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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Vado è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 171Analitici , di cui in selezione 7 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte prima: Vita sfortunata di Ziu Marrosu Gangas vecchio orgolese in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]o qualche agnello. Io da fuori metto le mani: e così ho preso le pelli.

Sento gridare: — O quello! Porca madonna!

E poi: — Ti possano ammazzare!

— Che c’è? Che c’è? — mi metto a dire spaventato.

Altro che agnello: era il padrone!

— Ti possano ammazzare!

— Pè, pè, pè, pè.

Sortono due uomini dall’ovile vicino, due compagni del padrone. E ci danno un sacco di botte. Che non si dice.

Un'altra volta (questa volta era di notte) vado a cercare qualche pecora : e me l’ero messa sulle spalle. In quel momento arriva il padro96

FRANCO CAGNETTA

ne, e salgo su un albero. «Mi pare che ci deve stare qualcheduno». Ed io zitto.

AH’improwiso il pastore si mette a staccare dei rami per fare il fuoco. Ed io casco. «E tu chi sei? ». Ha capito che stavo lì per qualche bestia. Allora prende quei rami, e mi ha fatto il fuoco in culo.

Un'altra volta con Pietro, un pastore mio amico, andiamo ancora a cercare un gregge. Ed io metto presto sopra le mani. Sentiamo gridare: «Ohi, mamma mia, mamma mia! Qui ci ammazzano». Uno prende [...]

[...]o carabinieri!

Con Corbeddu stavamo meglio. Ero più grande e mi aveva messo allora al Sopramonte. C’erano latitanti di Orgosolo, di Oliena, di Nuoro, di Orune. Ci avevo 25 latitanti. Tutto un gruppo.

Andiamo a fare le capanne. Un giorno sento gridi di maiale: era una volpe che si è presa un porcetto. Gli sparo: e così cade. A colpa di quell’accidente ecco un falco. Subito si mette a cadere per prendere

il porcetto. Tiro: e l’ho colpito. Vado per prenderlo dove era caduto, e il fucile l’ho messo da parte, vicino a un «presetu», ossia un buco nella pietra dove ci sta, per la pioggia, l’acqua. Tornavo e portavo quel falcone e quella volpe.

Porca puttana! Spunta un carabiniere.

Meno male che avevo nascosto il fucile. Stava con me il latitante Valuzza Giovanni, condannato a perpetua galera.

— Qui ci sono i cacciatori — dice il carabiniere. E vede il falcone e la volpe. — Me li date?

— Se li prenda.

Mi ha dato 4 o 5 lire che a quel tempo era un bene. E parte. Prende più in là qualche pastore e l’arresta. Ma i latitanti, [...]

[...]avo quel falcone e quella volpe.

Porca puttana! Spunta un carabiniere.

Meno male che avevo nascosto il fucile. Stava con me il latitante Valuzza Giovanni, condannato a perpetua galera.

— Qui ci sono i cacciatori — dice il carabiniere. E vede il falcone e la volpe. — Me li date?

— Se li prenda.

Mi ha dato 4 o 5 lire che a quel tempo era un bene. E parte. Prende più in là qualche pastore e l’arresta. Ma i latitanti, no.

Un giorno vado a Nuoro — mi pare la prima volta — ed ecco quel brigante di carabiniere:

— Buongiorno Gangas.

Mi prende: — Che stai a fare?

— Lei si deve impicciare dei fatti suoi.

— O porco iddio!

Stavo a parlare con lui e lui fà l’occhio. Ecco <phe mi sentoINCHIESTA SU ORGOSOLO

97

tirare il paio di pelli che avevo addosso. Volto la testa e vedo un ragazzo.

— Porca puttana!

Torno a parlare e mi sento tirare due o tre volte.

— Tu sei matto!

Allora ho visto un signore discosto che sorrideva.

Porca madonna! ho avuto paura. «Chi sarà questo?».

Era il giudice istruttore: —[...]

[...]uttore: — Oh, stai qui? Come stai?

. — Bene.

« Che diavolo vorrà questo » mi ho pensato.

— Senti, tu devi avere pochi anni. Ma non ho mai trovato una pelle così dura.

Non mi fa niente. Mi convita a bere. E andiamo dentro. Allora ho bevuto, e ha pagato tutto lui.

— Senti, so che sei buon cacciatore. Se ci hai un cinghiale di 67 chili te lo compro.

— Bene, bene.

Mi imputano la prima volta per una rapina a Benetutti, il 1890, e vado da lui. Era il giudice CoiPodda.

— Sentite, mi è successo questo.

— Non ti preoccupare. Ti tiro io in due o tre giorni. (E così è stato). Piuttosto, combina qualche bella caccia di cinghiale. Al Sopramonte.

— Sapete — gli dico io — Ci sono latitanti.

— Non importa — dice lui.

La massima contentezza.

— State sicuro — dice — So che sta Corbeddu e sono stato a caccia due o tre volte con lui. Anche con Congiu di Oliena e qualche altro.

Vado a Corbeddu, lo dico, e facciamo allora una caccia. Hanno ammazzato due mufloni e sei sette cinghiali. Dopo ce l’abbiamo cotto uno sotto t[...]

[...] Era il giudice CoiPodda.

— Sentite, mi è successo questo.

— Non ti preoccupare. Ti tiro io in due o tre giorni. (E così è stato). Piuttosto, combina qualche bella caccia di cinghiale. Al Sopramonte.

— Sapete — gli dico io — Ci sono latitanti.

— Non importa — dice lui.

La massima contentezza.

— State sicuro — dice — So che sta Corbeddu e sono stato a caccia due o tre volte con lui. Anche con Congiu di Oliena e qualche altro.

Vado a Corbeddu, lo dico, e facciamo allora una caccia. Hanno ammazzato due mufloni e sei sette cinghiali. Dopo ce l’abbiamo cotto uno sotto terra, al fuoco.

Gli ha detto a Corbeddu: — Tu sei un grande capocaccia!

Allora passa un cinghiale, gli ho tirato e quello è morto.

— È un tuo degno alunno! — dice, CoiPodda.

E si è preso quello ancora. Poi si è andato e a noi tutti versava98

FRANCO CAGNETTA

tabacco, dinari, dicendo che quando veniva la combinazione, di scrivergli, perché amante di trovarsi a caccia.

Anche col Sindaco di Oliena abbiamo avuto di queste cacce. E una volta,[...]

[...]ete una pecora.

E così ce l’abbiamo mangiata subito, insieme.

Adesso vi dico la prima rapina grave che mi hanno imputato. Era la famosa rapina di Tortoli, il 1° ottobre 1899, in casa del fratello del vescovo De Pau di Lanusei, che duecento o trecento latitanti si presero tutto Toro, dieci casse, e sgozzarono un servo. Anche un latitante fu lasciato senza la testa e le mani, tagliate, per non farlo conov scere.

Io ero in età di soldato e vado a farlo. In fortezza al 28° artiglieria. Ho avuto fortuna e fatto due anni invece di tre, perché ho tirato un numero alto. Tornavo proprio il giorno prima di quella rapina. Ma ora mi penso che ero a Bologna, il 1° ottobre 1899.

Mi mettono dentro mentre ero in Fundales di Sopramonte, a « Osporrai », coi maiali. Vengono sopra i carabinieri, quattro o cinque, ed io scappo. Sono caduto e mi acchiappano. E allora mi portano a Oliena e a Nuoro. Dopo un paio di giorni viene il giudice istruttore:

12 o 13 capi di accusa. Quello che li stuzzicava era il fatto di Tortoli. Mi fanno lavorare:

— [...]

[...]ogna. Lei si vede le mosche in sogno. Me lo lasci vedere a me il telegramma.

— Beh! Finitela!

Stava il carceriere vicino a lui con un involto.

— Volete la libertà provvisoria?

Io me lo ho preso per uno scherzo.

— E accidenti! Ma che si crede? Che io sia un Giovanni Tolu, un famoso latitante? E accidenti!100

FRANCO CAGNETTA

Viene il capocarceriere e mi dà il fagotto in mano: era la roba mia. « Beh, buono ».

Torno a casa e vado di nuovo a fare il ladro.

Questa volta ci avevo più esperienza. Nei tempi antichi, specie quando per le annate cattive, per la morte del bestiame c’era più miseria, più fame, in Orgosolo ci riunivano in 4 o 5, o in 2030, di tutte le specie, e, incensurati, andavamo a rubare il bestiame. Non ad Orgosolo, dai nostri stessi fratelli: a Mamoiada, a Fonni. Anche in paesi lontani — che ora non ci sono più uomini come allora e i giovanotti sono imminchioniti. Una volta, con un solo compagno, ci abbiamo trasportato a piedi un maiale di 3040 chili per 60 chilometri, da Villanova Strisaili. Ci mette[...]

[...] di ***.

Io dico : — Sì. Può essere — e stavo per mettere la mano al coltello.

Allora chiama sua figlia e le dice: — Nina, ti ricordi di quest’uomo?

— Sì, perché c’era un raggio di luna e l’ho conosciuto in volto.

Porca madonna, stavo proprio per dare un colpo!

— Ci avete fatto bene — dice l’uomo. — Non temete. Bevete ora e grazie, grazie davvero.

Allora gli ho manifestato e siamo stati amici. Tanto tempo.

Una volta, invece, vado a rubare maiali senza prenderne uno solo per me. La sola volta che è successo. Questa volta mi viene un uomo102

FRANCO CAGNETTA

in casa. E siamo soli. Mi dice che c’è un suo cognato che ci ha perduto tutto il gregge.

— È possibile? — dico io.

— Sì. È stata la mancanza di erba, di acqua. E poi la volpe, il sequestro.

Andiamo a un compagno e ne prendiamo 7 od 8. Così ci andiamo in un posto e abbiamo preso una vaccina. Poi 10 o 15 pecore, che l’erano proprio belle. Le diamo a questo cognato. E quello tutto contento.

Il giorno dopo viene un ragazzo in casa mia e mi porta una cr[...]

[...]equestro.

Andiamo a un compagno e ne prendiamo 7 od 8. Così ci andiamo in un posto e abbiamo preso una vaccina. Poi 10 o 15 pecore, che l’erano proprio belle. Le diamo a questo cognato. E quello tutto contento.

Il giorno dopo viene un ragazzo in casa mia e mi porta una crobbuia di grano. Dico:

— Chi sei?

Scoppia a ridere e scappa via.

Il giorno dopo viene una bambina con un bel pezzo di lardo:

— E tu chi sei?

Scappa via e io vado, dietro, sino a casa della madre.

Qui la donna mi vede e sorride: — Ci avete salvato. Quella è roba vostra.

— Come l’è? — dico.

— Questa è roba vostra. Non la mia. Grazie a voi. Benedette le tue mani!

Io mi ho scappato e gli ho dato indietro grano e lardo.

Ci capitavano anche di quelle disavventure. ,

Una volta siamo andati (non l’ho mai confessato a nessuno e lo confesso adesso) a fare un affare: a rubare in qualche posto. E lì, insieme, dove ero mi hanno messo di guardia. C’erano anche altri, ma lontani; ognuno al posto suo.

Viene un uomo verso di me. Lo chiamo e questo[...]

[...]o per gli orti.106

FRANCO CAGNETTA

Patre mea, Ave Maria.

10 subito ho capito. «Certamente ci hanno abile studio. Ma li aggiusto io ».

— Cantate in latino? — gli dico.

E quelli niente:

Patre mea, pea, pea.

— E adesso vi faccio cantare in orgolese — dico.

Ero in ginocchio, vicino al muro, con il fucile puntato. Mi hanno conosciuto e veduto così.

— Non sparate! Non sparate!

— Chi siete?

— Compagni tuoi.

Insomma, vado là e li trovo più morti che vivi. Poveracci!

— Andate, andate. E arrangiatevi.

11 giorno dopo vengo a sapere che la crapa risultava rubata ad un mio amico. Di Orani. Vado alPamico, e dico: — Sapete. C’è la possibilità di riavere la bestia. Bisognerebbe, però, pagare tanto.

— Bene, bene — dice. — Vale di più. Sei proprio un amico.

Vado a trovare quei due gaglioffi e faccio minacce. Il giorno dopo

che Thanno rubata si ritrova la crapa. Io mi ho preso i soldi. E gli ho dato pure 5 lire a quei ladracci.

Ne ho passate di brutte in quegli anni e, per quanto specialista in pecore, ho visto anche sotto i miei occhi ammazzare una donna. Come capra. Si chiamava Podda Battonia, una bella donna. Deceduta il 1899.

Un giorno che ero ad Orgosolo e camminavo nel paese, trovo il marito di questa donna e mi metto a trattare di certi furtarelli di pecore. Mi occorreva di qualche cosa — non so bene che — e dice che posso andare a cas[...]

[...]e di brutte in quegli anni e, per quanto specialista in pecore, ho visto anche sotto i miei occhi ammazzare una donna. Come capra. Si chiamava Podda Battonia, una bella donna. Deceduta il 1899.

Un giorno che ero ad Orgosolo e camminavo nel paese, trovo il marito di questa donna e mi metto a trattare di certi furtarelli di pecore. Mi occorreva di qualche cosa — non so bene che — e dice che posso andare a casa sua a prenderlo subito. A quelPora vado a trovarlo, lui e la moglie, e in quel frattempo vedo una testa di uomo alzato dietro il muro di cinta, alle spalle. Torno a guardare e la testa mi fa segno di star zitto. Intanto il marito e la moglie si erano messi un po’ a camminare. Ed io pure. Cerco di fare segni e di mettermi almeno tra quei due. Intanto l’uomo nascosto era andato avanti dietro il muro, e tira di nuovo la . testa ed un pugnale pecorino. Io son scappato e faccio appena due passi. Accidenti: un grido di dolore!INCHIESTA SU ORGOSOLO 107

»

— Che c’è? Che c’è?

— Hanno ammazzato zia Battonia.

II marito fa il mio [...]

[...]a mia parte?

— No — dice Crapoledda. — Se no ti arresto. Tieniti le zampe!

11 maialese lo ha fatto imbarcare a casa sua.

Quel brigadiere, così e così, mi dice un giorno: —1 Vedete. Se mi portate ancora in casa un maiale ve lo pago.

— Sentite — gli dico io. — Non mi ingannate.

— No. No.

— Beh, ce ne ho uno a casa.

Viene la notte a casa, io stavo a dormire, e se lo ruba.108

FRANCO CAGNETTA

Allora mi volevo vendicare.

Vado in caserma la mattina, facendo finta di niente, e dico:

— Crapoledda, il maiale ce l’ho per te.

È rimasto male. Chi sa che pensava!

— Quanto pesa?

— 20 chili.

Quello che aveva rubato lui ne pesava 5 o 10.

— Io in casa, però, non ce Pho.

— Chi lo tiene?

— Quella donna.

Va in casa di una donna che gli avevo detto. Ed era una donna che a lui gli piaceva, ma ad Orgosolo la conosceva sotto un altro nome

— come succedeva allora con i carabinieri. Va alla casa e trova i fratelli che io avevo avvertito. E gli danno botte che ha vomitato tutto il porco mangiato. Ed anche [...]

[...] Quella donna.

Va in casa di una donna che gli avevo detto. Ed era una donna che a lui gli piaceva, ma ad Orgosolo la conosceva sotto un altro nome

— come succedeva allora con i carabinieri. Va alla casa e trova i fratelli che io avevo avvertito. E gli danno botte che ha vomitato tutto il porco mangiato. Ed anche gli intestini suoi.

In quei tempi c’era miseria, e sempre peggio, in Orgosolo: non ce la facevo più. Sarà stato il 19041905. «Vado in America». Uno del continente che era passato a Nuoro mi aveva detto questo. Vado in caserma per trovare Crapoledda, e a chiedere quel permesso. Mi ha risposto :

— L’America? Sai tu che cosa è l’America? Io te lo nego.

—* Allora —* io ho detto — io mi faccio latitante.

Ma non era così. Mi ero messo, intanto, a fare di altri mestieri. Rubare pecore non fruttava.

In quei tempi c’era in Sardegna una macchina che faceva i quattrini. Io non sapevo niente. Certi di Napoli questa macchina la avevano portata il 19011902 ad Isporrai. Faceva i denari mezzi marenghi, ossia mezzi venti: dieci lire. E io dovevo andare con un mio amico a Pozzomaggiore.

Questo mio amico, S[...]

[...]ezzi di formaggio. Così facevo io ed un mio compagno. Abbiamo preso 14 o 15 pezze. E come rotolavano nel grand hotel l’altro compagno le raccoglieva.

Non si hanno accorto del furto. E così hanno accusati certi americani. Un altro giorno, invece di formaggio, mi ho fatto rotolare in tasca i soldi di una majarda. Anche qui, come in Sardegna, trovo una majarda, ossia strega. Beveva e beveva. Sarvenas. Dice che sapeva tutto. E teneva tanti soldi. Vado da lei. Sto a sentirla un poco e poi vedo sul tavolo una carta di 500 pezze. Tiro 5 pezze e dico di cambiarle. Quella si volta per cercare i soldi, io prendo le 500 pezze e glie ne metto 5. Torna, sempre bevendo sarvenas, e io gli metto pure nel bicchiere un pezzo di tabacco. Tutta succa.

— Non c’erano qui 500 pezze?

— No. Non c’era niente. Le avete prese.

Prendo allora le 5 pezze e dico:

— Il resto non è giusto. Ce ne vogliono altre 5.

Allora me le ha date.

Un’altra volta imbroglio un prete di Cordova. E per riuscire a questo bisogna conoscere tutto.

Ero lì in America in[...]

[...]Prendo allora le 5 pezze e dico:

— Il resto non è giusto. Ce ne vogliono altre 5.

Allora me le ha date.

Un’altra volta imbroglio un prete di Cordova. E per riuscire a questo bisogna conoscere tutto.

Ero lì in America in una città che si chiama Cordova e soldi non ne avevo: mi avevo bevuto tutto. C’era allora quel prete che sapeva che ero di Orgosolo e sempre mi chiedeva: — Ci sono latitanti? E chi li converte? E quanti missionari?

Vado da lui piangendo. Mi ero messo un paio di dita, ed ancheINCHIESTA SU ORGOSOLO

113

il piede magari, nell’occhio. E gli dico che ho perduto tutto il denaro da mandare in famiglia.

— Poveretto — dice lui. — Ma che avete, Gangas?

Piangevo.

— Quanto hai perduto?

— 200 pezze.

— Ehi, accidenti! Tanto guadagni?

— Come faccio, come faccio?

— Ma sì, ma sì; ma sì.

— Basta. Io mi ho bisogno di ammazzare!

— Eh, Dio ci liberi. Tieni 20 pesi.

— Tante grazie, tante grazie.

— Mi raccomando. Spediscile alla famiglia.

— Non dubitate. Non dubitate.

Esco. E me li vado[...]

[...]tutto il denaro da mandare in famiglia.

— Poveretto — dice lui. — Ma che avete, Gangas?

Piangevo.

— Quanto hai perduto?

— 200 pezze.

— Ehi, accidenti! Tanto guadagni?

— Come faccio, come faccio?

— Ma sì, ma sì; ma sì.

— Basta. Io mi ho bisogno di ammazzare!

— Eh, Dio ci liberi. Tieni 20 pesi.

— Tante grazie, tante grazie.

— Mi raccomando. Spediscile alla famiglia.

— Non dubitate. Non dubitate.

Esco. E me li vado a spendere in sarvenas e. maiali.

Il giorno dopo lo trovo. E in sospetto:

— Dov’è la tua famiglia?

Gli ho dato un indirizzo falso, di certi parenti che mi avrebbero ucciso : questo sì.

Scrive. Ed ha avuta una lettera piena di parolacce.

— È per la carità che ti ho fatto?

— Che se non me li spendevo io, te li spendevi tu con femmine e sarvenas.

E così era.

Me ne torno allora ad Orgosolo, al mio paese: è meglio che l’America. Riprendo il mio mestiere di raccoglitore di pecore.

In questa seconda mia vita ho avuto dispiaceri, quasi solo dispiaceri. Ma ci ho anche fatti [...]

[...]eria.

— Fermati!

Ci spara subito e un colpo di striscio, mi ha colpito il collo. Non114

FRANCO CAGNETTA

ci ho più visto: un paio di salti. Afferro un carabiniere e lo butto a terra. Il mio compagno fa lo stesso con un altro. Gli prendiamo le armi, pistole e moschetti e 6070 lire che portavano. I signori!

C’era il problema delle armi, ora: farle sparire era un peccato.

Un proprietario del posto nostro amico dice: — Ci penso io. Vado a venderle agli stessi carabinieri.

Va da quelli derubati (si fidavano di lui) e i carabinieri erano tutti contenti: — Evitiamo il peggio con i nostri superiori. Non diciamo niente. Anche un anno di paga vi diamo.

E hanno dato 500 lire: 300 al proprietario, 100 a me, 100 al mio compagno.

Una volta sola ho sparato ai carabinieri. Ed era a Fonni.

Avevo 5 o 6 maiali. Rubati, naturalmente.

— Fermate, fermate!

Cominciano a sparare. Pum! pum! faccio io: e rispondo.

Allora: — Passate, passate! — dicono a mani in alto. — Ci siamo sbagliati. Non c’è niente per voi.

Quando me ne[...]

[...]che ero io.

Ma tanta forza, tanta valentia è scomparsa oggi. Che mi è rimasto di loro, di Giuseppe, di Diego, di Antonio Maria?

Ma ora passo ad un altro argomento più allegro che devo dire: i preti.

Io con i preti ci ho avuto sempre poco a che fare. E quelle volte che ci ho avuto a che fare con loro, soldi ne ho fatti. Sempre. Ce ne hanno tanti!INCHIESTA SU ORGOSOLO

121

Cera, all’esempio, un prete Tanno che mi dovevo maritare. Ci vado lì per questa storia. E lui mi dice:

— Beh, la sai la Dottrina?

— La Dottrina? \

— Sì.

— E perché?

— Se non conosci la Dottrina non ti posso confessare. E se non ti confessi non ti sposo.

— Allora — dico io — la so. Mi dia un libro.

Dice: — Sai leggere?

— Sicuro — dico io.

Lo dà.

— Ma, per favore, mi dia anche una lira per il tabacco. A leggere mi stanco, vado al sonno. E un sigaro sveglia.

Mi dà una lira: — Ritorna domani!

Mi ha dato tre giorni di tempo. Mi tengo il libro. E dopo quei giorni mi vede:

— E il libro?

— Ohi, ohi, ohi! Me l’ho perso in campagna. Avevo fatto una baracca di frasche. Si prende il fuoco e il libro si è bruciato.

— O Maria Santissima. Quel libro, quel libro! Valeva 60 7 lire.

— Toh! — dico io — ti ridò la lira che mi hai dato.

— O macché! Il libro, il libro!

— Sentite — dico io. — Se vuole vado a Nuoro e lo ricompro. Ma faccia così: mi paga la mia roba che mi ha bruciato il fuoco.

E dice: — Quanta[...]

[...]dà una lira: — Ritorna domani!

Mi ha dato tre giorni di tempo. Mi tengo il libro. E dopo quei giorni mi vede:

— E il libro?

— Ohi, ohi, ohi! Me l’ho perso in campagna. Avevo fatto una baracca di frasche. Si prende il fuoco e il libro si è bruciato.

— O Maria Santissima. Quel libro, quel libro! Valeva 60 7 lire.

— Toh! — dico io — ti ridò la lira che mi hai dato.

— O macché! Il libro, il libro!

— Sentite — dico io. — Se vuole vado a Nuoro e lo ricompro. Ma faccia così: mi paga la mia roba che mi ha bruciato il fuoco.

E dice: — Quanta roba si è bruciata?

Dico: — 200 lire. Ho perso tutto.

— Accidenti! Duecento lire. Lascia stare. Quel libro valeva 6070

lire.

— Mi dia settanta lire — dico. — Ricompro il libro.

Me le dà. Ed io prometto di andare a comprarlo, a Nuoro.

Un giorno dopo mi vede e:

— Il libro?

— Pù, pù, pù, pù.

Era la festa di ferragosto. Come l’ho visto mi ho messo a fare122

FRANCO CAGNETTA

l’imbriaco. Venivano a mangiare a questa festa tanti preti. Spalleggiato, si avvicina[...]

[...]ite: — Andiamo a bere.

Ci porta a casa sua. E tira il vino.

— Senti — dice. — Tu le sai tutte, più del diavolo. Ti lascio il libro e i soldi. Ma tu raccontami qualche cosa della tua vita, che lo possa poi dire in predica, per dire contro il peccato.

Questo mio padrino dice pure: — Digli qualche cosa.

E noi a bevere. Sarà stato scolato un bottiglione di vino.

— Beh; adesso vi racconto un fatticello.

— L’altro giorno — ho detto — vado in un covile. Verso di me venivano tanti cani e un capo in testa che mi veniva a bocca aperta, contro me. Così gli metto una mano in bocca e sono arrivato dentro sino alla coda, poi l’ho girato, ossia rivoltato, e quello se ne è andato via,

— Ma questo non può essere mai!

— Beh! È così. Proprio così.

— E il cane cosa ha fatto?

— Se ne è andato via, ma non poteva più abbaiare.

— Beh, beh. Seguite a bevere.

— Adesso, dunque, vi racconto un altro fatto.

— Ma uno vero, uno vero. Per la mia predica.

— L’altro giorno — dico —i, vedete, esco e trovo un altro cane. Lo abbiamo [...]

[...]ieri.

— Buono, buono — dico io.

E lui : — Ganga, fai così. Dì che sei morto ad Orgosolo. Io ti porto dalla parte di Urzulei e facciamo un bando intanto.

— Ma...

— Ganga, fai così.

Andiamo ed io giravo con lui. Ci avevo tutta la faccia dipinta di oro, con la porporina, e un mantello azzurro. E dopo questo ce n’erano dietro di noi pastori di Urzulei, di Siniscola, di Arzana, di ogni dove.

Appuntamento in «Gorropu», al Supramonte. Vado lì e salto due

o tre volte. C’erano tanti pastori.

Io dico : — In nome di Dio. Sono S. Francesco di Lula. Fate come me. Raccomandatevi l’anima e saltate. Se ci avrete fede sarete salvi e forti. Che se no qui vi rompete tutti l’osso del collo.

Faccio due o tre salti ancora. E il prete tutto contento. I pastori stavano a guardare.

Quello ha riscosso i soldi e vi è stato qualcuno che voleva provare.

Cerca il primo e cade allora in quel bucone. — Ahi, ahi, ahi. — dice. Da quel fondo. E noi niente.

Prova il secondo e ci è riuscito appena: arriva a trattenersi con le maini all’orl[...]

[...]— Tirami fuori che qui sto morendo con le ossa rotte.

Un altro dice no. Erano in fondo a quella buca e li ho sentiti di parlare.

— Ti diamo una crapa ciascuno. Tiraci fuori.

Dice il frate: — Infedeli. Il Santissimo Padre qui vi ha chiesto due crape ciascuno.

Dico io:

— Date allora una crapa grassa ciascuno e vi faccio sortire.

Il frate si è morsa la mano. I tre nel fondo della fossa ho sentito che parlavano: — Bene. È fatto.

Vado a pigliare una fune, per tirare quei cretini.

— E il miracolo non lo fate? Che diavolo di santo siete?

Ci prendiamo le crape e scappiamo.

Così, nel nome di un Santo e del Signore posso chiudere questa storia della mia vita sfortunata.

Il mio stato oggi, a 90 anni, è il più peggio che un mio nemico mi possa augurare. Sono malato: ho un’ernia che tanto mi è cresciuta tra le cosce che non mi lascia camminare, ho un braccio che non si muove quasi più: il destro.

Il mio dolore è che non posso più lavorare, come ho fatto sempre.

La mia vita di lavoro, di sacrificio è tutta sprecat[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte seconda: Dichiarazione sull'operato della polizia in Orgosolo [testimoni Maria Antonia Filindeu (27 anni), Maria Antonia Rubano (21 anni), Teresa Piras fu Pietro(70 anni), Giovanna Vedele di Carlo in Sini(60 anni), Maria Corbeddu di Giuseppe e di Corrias Maria (49 anni),Maria Floris in Menneas(52 anni),Giuseppina Fogu in Murgia(43 anni), Pietro Sorighe fu Giuseppe(72 anni),Giuseppe Moscau fu Andrea(45 anni,pastore),Natale Davoli fu Leopoldo(48 anni,bracciant... in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]ra presentato. Allora i carabinieri vengono e prendono un altro fratello, Giuseppe, di 20 anni. Era servo. Sono andati a prenderlo all'ovile, dal padrone. Lo portano nel paese, poi a Nuoro, e lo hanno tenuto al carcere otto giorni. « Sei fratello del latitante ». Non sapeva niente. Lo hanno rilasciato. E dopo venti giorni vengono a casa a prendere me, la madre. Vengo in casa e trovo l'avviso della Questura. « Che c'è? ». « Ti vogliono parlare ». Vado là e mi hanno preso senza una parola. Mi portano al carcere a Nuoro. Non mi hanno lasciato neppure avvisare la famiglia. È rimasta sola una mia figliuccia di tre anni. « Siete la madre del latitante » dicevano. Mi hanno tenuta 32 giorni. Poi mi hanno passata alla Commissione di confino perché non facevo la spia al mio caro figlio. Mi hanno dato due anni per ammonita.
Il giorno che mi hanno lasciato, lasciano me e prendono mio marito, il padre del ragazzo. Non si è reso. È un vecchio di 73 anni ed all'ovile ha lasciate sole 150 capre. E hanno preso pure il nostro bam
INCHIESTA SU ORGOSOLO 18[...]

[...]rrestano a tutti. Il padre ha saputo che il nostro Giuseppe era stato il primo e innocente. Li mandano a Nuoro e gli fanno fare 20 giorni. Poi lo lasciano, senza verbale. Il verbale se lo hanno fatto dopo, come piaceva a loro.
Prendono a Giuseppe: « Tu sei pregiudicato. Ci hai una condanna per tassa del carro agricolo ». « Nossignore ». « E anche un paio di binocoli abusivi ». « Non è vero! ». « Taci! ». Mettono a verbale. Giuseppe si spaventa. Vado io dal Commissario: « Per la contravvenzione si deve trattare di Menneas Giuseppe di Pietro ma la madre è Vedele Carola non Floris Maria, sottoscritta. È un suo cugino di Mamojada... ». «Beh, può essere ». «E i binocoli? ». Vado e mi metto a cercare. Il giorno dopo ritorno. « I binocoli non sono i nostri. Si tratta di Menneas Giuseppe di Nicole) non di Pietro. E di Devaddis Carola non Floris Maria, la sottoscritta. Non ci ha niente a vedere con mio figlio ». Manco intesi.
Torno al commissario e il dott. Bianco mi dice : « Oggi o domani lo avrete in casa il ragazzo. Non ha fatto niente ». Una maraviglia! In casa, alla perquisizione, gli avevano preso solo una foto e una lettera per vedere la calligrafia. Il giorno stesso fanno i verbali. « Aspettate. Non avrà niente. È di buona condotta ». Si fa la Commissione.
Che [...]

[...]lità « Gorinnaro » con un piccolo branco di porci. Passano due macchine di polizia e, mi hanno visto, e mi investono un porcetto. Questa non era una disgrazia : effettivamente lo han voluto. Han visto l'impegno mio, Muscau Giuseppe, a salvare i miei porcetti. E allora fanno apposta per venirmi addosso di persona. Li ho scansati e mi hanno morto il mio porcetto, di venti chili. Allora sono scoppiati a ridere e, dopo questo, sono andati di corsa.
Vado al commissario di Orgosolo, dicendo lui che dovevo andare dal maresciallo, perché la macchina era dei carabinieri. E vado dal maresciallo e mi dice lui che il porcetto non si paga. « Io sono venuto da voi non per il porcetto, che ne butto qualche volta, ma per farvi sapere che cosa fate a un orgolese ». Allora, come sempre, hanno cercato di scappare per non parlarmi, come fanno sempre con me i carabinieri e i poliziotti.
192 FRANCO CAGNETTA
9) E il 20 maggio, presentatomi alla commissione di confino — mi hanno di nuovo chiamato — gli racconto questo. Ma il giudice non ha voluto sentire. E mi danno ancora due anni di munizione.
Che cosa é questo? Vogliono solo inasprire.
Se io ero fragile come altri, a quest'[...]

[...] tremano solo a vedere l'ombra che caca e sono così composti che (se non piangessimo per loro) ci fanno ridere ».
11
GARIPPA LUIGI di Antonio Nicolò, pastore, dì anni 26:
« La prima decade di maggio di quest'anno 1954 scaricavo calce in paese. Appena ritornato a casa una sera, stanco, ero entrato al bar Supramonte. Entra un brigadiere: « Prendi a bere ». Lui aveva bevuto. Mi offre e continua a bere. A un tratto se ne é andato.
Esco anch'io e vado a casa. In casa mi resto con Muscau Angelino e Crisantu Giovanni. Un altro mio compagno, Floris Giuseppe, incontra il brigadiere in strada. « Dove é quello che gli ho dato da bere ». « In casa sua ». « Andiamo, andiamo a cercarlo ». Vengono in casa e chiamano: « Sei tu Garippa ? ». « Si ». Allora mi ha dato uno schiaffo. Io gli ho detto: « Scusa, brigadiere, fermo, io lo ho offeso a lei? ». Mi ha detto: « Stai zitto cretino. Sei un orgolese e così un delinquente » — la solita parola di un brigadiere — « ed io che ti ho pagato pure da bere! ». Io sono incensurato, un onesto lavoratore. E non h[...]

[...], un onesto lavoratore. E non ho mai avuto a che fare con la giustizia. Siamo andati per la strada sino alla bettola di Canavedda io sempre dicendo: « Ma scusa, lo ho offeso io? » e lui: « Stai zitto cretino. Ed io che ti ho pagato pure per bere. Sei un orgolese e così un delinquente ». Allora, sentito questo tre o quattro carabinieri mi hanno circondato sulla strada, e stavano per battermi. Me la sono vista brutta. Ma sono riuscito a scappare.
Vado in questura per denunciare il fatto e lo ho detto al commissario. Mi ha fatto. « Quel brigadiere era ubriaco. Adesso lo arrangio io ». Non gli ha fatto niente. Non ha fatto neanche il verbale ».
194 FRANCO CAGNETTA
12
MONARI EMILIO di Carlo, bracciante, di anni 19:
« Stavo lavorando in località « Nabrushé » in marzo quando sono passati cinque carabinieri. All'improvviso mi hanno chiamato: « Mani in alto! ». Per arrivare fin dove stavano loro dovevo per forza saltare un muro. Mi metto a saltare e, per forza, dovevo mettere le mani suI muro, appoggiarmi. Mi hanno di nuovo gridato: « Mani in[...]

[...] al Questore, perché ad Orgosolo la mia denuncia non partiva. Erano le 11. Me lo hanno negato.
Così finisce la prima parte del fatticino.
Verso le 11, il 3 di aprile, dicevo, appena tornato stavo in casa mia e sento che si gridava: « Mereu! Mereu! ». Stavo a dormire giá con mio fratello a terra e lui era ammalato. Ho capito che era per
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una vendetta, forse di chi stava in caserma. Mi sono alzato dalla cucina, dove stavo, e vado in un'altra stanza, al piano sopra. Mio fratello poveretto, che ha fatto 6 anni di militare e 22 mesi di prigionia, dormiva. Guardo da una finestra e, senza farmi vedere, ho visto i carabinieri. Con i mitra spianati. Alzo appena la testa alla finestra e vedo l'esercito intero. Ecco perché ad Orgosolo viene male: che non si viene con la buona maniera, come Giustizia vuole. Se ero un altro potevo avere il fucile e sparare, come a Orgosolo é successo e pub succedere, se si fa troppo male. Quando li ho visti armati mi levo le scarpe e, piano piano, vado ad un terzo piano. Tiro fuori il naso dalla[...]

[...] di prigionia, dormiva. Guardo da una finestra e, senza farmi vedere, ho visto i carabinieri. Con i mitra spianati. Alzo appena la testa alla finestra e vedo l'esercito intero. Ecco perché ad Orgosolo viene male: che non si viene con la buona maniera, come Giustizia vuole. Se ero un altro potevo avere il fucile e sparare, come a Orgosolo é successo e pub succedere, se si fa troppo male. Quando li ho visti armati mi levo le scarpe e, piano piano, vado ad un terzo piano. Tiro fuori il naso dalla finestra e vedo il maresciallo di prima. Erano carabinieri ma mi ho pensato che potevano anche non essere carabinieri, orgolesi travestiti. E mi poteva per vendetta fare anche un trucco il maresciallo, imputarmi innocente per qualche fatto. Ho risposto allora da quella terza stanza: « Dite chi siete! ». « Siamo carabinieri » e hanno spianato i mitra alla finestra. Io avevo paura dei carabinieri, i carabinieri avevano paura di me: chi sa che credevano! Mi hanno detto: «Iscendi! Iscendi! ». Ed io sono tornato al pianterreno, in cucina. Chiamo mio frat[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte prima: I ricordi di Ziu Anzelu Zudeu (Angelo il Giudeo[Angelo Floris]), pastore, cacciatore di tesori in Orgosolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]ome cominciò a piacermi di cercare i tesori. E ho cominciato piccolo, all'età di 12 anni.
Una volta, a 12 anni, ero servo porcaio di tale Serafino Manca, in
INCHIESTA SÜ ORGOSOLO 131
Locoe. Stavo in un posto, « Orgoi », dove srdice che c'era un paesotto distrutto.
Un giorno trovo un mattone, lo sollevo, e trovo due monete.
Non di oro. Macché! Di pietra.
Viene il padrone. E capita con un uomo molto vecchio, Battista Dejana, detto su Grehu.
Vado incontro e faccio vedere le monete.
Ziu Battista Grehu, che era molto vecchio, e ai suoi tempi aveva fatto la scuola spagnuola, sapeva leggere le scritture antiche: piglia le monete e dice: — Questa é di unu Duca che ha abitato in d'una grotta a monte Orulu. E questa é di unu Conte che stava in d'una stalla a Orgoi.
Dunque, come sapeva tutto e con tutti era amico, ritornando in cammino in paese, dice che aveva un suo compare che possedeva un grande Libro del Comando, per comandare a tutti gli Spiriti e cercare su ussorgiu ossia tesoro.
Dice: — Vado a questo compare e lo convinco a dare il [...]

[...]atto la scuola spagnuola, sapeva leggere le scritture antiche: piglia le monete e dice: — Questa é di unu Duca che ha abitato in d'una grotta a monte Orulu. E questa é di unu Conte che stava in d'una stalla a Orgoi.
Dunque, come sapeva tutto e con tutti era amico, ritornando in cammino in paese, dice che aveva un suo compare che possedeva un grande Libro del Comando, per comandare a tutti gli Spiriti e cercare su ussorgiu ossia tesoro.
Dice: — Vado a questo compare e lo convinco a dare il libro, senza dir niente. Ci metteremo a cercare. Che il tesoro c'é. Appuntamento il venerdì.
Quattro o cinque giorni dopo, quando aveva già il libro in mano, andiamo a cercare il tesoro e con mio fratello Antonio, che é venuto, tutta' la notte prima non abbiamo dormito.
Il giorno fissato andiamo io e lui, il padrone Manca, e quel Battista Grehu, che si era portato con sé pure un ragazzo, dicendo che era orfano, poveretto, e che si poteva tirare su con una piccola parte
di tesoro. "`T'
La sera restiamo a Orgoi. E come é nera notte, il ragazzo nuovo [...]

[...]li altri se ne tornarono.
Mi metto a cercare e trovo solo pietre. Mattoni e mattoni. Nella distrazione mi ho perso due maiali pure.
Erano due o tre mesi che cercavo. La storia di s'ussorgiu, ossia tesoro, si sa nel paese di Oliena. E ziu Battista Grehu organizza una combriccola con quegli olianesi. Ha pensato: Quelli di Oliena sono meno soggetti a1 diavolo tentatore di quelli di Orgosolo. Così ci avranno piú, forza.
Vanno un'altra sera. Ed io vado a vedere. Ma mi hanno scacciato.
Si sono messi a scavare e si dice che hanno trovato solo mattoni. Mattoni e mattoni. Trovano pure il resto della mola rotta, che era 11 rimasta.
Ma a me la passione di cercare era ora venuta. Ci dovevano essere monete d'oro e d'argento, perle, rubini e diamanti.
Una volta eravamo in tanti pastori. Si parlava di un tesoro lasciato dai Latitanti in una grotta del Sopramonte. Chi diceva che era mille anni fa, chi diceva che era di Orgurui, un Latitante del 1825. La grotta era, si pensava, sotto a « sa pruna ».
Parliamo un poco la notte, attorno al fuoco, e de[...]

[...]n prete ad Orgosolo che ci aveva una carta del tesoro. La aveva avuta da Latitanti e, a quanto so, da un altro prete che teneva la roba rubata, rubava e, per un tempo, era Latitante.
In quella carta ci era un disegno tutto a matita, con una croce al centro: il segno di un tesoro. Non la faceva vedere a nessuno, un segreto: ma da tutti si sapeva.
Per quell'oro — o pur argento che fosse per trasporto ci aveva bisogno di lasciarsi accompagnare.
Vado da lui una volta, con coraggio, e gli dico: — Se mi prendete e mi date un terzo del tesoro io vi vengo ad aiutare. Porto un campagno con me. E non diremo niente.
Non voleva sapere.
Ogni volta che mi incontrava, da allora, mi fermava. Mi parlava del tesoro.
Un giorno che eravamo soli mi dice: — Beh, ti dó una decima. Se ti accontenti vieni. La Chiesa che é la forza piú luccicante, ed il Santissimo Padre, che é grasso e grande, pigliano su tutto la decima. Perché tu vuoi prendere di piú?
— Va bene — dico subito — partiamo, partiamo!
— Silenzio, mi raccomando il silenzio. Chi é il tuo compa[...]

[...]utte quelle pietre stellate le raccoglievo. E le portavo a casa. Dove non c'era più posto. Un giorno, con mio figlio, ne facciamo una carrettata; e le portiamo a Mamoiada per venderle. Ma non le hnno volute. Mi hanno detto che non erano calamina, ma come le altre, e, di come quelle, ce ne erano a milioni.
Così ci abbiamo rimesso il viaggio ed io la speranza e il lavoro.
Visto, dunque, che non trovavo tesori sotto terra, io penso, me li vado a trovare, come gli altri, sopra terra. Il frutto di pastore era niente. Come postino ero fallito. Vado a fare il rapinatore o bardaneris. Cioè in bardane.
i



I40 FRANCO CACNETTA
In antico queste rapine erano combinate proprio bene.. Ci riunivamo in gruppi di tanti e tanti, a volte tutto il paese, e a cavallo, o a piedi, con l'arma in mano, andavamo ad un altro paese. Qui, dopo circondato, e sparita la forza pubblica, casa per casa facevamo assalti, sparatorie, bottino. Poi tornavamo. Si facevano assalti in ogni posto, in Baronia, in territorio di Nuoro, in Ogliastra. Anche in Campidano, di Cagliari e Oristano. Si rubava in case, caserme, e in saline. Ai treni, quando c'[...]



da Franco Lucentini, La porta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]ignottona! » urlò. « Ma che? Hai sentito quello che gli ho detto adesso a tuo fratello? E rivai via, adesso, che nemmeno sei tornata? E ti credi di ritornare un'altra volta, che io ti faccio tornare? Uh, sporcacciona, vattene, vattene, vattene che t'ammazzo ».
LA PORTA 81
« Io l'ammazzo, a questa. L'ammazzo! » urlava.
«Ma non gliel'hai detto che andavo via? », disse mia sorella.
« Non m'ha fatto parlare » dissi. «Non m'ha dato il tempo ».
« Vado via» disse mia sorella. «Forse torno, tra... tra qualche anno;
forse non torno. Qui ci stanno un po' di soldi. La roba mia che ho
lasciato qui te la puoi vendere ».
Uscimmo prima che riprendesse fiato. Dalle scale la sentimmo che
strillava:
«Non ti crederai di avermi fatto l'elemosina, eh? Non ti credere
che ci ho bisogno dei soldi tuoi! Se me lo dicevi prima, che te ne an
davi, io avevo già trovato da affittare lo stanzino, avevo trovato! Ci
posso fare quattromila lire con lo stanzino... ».
Per strada pioveva. Camminavamo rasente al muro. Mia sorella
avanti, con la valigia piccola,[...]

[...] la valigia piccola, io dietro.
« Almeno sei guarita bene? » dissi. « Se ti si complica, mentre stai
chiusa là dentro, come fai? ».
« No, ho fatto l'analisi » disse seguitando a camminare. « Dice che
sono guarita bene ».
Camminava svelta sui tacchi alti, saltando le pozzanghere. Ogni
tanto rallentava davanti a una vetrina.
« Penso se mi sono scordata di comprare niente » disse.
« Possiamo vedere quando stiamo là » dissi. « Caso mai te lo vado
a comprare io ».
« A proposito » dissi, « ti volevo comprare qualche cosa, ma questi
giorni ci ho avuto delle spese... così non ho potuto ».
« Qualche cosa? » disse Adriana. « Che cosa? Un regalo? ».
« Beh, si » dissi. « Ma sai, le spese... ».
« Che spese? » disse. « Mi pare che é da parecchio che stai senza
soldi ».
« Beh, come ti pare » dissi. « Comunque bene o male tiro avanti,
non ti preoccupare ».
«Franco» disse.
Le caddi quasi addosso, inciampando nella valigia, perché s'era fer
mata all'improvviso.
« Ci prendiamo un caffè? » disse. « Aspettiamo dentro che spiove ».
Entram[...]

[...]e? La chiave,
LA PORTA 87
cara Adriana, te la tieni tu, e io in questa storia non ci voglio più entrare. Dovevo capirlo prima, che tutta la faccenda non reggeva, che ci mancava qualche cosa. Tu non sei il tipo che vive staccata, che se ne frega, che gli piace di starsene tranquilla. A te ti ci vuole la grande passione, eh? la grande speranza! Si sa, a tutti gli ci vuole, pure a me, ma io la commedia, se la devo fare, me la faccio da me; non ci vado a mettere dentro, con l'imbroglio, uno che non c'entra ».
Mi scuserai, eh? » dissi dopo. « T'ho detto quello che ti dovevo dire. Te l'avrei detto prima, se l'avessi capito prima D.
Adriana si abbassò la veste, si infilò le pantofole. Venne vicino a me, accanto al tavolo, e mi dette un bacio sulla faccia.
«Tu sei sempre acuto» disse ridendo, «capisci tutto. Ma pensi sempre troppo a te, sei un pochetto presuntuoso, e allora qualche volta capisci tutto, ma non capisci il resto ».
« Che vuoi dire? » dissi smontato. Lei rideva, era molto bella, e si vedeva chiaro che in quel momenta se ne freg[...]

[...]i un braccio perché le dessi un asciugamano, che stava nell'ar
madio. Poi volle il pettine, che stava nella borsa.
Mi sedetti sul tavolo, aspettando.
« Ah! » strillò. « Lo sapevo che m'ero scordata qualche cosa! ».
« Lo spazzolino da denti » dissi. « No? ».
« SI» rise.
« Te lo posso andare a comprare » dissi, « ma a quest'ora dovrebbe
essere chiuso ».
Venne fuori dalla tenda.
« Puoi prenderlo alla farmacia notturna » disse. « Io intanto vado
a letto. Tu puoi stare fuori, mentre io dormo, puoi andare a un caffè.
Dormirò un paio d'ore ».
« Oppure...» disse. « Se vuoi che t'aspetto alzata... Tu torni subito
e ci salutiamo, non ne parliamo piú... Ne riparleremo quando tornerai,
tra.., tre anni ».
« Ma tu sei scema» dissi. « Mettiti a letto. Torno tra un quarto
d'ora, tu vedi di dormire subito ».
« Comprane dieci » disse.
« Come dieci? ».
«Eh...! ».
« Ah » dissi.
Si infilò sotto le coperte, con la faccia verso il muro.
« Ciao » dissi carezzandola. « Dormi ».
« Ciao ».
Per la scala mi accorsi di avere finito i fiammiferi[...]

[...]vo nemmeno se lei stesse ancora là dentro. Poteva essere che se ne fosse andata, senza tornare .a casa. Poteva essere capitata qualche altra cosa.
Non aspettai che la febbre mi fosse passata. Mi alzai una sera verso
LA PORTA 105
le sei, andai in cucina a farmi la barba. Ci avevo le gambe deboli, ma la testa non mi faceva male, anzi mi sentivo leggero.
« Che, mi dái una stirata ai calzoni? » dissi a mia madre.
« Che, stai meglio? Esci? ».
« Vado a fare due passi » dissi.
Per la strada non ci avevo fretta, mi fermavo a guardare le vetrine. Al Pantheon mi misi a sedere sul muretto e guardavo i gatti, di sotto. Non faceva freddo. Mi sarebbe piaciuto di andare ancora un po' a spasso per le strade, aspettare ancora un po', ma oramai ci avevo impazienza. Entrai in un caffè e presi un cognac, poi andai difilato alla casa, entrai nel secondo cortile, davanti alla porta mi fermai senza sapere che fare. La porta era chiusa, come l'avevo lasciata l'anno prima; non c'era nessun segno per capire se Adriana era uscita o no. Tornai sulla strada e [...]



da Quinto Martini, Memorie in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...] mani alla vita e alzandomi come se fossi stato una
piuma mi disse:
«Bravo Libero» e subito mi mise a sedere vicino al gambo di
un castagno. Anche lui si sedette vicino a me, e stringendomi fra le
braccia e guardandomi negli occhi, mi domande):
«Saprai serbare il segreto? ».
« Non dirò nulla nemmeno all'aria! ».
« Allora, sempre acqua in bocca? ».
« Si, sempre acqua in bocca... ».
«Neppure al prete, se andrai a confessarti? ».
« Io non vado a confessarmi, tu lo sai ».
« Lo so. Ma ho detto così per dirti che nessuno deve saperlo ».
« Stai tranquillo. Mi farei ammazzare, ma non direi nulla ».
« Bene così. Sei un vero uomo. Ora raccontami cos'è successo giù
in paese stamani. Ho visto del fumo; penso avranno incendiato cir
colo dei lavoratori ». Il suo sguardo si fece triste, cercando qualcosa
giù nella pianura.
130 QUINTO MARTINI
Raccontai tutto, quello che avevo visto coi miei occhi, e udito con i miei orecchi. Finito il racconto mi mise sulle sue ginocchia, mi strinse forte, sentii male ma non gridai, e ridendo mi disse: [...]

[...]e. Io dopo mangiato andai nei campi a cercare i miei fratelli e il babbo.
Nel mezzo della notte eravamo tutti a letto e fummo svegliati da
132 QUINTO MARTINI
piú colpi battuti con furia e violenza sulla porta e gridare: «Aprite.
Presto, aprite! È la forza pubblica ».
Andrea disse alzandosi sul letto:
« Ci siamo. Sono i carabinieri. Aldo non c'è e se la prenderanno
con noi ».
La mamma si mise il vestito e mentre scendeva le scale disse:
«Vado io ad aprire: state a letto voi ».
«Già, disse Beppe, è bene farsi trovare a letto, se no... ».
Sentii i carabinieri che salivano la scala a due gradini alla volta
ed uno gridare:
« Sorbetti, con i tuoi uomini, fate la guardia a tutte le finestre e
se vedete aprire, sparate! ».
Entrati in camera ci ordinarono subito di alzarci e, infilando la
baionetta nei materassi, gridarono:
«Dov'è il muratore, il comunista, esca fuori o vi ammazziamo
tutti ». Uno di essi, prendendomi per un braccio, mi disse:
«Dimmi, bel ragazzo, dov'è nascosto tuo fratello? ».
« Non lo so, non so nulla io ».
[...]

[...]so da noi, e fu lui a portarci la notizia che Aldo aveva lasciato la capanna per andarsene altrove. Egli ci disse:
«Non era più il caso di starsene li. C'era qualcuno che passava. troppo spesso dal bosco. Lui vedeva ma non era visto ».
Mia madre faceva la stessa vita di prima. Al mattino scendeva giù in paese per la spesa facendo prima una visitina in chiesa. Non aveva molta simpatia per il prete, e diceva sempre:
« Io non guardo all'uomo, ma vado a pregare in chiesa perché é la casa di Dio. Se il prete non è come si deve, lui dovrà rispondere un giorno davanti al giudice al quale io stessa risponderò delle mie colpe ».
Una mattina scesi con lei in paese. Di fronte alla casa del Brulli, sopra il marciapiede stavano tre donne. Al nostro passaggio la padrona di casa con la sua voce acida, disse piano alle altre due:
« Vedete com'è triste la Marta, non fa più quell'aria fiera di sempre... ».
Non capii le altre parole; guardai la faccia della mamma che non cambiò espressione e non potei capire se aveva udito o no quelle parole dette con[...]

[...]zò, spostò la sedia, io lo imitai nel gesto.
Lui sali le scale, e io lo seguii fino nella stanza del granaio. Poi mi disse:
« Vedi, bisogna levare questi sacchi, e fare una buca nel pavimento. Bisogna levare delle mattonelle senza romperle ». Prese un martello e fece una buca della grandezza di quattro mezzane e disse:
« Se stanotte verranno i carabinieri io mi calerò in cantina, poi apro la botola del pozzo del vecchio frantoio e dalla fogna vado a finire nei campi n.
Col martello levò i mattoni senza romperli e mi disse ancora:
« Tu e Andrea rimettete bene a posto le mezzane e sopra i sacchi, "io, vedrai che me la caverò bene ». Poi mi sorrise dicendo:
«Allora in gamba; siamo intesi? ».
« Si, in gamba; ci siamo intesi ».
Finito il lavoro, mi buttò il suo braccio sulle spalle e disse:
Ora a letto. Dormirai con me. Però non parlare e non domandarmi nulla ».
« Si, dormirò, non parlerò ».
Dopo pochi minuti che fummo a letto, lo sentii russare. Dormiva
140
QUINTO MARTINI
i
come un masso. Io mi addormentai molto più tardi. Stav[...]

[...]i, vidi la mamma più pallida del solito. Mi avvicinai a lei mentre stava scaldando il caffè e le dissi:
«Avete dormito, mamma? ».
Lei senza scomporsi, rispose:
« Non sono stata capace di chiudere occhio. Ho pregato tutta la notte. Ora sento un nodo alla gola e come se avessi delle spine nel cuore ».
Io, per rassicurarla, le dissi:
«Il cane, pere), non ha fatto più l'abbaio del lupo. Forse aveva fame ».
Entrò in cucina mio padre dicendo:
« Vado nei campi. Sarò a lavorare nella piaggia, se viene qualcuno a cercarmi portalo là, Libero ».
Mia madre mi mise la tazza del caffè sulla tavola e disse:
«Io vado a sciacquare dei panni al pozzo, tu resta qui in casa finché non sarò tornata. Se verrà qualcuno dammi una voce dalla finestra ».
Il pomeriggio tornando dai campi con su le spalle un covone di vecce, trovate fra il grano, vidi appoggiata al muro, vicino alla porta della cantina, una bicicletta tutta coperta di polvere a me sconosciuta. Allora pensai: « Qualcuno è venuto a portare una brutta notizia ».
Andai nella stalla, posai l'erba e passai in casa. Un giovane tutto bianco di polvere era seduto vicino alla tavola al posto dove sedeva sempre mio padre. La mamma sedeva dall'altra parte e i [...]



da Pier Paolo Pasolini, Saggio per una antologia con poesie di Francesco Leonetti, Pier Paolo Pasolini, Elio Pagliarani, Roberto Roversi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 9 - 1 - numero 46

Brano: [...]
è quell'uomo: miserabile, empio,
stupido, freddo, ironico,
che rende faziosa ogni sua più seria
passione, che non crede all'altrui passione...
E in questo accomunano i giorni della distensione
nemici e amici: ricomincia la guerra vile
52
SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA
del discredito, della malizia, della
cecità di cellula
o sacrestia: e ritorna lo stile
di un tempo, nei cuori
come nei versi: ed é meglio morire.
(Aprile 1960)
LA RABBIA
Vado sulla porta del giardino, un piccolo
infossato cunicolo di pietra al piano
terra, contro il suburbano
orto, rimasto li dai giorni di Mameli,
coi suoi pini, le sue rose, i suoi radicchi.
Intorno, dietro questo paradiso di paesana
tranquillità, compaiono
le facciate gialle dei grattacieli
fascisti, degli ultimi cantieri:
e sotto, oltre spessi lastroni di vetro, c'é una rimessa, sepolcrale. Sonnecchia al bel sole, un po' freddo, il grande orto con la casetta, in mezzo, ottocentesca, candida, dove Mameli é morto,
e un merlo cantando, trama la sua tresca.
Questo mio povero giardino, tut[...]



da Danilo Dolci, Pagine di un inchiesta a palermo, introduzione di Ernesto De Martino in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]si infilano i mafiosi per portare voti dove dicono i ras. Ma la mafia é un'altra cosa: quando a una bottega ci fanno uno scasso, questi si interessano nei diversi quartieri del ricupero della merce del loro protetto. Il proprietario poi ci paga « un pizzu : i picciotti vonno mangiare ».
Adesso faccio di nuovo il barbiere ambulante, che ho sei figli e il partito é povero e non ha la possibilità di stipendiarmi. Ho alcuni clienti già fissi che ci vado a casa secondo i giorni stabiliti, per? solo con questi clienti non potremmo vivere. Siccome sono conosciuto soprattutto nel rione Capo, la gente mi chiama, quando passo con la borsa, e mette sulla strada una sedia e dell'acqua in un catino su uno scalino; e tiro a stento la vita.
Lo strazia é questo, che certe volte la mattina, quando esco di casa, mi faccio il conto che quel giorno dovrei guadagnare certi soldi. Vado da uno, gli faccio la barba, pensando già alle 50 lire e poi, finito, lui
176 DANILO DOLCI
dice: — Domani ce li dugnu. — E capita spesso. E da quello che cade malato come li prendo piú? Dopo sedici anni, quasi, di matrimonio, non sono riuscito ancora ad avere il mobilio necessario. Fino a pochi giorni fa abitavo in un locale al terzo piano: in quattro metri per due e mezzo ci stavamo in otto persone. Poi la casa si é lesionata e ci hanno portato qui in queste scuole, con altre diciotto famiglie; le altre sono andate alla Feliciuzza. Adesso tra cinque giorni devono incominciare le scuole e n[...]

[...]ici anni, quasi, di matrimonio, non sono riuscito ancora ad avere il mobilio necessario. Fino a pochi giorni fa abitavo in un locale al terzo piano: in quattro metri per due e mezzo ci stavamo in otto persone. Poi la casa si é lesionata e ci hanno portato qui in queste scuole, con altre diciotto famiglie; le altre sono andate alla Feliciuzza. Adesso tra cinque giorni devono incominciare le scuole e non sappiamo dove andare a finire.
Mensilmente vado a revisionare il tesserino della disoccupazione: in nove anni precisi non sono mai stato chiamato da questo ufficio a fare un giorno di lavoro. E pensare che dipendo dall'ufficio collocamento dei mutilati, che c'è una legge obbligatoria dell'assunzione.
Ieri sono andato a revisionare il tesserino: scena come le altre volte. Ho consegnato il mio tesserino all'agente addetto a questo servizio. Questo, poveraccio, fa come un forsennato: deve da solo esplicare il servizio per il quale occorrerebbero, al giudizio di tutti, da quattro a sei agenti, Il lavoro massacrante lo rende esasperato, ha i n[...]

[...]ascorsi quarantadue anni di vita senza aver approdato a niente. Però penso che parte dei miei anni li sto spendendo per agevolare gli altri, perché altri non siano costretti a fare le mie esperienze. Poi, ritengo di vivere per un obbligo verso la mia famiglia, verso i miei figli, verso il partito, che ritengo sono state le lotte, le esperienze del partito che mi hanno reso uomo nuovo. Spesso la mattina, quando mi alzo prima di andare a lavorare, vado al lettino dove dor mono due dei miei bambini e, baciando il più piccolo, penso che almeno lui ha le carezze e i baci che io non ho avuto. — A qualcosa servo anch'io — mi viene da pensare anche se mi rimane...
Questa mia vita passata così e che a un certo momento mi dava una specie di complesso di inferiorità nei confronti degli altri, malgrado questa mia nuova concezione della vita, è affiorata qua e là in certe occasioni. Specie quando bisognava avere la forza politica e morale di fare trionfare alcuni princìpi di democrazia interna del partito.
Ad esempio. Ero responsabile provinciale de[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Vado, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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