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Il segmento testuale artigiane è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 200Entità Multimediali , di cui in selezione 18 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 566

Brano: [...]nino Del Cielo [Tom).

Bibliografia: F. Cipriani, Guerra partigiana Operazioni nelle province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, Parma, 1946.

Cisterna d’Asti, Battaglia di

Comune di circa 1.500 abitanti In provincia di Asti, a 23 km dal capoluogo, Cisterna d’Asti ha dato il nome a una delle più dure battaglie della Guerra di liberazione, qui combattuta dal 6 all'8.3.1945 tra partigiani e fascisti.

Operavano nella zona tre formazioni partigiane: la Divisione Matteotti « Renzo Cattaneo », composta di circa 500 uomini; la VI Divisione Autonoma « Asti » con circa 400 uomini, e la Brigata G.L. « Tamietti » con circa 150 uomini. Il nemico, continuamente attaccato e disturbato lungo le vie di comunicazione tra Torino, Asti e Cuneo, decise di operare un attacco in forze e un ampio rastrellamento: alle prime luci del 6.3.1945, reparti di Brigate nere della « Ather Capelli » è della « Ettore Muti » aprirono l’offensiva contro le formazioni partigiane di

Posizioni partigiane e linee di attacco nemico nella battaglia di Cisterna d’Asti

C[...]

[...]posta di circa 500 uomini; la VI Divisione Autonoma « Asti » con circa 400 uomini, e la Brigata G.L. « Tamietti » con circa 150 uomini. Il nemico, continuamente attaccato e disturbato lungo le vie di comunicazione tra Torino, Asti e Cuneo, decise di operare un attacco in forze e un ampio rastrellamento: alle prime luci del 6.3.1945, reparti di Brigate nere della « Ather Capelli » è della « Ettore Muti » aprirono l’offensiva contro le formazioni partigiane di

Posizioni partigiane e linee di attacco nemico nella battaglia di Cisterna d’Asti

Cisterna d’Asti, Borgata Val Mellana e Val Gorzano, investirono due brigate « Autonome » e due battaglioni della « Matteotti » e costrinsero uno di questi ultimi a ripiegare. Poiché le altre formazioni ^artigiane avevano saldamente mantenuto le posizioni, la battaglia si stabilizzò con un serrato fuoco di postazione dalle due parti. Nel pomeriggio, con audace colpo di mano su una postazione fascista, un nucleo partigiano riuscì a impadronirsi di una stazione radio, a distruggere due automezzi e a conquistare notevole quantità di armi. AI calare della notte la battaglia venne sospesa.

Alle prime ore dell’indomani (7.3) i fascisti ricevettero di rinforzo da Asti, Alba e Moncalieri migliaia di uomini delle Brigate nere « Muti » e « Leonessa », dei « R.A.P. » e « R.A.U. », raggiungendo una schiacciante[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 572

Brano: Piave, Zona

dente e alla constatazione, dopo il rastrellamento, di una palese incrinatura nel rapporto di fiducia tra Comandi superiori, formazioni partigiane e popolazione. Una ricostruzione delle vicende della « Zona Piave » è quindi possibile solo a partire dai fatti che portarono alla sua costituzione e, in particolare, a partire, sia pur sommariamente, dalle vicende della Divisione Garibaldi « Nannetti » (v.), operante tra l'alto Trevigiano e il Bellunese (v. BeJluno), a cavallo appunto del fiume Piave.

L’egemonia della « Nannetti »

Fin dalla primavera del 1944 la « Nannetti » si presentava come la formazione egemone sul movimento partigiano nel territorio sopra ricordato. I quadri della formazione erano per la gran parte di estrazione p[...]

[...]rsamente se gli auspici si fossero realizzati, se cioè l'estate del 1944 avesse effettivamente portato alla Liberazione, ma purtroppo non fu così: le Armate alleate non conseguirono affatto quei decisivi successi che potevano consentire la conclusione del conflitto e, al contrario, fin dalla fine di agosto si assistette a una ripresa dell'iniziativa nazifascista, contrassegnata da grandi rastrellamenti che colpirono in particolare le formazioni ^artigiane venete.

IJ rastrellamento del Cansiglio

Sono note le vicende del rastrellamento del Cansiglio e i colpi che in tale circostanza la Divisione « Nannetti » dovette subire.

Il rapporto con la popolazione

A tale riguardo, va detto subito che l’azione di comando della Divisione non è sottoponibile a critiche dal punto di vista militare; semmai appunti e anche vere e proprie accuse potrebbero essere rivolte ad alcuni Comandi inferiori che si fecero tra* volgere dal panico o non riuscirono a reagire in maniera efficace all’offensiva nemica.

Il Comando di divisione diede, da parte sua,[...]

[...]panico o non riuscirono a reagire in maniera efficace all’offensiva nemica.

Il Comando di divisione diede, da parte sua, l'unico ordine possibile nelle circostanze date, ossia l'ordine del diradamento e del l'infiltrazione attraverso le maglie del

lo schieramento nemico, per rifugiarsi temporaneamente in pianura. Questa tattica difensiva anticipava i modi che sarebbero stati utilizzati nell'autunnoinverno successivi da tutte le formazioni partigiane e che avrebbero permesso al movimento di non sparire sotto i colpi dell'avversario. Le perplessità sono semmai di ordine politico. In quei giorni la Divisione scontava le difficoltà nel rapporto con la popolazione e non bastava (come risulterebbe dalla documentazione) considerare il timore delle pur feroci rappresaglie tedesche come il solo elemento che interrompeva l'indispensabile rapporto di solidarietà tra popolazione e partigiani, per garantire la sussistenza stessa di un movimento partigiano. Scrive Giambattista Bitto, comandante del

Gruppo Brigate « Vittorio Veneto »: « [...] il pop[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 694

Brano: [...]à, fu accolto da un uragano di fuoco: il camion finì contro la roccia, si incendiò e i suoi occupanti subirono gravi perdite,

Lo smacco subito provocò grande impressione tra i nazifascisti che, nei timore di dover fronteggiare nuovi attacchi, concentrarono a Borgosesia numerose truppe, distraendole dai rastrellamenti ancora in corso nell’alta Valsesia.

Nel giugno 1944 la Valsesia divenne così « zona libera » sotto il controllo delle forze partigiane e tale rimase fino ai primi di luglio, allorché fu rioccupata da una grande offensiva tedesca.

Il 13 agosto, quando i nazifascisti perpetrarono l’eccidio di Borgoticino (v.), in Valsesia ripresero con accresciuto vigore gli attacchi: il 14 venne attaccato nuovamente il presidio di Borgosesia (1 tedesco ucciso e 1 fascista ferito), altri due fascisti furono feriti sul monte Briasco, e anche a Varallo Sesia alcuni fascisti caddero durante un rapido scontro.

Quello stesso 14 agosto il comandante del presidio fascista di Varallo (capitano Giacomo Pasqualini, di Borgo Val Sugana), aiutato da[...]

[...]hi e fascisti.

A.To.

Bibliografia: P. Secchia e C. Moscatelli, Il Monte Rosa è sceso a Milano.

Pontedera

Comune di 26.500 abitanti in provincia di Pisa (v.) e importante centro industriale, vanta lunghe tradizioni di lotta operaia e una tenace resistenza antifascista.

Cenni storici

Fin dalla seconda metà del 1500, quando contava circa 1.000 abitanti, Pontedera fu un centro di traffici terrestri e fluviali, con numerose attività artigiane e un noto mercato agricolo. Questa vitalità si protrasse nei secoli successivi e si accentuò nel secolo XIX, come è comprovato anche dall’aumento della popolazione, passata dai 3.000 abitanti alla fine del 1700 ai 13.049 (di cui 8.700 nel maggior centro abitato) nel 1881.

Lo sviluppo economico nel secolo scorso fu determinato dalla introduzione delle coltivazioni del lino e della canapa (cui si accompagnò il sorgere di manifatture di cordami per la navigazione), dalle attività inerenti alla concia delle pelli, dalla fabbricazione di cappelli di paglia e dai pastifici. Un particolare riliev[...]

[...]ione), dalle attività inerenti alla concia delle pelli, dalla fabbricazione di cappelli di paglia e dai pastifici. Un particolare rilievo assunse l’industria tessile che, durante la Prima guerra mondiale, arrivò a impiegare 2.000 addetti. Nondimeno l’economia pontederese rimase, per l’intera prima metà del nostro secolo, prevalentemente agricola.

Movimento operaio e socialista

L’esistenza di un cospicuo numero di operai legati alle imprese artigiane e industriali della zona offrì un buon terreno all'ampia propaganda mazziniana, poi a quella anarchica e infine alla socialista, nel corso del Risorgimento e nei primi anni dell'Italia unita, favorendo il precoce sorgere di associazioni operaie e una vivacità di lotte sociali.

La prima società operaia di mutuo soccorso qui sorta (di ispirazione moderata) risale al 1861. Al febbraio 1873 risale il primo sciopero di fornaciai (attuato in località La Rotta) di cui si ha notizia. Risulta poi che agli inizi del 1878 si ebbero in Pontedera manifestazioni di protesta contro i licenziamenti provoc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 323

Brano: [...]i anni del fascismo era un ragazzo, ma le vicende familiari e l’esempio dei fratelli maggiori, dai quali lo separava praticamente una generazione, fecero maturare anche in lui una chiara coscienza politica. Nel 1943 si iscrisse al P.C.I. e, dopo I’8 settembre, fu tra i primi partigiani della valle Olona. Catturato nel novembre 1944, pochi giorni dopo la morte del fratello Mauro, sfuggì fortunosamente alla fucilazione. Rientrato nelle formazioni partigiane, combattè fino alla Liberazione, raggiungendo il grado di comandante della 181a Brigata Garibaldi.

NeH’immediato dopoguerra fu segretario della Camera del lavoro di Legnano e, da allora, svolse una sempre più impegnata attività in campo sindacale, che lo portò a Roma alla C.G.I.L. in rappresentanza dei ferrotranvieri, poi come segretario generale della Camera del lavoro a Vicenza e Bergamo, poi ancora a Milano alla F.I.O.M.. Dal 1969 al 1972 fu segretario generale della Camera del lavoro di Milano, come lo era stato suo fratello Carlo 15 anni prima.

Eletto deputato nel 1972 e riconferma[...]

[...]gli anni Ottanta si ritirò in un paesino della provincia di Sondrio, dove trascorse l’ultimo periodo della sua vita, partecipando all’attività del partito e dell'A.N.P.I. nella provincia.

Venezia

Provincia veneta di 846.000 abitanti, comprendente 43 comuni per l’estensione di 2.460 kmq. Il capoluogo conta 356.000 abitanti di cui 92.000 nella città storica e 264.000 a Mestre e nelle altre frazioni. È centro di attività direzionali, operaie, artigiane, cantieristiche, turistiche, commerciali.

Il problema strutturale

Annessa al Regno d’Italia (con tutto il Veneto) nel 1866, dopo quasi settant’anni di dominio austriaco, Venezia visse i primi decenni del periodo unitario tra non poche difficoltà economiche e sociali, in gran parte dovute alla sua struttura urbanistica obsoleta.

Nella seconda metà del secolo XIX la classe dirigente veneziana perseguì una politica neoinsulare, esplicatasi in una serie di opere che da un lato incisero gravemente sull’ormai fatiscente tessuto antico, e dall’altro impegnarono capitali ed energie in impres[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 731

Brano: [...]lle retroguardie tedesche, i partigiani vennero gradualmente sostituiti sulla linea del fuoco dai militari alleati; e allorché

10 schieramento di questi ultimi fu completato, ai partigiani fu affidato l’incarico di pattugliare la terra di nessuno e di infiltrarsi nelle retrovie nemiche.

11 7.9.1944, dopo che i nazifascisti erano stati respinti oltre la prima cerchia di colli sovrastanti a nord Firenze, la « Potente » e le altre formazioni partigiane furono smobilitate, con una semplice cerimonia svoltasi nella Fortezza da Basso. Pochi mesi più tardi, la maggior parte dei patrioti presenti a quella cerimonia si arruolerà volontariamente nei Gruppi di combattimento del nuovo esercito italiano (v. Cremona, G.d.c.) per affrettare la liberazione delle regioni settentrionali del paese e la fine della guerra.

G.Ve.

Potenza

Provincia comprendente 100 comuni con un’estensione complessiva di 6.545 kmq e una popolazione di

414.000 abitanti, di cui 63.000 nel capoluogo. Insieme alla provincia di Matera (comprendente 31 comuni su 3.447 km[...]

[...]nel Mezzogiorno di marcare la distinzione politica dei « due tempi », cioè deH’affermarsi prima delia democrazia e poi di una battaglia per il socialismo.

Nell’attività dei socialisti potentini, largamente influenti e decisivi per l’organizzazione dei circoli delle leghe delle cooperative del movimento socialista in tutta la provin

cia, si combinarono così il lavoro di sindacalizzazione dei pubblici dipendenti con l’organizzazione di leghe artigiane e cooperative, la battaglia per la conquista dei municipi con la polemica contro l’orientamento creditizio della Cassa di Credito Agrario e la specialità prefettizia del Commissariato civile, con l’ambizione di democratizzare, attraverso le istituzioni, l’intera società regionale. Quasi una marcia aH’interno delle istituzioni che, tuttavia, appiattendo l'iniziativa e le lotte al livello della mediazione politica e dello scontro elettorale, non solo omologò socialisti potentini e radicalnittiani (v. Nitti, Francesco Saverio) portandoli convinti sulle posizioni riformiste di Leonida Bissolati, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 553

Brano: Piacenza

i fondatori della C.d.l. di Piacenza, la prima in Italia (giugno 1891)

zona di Cortemaggiore (1949) e alla costruzione di Impianti di raffinazione (A.G.I.P. a Cortemaggiore, Petroli d’Italia a Fiorenzuola d’Arda). Di più lontana origine sono: la tradizionale industria dei bottoni; quella metalmeccanica (soprattutto aziende artigiane e piccole e medie imprese); l’Arsenale di artiglieria, che conobbe un grande sviluppo durante la Seconda guerra mondiale; le industrie dei laterizi e del cemento. In seguito al processo di industrializzazione la provincia ha registrato negli ultimi decenni un decremento nel numero degli abitanti, con fenomeni marcati di spopolamento della montagna e della collina a favore della popolazione del capoluogo.

Movimento operaio e contadino

I primordi del movimento operaio e contadino nella provincia di Piacenza furono caratterizzati dal dualismo, spesso aspro e violento, tra socialismo riform[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 538

Brano: [...]collaborazione e sudditanza con l'Ovra, si mostrò solerte nel cogliere tutte le manifestazioni di dissenso, palesi

o semplicemente sospettate, nel decretare assegnazioni al confino, ammonizioni, arresti.

Sotto la dittatura fascista le masse contadine e gli artigiani rimasero in generale ostili al regime, mentre la propaganda socialista, pur senza

o con scarsi e aleatori collegamenti regionali e nazionali, nelle campagne e nelle botteghe artigiane mantenne viva la prospettiva dì riconquistare le libertà politiche e civili.

Specialmente in occasione di certe ricorrenze, come il ! Maggio e il 7 novembre, comunisti, socialisti e altri antifascisti, sfidando la sorveglianza della polizia si riunivano in piccoli gruppi e prendevano qualche iniziativa per tenere vivo nei lavoratori il ricordo e il significato di queste date. A Popoli, tutti gli anni venne regolarmente issata la bandiera rossa, come simbolo dì quella che era stata e voleva rimanere una roccaforte del socialismo in Abruzzo. E altrettanto regolarmente seguirono rappresaglie,[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 367

Brano: [...] caratteri e le contraddizioni proprie dei vari processi storici dell'isola, avendo spesso contribuito, nel corso di lunghi secoli, a determinarli: sede di viceré e di un antico Parlamento, di uffici, tribunali e della grande aristocrazia assenteista e parassitarla, centro di potere economico e burocratico, essa è stata anche la capitale politicomorale della Si

cilia. Ancora all’inizio dell’800 nella città persistevano le vecchie corporazioni artigiane, chiuse ed egemonizzate dalla nobiltà e dalla nuova borghesia urbana quale si era venuta formando sullo sfaldamento del sistema feudale, incentivata nella sua intraprendenza dalla dominazione inglese, durante tutto il primo decennio del secolo. La presenza delle truppe britanniche ebbe un duplice effetto: da un lato costituì un blocco militare e politico antigiacobino e antinapoleonico, dall’altro ridestò nei baroni e nei gruppi dirigenti, che da tempo avevano sognato una Costituzione simile a quella inglese, l’antico sogno di risvegliare l’isola dal suo torpore commerciale e dalla sua chiusa[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 581

Brano: [...]« baronia »

Alla linea di condotta apparentemente riformistica e paternalistica al l'interno dell’azienda, corrispondeva una politica di spregiudicato asservimento e di rapina del territorio circostante.

Valdagno cominciò a essere costruita come « baronia » della famiglia Marzotto, al cui insediamento nella valle dell'Agno si accompagnò la graduale appropriazione delle risorse locali, a cominciare dall'acqua che alimentava numerose aziende artigiane. Dopo che Marzotto ebbe ottenuto il privilegio di far deviare i corsi d'acqua per dirottarli verso il suo primo stabilimento, le piccole aziende furono costrette a chiudere i battenti e agli artigiani espropriati non rimase che diventare operai.

L'ascesa della famiglia fu sempre caratterizzata, fin dall'inizio, da una perfetta intesa tra i Marzotto e il potere politico, senza l'appoggio del quale, ottenuto per tutti gli anni a venire e da tutti i governi, non sarebbe stato possibile l'asservimento economico dell'intera valle. L'industria laniera dei Marzotto diventò via via il perno intorn[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 456

Brano: [...]oluogo della provincia forse più tipica delle Marche e sede universitaria, ha una storia civile nella quale si intrecciano opposti elementi: la prevalenza degli interessi e dei rapporti rurali (mezzadria); la presenza di una tradizione liberale molto viva per tutto il Risorgimento e anche dopo l’Unità; la forza dell’organizzazione cattolica; il formarsi, fra Otto e Novecento, di un movimento progressista che trovava le sue basi nelle avanguardie artigiane, poi in alcuni nuclei operai del

la provincia, e che tendeva a collegarsi con i contadini.

Movimento democratico e socialista

Nei decenni sulla fine del secolo XIX erano presenti a Macerata una sezione della Seconda Internazionale, guidata da Marino Mazzetti, e alcuni gruppi repubblicani che contribuirono a vivacizzare l’ambiente politico, la cui dialettica sociale appariva tuttavia dominata dal contrasto tra l’egemonia liberale (nel centro cittadino, tra gli intellettuali e i proprietari) e uno sfondo rurale impregnato di cattolicesimo. All’alba del Novecento la candidatura di Maffe[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine artigiane, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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