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Il segmento testuale badogliani è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 48Entità Multimediali , di cui in selezione 21 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 119

Brano: [...] dai giornali (« Giornale d’Italia » e « Messag* gero ») il 26.3.1944. Il testo del comunicato dell’Agenzia Stefani era così concepito: « Nel pomeriggio del 23.3.1944 elementi criminali hanno eseguito un attentato con lancio di bombe contro una colonna tedesca della polizia in transito per via Rasella.

In seguito a questa imboscata 32 uomini della polizia tedesca sono stati uccisi e parecchi feriti. La vile imboscata fu eseguita dai comunisti badogliani. Sono ancora in atto le indagini per chiarire fino a che punto questo criminoso atto è da attribuirsi ad incitamento angloamericano. Il comando tedesco è deciso a stroncare l’attività di questi banditi scellerati. Nessuno dovrà sabotare impunemente la cooperazione italotedesca nuovamente affermata. Il comando tedesco, perciò, ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato, dieci criminali comunisti badogliani’saranno fucilati. Questo ordine è già stato eseguito ».

Dopo la liberazione di Roma, migliaia di persone accorsero sul luogo della strage, che era stato individuato sin dai primi giorni di aprile, ed ebbe inizio l’opera di riesumazione. Il colonnello americano Charles Potetti, capo dell’amministrazione militare alleata, nominò una commissione presieduta dal sindaco di Roma, principe Doria Pamphili, e assistita da un comitato tecnico. Il lavoro medico legale e di riesumazione delle salme fu diretto dal professore Tullio Ascarelli, dell’Università di Roma, noto giurista, che operò con un gru[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 579

Brano: [...]ni dirette a collegare la N. 1 Special Force con la Resistenza armata che aveva preso radice dalla Linea Gustav alle Alpi, al fine di potenziarla e di ottenere la cooperazione per azioni di guerriglia e di sabotaggio. Del quadro faceva parte il fatto che, in linea generale e pur mancando strutture ben definite, esisteva una netta distinzione fra “politici” aderenti a partiti del C.L.N. (Partito comunista, Partito d’Azione, Partito socialista) e “badogliani”, ligi invece alla monarchia e al capo del governo.

I mezzi che il 15° Gruppo d'armate e il Comando Alleato nel Mediterraneo avevano messo a disposizione della N. 1 Special Force erano alquanto limitati, ma neH'inverno del 1944 il Comando del S.O.M. giunse alla conclusione che un mutamento nella situazione politica nell’Italia liberata avrebbe aumentato l'efficacia del personale e dei mezzi: si ritenne che, come nel novembre 1942 Darlan (v.) aveva fatto nell'Africa del Nord, nel settembre

1943 Badoglio aveva assolto in Italia un ruolo essenziale nel facilitare il successo degli Alleati,[...]

[...]ersonale e dei mezzi: si ritenne che, come nel novembre 1942 Darlan (v.) aveva fatto nell'Africa del Nord, nel settembre

1943 Badoglio aveva assolto in Italia un ruolo essenziale nel facilitare il successo degli Alleati, ma che Badoglio (come nel caso di Darlan per la Francia) avrebbe costituito un ostacolo a un ulteriore sviluppo della Resistenza armata in Italia. Convinto che il C.L.N. aveva nella Resistenza un ruolo superiore a quello dei “badogliani”, d'accordo con la Commissione Alleata di Controllo il S.O.M. chiese quindi al ministro britannico per gli Affari mediterranei (residente ad Algeri) di prendere l'iniziativa per sostituire al governo del maresciallo un governo del C.L.N.. Il ministro (e futuro primo ministro) Harold Macmillan (v.) giunse in Italia ai primi di aprile del 1944 e il risultato della sua venuta divenne storia italiana.

Poiché Roma si trovava nella zona operativa della 5a Armata, i collegamenti con la Resistenza romana vennero tenuti soprattutto dall’O.

S.S.. Invece in Toscana, dove con

fluirono nell'estat[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 17

Brano: [...]inazione di alcune formazioni partigiane attive nella Toscana meridionale tra la primavera e l’estate 1944. Generalmente sorte per iniziativa dei C.L.N. locali, non coordinate fra loro e comandate da ufficiali di carriera, alla vigilia della Liberazione queste forze vennero inglobate nel cosiddetto Comando Raggruppamenti Bande Partigiane deiritalia Centrale, costituito a Roma al servizio della monarchia e del governo Badoglio (da qui il nome di “badogliani”).

L’opera dello Stato Maggiore Generale dell’Esercito

All'indomani del dissolvimento dell’esercito regio alcuni ufficiali rimasti a Roma cercarono di creare un’organizzazione clandestina, in collegamento con i capi militari fuggiti nell'Italia del Sud, con i servizi segreti degli Alleati e con esponenti del C.C.L.N. (v. Comitato centrale di liberazione nazionale). Il generale Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo (v.) diede così vita a un centro chiamato Ufficio di collegamento col Comando Supremo e a un Fronte clandestino militare della Resistenza romana (v.) che cominciò subito a ope[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 595

Brano: [...] procurandosi armi e vettovagliamenti.

Questa situazione aveva allarmato

il Comando tedesco, tanto da indurlo a disporre un massiccio rastrellamento.

Il rastrellamento

Il distaccamento di Mancin si trovava a Pievetta, fra Priola e Bagnasco, sulla strada principale per Ceva. All’alba del 25 luglio le forze nazifasciste attaccarono su due direttrici, venendo da AlbengaSan Bernardo di Garessio e da Ceva. Due mitragliatrici di partigiani badogliani incrociarono il fuoco sulla strada della Rocca Francina ma, con pochi colpi di mortaio, i tedeschi ne misero a tacere una. Poiché

i partigiani si allontanarono, abbandonando l’altra sul posto, Mancin partì con quattro garibaldini per ricuperarla. Trovarono presso l’arma un ragazzo sedicenne e cominciarono a sparare, sui tedeschi, costringendo una loro colonna ad abbandonare la strada a mezza costa per tenersi al riparo dal fuoco. Nello stesso tempo però i tedeschi concentrarono sui garibaldini il loro fuoco, sparando dalle autoblinde rimaste sulla strada e dalla colonna stessa. A un certo [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 520

Brano: [...]ua antenna sensibile, la sua punta d’attacco »; e che la prigione l’aveva restituito tubercolotico, ma « più giovane e irruente di quando v'entrò ».

Dal 25 luglio aJI’8 settembre 1943

Con la caduta del fascismo avvenuta il 25.7.1943, Pertini potè finalmente lasciare Ventotene. Ma soltanto a metà agosto, dopo essersi assicurato della liberazione di tutti i compagni di confino, per i quali continuò ad adoperarsi nei « quarantacinque giorni » badogliani.

A Roma il 25.8.1943, Pertini prese parte alla riunione di ricostituzione del Partito socialista che, per la confluenza di altri gruppi, si chiamò (fino al congresso del gennaio 1947) Partito socialista italiano d’ unità proletaria (P.S.I.U.P.) ; e ne fu eletto vicesegretario insieme a Carlo Andreoni, segretario essendo stato eletto Pietro Nennl Ma più che l’attività politica dei comitati di opposizione, alla quale tuttavia attivamente partecipava, interessava a Pertini la ricostituzione del Partito su basi nuove e comunque adeguate alla gravissima situazione del paese in guerra; e inoltre[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 311

Brano: [...]è evitare (qui come altrove) drammatici episodi e stragi perpetrate dal nemico in fuga, ma impedì che il Friuli diventasse terra bruciata e tenne alta l’immagine di questa fiera popolazione di fronte non solo agli angloamericani, ma anche alle forze titine, per il contributo di sangue e di sacrificio con cui aveva partecipato alla conquista della comune libertà.

Rapporti con gli sloveni

Gli sloveni consideravano i partigiani osovani come « badogliani » al servizio dell'imperialismo angloamericano, ma il loro giudizio era influenzato da un forte motivo di ostilità, dovuto al cozzo di due nazionalismi antagonistici.

Nel 1944 il P.C.I. e la Garibaldi « Friuli » riuscirono con paziente azione diplomatica ad allentare le tensioni, ma dal settembre di quell’anno, mentre le speranze di una imminente fine della guerra si facevano più vive, gli esponenti politici e militari titini riacutizzarono i rapporti. Essi pretesero che tutte le forze partigiane esistenti nella Slavia Friulana passassero alle dipendenze operative del IX Korpus sloveno. La[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 772

Brano: [...]a linea di contestazione repubblicana calata nelle lotte delle masse.

Prime organizzazioni monarchiche

L’organizzazione dei ranghi monarchici in quanto tali risale dunque al momento nel quale, dopo le vicende del 25.7,1943 e ancor più dopo quelle dell’8 settembre, la causa della Corona sabauda e dell’istituto stesso, compromessa si

no all’ultimo con quella del fascismo e poi quanto mai scossa dalle vergognose capitolazioni dei 45 giorni badogliani e dell’armistizio con la fuga del re al Sud, apparve bisognosa di un forte sostegno, quindi di formazioni politiche il cui scopo precipuo fosse la esaltazione della monarchia, la sua « riabilitazione » e ulteriore conservazione. In ciò, la caparbia volontà dei Savoia di mantenere il trono a qualsiasi costo si saldò con gli orientamenti degli Alleati (in particolar modo, gli inglesi), contrari alle prospettive di avvento di una repubblica in cui scorgevano il venir meno di un forte elemento di garanzia conservatrice sul piano sociale e di manovrabilità su quello politico generale. Questa salda[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 667

Brano: [...]ento garibaldino che è uno dei più gloriosi della Liguria.

Poi mi fu affidato il comando della squadra d’assalto della Brigata, ed è di questi giorni la mia nomina a comandante della Brigata. Come vedi la mia carriera è stata abbastanza rapida! Ed ora la nostra lotta continua, è dura, spietata, feroce sempre; ma la si conduce con animo forte, intrepidi perché si spera i nostri sacrifici non siano vani. Non voglio tu creda che io appartenga ai badogliani. Hai mai sentito parlare delle Brigate Garibaldi? Ebbene io appartengo a quelle. Non vi è gerarchia militare, ma cameratismo pieno ed assoluto fra gregari e comandanti. Fra di noi regna la parità di doveri e di diritti, anche fra i comandanti di Divisione e l’ultimo dei Garibaldini. Lasciamo perdere queste cose. E voi come state? ».

Il 30.12.1944, su indicazione di una spia, alle 4 del mattino i tedeschi accerchiarono l’abitato di Armo dove aveva sede l’intendenza della Divisione Garibaldi. Mentre una parte dei garibaldini riuscì a mettersi in salvo, ne furono catturati dieci, compreso Lio[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 254

Brano: [...]vidi il tenente che aveva piazzato una mitragliatrice in una zona d’ombra. Noi eravamo esterrefatti: era proprio l’ufficiale che ci aveva promesso salva la vita. Poi il tenente imprecò rabbioso verso di noi: " Vigliacchi! È prendendo le armi contro la Repubblica che intendete salvare la Patria e le vostre famiglie? Voi non siete altro che dei banditi, dei comunisti...

Uno di noi lo interruppe gridando: ” Noi non siamo dei comunisti, siamo dei badogliani Questa precisazione fu come l’ordine di fuoco. Il tenente si chinò sulla mitragliatrice, premette il grilletto e ci falciò.

Non so quanto tempo rimasi senza coscienza, ma non molto, certamente, lo giacevo sul terreno, sopra di me avevo due dei miei compagni morti. Appena credetti che nessuno più mi vedesse, strisciai fuori sotto i morti, mi alzai appoggiandomi al muro ». Pietro Clema prosegue raccontando come riuscì a salvarsi e a ricongiungersi, nella giornata stessa, con la sua formazione.

Nel giorno della Liberazione, il tenente Pei, responsabile di quel massacro, fu catturato dai pa[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 186

Brano: [...]nell’Africa settentrionale, dove fu organizzato l’esercito monarchico in unità distinte secondo la nazionalità. I molti che chiesero di poter raggiungere subito la Jugoslavia o l’Unione Sovietica per combattere nelle formazioni popolari naturalmente non furono accontentati. Analogamente, gli sloveni e i croati della Venezia Giulia, già appartenenti all’esercito italiano o internati nei campi dell'Italia meridionale, vennero inquadrati in reparti badogliani, comandati da quegli stessi ufficiali italiani che, un tempo fascisti, erano ora diventati alleati degli angloamericani. Quando questi combattenti chiesero a lor volta

di entrare a far parte dell'Esercito popolare di liberazione jugoslavo, gli Alleati non poterono ufficialmente disconoscere tale diritto, ma lo negarono di fatto creando grossi impedimenti burocratici alla loro partenza dall’Italia.

Basi jugoslave in Italia

Il primo raggruppamento di Jugoslavi decisi a continuare la loro lotta in patria fu insediato a Taranto, ma il campo si dimostrò subito troppo piccolo per contenere[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine badogliani, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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