Brano: [...]era venuta una brutta voglia.
— E i maiali? — dico io.
— I maiali li abbiamo mandati via ieri.
Quello intanto si era avvicinato a quella donna.INCHIESTA SU ORGOSOLO
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— È mia figlia. Lasciate stare!
Ho capito, e ho detto alPamico: — Siamo venuti per pecore, non per donne.
— Se ti muovi ti tiro col fucile. — È stato fermo.
Ci prendiamo il formaggio, un po’ di argento, che ci avevano, e ce ne andiamo.
Un tempo dopo mi trovo a Lula, alla festa di S. Francesco.
Ed ecco che ero a un vendugliolo di vino, ma ero poco brillo.
Ecco una giovanetta di 1617 anni con una bottiglia di vino in mano e un fazzoletto sul labbro. Mi guarda e si mette a ridere.
— Che ci avete?
Viene un uomo anche e la ragazza gli dice qualche cosa all’orecchio.
Viene quest’uomo e mi dice: — Salute, salute!
— Salute — faccio io. E mi ero insospettito.
— Dobbiamo bere insieme — dice l’uomo. — E pago io.
— Di dove siete? — dice.
— Della parte di Oliena.
— Ah, questo non è vero. (Mi conosceva dal vestire).
— Di Orgoso[...]
[...]domuto, porca madonna! E non poteva sentire.
Mi fa: — Pé pé, pé pé. — E mi chiedeva da fumare.
Gli ho dato allora un pezzo di sigaro: — Via! via!
E quello, porca miseria, si stava buttando ai piedi : non mi lasciavaINCHIESTA SU ORGOSOLO
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lavorare. Gli ho fatto segno di star zitto. E ricomincia: — Pé pé, pé pé. Allora gli ho dato un calcio in culo. E se ne è andato.
Mi è servito questo incontro, però, per il mio mestiere.
Trovo una volta, dalle parti delPOgliastra, un lavoro di 20 pecore. Quando vedo di gente pastora che viene incontro a me, in fucile. Mi sono posto là:
— Oh, oh, tu, tu. (Anch’io faccio il sordomuto).
Mi fa uno così: — E tu chi sei?
— Bu, bu, bu, bu. — E sempre zitto.
— Dove sono passati i ladri?
— Da quella parte — faccio sempre a gesti.
— Quanti erano?
— Due — faccio con le dita. Mi metto ancora a fare di quei segni, che volevano dire: Mangiare. Fumare. Mi danno pane e formaggio ed
io mi butto che sembrava che mai avessi visto da un anno almeno quella grazia di Dio. Poi un [...]
[...]tina.
Intanto arrivano i miei compagni e ci siamo buttati addosso.
— Dammi due pecore — dico io — o ti ammazzo col coltello.
Quelli, a sentire la voce, si hanno preso più paura. Così ne abbiamo prese tutte e venti e le abbiamo vendute a certi di Napoli che viaggiano in Orgosolo per quel mestiere.
Mi è capitato pure di fare il fantasma nel paese.
Per un affare da fare contro certi pecorai di Oliena che ci avevano pecore in paese mi trovo solo una notte, vicino al Cimitero. Passa una donna e sento: — Oh! oh! oh!
— Che diavolo c’è?
— C’è il diavolo. C’è il diavolo qui — si mette a gridare.
Scappa via e non ho avuto il tempo di sparare.
Il giorno dopo tutti sapevano che c’era il diavolo in paese. È sortita una voce, in paese, che dura sino ad ora. Ed invece il diavolo, povero diavolo, non ero che io.
Ma anche questo non lo ho tralasciato e mi è servito per il mio mestiere.
Una volta stavamo in tre o quattro giovanotti: — Visto che c’è104
FRANCO CAGNETTA
paura nel paese — dico io — non ce ne stiamo con le[...]
[...]i.106
FRANCO CAGNETTA
Patre mea, Ave Maria.
10 subito ho capito. «Certamente ci hanno abile studio. Ma li aggiusto io ».
— Cantate in latino? — gli dico.
E quelli niente:
Patre mea, pea, pea.
— E adesso vi faccio cantare in orgolese — dico.
Ero in ginocchio, vicino al muro, con il fucile puntato. Mi hanno conosciuto e veduto così.
— Non sparate! Non sparate!
— Chi siete?
— Compagni tuoi.
Insomma, vado là e li trovo più morti che vivi. Poveracci!
— Andate, andate. E arrangiatevi.
11 giorno dopo vengo a sapere che la crapa risultava rubata ad un mio amico. Di Orani. Vado alPamico, e dico: — Sapete. C’è la possibilità di riavere la bestia. Bisognerebbe, però, pagare tanto.
— Bene, bene — dice. — Vale di più. Sei proprio un amico.
Vado a trovare quei due gaglioffi e faccio minacce. Il giorno dopo
che Thanno rubata si ritrova la crapa. Io mi ho preso i soldi. E gli ho dato pure 5 lire a quei ladracci.
Ne ho passate di brutte in quegli anni e, per quanto specialista in pecore, ho visto anche[...]
[...]mico.
Vado a trovare quei due gaglioffi e faccio minacce. Il giorno dopo
che Thanno rubata si ritrova la crapa. Io mi ho preso i soldi. E gli ho dato pure 5 lire a quei ladracci.
Ne ho passate di brutte in quegli anni e, per quanto specialista in pecore, ho visto anche sotto i miei occhi ammazzare una donna. Come capra. Si chiamava Podda Battonia, una bella donna. Deceduta il 1899.
Un giorno che ero ad Orgosolo e camminavo nel paese, trovo il marito di questa donna e mi metto a trattare di certi furtarelli di pecore. Mi occorreva di qualche cosa — non so bene che — e dice che posso andare a casa sua a prenderlo subito. A quelPora vado a trovarlo, lui e la moglie, e in quel frattempo vedo una testa di uomo alzato dietro il muro di cinta, alle spalle. Torno a guardare e la testa mi fa segno di star zitto. Intanto il marito e la moglie si erano messi un po’ a camminare. Ed io pure. Cerco di fare segni e di mettermi almeno tra quei due. Intanto l’uomo nascosto era andato avanti dietro il muro, e tira di nuovo la . testa ed un pugna[...]
[...] E quel colpo dato non era di pecoraio, era di capraio. Come era. E così poi lo hanno arrestato: pastor capraro.
Coi carabinieri, del resto, ci ho avuto sempre dispiaceri. Sono stato abituato, sin da piccolo, a guardarli con sospetto. Quando gli potevo dare una via falsa per cercarvi latitanti, o anche per gusto, lo ho sempre fatto. Non mi sbaglio contro di loro, perché lo ho provato su me stesso.
Una volta tornavo a casa, un poco ubriaco. Trovo due carabinieri. Uno era un certo Crapoledda di Putomajore. Mi sono messo a parte.
— Fermati!
L’altro carabiniere se ne è andato.
— Oh, sei tu, Ganga — dice Crapoledda. — Andiamo. Qui ci vogliono due maiali. Andiamo a rubarli insieme.
— Guarda, Crapoledda, che non mi inganni. Pure io ci ho la mia parte.
Quanto era buono, porca madonna!
Subito l’ho preso. Siamo andati e, con queste braccia, gli colgo due maiali. Li portiamo a casa: li abbiamo ammazzati e li puliamo bene bene.
La mattina viene Crapoledda e mi chiede: — Dammi il maiale.
— E la mia parte?
— No — dice Cr[...]
[...] di sarvenas — così si chiama la birra. Mentre bevevamo, davanti al cantiniere, spostiamo con i piedi i pezzi di formaggio. Così facevo io ed un mio compagno. Abbiamo preso 14 o 15 pezze. E come rotolavano nel grand hotel l’altro compagno le raccoglieva.
Non si hanno accorto del furto. E così hanno accusati certi americani. Un altro giorno, invece di formaggio, mi ho fatto rotolare in tasca i soldi di una majarda. Anche qui, come in Sardegna, trovo una majarda, ossia strega. Beveva e beveva. Sarvenas. Dice che sapeva tutto. E teneva tanti soldi. Vado da lei. Sto a sentirla un poco e poi vedo sul tavolo una carta di 500 pezze. Tiro 5 pezze e dico di cambiarle. Quella si volta per cercare i soldi, io prendo le 500 pezze e glie ne metto 5. Torna, sempre bevendo sarvenas, e io gli metto pure nel bicchiere un pezzo di tabacco. Tutta succa.
— Non c’erano qui 500 pezze?
— No. Non c’era niente. Le avete prese.
Prendo allora le 5 pezze e dico:
— Il resto non è giusto. Ce ne vogliono altre 5.
Allora me le ha date.
Un’altra volta[...]
[...]e lui. — Ma che avete, Gangas?
Piangevo.
— Quanto hai perduto?
— 200 pezze.
— Ehi, accidenti! Tanto guadagni?
— Come faccio, come faccio?
— Ma sì, ma sì; ma sì.
— Basta. Io mi ho bisogno di ammazzare!
— Eh, Dio ci liberi. Tieni 20 pesi.
— Tante grazie, tante grazie.
— Mi raccomando. Spediscile alla famiglia.
— Non dubitate. Non dubitate.
Esco. E me li vado a spendere in sarvenas e. maiali.
Il giorno dopo lo trovo. E in sospetto:
— Dov’è la tua famiglia?
Gli ho dato un indirizzo falso, di certi parenti che mi avrebbero ucciso : questo sì.
Scrive. Ed ha avuta una lettera piena di parolacce.
— È per la carità che ti ho fatto?
— Che se non me li spendevo io, te li spendevi tu con femmine e sarvenas.
E così era.
Me ne torno allora ad Orgosolo, al mio paese: è meglio che l’America. Riprendo il mio mestiere di raccoglitore di pecore.
In questa seconda mia vita ho avuto dispiaceri, quasi solo dispiaceri. Ma ci ho anche fatti belli.
Ero appena tornato quando una volta, a Sindia, per [...]
[...]
Avevo 5 o 6 maiali. Rubati, naturalmente.
— Fermate, fermate!
Cominciano a sparare. Pum! pum! faccio io: e rispondo.
Allora: — Passate, passate! — dicono a mani in alto. — Ci siamo sbagliati. Non c’è niente per voi.
Quando me ne sono andato: pum! pum! pum! Hanno fatto almeno un quarto d’ora di fuoco in aria.
Ho trovato in quei tempi i latitanti più grandi del paese. Una volta, il 1924, incontro Samuele Stochino. La prima volta lo trovo al Sopramonte, ad « Arnpos varios ». Stavo in un covile con certi pastori e trovo un giovanotto solo, triste. I pastori vanno alle capre, e quello mi domanda :
— E tu che fai qua?
—1 Io mi cerco un padrone.
Non lo conoscevo.
Dice: — Vieni, se ti vuoi fare qualche maiale.
Tornano i pastori e mi dicono: — Questo è Stochino.
— Ah, piacere, piacere!
Allora sono andato subito con lui. Io ed un altro, certo Antonio Sio* ora morto. Andavamo in terra di Villagrande.
E, arrivati a un punto, dice a me: — Aspetta qua.
Va col compagno e dopo un’ora torna con 15 o 16 maiali.
— 5 prendine tu.INCHIESTA SU ORGOSOLO
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— Ma no, ma no.
— Ma sì, ma sì[...]
[...]eggiato, si avvicina e mi prende il braccio.
— Lasciami stare. Che ho perso la libertà. Ora sono latitante.
Quel prete si è spaventato.
Un uomo che stava vicino gli ha detto : — Quello è come un pazzo.
Basta. Il prete se ne è andato. Ed io mi ho preso una lira, più settanta lire, ed altre trenta che ho venduto il libro, poi, ad un prete di Illorai.
Sono passati un due mesi appena da questo fatto e stando in festa, con un padrino ritrovo questo prete.
Fa finta di niente e pure dite: — Andiamo a bere.
Ci porta a casa sua. E tira il vino.
— Senti — dice. — Tu le sai tutte, più del diavolo. Ti lascio il libro e i soldi. Ma tu raccontami qualche cosa della tua vita, che lo possa poi dire in predica, per dire contro il peccato.
Questo mio padrino dice pure: — Digli qualche cosa.
E noi a bevere. Sarà stato scolato un bottiglione di vino.
— Beh; adesso vi racconto un fatticello.
— L’altro giorno — ho detto — vado in un covile. Verso di me venivano tanti cani e un capo in testa che mi veniva a bocca aperta, contr[...]
[...]tto una mano in bocca e sono arrivato dentro sino alla coda, poi l’ho girato, ossia rivoltato, e quello se ne è andato via,
— Ma questo non può essere mai!
— Beh! È così. Proprio così.
— E il cane cosa ha fatto?
— Se ne è andato via, ma non poteva più abbaiare.
— Beh, beh. Seguite a bevere.
— Adesso, dunque, vi racconto un altro fatto.
— Ma uno vero, uno vero. Per la mia predica.
— L’altro giorno — dico —i, vedete, esco e trovo un altro cane. Lo abbiamo preso in tre o quattro e lo abbiamo spellato e pulito proprio bene. È uscito vivo. E andava borbottando.
— O mamma mia, Dio mio, questo è peccato!
E questo era vero: perché quel cane lo ho scorticato vivo. Se ne è andato, il cane, e torna a casa sua : quando è tornato i padroni di casaINCHIESTA SU ORGOSOLO
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tutti spaventati! Non sapevano come è stato questo fatto. E il cane è stato vivo 4 o 5 giorni ancora. Perché lo ho fatto? Per passatempo.
Un’altra volta, ora, ero ad un paesotto che si chiama Lollove un padre, un Frate. E diceva sempre di sé: io[...]