Brano: [...]n fila: quelle di Michele un po' più piccole, sulla sinistra il bordo di gomma era in parte staccato dalla tela, e Marco ricordò come ciò impacciasse talvolta Michele, nella corsa.
Il riverbero della costa lo feriva negli occhi: li chiuse, continuando a stringere tra le dita un bottone che gli sfuggiva. Uno, poi un altro, un terzo. La blusa era abbottonata. Riaperse gli occhi, e la luce li ferì di nuovo, aridi di sale. Le sue mani s'agitavano intorno alla fibbia della cintura, cercavano d'affrettarsi: eppure sapeva che quando avesse finito avrebbe dovuto muoversi, lasciare quel riparo che in qualche modo gli faceva davanti il calore della roccia : un calore pesante e denso come un muro. Ecco, era fatto. Sentì che Nino si muoveva, andava verso l'acqua. Anche lui, per la prima volta, si girò. Il mare era immobile e, come il cielo divorato dal calore, bianco. Sospese contro una lontana foschia, si delineavano le sagome di qualche vapore e della diga irta di gru. Le cancellò subito, ai suoi occhi abbagliati, un dilatarsi di cerchi incandescen[...]
[...]tare, poi bruscamente si chinò, li raccolse, e andò verso una striscia di terra nuda ai piedi della roccia. Accovacciato, si mise a scavare con le mani. Marco lo vide deporre in fondo alla buca i vestiti e ricoprirli frettolosamente.
Marco guardò le scarpe di Michele: pensò di alzarle, non avrebbe voluto che Nino portasse via anche quelle, ma non osò muoversi e fu ancora Nino a prenderle e seppellirle allo stesso modo. Quando si risollevò e gli tornò vicino, aveva le braccia tutte intrise di fango. Rimasero immobili qualche tempo, forse abbastanza a lungo. Marco fissava le braccia di Nino dove il fango, asciugandosi, impallidiva e si screpolava. Nino si guardò anche lui le braccia e parve riscuotersi: si mosse, al primo passo sembrò vacillare ma poi si diresse spedito verso una pozza che s'addentrava nel greto. Marco vide che si chinava, e udì un rumore molle d'acqua sollevata più volte con le mani.
Gli parve che rimanesse a lungo. Non osava muoversi. Il lieve rotollo dei ciottoli smossi dall'onda gli serpeggiava ai piedi; si sarebbe det[...]
[...]lava. Nino si guardò anche lui le braccia e parve riscuotersi: si mosse, al primo passo sembrò vacillare ma poi si diresse spedito verso una pozza che s'addentrava nel greto. Marco vide che si chinava, e udì un rumore molle d'acqua sollevata più volte con le mani.
Gli parve che rimanesse a lungo. Non osava muoversi. Il lieve rotollo dei ciottoli smossi dall'onda gli serpeggiava ai piedi; si sarebbe detto un lento franamento del terreno, tutto intorno a quei massi lucenti ove l'acqua torpida s'orlava di detriti d'alghe e di schiume giallastre.
Finalmente Nino venne verso di lui, le sue braccia erano gocciolanti e non avevano più traccia di fango. Guardando il suo viso aguzzo, Marco si senti sollevare da un'ira improvvisa. Vigliacco, si disse, vi
IL SILENZIO 155
gliacco. Aveva la stessa faccia, quel giorno che li aveva denunciati, lui e Michele Cataldo, per un vetro rotto a scuola. Strinse i pugni come se ancora si trattasse di questo. Vigliacco. Avrebbe voluto picchiarlo, se non l'aveva fatto allora; ma subito si smarrì nel pensiero di [...]
[...]Altre sirene si misero a suonare. In alto, udì il fruscio di un autobus che si fermava, lo scatto delle portiere che s'aprivano.
Insieme, incespicando sulle pietre, ferendosi le mani agli scogli, si misero a correre verso la strada; e poi su, per viali, per caruggi, per sentieri: vicini, eppure senza scambiare una parola né uno sguardo, sentendo ciascuno il proprio ansimare, e quello dell'altro.
La conca che i nuovi quartieri, mordendo tutto intorno il giro dei colli, avevano lasciata intatta tra i due versanti, era quieta, colma d'ombra. Alti muri di pietra recingevano invisibili giardini. Antonio Stura indugiò un momento, battendo la cenere dalla pipa, prima di passare dall'acciottolato dell'ultima erta alla strada asfaltata. Tra due cortine scialbe di case, le prime scintille del tram salivano con lievi scoppiettii nel cielo che andava spegnendosi.
Sorrise : una svelta figura traversava di scatto il marciapiede. Soltanto Costanza sapeva avere quell'impeto nel passo. Andava verso qualcuno che usciva da un negozio. Gli s'accostò e suss[...]
[...]nti del suo corpo dei pacchetti lucidi e lisci;
156 LILIANA MAGRINI
sembravano scaturire spontaneamente, tant'erano lievi i suoi gesti. Alcuni sbucavano come musi prudenti di bestiole tra l'ampia gonna frusciante e la blusa candida; altri balzavano vivi dalla piega del braccio rotondo, o guizzavano lungo la coscia col balenare brevissimo di un ginocchio bruno.
Antonio s'era lentamente avvicinato. Allo sguardo cauto e come divertito che girò intorno ricomponendosi la veste, Costanza lo vide, e gli rivolse un sorriso. Buoni affari? disse Antonio. Ma si, rispose allegramente: aveva già venduta quasi tutta la sua provvista d'americane, a Sottoripa.
« Non so » disse incerta, quando Antonio le chiese se rincasava_ Si misero a camminare insieme verso il colle. « Giacomo dormiva, quando l'ho lasciato », aggiunse dopo qualche momento, in tono lievemente interrogativo. S'era bruscamente oscurata. Aveva un viso liscia e pieno, dai lineamenti minuti: più che espressivo, estremamente mutevole.
« Non l'ho visto in tutto il giorno », rispose Antonio[...]
[...] opacità di cemento: fitto alveare frettolosamente progettato per una popolosa periferia, che qualche caso amministrativo aveva concretato in quella vastità deserta. Con un sospiro, distolse gli occhi da quell'immagine familiare. Esitando, alzò alle narici il fiore. Era buono, l'odore del garofano: acre, come d'arsura. Il rosso dei petali s'era incupito appena.
Già era vicino, quando dalla china bruna d'erbe disseccate s'alzò, scorrendo tutto intorno il giro dei colli, il grido dei ragazzi: ragazzi di Oregina, dei quartieri più in basso, tumultuosa e sfuggente tribù che passava là intorno le sue giornate. Era un gioco che avevano inventato
158 LILIANA MACRINI
da poco, Antonio non ne conosceva le regole: ma di tanto in tanto, sorgendo da buche invisibili che dovevano aver scavato come trincee, s'alzava limpido un grido : « All'erta! ». Una dopo l'altra, nuove voci lo riprendevano, avvolgendo l'isolato.
Anche Marco ascoltava. Una voce vicina, che non riconobbe, lo chiamò per nome. Si strinse nelle spalle, e andò risolutamente verso Antonio. Pensava che il padre gli avrebbe fatto delle domande, e rinunciò a preparare le risposte: l'osservava spiando l'istante in cui avrebbe in[...]
[...]l tavolo. Il suo viso, piattamente illuminato dalla lampada, era stanco, le sue mani sembravano mortificarsi con impazienza a quel minuzioso lavoro. Teresa diceva che non ne poteva più, Marco non sapeva di che. Antonio depose l'asticciola sul tavolo e la sua mano, serrandosi lentamente, s'alzò greve come se dovesse battere un pugno per accompagnare un violento « basta! »
Ma poi si rilassò e ricadde.
Così impalliditi, nel crepuscolo che tutto intorno scuriva la valle in una morbida densità quasi notturna, i muri d'Oregina facevano avvertire a Marco la presenza di quel mare fermo e ancora bianco, spalancato alle sue spalle.
Stava appoggiato contro la sua casa. Sul campo di calcio, che ave
IL SILENZIO 163
vano un po' alla volta intagliato sul colle, e dove la terra si scopriva rossa e polverosa, dei ragazzi giocavano. Non lo videro.
Dall'entrata venne un rumore di passi, e la voce di Teresa gli gridò di non allontanarsi, che era quasi pronto. Non si mosse. Del pianterreno dei Cataldo non scorgeva che un lembo di parete illuminata. Nella[...]
[...]zi giocavano. Non lo videro.
Dall'entrata venne un rumore di passi, e la voce di Teresa gli gridò di non allontanarsi, che era quasi pronto. Non si mosse. Del pianterreno dei Cataldo non scorgeva che un lembo di parete illuminata. Nella terza casa, dove abitavano i Bertolli, vide la testa di Nino sporgersi a una finestra, e subito rientrare. Dopo un momento, il ragazzo apparve sulla porta e gli fece cenno d'avvicinarsi, guardando con prudenza intorno. Poi fece rapidamente un altro gesto per fermarlo, e scomparve.
Del resto, non aveva nessuna voglia di vederlo. Non desiderava sentirgli ripetere la sua ingiunzione di tacere: né dovergli rispondere, se lo avesse interrogato, che in realtà aveva taciuto.
Filippo Bertolli, il padre di Nino, gli era arrivato vicino senza che l'avesse udito. Veniva dalla città. « Come va, giovanotto? » chiese con giovialità un po' enfatica, battendogli una mano sulla spalla. Minuto di corpo, il pasticcere serbava, di un'originaria pinguedine, gli occhi sottili, le fossette sul mento e sulle guance, le estremit[...]
[...]assi, dopo cena, per digerire.
In quel momento Costanza si sporse dalla finestra e guardò in direzione della città.
« Niente », disse voltandosi verso l'interno. « Si fa tardi ».
« Che cosa c'è? » chiese Filippo.
166 LILIANA MAGRINI
Costanza si ritirò. Filippo scrollò le spalle, mentre la brace della sigaretta gli illuminava sulle labbra un sorrisino. Una volta di piú, il ragazzo dei Cataldo se ne stava in giro per conto suo, certo pensava. Tornò piano sui suoi passi.
Marco girò intorno alla casa, e stette un po' a guardare di lontano i compagni che giocavano a calcio. Poi tornò indietro : voleva sapere se Giacomo e Costanza erano ancora là.
Arrivò, strisciando lungo il muro, fino al punto dal quale si vedeva dentro al pianterreno dei Cataldo. Non poté scorgere che la nonna, in piedi in un angolo della stanza. Il suo viso, chiuso nel fazzoletto nero, aveva, nella sua fissità, un'espressione di solitaria vigilanza. Ma l'aveva sempre vista così; non significava niente, neppure che fosse veramente sola: sola nella stanza, cioè, e non di quella solitudine che era la sua da quando il marito le era morto, e il figlio maggiore era stato ucciso in guerra, e Giacomo era dive[...]
[...]
E poi, era in qualche modo attirato dal vecchio. Pareva stesse aspettando che qualcuno cantasse anche per lui: o di poterlo fare lui anche per gli altri, impaziente di vedere che non riuscivano al modo che avrebbero dovuto. Finalmente s'alzò, e venne in mezzo alla stanza. Furono due o tre piccoli gridi rauchi dai quali il canto cercava di svin= colarsi. Poi, scuotendo la testa, disse di no, che stasera non andava. Evitarono di guardarlo quando tornò a sedere : tutti, anche il vecchio, con un'aria quasi colpevole.
Sembrava adesso che esitassero ad alzarsi; e quando uno si fece avanti, un giovane, lo fece come se si vergognasse. Cantò bene. Ma gli
1
IL SILENZIO 169
altri parevano meno attenti di prima. E Marco pensò che anche qui ognuno faceva soltanto per sé.
Ritrovò la sua angoscia, e in più uno stupito rimorso di essersene potuto distrarre. Cercò con gli occhi il padre, al solito posto: invece Antonio gli era accanto, si senti guidare verso l'uscita.
Anche Giuseppe Spinola, l'usciere del municipio, usci con loro. Marco aspettava d[...]
[...]a bocca. Si serrava nelle spalle, vergognoso e schivo, come qualcuno che fosse lá per caso, e non avesse diritto di prendere parte all'ansia di tutti.
Filippo s'era avvicinato a Costanza, e le batteva leggermente la spalla : « Su, non faccia quel viso. Magari quel moccioso si sta divertendo, e non si ricorda neppure che siamo qui ».
Sulle labbra di Costanza tremò un lieve sorriso, che le fece sembrare ancora più pallide. Gli altri le stavano intorno imbarazzati. Nessuno parlava piú. All'improvviso, la donna scoppiò in singhiozzi.
Per lunghi momenti, non si udì che quel suono lieve, accorato, quasi infantile. Piangeva come se fosse sola, col viso scoperto rigato di lagrime.
Teresa si premette la mano aperta sul petto, vicino alla gola : i suoi occhi rotondi e sbigottiti si fecero lentamente lucidi. Si voltò verso Marco, la sua mano trasalì come se avesse voluto chiamarlo, tria sembrò trattenersi e la premette di nuovo sul petto.
Con aria imbarazzata, Filippo spegneva tra le dita la sigaretta appena acccesa.
Costanza continuava a singh[...]
[...]iozzare.
« Aspetta di sapere, almeno », disse Giacomo, con una grande stanchezza nella voce. E Marco pensò che aveva ragione. Stavano dibattendosi di paura, ecco, come se ognuno avesse potuto far portare all'altro il carico di quello che temeva, rifiutandosi in anticipo di sapere per sé.
Suo padre gli stava accanto, ora. Improvvisamente, egli senti la mano di lui premergli una spalla. Era una mano stranamente leggera, come quando seguiva il contorno dei suoi intagli. Si voltò pensando d'incontrare il suo sguardo. Gli vide invece un viso opaco, tanto che pensò l'avesse sfiorato involontariamente. Però gli rimase vicino. Rimase che se n'erano andati, e non aveva quasi visto come.
174
LILIANA MAGRINI
« ... Non esser tosi inquieto ». Gli accarezzò piano la testa. « Deve tornare », aggiunse con forza.
Teresa alzò le spalle. Sarebbe ben tornato, disse, non c'era da stupirsi se stava a girovagare anche di notte, quel povero ragazzo, con un padre che sapeva solo ubbriacarsi, e quella... Lasciò la frase in sospeso con un gesto sprezzante, e s[...]
[...]to, vagava inquieto per la stanza: come sempre, i fondi di caffè nella pentola, e i piatti, e la brillantina che Luigi si metteva in testa la sera, ne restava nell'aria un odore dolciastro; e di nuovo i rigidi, stupidi fiori pazientemente incisi da Antonio. Prese in mano una delle asticciole, stette a guardarla un momento, poi la gettò bruscamente sul tavolo.
Si decise a uscire. Trovò d'improvviso la notte: cosi lieve di brezza, e intera tutt'intorno, come se dalla sorgente scura dei colli s'inarcasse, intrisa di polverii luminescenti, fino a quella voce piena e segreta che ritmicamente saliva oltre il groviglio di case, appena mascherate da lumi. Il mare. Un'oscurità piana e fonda. Al limite, la città allineava i fanali del porto, che non proiettavano al di là luce alcuna.
Il cigolio solitario di un tram gli riportò all'improvviso l'odore caldo dei pomeriggi domenicali nella vettura diretta allo stadio, e l'immagine viva di Michele: col suo viso breve, gli occhi maliziosi. Si sporgevano insieme dal predellino del tram in corsa, attaccat[...]
[...]uperficie, scialba e ,vuota.
Fu in quel momento che s'udì il grido di Caterina. Alto, ininterrotto. Un grido d'appello che non lasciava modo a risposta alcuna.
Seguì un rumore lontano di porte chiuse, un mormorio di voci. Giuseppe Spinola doveva aver chiamato la vicina per l'iniezione. Il grido continuava acuto, ancora più acuto, come svincolandosi da un rantolo. Marco l'ascoltava come se lo riconoscesse.
Terminò e si ruppe su un nitido: No!
Tornò per primo Luigi, che venne a lavarsi all'acquaio. Vide che Marco era sveglio.
« Hai sentito di Michele? »
Fece cenno di sì.
« Anche questo dovranno pagare, i signori padroni! » disse con violenza Luigi. Nella collera, il viso ossuto, ma aperto, prendeva una espressione caparbia che lo faceva somigliare molto a Teresa. « Anche di questo hanno colpa! ». Se le cose fossero andate altrimenti, diceva, le donne avrebbero potuto badare ai ragazzi, invece di andare a fare la borsa nera a Sottoripa.
Continuava a parlare col rubinetto aperto, la sua voce arrivava a Marco interrotta da scrosci d'acq[...]
[...]strozzata. Che Michele sia morto, che noi non siamo stati attenti, che tu... tutti... Non c'è peccato! « Va via! » mormorò poi guardando fisso Nino. Nino tentò di parlare. « Va via! ». Il ragazzo, con espressione attonita, si passò una mano sui capelli, e faceva con la gola uno sforzo come se inghiottisse. « Via! » urlò.
Nino indietreggiò lentamente verso la porta, la spinse con la schiena, e poi fuggi lasciandola spalancata.
Marco si guardò intorno stordito. Tutto, nella stanza non ancora rassettata nonostante la luce già piena, aveva qualcosa d'insolito che richiamava un disordine di giorni festivi. Le tazze da caffè non sciacquate, sul tavolo; quel letto ancora sfatto, col cuscino sgualcito e pesto dalla parte di Teresa, da quella d'Antonio diritto e quasi liscio; c'era perfino, attaccato alla finestra, lo specchietto punteggiato di spruzzi di sapone, come di domenica. Era forse per andare in questura che Luigi s'era fatto la barba alla mattina, e non come il solito al ritorno del lavoro. Teresa doveva anche aver pulito le scarpe buon[...]
[...]va qualcosa d'insolito che richiamava un disordine di giorni festivi. Le tazze da caffè non sciacquate, sul tavolo; quel letto ancora sfatto, col cuscino sgualcito e pesto dalla parte di Teresa, da quella d'Antonio diritto e quasi liscio; c'era perfino, attaccato alla finestra, lo specchietto punteggiato di spruzzi di sapone, come di domenica. Era forse per andare in questura che Luigi s'era fatto la barba alla mattina, e non come il solito al ritorno del lavoro. Teresa doveva anche aver pulito le scarpe buone d'Antonio, perché c'era fuori il lucido nero e la spazzola.
Si vesti, poi sedette sull'orlo del letto, preso da una grande spossatezza. Non comprendeva più la propria ira. Soltanto, si sentiva come derubato di qualche cosa. Provò a ritrovare il viso di Michele, come l'aveva visto la sera prima : ma non ne era capace. Per un istante,. gli pareva di afferrarne una linea, isolata: le sopracciglia schiarite dal sole sugli occhi mobili, l'orecchio un po' sporgente sul collo esile. Ma subito lo perdeva.
Pensò vagamente che i questurini s[...]
[...]a ritrovare il viso di Michele, come l'aveva visto la sera prima : ma non ne era capace. Per un istante,. gli pareva di afferrarne una linea, isolata: le sopracciglia schiarite dal sole sugli occhi mobili, l'orecchio un po' sporgente sul collo esile. Ma subito lo perdeva.
Pensò vagamente che i questurini sarebbero venuti, e che forse li avrebbero arrestati per aver taciuto; ma senza paura, piuttosto con un'acre soddisfazione.
Fu solamente il ritorno di sua madre a farlo muovere. Teresa mise subito sul fuoco la pentola per il brodo, e vi gettò dentro un pezzo di carne che aveva nella borsa. « Potrà servire anche per loro » disse, con tono quasi di scusa, incontrando lo sguardo di Marco, e accennò con la testa alla casa dei Cataldo. « Non avranno di sicuro la testa per pre
IL SILENZIO 181
pararsi da mangiare, oggi ». Quando vide che Marco s'avviava ad uscire, gli raccomandò con aria inquieta di non allontanarsi.
Dall'andito, udì dei passi nella strada, e la voce di Filippo Bertolli. Si nascose dietro la porta. « Porto Nino a fare la com[...]
[...]mangiare, oggi ». Quando vide che Marco s'avviava ad uscire, gli raccomandò con aria inquieta di non allontanarsi.
Dall'andito, udì dei passi nella strada, e la voce di Filippo Bertolli. Si nascose dietro la porta. « Porto Nino a fare la comunione », diceva Filippo. « Che almeno ci sia chi prega per quel povero figioeu... ».
S'allontanarono.
Più in alto sulla . strada, due suoi compagni, seduti sul ciglio, giocavano a palline, altri stavano intorno. Avevano un'aria distratta e svogliata. I più piccoli seguivano con lo sguardo Nino e Filippo che scendevano lungo la strada. Nino camminava rigido, il padre lo seguiva con quel suo passo saltellante sui piedi troppo piccoli. La giacca scura faceva sembrare ancora più rosea la pelle che traspariva sotto i rari capelli impomatati.
Senza guardare verso il gruppo dei ragazzi, Marco svoltò giù per il colle. Scese, poi s'addentrò nella città, e girò a lungo in uno stato di vago stordimento, scegliendo le vie più deserte. Fu quasi senza pensarci che si trovò ad aver varcato la soglia di una chiesa[...]
[...]sei giovane, è questo che pensavi? E io, non lo ero come te? E anche colpa tua ». La sua voce era diventata tagliente. « Tu, si... E anche colpa tua, se è andata così ».
Così?! allora tu lo sai. Lo sai! ». C'era dell'odio, in quella voce, una collera trattenuta che lo fece rabbrividire.
La risposta di Giacomo, stanca e come lontana, si fece attendere.
« L'altra sera... l'altra sera quando è tornato, tu non c'eri... Mi ha detto: vado via e non torno piú. Mi guardava, mi guardava in un modo... Ho paura. Non poteva voler dire questo: ma se penso a come mi guardava... ho paura ».
Non vi fu altra risposta che un gemito, una specie di rantolo. Costanza usci di corsa, e si fermò là, contro il muro, il corpo rattrappito, le mani strette al viso.
Usci anche Giacomo, dopo qualche momento, e si lasciò cadere sullo scalino della soglia. Pareva più sbieco del solito, tutto afflosciato a lato della sua lunga e rigida gamba di legno. Rimase immobile, il
186 LILIANA MAGRINI
volto livido e le labbra tremanti. Costanza lo scorse. Nascose il viso dent[...]
[...]tridula, ma ancora più forte. « Cosa state qui a far confusione, manigoldi? Via, marmaglia! »
190 LILIANA MAGRINI
Non aveva guardato dove fossero andati gli altri ragazzi, era corso su per il colle.
Quando si fermò, ansimante, e si voltò, vide due uomini che arrivavano.
Camminavano piano su per la strada. Portavano grossi zoccoli, e piantavano solidamente il corpo sul passo largo. Pescatori. Il gruppo era ancora là, verso le case, compatto intorno all'agente. Nessuno si voltava a guardare i due uomini. Com'erano lenti! Marco li seguiva con gli occhi, passo a passo. Tremava alle folate più fresche che grandi rapide nuvole sembravano smuovere, segnando strie di un biancore di pietra sull'incupirsi del mare. Finalmente gli uomini raggiunsero il gruppo. Qualcuno si voltava, parlava con loro, il gruppo si apriva. Non sapeva che cosa attendesse, spasmodicamente. Era come se qualcosa dovesse prorompere: forse un grido. Ma non s'udì nulla.
Passarono lunghi momenti; infine Marco vide Costanza uscire tra la gente che ondeggiava. Camminava rigid[...]
[...]e che lui stesso, molti mesi prima, aveva scavato con i compagni. Già v'era cresciuta l'erba.
Vi si appiattò e si sdraiò supino, Io sguardo al cielo opaco. Si sentiva gli occhi bruciati. Ma non provava più quell'impotenza al pianto che dal giorno prima l'attanagliava : era, piuttosto, come se il pianto
IL SILENZIO 191
lo avesse ormai scavato, lasciandolo duro e asciutto e compatto come un ciottolo levigato dall'acqua.
Un aroma forte saliva intorno, insieme a un leggero crepitio, dalle erbe corte e dure. Più tardi si levò il vento: il cielo sembrò indurirsi.
Già impallidiva, quando Marco senti venire di lontano il solito grido: « All'erta! ». S'alzò, aggrappandosi con le mani all'orlo della trincea. Il grido s'avvicinava, meno fitto del solito: così isolata, ogni voce sembrava chiara, e fragile, in quella cerchia nuda. Non c'era più nessuno sulla strada. In fondo, tra le facciate scialbe, i vetri chiusi di Caterina mandavano un riflesso verdastro. Il grido si fermi). Una lunga lunga pausa : le trincee vicine dovevano essere vuote, cert[...]
[...]n'altra voce rispose.
Quando s'avviò verso casa, fu con passo sicuro e lento: un passo a lui stesso ignoto.
In vista del pianterreno dei Cataldo, si fermò un momento guardando la finestra aperta: ne veniva un lieve lamento. S'avvicinò fino a veder dentro. Era la vecchia: per la prima volta uscita dalla sua fissitá dura di sempre, pareva che invece di una morte piangesse la pena di un'offesa. C'erano altre donne che parlavano sommesse, sedute intorno a lei, con le mani in grembo. Egli stupì di vederla, per la prima volta, intenta a un lavoro: cuciva, china, senza cessare quel suo lamento. Poi riconobbe la stoffa che teneva in mano, stava rammendando l'abito da festa di Michele.
Si diresse verso casa.
Per Giacomo e Costanza, c'era qualcosa da dire: com'era accaduto, e che Michele rideva, prima, sul greto.
E accettava ormai di sapere che, anche se avesse parlato di questo, nulla di ciò che avrebbe voluto dire sarebbe stato veramente detto.
LILIANA MAGRINI