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Il segmento testuale Unione è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 54Analitici , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Francesco Cataluccio, Il Congo Belga nel nazionalismo africano in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]esti territori; denuncia la violazione dei diritti umani e democratici proclamati
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dalla Carta delle Nazioni Unite; denuncia la segregazione razziale, il sistema delle riserve e delle altre forme di discriminazione razziale e la barriera del colore; denuncia il lavoro schiavistico nei territori di Angola, Mozambico, Congo belga, Africa meridionale e sudoccidentale; denuncia la politica svolta nell'Africa centrale e nell'Unione Sudafricana, dove la dominazione della minoranza sulla maggioranza é basata sulla dottrina razziale della discriminazione; denuncia la confisca delle terre migliori degli africani a vantaggio dei colonialisti europei; denuncia la militarizzazione dell'Africa e l'uso del territorio africano per scopi militari, specialmente in Algeria e nel Kenya ». L'influenza preponderante del primo ministro ghanese sulla conferenza la si ritrova anche nel tono assiomatico e non poco fideistico con cui é affrontato il problema dell'unità africana col superamento delle rivalità tribali e razziali, nel modo sce[...]

[...]almente il Niassa; una federazione costituita dall'Ubanghi Sciari e dal Medio Congo. Ma anche in Europa certo unitarismo odierno é puramente velleitario, basato sul « dover essere » piuttosto che sul « poter essere », senza nemmeno l'attenuante dell'ancora ingenuo e giovanile pensiero politico!
Meno impegnato in senso politico ma maggiormente diretto a chiarire questioni di rilevante incidenza sul futuro dell'Africa é il congresso o meglio la riunione di studio che ha luogo dal 16 al 23 marzo 1959 a Ibadan, capitale della Nigeria occidentale e sede della più attrezzata università dell'ovest africano, sotto l'egida del Congresso per la libertà della cultura. Il tema di studio della riunione, « Governo rappresentativo e progresso nazionale », consente di esaminare, tra gli altri, i problemi della tribù, della nazione e della federazione. Universitari e uomini politici, partendo dalla
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constatazione che i nuovi stati africani sorgono da una geografia politica arbitraria artificiosa, dettata in gran parte dal giuoco di spartizione e di equilibrio di potenza dei governi coloniali nel sec. XIX, si sforzano di individuare l'entità dell'ostacolo creato dalle diverse esperienze politiche e dalle diverse situazioni linguistiche e culturali al[...]

[...]iche e dalle diverse situazioni linguistiche e culturali al raggruppamento dei nuovi organismi nazionali. Lo studio del problema porta al tentativo di definire la « personalità africana », al confronto tra la teoria del panafricanismo di Giorgio Padmore, la teoria della negrità di Leopoldo Senghor e del gruppo che fa capo alla rivista Présence africaine, e le posizioni di Nkrumah e altri gruppi intellettuali di lingua francese o inglese. Nella riunione resta ribadita la tendenza dei più giovani pensatori africani a rivendicare alla cultura negra uguaglianza di nobiltà con le principali civiltà storiche e sinanche il privilegio di contenere nel suo seno il nucleo più valido delle altre; é ribadita anche l'avversione profonda verso l'Europa espansionista del sec. XIX, accompagnata dal ripudio dell'Africa tradizionale. Come ricorda G. Balandier in « Afrique ambigue », « devant sa chapelle, Nganga Emmanuel, fondateur de l'une des "églises noires" du Congo, brûle les derniers fétiches témoins des vielles fidélités africaines, mais il exorte auss[...]

[...]uerra mondiale, tende a disgregarsi ogni giorno più facendo posto a stati autonomi o allentando i suoi vincoli in misura tale da rendere inevitabili ulteriori concessioni, a breve scadenza, all'impulso di autonomia delle popolazioni indigene. Risveglio economico e culturale e quindi politico degli indigeni, indebolimento della capacità espansiva delle potenze coloniali, preponderanza nello scacchiere internazionale di stati anticoloniali quali l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti, attiva solidarietà di governi affrancatisi di recente dalla amministrazione coloniale, presenza sollecitatrice dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, convergono verso l'identico obiettivo di porre in crisi il
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FRANCESCO CATALUCCIO
regime coloniale. Non tenendo conto dell'Egitto e dell'Africa settentrionale francese (Tunisia Marocco Algeria, quest'ultima tuttora in lotta di riconquista della propria individualità nazionale), dove il dominio coloniale aveva particolare carattere, né della breve parentesi coloniale dell'Etiopia dal 1936 al 1941, nell'ultimo[...]

[...]ni o geograficamente complementari, che si afferma presso gli stati già consolidati. Nel primo caso si tratta di fenomeno che si collega a remote esperienze storiche o rispecchia talune esigenze di più agevole amministrazione coloniale
o ubbidisce a una realistica valuta ione delle necessità economiche finanziarie difensive di un moderno organismo statale. Dall'uno
o dall'altro di tali motivi o anche da due o più motivi simultanei sono sorti l'Unione Sudafricana, lo sforzo egiziano per ora infruttuoso d'incorporazione del Sudan, certo orientamento federalistico nel Nordafrica francese (Maghreb unito), la Federazione della Rhodesia e del Niassa, il progetto britannico di federazione dell'Africa orientale (Kenya Tanganika e Uganda) avviato dalla creazione dell'East Africa High Commission che coordina ventotto rami amministrativi dei tre territori tra cui i trasporti aerei le dogane la difesa le poste i servizi radiofonici le ferrovie le comunicazioni fluviali la statistica e l'istruzione superiore, la Federa
IL CONGO BELGA NEL NAZIONALISMO[...]

[...]britannico nel Ghana, l'annessione del territorio di mandato dell'Africa sudoccidentale extedesca da parte del Sudafrica, la richiesta sudafricana d'incorporazione dei Protettorati britannici di Basutoland Bechuanaland
e Swaziland; e, in data più vicina, il progetto di federazione tra Ghana e Repubblica di Guinea «come nucleo della creazione degli Stati Uniti dell'Africa occidentale », la Federazione del Mali tra Senegal e Sudan e i progetti di Unione Benin (Dahomey Niger
e Togo) e di Stati Uniti dell'Africa latina (Africa equatoriale francese, Congo belga e colonie portoghesi). « Col vostro voto », afferma il presidente dell'assemblea costituente a Dakar Modibo Keita il 17 gennaio 1959 all'atto della proclamazione della Federazione del Mali, « voi avete gettato le fondamenta dell'unità africana. Voi siete gli architetti della Federazione dell'Africa occidentale. Ora dovete diventare i crociati e gli evangelizzatori dell'unità politica
e accettare ogni sacrificio per la realizzazione dell'unità africana ». Il primo ministro del Niger Ham[...]

[...]tre; da alcuni anni, inoltre, il governo sudafricano insiste nel sollecitare una comunità di difesa tra i territori africani a sud del Sahara sulla falsariga di altri patti regionali (NATO, OAS, SEATO, patto di Baghdad). In campo economicosociale, fanno spicco la creazione, nel gennaio 1954, di una Commissione per la collaborazione tecnica nell'Africa a sud del Sahara tra Belgio Francia Gran Bretagna Portogallo Federazione dell'Africa Centrale e Unione Sudafricana, la costruzione di varie centrali elettriche fornitrici di energia alle industrie di più territori vicini e, ultimamente, la decisione di inserire i territori d'oltremare nel Mercato comune europeo (MEC).
Molto problematica é invece l'esistenza o anche la semplice chiara impostazione d'una politica occidentale che esprima la preoccupazione di comprendere l'ampiezza del travaglio delle forze nazionali africane e di assecondare la soluzione dei loro problemi, di legare i propri interessi ai loro interessi in divenire, di stabilire un rapporto, possibilmente una conciliazione, tra l[...]

[...]namento delle iniziative, assicurato dalla concentrazione della maggior parte delle aziende di produzione nelle mani della Société générale de Belgique che le gestisce direttamente o a mezzo di filiali (Union minière du Haut Katanga, Banque du Congo belge, Société Cotonco). Oltre alla Société générale, operano nel Congo il gruppo Banque de BruxellesBru fina, gruppo Empaine, il gruppo della Cominière, la compagnia Unilever. La sola Compagnia dell'Unione mineraria dell'Alto Katanga fornisce, per imposte, due dei sei miliardi delle entrate del Congo. Malgrado che la partecipazione dei gruppi finanziari statunitensi nelle imprese industriali e minerarie del Congo tenda ad accentuarsi sempre più — acquisto di forti pacchetti di azioni della Société Cotonco, dell'Union Minière, della Tanganyka Concessions Ltd, della Société Symaf, — notevoli sono ancora le posizioni britanniche, rappresentate soprattutto dalla Tanganyka Concessions Ltd (un terzo delle azioni dell'Union Minière e diritto di ricerca e sfruttamento su un'area di 155.400 kmq. fino al[...]

[...]a un problema di educazione, specialmente se fondano l'educazione su un precetto morale che si identifica soltanto col proprio tornaconto.
All'interno del Congo i primi sintomi di irrequietudine si manifestano nei centri extracoutumiers di Leopoldville e della zona mineraria del Katanga. Sia che si tratti di solidarietà sindacale tra proletariato europeo e africano — l'organizzazione sindacale indigena é autorizzata dal 1946 —, come in seno all'Unione Katangaise nel Katanga e all'Unicol nella Provincia orientale con capoluogo Stanleyville, entrambe imperniate sulla lotta contro il centralismo amministrativo di Leopoldville, sia che si tratti di primo urto di interessi tra bianchi e negri nelle piantagioni e coltivazioni della provincia di Kivu, appare chiaro che lo status quo sociale e politico presenta le prime incrinature.
Né l'isolamento dall'esterno ha più ampie probabilità di durare, una volta che nelle regioni confinanti si verifichino, come già avviene, decisi movimenti di opinione pubblica in senso nazionale. L'osmosi di idee di i[...]



da Recensione di Marzio Marzaduri su Rosemarie Ziegler, Alcksej Kruchenych als Sprachkritiker, in «Wiener Slavischistes Jahrrbuch», Wien, Bohlau, 1978, pp. 286-310; Serena Vitale (a cura di), l'Avanguardia russa, Milano, Mondadori, 1979, pp CXVIII-345 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...] VITALE (a cura di), L'avanguardia russa, Milano, Mondadori, 1979, pp. cxvIII345.
Sino a qualche tempo addietro, bastava solo il nome di Krucënych, per provocare ilarità nei colleghi. Un'ilarità diffidente, a dire il vero, poiché l'interlocutore restava nel dubbio tu volessi giocargli una beffa, tanto gli pareva improbabile che qualcuno dedicasse il proprio tempo a questo farceur. E a nulla valeva assicurare, sconcertati dalla reazione — che in Unione Sovietica assumeva persino toni indignati —, che lo studio di Krucënych era necessario, per avere una immagine piú precisa dell'avanguardia futurista, nelle sue origini e nei suoi sviluppi. Nemmeno tale argomento, di un quadro storiografico che ricostruisca minuziosamente la trama degli eventi, argomento di solito accolto con grande rispetto nel nostro paese, neanche questo serviva a dare un briciolo di dignità all'opera di Krucënych.
E ora
bisognerebbe cominciare un capitolo su Krucënych
ma ho paura:
l'aristocrazia della stampa si metterà a strillare
Peccato,
bisognerebbe sapere chi er[...]

[...]ni di Krucënych, al Dom pisatelej di Mosca, affermando che era ormai tempo di togliere Krucënych dal banco degli imputati, per dargli il posto che gli conveniva nella letteratura russa, e definendo i suoi testi dei « classici », addirittura.
La cultura accademica l'ha dunque afferrato, con la sua lingua cartacea, e dopo averlo masticato ben bene, ce lo ridarà trasformato in mille noterelle, articoli, saggi, volumi. I primi già appaiono anche in Unione Sovietica. Ma Krucënych si è rivelato coriaceo e poco commestibile. Cosí, lo si prende in piccole quantità, di solito con cibi piú appettibili: per ora, almeno.
Fra i lavori dedicati a Krucënych, apparsi negli ultimi anni, va segnalato l'articolo della studiosa viennese Rosemarie Ziegler. La Ziegler ha girato in lungo e in largo l'Unione Sovietica, rovistando archivi, raccogliendo testimonianze, ritrovando testi ritenuti persi ormai per sempre. Nessuno come lei oggi conosce cosí compiutamente l'opera di Krucënych.
Dal suo lavoro, appare come Krucënych abbia testardamente perseguito, prima ancora che il futurismo russo s'annunciasse e per tutta la sua vita, l'ideale di una comunicazione immediata e spontanea. Egli riteneva ci fosse una lingua naturale e profonda, schiacciata dall'altra, quella sociale e convenzionale. Tale lingua, che egli chiamò zaum', si manifesterebbe nei momenti in cui la ragione dorme, o almeno sonnecchi[...]

[...]nel 1915, aveva invitato a lasciare « il sonaglio del buffone per la riga dell'architetto ». Ma tali tendenze sono presenti in tutta l'avanguardia europea! Breton è a fianco di Tzara, a Parigi nel 1920, ma ha già in mente che al nichilismo dadaista dovrà seguire un programma costruttivo.
La tendenza negativa raggiunse la sua acme a Zurigo e a Tiflis, negli anni della guerra; nel dopoguerra l'arte venne ovunque restaurata. Certo in Russia, ormai Unione Sovietica, tale restaurazione assunse forme specifiche. Ma la rivoluzione russa fu un fatto mondiale, che impose nuove condizioni d'esistenza all'avanguardia, ovunque. In un articolo del 1918, apparso sull'organo dei futuristi, Majakovskij fissò il programma futuro del gruppo in una « rivoluzione dello spirito », che avrebbe dovuto completare le altre rivoluzioni, quella politica e sociale. Un decennio piú tardi, Breton cercava ancora di mettere assieme Marx e Rimbaud, il « transformer le monde » con il « changer la vie ». Anch'egli cercava una « ricomposizione » delle due avanguardie, artist[...]

[...]se le proprie origini, per porsi al servizio del potere, qualcuno l'aveva detto già allora. Il dissenso ha trasformato questa accusa in uno sprezzante e definitivo giudizio di condanna per tutta l'avanguardia russa, complice del potere, traditrice della grande tradizione d'indipendenza e di libertà della « intelligencija » russa. Giudizio ingiusto e sommario, tuttavia...
Tuttavia il produttivismo, la forma specifica che l'avanguardia assunse in Unione Sovietica, ebbe le sue colpe, non piccole. La celebrazione del lavoro, il feticismo dell'oggetto, la mitologia del fatto nudo, l'etica dello specialista da una parte, e dall'altra la trasformazione dell'artista in un addetto alle forme, mentre i contenuti erano lasciati ai politici, tutto ciò rese certamente piú facile l'instaurarsi dell'ideologia staliniana dei piani quinquennali, che andò ben oltre queste idealizzazioni, ma che se ne serví, sia pure in forma mistificata.
Cosí, l'idea diffusa che il fallimento dell'avanguardia produttivista sia strettamente legato al fallimento del socialis[...]

[...]llimento del socialismo acquista maggior concretezza. L'utopia produttivista era pensata dai protagonisti all'interno di un sistema che s'avviava verso il socialismo, ma ben presto nella società sovietica comparvero meccanismi di sfruttamento non dissimili nella sostanza, da quelli delle società capitaliste. Proprio qui, le teorie dell'avanguardia positiva rivelarono la loro inadeguatezza, incapaci di cogliere quanto stava realmente avvenendo in Unione sovietica. Se parimenti inadeguate, anzi addirittura fuori tempo, sono le pratiche artistiche dell'avanguardia negativa, dagli zaumniki agli oberiuty, questi almeno non chiesero all'arte di divenire omogenea, quando non addirittura prona, al sistema sociale.
È stato detto che il volume della Vitale restituirebbe una immagine ormai accreditata dell'avanguardia russa, senza sostanziali elementi di novità. Ritengo, al contrario, che il suo merito sia proprio nel turbare tale immagine, sia nella parte antologica, dove sono riportati autori e testi mai apparsi in versione italiana, sia nell'ampio[...]



da Giuseppe di Vittorio, Premesse della unità del movimento sindacale in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 3 - agosto

Brano: [...]sta, composti, cioè, esclusivamente di lavoratori (1). E' da quell'anno che data la ,ereazione dei primi Sindaeati operai cattolici.
Questo movimento, per quanto sostenuto attivamente dai parroei, si sviluppò assai stentatamente, nonostante che nel campo puramente religioso la Chiesa cattolica non avesse nessun rivale in Italia. Infatti, solamente nel 1911 fu costituito un primo organismo nazionale cattolico di carattere sindacale, denominato « Unione economicosociale dei Cattolici a, che dichiarava di contare 104.164 aderenti, in grande parte contadini.
L'eccessiva lentezza con cui si sviluppava in quegli anni il movimento sindaeale cattolico, non era dovuta soltanto alla grande popolarità che si erano già conquistata i preesistenti Sindacati rossi, con le clamorose vittorie ch'essi avevano riportate, riuscendo a strappare ai padroni e allo Stato dei miglioramenti economici e morali molto notevoli, in favore di tutti i lavoratori. Quella lentezza era soprattutto dovuta al fatto che l'azione sirdacale dei cattolici era, in quell'epoca, tr[...]

[...]. Ecco i dati numerici relativi alle due Confederazioni antagoniste di allora: Confederazone Generale del Lavoro, iscritti: 2.200.000; Confederazione Italiana dei lavoratori, iscritti: 1.178.00, in maggioranza contadini.
Per una esatta valutazione dei rapporti di forza in quell'epoca fra le due Confederazioni, bisogna tener conto di numerose organizzazioni che, pur muovendosi nella grande scia della Confederazione Generale del Lavoro, (quali: l'Unione Sindacale Italiana, il Sindacato Ferrovieri Italiani, la Federazione Nazionale dei Lavoratori dei Porti, la Camera del Lavoro di Genova e provincia e numerose altre Camere del Lavoro autonome), non erano iscritte alla Confederazione stessa. Il Sindacato Ferrovieri vi aderì più tardi nel 1923. Computando gli aderenti alle citate organizzazioni, si può calcolare che il numero degli iscritti al comnlesso dei Sindacati rossi che facevano capo alla Confederazione Generale del Lavoro, nel 1921, slinerasse largamente i tre milioni. Comunque, i dati riportati dimostrano che la divisione nel campo del[...]

[...]più legittime dei lavoratori. E fu ancora sulla carta della divisione che puntò il fascismo per battere separatamente i due settori fondamentali nei quali erano divise le forze del lavoro: quello « rosso » e quello « bianco ».
6 LA RINASCITA
Dal 1921 al 1923, i colpi principali dei criminali armati del fascismo furono concentrati contro i « rossi ». Per battere più tranquillamente questo settore delle forze del lavoro — e rendere impossibile l'unione dei due settori contro di esso — il fascismo non si accontentò del tentativo di rassicurare i « bianchi » con la sua propaganda. Volle assicurarsi la partecipazione del Partito popolare al primo governo di Mussolini. Poi, una volta battuti i « rossi », il fascismo non ebbe più bisogno della collaborazione governativa dei cattolici e si gettò con tutte le sue forze contro le loro organizzazioni sindacali, cooperative e politiche, battendole alla loro volta. Le conseguenze di quella duplice sconfitta, che fu sconfitta unica di tutti i lavoratori e dell'intiero popolo italiano, le stiamo purtrop[...]

[...]innanzi tutto il risultato della terribile esperienza del ventennio fascista; è l'espressione della volontà unanime degli operai, dei contadini, dei tecnici, degli impiegati, dei lavoratori tutti, di non prestarsi mai più — con le loro divisioni — al giuoco infernale dei loro peggiori nemici; è la realizzazione concreta della loro volontà di lottare uniti per difendere i propri interessi, per conquistare nuovi diritti, per concorrere con la loro unione a mantenere unite tutte le forze democratiche e progressive del paese, e contribuire con esse a formare "un nuovo Stato democratico e popolare, una nuova Italia più giusta, più libera, più umana, basata principalmente sulle forze del lavoro unito. rappresentato dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro. Questa unità è un fatto positivo di grande portata; è, per tutti i lavoratori, una conquista ch'essi non si lasceranno sfuggire.
E' per questo che l'unità sindacale ha trionfato di tutti gli ostacoli, ha liquidato tutti i tentativi scissionisti, è diventata una realtà viva
tutte le p[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...] Ripoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky, le relazioni e le tesi per il I e per il II Congresso dell'Internazionale comunista, quindi l'Estremismo, e i discorsi al III Congresso, che ne sono quasi un commento. Meno noti Che fare?, Due tattiche e Un passo avanti e due indietro. Difficilissimi a trovare e quindi quasi sconosciuti Lo sviluppo del capitalismo in Russia e L'empiriocriticismo 1 . Si può ritenere che nel 1922, quando si recò nell'Unione sovietica, Gramsci già fosse a conoscenza di tutti questi scritti. Da essi risultavano le tesi fondamentali del leninismo, circa l'analisi dell'imperialismo e il carattere del periodo storico aperto dal passaggio a questa fase suprema della economia capitalistica, circa la natura dello Stato borghese e della dittatura proletaria, il carattere della Rivoluzione di Ottobre e dello Stato sovietico e circa le fondamentali questioni della strategia e tattica rivoluzionarie del partito della classe operaia.
Nel 1922, quando Gramsci giunse in Unione sovietica e vi risiedette alcuni mesi, si era ten[...]

[...]i fondamentali del leninismo, circa l'analisi dell'imperialismo e il carattere del periodo storico aperto dal passaggio a questa fase suprema della economia capitalistica, circa la natura dello Stato borghese e della dittatura proletaria, il carattere della Rivoluzione di Ottobre e dello Stato sovietico e circa le fondamentali questioni della strategia e tattica rivoluzionarie del partito della classe operaia.
Nel 1922, quando Gramsci giunse in Unione sovietica e vi risiedette alcuni mesi, si era tenuto da poco piú di un anno il X Congresso del PC russo (b), si era chiusa la discussione sui sindacati e si compiva il passaggio alla Nuova politica economica. Tappa assai importante in cui erano state trattate a fondo alcune questioni decisive per lo sviluppo della rivoluzione. Sono di questo periodo alcuni tra i lavori piú importanti di Lenin relativamente ai problemi della costruzione di una. economia e di una società socialiste. Nel dibattito sulla funzione dei sindacati egli aveva affrontato, in polemica con Trotzki, con Bukharin e con un [...]



da Franco Fortini, Che cosa è stato il Politecnico in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...] settimanale) augurava un pensiero che governasse e non solo consolasse la società civile. Ossia un pensiero, una
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cultura che fossero identici per la classe politica e per quella tradizionalmente «intellettuale ». (L'assenza di precisione su questo punto di partenza è all'origine di tutte le seguenti incertezze). Si chiedeva una cultura che «prendesse il potere ». E in forma volutamente ingenua si esprimeva così quella certa unione di pragmatismo e marxismo che sarebbe stato i? tratto più appariscente del secondo Politecnico, quello in forma di rivista. Ma, al tempo stesso, c'era, dichiarata subito, l'assunzione d'una «cultura» genericamente antifascista come possibile punto di partenza: di qui il richiamo, fin dal primo numero, della guerra di Spagna, per il suo grande patetico di rivoluzione tradita dov'era confluito tutto l'antifascismo mondiale. Il romanza di Hemingway sulla guerra di Spagna cominciava ad esser pubblicato a puntate fra le sbarre rosse e nere, come una bandiera di anarchici, del settimanale; però i t[...]

[...]enti si chiamavano non solo teoria del partito secondo Lenin ma storia del pensiero rivoluzionario marxista e non marxista fino a Lenin, e non leninista fino al 1924, e non stalinista dopo il 1924, storia insomma dei rapporti fra gli intellettuali e i partiti operai, in tutto il mondo, nell'ultimo mezzo secolo; che la guerra di Spagna aveva pur avuto, in questo senso, una sua storia; che la storia degli intellettuali comunisti e non comunisti in Unione sovietica, in Germania, in Cina, aveva pur qualcosa da insegnare. Gli uni e gli altri paiono invece preoccupatissimi di non estendere la discussione là dove solo avrebbe un senso, cioè sul terreno storicopolitico. E poi sembra impossibile che Vittorini, nelle righe più appassionate della sua Lettera a Togliatti ((pando discorre della rivoluzione che ha come fine l'individuo, quando dice di sperare in una rivoluzione straordinaria, o parla dell'occhio vitreo del Partito, o rifiuta di suonare il piffero per la rivoluzione o definisce i compiti dello scrittore rivoluzionario) non si rendesse con[...]

[...]e correnti del pensiero contemporaneo a quello di nuove vie possibili dii metodologia critica.
Il socialismo italiano e i partiti che non sappiamo per quanta tempo ancora lo rappresentano, non ha fatto che rinviare questi problemi. Una nuova generazione di studiosi e di scrittori, assai diversa dalla nostra, lavora ormai intorno ad essi, quasi tutta avviata sulle tracce della problematica gramsciava. E forse manca a coloro solo una più stretta unione di esperienze e di ricerche, un maggior coraggio dei propri resultati e 'la capacità di resistere alle difficoltà pratiche e a quelle morali che nascono dall'abbandonare gli organismi politici costituiti, all'isolamento e alla disperazione per riuscire a fondare, in mezzo al caos e all'incertezza, in un duro rifiuto di molte lusinghe, qualche resultato. Altro discorso, ma meno diverso da quanto si possa credere, si dovrebbe fare per chi, fuor delle oscillazioni delle mode, lavora ad opere di narrativa e di poesia. Viene forse, in noi e, fuori di noi,
200 FRANCO FORTINI
nei più giovani, una [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Unione, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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