Brano: [...]mitato delle opposizioni” (v. Comitato nazionale d’azione antifascista) e dopo l’8 settembre Comitato centrale di liberazione nazionale (v.), costituito pariteticamente dai sei maggiori partiti, fu complessivamente favorevole al maresciallo Pietro Badoglio, da cui si attendeva la rottura dell’alleanza con i tedeschi e al cui operato si delegava la soluzione delle questioni pendenti del fascismo.
In tal senso si intese la presenza, nel governo badogliano, di “tecnici” antifascisti (Leopoldo Piccardi alle Corporazioni, Alessandro Brizi all’Agricoltura, Alessandro Severi all'Educazione), quasi una testa di ponte dell’antifascismo in un governo che si presentava con fisionomia di dittatura militare e poco incline a dar peso alle fragili presenze politiche. Attraverso Piccardi, coadiuvato dai commissari antifascisti Bruno Buozzi, Giovanni fìoveda, Alfredo Quarello, Achille Grandi e altri (v. Commissari alle Confederazioni sindacali) si operò il contrastato smantellamento delle Corporazioni fasciste. Fu un’operazione di vertice, motivata dalla nec[...]
[...] di un fascismo più che mai criminale, e fu il terreno sul quale si cercò, attraverso rastrellamenti e retate, di raccogliere uomini per il servizio del lavoro nazista.
Intorno al valoroso colonnello Giuseppe Montezemolo (v.) e ad altri militari filomonarchici che, per non tradire il giuramento fatto al re, si erano rifiutati di servire nell’esercito della repubblica di Salò, andò costituendosi un fronte clandestino legato allo Stato Maggiore badogliano (v. Resistenza romana, Fronte clandestino militare della).
La popolazione romana evitò facilmente, all'inizio, i ripetuti appelli del servizio di lavoro, sfuggendo come poteva alle retate e alle razzie di uomini che, dal 19 ottobre, vennero “legittimate” dalla creazione di un Ispettorato del lavoro. Ma non riuscirono a evitare una tragica sorte di deportazione e di morte gli ebrei romani, catturati nella razzia del 16.10.1943 e avviati ai campi di sterminio (v. Antisemitismo).
Il volto criminale del nazismo si presentò a Roma con le truppe di occupazione del Feldmaresciallo Albert Kesse[...]
[...]e città italiane la Resistenza fu fenomeno di élites, nella Capitale la situazione era complicata anche per la presenza mediatrice e tutelatrice della Santa Sede che, pur assolvendo a un'opera di provvidenza e di aiuto, agì sicuramente da potente freno a una possibile azione di lotta antitedesca, nella difesa formale del ruo
lo di Roma “città aperta”. Nondimeno, l’opposizione antifascista si affermò con forza (anche in polemica con il governo badogliano di Brindisi), negli ordini del giorno del C.C.L.N. del 16 ottobre e del 6.11.
1943, quale unica rappresentante dello Stato e organo dirigente del moto di liberazione. Emanazione dello stesso C.C.L.N. fu la Giunta militare, nel cui Comando paritetico fu rappresentata l'esarchia del Comitato, anche se talune formazioni partigiane esistevano più che altro sulla carta e quelle dei partiti di sinistra si esercitarono in modi diversi, mentre le già ricordate forze esterne (da Bandiera Rossa ai cattolici comunisti) si davano una struttura militare autonoma, intervenendo anch'esse nella lotta arma[...]