Brano: GIUSEPPE CHIARANTE
Fino ad oggi tre diverse tesi sul periodo staliniano hanno diviso la storiografia occidentale.
La prima — di cui un esempio significativo e quasi divertente ci é fornito dal libro di Wolfe .<c I tre artefici della rivoluzione d'ottobre » — viene comunemente sostenuta dai pubblicisti più ostili all'esperienza politica sovietica. Essa consiste nel giudicare lo stalinismo come una degenerazione dittatoriale della rivoluzione socialista, una forma asiatica di governo bonapartista, una organizzazione personale del potere per molti aspetti analoga a quella hitleriana.
La seconda, più seria e meditata — e di cui Isaac Deutcher é forse il più noto e qualificato esponente — raccoglie invece le correnti di sinistra della socialdemocrazia e del radicalismo. L'epoca di Stalin viene da tali correnti considerata come una dolorosa, se pur forse in[...]
[...]ca. Essa consiste nel giudicare lo stalinismo come una degenerazione dittatoriale della rivoluzione socialista, una forma asiatica di governo bonapartista, una organizzazione personale del potere per molti aspetti analoga a quella hitleriana.
La seconda, più seria e meditata — e di cui Isaac Deutcher é forse il più noto e qualificato esponente — raccoglie invece le correnti di sinistra della socialdemocrazia e del radicalismo. L'epoca di Stalin viene da tali correnti considerata come una dolorosa, se pur forse inevitabile, fase di arresto e di deviazione rispetto alla linea e alla ideologia leninista: arresto e deviazione imposti dalle necessità di un paese arretrato, avente alle sue spalle secolari tradizioni storiche di tipo autocratico. Una simile tesi, ovviamente, conduce ad un atteggiamento di attesa: l'attesa che la fine dei pressanti condizionamenti storici permetta all'Unione Sovietica e al proletariato mondiale di riprendere costruttivamente il proprio discorso là dove esso si era interrotto, e cioè all'irrisolta opposizione fra [...]
[...]tti d'accusa o per querimoniose denunce. Tutto questo, comunque, può ben essere giudicato fenomeno transitorio, naturale e temporaneo contraccolpo di una polemica che durava da anni.
Ma su questa base si va pure facendo luce, e sembra prevalere, una ben più pericolosa tendenza, tutta ,ossuta di empirismo e di « buon senso », indifferente all'unità del //i~segno interpretativo, fondata su di una serie di approssimative e Assurde « distinzioni ». Viene così talora proposta una « distinzione » fra i fondamenti della politica staliniana e i suoi strumenti di realizzazione, quasi che questi nascessero dalle intemperanze personali del loro ispiratore; viene azzardata una « distinzione » fra il periodo della lotta contro le deviazioni e quello dei processi, quasi che questi non abbiano rappresentato il necessario se pur doloroso proseguimento di quella; viene addirittura affermata una distinzione fra Stalin e il regime, quasi che per mera coincidenza egli ne sia rimasto il leader per un tren
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tenno guidandone la costruzione e il consolidamento. Su questa via, ovviamente, si giunge ben presto all'assurdo scientifico di considerare l'ultimo ventennio di politica sovietica una parentesi priva di significanza storica, se non per il fatto di aver in via pratica consolidato lo stato socialista e di averne salvaguardato l'esistenza; e si finisce col vagheggiare una sorta di scolastico e astratto « ritorno al leninismo ». Diviene qu[...]
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tenno guidandone la costruzione e il consolidamento. Su questa via, ovviamente, si giunge ben presto all'assurdo scientifico di considerare l'ultimo ventennio di politica sovietica una parentesi priva di significanza storica, se non per il fatto di aver in via pratica consolidato lo stato socialista e di averne salvaguardato l'esistenza; e si finisce col vagheggiare una sorta di scolastico e astratto « ritorno al leninismo ». Diviene quasi naturale, se questa fosse la strada sulla quale si procederà, rimpiangere gli inesatti ma coraggiosamente coerenti giudizi del passato.
Permetta quindi — caro Carocci che, temendo le secche del « buon .senso » e dei « distinguo », eviti di rispondere singolarmente alle numerose e interessanti questioni che lei pone; e cerchi invece, per comodità di metodo, di ridurle (riferendomi soprattutto a quelle indicate al terzo, al quarto, al quinto e al sesto punto), a questi tre essenziali quesiti, così da tentare un giudizio d'assieme sullo stalinismo:
1) Lo stalinismo, nel suo complesso, r[...]
[...]smo, se ne denunciasse la degenerazione, la involuzione illiberale.
Ma, a mio avviso, così non é. La tesi staliniana sull'edificazione del socialismo rappresenta — almeno a me pare — l'accertamento scientifico di una situazione storica per molti aspetti non prevista da Marx o da Lenin, e che era tale, per le sue concrete condizioni,. da comportare una forma molto rigida di gestione del potere.
Certo questa « novità » della posizione staliniana viene faticosamente in luce, oscurata come é dagli sforzi di Stalin stesso e di
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tutta la cultura sovietica, che ha teso per lunghi anni a negare ogni soluzione di continuità, sia pure formale, fra la linea e la dottrina di Lenin e quelle del suo continuatore. Ma ove si sbarazzino gli scritti dello statista georgiano dalle necessità tattiche e formali che la dura lotta contro le deviazioni ha loro imposto, non é difficile cogliervi la grande innovazione che egli ha portato all'interno della dottrina marxistaleninista.
E a tutti nota (e Stalin stesso fu sempre costretto a ric[...]
[...]l'unica posizione esatta ?
Dimostrarlo sulla base dei testi di Stalin sarebbe forse un'im
(5) Lenin, Opere, vol. XXIX pag. 284.
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presa complessa e difficile. Il fatto é che la scelta staliniana fu, in primo luogo e sovrattutto, scelta di un politico, intuizione di un uomo di Stato. Non sempre e non del tutto, perciò, il suo stesso autore riuscì a difenderla con chiarezza e persuasività di argomenti teorici.
Altro però diviene il discorso potendo usare, come noi possiamo, gli strumenti dei posteri: avendo cioè a disposizione la conoscenza dell'ulteriore sviluppo storico e i più elaborati strumenti concettuali che la situazione attuale obiettivamente ci offre.
Tutta la storia più recente sta infatti a dimostrare — mi sembra — che nei paesi capitalistici non sono esistite per quasi tutta l'epoca staliniana (fino cioè, più o meno, alla guerra antifascista e alla rivoluzione cinese) quelle condizioni obiettive necessarie alla rivoluzione, che già Lenin aveva con precisione indicato. Vediamo, brevemente, di verificarlo[...]
[...]to avrebbero dato immediatamente l'avvio a degenerazioni opportunistiche. Come possono rappresentare oggi la via corretta per lo sviluppo politico del proletariato occidentale ? Evidentemente per una decisiva novità intervenuta nella situazione storica: la rottura dell'egemonia mondiale capitalistica, la frattura ormai avviata fra tradizione liberale e dominio borghese di classe, il consolidamento di un sistema socialista.
La formula staliniana viene in questa luce ad assumere, da un punto di vista teorico, un valore ancora più profondo di quanto forse mai il suo stesso autore avrebbe potuto pensare e ammettere. Essa infatti pare fornire il primo accenno storico di un concetto del tutto nuovo per l'ideologia marxista: la rivoluzione occidentale, proprio nella misura in cui esigeva forme istituzionali e alleanze di potere più vaste e comprensive che non quelle sovietiche, proprio perché non poteva fondarsi su una mera contrapposizione dialettica alla cultura liberale, postulava il pieno compimento di una fase storica precedente nel corso d[...]
[...]no di fatto a consentire anche gli eredi della più matura e conseguente tradizione liberale (Si ricordino, ad esempio, gli articoli pubblicati su questa stessa rivista da Norberto Bobbio). Ci si può cioè domandare: un processo rivoluzionario che in vista della realizzazione di un'economia socialista comporti il sacrificio dei tradizionali istituti di libertà, non implica un prezzo troppo alto perché si possa essere disposti ad accettarlo? Non conviene invece ricercare una diversa via di sviluppo, in cui la libertà si congiunga alla giustizia, in cui le necessarie trasformazioni economicosociali non entrino in opposizione con i classici ordinamenti democratici ?
La conseguenza di una tale obiezione è evidentemente questa: che si riconosce in certa misura l'importanza storica dell'opera staliniana, specie in considerazione delle caratteristiche die paese premoderno proprio della vecchia Russia zarista; ma che si stabilisce un bilancio fra evolute democrazie occidentali e regime sovietico di dittatura del proletariato che può chiudersi, valu[...]
[...]ema da Lenin e Stalin in,relazione alla situazione sovietica):
(7) Stalin, Opere, vol. VI, pag. 137.
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a) anche dopo la conquista del potere politico da parte del proletariato, la borghesia, rimane, ancora per un certo tempo, la classe più forte sul piano dei rapporti economicosociali, in quanto in tale sfera essa può disporre di strumenti di cui il proletariato é privo. Perciò il rovesciamento del nuovo assetto politico diviene inevitabile se il proletariato non fa un uso autoritario del potere di cui é venuto a disporre (cfr.: Lenin, La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky: «Ancora per lungo tempo dopo la rivoluzione gli sfruttatori conservano inevitabilmente una serie di enormi vantaggi di fatto: rimangono loro il denaro, che non si può sopprimere immediatamente, una certa quantità di beni mobili, spesso considerevoli; rimangono loro le relazioni, la pratica organizzativa e amministrativa, la conoscenza di tutti i segreti dell'amministrazione; rimangono loro un'istruzione più elevata; strette relazioni co[...]
[...], Opere, vol. XXIII pag. 354.
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zione dal capitalismo al socialismo, perché la riorganizzazione della produzione è cosa difficile, perché occorre del tempo per operare delle trasformazioni radicali in tutti i campi della vita, perché la forza enorme dei costumi economici piccoloborghesi può essere superata soltanto attraverso una lotta lunga e accanita » (9).
e) Infine, non va dimenticato che lo Stato socialista si viene edificando sotto la pressione della borghesia internazionale che fa gravare su di esso una continua minaccia di guerra; e ciò comporta inevitabilmente restrizioni e sacrifici.
Questo lungo richiamo alle tesi di Lenin e Stalin sulla dittatura del proletariato mi è parso necessario perché ritengo che esso ponga bene in luce come, nello sviluppo della rivoluzione sovietica, tale forma di gestione del potere non sia stata il frutto di una scelta empirica, ma abbia rappresentato scientificamente ii necessario passaggio per il superamento della società classista e l'edificazione del socialismo: e [...]
[...]pitalistica, ma che al tempo stesso permettano di dare un più largo respiro al processo rivoluzionario, così che questo possa svilupparsi in modo da riassorbire e riqualificare le migliori conquiste della civiltà liberale (dalla pluralità dei partiti giustificata in base non a contrapposizione di classe ma a distinzioni di correnti ideali, alla non identificazione fra partito e Stato, al rispetto dell'autonomia delle diverse dimensioni in cui si viene svolgendo la vita della società civile). Ma una cosa non va dimenticata: ed è che se oggi un tale allargamento di respiro del movimento proletario é possibile, senza che questo significhi corrompimento opportunistico o cedimento all'egemonia borghese, ciò é solo perché esiste ormai un saldo punto d'appoggio costituito da quel mondo socialista che proprio la gigantesca tenacia di Stalin ha consentito di edificare.
Ma se così stanno le cose, non diviene del tutto retorico e letterario vedere nell'opera staliniana solo la dittatura contrapposta alla democrazia, il terrore che conculca la legali[...]
[...]volgendo la vita della società civile). Ma una cosa non va dimenticata: ed è che se oggi un tale allargamento di respiro del movimento proletario é possibile, senza che questo significhi corrompimento opportunistico o cedimento all'egemonia borghese, ciò é solo perché esiste ormai un saldo punto d'appoggio costituito da quel mondo socialista che proprio la gigantesca tenacia di Stalin ha consentito di edificare.
Ma se così stanno le cose, non diviene del tutto retorico e letterario vedere nell'opera staliniana solo la dittatura contrapposta alla democrazia, il terrore che conculca la legalità, l'inclinazione autocratica del capo che soffoca la libera manifestazione della volontà popolare ? Non si tratta — torno a ripeterlo — di edulcorare tutti i problemi in una troppo sbrigativa visione storicisticá: che particolari errori possano essere ravvisati nella politica di Stalin, che anzi si possa giungere a stabilire che in determinate circostanze si sia da parte sua accentuato oltre il necessario il ricorso a metodi di repressione, non è cert[...]
[...]ostenere questa tesi significa forse, come affrettatamente si potrebbe ritenere, negare la necessità di _ una qualsiasi revisione critica della posizione staliniana ? A mio avviso, certamente no. E ciò non tanto nel senso che determinati errori, concretamente evitabili, possono essere ravvisati (come più sopra ho accennato) anche all'interno di una linea di cui pur si riconosce la fondamentale esattezza; quanto perché è questa linea stessa che diviene radicalmente insufficiente, e perciò pericolosa ed erronea, se continuata meccanicamente in una fase storica diversa da quella per cui é stata elaborata.
Sotto questo profilo, anche il tono accentuatamente polemico (che a un primo esame può parere addirittura antistorico) con cui da parte degli attuali dirigenti sovietici é stata sviluppata al Congresso di Mosca la critica alle forme staliniane di gestione del potere, si rivela pienamente giustificato: é chiaro infatti che un sistema politico durato per tanti anni lascia dietro di sé cristallizzazioni e bardature che, anche quando si rivelan[...]
[...]fra il proletariato e altre forze che non sono organicamente collegate con l'assetto borghese ma sono tuttavia rimaste sinora diffidenti nei confronti del comunismo, in quanta comprensibilmente temono che da questo possa venir compromesso il patrimonio culturale filosofico o religioso cui si richiamano.
E evidente che queste innovazioni di sostanza comportano
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anche profonde innovazioni di metodo: in particolare diviene necessario un progressivo passaggio a una forma non più rigida di gestione del potere, che consenta quella libera circolazione delle idee che é condizione di una nuova elaborazione teorica e pratica. Ma ciò che più importa rilevare è che questo sviluppo richiede dei considerevoli passi avanti teorici non solo rispetto a Stalin ma anche rispetto al leninismo nel suo complesso.
Dei passi avanti, tuttavia, che, appunto in quanto tali, non possono verificarsi — torno a ripeterlo — se non sulla base di una piena comprensione del valore dell'opera di Lenin e di Stalin. Ed è per questo che la polit[...]