Brano: [...] propria den sità semantica al di là di ogni convenzione e sostituzione segnica. La crisi del linguaggio sembra dunque indirizzare Rilke, come Lord Chandos, alla ri
QUANDO È IL PRESENTE? RILKE DI FRONTE ALLE PAROLE 623
cerca di un'altra lingua « in cui parlino le cose mute », di un'epifania del senso non riconducibile alle articolazioni del linguaggio. Letta con quest'intonazione d'animo, la famosa ed ambigua frase che conclude il Tractatus di Wittgenstein — di ciò di cui non si può parlare si deve tacere — finirebbe per significare che oltre i limiti del dicibile si colloca non l'irrilevante, ciò che è indegno di venir considerato, bensí l'essenziale, il senso della vita. La semantica, la dimensione del senso, non sarebbe riconducibile ad una semiologia, a un'organizzazione dei segni, e ancor meno alla linguistica, come vorrebbe Barthes.
La vita e la parola sembrano cosí contrapporsi o almeno divaricarsi; il senso è prigioniero della parola, che — nella lirica citata — viene definita quale dominio. Attento e calcolatore nell'arte di cancellar[...]
[...]a propria densità semantica al di là di ogni convenzione e sostituzione segnica. La crisi del linguaggio sembra dunque indirizzare Rilke, come Lord Chandos, alla ri
QUANDO È IL PRESENTE? RILKE DI FRONTE ALLE PAROLE 623
cerca di un'altra lingua « in cui parlino le cose mute », di un'epifania del senso non riconducibile alle articolazioni del linguaggio. Letta con quest'intonazione d'animo, la famosa ed ambigua frase che conclude il Tractatus di Wittgenstein — di ciò di cui non si può parlare si deve tacere — finirebbe per significare che oltre i limiti del dicibile si colloca non l'irrilevante, ciò che è indegno di venir considerato, bensí l'essenziale, il senso della vita. La semantica, la dimensione del senso, non sarebbe riconducibile ad una semiologia, a un'organizzazione dei segni, e ancor meno alla linguistica, come vorrebbe Barthes.
La vita e la parola sembrano cosí contrapporsi o almeno divaricarsi; il senso è prigioniero della parola, che — nella lirica citata — viene definita quale dominio. Attento e calcolatore nell'arte di cancellar[...]
[...]rse anche da questa scissione fra la spiegazione ed il senso, la parola e la vita. Con radicale e dolorosa coerenza Rilke opterà per la rinuncia al senso, accogliendo la lezione piú pura del pensiero negativo fiorito con particolare rigore nella cultura danubiana. La crisi che investe le scienze — soprattutto la matematica — e la filosofia, distruggendo la possibilità di fondarle oggettivamente, conduce — con Hertz e Boltzmann e specialmente con Wittgenstein — a ridurre il fondamento a mera convenzione operativa. L'immagine trova la sua validità non nell'eventuale accostamento a un valore, bensí nella funzionalità del suo meccanismo, come una pedina nel gioco degli scacchi; la parola diviene pura regola di gioco, tecnica di organizzazione, strumento di progettazione — volontà di potenza. Lindicibile, che può essere mostrato e non detto, viene eliminato dall'orizzonte della ricerca, come la stessa idea di soggetto individuale e di sostanza. Non esiste il nucleo dell'Azione Parallela di Musil né il centro dell'anello che Clarisse si sfila dal dito,[...]
[...] tutti e di nessuno — di quell'opaco nessuno cui si riduce, nel nostro mondo, la falsa universalità dei « tutti ». Soltanto Lou AndreasSalomé, nota Alberto Destro, ha la forza di irrompere in questa trincea, di lasciar intravvedere un viso, di essere una persona.
Le parole stanno fra Rilke e la vita, come le casse di libri lungo la Senna, posate — egli scrive a Hermann Pongs — « sull'orlo della vita ». Rilke è un mistico, ma nel senso inteso da Wittgenstein, per il quale il mondo è un Tutto — limitato e le cose sono soltanto le cose cosí come sono: « Non come il mondo è, è il mistico, ma che esso è ».
Il lavoro — e la trasformazione della vita in lavoro — è perfettamente autarchico, non vuole intermediari né, soprattutto, interpretazioni: Rilke non vuole mai leggere gli scritti su di lui e non vuole nemmeno medici che si spingano come cunei fra lui e il suo stesso corpo. Quando avviene, come nella malattia, quest'incrinatura, l'unità precaria dell'individuo crolla, ma crolla verso l'interno. La distruzione dell'uomo si configura per Rilke non n[...]