Brano: [...]io di altrui, ossia a bardana. Ma di questo dirò più tardi, perché per ora voglio dire come cominciò a piacermi di cercare i tesori. E ho cominciato piccolo, all'età di 12 anni.
Una volta, a 12 anni, ero servo porcaio di tale Serafino Manca, in
INCHIESTA SÜ ORGOSOLO 131
Locoe. Stavo in un posto, « Orgoi », dove srdice che c'era un paesotto distrutto.
Un giorno trovo un mattone, lo sollevo, e trovo due monete.
Non di oro. Macché! Di pietra.
Viene il padrone. E capita con un uomo molto vecchio, Battista Dejana, detto su Grehu.
Vado incontro e faccio vedere le monete.
Ziu Battista Grehu, che era molto vecchio, e ai suoi tempi aveva fatto la scuola spagnuola, sapeva leggere le scritture antiche: piglia le monete e dice: — Questa é di unu Duca che ha abitato in d'una grotta a monte Orulu. E questa é di unu Conte che stava in d'una stalla a Orgoi.
Dunque, come sapeva tutto e con tutti era amico, ritornando in cammino in paese, dice che aveva un suo compare che possedeva un grande Libro del Comando, per comandare a tutti gli Spiriti e ce[...]
[...]orno di cammino arrivavo a quel Nuraghe. Oggi non esiste quasi più perché io solo l'ho demolito.
E questa storia si conclude così.
Nel paese é cominciato a sapersi che io cercavo i tesori, e trovavo solo pietre. E quasi mi ridevano. Ma io pensavo che non avevano ragione, e che, prima o poi, un tesoro lo avrei trovato. Ci dovevano essere monete di oro e di argento, perle, rubini e diamanti.
Dopo qualche anno (ne avevo ora 30 o 40, non ricordo) viene un prete ad Orgosolo che ci aveva una carta del tesoro. La aveva avuta da Latitanti e, a quanto so, da un altro prete che teneva la roba rubata, rubava e, per un tempo, era Latitante.
In quella carta ci era un disegno tutto a matita, con una croce al centro: il segno di un tesoro. Non la faceva vedere a nessuno, un segreto: ma da tutti si sapeva.
Per quell'oro — o pur argento che fosse per trasporto ci aveva bisogno di lasciarsi accompagnare.
Vado da lui una volta, con coraggio, e gli dico: — Se mi prendete e mi date un terzo del tesoro io vi vengo ad aiutare. Porto un campagno con me. E [...]
[...]tella ed io ero morto quasi dalla gioia. Cominciamo a zappare, a zappare. E scava e scava: avremo fatta una buca di due metri. Forse piú.
— Forza, forza! — dice il prete — Io faccio le orazioni.
E dice ancora: — Gú gú, bú bú.
Lo scemo pure.
Tutt'a un tratto sento qualche cosa dura. Io grido, il prete grida,
lo scemo più di tutti. Ci siamo abbracciati.
Ora bisognava pensare a tirare il tesoro.
Tiro. E c'era una certa forza.
Tiro ancora. E viene fuori una testa di crapa. E tutta spolpata!
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INCHIESTA SU ORGOSOLO
— E questa che é?
— Vi sarete. sbagliato.
— Non mi posso sbagliare. Questo é il punto della carta.
Scavo ancora: niente!
Il prete era verde e rosso: si vedeve anche di notte. Lo scemo
piangeva, batteva le mani.
— Sarete stati voi. Per poca fede l'oro si è cambiato in testa di crapa.
— Mi pare che qui di scemo c'é solo lei, padre pio.
— E tu sei più cretino di lui. Stavamo per attaccarci.
— Se questa testa era oro — dico io — datemi in oro la decima che avete promessa.
Te la puoi prendere pure tutta questa te[...]
[...]a volta, come postino, io stavo a Mamojada. C'era un continentale, certo Sanguinetti Giovanni Battista, genovese. Gli dicono che sono di Orgosolo, _e quello mi manda a chiamare. Io lo conosco. E lo ho trovato con una pietra luccicante in mano.
138 FRANCOCAGNETTA
Ha detto: — Io sto qui per venire in territorio del tuo paese.
— E che venire a fare?
— Per questa pietra.
— Che pietra é?
— Calamina..
Io mi ho pensato: « Questo, gendarme non é. Viene per pietre.
Certamente quella pietra é il segno di un tesoro ».
Dico: — Di questa pietra ne ho vista a Osporrai, a Fundales, a
Iserrai.
Dice: — Puoi venire a mostrarmela? Ti pago una giornata.
— Buono, buono!
Siamo rimasti d'accordo e dopodomani mattina viene a Orgosolo
a cavallo. Lo ho portato subito a quei luoghi, a vedere quelle pietre.
— Questo é un filone — dice.
No — dico io. — Non vi inganno (avevo capito che diceva che
io sono furbo, e cioè filone). Pietre così ce ne é in tanti posti.
— Andiamo a vedere.
Andiamo e si é visto tutto.
E ad Iserrai dice: — Qui c'é un tesoro!
« Ci siamo, penso io. Questa é la volta buona! ».
Si vedevano pietre stellate a terra.
— Bisogna fare un saggio. Qui c'é una galleria. Deve essere stata fatta dagli antichi romani.
— E scaviamo pure noi — dico io. — Presto! presto! Cerchiamo iI tesoro.
— No — [...]
[...]nno. Prendevamo pietre e le mettevamo in certe hallette che portavamo a Mamojada e, di li, le spedivano a Cagliari.
Io sempre pensavo: « Che diavolo starà mai in mente a Sanguinetti. Qui c'é il tesoro certamente e lui pensa a pietre. Deve averci qualche piano e pure, a far questo, ci avrà il suo tornaconto. Intanto, ci dà da lavorare! ».
E la notte, senza dire niente a nessuno, venivo a cacciare il tesoro, per conto mio.
Un giorno viene un figlio di Sanguinetti da Cagliari e ci dice che é una miniera: quelle pietre si vendevano.
Allora io dico: — Io l'ho scoperta. Io l'ho fatta vedere a tuo padre. E ora mia.
— No — dice lui. — Dietro richiesta la Concessione é stata intestata a mio padre. La ha avuta solo lui. Tu non puoi far niente. Se non lavorare a ordine suo. E mio. Ti posso anche cacciare subito di qui e far tornare a fare il pastore.
Quando ho sentito di tornare a pastore, e ho sentito: « Concessione » mi ho spaventato. Sarà meglio stare zitto. E lavorare.
Spedivamo e spedivamo. E si hanno fatti tan[...]
[...]store.
Quando ho sentito di tornare a pastore, e ho sentito: « Concessione » mi ho spaventato. Sarà meglio stare zitto. E lavorare.
Spedivamo e spedivamo. E si hanno fatti tanti sacchi a Cagliari. Poi questo é finito: dopo un anno. Io la notte tornavo a raddoppiare il mio lavoro, e sempre per cercare il tesoro, ma non trovavo.
Allora mi ho pensato: «Io cercavo il tesoro e il tesoro ce lo avevo sotto il' naso. Quando il tesoro c'é, viene uno straniero e me lo leva ».
Da allora tutte quelle pietre stellate le raccoglievo. E le portavo a casa. Dove non c'era più posto. Un giorno, con mio figlio, ne facciamo una carrettata; e le portiamo a Mamoiada per venderle. Ma non le hnno volute. Mi hanno detto che non erano calamina, ma come le altre, e, di come quelle, ce ne erano a milioni.
Così ci abbiamo rimesso il viaggio ed io la speranza e il lavoro.
Visto, dunque, che non trovavo tesori sotto terra, io penso, me li vado a trovare, come gli altri, sopra terra. Il frutto di pastore era niente. Come postino ero fallito.[...]
[...]se lo potrebbe venire a ripigliare. Anche se la Giustizia non può più farci niente, per tempo passato, é meglio stare zitti. Ci sono i figli o i figli dei figli che non gli può piacere.
Dirò, invece, di due bardane che sono andate a male.
Una volta eravamo andati alla montagna di Orgosolo per un rubatorio, in 4 o 5: di pecore. Siamo rimasti tutto il giorno a guardare i pastori, quando potevamo prendere il bestiame. Ed i fucili che ci avevano.
Viene la sera ed i pastori entrano nelle baracche. Mettiamo tutti la parola che erano le 11, invece delle 2, se poi ci interrogavano. E poi ci siamo divisi in tanti, ognuno per una baracca da assaltare. A un segno, buttiamo in aria ogni baracca. E ognuno al suo dovere. Pure se ci erano due o tre pastori per parte, noi, a uno solo, li lottiamo e li disarmiamo e li leghiamo. Non c'era stata una archibusata e, solo, le capanne se ne erano andate tutte in aria. Stiamo per pigliare il bestiame, quando a un tratto viene un certo ziu Pasquale, un uomo grosso, parente dei pastori. Vede quel caòsso e ha pri[...]
[...]i la parola che erano le 11, invece delle 2, se poi ci interrogavano. E poi ci siamo divisi in tanti, ognuno per una baracca da assaltare. A un segno, buttiamo in aria ogni baracca. E ognuno al suo dovere. Pure se ci erano due o tre pastori per parte, noi, a uno solo, li lottiamo e li disarmiamo e li leghiamo. Non c'era stata una archibusata e, solo, le capanne se ne erano andate tutte in aria. Stiamo per pigliare il bestiame, quando a un tratto viene un certo ziu Pasquale, un uomo grosso, parente dei pastori. Vede quel caòsso e ha principiato a sparare. Spara e spara. E noi rispondiamo. E i pastori, non si sa come, si sciolgono e sparano. Sembrava un cielo di stelle: ed erano pallini.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 141
Quando ci abbiamo visti presi in mezzo, aspettiamo un poco. E ce ne andiamo.
Strada facendo troviamo 4 o 5 miaiali magri, non so di chi. Ce li prendiamo, principiando a mangiarli.
Passa ziu Pasquale, quell'uomo dell'attacco, e ci saluta. Lo invita e accetta. Dice che ci ha riconosciuti al rubatorio, due ore prima. E noi gli dici[...]
[...] mi aiuto ora con il fare sabba ardente, l'acqua vite clandestina. È proibito, ma, qui, ciascuno si arrangia. Basta avere un lampicchio. E un mestiere che mi piace dopo quello del tesoro, perché si assaggia. Non lo descrivo che, certo, i fumi di vino tutti qui li conoscono.
Ma proprio in quel tempo che facevo lo spirito — è un caso strano — io incontro uno spirito. E piú. E proprio vivi.
Mi trovavo al paese con un lampicchio, in quel lavoro, e viene una bettolaia di Irgoli che voleva subito trenta, quaranta litri. Non li avevo. L'ordinazione era buona: le ho promesso che, appena pronti, glieli andavo a portare. Trovo un compagno di Bitti che doveva partire pure ad Irgoli. E combiniamo di viaggiare insieme.
Questo uomo doveva andare ad Irgoli per una cosa sua speciale: c'era li una spiritata — Maria Ruju si chiamava — e lui andava da lei per sapere della salute di sua moglie. Tanti pastori di Orgosolo e dei paesi vicini andavano a lei per interpellarla: aveva gli spiriti in corpo.
Vendo l'alcol, faccio soldi, e l'amico chiede" se volevo[...]
[...] — Maria Ruju si chiamava — e lui andava da lei per sapere della salute di sua moglie. Tanti pastori di Orgosolo e dei paesi vicini andavano a lei per interpellarla: aveva gli spiriti in corpo.
Vendo l'alcol, faccio soldi, e l'amico chiede" se volevo fare cono
INCHIESTA SU ORGOSOLO 143
scenza di questa spiritata: per ogni cosettina lui ci andava, che lei sapeva tutto, ed era sempre contento.
Io mi penso: « Che gli chiedo? Niente ». Ma poi mi viene: « Ho aspettato anni e anni, sempre invano. Andre. da lei per sapere dove posso trovare un tesoro, anche piccolo ».
E dunque andiamo dalla spiritata. E non appena entra il mio compagno le chiede: — Ci sono gli Amici?
E Maria: — In questo momento ci sono.
Come ha detto questo — porco nomini, e porco vieni — c,omincia, a un tratto, a cadere a terra quella spiritata, tutta rotta.
Le prende un nodo alla gola e inghiottiva, inghiottiva. Non riusciva ad inghiottire quel nodo di spiriti che si era fatto alla gola, perché volevano uscire tutti insieme, uno prima dell'altro, e non ad uno ad uno.
[...]
[...]non si sa se era il maiale che aveva mangiato la creatura, o il ragazzo sotto la voce del maiale). Basta.
Maria ha fatto un nome. E poi, mi hanno detto, che quel nome é stato ucciso da quel padre.
Si presenta ora un orgolese, un puro spirito di Orgosolo. Appena parla lo riconosco. Non posso dire il nome perché lui stesso mi ha pregato di non dirlo. Ché si trovava all'inferno e non voleva farlo sapere al paese per non far scandalo.
Passa lui e viene allora un altro spirito. Che era un famoso dottore. A tutte le malate che andavano a interpellarlo parlava in grande forma. Diceva la malattia e quella erba o medicina che bisognava. L'amico era andato lá per la moglie ammalata, e gli ha detto: — Devi fare così e così. — Gli dice tutto e poi: — La medicina che ti insegno, non la
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può guarire perfettamente: Sari solo una riparázione al male. Che è
catarro cronico di intestino.
Erano anni che lui andava invece da medici di Nuoro, di Gavoi,
senza potere mai saper niente!
Poi viene il mio turno (ero l'ultimo), ed io doma[...]
[...]va in grande forma. Diceva la malattia e quella erba o medicina che bisognava. L'amico era andato lá per la moglie ammalata, e gli ha detto: — Devi fare così e così. — Gli dice tutto e poi: — La medicina che ti insegno, non la
144 FRANCO CAGNETTA
può guarire perfettamente: Sari solo una riparázione al male. Che è
catarro cronico di intestino.
Erano anni che lui andava invece da medici di Nuoro, di Gavoi,
senza potere mai saper niente!
Poi viene il mio turno (ero l'ultimo), ed io domando: — Ditemi
dove c'è un tesoro. Anche piccolo.
Sento fischi, rumori come il vento, e silenzio.
La spiritata si é afflosciata.
Dice Maria: — Io credo che non puoi mai più saperlo. Gli spiriti
lo sapevano. Ma appena tu gli hai ricordato che c'erano dei tesori sono
scappati per andare a cercarseli.
Come, infatti, da quel momento di spiriti non ne ho più visti.
Il mio amico ha lasciato 11 una coscia di pecora e tre o quattro lire,
che erano un tesoro vero.
Pur di tesori ce ne devono stare ancora.
Cosi, come mi hanno detto gli spiriti, da quel gi[...]