Brano: [...]iappone e dell'India nei prossimi dieci o quindici anni; come questi paesi possano influenzare l'evo
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luzione dei paesi asiatici minori, e come il triangolo CinaIndiaGiappone possa influire sulle relazioni di questa massa enorme di popolazione col mondo occidentale.
Partiamo, dunque, dal Giappone.
Il Giappone: all'ombra della Cina.
Durante il mio recente soggiorno in Giappone un amico mi condusse in un piccolo bar, il Donzoko. Tokio ha quattro quartieri di divertimento, in ognuno dei quali centinaia di insegne luminose al neon segnano gli ingressi a simili locali. Il Donzoko se ne differenziava per il nome. Significa « Bassifondi », e le parole russe scarabocchiate sui muri non lasciavano dubbio sul fatto che il nome fosse stato mutuato da Massimo Gorki.
Come migliaia dì simili bar e caffé minimi delle città giapponesi, anche il Donzoko aveva un sotterraneo, ed era male illuminato. I clienti sedevano in solitaria meditazione o preferivano accalcarsi negli angoli più bui. Dopo un certo numero di bicchieri tendevano a pro[...]
[...]avoriti. In loro l'eccitazione, in realtà, serve a compensare il vuoto ideologico. Ne ho conosciuti molti — continuò — che, appena trovato un lavoro consistente, tornavano immediatamente nazionalisti e conservatori. Rimosso il terrore del futuro, ricadono subito nella mentalità tradizionale ».
Pensai: queste osservazioni riassumono con notevole esattezza i problemi non soltanto dei giovani ma della maggioranza dei giapponesi d'oggi.
È vero che Tokio ha semafori a comando elettronico, ma molti di più sono i metropolitani che dirigono il traffico con una lanterna di carta in mano. Possiamo restare sbalorditi dalla spettacolare pubblicità luminosa, ma tornando a casa si passa per strade senza marciapiedi e senza un barlume di luce elettrica. Le riviste di spogliarello sono gremite, ma ho dovuto fare ore di coda per un biglietto del teatro classico. Sullo schermo televisivo del ristorante vedevo programmi di tipo americano, ma molto maggiore é la richiesta di canzoni antiche sui soliti fiori di ciliegio ,e sul ciclo inesauribile dei samurai.[...]
[...]spiacevole col ventesimo secolo. Li si può vedere dopo le sei di sera — come fossero guidati da una qualche atavica urgenza collettiva — indossare il chimono e i sandali di legno e passeggiare lungo i bagni municipali, proprio come facevano, con gli stessi abiti, le generazioni prima di loro. E se anche alcuni quotidiani hanno avuto la temerità di definire il Palazzo imperiale un ostacolo alla circolazione, chiedendone la rimozione dal centro di Tokio, ho visto migliaia di persone attendere per ore, nell'aspro gelo della notte di Capodanno, di vedere affacciarsi un istante l'Imperatore al balcone di quello stesso Palazzo.
Evidentemente il pendolo, nel dopoguerra, ha compiuto una oscillazione troppo spinta. Qualcosa di nuovo è stato assaporato,
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con le sue libertà e i suoi pericoli, e inevitabilmente lascerà traccia; ma l'ombra del passato é sempre preponderante. Le dure realtà di base della vita giapponese non sono mutate. E si moltiplicano anzi i segni che già il pendolo stia oscillando sulla via del ritorno.
La[...]
[...]. Per metà lieti della subitanea libertà dall'antica rotta obbligata, e per metà terrorizzati dai pericoli della deriva, cercano la giusta direzione.
Perfino nelle piccole città mi sono stupito del gran numero di giovani donne che si conformano ai dettami più bizzarri dell'ultima moda parigina. Un giovane pittore americano specializzato in inintelligibili macchie di colore, che viaggiava nello stesso mio aereoplano, fu ricevuto all'aeroporto di Tokio da una folla delirante che agitava bandierine americane e giapponesi. Alloggiando insieme ad una modesta famiglia giapponese in una cittadina meridionale, con somma meraviglia trovai che, mentre si nutrivano miseramente a base di riso, facevano qualunque sacrificio al culto degli elettrodomestici. Il bagno era la solita cassa di legno; ma in cucina avevano un frigorifero e una macchina per frullare, il padre (bibliotecario) usava il rasoio elettrico, e di sera tutta la famiglia si raccoglieva davanti al televisore. Nelle librerie stavo sempre in mezzo a una folla che sfogliava avidamente le u[...]
[...]ore emotivo dell'odio contra l'uomo bianco. E ogni giorno, all'ora di pranzo, nel Peking Hotel potevo vedere delegazioni negre venute da ogni angolo dell'Africa. Tornavano dal quotidiano giro di visite a fabbriche e istituzioni nelle grandi automobili Zis, solitamente riservate agli alti papaveri del regime. A tavola poi erano circondati di ospitalità e di attenzioni infinite da parte dei loro interpreti cinesi.
Su tutto il vasto triangolo, tra Tokio, Pechino e Nuova Delhi, nuovi vincoli si forgiano. Qui si può quasi sentire il pendolo della storia che abbrevia e accelera le oscillazioni. Le cose accadono più rapidamente di quanto mai sia avvenuto. E nella scia di questi cambiamenti é probabile emergano nuove configurazioni di potere politico.
Per tre secoli, grazie alla propria industriosità al proprio spirito inventivo, un pugno di nazioni occidentali ha dominato il mondo. Dal 1918 questa superiorità é sfidata ogni giorno di piú. Le tecniche che hanno assicurato all'Occidente quella supremazia si sono anzitutto diffuse in Giappone, poi[...]