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Il segmento testuale Viene è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 522Analitici , di cui in selezione 21 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Maria Teresa Mandalari, Confini tempo esistenza in Ingeborg Bachmann in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...], se non vuol ridursi a constatazione negativa di trascorrimento e rovina, a puro scenario di fossili inerti: e che tale sia, invece, per la Bachmann (stranamente, data la sua ben nota consistenza intellettuale) è chiaramente dimostrato in due liriche, cioè Grande paesaggio nei dintorni di Vienna (ultima del primo volumetto) e Corrente (scritta negli anni Sessanta). Qui il passato come concatenazione di eventi, come ‘ costruzione 9 da cui lei proviene, è per la Bachmann solo ‘ lamento ’, allo208

MARIA TERESA MANDALARI

stesso modo come il suo passato personale attraverso la vicenda recente dei paesi tedeschi è soltanto un incubo emotivo, da lei palesemente concentrato tutto nel ricordo del trauma adolescenziale subito all’entrata dei nazisti in Austria (uno dei pochissimi dati autobiografici rivelati più tardi).

Il rifiuto del passato prossimo come di una malattia immonda abbattutasi dall’alto o scaturita dal profondo per generazione anomala, che si constata incombere nei suoi esiti ma che non va analizzata, è netto nella Bachmann[...]

[...] non solo a illuminare meglio l’esistenza (anche debole) di una spinta utopica nella concezione del tempo da parte della Bachmann, ma sottolineano altresì l’indubbia tendenza ad una 4 fuga nel futuro ’, che a me sembra direttamente proporzionale alla sua tendenza di ‘ fuga dal passato ’ (in quanto storia e quindi memoria) con l’insistente metafora della « notte », cioè di una catastrofe da lasciare oscura alle spalle. Ecco che, in definitiva, si viene sempre meglio a delineare la consistenza della sua condizione ‘ assiale ’, * verticale ’, oltre che 4 sospesa ’, in quel tempo epocale che le è destinato e che tanto le fa orrore. Tale condizione esistenziale appare inesorabilmente legata ad una interiore sensazione di 4 confini ’ da infrangere, di ‘ limiti ’ costrittivi (così anche nei radiodrammi II buon Dio di Manhattan e Le cicale, da Bender designati come « poesie a più voci »), ai quali di continuo ella s’adopera a sfuggire, spostandosi anche geograficamente ora al nord ora (assai più spesso) al sud. Gran parte delle sue liriche hanno, [...]

[...]n limes, ad un ‘ confine ’, e ad un Limesgefuhi, ad un 4 senso del confine « e ancora m’assale / ebbro il senso del limes ». Si tratta della già citata lirica Grande paesaggio nei dintorni di Vienna. Qui è il limes romanus, rintracciato durante quello che potrebbe dirsi uno sconsolato pellegrinaggio storico; ma anche una esplicita testimonianza di ciò ch’è il ‘ tempo storico ’, la Storia, per la Bachmann: desolazione, maceria, tragico sconforto. Viene alla mente l’Angelo benjaminiano della Storia, con gli occhi rivolti alla catasta di macerie, nella nona Tesi: ma quell’angelo ha le ali gonfie di futuro, di un futuro che spira dal paradiso, mentre qui poco più in là la Bachmann dichiara apertamente di volersi separare, distaccare dal tempostoria, che rinnega (« sag ich mich los / von der Zeit »).

L’impressione del ritrovamento del limes è, però, di « ebbrezza »: ebbrezza di appartenere a un antico paese di confine, consacrato tante volte nei secoli come baluardo di civiltà, ma anche orgoglio di trovarsi al posto cui aspira, che le compet[...]

[...]tretutto, derivano contrasti liricamente fecondi.)

Isole, mari, fiumi e spiagge sono i luoghi cui la Bachmann chiede « liberazione » (Erlósung) da quella sensazione di strettoia, di cerniera, di prigionia, di invalicabili limiti che l’angustia. Se negli anni Sessanta ‘ inventa ’ il mare come apertura infinita per la cara Boemia (nella lirica La Boemia è sul mare) e lei stessa intraprende spostamenti in lungo e in largo nell’Est europeo, ciò avviene forse anche nel tentativo di abbattere * confini ’ (geografici e ideologicoculturali). La dinamica iniziale del suo viaggio esistenziale con la ‘ partenza ’ (der Aufbruch, die Ausfahrt), le navi, gli approdi, sempre più va assumendo negli anni Sessanta l’aspetto di una vera e propria fuga interiore. È un moto che tende ad accelerarsi.

Sarebbe certo interessante estendere una tale indagine alla narrativa, genere in cui la Bachmann a partire appunto dagli anni Sessanta ha indubbiamenteCONFINI TEMPO ESISTENZA IN INGEBORG BACHMANN

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riversato tutti gli atteggiamenti e i nodi esistenz[...]



da [Gli interventi] G. D. Obickin in Studi gramsciani

Brano: [...]rtata generale, umana, vorrei dire filosofica ohe la Rivoluzione d’ottobre ha avuto ed ha come primo atto di quella rivoluzione sociale, culturale, morale che può e deve unificare l’umanità in una società senza classi, nella società comunista.

Ricca è nell'Unione Sovietica la produzione di studio sullazione e sul pensiero di Gramsci. Agli studi originali si è accompagnata la traduzione di scritti italiani e prima di tutti quelli di Togliatti. Viene attenta mente seguito quanto si viene scrivendo in Italia su Gramsci e questi contributi sono da noi tradotti. È di questi giorni la traduzione di uno scritto di Mario Alleata. È in corso ora nell’Unione Sovietica la pubblicazione di tre volumi delle opere scelte di Gramsci accompagnate da una prefazione deU’on. Togliatti ha espressamente redatto per l’edizione russa. Il primo volume raccoglie gli scritti di Gramsci pubblicati sull'Ordine Nuovo e sulla edizione piemontese delXAvanti! negli anni 191920 e reca in appendice lo studio del ’27 su Alcuni aspetti della quistione meridioniale. Il secondo volume presenta le lettere scritt[...]



da Raimondo Bultrini, Nuova centrale terroristica per unificare «rossi e neri» [sopratitolo: Dietro gli attentati romani un piano stile Freda?] [Sottotitolo: Un interessante carteggio in casa di tre arrestati - Mutti interrogato oggi - Un recente summit - I legami con le bombe al Campidoglio e al Carcere] in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 18

Brano: [...]'area della autonomia dopo l'attentato a Radio Città futura: «Non ci piace colpire gente che, come noi, è seriamente impegnata per migliorare questo sistema, anche se sono degli imbecilli». Un programma che evidentemente, va avanti nonostante le ripulse verbali.
Il primo riscontro a questa teoria dell'«avvicinamento» per schiacciare da due lati il sistema democratico, si ha a Bari, subito dopo l'uccisione del giovane compagno Benedetto Petrone. Viene scoperto un gruppo ibrido di neofascisti e filobrigatisti, capeggiati, pare, da una redattrice di «Controinformazione», una delle riviste più informate sul terrorismo rosso e nero. Francesca Romano Ventricelli verrà arrestata, ma nessuno sa quale ruolo giocasse realmente.
Una prova del nove di questo disegno è spuntata ora a Rieti, con i documenti trovati dopo le perquisizioni ordinate dal dottor Canzio in questi ultimi giorni. Altri brandelli di notizie scaturiscono a illuminare una scena i cui confini si perdono però, dietro il sipario di silenzio degli inquirenti. Tre settimane fa la magi[...]



da Armanda Guiducci, La morte grande in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...] non conosce altro rituale all'infuori dell'urto, della pressione, altra regola all'infuori di quella dello scambio immediato fra denaro e merce, la folla ancor più composita dei pellegrini al Mausoleo sottostà a un rituale prestabilito, a una vera e propria regia della morte.
Lo scopo é quello — alquanto mistico — dell'esaltazione e consacrazione della grandezza sovietica. La suggestione drammatica, infinita, che la morte esercita sui viventi, viene spesso sfruttata per questo fine sottilmente deviante. Il fascino delle «grandi tombe » é equivoco, quando intorno ad esse non cresca l'inesorabile erba, ma la pietra progettata.
Il Grand Tombeau di Napoleone a Parigi, calato alla maniera fa
60 ARMANDA GUIDUCCI
raonica in un immenso pozzo scolpito (così che solo dall'alto riesca possibile afferrarne il blocco delle dimensioni) é equivoco nella stessa maniera repellente, come sfruttamento della potenza della morte per la
potenza tout court. _
A costo di grandiosi trucchi architettonici, ciò che é assolutamente tragico e inappellabile vien[...]

[...]le erba, ma la pietra progettata.
Il Grand Tombeau di Napoleone a Parigi, calato alla maniera fa
60 ARMANDA GUIDUCCI
raonica in un immenso pozzo scolpito (così che solo dall'alto riesca possibile afferrarne il blocco delle dimensioni) é equivoco nella stessa maniera repellente, come sfruttamento della potenza della morte per la
potenza tout court. _
A costo di grandiosi trucchi architettonici, ciò che é assolutamente tragico e inappellabile viene risospinto alle assise degli interessi vitali di una nazione e della sua politica di prestigio. Là, il grande assente viene giudicato in contumacia, e regolarmente assolto dal delitto di aver vissuto, dai molteplici delitti che la sua potenza ha inevitabilmente provocato. Si crea cosí, in nome della continuità e della salvezza di una tradizione nazionale, un culto ottundente della morte.
In questa erezione della morte a potenza schiacciante per puri fini contingenti, una sostanziale mancanza di terrore e di pieta rende i mausolei moderni imparagonabili con la reale grandezza faraonica. Chi ha visitato le grandi tombe millenarie dell'Egitto, ha provato a inoltrarsi, vivo, nel cunicolo e nelle segrete della morte. [...]

[...]no, la inquadrano in ordine di precedenza. Alla coda del corteo vengono aggiunte due persone per volta. Subito, con passi lentissimi, esse si adeguano, diventano processione.
È rigidamente proibito camminare per tre. Un poliziotto interverrà a redarguire l'inosservante, ad assegnargli il posto che gli compete. Affiancarsi, camminare per due. Lo vogliono la lunghezza, il ritmo.
La regolarità con cui al corteo, continuamente mozzato della testa, viene rinnovata la coda, fa si che la serpentina non appaia un solo momento più breve, più rada. L'effetto è schiacciante; francamente — senza paragone. Tutti i visitatori dell'Urss non hanno esitato a definirlo
grandioso ». Con quest'aggettivo si liquida l'impressione soggiogante del numero che si moltiplica all'infinito. Un'impressione che sulla Piazza Rossa diventa un'esperienza visiva, un'emozione tanto più forte se, estendendo al tempo quella moltiplicazione nello spazio, si pensa che é da più di trenta anni che attraverso la piazza il gran serpe si snoda, si segmenta, e ricresce.
Altra cosa[...]

[...] La diga delle strade / si spacca in mezzo / e cantando / gli uomini / si precipitano alla morte »).
Silenziosi, ordinati, a pascetti, gli uomini guadagnano il Mausoleo. Oltre il basso portale e il presentat'arm pietrificato delle sentinelle, la scalinata esterna del monumento si fa naturalmente scala interna, per la discesa alla cella. I marmi più preziosi che l'Unione Sovietica possegga sono stati impiegati per la facciata: il granito rosa proviene dall'Ucraina, dalla Carelia il porfido rosso che mensola il tempietto;. eppure si fondono senza sontuosità, con un effetto di colore caldo e tranquillo. Ignoro da quale regione sia stato cavato il marmo che riveste la sala di ingresso, che corre lungo le scale: è un marmo mai veduto in Europa, azzurro piombo, vibrante di scaglie e di riflessi argentei. Gelido e ardente, pulito e ricco — si intona benissimo a tutto, il clima del Mausoleo.
Mentre scendete, il silenzio che da tempo vi accompagna, si fa op
LA MORTE GRANDE 63
pressivo, terribile. Si presenta e si paventa, in quest'ultimo scorci[...]

[...]alma spessa. La giubba militare cachi le taglia al polso.
La faccia di Lenin, minuta, stempiata, gli zigomi alti, è appuntita in una serietà indifferente. La morte marchia proprio sul viso di coloro che amarono la vita come un caldo continuo progetto, quest'impronta — di uomo che ha declinato, ormai, tutte le responsabilità.
La morte, che noi avvertiamo angosciosamente soprattutto come cessazione, è un crudele processo di metamorfosi. Qualcosa viene fissato per sempre, qualcosa viene cancellato per sempre sul volto dell'uomo che muore.
È come se, allorché sopraggiunge la fine, la tensione provocata dall'uomo, con la sua problematica presenza, nel mondo della natura, precipiti, per forza d'inerzia. E l'antagonismo fra la vita biologica e
64 ARMANDA GUIDUCCI
l'esistenza umana, nel momento stesso in cui culmina, si contenda per sempre le fattezze dell'individuo.
Il viso bloccato dalla morte non è mai, se non nei tratti somatici più grossolani o evidenti, il medesimo viso che l'uomo condusse in giro da vivo. E qualcosa di meno, e di più: è un volto, compiuto e rivelatore [...]

[...]ilitare da Americhe del Sud.
La chioma folta spazzolata all'indietro, i baffi imperiosi, il naso come un pugno in mezzo alla faccia, le guance che tradiscono il grande apoplettico, una grossa verruca immobile su quella di destra, e le labbra sensuali su cui aleggia il ricordo stupefacente di un sorriso, la testa di Giuseppe Stalin giace riversa in un altro emisfero, pur stando così vicina e parallela a quella di Vladimir Ilijc Lenin.
Donde gli viene quell'incredibile sorriso?
Ricordo il ritratto di Barbusse, che lo vide da vivo: « Sono gli occhi dal taglio esotico leggermente asiatico, che imprimono alla sua maschera di rude lavoratore un'aria ironica. C'è qualche cosa nello sguardo e nella espressione del viso che lo fanno apparire sempre sorridente. O meglio, si direbbe che egli stia sempre per sorridere. Così pure Lenin ».
Eppure, con la sua giustizia ironica, la metamorfosi irrimediabile ha cancellato ogni ricordo di sorriso dal piccolo volto d'avorio di Lenin, infinitamente più asiatico e più ironico nel taglio; lo ha mantenuto — [...]

[...]volgendola, cerca di ristabilire nell'individuo la specie, di rodere i segni più trionfanti della ribellione. Nei minuti in cui, passando e ripassando, preparando in silenzio il viso dell'uomo al distacco, la spugna lo lava nel nulla, la metamorfosi é in atto. Alcuni muscoli vengono tesi, altri rilassati. Il viso, giacendo in una solitudine insostenibile, é contratto a metà. Per metà l'uómo dà sulla vita, per metà sull'ombra. È un processo che avviene per strappi insensibili ma rapidi. Nel tempo dell'agonia, questa plastica oscura ha modo di esercitarsi liberamente, di sbizzarrirsi. Viene alterato, sciupato, tutto ciò in cui abitò il meglio dell'uomo — il meglio senza più aggettivi morali: la fiammata unica della sua esistenza. I suoi occhi per primi, e quella zona palpitante di significati che li circonda — luogo prediletto di scavo; e quell'altra area di palpito alla radice del naso, vicino alla bocca; e la bocca stessa, pozzo misterioso e superbo dell'articolazione; e quella plaga intorno alle labbra, dove l'accento di un intero modo di esistere si incontra con i significati che calano dagli occhi, e li fermano.
Finita l'operazione, il viso — quali ne siano stati i tratti [...]

[...]sce il grado della lotta avvenuta: l'accanimento dell'uomo a rimanere uomo; della morte a disfarlo.
Ora, fissando le maschere a cui sono ridotti Lenin e Stalin, due lottatori di tempra, colpisce l'assenza di conflitto. Somigliano troppo a un'iconografia, con una pretesa anticipata di eternità. Si penserebbe quasi a un intervento della mano dell'uomo, perché soltanto l'uomo cerca, in una maschera, di conservare la somiglianza con la vita.
Mi sovviene il dubbio terribile espresso da Emanuelli quando rivide, sette anni or sono, il corpo di Lenin, che aveva già veduto imbalsamato diciotto anni prima. A Emanuelli venne il sospetto che il volto non fosse più quello vero, ma una maschera di cera dipinta alla perfezione. Espresse questo suo timore, e gli dissero che poteva anche essere verità. Durante la guerra, quando Mosca sembra minacciata dall'invasione, il corpo di Lenin venne segretamente murato in una stazione della metropolitana. Più tardi, trovarono che si era incenerito.
LA MORTE GRANDE 67
« La sostituzione con la maschera di cera co[...]



da Franco Fortini, Che cosa è stato il Politecnico in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]dente di sinistra », e di riaffermare che non è una rivista comunista.
Precauzioni insufficienti. Il nome di Vittorini, in qualche modo, impe gna il Partito. A nessun livello si possono ammettere « deviazioni a. Di qui il conflitto; che si è creduto evitare ritirandosi in una pubblicazione per specialisti ma che si conduderà solo con la fine della rivista.
A leggere ora tutta l'intricata rete di lettere, risposte, repliche si ha, come spesso avviene in questi casi, l'impressione che la parte più importante della discussione non si sia svolta per iscritto, ma nelle conversazioni e nei rapporti personali. Il linguaggio della polemica è in genere, molto cortese, con qualche occasionale e intenzionale durezza. Ma, ripeto, si ha l'impressione che, almeno in principio, non si vogliano scrivere i termini autentici della questione. Infatti, quali sono le critiche? Luporini considera (cito dalla replica di Ferrata nel n. 30, II della rivista, che è del giugno 1946) la « nuova cultura » pretesa dal Politecnico «una velleitá romantica, un'illusione[...]

[...]encontres Internationales, una memoria sulla letteratura engagée 7 dov'era riaffermato l'equivoco del quale era morto il Politecnico; e ne forniva così la conclusione. Invece di andare innanzi, riprendere l'osservazione di Onofri ed affermare che, sì, la richiesta di indipendenza della ricerca letteraria é una richiesta politica, la richiesta di una certa politica culturale da imporre ai dirigenti politici, il contenuto della Lettera a Togliatti viene ridotto, dalla distinzione di cultura e politica qual era, alla distinzione di letteratura e politica e finalmente di poesia e letteratura, per non dire all'opposizione fra poesia e cultura. Invece di difendere dalla riduzione all'immediato propagandistico e insomma dalla critica delle armi, dalle soluzioni di forza dei comitati centrali, tutta la cultura, tutta la ricerca, anche quella di più immediate risultanze politiche (come quella storica, filosofica, economica) e quindi implicitamente proporre al suo partito, restandovi o uscendone, e più in genere agli organismi della «sinistra» itali[...]

[...]e 'la capacità di resistere alle difficoltà pratiche e a quelle morali che nascono dall'abbandonare gli organismi politici costituiti, all'isolamento e alla disperazione per riuscire a fondare, in mezzo al caos e all'incertezza, in un duro rifiuto di molte lusinghe, qualche resultato. Altro discorso, ma meno diverso da quanto si possa credere, si dovrebbe fare per chi, fuor delle oscillazioni delle mode, lavora ad opere di narrativa e di poesia. Viene forse, in noi e, fuori di noi,
200 FRANCO FORTINI
nei più giovani, una maturità per la quale né la speranza né la disperazione siano degli alibi; dove la vita nella città e quella extra rzoenia non si neghino e si contraddicano ma l'una sia garante della libertà dell'altra. La posizione di svantaggio della cultura socialista in Italia, rispetto a quella francese (dovuta soprattutto al fatto di non aver vissuto direttamente in tutte le sue fasi la grande querelle moderna fra comunismo e pensiero rivoluzionario non stalinista) é forse paradossalmente compensata dall'assenza d'una forte tradiz[...]



da Rutilio Cateni, Quella volta che venne il Federale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: [...]na che gli hanno disonorato? E se poi uno ha le corna? E se poi uno deve vestirsi di nero e andare al fascio a fare il saluto romano? E se poi uno va in un posto dove non vuole andare? A lui che gli importa? Lui aspetta l'amorosa. Aspetta che la serata venga diversa, con un po' di rumore, con un po' di vento, con un po' di luna tappata. Aspetta che un pezzo di pane gli entri nello stomaco e lo sazi di tanta fame arretrata. E dopo, tutto finisce. Viene giù dal cornicione e cammina sulle quattro zampe. E va in un cortile dove non ci sia a far guardia un cane ringhioso. Si sdraia ai piedi di un pagliaio e dorme la sua nottata senza timore e rancore. Che gli importa, dunque, di tante cose a quel gatto che sta in cima al cornicione? Che gli importa di me, della Pavana, del nostro
QUELLA VOLTA CHE VENNE IL FEDERALE 107
campo, della nostra casa da poveri, di Mangione che é entrato in que
sta casa col frustino e mi ha incoronato? ».
Senti un vocio confuso. Era davanti alla casa del fascio. Li fuori
c'erano: Quattro Tèmpora (poeta ufficiale); [...]



da Franco Lucentini, La porta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]n ci sono mai scesa. Non so altro. Adesso mi dovresti schiodare queste tavole ».
Stetti un momento a pensare che altro ci poteva essere sotto quella storia: ero ancora sospettoso, anzi più sospettoso di prima, dopo che lei era riuscita a smontarmi. Poi ci rinunciai. Accostai alla porta una cassa di latte in scatola e ci montai sopra, cominciai a schiodare la tavola in alto.
« Ci hai un pezzo di ferro, qualche cosa per fare leva? » dissi. « Non viene ».
Andò al tavolo e si mise a cercare nel cassetto. La vedevo cercare con la testa chinata, i capelli biondi sul viso, nel cerchio bianco del lume. Portava un abito grigio, morbido, con una camicetta bianca. Per la prima valta pensai a quando sarebbe rimasta sola, seduta davanti al tavolo, aspettando.
Tornò con un coltello da cucina a un apriscatole.
«Puoi fare con uno di questi? » disse.
Presi il coltello ma non era forte abbastanza, si piegava.
« Dammi quell'altro » dissi.
Lei mi tese l'apriscatole, alzandosi sulla punta dei piedi. Nell'ombra, sembrava ancora piú morbida, con la sua f[...]

[...]eglio fare come tutti.
Anche a te ti può succedere, hai visto? Queste non sono cose per te...
Tu sei piccola... carina... ».
Si mise a ridere.
« Non sono mica piccola. Sono alta » disse.
« Va bene » dissi, « sei alta. Ma adesso ce ne andiamo via, torniamo
a casa. Tutta questa roba la vendiamo e ti prendi una casetta in cam
pagna. Ti piacerebbe, no? E il sogno di tutte le... di tutte le ragazze
di farsi la casetta in campagna, e tu invece viene qui a farti questi
sognacci ».
Rise e mi carezzò la faccia.
« Che amore che sei! » disse.
« Ma che t'eri sognata? » dissi.
Ricominciò a tremare, ma si calmò subito.
« Ho sognato uno » disse. « Che entrava uno ».
« Ma chi? » dissi.
« Uno...» disse. « Quello che... T'ho detto, prima, che aspettavo
qualcuno... Qualcuno che deve entrare...».
« Qualcuno che deve entrare da quella porta? » dissi.
(' Si » disse.
« Ma se là sotto è chiuso » dissi, « se è tutto chiuso. Non l'hai detto
tu che é chiuso? ».
« Si » disse.
« E allora, se é chiuso, chi deve venire! O forse credi che ci sia
[...]

[...].
« Cinque e tre agenti » disse il caposcorta.
All'ufficio accettazione ci levarono le catenelle, all'ufficio deposito
ci levarono il resto.
« Ma le sigarette non si possono tenere? » dissi. « Si sono sempre
potute tenere! ».
« Ah, se te le vuoi tenere...» disse.
Nella cella di perquisizione ci riprovarono, riuscii a salvarne la
metà. Un altro paio le volle quello che mi accompagnò al Braccio,
prima di lasciarmi al piede della scala.
« Viene uno! » disse.
« Manda sempre » disse quello di sopra.
«Che hai fatto? » disse quello di sopra quando arrivai.
«Ho rubato» dissi. Quello doveva stare seduto sopra una sedia
tutta la notte, e gli andava di discorrere, se gli capitava. Ma io ce
n'avevo abbastanza delle domande.
«Allora, perché t'hanno messo isolato? » disse.
Sulla porta c'era scritto "isolato", infatti.
« Non lo so » dissi. « Non mi va di discorrere. Ho sonno ».
« Ah, come ti pare...» disse. Richiuse la porta.
Dopo un po' riapri lo sportello, disse che non dovevo fumare.
Disse che con quelli come me ci volevano le ner[...]

[...]» disse il commissario a quelli che mi tenevano.
Disse il prete: «Sia indulgente, sa, signor Commissario. Se é per quello che ha fatto a me, che per poco mi strozzava, e credo che l'intenzione di strozzarmi veramente ci fosse, gli perdono di cuore. Quanti mai, sapesse, anche tra i più sciagurati, come questo, avrebbero diritto più alla nostra compassione che alla nostra giustizia! ».
« Ma in questo modo » disse il dottor Micheli, « lei, Padre, viene a giustificare i delinquenti! ».
« Ah, no certo, caro dottore » disse il prete. «In questo modo, io vorrei ricordare che la carità si deve esercitare anche con i discoli! La stessa Chiesa, del resto... Ma non vorrei tediarla con argomentazioni filosofiche! ».
« No, continui Padre » disse il dottor Micheli. « L'argomento mi interessa profondamente ».
Venne davanti al tavolo il sergente italiano e salute,.
« Sono le sette » disse. « Faccio distribuire il latte? ».
« Si, ma mi raccomando » disse il prete, « il massimo ordine, ché non abbiano a ripetersi incidenti ».
«Non é un affare da nul[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Giuseppe Chiarante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: GIUSEPPE CHIARANTE
Fino ad oggi tre diverse tesi sul periodo staliniano hanno diviso la storiografia occidentale.
La prima — di cui un esempio significativo e quasi divertente ci é fornito dal libro di Wolfe .<c I tre artefici della rivoluzione d'ottobre » — viene comunemente sostenuta dai pubblicisti più ostili all'esperienza politica sovietica. Essa consiste nel giudicare lo stalinismo come una degenerazione dittatoriale della rivoluzione socialista, una forma asiatica di governo bonapartista, una organizzazione personale del potere per molti aspetti analoga a quella hitleriana.
La seconda, più seria e meditata — e di cui Isaac Deutcher é forse il più noto e qualificato esponente — raccoglie invece le correnti di sinistra della socialdemocrazia e del radicalismo. L'epoca di Stalin viene da tali correnti considerata come una dolorosa, se pur forse in[...]

[...]ca. Essa consiste nel giudicare lo stalinismo come una degenerazione dittatoriale della rivoluzione socialista, una forma asiatica di governo bonapartista, una organizzazione personale del potere per molti aspetti analoga a quella hitleriana.
La seconda, più seria e meditata — e di cui Isaac Deutcher é forse il più noto e qualificato esponente — raccoglie invece le correnti di sinistra della socialdemocrazia e del radicalismo. L'epoca di Stalin viene da tali correnti considerata come una dolorosa, se pur forse inevitabile, fase di arresto e di deviazione rispetto alla linea e alla ideologia leninista: arresto e deviazione imposti dalle necessità di un paese arretrato, avente alle sue spalle secolari tradizioni storiche di tipo autocratico. Una simile tesi, ovviamente, conduce ad un atteggiamento di attesa: l'attesa che la fine dei pressanti condizionamenti storici permetta all'Unione Sovietica e al proletariato mondiale di riprendere costruttivamente il proprio discorso là dove esso si era interrotto, e cioè all'irrisolta opposizione fra [...]

[...]tti d'accusa o per querimoniose denunce. Tutto questo, comunque, può ben essere giudicato fenomeno transitorio, naturale e temporaneo contraccolpo di una polemica che durava da anni.
Ma su questa base si va pure facendo luce, e sembra prevalere, una ben più pericolosa tendenza, tutta ,ossuta di empirismo e di « buon senso », indifferente all'unità del //i~segno interpretativo, fondata su di una serie di approssimative e Assurde « distinzioni ». Viene così talora proposta una « distinzione » fra i fondamenti della politica staliniana e i suoi strumenti di realizzazione, quasi che questi nascessero dalle intemperanze personali del loro ispiratore; viene azzardata una « distinzione » fra il periodo della lotta contro le deviazioni e quello dei processi, quasi che questi non abbiano rappresentato il necessario se pur doloroso proseguimento di quella; viene addirittura affermata una distinzione fra Stalin e il regime, quasi che per mera coincidenza egli ne sia rimasto il leader per un tren
GIUSEPPE CHIARANTE 17
tenno guidandone la costruzione e il consolidamento. Su questa via, ovviamente, si giunge ben presto all'assurdo scientifico di considerare l'ultimo ventennio di politica sovietica una parentesi priva di significanza storica, se non per il fatto di aver in via pratica consolidato lo stato socialista e di averne salvaguardato l'esistenza; e si finisce col vagheggiare una sorta di scolastico e astratto « ritorno al leninismo ». Diviene qu[...]

[...]PPE CHIARANTE 17
tenno guidandone la costruzione e il consolidamento. Su questa via, ovviamente, si giunge ben presto all'assurdo scientifico di considerare l'ultimo ventennio di politica sovietica una parentesi priva di significanza storica, se non per il fatto di aver in via pratica consolidato lo stato socialista e di averne salvaguardato l'esistenza; e si finisce col vagheggiare una sorta di scolastico e astratto « ritorno al leninismo ». Diviene quasi naturale, se questa fosse la strada sulla quale si procederà, rimpiangere gli inesatti ma coraggiosamente coerenti giudizi del passato.
Permetta quindi — caro Carocci che, temendo le secche del « buon .senso » e dei « distinguo », eviti di rispondere singolarmente alle numerose e interessanti questioni che lei pone; e cerchi invece, per comodità di metodo, di ridurle (riferendomi soprattutto a quelle indicate al terzo, al quarto, al quinto e al sesto punto), a questi tre essenziali quesiti, così da tentare un giudizio d'assieme sullo stalinismo:
1) Lo stalinismo, nel suo complesso, r[...]

[...]smo, se ne denunciasse la degenerazione, la involuzione illiberale.
Ma, a mio avviso, così non é. La tesi staliniana sull'edificazione del socialismo rappresenta — almeno a me pare — l'accertamento scientifico di una situazione storica per molti aspetti non prevista da Marx o da Lenin, e che era tale, per le sue concrete condizioni,. da comportare una forma molto rigida di gestione del potere.
Certo questa « novità » della posizione staliniana viene faticosamente in luce, oscurata come é dagli sforzi di Stalin stesso e di
GIUSEPPE CHIARANTE 19
tutta la cultura sovietica, che ha teso per lunghi anni a negare ogni soluzione di continuità, sia pure formale, fra la linea e la dottrina di Lenin e quelle del suo continuatore. Ma ove si sbarazzino gli scritti dello statista georgiano dalle necessità tattiche e formali che la dura lotta contro le deviazioni ha loro imposto, non é difficile cogliervi la grande innovazione che egli ha portato all'interno della dottrina marxistaleninista.
E a tutti nota (e Stalin stesso fu sempre costretto a ric[...]

[...]l'unica posizione esatta ?
Dimostrarlo sulla base dei testi di Stalin sarebbe forse un'im
(5) Lenin, Opere, vol. XXIX pag. 284.
GIUSEPPE CHIARANTE 23
presa complessa e difficile. Il fatto é che la scelta staliniana fu, in primo luogo e sovrattutto, scelta di un politico, intuizione di un uomo di Stato. Non sempre e non del tutto, perciò, il suo stesso autore riuscì a difenderla con chiarezza e persuasività di argomenti teorici.
Altro però diviene il discorso potendo usare, come noi possiamo, gli strumenti dei posteri: avendo cioè a disposizione la conoscenza dell'ulteriore sviluppo storico e i più elaborati strumenti concettuali che la situazione attuale obiettivamente ci offre.
Tutta la storia più recente sta infatti a dimostrare — mi sembra — che nei paesi capitalistici non sono esistite per quasi tutta l'epoca staliniana (fino cioè, più o meno, alla guerra antifascista e alla rivoluzione cinese) quelle condizioni obiettive necessarie alla rivoluzione, che già Lenin aveva con precisione indicato. Vediamo, brevemente, di verificarlo[...]

[...]to avrebbero dato immediatamente l'avvio a degenerazioni opportunistiche. Come possono rappresentare oggi la via corretta per lo sviluppo politico del proletariato occidentale ? Evidentemente per una decisiva novità intervenuta nella situazione storica: la rottura dell'egemonia mondiale capitalistica, la frattura ormai avviata fra tradizione liberale e dominio borghese di classe, il consolidamento di un sistema socialista.
La formula staliniana viene in questa luce ad assumere, da un punto di vista teorico, un valore ancora più profondo di quanto forse mai il suo stesso autore avrebbe potuto pensare e ammettere. Essa infatti pare fornire il primo accenno storico di un concetto del tutto nuovo per l'ideologia marxista: la rivoluzione occidentale, proprio nella misura in cui esigeva forme istituzionali e alleanze di potere più vaste e comprensive che non quelle sovietiche, proprio perché non poteva fondarsi su una mera contrapposizione dialettica alla cultura liberale, postulava il pieno compimento di una fase storica precedente nel corso d[...]

[...]no di fatto a consentire anche gli eredi della più matura e conseguente tradizione liberale (Si ricordino, ad esempio, gli articoli pubblicati su questa stessa rivista da Norberto Bobbio). Ci si può cioè domandare: un processo rivoluzionario che in vista della realizzazione di un'economia socialista comporti il sacrificio dei tradizionali istituti di libertà, non implica un prezzo troppo alto perché si possa essere disposti ad accettarlo? Non conviene invece ricercare una diversa via di sviluppo, in cui la libertà si congiunga alla giustizia, in cui le necessarie trasformazioni economicosociali non entrino in opposizione con i classici ordinamenti democratici ?
La conseguenza di una tale obiezione è evidentemente questa: che si riconosce in certa misura l'importanza storica dell'opera staliniana, specie in considerazione delle caratteristiche die paese premoderno proprio della vecchia Russia zarista; ma che si stabilisce un bilancio fra evolute democrazie occidentali e regime sovietico di dittatura del proletariato che può chiudersi, valu[...]

[...]ema da Lenin e Stalin in,relazione alla situazione sovietica):
(7) Stalin, Opere, vol. VI, pag. 137.
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a) anche dopo la conquista del potere politico da parte del proletariato, la borghesia, rimane, ancora per un certo tempo, la classe più forte sul piano dei rapporti economicosociali, in quanto in tale sfera essa può disporre di strumenti di cui il proletariato é privo. Perciò il rovesciamento del nuovo assetto politico diviene inevitabile se il proletariato non fa un uso autoritario del potere di cui é venuto a disporre (cfr.: Lenin, La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky: «Ancora per lungo tempo dopo la rivoluzione gli sfruttatori conservano inevitabilmente una serie di enormi vantaggi di fatto: rimangono loro il denaro, che non si può sopprimere immediatamente, una certa quantità di beni mobili, spesso considerevoli; rimangono loro le relazioni, la pratica organizzativa e amministrativa, la conoscenza di tutti i segreti dell'amministrazione; rimangono loro un'istruzione più elevata; strette relazioni co[...]

[...], Opere, vol. XXIII pag. 354.
34 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
zione dal capitalismo al socialismo, perché la riorganizzazione della produzione è cosa difficile, perché occorre del tempo per operare delle trasformazioni radicali in tutti i campi della vita, perché la forza enorme dei costumi economici piccoloborghesi può essere superata soltanto attraverso una lotta lunga e accanita » (9).
e) Infine, non va dimenticato che lo Stato socialista si viene edificando sotto la pressione della borghesia internazionale che fa gravare su di esso una continua minaccia di guerra; e ciò comporta inevitabilmente restrizioni e sacrifici.
Questo lungo richiamo alle tesi di Lenin e Stalin sulla dittatura del proletariato mi è parso necessario perché ritengo che esso ponga bene in luce come, nello sviluppo della rivoluzione sovietica, tale forma di gestione del potere non sia stata il frutto di una scelta empirica, ma abbia rappresentato scientificamente ii necessario passaggio per il superamento della società classista e l'edificazione del socialismo: e [...]

[...]pitalistica, ma che al tempo stesso permettano di dare un più largo respiro al processo rivoluzionario, così che questo possa svilupparsi in modo da riassorbire e riqualificare le migliori conquiste della civiltà liberale (dalla pluralità dei partiti giustificata in base non a contrapposizione di classe ma a distinzioni di correnti ideali, alla non identificazione fra partito e Stato, al rispetto dell'autonomia delle diverse dimensioni in cui si viene svolgendo la vita della società civile). Ma una cosa non va dimenticata: ed è che se oggi un tale allargamento di respiro del movimento proletario é possibile, senza che questo significhi corrompimento opportunistico o cedimento all'egemonia borghese, ciò é solo perché esiste ormai un saldo punto d'appoggio costituito da quel mondo socialista che proprio la gigantesca tenacia di Stalin ha consentito di edificare.
Ma se così stanno le cose, non diviene del tutto retorico e letterario vedere nell'opera staliniana solo la dittatura contrapposta alla democrazia, il terrore che conculca la legali[...]

[...]volgendo la vita della società civile). Ma una cosa non va dimenticata: ed è che se oggi un tale allargamento di respiro del movimento proletario é possibile, senza che questo significhi corrompimento opportunistico o cedimento all'egemonia borghese, ciò é solo perché esiste ormai un saldo punto d'appoggio costituito da quel mondo socialista che proprio la gigantesca tenacia di Stalin ha consentito di edificare.
Ma se così stanno le cose, non diviene del tutto retorico e letterario vedere nell'opera staliniana solo la dittatura contrapposta alla democrazia, il terrore che conculca la legalità, l'inclinazione autocratica del capo che soffoca la libera manifestazione della volontà popolare ? Non si tratta — torno a ripeterlo — di edulcorare tutti i problemi in una troppo sbrigativa visione storicisticá: che particolari errori possano essere ravvisati nella politica di Stalin, che anzi si possa giungere a stabilire che in determinate circostanze si sia da parte sua accentuato oltre il necessario il ricorso a metodi di repressione, non è cert[...]

[...]ostenere questa tesi significa forse, come affrettatamente si potrebbe ritenere, negare la necessità di _ una qualsiasi revisione critica della posizione staliniana ? A mio avviso, certamente no. E ciò non tanto nel senso che determinati errori, concretamente evitabili, possono essere ravvisati (come più sopra ho accennato) anche all'interno di una linea di cui pur si riconosce la fondamentale esattezza; quanto perché è questa linea stessa che diviene radicalmente insufficiente, e perciò pericolosa ed erronea, se continuata meccanicamente in una fase storica diversa da quella per cui é stata elaborata.
Sotto questo profilo, anche il tono accentuatamente polemico (che a un primo esame può parere addirittura antistorico) con cui da parte degli attuali dirigenti sovietici é stata sviluppata al Congresso di Mosca la critica alle forme staliniane di gestione del potere, si rivela pienamente giustificato: é chiaro infatti che un sistema politico durato per tanti anni lascia dietro di sé cristallizzazioni e bardature che, anche quando si rivelan[...]

[...]fra il proletariato e altre forze che non sono organicamente collegate con l'assetto borghese ma sono tuttavia rimaste sinora diffidenti nei confronti del comunismo, in quanta comprensibilmente temono che da questo possa venir compromesso il patrimonio culturale filosofico o religioso cui si richiamano.
E evidente che queste innovazioni di sostanza comportano
42 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
anche profonde innovazioni di metodo: in particolare diviene necessario un progressivo passaggio a una forma non più rigida di gestione del potere, che consenta quella libera circolazione delle idee che é condizione di una nuova elaborazione teorica e pratica. Ma ciò che più importa rilevare è che questo sviluppo richiede dei considerevoli passi avanti teorici non solo rispetto a Stalin ma anche rispetto al leninismo nel suo complesso.
Dei passi avanti, tuttavia, che, appunto in quanto tali, non possono verificarsi — torno a ripeterlo — se non sulla base di una piena comprensione del valore dell'opera di Lenin e di Stalin. Ed è per questo che la polit[...]



da Orlando P. [attribuzione Orlando Parizzi, curato da Danilo Montaldi], Vita di Orlando P. scritta da lui stesso (continuazione del numero precedente) in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...] causa giusta ai letto tu qualche cosa della Spagna? — io no — e allora perché parli così non vedi quello Ià che continua a scrivere
e a me mi da ai nervi perché io lo conosco e lui finge da non conoscermi
e continua a scrivere é meglio piantarla con queste parole beviamo un altro litro e andiamo via di qui prima che succeda qualche baruffa ed infatti tronchiamo le chiacchere e guardiamo quel cliente là — si chiamo l'oste si paga e le domando: viene sempre quell'uomo là a bere? — Io non lb mai visto — grazie, avete visto che io non mi sbaglio andiamo in fondo alla via vi è un'altra osteria forse là staremo in pace — e se ne andiamo e mentre s'incammina gli racconto di quella persona io lo conosco perché una volta faceva il barbiere al Maris e la vi é un'osteria dove io ó lavorato diverso tempo dove feci diversi paesaggi e la ero come di casa perché il padrone, dell'osteria era un vero socialista e consigliere dell'Ospizio Soldi alla sera si parlava sempre di politica e metteva sul tavolo un secchio di vino
e si beveva col mestolo e più [...]

[...]. Bassano e così termina la nostra giornata. Al giorno dopo siamo sul lavoro e se ne parla ancora fra di noi della baruffa della sera prima io gli dico ai miei compagni sono le solite baruffe qui a S. Bassano è alordine del giorno io poi ci trovo gusto quando mi capitano ma sempre se ò ragione perché io non vado a cercarle le baruffe quello là imparerà a comportarsi meglio — di questo che é capitato non si dice niente a Bernabè perché altrimenti viene a sapere che abbiamo fatto il lunedì vi pare compagni? — Ai ragione — e passa il martedì il mercoledì e non se ne parla più ma al venerdì sera vado al solito posto a mangiare la minestra e un mio compagno mi dice: é venuto un signore oggi a cercarti è ben vestito avrà forse del lavoro da farti fare — ascolto e dico: ò sarà qualche sbirro — e questo mi dice: no non é una guardia anzi a parlato con la Elsa — allora parlo con lei, chi è venuto a chiedere di me oggi?' — Un giovanotto e a detto d'andare li in via Ruggero Manna al gruppo avranno del lavoro — io non ? mai avuto a che fare con il gru[...]

[...] anni. In questo periodo di tempo che aspetto la partenza il medico dello stabilimento mi fa verniciare i locali dell'infermeria con la superba paga di una lira al giorno e ritarda molto la mia partenza perché íl medico del locale giudiziario scrive a Roma che io mi trovo ammalato così ó modo di ultimare il lavoro avendo eseguito per bene il lavoro mi regala un fiasco di vino e al 15 settembre devo far partenza ma due giorni prima della partenza viene a trovarmi un appuntato della benemerita a chiedere di me vengo portato in sua presenza e mi dice: Tu saresti quello diretto in siciglia ovvero a l'isola di Ustica, bada che il viaggio è lungo e per il vitto è una cosa da pensare per tre o quattro giorni minestra non ne vedi e prendere i cestini di viaggio vengono a costare molto accetti a mangiare in nostra compagnia tanto siamo sempre in compagnia lostesso perché sono io ed un'altro che abbiamo l'ordine di accompagnarti — io rispondo per me è uguale e non sono un ricco fate voialtri basta che non manchi il vino la minestra la mangerò quando[...]

[...]dornano il camminare in su e giù con delle discussioni più o meno vivaci che si spegnano ogni qual volta vengono a prenderne 10 o 12, per metterli sulla traduzione li chiamano nome e cognome e nell'altra stanza di fronte mettono ferri e catene e questi ci salutano si sente la voce d'un Maresciallo dei Carabinieri gridare come un diavolo state attenti chi cerca da fuggire sparate carabinieri, al 7° binario questa colonna, e via di seguito afinché viene il mio turno ma io non vado colla colonna perché b la mia scorta che mi devono consegnare al luogo destinato e verso le ore 4 del pomeriggio eccoti i miei sbirri saluto chi rimane e si fa corraggio uno con l'altro il mio compagno rimane perché lui è destinato a Ponza io invece devo andare oltre la Sicilia a sentire il sole d'Africa siamo pronti andiamo a dormire a Firenze mi dice il capo scorta e la solita storia dei braccialetti una mano all'altra sono sempre un affiliato della Società Vittorio Emanuele. Il capo scorta ride — cosa vuoi fare — mi dice e così si va sul treno e sempre il nostro[...]

[...]e obbedire sarebbe meglio mangiare ora si finirà questa commedia e pensiamo al nostro viaggio che é molto lungo e si apre una scatoletta di carne di suino si fa un po ciascuno e si mangia si innaffia il pasto con un paio di bicchieri di vino e si tira avanti ogni tanto si guarda dal finestrino e il discorso cade alla vista di cose presenti come una bella villa un campo di fiori molte ragazze che cogliono fiori le stazioncine che si passa afinché viene la sera. Io domando quando arriveremo a Firenze il capo risponde verso le nove abbiamo ancora qualche ora e poi ci siamo allora é meglio vuotare il bottiglione perché se si avanza può andare a male si ride e piano piano il bottiglione si vuota. Si incomincia a vedere da lontano molti chiari un gran bagliore e domando cosa sono tutti quei lumi dev'essere la città di Firenze all'ora bisogna mettere i bracialetti e di nuovo infilo le mani alla Vittorio Emanuele e gli danno 4 o 5 giri di vite il suo rispettivo luchetto e sono già a posto dopo questa operazione eccoti arrivare nella stazione di Fi[...]

[...] la carozella si monta e via alle Murate che sarebbe il mio aloggio per la notte entro in questo stabilimento tutto é silenzio solo i tiracatenacci sono in servizio con le ciabatte di gomma per non disturbare gl'altri il capo mi consegna a loro dicendogli: questo domani mattina prosegue per Roma è politico — me ne accorgo che dopo aver detto quella parola politico il tiracatenacci cambia linguaggio si accomodi attendo circa un quarto d'ora e poi viene lo scopino con lenzuola e due coperte e cuscino eccovi signore e mi segna il numero della mia camera é il 13P una celletta piccola che serve come isolamento solo sono stanco mi faccio la branda e mi metto a dormire. Alla mattina sento ad aprire e io sono ancora a letto e una voce mi dice vestitevi adagio non fate rumore perché la sveglia non é ancora suonata ma voi dovete partire — grazie e gib dalla branda mi vesto in dieci minuti sono pronto mi accompagna in matricola metto la mia firma su quel libro dei passeggieri notturni e questo mi consegna una pagnotta e mezza perché io non mangio la[...]

[...] via al mio destino. I due carabinieri mi consegnano ai signori tiracatenacci colla solita frase domani mattina questo è diretto per Napoli e mi soggiungono arrivederci noi ora andiamo a dare un'occhiata alla città eterna — auguri io invece la guardarti da qui
186 ORLANDO P.
— e se ne vanno. Io tengo solo una piccola valiggetta dove ogni qual volta arrivo in questi alberghi la vogliono guardare cosa contiene e poi si deposita e alla mattina ti viene restituita fatta questa operazione mi consegnano ad altri suoi compagni Tiracatenacci aprono un cancello poi un'altro ed arrivo alla rotonda la vi è come un chiosco con telefono e una tastiera di numeri che da stare in quel chiosco sbriga tutto il servizio perché da quel posto si vedono tutte le celle con le sue guardie di servizio e a me segnano una cella a pian terreno col numero 25 e una targhetta con la scritta camera transito un via vai di coelli vestiti da tigre con giornali e una voce calma si sente: giornali — ne passa un'altro ad ogni cella dice straordinario io comando una pasta asc[...]

[...]i numeri che da stare in quel chiosco sbriga tutto il servizio perché da quel posto si vedono tutte le celle con le sue guardie di servizio e a me segnano una cella a pian terreno col numero 25 e una targhetta con la scritta camera transito un via vai di coelli vestiti da tigre con giornali e una voce calma si sente: giornali — ne passa un'altro ad ogni cella dice straordinario io comando una pasta asciutta e un quarto di vino che dopo un'ora mi viene portata. Qui non mi pare d'essere in carcere ma bensì in albergo la vi è una grande pulizia con pavimenti lucidi infine manca solo le donne e la liberta poi non manca più niente ci vuol soldi e coi soldi si sta bene d'appertutto e i soldi è la base principale del reato così passa la notte fra numerosi sogni. Alla mattina suona la sveglia sono ancora la e penso fra di me che oggi non si parta non sono mai venuti a prendermi così tardi e dopo un paio d'ore eccoti sento ad aprire — fuori dovete partire — e mi portano di nuovo in matricola metto la mia firma e m'accompagnano a l'ultimo cancello l[...]

[...]ia e si va a Messina bisogna aspettare che formano il treno per viaggiare la Siciglia. Ora mi portano alla caserma dei carabinieri per mettermi in transito ma con mio gran stupore vedo il locale pieno di porcheria un odore nauseante io sono vestito mediocre a questa vista mi rifiuto di entrare in quel loridume e chiedo del maresciallo guardando in faccia i miei carabinieri come per dire per chi mi avete preso per un maiale da mettermi li dentro? Viene il maresciallo cosa ciè di nuovo — vi è qui un locale che fa schifo il mio decoro non è tale d'abbassarmi a tale se non vi è altro locale preferisco tenermi i ferri e aspettare il treno piuttosto che andare ad insudiciarmi in quel luogo i miei carabinieri anno l'ordine da portarmi fino al mio destino e l'ordine viene dato da Roma perciò bisogna rispettarlo se vi fosse un locale pulito meno male ma dato che non ciè faccia lei Signor Maresciallo — allora chiama il capo scorta nel suo studio e dopo un quarto d'ora l'incidente si è concluso. Io rimango coi reali andiamo a mangiare in una Trattoria, dei ferri non se ne parla più e verso le undici si rechiamo alla stazione il treno parte a mezzanotte si beve il caffè e attendiamo in sala d'aspetto che formano il treno incomincio a sentire l'aria della conca d'oro ed essere libero mi pare già un'altra vita ed esclamo ai reali è bella la Sicilia si vede il mare v[...]

[...]io avrei bisogno da parlarle se mi permette e fanno quattro passi avanti dalla compagnia e poi mi chiamano me questo signore mi allunga la mano piacere fare la vostra conoscenza il gobbo mi a detto che siete suo paesano e chiedete lavoro per ora vi sarebbe da scrivere sopra le mie barache di vendita queste parole « Pesce Fritto e Frutta Fresca » in seguito poi vi farò fare dell'altro e se vi occorre qualche appoggio venite da me qui il piroscafo viene ogni due giorni fate la vostra nota di quello che vi occorre che a Palermo vi è tutta — io lo ringrazio e saluto e resto coi Cremonesi domando a Granello : ma chi è quel signore che lo vedo differente dagli altri e poi è anche educato e molto di cuore come mai anche lui qui in mezzo a questa ciurma di cavaglieri della luna? — e lui si mette a ridere e mi dice: quello è veramente un signore tutte le baracche di vendita del pesce e della frutta sono sue lui è qui in carta bianca non si sa quando andrà a Palermo perché lui è ritenuto come uno dei capi della maffia ed à molta influenza anche in
[...]

[...]llo dopo avere smaltito una potente sbornia non si ricorda più niente del giorno prima all'ora tutti d'accordo si salutano e poi uno incomincia a rammentare una storia come se avesse offeso una persona tu ieri ai offeso Gigi o Antonio bisogna chiedergli scusa altrimenti vi é una rissa e tutti insieme vanno alla ricerca di questi immaginati offesi e sulla piazza si trovano e la giornata incomincia fra gli amici vi sono chi fa da pacere e la rissa viene sventata ma quel povero che ci capita sono dolori perché non avendo più soldi da spendere é costretto di andar in prestito al sistema dell'isola cioè il 10 per 14 il giorno dopo da consegnarsi. Alle ore 8 suona la tromba l'adunata alla torretta e tutti si riuniscono per prendere la sua giornata che é di lire 4. Senza minestra con le 4 lire devono vivere tutta la giornata ecco perché la vita é molto triste su quello scoglio e da questo trattamento si ricava le più brutte cose che possa commettere un disgraziato di quello scoglio e la maggior parte vengono nei cameroni dei politici a vendere ro[...]

[...]
194 ORLANDO P.
chezza e mandato a Palermo a risponderne io domando a voi come si può mettere un'ubriachezza ad una persona perché ò cantato le recondite armonie della Tosca avevo appena aperto bocca quando dai vicoli della piazza spuntavano i sbirri e subito afferrandomi me e uno di Roma un'altro politico e accompagnati al fosso per ubriacchezza io protesto e chiedo di essere visitato dal medico perché lui può acertare l'ubriachezza il medico viene dopo due giorni e mi visita e poi dice: voi due l'altro giorno eravate ubriachi perché ai cantato vicino al monumento dei caduti — parlando con me mi sono sentito il bisogno di aprire la bocca dicendo queste frasi « recondite armonie » poi tutto in un momento mi sono sentito preso e portato qui ma io non ero ubriaco e appena giunto ò protestato chiamando l'intervento dei medico perché solo lei poteva giudicare la verità — va bene te la sbrigherai a Palermo — e se ne va. Dopo due giorni eccoti si parte per Palermo con i lussuosi brillanti braccialetti di ferro si passa in mezzo alla piazza all[...]

[...]pene veniva a prendere un 20 anni all'ora mi balenò per la testa una cosa che questo ragazzo sia molto appasionato a leggere dei libri gialli perché per commettere questi furti ci vuole sempre un maestro e in questo caso il maestro è il libro e i ragazzi inesperti della vita commettono questi fatti non tenendo conto che per loro la vita è molto lunga mentre il codice in questi casi è meno severo e alla mattina ci troviamo ancora nel cortile e mi viene vicino mi saluta e poi mi dice: avete pensato papa a quello che vi dissi ieri? — si . purtroppo b dovuto macchinare quasi tutta notte ma credo di esserci riuscito però sentiremo il tuo avvocato cosa ti dice, dimmi un po a te ti piace leggere?
— si — e cosa leggi di più? — leggo avventure e libri gialli ecco perché sono andato a far il marinaio — ecco: quando ti chiama l'avvocato devi dire così io sono colpevole di tutto quello che devo rispondere solo perché a me mi piace le avventure e i libri gialli sentirai cosa ti dice l'avvocato io credo di averti messo sopra una buona via sei di famigl[...]

[...]iscono così 20 anni sono sicuri e se il tuo avvocato è di fama pub fargliela capire a quei signori allora la pena é molto meno
— grazie prendete da fumare — e mi da un pacchetto di sigarette coi fiammiferi — oggi credo che venga l'avvocato e domani vi dire, cosa mi a detto l'avvocato se va bene o no la vostra idea. Infatti alla mattina dopa vedo questo ragazzo con una bocca molto sorridente me ne immagino subito che è stata una buona trovata mi viene vicino e con tutta la sua contentezza mi dice — sono stato dall'avvocato e le ò detto il vostro consiglio e lui vuole sapere chi siete per ringraziarvi anche lui perché solo con quel sistema si pub accomodare un processo così complicato io le b detto che siete un confinato politico perché non sapevo il vostro nome lui a pensato un po e poi mi è detto se è povero cerca di aiutarlo e vedrai che ti troverai contento un giorno — e infatti questo ragazzo mi disse se avete fame io posso darvi qualche cosa da mangiare se non vi offendete
— cosa vuoi che mi offenda devi capire che io sono più disgr[...]

[...]re. All'arrivo di questo quasi tutti vengono vicino allo scalo si scambia i saluti fra i conoscenti e si va in direzione la assegnato vi è il posto chi è di servizio ti porta fino alla branda e poi sei libero solo la tromba è la chiamata e fortunati chi è colla lettera dell'alfabeto quasi ultimo perché anche se si trova in fondo a l'isola pub benissimo rispondere all'apello ma i primi della lettera A devono correre perché chi manca alla chiamata viene passato alla prigione il pericolo è solo questo perché la chiamata d'improviso non si sa quando la fanno invece la chiusura si sa e allora i primi fanno a tempo a prepararsi ma vi sono anche quelli che dormono in case appartate quelli sono i più pericolosi del governo e fra questi vi è anche questo Pertini che gli devo parlare e fra i miei vecchi conoscenti domando : chi è questo Pertini perché b da parlare — e vedo che fra questi anno stupore: come te devi parlare con l'avvocato? non sai che è molto sorvegliato a sempre dietro di lui 4 o 5 poliziotti e nessuno gli pub parlare liberamente e [...]

[...]l libretto e il foglio di precedenza assoluta poi dicono a l'oste: se vi preme di tenere aperto l'esercizio dateci subito allogio altrimenti vi portiamo via subito la licenza in questo
DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 203
momento voi stavate trasgredendo gl'ordini del capo del governo non solo portarvi via la licenza ma anche voi perché siete contro la legge e se ne vanno. Noto che il baccano che facevano prima quei fascisti é terminato e l'oste mi viene vicino dicendomi : se volete accomodarvi la camera é pronta — allora comando una mezza bottiglia bianca me la vuoto e poi prendo la scala — é il n° 5 primo piano signore — grazie — apro la porta do un'occhiata in giro per la stanza vedo che trucchi non cie né mi svesto e mi metto a letto il sonno a subito ragione di me e m'addormento. Alla mattina verso le ore 11 scendo nel locale pago l'oste lire 5 della stanza più la mezza bottiglia e mi rivolgo verso l'oste dicendo : buon giorno e arrivederci un giorno — mi saluta e vado a finire da mia sorella. Nessuno mi aspettava a casa perché nemmeno i[...]

[...]ma Roi Solei » e il film intitolato «belle e brutte si sposano tutte » sono con altri miei compagni andiamo a vedere questo dramma ci sarà da ridere e si entra nel cinema di paese potete immaginarvi che cinema sia stato vi erano delle panche per sedie era solo per ridere un pò infatti la sostanza del dramma era di poco si trattava di un reduce di guerra che dopo tornato dal fronte rimase senza una gamba e fa l'amore con una e se la sposa. Ora ne viene un'altro di matrimonio con uno senza un'occhio poi un'altro che é gobbo e infine si ride e così si svolge il dramma. Io vado a letto e penso io ò 43 anni e non mi sono sposato perché non fare una dichiarazione chissà che mi sposo anchio e prima da mettermi a dormire scrivo ad una mia conoscenza dove abita mia sorella che ancora oggi è zitella.
Egregia signorina prendo l'occasione di inviarle i miei saluti affettuosi per merito di un dramma veduto questa sera stessa in cui scrivo dove belle o brutte si sposano tutte perché anche fra di noi due signorina non si raggiunge la vetta preferita del[...]

[...]a lavorare ignaro di quello che sta succedendo va sulla porta e una scarica di mitra lo stendono al suolo e rimane sulla porta a terra tutto il giorno e tutta la notte il giorno dopo torna la calma e mio fratello diventa proprietario della camera pagando una piccola quota mensile al comune ma questo stupido non pagava niente e dopo 7 mesi il comune vuole libero la camera gli prendono la sua poca roba e glie la mettono in lavanderia di questo ne
viene a sapere mio padre che si affretta a venire in città per vedere di che cosa si tratta e vede che stanno a pulire la camera vede il letto che a dato a mio fratello che é suo : ma cosa avete fatto perché avete messo tutto qui — e certo vostro figlio non paga la pigione e lo anno mandato fuori — ora fermatevi e lasciate l'uscio aperto vado io in comune — e si reca dall'economo : lei è al corrente di quello che sta succedendo in via Porta Po N° 6 — a si è forse quello dello sfratto quello non paga metteremo degl'altri — ma deve sapere che la camera era in donazione nell'atto di vendita a Bertulli[...]

[...]ondo che « sta danzando il valzer della morte » non vi è più salvezza. Essa risiede ormai nella luna.
218 ORLANDO P.
Questo è il lamento di un uomo che grida vendetta alla society perché verso di me fu ingiusta c anche verso mio nonno e mio padre loro non avevano la capacita di descriverla la sua lunga odissea della vita pensai io a metterla in luce e lasciarla in eredita alle nuove generazioni perché se ne facciano un concetto di quello che avviene nella society è solo l'oro che fa commettere gli errori verso quella parola che si chiama legge.
Ma il progresso continua e giunto alla meta via preti via frati via guardie cosa sono le guardie sono figli del popolo ed una lunga catena di magnacci per dissanguare il popolo e far divertire i borghesi i baroni i conti si servirono ancora dei figli del popolo per farne di suo scudo chiamandoli bravi e dai bravi nacquero i cavaglieri d'avventura dai cavaglieri d'avventura nacquero le guardie ed infine i soldati coi soldati imposero le leggi per soffocare gli scandali fecero fare le guerre dopo l[...]



da Alessandro Pizzorno, Alienazione e relazione umana nel lavoro industriale (note) in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]ollano); questo staccarsi del « vedere » dal « fare » é primo segno che é caduta ogni autogiustificazione del lavoro: contemplare essendo ancora un riscattare in sé la pena del fare.
Resta possibile il rapporto tecnico con lo strumento, rapporto pur chiuso entro appena un segmento del ciclo produttivo, da gesto a macchina; un « sensibilità di macchina » pu? fisiologicamente e moralmente sostituire la « sensibilità di lima ». Ma quando il lavoro viene organizzato scientificamente, quando cioè la divisione del lavoro viene perfezionata fino a separare dall'esecuzione ogni possibile interpretazione del la voro, allora anche quest'ultimo rapporto tecnico é abolito, e lavorare significa semplicemente inserire gesti in una cadenza rispettando le tolleranze.
136 ALESSANDRO PIZZORNO
Non solo « l'oggetto del lavoro sorge di fronte al lavoro\ come un ente estraneo, come una potenza indipendente dal producente » e « l'operaio sta in rapporto al prodotto del suo lavoro come ad un oggetto estraneo » (secondo quanto dice Marx); ma l'atto stesso del lavoro è messo come in penosa illimitata parentesi, che non lo percorra a[...]

[...]asformano la materia, ne escono prodotti perfetti, ma ecco anch'essi, analogamente, subiscono un patinato travestimento. Anche i prodotti si acconciano, attraverso la pubblicità, in personaggi. E come alle ' « Human Relations » é affidata la regia dei rapporti fra gli uomini al di qua delle macchine, le « Public Relations » organizzano il prestigio al di là. Esse si fondano sulla nozione di « servizio » : il cliente é padrone; così il lavoratore viene « aufgehebt », dialetticamente superato, nell'entità di cui pur egli deve far parte: il Pubblico, personaggio finale a chiudere il circolo. Dal quale il capitale sembra restare assente.
LE « HUMAN RELATIONS ». Su questo terreno é allora nata la dottrina delle « relazioni umane », che ha rovesciato, almeno parzialmente, l'atteggiamento tayloristico nella politica industriale. Le date d'inizio che si danno sono quelle dei clamorosi esperimenti della. « Western Electric » ad Hawthorne (iniziati nel '24 e durati in diverse riprese fino al '39); dell'opera di Elton Mayo e della scuola di Harvard [...]

[...]e nel taylorismo i valori chiamati in gioco sono utilitari: la realizzazione degli interessi dei singoli; lo stacanovismo fa appello principalmente a valori politici, cioè di solidarietà con una comunità (ma non unicamente, perché gli incentivi finanziari sono anche molto forti).
***
Il taylorismo è perciò definito soprattutto da questo spogliare il lavoratore di ogni possibilità di decisione, di partecipazione intellettuale al compito che gli viene assegnato. Il lavoro tocca il limite massimo dell'astrazione: lavorare significa compiere gesti, rispettando delle norme e delle tolleranze. Viene quindi perfezionata quell'estraneità dell'uomo al proprio lavoro, apparsa con la condizione industriale, e in un certo modo costitutiva di essa. D'altra parte il taylorismo, psicologicamente, poneva ancora sullo stesso piano dirigenti e dipendenti: la massima in nome della quale si doveva regolare la condotta di ognuno era la stessa: realizzare il proprio interesse. Inoltre, certo senza
ALIENAZIONE E RELAZIONE UMANA NEL LAVORO INDUSTRIALE 143
proporselo, esso creava uno stato di fatto, per cui all'operaio era reso possibile (almeno teoricamente, ed entro limiti, come abbiamo visto, di ordin[...]

[...]tamente il controllo della guida.
Ecco alcune persone che sono state responsabili di questa parte negli ultimi anni: Bill Yarmuth, Fred Webster, Leo Poma (e un'altra quarantina di nomi).
La gente che usa auto con le nostre parti, ripone gran fiducia in queste persone... Tale fiducia deve essere giustificata. C'é un solo modo di fare il proprio lavoro, ed é di farlo bene.
Apparentemente allora qui il rapporto si dovrebbe ristabilire: l'operaio viene informato della portata del suo lavoro. Ma nt n é l'operaio uomo, con la sua intenzione e decisione sociale — e dovremmo dire: politica — di lavoro, é l'operaioruolo, che entra nel rapporto. E quest'importanza del ruolo viene accentuata all'assurdo, in un caso che riferisce il professor Hughes, dell'Università di Chicago: una, ventina di operai hanno il compito di sorvegliare un'enorme macchina, che fa tutto da sola. Il loro lavoro, perfettamente uguale per tutti 20, non richiede nessuna capacità o conoscenza, e neppure sforzo fisico, solo una certa attenzione. Malgrado l'assoluta identità dei loro compiti, fra queste 20 persone viene creata una gerarchia fittizia, di « personaggi » : chi é al posto A ha il ruolo inferiore agli altri — ma dopo qualche tempo potrà venir passato al posto B, e allora sarà considerato un po' di più — fino a quando, avvicinandosi al posto Z, potrà ritenere di accedere a una vera e propria aristocrazia operaia; pur compiendo esattamente lo stesso lavoro di quando era in A.
Non son tutte qui, certo, le «Human Relations »; né nelle manate amichevoli agli operai; né nelle visite alla fabbrica delle famiglie dei dipendenti (che costoro possano dire: «ecco, questa é la macchina che io maneggio »...)[...]

[...]o industriale rende impossibile il precedente rapporto morale e tecnico.
Inutile dire che invece le « Human Relations » spoliticizzano la posizione del lavoratore: si, tornato a casa, nessuno potrà impedire al lavoratore di far della politica, di votare per il partito che gli pare e piace. Ma in tal modo, trasferita fuori dell'ambiente di lavoro, cioè del solo luogo dove l'individuo possa verificare la propria realtà sociale, l'opzione politica viene privata del suo mordente, isolata nei limiti dell'« opinione », cioè di un atteggiamento astratto, irresponsabilizzato, soggetto ad influenze di facili propagande, di valori costituiti; scalzato dai problemi e dalle lotte di una situazione precisa, ben conosciuta dal lavoratore.
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ALESSANDRO PIZZORNO
A questo punto l'analisi della situazione industriale si deve connettere alla situazione politica complessiva, per esserne chiarita e per chiarirla a sua volta. Né, nel nostro caso, é senz'altro dato di definire tutta questa recita ideologica come un mascheramento, o una mascherata: mentre[...]


precedenti successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Viene, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---italiano <---siano <---Pratica <---Ciò <---Così <---Ecco <---Perché <---socialista <---Diritto <---comunista <---ideologica <---italiana <---marxismo <---Filosofia <---Già <---Stato <---abbiano <---comunisti <---ideologia <---marxista <---Dico <---Lenin <---d'Italia <---fascismo <---fascista <---italiani <---socialismo <---Dialettica <---Francia <---Marx <---Mi pare <--- <---Russia <---Sardegna <---Vado <---capitalista <---comunismo <---ideologico <---italiane <---leninismo <---leninista <---socialisti <---Andiamo <---Dei <---Gramsci <---Il lavoro <---La sera <---Logica <---Ma mi <---Niente <---Oliena <---Ordine Nuovo <---Orgosolo <---Partito <---Più <---Potete <---Sei <---Siniscola <---Sociologia <---Spagna <---Stalin <---Sulla <---Supramonte <---Torno <---Trotzki <---Trovo <---Va bene <---antifascista <---capitalismo <---classista <---fascisti <---ideologici <---lasciano <---mangiano <---materialismo <---opportunismo <---pessimismo <---riformismo <---riformista <---sindacalisti <---socialiste <---sociologia <---storicismo <---Andate <---Anzi <---Artiglieria <---Baronia <---Basta <---Belfagor <---Bitti <---Bologna <---Bukarin <---Carlo Marx <---Cominciò <---Cosa <---Cremlino <---Dentro <---Dio <---Ernesto De Martino <---Fundales <---Gli <---Il Mondo <---Inghilterra <---La Commissione <---La casa <---La guerra <---Lanusei <---Luppu Raimondo <--- <---Macché <---Majakowskj <---Mamoiada <---Mamojada <---Meccanica <---Medicina <---Montecitorio <---Mussolini <---New Deal <---Nuoro <---Nuovi Argomenti <---Ogni <---Orgolese <---Osporrai <---Ottobre <---Panno <---Patria <---Però <---Poetica <---Puligheddu <---Pure <---Quale <---Rivoluzione di Ottobre <---Santissimo Padre <---Sartre <---Scienza politica <---Scienze <---Soldi <---Sopramonte <---Storiografia <---Tenuto <---Teologia <---Togliatti <---Tornò <---Unione <---Ustica <---autista <---capitalisti <---cattolicesimo <---cominciano <---d'Africa <---d'Europa <---d'Ottobre <---dell'Internazionale <---dell'Italia <---determinismo <---estremismi <---estremismo <---estremista <---facciano <---fenomenologica <---filologica <---filologico <---ideologie <---indiana <---internazionalismo <---leninisti <---liberalismo <---marciano <---marxiana <---metodologica <---metodologico <---nazisti <---nell'Unione <---ottimismo <---paganesimo <---pigliano <---schiacciano <---siciliano <---sindacalista <---stalinista <---stiano <---teologia <---terrorismo <---zarista <---A San Silvestro <---ARMANDA GUIDUCCI <---Abati <---Abbiate <---Abita <---Accendi <---Accettò <---Ad Assisi <---Ad Orgosolo <---Ad Ustica <---Administration <---Agenti <---Agli <---Agraria <---Agustinu <---Ahi <---Ahé <---Aiutate <---Alcuni <---Alessandro Neri <---Allargò <---Alligo <---Allinearli <---Allineàti <---Allo <---Allò <---Almeno <---Althusser <---Altolaguirre <---Alzati <---Alzi <---Alzo <---Americhe <---Amici del Mondo <---Amina Pandolfi <---Amministrazioni <---Ammonita <---Amore mio <---Analizziamole <---Anche <---Andrea Binazzi <---Andrea Muscau <---Andreotti <---André Gide <---Angot <---Anime <---Annamaria Carpi <---Annanze <---Anno XIII <---Anno XIV <---Anno XV <---Antifascista Perotti <---Antonio Banfi <---Antonio Gramsci <---Antonio Labriola <---Antonio Maria <---Antonio Marrosu <---Antonio Nicolò <---Antonio Pasquale Rubano <---Anzi Quattro Témpora <---Aporti <---Aporti N <---Appòggiati <---Aprite <---Aprì <---Archivistica <---Arcivescovi <---Aritzo <---Armando Diaz <---Army Ration <---Army Ration C <---Arnpos <---Arrivo <---Arrivò <---Arturo Carlo Jemolo <---Arzana <---Asinara <---Aspettate <---Aspettiamo <---Aspetto <---Aspettò <---Assurde <---Astronomia <---Ataturk <---Auden <---Aufbruch <---Augusto Cesare <---Ausfahrt <---Austria <---Avete <---Babbu <---Bachmann <---Bachmanris <---Bainzu <---Bainzu Pietro <---Bainzu Sebastiano <---Baita <---Balbo <---Baldesi <---Ballestrero <---Bambini <---Banca <---Banco Ambrosiano <---Banfi <---Bar <---Bar Cillario <---Bar S <---Bar S Luca 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