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Il segmento testuale Ungaretti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 108Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Ariodante Marianni, Modelli arabi e joyciani di Ungaretti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: 198 VARIETÀ E DOCUMENTI
MODELLI ARABI E JOYCIANI DI UNGARETTI
1. Una vecchia canzonaccia araba. — Una sera che eravamo a cena dal « Bolognese » in Piazza del Popolo, alla fine del pasto, Ungaretti prese a canticchiare in una lingua sconosciuta, ritmandosi il tempo col bastone, e con l'aria di divertirsi molto. Gli chiesi di che si trattasse e lui rispose che era una vecchia canzonaccia araba che udiva cantare da ragazzo, da un ubriacone (o, come preciserà poi, da una specie di « scemo del villaggio dal collo grosso e dalla voce rauca per abuso di hascish ») e ne improvvisò la traduzione di qualche verso. Súbito mi venne in mente che alcuni di essi tornavano in una delle sue piú antiche poesie e che De Robertis li assegnava a un presunto influsso palazzeschiano. Tornato a casa, controll[...]

[...]ecie di « scemo del villaggio dal collo grosso e dalla voce rauca per abuso di hascish ») e ne improvvisò la traduzione di qualche verso. Súbito mi venne in mente che alcuni di essi tornavano in una delle sue piú antiche poesie e che De Robertis li assegnava a un presunto influsso palazzeschiano. Tornato a casa, controllai. Nel saggio introduttivo alle Poesie Disperse (Mondadori, Milano 1945), intitolato Sulla formazione della poesia di Giuseppe Ungaretti (cfr. ora in Giuseppe Ungaretti, Vita d'un uomo, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1969, pp. 405 e segg.), Giuseppe De Robertis, infatti, affermava:
Lasciamo addietro Cresima, e diamola tutta, vorrei dire, restituiamola a Palazzeschi... Ma nel Paesaggio d'Alessandria d'Egitto, ecco Palazzeschi ancora:
— Anatra vieni.
— E chi se ne frega.
— Al letto di seta colore di sfumature
— E chi se ne frega. [di poesia. T'insegnerò la frescura di tramonto
— E chi se ne frega. [delle astuzie.
— Lo possiedo duro grande e grosso.
— E chi se ne frega.
Il giorno dopo rivelai la piccola scoperta a Ungaretti, meravigliandomi che no[...]

[...]a:
Lasciamo addietro Cresima, e diamola tutta, vorrei dire, restituiamola a Palazzeschi... Ma nel Paesaggio d'Alessandria d'Egitto, ecco Palazzeschi ancora:
— Anatra vieni.
— E chi se ne frega.
— Al letto di seta colore di sfumature
— E chi se ne frega. [di poesia. T'insegnerò la frescura di tramonto
— E chi se ne frega. [delle astuzie.
— Lo possiedo duro grande e grosso.
— E chi se ne frega.
Il giorno dopo rivelai la piccola scoperta a Ungaretti, meravigliandomi che non avesse contestato a suo tempo il fatto a De Robertis, ma egli si strinse nelle spalle; evidentemente non gli dava molta importanza. Lo pregai di scrivermi la canzone, cosa che fece volentieri, tornando a divertirsi a mano a mano che se la faceva tornare alla memoria. Il brano in questione è il seguente (non faccio fede dell'esattezza della trascrizione fonetica; quella che segue è stata riveduta da Flavia Romero, che ora possiede il manoscritto originale di Ungaretti):
Taalili ja batta
Uanamali hé
Taalili fel mahatta
Uanamali hé
Taalili fel oda
Uanamali hé
Taal[...]

[...]stato a suo tempo il fatto a De Robertis, ma egli si strinse nelle spalle; evidentemente non gli dava molta importanza. Lo pregai di scrivermi la canzone, cosa che fece volentieri, tornando a divertirsi a mano a mano che se la faceva tornare alla memoria. Il brano in questione è il seguente (non faccio fede dell'esattezza della trascrizione fonetica; quella che segue è stata riveduta da Flavia Romero, che ora possiede il manoscritto originale di Ungaretti):
Taalili ja batta
Uanamali hé
Taalili fel mahatta
Uanamali hé
Taalili fel oda
Uanamali hé
Taalili fel serir
Uanamali hé
Ahotuhulac fe tisac
Ahotuhulac fe thommac
Ahotuhulac fel zambur
Zobbi tkhim tawil ua gamel
(ovvero jamed)
La traduzione di Ungaretti dice:
Oca, vieni
E chi se ne frega
Vieni alla stazione
E chi se ne frega
Vieni in camera
E chi se ne frega
Vieni a letto
E citi se ne frega
Te lo metto in c.
Te lo metto in bocca
Te lo metto in f.
L'ho duro
lungo
e duraturo.
* Da una comunicazione urbinate al Convegno per Giuseppe Ungaretti del 36 ottobre 1979.
VARIETÀ E DOCUMENTI 199
Non credo che vi sia bisogno di molto commento. L'eco della canzone si inserisce nel testo ungarettiano con grande naturalezza; i versi « da restituire » a Palazzeschi, nascevano semplicemente, insieme al paesaggio evocato, da un moto affettuoso della memoria. La letteratura non c'entra, o c'entra in altro modo. E a me sembra che tutta la poesia, letta in questa luce, acquisti ben altro rilievo; le parole crude del canto arabo, anziché interrompere — come a ironizzarlo — il flusso nostalgico, si sciolgono anch'esse in nostalgia, « attimo di gioia trattenuto » come le gocciole che « brillano sulla verdura rasserenata ».
appena da aggiungere che l'indicazione del De Robertis, proprio in virtú[...]

[...] flusso nostalgico, si sciolgono anch'esse in nostalgia, « attimo di gioia trattenuto » come le gocciole che « brillano sulla verdura rasserenata ».
appena da aggiungere che l'indicazione del De Robertis, proprio in virtú della sua autorità, ha non poco influenzato l'indagine successiva, da Rebay a Barberi Squarotti ad Aldo Rossi, il quale ultimo, in un saggio pubblicato sul1'« Approdo Letterario » (n. 57 del 1972; ma vedilo ora in La critica e Ungaretti, Bologna, Cappelli, 1977), pur contestandola, afferma: « Invero non si vede perché si dovrebbero restituire a Palazzeschi alcuni passi di Il paesaggio d'Alessandria d'Egitto apparsi su « Lacerba » del 7 febbraio 1915 (ora fra le Poesie Disperse), come suggeriva De Robertis (...) quando un riferimento alla comune ascendenza laforghiana può dirimere economicamente molte dispute... ».
2. James Joyce. — Di natura diversa, e questa sí letteraria, appare invece la fonte di alcuni passi di Dialogo. (Nessuno, a mia notizia, sembra avervi badato; il che non sorprende, trattandosi di alcune tra le ult[...]

[...]gitto apparsi su « Lacerba » del 7 febbraio 1915 (ora fra le Poesie Disperse), come suggeriva De Robertis (...) quando un riferimento alla comune ascendenza laforghiana può dirimere economicamente molte dispute... ».
2. James Joyce. — Di natura diversa, e questa sí letteraria, appare invece la fonte di alcuni passi di Dialogo. (Nessuno, a mia notizia, sembra avervi badato; il che non sorprende, trattandosi di alcune tra le ultimissime poesie di Ungaretti, trascurate quasi completamente dalla critica, come del resto tutta l'ultima sua produzione, ivi compreso quel grande ritorno che è Il Taccuino del Vecchio.)
Mi ci sono imbattuto durante una rilettura dei versi di James Joyce, e i riferimenti mi sono apparsi all'istante clamorosi. Non tanto, infatti, di « fonti » si dovrebbe qui parlare, quanto di vere e proprie elaborazioni del testo inglese (in qualche passo non è ardito parlare di traduzione o, se si vuole, di `imitazione'), o quanto meno di uso di materiale poetico preformato. E tale uso è indubbiamente straordinario, magistrale, per l'i[...]

[...]ths to us At ghosting hour conjurable — And all for some strange name he read In Purchas or in Holinshed.
Thou leanest to the shell of night, Dear lady, a divining ear.
In that soft choiring of delight What sound hath made thy heart to fear? Seemed it for rivers rushing forth From the grey deserts of the north?
200 VARIETÀ E DOCUMENTI
La traduzione che segue è quella di Alfredo Giuliani (in James Joyce, Poesie, Milano, Mondadori, 1961) che Ungaretti ha probabilmente tenuto sott'occhio, come anche indicherebbero alcuni stilemi (« accostare » per to lean; « demente » per mad; « ora degli spettri » per ghosting hour):
Tu accosti un divinante orecchio, Mia signora, alla conchiglia della notte. In quel sommesso coro di delizie Quale suono spaurí il tuo cuore? Rassomigliava a fiumi scroscianti Dai grigi deserti del nord?
Ciò che tu senti, pensaci bene o timorosa,
Sentí pure colui che ci lasciò
Eredi d'una storia demente
Da evocare all'ora degli spettri.
E tutto per qualche strano nome che lesse
In Purchas o in Holinshed.
Della Conchigl[...]

[...]ghosting hour):
Tu accosti un divinante orecchio, Mia signora, alla conchiglia della notte. In quel sommesso coro di delizie Quale suono spaurí il tuo cuore? Rassomigliava a fiumi scroscianti Dai grigi deserti del nord?
Ciò che tu senti, pensaci bene o timorosa,
Sentí pure colui che ci lasciò
Eredi d'una storia demente
Da evocare all'ora degli spettri.
E tutto per qualche strano nome che lesse
In Purchas o in Holinshed.
Della Conchiglia, Ungaretti ha dato due diverse versioni (vedile ora in Giuseppe Ungaretti, Vita d'un uomo, cit.):
1
A conchiglia del buio
Se tu, carissima, accostassi
Orecchio d'indovina,
Per forza ti dovresti domandare:
« Tra disperdersi d'echi,
Da quale dove a noi quel chiasso arriva? »
D'un tremito il tuo cuore ammutirebbe Se poi quel chiasso,
Dagli echi generato, tu scrutassi
Insieme al tuo spavento nell'udirlo.
Dice la sua risposta a chi l'interroga: « Insopportabile quel chiasso arriva Dal racconto d'amore d'un demente; Ormai è unicamente percepibile Nell'ora degli spettri ».
2
Su conchiglia del buio
Se tu, carissima, premessi orecchio
D'indovina: « Da dove — [...]

[...]? »
Se tu quella paura,
Se tu la scruti bene,
Mia timorosa amata,
Narreresti soffrendo
D'un amore demente
Ormai solo evocabile
Nell'ora degli spettri.
Soffriresti di piú
Se al pensiero ti dovesse apparire Oracolo, quel soffio di conchiglia, Che annunzia il rammemorarsi di me Già divenuto spettro
In un non lontano futuro.
La filiazione dal testo joyciano, come si vede, è palesissima. Ma il confronto tra la poesia di Joyce e l'elaborato ungarettiano mostra l'enorme differenza di tensione esistente tra i due testi; mentre nel primo tutta l'impalcatura è retta dai due ultimi versi (« E tutto per qualche strano nome che lesse / In Purchas o in Holinshed »), con un risultato globale di ironica levità, nella poesia di Ungaretti sono colti e potenziati i soli aspetti drammatici. Ogni immagine distraente (i rivers rushing forth, i grey deserts of the north) è drasticamente soppressa. L'occasione letteraria (i due versi citati) in cui si incentra la poesia dell'inglese, diventa amarissima occasione esistenziale: l'essere vecchio, l'approssimarsi della fine. Cupamente, la conchiglia profetizza al divinante orecchio « un non lontano futuro ».
VARIETÀ E DOCUMENTI 201
Si noti, d'altro canto, come il processo di drammatizzazione sia accelerato dall'uso diverso dei tempi dei verbi (congiuntivo e condizionale in luogo di pr[...]

[...]ep now, O sleep now,
O you unquiet heart!
A voice crying `Sleep now'
Is heard in my heart.
The voice of the winter
Is heard at the door.
Music)
Ora dormi, dormi
Cuore inquieto!
La voce che grida « Ora dormi »
La sento nel cuore.
La voce dell'inverno
S'ode alla porta.
O sleep for the winter Is crying `Sleep no more!' My kiss will give peace now And quiet to your heart — Sleep on in peace now,
O you unquiet heart!
La poesia Dono, di Ungaretti:
Ora dormi, cuore inquieto, Ora dormi, su, dormi.
Dormi, inverno
Ti ha invaso, ti minaccia, Grida: « T'ucciderò
E non avrai piú sonno ».
Oh, dormi, ché l'inverno
Grida « Piú non dormire! » Ora il mio bacio darà
Quiete e riposo al tuo cuore...
Ora dormi, dormi in pace, Cuore inquieto!
La mia bocca al tuo cuore, stai dicendo,
Offre la pace,
Su, dormi, dormi in pace,
Ascolta, su, l'innamorata tua,
Per vincere la morte, cuore inquieto.
Nella falsariga di quel processo di drammatizzazione a cui si è sopra accennato, notiamo appena l'incalzare del « su » esortativo, ripetuto ben tre v[...]

[...]ntata tutta la poesia, bellissima tra le altre, costruita con ferocia autocannibalesca, al limite dell'ironia. I versi di Joyce, che chiudono
202 VARIETÀ E DOCUMENTI
A Memory of the Players in a Mirror at Midnight, dicono: « Dire hunger hold his hour. / Pluck forth your heart, saltblood, a fruit of tears. / Pluck and devour! » (Orrida fame ha la sua ora. / Stràppati il cuore, sangue salato, frutto di lacrime. / Stràppa e divora!). La poesia di Ungaretti:
E' ora famelica, l'ora tua, matto. Lo fanno, tanti pianti,
Strappati il cuore. Sempre di piú saporito, il tuo cuore.
Sa il suo sangue di sale Frutto di tanti pianti, quel tuo cuore,
E sa d'agro, è dolciastro, essendo sangue. Strappatelo, mangiatelo, saziati.
ARIODANTE MARIANNI
CONCETTO MARCHESI, AMICO DI CASA VALGIMIGLI
Limitare il discorso all'aneddoto? Mi sembrerebbe di diminuire una figura come quella. Ma di Concetto Marchesi maestro di scuola, studioso, scrittore, politico, altri, ben altri, hanno parlato e scritto. Sarà dunque necessario, in occasione di una conversazione come qu[...]



da Franco Fortini, Cronache della vita breve in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]n trovati a dover maledire i migliori anni della loro vita, a passar mesi e stagioni dietro un reticolato e, soprattutto, non sono stati percossi dall'illusione che tutto potesse ricominciare con impeto e facilità... Penso a G. F., che é tornato, dopo quattr'anai d'India, alla sua filologia; a G. C., tornato, dopo la Germania, ai suoi studi di storia — no, le generazioni non c'entrano, i responsabili siamo noi.
a*
Il grido di Mohammed Sceáb,in Ungaretti 1919 (Ah, vivre libre ou mourir!), questa eco stravolta delle bandiere di Valmy, prefigura il destino odierno dei nordafricani, dei balcanici, dei mediorientali illusi dall'Europa: a Sofia, a Bucarest, al Cairo, i resti della borghesia sognano Paris, la liberté, Pigalle, mentre ai piedi di Ménilmontant la tisi ammazza a migliaia gli algerini emigrati. Ricardo quoi collaborazionista siriano, nel 191'l, anche lui « discendente di emiri », inebetito dietro un'astuta ragazza di Losanna; era dottore in Sorbona, i partigiani del Plateau de Langres gli avevano strappato le unghie dei piedi, diceva; [...]



da Giorgio Valgimigli, Concetto Marchesi, amico di casa Valgimigli in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: 202 VARIETÀ E DOCUMENTI
A Memory of the Players in a Mirror at Midnight, dicono: « Dire hunger hold his hour. / Pluck forth your heart, saltblood, a fruit of tears. / Pluck and devour! » (Orrida fame ha la sua ora. / Stràppati il cuore, sangue salato, frutto di lacrime. / Stràppa e divora!). La poesia di Ungaretti:
E' ora famelica, l'ora tua, matto. Lo fanno, tanti pianti,
Strappati il cuore. Sempre di piú saporito, il tuo cuore.
Sa il suo sangue di sale Frutto di tanti pianti, quel tuo cuore,
E sa d'agro, è dolciastro, essendo sangue. Strappatelo, mangiatelo, saziati.
ARIODANTE MARIANNI
CONCETTO MARCHESI, AMICO DI CASA VALGIMIGLI
Limitare il discorso all'aneddoto? Mi sembrerebbe di diminuire una figura come quella. Ma di Concetto Marchesi maestro di scuola, studioso, scrittore, politico, altri, ben altri, hanno parlato e scritto. Sarà dunque necessario, in occasione di una conversazione come qu[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Ungaretti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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