Brano: [...]
e della sua concreta coscienza creativa. La sua critica è superiore all'enciclopedismo e al liberalismo sensistico »14. Si capisce, c'è modo e modo d'intendere l'anarchia, o il libertarismo. C'è una concezione etica e una concezione che si potrebbe dire edonistica o utilitaristica o meramente estetica dell'anarchismo. Quella di Gobetti è risolutamente la prima. Si rilegga una delle pagine piú belle
e piú gobettiane del libro: « La religiosità alfieriana è il trionfo dei valori interiori. Le religioni costituite e dogmatiche separano tra autorità gerarchica e umiltà di popolo, tra impero e ubbidienza; alla loro base, piú profonda ancora di ogni esperienza mistica, sta un principio utilitario, un calcolo di cui le classi gerarchicamente piú elevate si servono. La religione della libertà esclude interessi e calcoli, esige, come efficacemente scrive l'Alfieri, fanatismo negli iniziatori,
e negli iniziati entusiasmo di sincerità, in tutti quell'ardore completo per cui non c'è soluzione di continuità tra pensiero e azione. Ne risulta un'unità di [...]
[...]ità tra pensiero e azione. Ne risulta un'unità di apostolato che anticipa i caratteri dell'opera mazziniana [ ...] . Alfieri è un'anima religiosa e mentre propone la sua concezione libertaria sente intensa e profonda vicinanza spirituale con tutte le anime eroiche della religione » (op. cit., p. 128). Ancora, nel breve ritratto di Alfieri che Gobetti traccia nel secondo capitolo di Risorgimento senza eroi: « Il violento rilievo della personalità alfieriana fa pensare piuttosto alle tragiche figure della rivoluzione che alla pacifica calma dell'illusionismo riformatore. I suoi accenti libertari ricordano Stirner e Nietzsche » 15
13 L'anarchia di Vittorio Alfieri, Bari, Laterza, 1924, p. 48.
14 La filosofia politica di Vittorio Alfieri, in Scritti storici, letterari e filosofici, Torino, Einaudi, 1969, p. 118.
15 Risorgimento senza eroi, in Scritti storici, letterari e filosofici, cit., p. 74.
338 VARIETÀ E DOCUMENTI
Non meno artificiosa anche l'altra contrapposizione, fra un Alfieri iniziatore del Risorgimento, quello di Gobetti, e un Alfie[...]
[...]lo ideale. Di Gobetti disse giustamente Fubini che nell'Alfieri cercava soprattutto se stesso 16. Parimenti, quasi non c'è scritto di Calosso in cui non compaia a proposito o a sproposito una citazione di Alfieri. Un alfierismo tanto piú interessante da studiare e da capire in quanto né l'uno né l'altro erano letterati, e sono stati invece entrambi prevalentemente scrittori politici. Per Gobetti si potrebbe trovare una ragione della sua passione alfieriana anche nel « piemontesismo », ma per Calosso questa ragione non vale perché proprio in una nota del suo Alfieri canzona gli amici piemontesisti ed equipara il piemontesismo al filisteismo i'. Il motivo fondamentale che spinge i due amici a cercare l'Alfieri è uno solo: l'anelito verso la libertà, tanto piú forte e irresistibile in quanto proprio negli anni dei loro studi alfieriani era soffocato. Se Alfieri sia stato piú filosofo o piú poeta è una vecchia questione, dibattuta tra i suoi commentatori, sin da quando la pose Leopardi. Si potrebbe dire a mo' di conclusione che per Gobetti Alfieri [...]