Brano: [...]ile tra le gambe. Ce n'erano non so quanti, passavamo da uno scompartimento all'altro e sempre vedevamo otto soldati tedeschi, con tutta quella roba addosso, fermi e zitti che parevano aver avuto l'ordine di non muoversi e di non parlare. Finalmente in uno scompartimento di terza trovammo gli italiani. Stavano ammucchiati nei corridoi
e negli scompartimenti, come bestie che vengono portate al macello e perciò non importa che stiano comode tanto trappoco debbono morire; anche loro come i tedeschi non dicevano nulla, non si muovevano; ma si capiva che la loro immobilità e il loro silenzio erano dovuti alla stanchezza e alla disperazione mentre i tedeschi si vedeva che si tenevano pronti a saltar fuori del treno
e far subito la guerra. Dissi a Rosetta: « Vedrai che questo viaggio lo facciamo in piedi ». Infatti, dopo aver girato non so quanto, con quel sole che entrava attraverso i verti sporchi del treno e giâ arroventava le vetture, mettemmo anche noi le valigie nel corridoio, davanti la latrina, e ci accoccolammo alla meglio. Giovanni che c[...]
[...] pronti a saltar fuori del treno
e far subito la guerra. Dissi a Rosetta: « Vedrai che questo viaggio lo facciamo in piedi ». Infatti, dopo aver girato non so quanto, con quel sole che entrava attraverso i verti sporchi del treno e giâ arroventava le vetture, mettemmo anche noi le valigie nel corridoio, davanti la latrina, e ci accoccolammo alla meglio. Giovanni che ci aveva seguite nel treno, a questo punto disse: « Beh, vi lascio, vedrete che trappoco il treno parte ». Ma un tizio, vestito di nero, seduto anche lui su una valigia lo rimbeccò, cupo, senza alzare gli occhi: « Trappoco un corno... noi siamo tre ore che aspettiamo ».
Insomma Giovanni ci salutò e baciò Rosetta sulle due guance
e me sull'angolo della bocca, forse avrebbe voluto baciarmi sulla bocca ma io stornai in tempo il viso. Partito Giovanni, noi restammo sedute sulle valigie, io più alta e Rosetta più bassa, la testa appoggiata contro le mie ginocchia. Rosetta dopo mezz'ora che
LA CIOCIARA 71
stavamo così, senza parlare, accovacciate, domandò: « Mamma, quando si parte ? » e io le risposi: « Figlia mia, io ne so quanto te ». Stetti così ferma, con Rosetta accucciata ai miei piedi non so quanto tempo. [...]