione russa, è il fatto che essa ha diviso il mondo capitalista in due fronti: uno è il fronte dell'imperialismo e della controrivoluzione, sul quale lottano la borghesia ed i Governi capitalisti; l'altro é il fronte della rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La crisi generale economica e finanziaria, infiamma maggiormente la lotta rivoluzionaria del proletariato e gli sforzi della , borghesia, per conservare il suo dominio mediante la dittatura ed il terrore con eserciti mercenari e guardie bianche, scatena la guerra civile nel mondo capitalista.
Qual'è il dovere dei Partiti comunist[...]

[...]orghesia ed i Governi capitalisti; l'altro é il fronte della rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La crisi generale economica e finanziaria, infiamma maggiormente la lotta rivoluzionaria del proletariato e gli sforzi della , borghesia, per conservare il suo dominio mediante la dittatura ed il terrore con eserciti mercenari e guardie bianche, scatena la guerra civile nel mondo capitalista.
Qual'è il dovere dei Partiti comunisti e dell'Internazionale comunista nella presente epoca rivoluzionaria? Il loro compito è di unificare la lotta rivoluzionaria del proletariato internazionale e dirigerla verso lo scopo supremo: la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. I Partiti comunisti e la Internazionale comunista, traggono profitto dalle esperienze colossali e preziose della rivoluzione russa. La Russia è il primo, e contemporaneamente è il piú grande paese capitalista nel quale il proletariato si è impadronito del potere statale ed ha stabilito [...]

[...]ale comunista nella presente epoca rivoluzionaria? Il loro compito è di unificare la lotta rivoluzionaria del proletariato internazionale e dirigerla verso lo scopo supremo: la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. I Partiti comunisti e la Internazionale comunista, traggono profitto dalle esperienze colossali e preziose della rivoluzione russa. La Russia è il primo, e contemporaneamente è il piú grande paese capitalista nel quale il proletariato si è impadronito del potere statale ed ha stabilito la propria dittatura di classe. In realtà il proletariato russo applica, per la prima volta nella storia, i metodi rivolu
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zionari per la demolizione dello Stato capitalista e per il consolidamento di un nuovo Stato proletario socialista; organizza in pratica la dittatura del proletariato ed ha già incominciata l'organizzazione della costruzione della società comunista. Il proletariato internazionale, non soltanto non pub trascurare l'esperienza della rivoluzione russa, ma trae da essa le piú grandi lezioni. Oltre a ciò il proletariato internazionale viene sempre maggiormente acquistando coscienza di questo: che lo schiacciamento della rivoluzione russa sarebbe equivalso al proprio schiacciamento e che, quando esso sostiene la rivoluzione russa, assicura la vitto[...]

[...] il proletariato russo e che l'Internazionale comunista tragga profitto nella misura maggiore dei principi, della tattica, dei metodi d'organizzazione e di lotta del proletariato rivoluzionario russo; principi, metodi ed organizzazione che sono stati temprati nel fuoco e nel sangue della piú grande rivoluzione proletaria del mondo.
Ma, proprio in questo momento, il compagno Serrati si avanza e dichiara che non esistono né in Italia né nel mondo capitalista le condizioni per la rivoluzione. Egli nega la situazione rivoluzionaria e l'epoca rivoluzionaria. Nella sua risposta, del 16 dicembre, al compagno Lenin, Serrati dichiara precisamente che: «egli non è d'accordo con Lenin ed i comunisti italiani sull'apprezzamento del momento storico attraversato dall'Italia». Piú avanti, egli dichiara che: « in Italia, a parte l'episodio di Ancona, non c'è stata una vera insurrezione, e che la occupazione delle fabbriche non fu un movimento rivoluzionario, ma un movimento sindacale largo e profondo, completamente pacifico ». Egli dichiara infine che l'agitaz[...]

[...]bile ad ogni frazione rispondere esaurientemente. (Approvazioni).
MISIANO (continuando la lettura): Poiché, quale è oggi la differenza fra gli opportunisti ed i comunisti? E precisamente questa: che i primi non riconoscono la situazione rivoluzionaria, non ammettono che le condizioni per una rivoluzione proletaria siano mature, giustificando con questo la loro collaborazione con la borghesia per il ristabilimento ed il consolidamento del regime capitalista scosso, il loro passaggio alla controrivoluzione. Il compagno Serrati, e quanti lo sorreggono, accettando le basi teoriche dell'opportunismo e del riformismo, sono naturalmente costretti ad accettare anche la loro concezione sulle questioni attuali della lotta del proletariato, ad approvare ed accettare la loro tattica. Noi ringraziamo il compagno Serrati della sua franchezza in questa occasione. Oggi Serrati riconosce francamente la concentrazione socialista. Ciò serve a gettare una gran luce sulla situazione.
Il compagno Serrati non riconosce che l'occupazione delle fabbriche da parte degl[...]

[...]proprietari terrieri, la responsabilità ricade sul P.S.I. la cui lotta e la cui azione rivoluzionaria è ostacolata dai riformisti e dai centristi.
È appunto su questa questione, la piú importante, quella della lotta del proletariato e delle masse lavoratrici contadine in Italia, che il compagno Serrati si trova in pieno accordo con i riformisti, ma egli è d'accordo con essi anche sul giudizio dell'azione generale dell'Italia e dell'intero mondo capitalista, quando nega che le condizioni per la rivoluzione proletaria sono mature. È forse strano, dopo ciò, che il compagno Serrati si dichiara contro l'espulsione dei riformisti e per conseguenza, si pronunci contro una di quelle piú importanti decisioni del Congresso dell'Internazionale comunista? È vero che il compagno Serrati, dopo avere fatta l'apologia dei riformisti e della loro tattica, si dichiarò, all'inizio della discussione, anche disposto a fare una conces
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sione all'Internazionale comunista, ed escludere dal Partito qualche riformista, ma egli è disposto a sacrificare qualche rifor[...]

[...] violenza, ma con la educazione generale ed agricola, con l'introduzione progressiva delle macchine nell'agricoltura, con la esperienza della produzione collettiva agricola, che si giungerà al possesso completo ed al lavoro in comune della terra.
E l'Internazionale comunista non propone una soluzione schematica della questione agraria per tutti i paesi; al contrario, il Partito comunista, nei paesi e nelle provincie in cui la grande agricoltura capitalista è sviluppata ed in cui il proletariato agricolo è numeroso, rivendica l'espropriazione dei grandi proprietari terrieri e la trasmissione della loro terra in possesso collettivo degli operai agricoli. Con questo, il Partito comunista non si trova in contraddizione con le tesi dell'Internazionale comunista. In generale, il proletariato rivoluzionario risolverà la questione agraria, secondo le condizioni particolari di ogni paese, re
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stando però sempre fedele alla tattica rivoluzionaria — sanzionata dall'Internazionale comunista — di conquistare la grande massa lavoratrice contadina (e ques[...]

[...]alcanici e danubiani, e hanno posto i loro popoli in condizioni di schiavitú coloniale sotto il giogo dell'imperialismo dell'Intesa; la nostra borghesia è un istrumento docile tra le mani della borghesia imperialista europea, quanto lo sono le classi dominanti di tutti i popoli coloniali ed arretrati. I popoli balcanici non possono conquistare la loro indipendenza nazionale dal giogo dell'imperialismo europeo, se non spezzano le catene del giogo capitalista della loro propria borghesia, e nello stesso tempo non acquistano la libertà e l'emancipazione sociale. Per questo grande fine della emancipazione e della libertà sociale e nazionale dei popoli balcanici e danubiani, i Partiti comunisti di quei paesi, unificati in una fede ed in una Federazione comunista generale, conducono la lotta, in pieno accordo coll'Internazionale comunista.
Altrettanto chiara, giusta e rivoluzionaria è la posizione dell'I.C. nei riguardi della lotta che conducono i popoli coloniali in Asia ed in Africa. In questi paesi la situazione è caratterizzata dal fatto che il c[...]



da Georg Lukacs, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Introduzione agli scritti di estetica di Marx ed Engels in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...] il loro principale interesse si rivolge a conoscere ed elaborare i tratti più essenziali dell'epoca attuale, dello sviluppo moderno. Se ora esaminiamo sotto questo rispetto il modo marxista di considerare la letteratura, vediamo ancora più chiaramente quanto importante sia la funzione che spetta al principio dell'ineguaglianza di sviluppo net definire la peculiarità di un periodo qualsiasi. Nell'evoluzione delle società divise in classi il modo capitalista di produzione é indubbiamente lo stadio economicamente più elevato. Ma per Marx è altrettanto indubbio che questo modo di produzione é per la sua stessa essenza poco propizio al fiorire della letteratura e dell'arte. Marx non é il primo e nemmeno il solo a scoprire e descrivere questo stato di cose, ma solo in lui i motivi reali appaiono nella loro interezza. Poiché solo una concezione comprensiva, dinamica e dialettica come il marxismo può dare un quadro esatto di questa situazione. Qui noi non possiamo naturalmente nemmeno abbozzare la questione.
Essa rende particolarmente chiaro al lettor[...]

[...]omprensiva, dinamica e dialettica come il marxismo può dare un quadro esatto di questa situazione. Qui noi non possiamo naturalmente nemmeno abbozzare la questione.
Essa rende particolarmente chiaro al lettore il fatto che la teoria e la storia letteraria del marxismo costituiscono soltanto una parte di un più vasto insieme: il materialismo storico. Marx non definisce questo indirizzo fondamentale avverso all'arte proprio del modo di produzione capitalista, a partire da punti di vista estetici. Anzi, se considerassimo le affermazioni di Marx con un metro quantitativo, statistico, — ciò che naturalmente non ci è mai lecito fare, — potremmo addirittura dire che questa questione lo interessava appena:. Ma chi abbia studiato con la dovuta comprensione e attenzione il a Capitale» e gli altri scritti di Marx, si sarà accorto che alcuni suoi accenni, visti nel quadro della totalità comprensiva, consentono una visione dell'essenza della questione più profonda di quella degli scritti degli anticapitalisti romantici che si sono occupati di estetica per t[...]

[...]sti, come rapporto della società con la natura. Ma contemporaneamente Marx dimostra anche che tutte queste categorie nel capitalismo appaiono necessariamente in forme reificate e celano
G. LUKÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MART ED ENGELS 39
con questa forma reificata la loro vera essenza, cioè le relazioni tra gli uomini. Nel mettere sulla testa le categorie fondamentali dell'essere umano consiste ila necessaria feticizzazione della società capitalista. Nella coscienza dell'uomo il mondo appare tutto diversa da quel che é, deformato nella sua struttura, separata dalle sue vere relazioni. E necessario un particolare sforzo del pensiero perché l'uomo del capitalismo penetri questo feticismo e perché, dietro alle categorie reificate (merce, denaro, prezzo, ecc.) che determinano la sua vita quotidiana, egli comprenda la loro vera essenza: le relazioni sociali degli, uomini tra loro.
Ora l'humanitas, cioè l'appassionato studio della sostanza umana dell'uomo, rientra nell'essenza di ogni letteratura e di ogni arte vera; né basta, perché siano ch[...]

[...]ggire dall'affrontare i veri problemi. Nel corso delle battaglie ideologiche e letterarie condotte negli anni posteriori al 1840 il giovane Marx scrisse una critica approfondita del romanzo di Eugenio Sue «I misteri di Parigi », assai letto in quel tempo e divenuto estremamente popolare in Germania. Qui vogliamo rile! vare solamente che Marx sferza soprattutto in Sue proprio ii fatto che egli si adagia codardamente nella superficie della società capitalista e deforma e falsifica la realtà per motivi opportunistici. Na turalmente oggi nessuno legge più Sue. Ma ogni pochi anni emergono, in corrispondenza agli umori della borghesia di quegli anni, degli scrittori alla moda per cui questa critica conserva sotto ogni aspetto — con le varianti del caso — la sua validità.
G. LUKÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS 43
Si sari notato che la nostra analisi, che aveva preso le mosse dalla formazione e dallo sviluppo della letteratura, sta passando quasi insensibilmente a investire dei problemi estetici in senso stretto. Con ciò siamo giunti a[...]

[...]ggi la vera essenza del processa, ma scava in profonditi anche in se stesso e attinge le vere radici del suo amore e del suo odio. Il Balzac pensatore é uscito dall'ambiente di Bonald e di De Maistre; il Balzac creatore vede meglio, di più e più profondamente dei pensatori politici di destra. Attraverso i loro rapporti con l'integrità dell'uomo egli penetra le contraddizioni dell'ordinamento economico capitalistico, la problematica della civiltà capitalista; l'immagine del mondo proprio del Balzac creatore si avvicina straordinariamente al quadro satirico della società capitalista in formazione disegnato dal suo grande contemporaneo Fourier.
Il trionfo del realismo significa, in questa versione che ne dà il marxismo, una completa rottura con quella concezione volgare della letteratura e dell'arte che deriva meccanicamente il valore dell'opera letteraria dalle concezioni politiche dello scrittore, dalla cosiddetta psicologia di classe. Il metodo marxista qui indicato é
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G. LURÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS 57
adattissimo a spiegare i fenomeni letterari piú complessi, ma solo a patto di maneggiarlo concretamente, con vero spirito storicistico,
con[...]

[...]ivoluzionario che di tale coscienza é il portatore sociale e politico, possa creare basi materiali tali da non soltanto difendere,
G. LUKÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS 59
ma altresì innalzare a un livello mai raggiunto finora la pienezza e la perfezione sociale e politica, e morale e spirituale e artistica.
Questa questione è al centro del pensiero di Marx. Egli ha contrapposto una volta la condizione dell'uomo nella società capitalista a quella nella società socialista: a Al posto di tutti i sensi fisici e spirituali é subentrata perciò l'estraniazione pura e semplice di tutti questi sensi: il senso dell'avere. A questa assoluta povertà doveva ridursi l'essere umano per poter nuovamente partorire da sé la sua intima ricchezza...
La soppressione della proprietà privata é quindi la completa emancipazione di tutti i sensi e di tutte le qualità umane; ma é questa emancipazione proprio in quanto questi sensi e qualità sono diventati umani, sia soggettivamente che oggettivamente ».
Così l'umanismo socialista viene ad inserirsi [...]



da Jacques Howlett, I comunisti e la lotta contro il colonialismo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]odi di colonizzazione europei, americani e sovietici, pone innanzi l'idea d'incontri umani tali « che ciascuno possa divenire il prossimo di ciascun altro ». Un nordafricano, R. Emsalem, constata (3) anche lui che il fenomeno coloniale é « in via di dissoluzione ». Un collaboratore delle riviste Esprit e Temps Modernes, Francis Jeanson, liquida (4) tutta l'opera colonialista come quella che all'origine non é altro che « uno sfruttamento di' tipo capitalista intrapreso su larga scala e in condizioni particolarmente favorevoli per quanto concerne la mano d'opera ». Il settimanale L'Observateur d'aujourd'hui, diretto da Claude Bourdet, non s'esprime diversamente sul fondo dlella questione. Insomma, in modi assai diversi, modi freddi o indignati, e che vanno dall'appello alla ragione pratica alle «buone ragioni» degli utilitaristi o alla Ragio
(1) « Mondes d'Orient », aprile 1951.
(2) « Le Monde non chrétien », lugliosettembre 1950.
(3) « Conscience algérienne », n. 2.
(4) « Mondes d'Orient », giugno 1951.
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ne toutcourt, il p[...]

[...]. È così, continua l'analisi di Lenin, che prima della guerra (191418) i capitali investiti all'estero dai tre principali paesi (Inghilterra, Germania, Francia) ammontavano già a 175200 miliardi di franchi, i quali, al tasso modesto del 5 0/e, dovevano fruttare 810 miliardi all'anno. E Lenin aggiunge : « Ecco una solida base per l'oppressione e lo sfruttamento imperialista della maggior parte dei paesi e dei popoli del mondo, per il parassitismo capitalista d'un pugno di Stati opulenti » (op. cit., p. 168).
L'imperialismo, insomma, corrisponde allo stadio monopolistico del capitalismo; e Lenin riassume così i suoi caratteri fondamentali
(7) LENIN, L'impérialisme stade supérieur du capitalisme, p. 2. Testi riuniti in: Données complémentaires à l'impérialisme di E. VARGA et L. MENDELSOHN. Editions Sociales, Paris 1950.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 65
1) concentrazione della produzione e del capitale a un grado tale da provocare la formazione dei monopoli;
2) fusione del capitale bancario industriale;
3) esportazione di capit[...]

[...]are l'educazione politica e associare quei popoli alle forme superiori dell'economia; bisognerà infine, organizzare la collaborazione economica tra i lavoratori delle nazioni arretrate e quelli delle nazioni progredite (11). Nel 1925, Stalin lancia la parola d'ordine : « Bisogna proletarizzare le regioni coloniali », cioè svilupparne l'industria, creatrice d'un proletariato forte e cosciente, capace di trascinare le masse. Nelle zone d'influenza capitalista, gli stessi imperialisti sono condotti a sviluppare l'industria dei paesi da essi dominati, avviando così la liquidazione delle antiche strutture sociali e aiutando, loro malgrado, l'ascesa del proletariato. Così la crisi rivoluzionaria guadagna terreno nelle colonie.
Quali che siano i processi che hanno condotto a queste crisi nei vari paesi colonizzati, non si pub dire che, dal 1925 in poi, gli avvenimenti abbiano smentito i dottrinari della rivoluzione comunista. Attualmente, nei paesi colonizzati (sia d'Africa che d'Asia), noi stiamo infatti assistendo non già soltanto a un risveglio dei[...]

[...]tolo è già un programma: u L'unica via d'uscita: l'indipendenza totale. Il solo mezzo: un vasto movimento d'unione antiimperialista » (33), Maghemout Diop esprime nettamente queste distinzioni: l'unanimità circa l'antiimperialismo non impedisce ai comunisti e ai popoli coloniali di avere atteggiamenti differenti di fronte al capitalismo. Gli obbiettivi immediati non sono gli stessi. Per i comunisti, la lotta essenziale è quella contro il sistema capitalista. Per
i popoli colonizzati, é quella contro l'imperialismo. In altre parole, mentre i comunisti preparano la rivoluzione sociale che conduce al comunismo, i yopoli coloniali mirano innanzi tutto alla rivoluzione nazionale.
In regime coloniale « la rivoluzione sociale non può in alcun modo essere anteriore alla rivoluzione nazionale ». Se dunque è vero che i popoli coloniali sono gli alleati naturali delle masse proletarie del mondo, è anche vero che molti africani distinguono accuratamente gli obbiettivi immediati dei primi da quelli delle seconde, e insistono sul fatto che l'alleanza in que[...]



da Saverio Tutino, Fidel Castro dichiara all'Unità. «Vogliamo aumentare gli scambi con l'Italia». «Possiamo esportare zucchero, bestiame, polli e uova» - Castro vede la futura Cuba socialista come un immenso splendido girdino dove l'uomo possa essere felice. in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1965 - - aprile - 25

Brano: [...]ere carne all'Italia e che l'Italia potrebbe e dovrebbe comperare più zucchero da Cuba. Il leader cubano ha ridicolizzato con una battuta sprezzante la favola del complotto contro Leoni, in Venezuela. Ha parlato a lungo, con i corrispondenti dell'Unità e del danese Land og Folk, delle floride prospettive della agricoltura cubana e della sua visione di uno sviluppo del socialismo, a misura dell'uomo, in contrasto rivoluzionario con il «progresso» capitalista.
Fidel Castro ha sostenuto questa conversazione per un'ora e mezzo, senza smettere di tagliare canna da zucchero, in una «fattoria del popolo» della provincia di Camaguey, venerdì scorso. Il primo ministro e il presidente Dorticos, con tutti i ministri, hanno passato una settimana tagliando canna dalla mattina alla sera. Hanno voluto mostrarsi esemplarmente all'altezza delle decine di migliaia di volontari che — insieme con le brigate di lavoratori stabili — consentiranno a Cuba di smentire clamorosamente, quest'anno, la storiella secondo cui, nell'agricoltura, i metodi socialisti sono desti[...]

[...]ne di quest'anno è già venduta ai paesi socialisti per un prezzo di sei centesimi la libbra». Più del doppio del prezzo attuale alla borsa di Londra. «Avevano detto che se Cuba fosse arrivata a produrre cinque milioni quest'anno, lo zucchero sarebbe diventato dolce amaro, per il governo degli Stati Uniti. Credo che stiano già assaporando quest'amarezza: più che altro un dolore morale, perché mai hanno pensato che senza il loro modo di produzione capitalista, i lavoratori cubani sarebbero riusciti a ottenere zafra di oltre cinque milioni di tonnellate».
Qui parlammo della possibilità d'incrementare gli scambi con l'Italia. «Siamo sempre dello stesso avviso: siamo disposti a commerciare con tutti. Con l'Italia, ora, è cominciata la vendita di bestiame. Siamo in trattative anche per altro. Ma si può sapere da dove traggono lo zucchero gli italiani. Dalle barbabietole? Sfido chiunque a produrre zucchero da barbabietole ad un costo anche solo un poco meno conveniente di quello che comprerebbero da Cuba. Con la barbabietola, una libbra di zucchero no[...]

[...]La legge del profitto uccide l'umanità. La tesi dell'autore è che bisogna sottoporre la produzione agricola a un controllo di tipo biologico: i fabbricanti di anticrittogamici fanno miliardi, ma si sta distruggendo, insieme coi parassiti, gran parte dell'ambiente naturale indispensabile per la vita. Probabilmente la diffusione del cancro è dovuta a questo. Non vi sembra una tremenda lezione di vita e una grande lezione politica contro il sistema capitalista?».
Un'ora e mezzo così: noi ponendo qualche domanda, lui tagliando canne a grandi colpi di machete e parlando, parlando, sulla sua visione del socialismo a Cuba, e sull'agricoltura: «Sono nato in campagna, ma la vedevo come bellezza naturale. Ora la conosco. Comincio a conoscerla scientificamente». Dirige anche una fattoria sperimentale, dove è riuscito a ottenere un tipo di canna di altissimo rendimento.
Saverio Tutino



da (Nove domande sullo stalinismo) Giuseppe Chiarante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]avvertire questa ambivalenza nella sua posizione: «L'ineguaglianza dello sviluppo economico e politico è una legge assoluta del capitalismo. Ne risulta che è possibile la vittoria del socialismo, all'inizio, in alcuni paesi capitalistici o anche sn un solo paese capitalistico preso separatamente. Il proletariato vittorioso di questo paese, espropriati i capitalisti e organizzata la produzione socialista, si solleverebbe contro il resto del mondo capitalista, attirando a sé le classi oppresse degli altri paesi, spingendole a insorgere contro i capitalisti, intervenendo, in caso di necessità, anche con la forza armata contro le classi sfruttatrici e i loro Stati » (3).
Questa ambivalenza della sua posizione I .gin la risolveva, in verità, attraverso la sua ferma convinzione che il processo rivozionario in Occidente non poteva tardare: «...dieciventi anni di giusti rapporti con i contadini per assicurare la vittoria su scala mondiale; altrimenti da venti a quaranta anni di sofferenze sotto il terrore delle guardie bianche » (4). A suo avviso,. qui[...]

[...]tema economico e politico, e quindi a battere l'opposizione di destra e di sinistra, ormai di fatto concorde nel frenare l'opera di edificazione. Ma c'è di piú: non si può infatti dimenticare l'affermazione, più volte fatta da Trotzki, della famosa « tesi Clemenceau », secondo la quale l'opposizione avrebbe atteso la guerra per rovesciare la macchina staliniana di potere. È pensabile che l'Unione Sovietica potesse avviarsi a subire l'aggressione capitalista minacciata al suo interno dalle forze dell'opposizione politica obiettivamente sovversiva ? Chi ha l'animo di sostenere che lo Stato sovietico avrebbe retto alle prime disfatte belliche, se non fosse stata con le tristi vicende dell'epurazione del '36 e del '38 del tutto eliminata l'opposizione interna ?
Troppi. dimenticano — a me pare — che senza il realismo e il coraggio con cui Stalin seppe affrontare scelte tanto drammatiche
28 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
e dolorose (scelte, anzi, contro le quali un primo moto d'orrore è quasi istintivo), con ogni probabilità i liberali e i socialdemocr[...]

[...]non ha fatto che sollecitarle sino al loro sbocco catastrofico: laddove invece l'esperienza sovietica ha stabilito un punto fermo da cui é oggi possibile muovere per un ordinato sviluppo dell'assetto mondiale.
É per questo che la vicenda politica staliniana, anziché essere considerata come un fenomeno tipico di un paese arretrato, va storicamente collocata come un fatto di indubbio valore universale. Certamente oggi, spezzatosi l'accerchiamento capitalista e superata la fase del socialismo in un solo Stato, anche il concetto di dittatura del proletariato può essere, non solo nella teoria ma anche nella pratica, progressivamente depurato dei suoi caratteri oppressivi e violenti, e venire inteso soprattutto come la dottrina della necessaria egemonia del proletariato all'interno di un fronte di alleanza che fornisca una base stabile per l'edificazione del socialismo. E del resto Stalin stesso, nei Principi del leninismo, scriveva già nel 1924: u Certo in un avvenire lontano, se il proletariato vincerà nei principali paesi capitalistici e se l'attu[...]



da Enrica Pischel, Considerazioni sulla nuova fase della politica asiatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...] socialisti.
Chi scrive non presume di dare risposte a questi problemi, ma intende soltanto esaminare alcuni fenomeni ed alcune indicazioni che possano rendere più facile lo sforzo di interpretare in futuro gli sviluppi tuttora in corso in Asia. Molto si é scritto da Bandung in poi sul problema dei paesi sottosviluppati ed in particolare sul contributo e le soluzioni che dovrebbero fornire le potenze o le forze sociali che fanno parte del mondo capitalista
20 ENRICA PISCHEL
per consentire ai paesi asiatici di ottenere il miracolo dello sviluppo senza passare attraverso le trasformazioni sociali che al= trove sono state la base ed il costante accompagnamento dello sforzo di industrializzazione: in realtà non sembra di poter concÏú~ére che queste discussioni abbiano portato ad alcun risultato concreto e, sia che la cosa si debba attribuire alla logica del sistema capitalistico, sia che si tratti invece di cause contingenti, gli Stati Uniti ed i loro alleati non hanno saputo per ora attuare arcuna farina di reale—ált rnativa alta ""piáriiñ_cazio[...]

[...]iale in Asia e metta le potenze occidentali in una condizione di inferiorità, è certamente un fatto probabile, ma ad esso non possono opporre alcuna resistenza sostanziale le economie dei paesi capitalisti, a meno di ricorrere ad interventi di carattere violento contro l'indipendenza politica oltre che economica dei paesi asiatici. Lo sviluppo industriale dell'Asia è di per sé un processo contrario alle posizioni economiche e politiche del mondo capitalista. L'aiuto sovietico ai neutrali, in quanto veramente svincolato da controlli vessatori dall'esterno, non può quindi che avvicinare il giorno in cui gli interessi capitalistici stranieri saranno interamente esclusi dall'Asia meridionale o sudorientale in seguito al raggiungimento della sufficienza e dell'indipendenza da parte delle economie locali.
Il problema che molti economisti e rappresentanti degli interessi c economici statunitensi si pongono oggi, e cioè quello dei modi più adatti ad arrestare o a controbilanciare l'influenza tra sformatrice (o sovversiva' che dir si voglia) dell'"aiüto[...]



da relazione di Costantino Lazzari sotto presidenza Azimonti, Discorso Lazzari in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]tito i massoni! (Approvazioni). Questo comunista bulgaro, sapete come è venuto a presentarci il successo del Partito socialista di Bulgaria? Non è venuto a presentarci un successo di lotta violenta, ma un successo elettorale. Noi siamo qui a congratularci per i vostri successi, ma abbiamo bisogno che voi vi congratuliate dei nostri. Fino a che dura nel mondo e nelle varie nazioni, che sono una creazione artificiale dei bisogni dello sfruttamento capitalista e dei bisogni dell'investi
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mento della proprietà privata passata attraverso i millenni della storia, ebbene fino a che dura la divisione delle nazioni, i popoli sono costretti a vivere in quella stretta collaborazione che è imposta dalla forza, dalla possibilità del regime capitalista che ha in mano la forza degli Stati, dei popoli e delle nazioni. La forza della legalità e dell'illegalità é in mano dei nostri oppressori. Attraverso i secoli essi hanno congegnato un meccanismo di Stato perfetto contro il quale noi lottiamo continuamente. Io che vi parlo, quante bastonate ho ricevuto dall'organismo giuridico dello Stato ! Noi siamo sorti di fronte a questo Stato enunciando le nostre ragioni, in nome dell'ideale nostro ed in nome del nostro coraggio, non per i mezzi della violenza. Sparare una revolverata contro un poliziotto e contra un re è un atto straordinario, ma non ri[...]



da Tibor Mende, L'Asia Sud-Orientale tra due mondi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...] probabilmente provare che nell'insieme della penisola indiana le somme spese dalla popolazione, ricca o povera, per l'acquisto di gioielli d'oro e d'argento, superano quelle destinate ai beni di produzione. Si tratta di tradizioni profondamente radicate; ma non è perciò meno vero che l'attività dei proprietari, di coloro che detengono il risparmio, non contribuisce che pochissimo all'accrescimento del potenziale di produzione. In Occidente il « capitalista » dell'epoca della rivoluzione industriale rischiava i suoi capitali; egli credeva all'impresa e, quali che fossero i suoi moventi, creava nuovi mezzi di produzione. Nel SudEst asiatico moderno, come d'altronde in tutti i paesi economicamente arretrati, il « capitalista. » possiede immobili e terra dati in fitto, dà danaro in prestito o fa collezione di palazzi o di perle. Solo in casi del tutto eccezionali lo vediamo vendere le sue terre, liquidare il suo istituto di prestiti o separarsi dalle sue terre per acquistare macchine, come facevano i capitalisti occidentali. Questa piccola minoranza, detiene spesso capitali considerevoli, ma le manca lo spirito d'iniziativa. Gli averi riuniti delle vecchie famiglie dirigenti indiane, molto probabil
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mente, potrebbero finanziare un piano quinquennale molto più vasto di quello in corso. Ma queste fam[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] U. Cerroni, Gramsci e il superamento della separazione tra società e Stato in Studi gramsciani

Brano: [...]ali in cui nessuna oppressione di classi può ancora determinarsi » j. Sarà, insomma, lo Stato di transizione, di cui parlava Lenin, verso il comunismo ove « ogni problema e bisogno è pubblico, deve essere risolto socialmente dal piú limitato al piú universale, gradualmente », ove cessa, cioè, per storico esaurimento dei suoi presupposti materiali, la scissione tra individuo e società, tra Stato e società: « La differenza essenziale tra il regime capitalista e il comunismo consiste appunto in ciò: nell'essere il regime capitalista fondato sull'individuocittadino in latta con lo Stato e quindi con la società, mentre i1 comunismo avrà per base cellule già organiche di compagni solidali, i quali risolvono i loro problemi e soddisfano i loro bisogni non singolarmente, in lotta gli uni contro gli altri, come problemi e bisogni privati, ma nella sfera sociale della comunità » 2. II comunismo, dunque, si prospetta come quella condizione necessaria per la realizzazione integrale della critica marxista (o se si vuole della filosofia), per la ricostruzione unitaria, insomma, del genere umano sotto il profilo del lavoro e del pen[...]



da [Gli interventi] Roberto Battaglia in Studi gramsciani

Brano: [...] questo proposito. Mi sembra che una delle più interessanti sia quella relativa al modo con cui Gramsci si accorge come nella nuova età il capitale finanziario si stia distaccando dalla produzione, cioè come si renda conto di uno degli elementi essenziali dell’imperialismo e cioè del prevalere del capitale finanziario.

Egli ci dice a proposito della FIAT : « SÌ tratta di un gigantesco apparecchio industriale che corrisponde a un piccolo Stato capitalista, che è un piccolo Stato capitalista e imperialista perché detta legge all’industria meccanica torinese, perché tende con la sua produttività eccezionale, a prostrare e assorbirle tutti i concorrenti: un piccolo Stato assoluto che ha un autocrate: il' comm. Giovanni Agnelli, il più audace e tenace dei capitani d'industria italiani, un 66 eroe ” del capitalismo moderno. ÌLI capitalismo annienta i suoi 66 eroi ”, il capitalismo sta annientando il comm. Giovanni Agnelli. Il capitalismo è diventato plutocrazia, è diventato alta banca... In pochi mesi rorganizzazione (o lo sfacelo) capitalistica ha compiuto molti passi in avanti; la [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine capitalista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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