Brano: [...]rti momenti delFindividuo, solo il nulla può essere Tunica ancora di salvezza. Perché, perché, mi domando, Tu, o regolatore del Mondo, hai voluto scegliere me per attore a rappresentare una delle più orribili tragedie della realtà ? Non ero parte anch’io del tuo complesso organismo, oppure sono stato uno degli indegni? Non mi sembra, perché anch’io, per la mia poca parte, ti ero servito al comun scopo di bene! E spero almeno riconoscerai, che la tua intenzione non è stata quella di far rivivere un secondo Caino!
(*) L’autore del presente memoriale, Saverio Montalto, era un modesto impiegato comunale in un paese qualunque della Sicilia. Aveva fatto la prima guerra mondiale con le classi più giovani, era stato ferito e fatto prigioniero. Ritornato al suo paese natale ed ottenuto un posto di impiegato nel comune di un paese vicino, si era dato ad una vita disordinata confondendosi con la borghesia inutile e vana che lo circondava. Però non ne era soddisfatto. Innamoratosi di una ragazza di quella borghesia, si accorse a sue spese come, i[...]
[...]tteso finché lui non si fosse emancipato e reso libero ed indipendente da loro. Per il fatto della differenza d’età aggiunse che lei era sicura del fatto suo. Mi disse anche che l’affetto di fratello era un conto e l’affetto di fidanzato era un altro e che era inutile insistere perché lei ormai non poteva ritornare più sui suoi passi. Io rimasi costernato ed appresi solamente in quel momento quale forza e potenza adopera la natura per poter perpetuare la specie. Non sapevo più che fare e che combinare ed intanto pensavo che se quell’individuo aveva soggiogato fino a quel punto mia sorella doveva essere effettivamente un essere temibile e straordinario. Mi chiusi nella mia stanza, mi vidi avvilito ed annichilito mentre sentivo che un freddo caratteristico di paura m’invadeva per tutte le membra. Quell’individuo, attraverso l’immaginazione, dato che ancora neanche lo conoscevo, aveva soggiogato anche me!
All’indomani mattina mentre scendevo verso N... mi vedo avvicinare a metà strada da un giovanotto, il quale, tenendo la testa bassa ed[...]
[...]he mi passavano vicino, avevo l’impressione che mormorassero sordamente: «Vile, vile! Ah, ah! Che campi a fare ormai? Sì, sì; non solo vile, ma anche becco! Ah, ah! ». E ci volle molto tempo perché mi persuadessi in qualche modo che poi, in fondo, la gente si preoccupava dei casi miei tanto e non quanto. Mi rammento che in questo periodo un giorno incontrandomi col mio collega Giovanni Mollica, mi disse: «Ho saputo che Giacomello è fidanzato con tua sorella. Stai attento che dopo che le mangia quello che ha, la piglia a bastonate e la caccia via ». Io finsi di non capire e così passò anche questa. Superata la vera crisi decisi, in via d’accomodamento provvisorio, di abbandonare mia sorella al suo destino e pregai anche mio padre e le altre mie sorelle di non occuparsene più neanche loro. Ma non era questa la vera via d’uscita, perché ora più di prima amavo mia sorella e benché mi sforzassi di non pensare più a lei, in alcuni istanti sentivo inavvertitamente che l’anima sanguinava per la sua perdita e che nel contempo l’avvilimento mi abb[...]
[...]e mi costrinsero a mettermi in relazione con la famiglia Armoni, la quale mi portò in seguito nel baratro profondo in cui mi trovo.
I primi a frequentare allo spesso la mia casa furono i genitori e la sorella Aurora di mio cognato di qualche anno maggiore di lui e cioè ventiquattrenne. I due gemelli allora undicenni venivano per fare qualche servizietto e per trasportare Pacqtia dal vicino pozzo o dalla vicina fontana, il fratello Lorenzo l’attuale insegnante si trovava volontario a fare il, corso di allievo sergente, il fratello Giovanni c’era ma faceva solo qualche apparizione improvvisa e poi scappava via e le altre due sorelle Elena ed Iva l’attuale mia moglie che venivano dopo l’Aurora si vedevano anche loro raramente, perché impegnate, dicevano loro, l’Elena all’assesto della casa e la Iva a stare in permanenza nel negozio specie quando non c’era presente il padre, per vendere qualcosa di ciò che ancora vi era rimasto. Io, dato che li sapevo in ristrettezze, i presenti, e specialmente i genitori e l’Aurora, i quali erano, ripeto, in quel periodo i più assidui in casa mia, li facevo restare spesso a pranzo con noi o a cena. Dopo un certo tempo me ne accorsi che sia la madre che la figlia se ne venivano da noi tutte addobbate e impomat[...]
[...]vò la cosa semplice e naturale come se nulla fosse, o per lo meno credè opportuno di trovarla, e così io, come Dio volle, dopo un po’ ripigliai l’aspetto normale di prima. Seppi in seguito da mia sorella, forse a questo proposito, che mio cognato un giorno aveva chiamato la madre e le aveva detto: «Oh mamma! Non credi che fra mio cognato ed Aurora ci sia qualche cosa? Tu lo sai che lui non la può sposare! ».
«Oh figlio mio bello! E tu sai che tua madre è donna di permettere certe cose? Tu ormai capisci e puoi sapere da te stesso l’onore e la grande illibatezza di tua madre e di tutta la tua famiglia. Aurora poi, non solo che è la perla fra le perle di N... e di tutto il mondo, ma data la sua intelligenza e la sua accortezza, può stare anche in mezzo ad un reggimento di soldati ».
Mio cognato si tranquillizzò e così non se ne parlò più.
Siamo arrivati così verso la fine di agosto del 1931. E mentre mi trovavo a M... ove mi recavo ogni anno per stare un po’ di tempo con mio padre, m’incontrai colla nostra parente ed amica certa donna Maria, la quale mi domandò : « È vero che Anna ha un bambino maschio di tre mesi? ».
Io mi mortificai e risposi che veramente sapevo che dov[...]
[...]ricevuto se lo inimicarono di nuovo e poco mancò che non lo battessero e lo malmenassero stante le minacce che gli facevano in mia presenza e specie dopo che PArmoni Giulio si era deciso di sposare per la seconda volta facendo perdere loro la speranza dell’eredità. Appresi in seguito che PArmoni Giulio da tempo non varcava la soglia del fratello, come del resto non la varca tuttavia, proprio per non incontrarsi con la cognata e cioè con la mia attuale suocera, tanto vero che quando morì la prima moglie dell’Armoni Giulio, e, mia suocera abbassandosi un po’ dalla sua altezza, dato che dalla morte della cognata, che tanto un tempo aveva calunniata, ora sperava che le venisse qualche vantaggio, fece sapere al cognato che aveva intenzione d’andare a visitare la moglie morente., egli, per tutta risposta le mandò dicendo che non desiderava la sua presenza in casa sua e che lasciasse morire in pace sua moglie. Mia suocera allora senza scomporsi rispose : « Me ne strafotto di lui e di quanto è lungo! ». A questo proposito mi dimenticavo di dire,[...]
[...]pire a tutti che li avevo trattati sempre come parenti e non per altre ragioni, continuai a frequentare, quando potevo, lo stesso la loro casa. Mia suocera però non si preoccupò affatto dell’Aurora e continuò anche lei nei miei rapporti ad essere tanto affabile e buona; e, senza perdersi d’animo, mandava ora a casa mia, colla scusa di aiutare mia sorella nelle faccende domestiche, considerato che la povera Anna era sola, diceva lei, Iva la mia attuale consorte. E perché, si potrebbe obiettare, non mandava l’altra, l’Elena, visto che l’Elena era più grande e quindi pronta per andare a marito? Eh, no! L’Elena non la poteva mandare per due ragioni essenziali. Prima perché c’era stata già una certa diceria con un certo Vincenzino Sofia figlio di marinaio, un bravo ragazzo in fondo, che sicuramente, se la mia suocera fosse stata una accorta e ottima madre di famiglia, avrebbe sposata l’Elena; ma poi anche perché l’Elena era un po’ bruttina e certamente non avrebbe fatta molta impressione sui miei sensi. La Iva allora aveva circa sedici anni e[...]
[...]tretto fin qui a mettere in chiaro alcuni fatti poco piacevoli riguardanti le donne della famiglia Armoni, come del resto sarò costretto ancora nel seguito di questa esposizione, non l’ho fatto, né lo farò, per mia giustificazione, perché io ormai non ho nulla più da sperare dalla vita, ma l’ho fatto e lo farò perché mio cognato Giacomo impari a conoscere, e sempre che Iddio, o presto o tardi, gli voglia togliere dagli occhi il fitto velo dell’attuale sua perversa cecità, la gente in mezzo alla quale è vissuto ed a cui sono affidate ora le sorti delle sue tre figlie femmine.
Mi sovviene a questo punto che una volta e prima che il fratello Giovanni di mio cognato fosse partito per soldato fui chiamato d’urgenza dagli Armoni. Recatomi in casa loro vi trovai l’Elena con una mano spaccata in due da una larga ferita lacero contusa. Mi pregarono di medicargliela io alla meglio, perché, secondo affermavano loro,
il medico era assente. Io, dato che tenevo sempre in casa i medicinali, più urgenti, glie la medicai come meglio potei e seppi p[...]
[...]ito. Io volevo domandarle che avesse, però non dicevo niente perché avevo paura di sapere. Lei allora quasi facendo una risoluzione improvvisa diede la piccina ad Iva e mi portò dalla parte di dietro del magazzino al di dà dove dormivano vicino al gabinetto in un sottoscala ove lei faceva con la spiritiera qualcosa da mangiare per sé perché il marito mangiava sempre dai suoi. Lì giunti si mise a piangere. Io intesi che il cuore incominciò a tumultuare e che tremava tutto. Domandai: «Ma ch’è successo?».
« Oggi mi ha preso colla correggia! » e così dicendo si scoperse un braccio e mi fece vedere le lividure. Mi mostrò anche al collo e mi disse che aveva anche nelle spalle. «Io non volevo dirti nulla ma non ne posso più! Non è la prima volta. Fino ad ora però non l’aveva fatto nel negozio, ma oggi anche nel negozio in presenza di gente.
Io non per le botte, perché ormai sono abituata alla sofferenza, ma per la gente e perché penso che certe cose non le merito dal marito».
« Ma perché tutto questo? ».
«Per niente! Per un nonnulla! A volte è una bestia, non ragiona affatto! Ma non è lui, è la madre! Forse lui non sarebbe così cattivo! ».152
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A questo punto uscì nel negozio e ritornò. «Non voglio che arrivi qualcuno e che sospettino che ti racconto qualcosa, perché altrimenti mi ammazza del tutto. Iva non parla! È Tunica, ma gli altri uno peggio delTaltro. C’è la madre poi che non c’è l’eguale sotto il sole, ed è proprio lei che aizza il figlio[...]
[...]visto che qualche volta è entrata qui. Ti ricordi quella sera quando mio marito venne cogli occhi stralunati? Menomale che ha trovato Grazietta sulla porta altrimenti sarebbe stato capace di fare non si sa che cosa. Così ho paura di parlare anche con i vicini e devo inimicarmi con tutti come sogliono fare loro».
«Sai che fai Anna? Cerca di evitare quanto puoi perché col tempo, quando sarete soli tu e tuo marito, si spera che cambierà questa situazione. Per ora soffri in silenzio! ».
« Peggio! L’altro giorno la suocera mi ha detto tante che mi vergogno anche di dirle; neanche i facchini della stazione. In ultimo se la pigliò anche con nostra madre morta. Nostro padre poi, non è che un ubbriacone miserabile! Io mi misi a piangere senza dire nulla e mi alzai per venirmene qui. Lei allora più inferocita, mi prese dai capelli e mi diede uno schiaffo, trattandomi da scostumata e da villana ».
« Ma tuo marito che dice? »
« Mio marito è peggio degli altri e dice che sua madre ha sempre ragione! ».MEMORIALE DAL CARCERE
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«Ma [...]
[...]io bene e perché non parla mai ed è la più affezionata con noi. Però il matrimonio si faràMEMORIALE DAL CARCERE
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sotto certe condizioni: anzitutto dobbiamo dormire a parte e tuttocciò non per venire meno agli impegni coniugali. Con te si può parlare perché sei sposata. Il fatto di dormire separati, se mai, dovrebbe servire a maggior stimolo dei sensi. Ma la ragione è ben altra. La ragione è che io ormai mi avvicino ai quarantanni ed abituato a dormire finora sempre solo, non sarei capace ad abituarmi in compagnia. E poi gli aristocratici dormono ognuno per conto loro. Fingiamo di essere anche noi aristocratici e tutto è fatto! In secondo luogo lei mi dovrà obbedire in tutto quel che io dico in casa per il motivo che io ho più esperienza di lei; non debbo essere disturbato, perché intendo studiare e per il fatto che non sa né cucinare, né fare altro non importa perché si abituerà insieme a me. Come sai, io so fare tutto. Desidero infine che dopo sposati nessuno deve venire in casa mia a rompermi il capo, perché ora basta; e, certo, non devono pretendere più nulla da me, comprese le trec[...]
[...]ora che si fa questo matrimonio, è pensiero suo come deve trattare me e i miei figli. Giacomo però sai che cosa mi ha detto ridendo? Non credo che tuo fratello farà anche con noi come cogli altri fidanzamenti? Io Tho rassicurato ed allora egli mi ha fatto capire che il letto ed una cassa li fa lo stesso, a spese sue, tanto per fare vedere che c’è il letto matrimoniale se viene qualcuno. Per dormire assieme o divisi, son cose, che riguardano te e tua moglie. Egli, quando vuole, certe cose le capisce bene».
«Ed Iva?».
« Iva mi ha detto che lei è contentissima anche se tu le dirai di stare o di dormire in cucina. Per tutto il resto quando sentirai una parola dalla sua bocca di cucirgliela coll’ago. E poi bisogna dire che ti vuole assai bene ed anche a me ». \
Quel giorno mia sorella fu ancora felice ed anch’io fui felice benché di una felicità non tanto normale.
Il fatto si propagò immediatamente nel paese e dopo alcuni giorni, venuto a trovarmi il mio amico Giuseppe Larussa, gli comunicai la mia decisione. Lui preoccupato mi ri[...]
[...]o fui felice benché di una felicità non tanto normale.
Il fatto si propagò immediatamente nel paese e dopo alcuni giorni, venuto a trovarmi il mio amico Giuseppe Larussa, gli comunicai la mia decisione. Lui preoccupato mi rispose: «Non credo vi siate regolato bene! Io, caro amico, non vi consiglio mai una cosa simile! ».
« Ma se io mi son deciso principalmente per mia sorella? ».
« Lo capisco benissimo! Ma non risolverete lo stesso la situazione ».
«Ma se ormai non posso ritornare indietro?».
«Fate come credete, perché voi siete l’arbitro, ma per me è così! ».
Benché il mio amico Larussa fosse allora assai giovane, si vede, era assai più saggio di me. Poi gli domandai : « E la gente che dice ? ».
« Dice che siete impazzito! ».
Difatti quando dopo alcuni giorni feci le pubblicazioni, vidi che tutti gli amici del Municipio mi guardavano un po’ circospetti ed alquanto confusi. Ma io ormai non vedevo più nessuno. Né diedi ascolto a mio padre, piombato a N... non appena il fatto si propagò anche a M...
Sposai il 15 [...]
[...] per il momento dobbiamo fare la massima economia ed arrangiarci come si può. Significa che in seguito quando ci troveremo meglio, poi, se dobbiamo fare qualche spesa in più, la faremo. E poi come sai anche c’è mio padre a cui debbo pensare solamente io e c’è anche mia sorella di R... che ha molto bisogno ed ogni tanto la debbo aiutare pure. Che vuoi; son fatto così! Non sono capace vedere soffrire i miei ed io scialare e godere. Per il fatto di tua madre, io non ti dico di non andare a vederla, perché so che non te lo posso proibire; però ricordati che meno vai o se non vai del tutto è meglio ancora. Tua madre è combinata in modo che uno più lontano sta e meglio è. Ti dico ancora che io le voglio tutt’altro che male; anzi il male che voglio a lei, Iddio lo faccia ricadere su di me; ma è così. Forse poveretta, dato che è fatta così, neanche lei ci ha colpa».
Mia moglie fu molto contenta di questo discorso. In casa stava sempre in silenzio, non faceva mai niente senza di me, anche perché non lo sapeva fare e così pian piano sotto la mia guida, si abituò a fare tutto ed anche bene. Per qualche anno le cose procedettero a meraviglia giacché non andava mai da sua madre e seppure andava, stava u[...]
[...] di questo discorso. In casa stava sempre in silenzio, non faceva mai niente senza di me, anche perché non lo sapeva fare e così pian piano sotto la mia guida, si abituò a fare tutto ed anche bene. Per qualche anno le cose procedettero a meraviglia giacché non andava mai da sua madre e seppure andava, stava un po’ e poi ritornava a casa. Anche per mia so'rella le cose sembrava an158
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dassero bene. Ma dopo qualche anno la situazione peggiorò di colpo e più di prima, anche perché ora non si poteva più rimediare.
Si era, mi sembra, verso il maggio del 1937. Un giorno mi mandò a chiamare mia sorella mentre suo marito era assente. Mi portò nel solito sottoscala e mi raccontò con le lagrime agli occhi che di nuovo avevano incominciato a martirizzarla, che suo marito l’aveva picchiata diverse volte e che se prima del matrimonio le soleano usare un po’ di riguardo, adesso niente del tutto e che il cagnolino che avevano contava in quella casa assai più di lei ed era trattato assai più di lei.
Io non volli sapere altri[...]
[...]perché sa che senza di lui muore di fame, salvo poi quando è assente ad ingiuriarlo cornuto e delinquente. Ora fa lo stesso anche con Lorenzo perché sa che ora che prenderà il posto di maestro anche lui le può dare. Perché non fa lo stesso col marito e cogli altri che ogni giorno sembra il mercato e si ammazzano e si dicono tante che ho vergogna anche di sentirle? Col figlio Giovanni non parlano tanto perché hanno tutti paura. Anche per te e per tua moglie dice che muore per il gran bene che vi porta! Perché? Perché sa che voi le fate onore e che potete darle e mandarle. Io a mio marito non lo so baloccare come lei, perché avrei vergogna, altrimenti vedresti che anche a me mi vorrebbe bene».
«Ma se loro dicono di volermi bene, e l’ho detto anche a mia moglie, a te voglio che vogliano bene e non a me, perché io del loro bene non saprei cosa farne! ».
«Lo so! Ma non capisci che io son di più ormai? Figurati cheMEMORIALE DAL CARCERE
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non son padrona di prendere neanche un pezzo di pane, non dico per me, ma neanche per le mie[...]
[...]on di più ormai? Figurati cheMEMORIALE DAL CARCERE
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non son padrona di prendere neanche un pezzo di pane, non dico per me, ma neanche per le mie figlie. Già, che anche loro incominciano così piccole a parlare e fare le stesse mosse di loro e le istruiscono ad odiarmi. Ma se non crescono come voglio io è meglio che il Signore se le chiami. Già che non le posso neanche educare che si mettono loro davanti e se la pigliano con me. Anche la tua ragazza di servizio ha paura di parlarmi, che se se ne accorgono che viene qui, l’ammazzano. Ed intanto mi lasciano qui sola, abbandonata, con questa bambina, anche a morire di fame. Non ne parliamo poi che cosa hanno fatto con questa casa! Che io non ero degna di entrare in questa reggia, che io non ho visto mai mura pittate ad olio, che io non ho visto mai poltrona ed armadio, che io ero abituata a stare in mezzo ai porci ed in mezzo alle puttane e tutto il resto che sanno dire loro. C’è anche che la grande finge di essermi amica, ma lo fa solamente per dispetto di sua madre e di tua moglie e forse per fare capire a te che se tu avessi sposata lei, tutto questo non si sarebbe verificato. Ma io non voglio niente da nessuno più e solo me ne voglio andare! Ora che il negozio l’ho portato a questo stato e che può andare anche senza di me, non vogliono che ci vada più compreso il mio marito. Hanno invidia perché la gente quando viene cerca sempre di me e vuole comprare con me. L’altra volta la madre si mise a ballare ed a fare le mosse che fanno quelle che tu sai, senza spiegare, dicendo: «Vuole fare la bambolina di negozio! Vuole fare la donna bella! Vuole fare la donna elega[...]
[...]tavola, pensando a mia sorella, mi venne da piangere e non volli mangiare. Mia moglie allora mi domandò : « Perché questo ora? ».
«Perché? Perché io mangio e mia sorella non mangia! ».
« Ho capito! D’ora in avanti significa che non debbo mangiare neanche io».
Si alzò ed andò a coricarsi a letto, ove rimase per vari giorni senza volere mangiare. Però dopo che io uscivo mangiava e beveva e faceva i comodi suoi ed io per non aggravare la situazione fingevo di non capire niente. Né era questa la prima e l’ultima volta che mia moglie si metteva a letto e non solo che quando si metteva a letto non neMEMORIALE DAL CARCERE
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voleva sapere di cucinare e quindi dovevo cucinare io dato che la serva era piccola ed incapace, ma per quanto proibiva la serva di scopare e di fare gli altri servizi che poteva fare. Due volte presi a schiaffi mia moglie durante i continui momenti di disperazione e di follia: una mi sembra verso quest’epoca ed una qualche mese prima della mia ultima sventura. Però in ambedue le volte dovetti accorgermi ch[...]
[...]
« Perché lei si deve mettere in testa una buona volta per sempre che la mia famiglia lei non è degna di nominarla e che nessuno mai si è permesso di criticarla e di parlar male tranne che lei. Io non ho che pensare e sapete anche chi sono io! ».
«E che cosa vuoi da me? ». Faccio noto che io davo a futti del tu tranne dei genitori di Aurora e di mio cognato Giacomo. A me davano tutti del voi compresa mia moglie che non era stata capace di abituarsi al tu.
« Voglio che vi educhiate vostra sorella, sennò l’educo io! ».
Mi veniva da piangere, ma mi feci forza e per quella volta non piansi.
«E dimmi; come lo sai che lei parla male della tua famiglia? ».
« Lo so, perché oggi l’ho vista parlare con Angela Chiaravalle e quando mi ha visto smise ».
« Smise non perché parlava male della tua famiglia, ma perché sa che voialtri pensate sempre al male».
« Noi non pensiamo mai al male e vi dico, anche a voi, di finirla. La mia famiglia è la prima di N... per correttezza, onestà e tutto e vostra sorella non era meritevole di entrare nella nostra famiglia, perché lei è la regina di N..., perché ha un giovane di marito che non lo174
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ha nessuno ed è trattata meglio di tutti, per mangiare, per bere, per dormire e per vestire. Avete capito? ».
« Ho capito tutto. Però ti prego di essere più umano e di non andare dietro a tua madre».
« A mia madre non la dev[...]
[...]e a voi, di finirla. La mia famiglia è la prima di N... per correttezza, onestà e tutto e vostra sorella non era meritevole di entrare nella nostra famiglia, perché lei è la regina di N..., perché ha un giovane di marito che non lo174
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ha nessuno ed è trattata meglio di tutti, per mangiare, per bere, per dormire e per vestire. Avete capito? ».
« Ho capito tutto. Però ti prego di essere più umano e di non andare dietro a tua madre».
« A mia madre non la deve nominare nessuno, perché neanche voi siete degno di nominarla. Avete capito? ».
A questo punto m’intesi venir meno e mi vergogno ancora della mia viltà di quel momento. Mi umiliai di fronte a costui, perché la paura delle sofferenze di mia sorella era superiore a qualunque umiliazione e pregai a lungo e scongiurai a lungo Giovanni che si stesse al suo posto, perché a mia sorella glie ne avrei ora parlato io e sicuramente per l’avvenire non se ne sarebbe permessa più neanche una parola. Poi lo lasciai e non sapevo più in che mondo mi fossi.
Dopo qualc[...]
[...]tuna che pioveva e quindi le voci non si sentivano tanto. Ad un certo punto entrò miaMEMORIALE DAL CARCERE
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moglie col veleno agli occhi come non l’avevo vista mai accompagnata da uno dei fratelli che non ricordo più chi era e mi sembra anche dalla serva. Sbatte dietro di sé la porta mandando in frantumi un vetro e facendo un fracasso indiavolato, si avvicinò a me appuntandomi le dita negli occhi e disse urlando: «Tu la devi finire con tua sorella, capisci? — era la prima volta che mi dava del tu —. Perché altrimenti ti piglio a schiaffi e ti metto sotto i piedi, capisci? E se parli una parola ti piglio ora a schiaffi, capisci? — e faceva per avvicinarsi e per alzare le mani, ma non ebbe il coraggio di farlo perché si vede che io mentre la guardavo inebetito le dovetti fare un po’ di paura —. Perché tua sorella è quella che è ed io e la mia famiglia siano quelli che siamo! E ti proibisco di venire più qua e di dare retta a tua sorella, capisci? ».
Io e tutti i presenti si rimaneva paralizzati, tanto vero che il mio cognato Giacomo si sentì in dovere di dire: « Ci siamo ridotti come i... » e nominò una famiglia di facchini del paese famosa per le continue risse fra di loro. Io, incoraggiato da queste parole, ebbi la forza di dire a mia moglie:
«Però neanche voi dovete avvicinare più i vostri?».
« Sì, neanche io! ».
« Andiamo allora! » ed andammo muti e senza più dire una parola.
Rimasi tutta la notte e buona parte del giorno appresso sdraiato nello studio con la testa fra le mani. Non saprei descriver[...]
[...]mire nel letto matrimoniale ed io lo facevo per evitare maggiori guai e complicazioni.
Dopo il Capodanno ed anche prima e fin quasi verso il maggio dovevo vedere fra i piedi per uno, due giorni di ogni settimana l’insegnante Lorenzo che scendeva da C... e veniva a mangiare e bere e dormire in casa mia dato che da mia sorella non ci voleva andare. Ogni qualvolta che quell’individuo bussava al portone io sentivo che il cuore incominciava a tumultuare nel petto, che il respiro imi veniva meno e come una corda nella testa che volesse rompersi. Vedevo il modo sfacciato ed impudente e da fare da padrone con cui quell’individuo si presentava in casa mia senza cercare poi di persuadere affatto la madre di riconciliarsi con mia sorella, dato che lui rappresentava la dottrina, la sapienza ecc. e quindi come tale avrebbe dovuto rappresentare anche la bontà della famiglia Armoni, e non ero capace di sopportare affatto la sua presenza. Forse la presenza degli altri l’avrei sopportata, ma la sua no. A volte quando lui arrivava mi met182
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[...]ò anche lui adducendo che non potevasi prendere una simile responsabilità. Persa anche quest’altra speranza mi stavo rassegnando ad attendere ancora il richiamo, quando il 12 novembre, mentre mi trovavo sul pianerottolo della scala della mia casa e con gli operai che mi stavano mettendo l’impianto della luce elettrica, mi vidi consegnare dal postino una lettera. Ero solo, l’apersi e lessi: «Ti avverto che il dottor Castagna ha avuto rapporti con tua moglie e tutt’oggi ». Gli occhi mi si oscurarono, le gambe intesi che si piegavano e per poco non caddi a terra. Cercai di dominarmi e non so come riuscii a mantenermi in piedi, a nascondere la lettera in tasca ed andarmene pel momento in una stanza ove non c’era nessuno. Un certo individuo strano introdottosi di colpo nella mia testa mi disse: «Te lo dicevo io che la cosa era già di pubblica ragione? Tu non ci volevi credere! ». Quel certo individuo strano non mi lasciò quasi più ed ancora di quando in quando si piglia gusto a perseguitarmi. Né mi ricordo più ciò che avvenne in seguito con p[...]
[...]«Te lo dicevo io che la cosa era già di pubblica ragione? Tu non ci volevi credere! ». Quel certo individuo strano non mi lasciò quasi più ed ancora di quando in quando si piglia gusto a perseguitarmi. Né mi ricordo più ciò che avvenne in seguito con precisione, giacché la continua presenza di quel maledetto individuo mi faceva vedere tutto indistinto ed avvolto d’ombre. Però mi accorgevo con un certo compiacimento che ormai il cuore non mi tumultuava più come prima e se non fosse stato che di quando in quando avvertivo come un chiodo conficcato sulla sommità del cranio, per il resto, potevo dire di sentirmi bene. Io però, d’ora in poi, continuerò a raccontare lo stesso come se nei giorni che si susseguirono vedessi tutto distinto e sgombro d’ombre.
La notte non dormii e me la feci girandomi e smaniando nel letto come mi accadde anche le altre notti che vennero dopo. E se dormivo facevo dei sogni opprimenti ed ossessionanti che lo strano individuo poi me li faceva subito dileguare. Il giorno dopo, mentre mia moglie gridava con la serv[...]
[...] io non ci credo! E come l’hai saputo? ».
« Ho ricevuto una lettera anonima; però io lo sapevo da tempo e perciò me ne volevo andare ».
« Senti, io ti dico di calmarti perché non è vero. Ma se dovesse essere vero certo che il dott. Castagna è stato un vero mascalzone, perché con te non si doveva permettere un fatto simile! Però io, ti ripeto, non ci credo e ti dico di calmarti, perché sicuramente si tratta di gente che vuole male a te ed a tua moglie e non bisogna dare loro gusto ».
Poi mia sorella insistè ancora che mi calmassi, mi portò tanti paragoni, mi disse anche che tutto al più si poteva trattare di un semMEMORIALE DAL CARCERE
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plice corteggiamento e siccome io non ne avevo più voglia di sentire parole le promisi che mi sarei calmato e così andammo a raggiungere gli altri in cucina dopo averla raccomandata di non dire niente a mia moglie della lettera anonima. Più tardi però si chiusero tutt’e due nel salotto e mia sorella messa alle strette lasciò capire a mia moglie che io forse avevo ricevuta una lettera ano[...]
[...]le famiglie, poiché si sapeva molto bene che non c’era niente di vero e quindi non si potevano dire che delle falsità.
Mattina di sabato andai a M... ed al ritorno seppi che mia moglie durante la mia assenza aveva mandato a chiamare il fratello Ottavio.
Così mi spuntò l’alba di quel maledetto giorno del 17 novembre 1940. Né avrei creduto mai che l’alba appresso avesse trovato me nella caserma dei carabinieri e mia sorella Anna nella bara situata in una stanza della mia casa, per quanto lo strano individuo che sempre più prendeva salda dimora in me, si era messo ora, fin dal mattino, a tormentarmi la vita con sentimenti lugubri e funerei. Quando penso a quel giorno ed a tutti gli altri che si susseguirono, sento che affiorano alle labbra questi versi, se non sbaglio, di un poeta tedesco:
«Signor, chiamami a te, stanco son’io,
« Pregar non posso, senza maledire! ».
Verso le dieci feci sapere a mia moglie che se neanche quel, giorno avesse voluto alzarsi mi sarei messo io a cucinare, e siccome lei rispose che intendeva rimane[...]
[...]a le disse che lui era sicuro che lei non aveva fatto niente e che seppure l’avesse fatto di non avere paura che c’erano quattro fratelli a suo lato per difenderla e così uscì.
Rimasto solo lo strano individuo incominciò a ridere sarcasticamente nella mia testa: «Ah, ah! Ti dissi di star zitto? Adesso te laMEMORIALE DAL CARCERE
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sbrighi tu! Cornuto e bastonato! E non solo bastonato ma per quanto vogliono addossare la colpa a te ed a tua sorella! ». Mi fece ricordare anche che qualche giorno prima la suocera era andata in casa di mia sorella per bastonarla e che con mio cognato Giacomo c’era poco da scherzare, giacché, pur essendo ancora ragazzo, una volta l’onorevole Barca aveva dovuto, per non farsi strappare un documento dalle mani, metterlo alla porta colla pistola in pugno. A questo punto lo strano individuo mi lasciò ed al suo posto si sostituì nella testa una morsa di ferro che me la stringeva sempre più e non mi lasciava né pensare né agire se non secondo la sua volontà. Questa morsa di ferro mi tenne sotto la sua str[...]
[...]bligandomi a mettermi sdraiato se non avessi voluto andare a finire per terra.
Intanto entrai in cucina, dissi alla persona di servizio di cuocere la pasta per sé e per la piccola Livia che mi sorpresi di vederla lì per quanto era presente fin dal giorno prima, e di mangiare loro, perché
10 non volevo mangiare.
Ritornato ai casi miei mi misi a passeggiare dallo studio al salotto. Mi vennero per la mente tante idee ma non fui capace di attuarne nessuna. Ad un certo punto presi mille lire dal tavolino del salotto e
11 misi nel tiretto della scrivania, per andarmene a Palermo, ma poi più tardi quando pensai di vestirmi per uscire non fui capace di farlo. Me ne accorsi in questo mentre che avevo la pistola nella scrivania e la portai nel tiretto del salotto ma non ricordo più se per evitare che l’avessi a portata di mano io oppure mia moglie o i suoi fratelli. Più tardi ancora venne una persona che desiderava parlarmi per certi documenti: prima lo feci salire, ma poi gli feci dire dalla persona di servizio che non c’ero in casa. [...]