Brano: [...]trofi imminenti, il rifiuto radicale dell'ordine mondano attuale, la tensione estrema dell'attesa angosciosa e d'euforico abbandonarsi alle immaginazioni di qualche privatissimo paradiso irrompente nel mondo. Non è pertanto illegittimo, sempre nella
dare, oltre a A. WETZEL, Das Weltuntergangserlebnis in der Schizophrenie, ' Ztschr. f. Neurologie', 78 (1922), pp. 403 sgg., i contributi direttamente ispirati allo esistenzialismo Heideggeriano; A. STORCH, Die Welt der beginnenden Schizophrenie und die archaische Welt, 'Zeitschrift f. Neurologie', 127 (1930), pp. 109 sgg. e Tod und Erneuerung in die schizophrenen DaseinsUmwandlung, 'Zeitschrift f. Neurologie', 181 (1948), pp. 275 sgg.; R. BIRZ, Die Metapher des Untergangs in der Schizophrenie, 'Nervenartzt', 20 (1949), pp. 258 sgg.; A. STORCH e C. KuHLENKAMPF, Zum Verständnis des Weltuntergangs bei den Schizophrenen, 'Nervenartzt', 21 (1950), pp. 102 sgg.; B. CALLIERI e A. SEMERARI, Alcuni aspetti metodologici e critici dell'esperienze. schizofrenica di fine del mondo, ' Rassegna di Studi Psichiatrici', 58 (1954), fase. 1; B. CALLIERI, Contributo allo studio psicopatologico dell'esperienza schizofrenica di fine del mondo, 'Arch. di Psicologia Neurologia e Psichiatria', 16 (1955), fase. IV e V. La applicazione della Gestaltpsychologie nello studio della percezione delirante schizofrenica è stata tentata da P. MATUSSEK, Untersuchung[...]
[...]alorizzatore. In questo vissuto la presenza in crisi avverte di essere al centro di una rete di insidie diffuse, di forze ostili, di oscure trame cospirative tessute ai suai danni, esperendo al tempo stesso un continuo spossessamento di sé, un esser esposti irresistibilmente alla perdita di qualsiasi intimità ed a un continuo deflusso dissipatore nel mondo esterno. Per tale connotazione é di particolare interesse il caso di una schizofrenica 'di Storch, che avvertiva t< di non essere più in vita per forza propria», e che viveva la distruzione della propria presenza a'1 mondo sotto la specie di un vero e proprio spossessamento: «Con uno sguardo possono prendersi il mio io come il mio mantello ». E ancora: «Non posso più avere per me nessun pensiero, e nasconderlo agli altri... Io mi perdo negli altri come se dovessi offrirmi come vittima ». L'alterità irrompe nella malata, senza lasciarle margine di libertà, e la malata defluisce nel mondo, é «fuori col vento» (22).
A partire dal vissuto di mutamento come ideale punto di riferimento per la [...]
[...]iù avere per me nessun pensiero, e nasconderlo agli altri... Io mi perdo negli altri come se dovessi offrirmi come vittima ». L'alterità irrompe nella malata, senza lasciarle margine di libertà, e la malata defluisce nel mondo, é «fuori col vento» (22).
A partire dal vissuto di mutamento come ideale punto di riferimento per la comprensione delle varie modalità dell'accadere psicotico, può acquistare un rilievo dominante non tanto la incal
(22) STORCH, 1950, p. 286 sg.
APOCALISSI CULTURALI ECC. 133
zante minaccia apocalittica che grava sugli oggetti, quanto piuttosto il già consumato annientamento del proprio corpo e della propria persona, il miserando nonesserci esistenziale di cui si porta il peso immane e la colpa inespiabile. Il trapasso dall'una all'altra accentuazione si rende particolarmente comprensibile in determinati casilimite fra le due. Diceva una malata di Esquirol: « Intendo, vedo, tocco, ma non sento come prima, gli oggetti non si identificano col mio essere, una nebbia cambia il colore e lo aspetto dei corpi» (23). E una[...]