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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 724

Brano: Militarismo e antimilitarismo

bunali militari celebrano non meno di 6.000 processi all'anno (in media

1 ogni 40 reclute).

Distribuendo ogni anno centinaia di miliardi di commesse all’industria, le forze armate ampliano poi l’area della loro influenza, stabilendo alleanze e complicità (le cronache italiane sono ricche di dettagli sulle pressioni politiche, anche internazionali, e sui guadagni leciti e illeciti che stanno dietro alle commesse) che non raggiungono certo il rilievo politico registrato in altri Stati (si pensi agli Stati Uniti, la cui economia è dominata dalle spese belliche), ma che hanno ugualmente [...]

[...]civili) e si capirà perché qualsiasi proposito di rinnovamento in questo campo trovi una resistenza passiva insormontabile, in ambienti ben consci della propria inutilità ma ben decisi a difendere i propri privilegi.

Le forze armate italiane sono infine il pretesto per una occhiuta ingerenza degli Stati Uniti nella vita italiana, sotto il paravento della N.A.T.O., con intenti di controllo spinti sino alla politica interna e parlamentare.

L’antimilitarismo oggi

Dinanzi a questo blocco di interessi sempre più estranei alle esigenze della difesa del Paese, compatti e ben collegati con le forze politiche ed economiche italiane e straniere, a poco sono giunti sinora gli sforzi delle minoranze impegnate nella lotta antimilitarista. Dopo le grandi battaglie popolari e parlamentari contro la N.A.T.O. durante gli anni Cinquanta, i partiti di sinistra hanno dato la priorità ad altre battaglie (dalle fabbriche alle campagne, dalle amministrazioni locali alla creazione di un’alternativa di governo), sicché i problemi della difesa, l’organizzazione dell[...]

[...]evidente di oppressione delle libertà, operando attraverso la propaganda e il rifiuto a prestare il servizio militare (il che significa lunghi mesi e anni di galera, dato che il Codice italiano non prevede Yobiezione di coscienza). Essi propongono la non violenza, come unico modo per assicurare un rapporto non sopraffattore tra uomini. La loro lotta, come quella delle altre correnti, non pare tuttavia destinata a grandi successi, fino a quando l’antimilitarismo non avrà una base di massa e una consapevolezza teorica oggi solo parzialmente presenti.

Bibliografia: P. Pieri, Storia militare del Risorgimento, Torino 1962; Roberto Battaglia, La prima guerra d’Africa, Torino 1958; G. Rochat, L’esercito italiano nel 1914, su « Nuova rivista storica » 1961; E. Forcella A. Monticone, Plotone d’esecuzione, Bari 1968; A. Monticone, Italiani in uniforme, Bari 1972; M. Isnenghi, I vinti di Caporetto, Padova 1967; Rochat, L’esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini, Bari 1967; ld.f II ruolo delle forze armate nel regime fascista, su « Rivista di storia [...]

[...], in AA.VV., « Il fascismo », Torino 1972; id., Militari e politici nella preparazione della campagna d’Egitto, Milano 1971; P.

Pieri G. Rochat, Badoglio, Torino 1973; G. Bocca, Storia dell'Italia nella guerra fascista, Bari 1969; E. Cerquetti, Che cos’è la Nato, Milano 1969; « Critica marxista » 1968, fascicolo 2° dedicato alla Nato; AA. VV., Il potere militare in Italia, Bari 1971; A. D’Orsi, La macchina militare, Milano 1971; G. Rochat, L’antimilitarismo oggi, Torino 1973; S. Canestrini, L’ingiustizia militare, Milano 1973; S. Bova G. Rochat, Le forze armate in Italia, su « Inchiesta » 1971; AA.VV., Le istituzioni militari e l’ordinamento costituzionale, Roma 1974. G.Roch.

Milizia volontaria per la sicurezza nazionale

M.V.S.N.. Milizia fascista, ufficialmente istituita in Italia con decreto regio del 13.1.1923 per «provvedere, in concorso coi corpi armati della sicurezza pubblica, e con l’Esercito, a mantenere all’interno

l ordine pubblico; preparare e conservare inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell’Italia nel m[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 722

Brano: Militarismo e antimilitarismo

stigio fu che gli stanziamenti militari, per quanto gravosissimi per l’economia nazionale, si rivelarono insufficienti per assicurare il funzionamento dei troppi reparti esistenti; l’esercito ebbe quindi un armamento qualitativamente inferiore a quello delle altre potenze europee.

La Prima guerra mondiale rivelò sì i limiti di questo esercito, ma ne confermò anche l’attitudine a praticare un dominio di classe: la mobilitazione delle masse richiesta dalla guerra fu condotta con metodi polizieschi che nulla concedevano alle illusioni di democrazia e di compartecipazione (si ebbero circa
[...]

[...]alla fine di una guerra dominata dalla destra e condotta in modo da favorire lo sviluppo dei monopoli industriali. Vanno quindi rovesciati i giudizi tradizionali sulla Glande guerra: in una situazione in cui il problema di fondo era la compressione delle masse popolari, l’esercito superò brillantemente la prova e ne trasse conseguenze così lucide, da fornire un appoggio determinante all'avvento del fascismo e poi al consolidamento del regime.

Antimilitarismo operaio

L’antimilitarismo del movimento operaio non resse invece alla prova. Che le masse contadine e operaie sentissero il servizio di leva come una pesante oppressione, è certo; uomini politici del livello di Filippo Turati, Leonida Bissolati (prima della sua conversione patriottica) ed Errico Malatesta (v.) condussero contro le istituzioni militari una battaglia coerente, denunciandone la struttura di classe e le funzioni di polizia. Mancò però una saldatura tra l’antimilitarismo istintivo delle masse e le dichiarazioni di pochi dirigenti; e la battaglia condotta da\V Avanti! contro l’esercito, come quella più accesa degli anarchici (v.), non riuscì mai ad alimentare un movimento di massa cosciente e organizzato. Fu così che i sindacalisti rivoluzionari e alcuni anarchici, che all’inizio del secolo avevano scatenato una violenta campagna antimilitarista, con la Guerra mondiale si convertirono al patriottismo fascista.

Nel 1914 la crisi della Seconda Internazionale non lasciò indenne il P.S.I. che, dopo aver scisso le proprie responsabilità dalla guerra, non seppe c[...]

[...]ne dei reduci, finalmente liberi di manifestare la loro opposizione. Dinanzi al « fronte unico » delle forze borghesi, strette nella difesa della guerra e del regime che l’aveva voluta, il movimento proletario non seppe però esprimere una linea politica chiara; del resto l’urgenza delle battaglie nelle fabbriche e nelle piazze poneva in secondo piano la rivendicazione delle sofferenze patite nel conflitto e l’attacco alle istituzioni militari. L’antimilitarismo ridiventò così un tema di secondo piano già alla fine del 1919, lasciando la classe dirigente nella possibilità di riorganizzare l’esercito sulla base delle collaudate strutture tradizionali, senza alcuna concessione agli insegnamenti del conflitto.

Gli anni del fascismo

All’indomani della Prima guerra mondiale, tuttavia, i compiti delle forze armate mutarono. In una società in cui non era più possibile dominare la massa solo con la forza, ma occorrevano sistemi più graduali ed elastici, la responsabilità dell’ordine pubblico passò alle organizzazioni fasciste e le forze armate assunser[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 721

Brano: Militarismo e antimilitarismo

(che non è certo prerogativa esclusiva dei militari), o infine la predilezione per gli aspetti formali e gerarchici della vita associata. Queste varie definizioni hanno tuttavia in comune un equivoco caratteristico del pensiero liberale che pretende di considerare separatamente i diversi centri di potere attraverso cui si realizza la dittatura di classe. In realtà le forze armate, come magistratura e Parlamento, non sono istituzioni neutre, al di sopra delle parti, bensì strumenti della dittatura borghese; ciò non va dimenticato, anche se è giusto tener conto delle loro particolari caratte[...]

[...]articolare aspetto dello Stato borghese rappresentato dalle forze armate.

Un’analisi storicopolitica sufficientemente completa e corretta sul militarismo non è attualmente possibile, data la carenza di studi sulle forze armate, sul loro ruolo e sulle opposizioni suscitate. In particolare il movimento operaio italiano non ha saputo approfondire con continuità la critica delle istituzioni militari nazionali per dare una base teorica adeguata aH’antimilitarismo di massa sempre vivo nel Paese. Si tratta evidentemente di una scelta di priorità: poiché in Italia le forze armate non hanno mai avuto un ruolo egemone nella vita politica (a differenza di altri paesi: si pensi alla Germania), il movimento operaio italiano nelle sue varie correnti è stato indotto a privilegiare altre lotte a scapito dell’antimilitarismo.

Le forze armate in Italia

Dalla nascita dello Stato unitario alla Seconda guerra mondiale, le forze armate italiane hanno avuto nella vita nazionale un ruolo non sempre appariscente e certamente non prioritario (nel senso che le scelte di fondo venivano effettuate da altri centri di potere, in primo luogo da quelli economici), ma pur sempre di grande importanza. L’esercito è sempre stato infatti il principale baluardo dell'ordine costituito, lo strumento di difesa di un potere di classe, così come la marina e in un

secondo tempo l’aeronautica sono state strumenti delle aspirazioni i[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 344

Brano: [...]n

te assunto una serie di contenuti politici autonomi.

Il rifiuto degli eserciti di leva, già avvertito durante il secolo XIX, divenne fenomeno politico via via che le forze militari acquistavano, per effetto stesso del modo capitalistico di produzione, carattere totalitario nei vari Stati. Agli ideali pacifisti si ispirarono quindi, per naturale vocazione, le organizzazioni proletarie e i partiti socialisti in ogni paese (v. Militarismo e antimilitarismo) .

Nel 191415 l’entrata in guerra dell'Italia pose in crisi i cattolici e i socialisti, i primi legati a una concezione religiosa formalmente pacifica, i secondi antimilitaristi per forte tradizione popolare. E mentre da parte ecclesiastica le indicazioni date ai cattolici erano di servire tutti fedelmente la rispettiva « patria » (altrimenti la Chiesa avrebbe dovuto scegliere per questa o quella parte in campo o addirittura incitare alla diserzione i cattolici di tutto il mondo), il Partito socialista, non essendo riuscito ad adottare a livello internazionale una linea omogenea, conobbe i[...]

[...]addirittura incitare alla diserzione i cattolici di tutto il mondo), il Partito socialista, non essendo riuscito ad adottare a livello internazionale una linea omogenea, conobbe in quell'occasione una delle sue più grandi crisi politiche.

La « inutile strage » travolse pertanto le diverse resistenze dei cattolici e dei socialisti, dimostrandone l’incapacità di tradurre in prassi conseguente le enunciazioni teoriche sino ad allora sostenute. L’antimilitarismo socialista e il pacifismo cattolico apparvero sostanzialmente incapaci di operare in termini propositivi, oltre che negativi. L’adesione alla guerra 191418 da parte dei socialdemocratici europei, a cominciare da quelli tedeschi fino all'equivoco « non aderire né sabotare » dei socialisti italiani dimostrò il carattere opportunistico di qyei partiti (o più esattamente dei loro gruppi dirigenti) e l’intrinseca mistificazione di un socialismo riformista costruito su basi nazionalistiche, del tutto contrario agli interessi dei lavoratori.

Venne così a delinearsi il volto di un falso pacifismo [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 276

Brano: [...]e nel 1903 si iscrisse al P.S.I. e vi militò come attivista nelle lotte agrarie del Ferrarese. Trasferitosi a Milano dalla fine del 1904, impiegato presso una industria, all'inizio del 1906 si accostò alla frazione sindacalista rivoluzionaria e nel 1907 fu nominato delegato nelTUnione tra impiegati e commessi di aziende private. Collaboratore del foglio “La Gioventù socialista”, organo nazionale della F.G.S., vi diede le prime prove di un acceso antimilitarismo. Nel giugno 1907, accogliendo l'orientamento dell'ala estremista del sindacalismo rivoluzionario, uscì dalla Federazione socialista di Milano per operare soprattutto nell'ambito della Camera del lavoro e fra i giovani. Nel giugno 1908, condannato a 4 anni di reclusione per le sue prese di posizione antimilitariste, lasciò il lavoro sindacale che stava svolgendo nella zona di Piacenza ed espatriò clandestinamente in Francia. A Nizza collaborò a “Le Droit du peuple”, organo della Federazione socialista delle Alpi Marittime, ma nel febbraio del 1909, prevenendo un decreto di espulsione delle aut[...]

[...]nione Sindacale Italiana (v.) che gli affidò l'incarico di segretario del sindacato edile nel Modenese.

Sei mesi dopo il suo rientro in patria venne arrestato a Milano durante uno sciopero di ferrovieri e scontò una breve detenzione, al termine della quale preferì tornare a New York. Da qui, nel 1914 aderì alla U.I.L. [Unione italiana del lavoro, corrente interventista sorta all’interno dell'U.S.I.) e, abbandonata repentinamente la causa dell’antimilitarismo, divenne uno dei più accesi sostenitori dell’intervento italiano nella guerra mondiale, tra

l’altro pubblicando il settimanale ultranazionalista L’Italia nostra.

Dall’interventismo al fascismo

Il voltafaccia di Rossoni, comune del resto in quel momento a parecchi socialisti e sindacalisti che nella guerra vedevano lo sbocco delle loro aspirazioni “rivoluzionarie” (v. Interventisti), fu naturalmente bene accetto dal potere dominante in Italia ed egli potè fare ritorno in patria motivando la propria decisione con il desiderio di assolvere gli obblighi militari e di combattere al fronte[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 551

Brano: [...] relativo successo i tentativi di inquadramento dei giovani braccianti. L’attività dei circoli era di ordine principalmente propagandistico e si svolgeva attraverso conferenze o comizi in città e nella provincia, ma non mancavano le iniziative di carattere ricreativo e sportivo come la Lega dei ciclisti rossi e quella escursionistica, o educativa come la Lega antialcoolica, concepite come

strumenti di attivazione e rieducazione dei giovani. L’antimilitarismo (v. Militarismo e antimilitarismo) fu comunque il filo conduttore dell’azione della F.G.S.I. e condusse i giovani socialisti sulla strada di una opposizione sempre più aperta nei confronti dei governi giolittiani: contro l’aumento delle spese militari, contro la guerra di Libia, contro l’impiego dei soldati in operazioni di ordine pubblico.

La progressiva radicalizzazione della situazione politica nel primo quindicennio del secolo indusse la Federazione a un dibattito critico sui contenuti dell’iniziativa antimilitaristica; nella fattispecie, sulle possibilità e sui modi di un passaggio dalla propaganda generica dei fini m[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 87

Brano: [...] opere che, ispiratesi alla corrente della Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività), incontrarono il gusto americano educato al realismo letterario degli anni Trenta e Quaranta. Alcune di esse risposero anche alle richieste dell'industria cinematografica americana: nel 1937, “All’ovest nulla di nuovo”, tradotto in un film diretto da Lewis Milestone, ottenne un successo immediato, diventando, a conferma della sorte deH'omonimo libro, un classico deH’antimilitarismo. Un altro successo sarà, nel 1957, il film di Kirk Douglas tratto da un romanzo di Remarque ambientato in un reparto della Wehrmacht durante la campagna di Russia Zeit zu leben und Zeit zu sterben (Tempo di vivere e tempo di morire).

Nel 1947 lo scrittore ottenne la cittadinanza americana. Continuò a vivere a New York fino alla vigilia della morte, quando si stabilì in Svizzera, nei pressi di Ascona.

P.Do.

Remondini, Giovanni

N. a Imola (Bologna) il 9.6.1900, ivi

m. nel gennaio 1986; assicuratore. Appartenente all’organizzazione comunista clandestina bolognese, individuata dall[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 506

Brano: [...]fu confinato per 6 mesi a Lipari.

Dopo I '8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza bolognese. Fu impiegato dal C.U.M.E.R., come ufficiale di collegamento con le formazioni partigiane di Ferrara.

In questa città subì anche un arresto dal 20.11.44 all’1.12.44.

Peluso, Edmondo

N. a Napoli il 12.2.1882, presumibilmente m. in U.R.S.S. nel 1942; giornalista.

Giovane socialista, renitente alla leva per antimilitarismo, nei primi anni del secolo sfuggì all'arresto espatriando clandestinamente. Compì avventurosi viaggi che lo portarono in ogni parte del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, alla Cina e al Giappone, sempre frequentando gli ambienti rivoluzionari della Seconda Internazionale. Conobbe Jack London e, nella Cina di Sun YatSen, lavorò con Heinz Neumann nella comune di Canton.

Allo scoppio della guerra 191418 si trovava in Svizzera e si impegnò nel movimento zimmerwaldiano per la pace. Nel 1917 fu tra i primi socialisti italiani che si schierarono senza riserve a favore della Rivoluzione bolscevi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 389

Brano: [...]semitismo » dell’autore. « Consapevolmente Cristo — scriveva l’anonimo recensore — viene qui rappresentato con le caratteristiche somatiche della razza ebraica. È solo un caso che i suoi torturatori si mostrano del tipo razziale contrapposto? ».

La pubblicazione fu subito proibita, circa duemila copie del volume vennero sequestrate e distrutte, insieme alla rimanenza di Stern und Blume, un libro del 1930 che, per il suo umanesimo e per il suo antimilitarismo, pure risultava assai sgradevole ai nazisti.

Secondo dopoguerra

Finita la guerra, cominciò per l'artista (scampato quasi per prodigio, con la figlia Èva e la moglie Hulda, una coraggiosa giornalista, a terribili pericoli) la battaglia delle mostre. Vi furono violente reazioni dei nostalgici del regime, qualche vetro andò in frantumi e qualche quadro fu di nuovo danneggiato.

Nel catalogo della sua grande mostra personale del 1947 ad Amburgo, Ludwig Benninghoff scriveva: « La quieta, grave e oscura arte del Pankok levò alto il suo grido, costretta a volere la catastrofe ».

Le opere [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 347

Brano: [...]imolato in Italia l’impegno sulle tematiche non violente, culminante nella lotta per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare.

La lotta per il riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza ha significato per i nonviolenti italiani il passaggio da posizioni di individualismo eticoreligioso a scelte sociopolitiche, fondendo l’influenza del pensiero gandhiano e di Martin Luther King con il pacifismo cristiano e l’antimilitarismo di origine socialista. L’appoggio ai movimenti di liberazione nazionale del Terzo Mondo, l’analisi del ruo

lo imperialista delle superpotenze, dello sfruttamento capitalistico e neocoloniale (v. Neocolonialismo) sono ormai diventati dati diffusi in questo ambito.

Il ruolo dei cattolici in questa fase è di particolare interesse: mentre la gerarchia religiosa non osteggia

i nuovi movimenti pacifisti di ispirazione confessionale (Movimento internazionale della riconciliazione, Movimento cristiano per la pace, Pax Christi), i cattolici più progressisti, spesso in stretta collaborazione c[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine antimilitarismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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