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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 168

Brano: Attesismo

tro l’occupante tedesco, a motivo della sua schiacciante superiorità militare, poiché l'azione dei patrioti avrebbe scatenato la feroce reazione nazifascista senza alcun risultato positivo. Altri dimostrava l’inutilità della lotta e di gravi sacrifici, poiché gli Alleati sarebbero arrivati ugualmente. Non mancavano neppure gli « strateghi » e i tecnici militari che, esperienza alla mano, sostenevano non esservi in Italia le condizioni e il terreno adatto allo sviluppo della guerriglia partigiana. Altri ancora propugnava la necessità di attendere che gli eserciti alleati fossero alla vigili[...]

[...]hé gli Alleati sarebbero arrivati ugualmente. Non mancavano neppure gli « strateghi » e i tecnici militari che, esperienza alla mano, sostenevano non esservi in Italia le condizioni e il terreno adatto allo sviluppo della guerriglia partigiana. Altri ancora propugnava la necessità di attendere che gli eserciti alleati fossero alla vigilia della vittoria, onde non bruciare anzitempo le poche forze antifasciste disponibili. Dichiarati fautori dell’attesismo erano i ceti conservatori, più timorosi del popolo in armi che dell’invasore tedesco; e i grandi industriali, gli affaristi, gli speculatori già compromessi col fascismo, interessati a non interrompere la produzione nelle fabbriche e i relativi profitti. Costoro, già avviati a collaborare con l'invasore, cercavano contemporaneamente di conquistarsi anche qualche merito patriottico; quindi mantenevano contatti con i C.L.N., elargivano qualche sovvenzione, ma sostanzialmente chiedevano, in cambio, la tranquillità necessaria ai loro traffici e una garanzia per il domani.

I casi Operti e Catta[...]

[...]n essendo mai state orientate verso la lotta armata, ideologicamente meno preparate a comprendere la situazione politica in atto, meno provviste di quadri e di uomini disposti al combattimento, erano più inclini ad accogliere le argomentazioni attesiste, e a sostenerle all’interno dei C.L.N., ove finivano così per esercitare concretamente una remora allo sviluppo dell'azione di massa e della lotta di liberazione.

Uno dei casi più clamorosi di attesismo fu, agli iriizi, quello del generale Operti. Costui, già capo del l'intendenza della IV Armata, il 9.11.1943 fu designato dalla maggioranza del C.L.N. e del Comitato militare piemontese, nonostante il voto decisamente contrario dei comunisti, ad assumere il Comando regionale dei partigiani, « per la necessità — ha scritto Paolo Greco (v.) nel proprio diario — di assicurare al Comitato i fondi della IV Armata che erano rimasti nelle mani del generale » e che l'Operti si era impegnato di versare. A parte l'evidente assurdità, non soltanto morale, di affidare il Comando a un generale solo perché[...]

[...]e bande partigiane, con il reciproco impegno di non interferire nelle rispettive zone e col comune obbiettivo di « tutelare l'ordine pubblico coiitro ogni tentativo di sovversione ». Il C.L.N. regionale piemontese cercò allora di correre ai ripari, affiancando al generale il colonnello Ratti, uomo di sicura fede antifascista, ma l'Operti non accettò questa soluzione e rassegnò le dimissioni dall’incarico di comandante regionale.

Altro caso di attesismo negli ambienti militari fu quello del colonnello Cattaneo (che si faceva chiamare Tenno). Alla fine dell’ottobre 1943, grazie all’appoggio dei partiti moderati in seno al C.L.N. e degli industriali locali, costui era riuscito, nonostante la recisa opposizione dei comunisti, a farsi nominare comandante della zona biellese. Non appena avuto il comando, il colonnello Tenno diramò alle formazioni partigiane l'ordine di consegnare le armi: queste sarebbero state concentrate tutte in un luogo, dove egli stesso avrebbe provveduto a occultarle, sino a quando non fosse giunta l'ora di distribuirle nuo[...]

[...]o Tenno diramò alle formazioni partigiane l'ordine di consegnare le armi: queste sarebbero state concentrate tutte in un luogo, dove egli stesso avrebbe provveduto a occultarle, sino a quando non fosse giunta l'ora di distribuirle nuovamente. Tale ordine non venne naturalmente eseguito; quasi tutte le formazioni partigiane rifiutarono di riconoscere una qualsiasi autorità al colonnello Tenno e il C.L.N. fu costretto a ritirargli il mandato.

L’attesismo di « sinistra »

Seppure con scarsa influenza, non mancò un attesismo di « sinistra », rappresentato

da gruppi estremisti, settari, anarchici; alcuni facenti capo al periodico Prometeo, altri a fogli clandestini diversi. Per tutti costoro, i lavoratori dovevano estraniarsi da una guerra che non era la loro, da un conflitto in corso tra forze imperialiste contrapposte: quindi non dovevano partecipare alla lotta partigiana.

Di un certo rilievo fu la vicenda di una Unione dei Lavoratori Italiani (U.L.I.) costituitasi in Romagna con l'ambizioso programma di realizzare un fronte antifascista al disopra dei partiti democratici. Sino al 25 luglio la U.L.I. aveva[...]

[...]a che, spinta dalla paura e dall’egoismo, ieri accettò il fascismo e oggi ritorna pavidamente a subirlo ». islell'altro articolo, dal titolo « Onestà », si poteva invece leggere: « ... tra gli otto milioni di baionette di mussoliniana memoria e l'esercito di liberazione nazionale degli italiani demagoghi c’è soltanto una differenza: quelle non c’erano, ma molti credevano che ci fossero, mentre questo non c’è e tutti lo sanno ».

L'insidia dell'attesismo accompagnò la Resistenza dall’inizio alla fine, con momenti particolarmente acuti di recrudescenza, specialmente alla vigilia della liberazione di determinate zone da parte degli Alleati e alla vigilia dell’insurrezione nazionale. Col pretesto di evitare inutile spargimento di sangue, rovine alle città, distruzione di patrimoni, le fòrze moderate conservatrici tendevano ad arrivare ad accordi, a stabilire compromessi con i fascisti e con i tedeschi, per il « pacifico » trapasso dei poteri. Ma, per lo più, i piani tesi a lasciare via libera alle armate tedesche furono sventati, perché l’insidi[...]

[...]ate zone da parte degli Alleati e alla vigilia dell’insurrezione nazionale. Col pretesto di evitare inutile spargimento di sangue, rovine alle città, distruzione di patrimoni, le fòrze moderate conservatrici tendevano ad arrivare ad accordi, a stabilire compromessi con i fascisti e con i tedeschi, per il « pacifico » trapasso dei poteri. Ma, per lo più, i piani tesi a lasciare via libera alle armate tedesche furono sventati, perché l’insidia deH'attesismo venne sempre decisamente controbattuta dalle forze d'avanguardia della Resistenza.

P.Se.

Attività legale

Così era chiamata (in contrapposi



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 282

Brano: [...]liberazione, nelle province di Siena e di Grosseto, poi nel Gruppo di combattimento « Cremona » (v.).

La Resistenza senese

Lo sviluppo del movimento partigiana in provincia di Siena incontrò gli stessi ostacoli con i quali dovette fare i conti più o meno l’intera Resistenza italiana: dalla manovra della cosiddetta « pacificazione » tentata da gerarchi repubblichini o da vecchi arnesi del fascismo d’accordo con i tedeschi, alle posizioni di attesismo (v.). Coloro che invitavano i giovani e gli antifascisti alla « calma », inveivano contro l’« avventurismo » di quanti volevano invece lottare subito, accusandoli di esporre la popolazione inerme alle feroci rappresaglie del nemico. D’altra parte l’opportunismo poteva contare su certe circostanze favorevoli all’inerzia: l’inverno alle porte raffreddava molti entusiasmi e la Guardia nazionale repubblicana, subito costituita a Siena, seminava il terrore. Ben presto furono effettuati tra le forze della Resistenza senese i primi arresti (Palmerani, Ciavarella, Sorbellini, Mugnaini ecc.) e i repub[...]

[...]esisti merita di essere ricordata quella del colonnello Silvio Marenco. In un colloquio avuto nel novembre 1943 con il comandante dei garibaldini Fortunato Avanzati (v.), il Marenco tra l’altro sostenne che, evitando rischi inutili, i partigiani avrebbero ugualmente potuto dimostrare più tardi il loro patriottismo attribuendosi le distruzioni di ponti o altro inevitabilmente provocate dai tedeschi man mano che si ritiravano dalla provincia.

L’attesismo determinò ritardi, ma alla fine fu battuto dal tenace lavoro svolto dai comunisti, la cui organizzazione clandestina, anche se in proporzioni ridotte per le persecuzioni e gli arresti, aveva resistito in provincia a un ventennio di dittatura. I comunisti, per i quali la parola d’ordine della lotta armata non rappresentava una novità o una sorpresa, videro che con l’8 settembre ne erano maturate le condizioni. Di conseguenza rivolsero subito le loro migliori energie verso l’organizzazione della guerriglia.

I primi nuclei partigiani furono organizzati sull’Amiata (v.), in vai d’Elsa e sulla [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 631

Brano: [...]verso gli elettori, che erano rigorosamente tenuti a dare al fascismo un « sì » unanime. Ma mentre gli altri partiti antifascisti passarono la parola d’ordine di astenersi dal partecipare al « plebiscito », i comunisti, pur senza illudersi di opporre milioni di « no » alle adesioni che il regime non avrebbe mancato di assicurarsi con ogni mezzo, furono dell’avviso che conveniva utilizzare anche quell’occasione per spezzare il clima di passività, attesismo e sfiducia che si andava instaurando nel paese e per mettere in movimento le masse.

L’astensionismo, per quanto comportasse un rischio personale nei casi in cui gli elettori venivano inquadrati di forza dai fascisti e portati in massa a votare, in quella circostanza poteva anche costituire un còmodo espediente per sottrarsi alla lotta, e poteva favorire l’attesismo que^do invece era necessario compiere ogni sforzo per spingere gli italiani a un’azione antifascista positiva.

La « svolta » del 1930

L’esame autocritico e il dibattito sull’attività politica e organizzativa, sugli errori compiuti e sulle perdite subite investirono problemi riguardanti la natura stessa del fascismo, la funzione della socialdemocrazia e la prospettiva generaler della rivoluzione italiana.

La discussione dei comunisti italiani si collegava d’altra parte con quelle del VI Congresso dell’Internazionale Comunista (1928), poi culminate al X Plenum (1929), sulla fine del pe[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 725

Brano: [...]a il progetto non fu mai approvato e Porzio uscì definitivamente dalla vita politica.

Porzus

Frazione di 100 abitanti nel comune di Attimis, a 697 m s.Lm. e a circa 23 km a est di Udine, durante la Guerra di liberazione fu teatro di un episodio particolarmente grave: nel febbraio 1945 un distaccamento gappista di circa 100 uomini catturò un intero Comando delle formazioni « Osoppo » (v.) e ne passò i componenti per le armi, sotto accusa di attesismo e connivenza col nemico. Furono uccisi in tal modo 17 osovani, mentre uno si salvò con la fuga e due altri vennero risparmiati.

Nel dopoguerra i gappisti che avevano direttamente partecipato ai fatti e alcuni altri esponenti locali del P.C.I., ritenuti mandanti, vennero processati come criminali comuni e condannati a pesanti pene detentive.

/ prodromi

Una corretta ricostruzione dei fatti di Porzus va fatta tenendo presente la situazione politica e militare maturata ai confini orientali durante l’inverno 194445. Dopo la caduta

della Zona libera del Friuli (v.) la Divisione Garibald[...]

[...]ichiamandosi a ideali patriottici (alla memoria del De Gregori sarà conferita la medaglia doro al valor militare) si era proposta di difendere i confini orientali del Friuli da ogni intrusione jugoslava presente o futura, considerava gli sloveni un « nemico occulto » e i garibaldini loro complici. Inoltre, per garantirsi la sopravvivenza, si asteneva deliberatamente da azioni di guerra contro le forze di occupazione nazifasciste. Ispirandosi all'attesismo, Bolla e i suoi compagni d’arme non solo si rifiutavano di collaborare con le altre forze della Resistenza locale, ma cercarono anche di stabilire rapporti di reciproca « non aggressione » con i cosacchi collaborazionisti che spradroneggiavano nel territorio per conto delle forze dì occupazione tedesche.

Il 16.1.1945 ii comandante De Gregori (Bolla) scriveva al Comando del presidio cosacco di Attimis: « Fino ad oggi questo Comando si è astenuto da ogni atto di violenza contro i presidi cosacchi della zona ed ha impartito ordini ai reparti dipendenti di fare altrettanto.

Oggi codesto Com[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 641

Brano: [...]nità d'azione tra P.C.I. e P.S.I., nell'accordo tripartito tra questi e il Partito d'Azione. Nonostante il proposito di raggiungere obiettivi comuni, tra la destra e la sinistra dei C.L.N. si svolse una vera e propria lotta politica che, muovendo dai più immediati problemi della guerra partigiana, ne investiva altri di maggiore ampiezza, fino a quelli delle prospettive da dare al paese dopo la Liberazione.

La destra e i moderati tendevano all'attesismo, cioè a ridurre al minimo lo sforzo bellico nell’attesa che arrivassero gli angloamericani, e concepivano i C.L.N. come una alleanza al vertice tra partiti antifascisti, avente per obiettivi (più

o meno esplìcitamente dichiarati) la restaurazione del vecchio ordine prefascjsta e la salvezza della monarchia. La sinistra, stimolata dall’impulso comunista, respingeva per contro ogni posizione attesista, mirava a imprimere il massimo slancio alla guerra partigiana e a dare ai C.L.N., concepiti come organi di governo e pilastri del nuovo potere popolare, la più larga e organizzata base democrat[...]

[...]a della monarchia. La sinistra, stimolata dall’impulso comunista, respingeva per contro ogni posizione attesista, mirava a imprimere il massimo slancio alla guerra partigiana e a dare ai C.L.N., concepiti come organi di governo e pilastri del nuovo potere popolare, la più larga e organizzata base democratica.

Tra le forze di sinistra, il P.C.I. si trovava più spesso e più facilmente d’accordo col Partito d’Azione, avversario anch’esso di ogni attesismo e fautore di una lotta partigiana implacabile, che non con una parte del P.S.I.. In quest’ultimo partito erano infatti numerosi i vecchi quadri « legalitari » e socialdemocratici sempre preoccupati dell'at



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 703

Brano: [...]zisti in ritirata continuarono: il 27.

4.1945 un gruppo di vigili del fuoco attaccò a Bagnara (v.) i tedeschi, che si vendicarono fucilando 6 partigiani. La lotta per i traghetti fu particolarmente aspra a Pizzighettone, Crotta d’Adda, Ostiano, Isola Dovarese, Spinadesco, Gussola e Casalmaggiore. Molti tedeschi vennero catturati, altri furono obbligati a dirottare; infine i tedeschi dovettero trattare con il C.L.N. sulla riva piacentina.

L'attesismo nel Cremonese

Particolari difficoltà nel l'organizzare la lotta armata nel Cremonese derivarono da talune contraddizioni deM’antifascismo locale che si riflettevano anche aM’interno dei partiti e del C.L.N.. L’ex deputato comunista Luigi Repossi, già bordighiano, nella primavera del 1944 si installò nella zona di GabbionetaOstiano (dove risiedeva anche il segretario della Federazione comunista Ravaz

zoli) e cominciò a diffondere nelle cascine Prometeo, un giornale clandestino che in polemica con le posizioni del P.C.I. sosteneva l’azione autonoma del proletariato per una immediata rivol[...]

[...]a l’azione autonoma del proletariato per una immediata rivoluzione anticapitalista. Lo stesso foglio ravvisava nei C.L.N. uno strumento della continuazione della guerra imperialistica, della quale sarebbero stati responsabili in egual misura, sia il fascismo italotedesco che le democrazie occidentali e cercava in sostanza di dissuadere i lavoratori dalla lotta di liberazione.

Talune formazioni armate si trovavano d’altra parte su posizioni di attesismo. Tradizioni socialiste locali tendevano a porre l'accento sull’attività propagandistica a scapito di quella militare e facevano dedicare alla prima le energie migliori delle formazioni socialiste, a eccezione di quella di Corbari, sempre molto combattiva. La tendenza attesista era marcata anche in qualche formazione di « Giustizia e Libertà » e più ancora tra le « Fiamme verdi ». Queste ultime avevano accettato il patto unitario come accordo politico, ma sul piano militare — oltre a mantenere una comprensiva autonomia — seguivano una tattica contraria all’azione offensiva. Il C.V.L. fu costan[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 125

Brano: [...]fficile intendere, cioè la supremazia della

D.C. e dei moderati, dopo, in zone (per esempio il Cuneese, il Friuli) dove la Resistenza ebbe altro segno politico e “culturale”, al centro del quale era pure una rigorosa volontà di usare pienamente la violenza quando reputata necessaria. Non affrontato se non per cenni, questo è un altro tema importante per collocare l’Italia partigiana nel corso della storia dal fascismo alla repubblica.

Dall’attesismo alla banda, dalla banda alla zona libera

L’ultimo punto che consente di cogliere la Resistenza in se stessa, nei suoi particolari caratteri, ma, come dicevo, anche nei suoi effetti, come prodotto — ancora una volta

— del prima e produttrice del poi, è quello della lotta armata nel suo nascere, nel suo corso, nel suo finale insurrezionale e, contemporaneamente, nel suo farsi governo (le “zone libere”).

Come già ricordato, nella prima set

timana dopo I'8.9.1943 vanno “in montagna” militari sbandati, alcuni per scelta morale, altri con consapevolezza politica ma senza esperienze mili[...]

[...]oltanto la scelta degli italiani da quale parte stare avrebbe deciso le sorti del Paese. Sono settimane, qualche mese (fino al freddissimo inverno 194344), durante i quali la popolazione è più lontana da quelle bande armate che si insediano sulle alture alpine, appenniniche, collinari. La popolazione è pronta a dare rifugio, abiti, cibo e soccorso di varia natura, non a prender posizione per i “ribelli”, in una combinazione di generosità umana e attesismo, qualche volta alimentato in loco dalla parola cristiana del prete. Su questo, ormai, la storiografia (che vi ha lavorato per molto tempo quasi esclusivamente) è giunta a un largo accordo. D’accordo, inoltre, che via via (e specialmente dopo la costituzione, nel gennaio 1944, del C.L.N. deH’Àlta Italia) l’azione armata è venuta crescendo e assumendo diffusione ed efficacia sempre maggiori, sia per il radicarsi delle bande nel territorio, sia per l’addestrarsi dei combattenti alla guerriglia e alle sue norme peculiari.

Superata in partecipazione, efficacia e intensità, come si è già detto, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 572

Brano: [...]'agosto 1944, era giunta a contare 3.242 partigiani ordinati su 8 Brigate.

Sia luna che l’altra parte erano consapevoli della difficoltà del rapporto, tanto è vero che fin dal gennaio 1944 (incontro di Cadola) si era cercato, attraverso contatti ufficiosi e riunioni ufficiali, di trovare un « modus vivendi » che da un lato evitasse l'egemonia incontrastata della « Nannetti », come paventava

il C.L.N. di Belluno, e dall’altro le secche dell’attesismo, come temeva il Comando della « Nannetti ».

In realtà la situazione non si risolse attraverso le riunioni, bensì sul campo: la fioritura partigiana della primaveraestate ingrossò la « Nannetti » e la collocò in posizione di egemonia per le sue intrinseche capacità di polarizzazione delle forze e per i successi che essa seppe ottenere, mentre l’attesismo di una parte degli organi dirigenti provinciali si dissolse nell’euforia di quell’estate che, a parere dei più, sembrava dover concludersi con l'insurrezione generale e la liberazione del Paese.

Le cose sarebbero andate diversamente se gli auspici si fossero realizzati, se cioè l'estate del 1944 avesse effettivamente portato alla Liberazione, ma purtroppo non fu così: le Armate alleate non conseguirono affatto quei decisivi successi che potevano consentire la conclusione del conflitto e, al contrario, fin dalla fine di agosto si assistette a una ripresa dell'iniziativa nazifascista, contra[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 348

Brano: [...]ò la fine della formazione partigiana, che non riuscì più a ricostituirsi malgrado i tentativi del suo comandante.

Sulla vicenda del San Martino (a parte ogni possibile e umana valutazione degli atti di coraggio e di vero e proprio eroismo compiuti dai resistenti) resta tuttora valido il giudizio dello storico Roberto Battaglia, che vede in tale episodio del primo periodo della Resistenza italiana uno degli esempi più calzanti del cosiddetto “attesismo”.

Fonti: Per il giudizio di R. Battaglia, cfr. Storia della Resistenza italiana. 8 settembre 194325 aprile 1945, Torino, Einaudi, 1964, cap. VII, par. “Le tentazioni dell’attesismo”, pp. 162167. Per quanto riguarda la memorialistica, cfr. E. Campodonico, Il gruppo del

San Martino e la battaglia del 1315 novembre 1943, in “Il Movimento di liberazione in Italia”, settembre 1949, n. 2, pp. 2736; e San Martino, a firma de “Il vecchio alpino”, in Istituto varesino per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea, La Resistenza in provincia di Varese. Il 1943, Varese, Consorzio artigiano L.V.G., 1983, pp. 123134 (con un’ampia rassegna bibliografica) .

G. Gras.

San Martino di Lupari

Comune di circa 10.000 abitanti (4.500 nel capoluogo) a 32 km da Padova, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 637

Brano: [...] Capitale che si presumeva sarebbe stata rapidamente liberata; l’altro (responsabile Longo), con sede a Milano per assicurare la direzione politica e militare nell’Italia occupata dai tedeschi e prendere l’iniziativa della costituzione delle Brigate d’assalto Garibaldi tv.).

Alla testa della lotta armata

Il primo e più tenace ostacolo che i comunisti dovettero abbattere per dare ampiezza e slancio alla resistenza armata era costituito dall’attesismo (v.) nelle sue molteplici forme, da quella che esplicitamente si richiamava agli interessi dei ceti conservatori, alle altre for

se angora più insidiose, sostenute da liberali, democristiani e da correnti dello stesso Partito socialista. Dall’8.9.1943 il P.C.I. si propose come attività principale, se non esclusiva, quella della resistenza da svilupparsi in due forme principali, attraverso la lotta armata partigiana e per mezzo degli scioperi delle grandi masse lavoratrici nelle città e nelle campagne. In coerenza con tale linea il partito emanò fin dal primo momento le direttive « Mobilita[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine attesismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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