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Il segmento testuale Stato corporativo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 36Entità Multimediali , di cui in selezione 10 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 535

Brano: [...]nal du travail (v.) e della Internazionale sindacale di Amsterdam che avevano chiesto a tutti i governi di far fronte alla crescente disoccupazione riducendo gli orari di lavoro a parità di salario, il Consiglio nazionale delle corporazioni sindacali fasciste propose la riduzione dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali abolendo gli straordinari, ma previa una corrispondente diminuzione dei salari.

Per portare avanti la creazione del

lo “Stato corporativo” (v. Corporativismo fascista) il 10.11.1932 furono costituite 22 Corporazioni di categoria. L’obiettivo di questa struttura era di dividere e contrapporre l'una all’altra le masse lavoratrici dei diversi settori produttivi e, nel

lo stesso tempo, affermare all'interno di ciascuno di essi l’interclassismo imponendo la collaborazione fra lavoratori e padroni, i quali peraltro restavano uniti nella Confin

dustria (v. Confederazione generale dell’industria italiana). Unica concessione riconosciuta dai nuovi statuti fu il diritto nominalmente riconosciuto ai lavoratori di eleggere i loro rap[...]

[...]ali peraltro restavano uniti nella Confin

dustria (v. Confederazione generale dell’industria italiana). Unica concessione riconosciuta dai nuovi statuti fu il diritto nominalmente riconosciuto ai lavoratori di eleggere i loro rappresentanti locali, ma soltanto fino al livello provinciale. Per di più, le elezioni vennero convocate alla chetichella e addomesticate, per evitare sorprese da parte delle masse operaie. Principio fondamentale dello “Stato corporativo” era d’altronde quello di subordinare gli interessi dei lavoratori di ogni categoria a quelli della “produzione”, vale a dire agli interessi della proprietà privata dei mezzi produttivi, lasciando mano libera agli imprenditori per il bene della “nazione”.

Con l’avvio in Europa della politica dei “fronti popolari” (v.) e dopo la conclusione del Patto di unità d’azione (v.) firmato a Parigi (17.8. 1934) fra comunisti e socialisti, anche le organizzazioni sindacali dei due partiti cominciarono a porsi obiettivi comuni e, dal Primo Maggio 1936, le due C.G.L. (quella operante in Italia e il Seg[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 270

Brano: [...]e fascista di tutelare non un buon ordine interno, una pace sociale tra i consociati, ma un ordine pubblico « ideale » o « normativo », il cui contenuto era costituito dai dogmi economici e politici dell’ideologia fascista e la cui tutela non tollerava neanche il dissenso verbale.

Sulla pace sociale fascista riportiamo, a mo’ di conclusione, la testimonianza di Gaetano Salvemini:

« Ci sono in Italia due specie di istituzioni: quelle dello "stato corporativo" e quelle del PolizeiStaat. Parlando alla Camera il 26 maggio 1927, Mussolini dichiarò che per mantenere la quiete pubblica egli aveva a disposizione 60.000 carabinieri,

15.000 poliziotti e 5.000 guardie solo per Roma; 10.000 militi impegnati alla vigilanza delle ferrovie, dei porti, delle strade e dei servizi postali. [...] Si aggiungano 3.600 guardie della milizia confinaria, i 40.000 uomini della milizia sotto le armi e i

160.000 militi della riserva e potete farvi una chiara idea della forza del PolizeiStaat. [...] Dal 1927 al 1934, tremila persone sfuggite alla benevola attenzione [...]

[...] porti, delle strade e dei servizi postali. [...] Si aggiungano 3.600 guardie della milizia confinaria, i 40.000 uomini della milizia sotto le armi e i

160.000 militi della riserva e potete farvi una chiara idea della forza del PolizeiStaat. [...] Dal 1927 al 1934, tremila persone sfuggite alla benevola attenzione del Tribunale Speciale vennero internate dalla polizia, senza processo né interrogatorio, in piccole isole penali a meditare sullo Stato corporativo.

Nel 1931 la polizia in tutta Italia fermò' 78.004 persone, cioè non arrestate, ma tenute in carcere finché non si fosse accertato che i fermati non avevano commesso reato. È impossibile accertare quanti furono posti sotto la sorveglianza della polizia speciale; cioè di rincasare ad una data ora, di non uscire dalla città dove sono domiciliati senza permesso della polizia.

Mentre Io "Stato corporativo" livella i salari, il PolizeiStaat reprime ogni segno di inquietudine. "Fanno il deserto e lo chiamano pace" ».

A.Bev.

Orango, Vincenzo

Figaro. N. il 13.3,1918 a Molini di Triora (Imperia), dopo T8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza ligure. Inquadrato nella II Divisione Garibaldi « Felice Cascione », divenne vicecomandante della 5a Brigata.

Oreste, Brigata

58a Brigata d'assalto Garibaldi « Oreste ». Formazione partigiana costituitasi in Liguria durante la Guerra di liberazione, operante nelle valli Borbera e Sisola. Ebbe orìgine dal Dista[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 681

Brano: [...]tta la popolazione attiva del paese, dai datori dì lavoro agli artisti, dagli operai e contadini ai proprietari, con la sola esclusione dei dipendenti statali e parastatali. A tali Federazioni fu affidato il compito di proporre i propri rappresentanti in seno alla rispettiva corporazione. Avvenute le designazioni, il 10.11.1934, in una solenne cerimonia in Campidoglio, Mussolini inaugurò ufficialmente le Corporazioni finalmente costituitesi: Io «Stato corporativo » stava per nascere.

Lo Stato corporativo

Come poi la complessa articolazione corporativa potesse funzionare e attivamente trasferirsi nella dinamica economica del paese, per esercitarvi una qualsivoglia funzione, apparve fin dall’inizio un mistero. Il passaggio dalle formulazioni teoriche astratte alla costituzione di organi e istituti non era sembrato difficile nel clima del fervido attivismo fascista, né difettavano coloro che andavano sistemati in posti di responsabilità e in sinecure, ma l’imporre una svolta « corporativistica » alla vita del paese era tutt’altra questione. Si può dire che, in realtà, tale svolta non ebbe mai[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 158

Brano: Associazione Nazionale Studio

con noi stessi se ci ponessimo contro lo Stato Corporativo o la Carta del Lavoro che

il regime fascista intende realizzare. Basta richiamare i nostri voti ed i nostri progetti del passato, per stabilire che siamo tenuti a contribuire con la nostra azione e la nostra critica alla buona riuscita di tali esperimenti ».

In realtà gli ex dirigenti riformisti, dopo aver reso un prezioso servizio al fascismo dichiarando sciolta la C.G.L., con la suddetta dichiarazione capitolavano apertamente, perfino impegnandosi a collaborare, sul piano sindacale, col regime fascista; accettavano di mettersi sul terreno che quest’ultimo offriva loro, riservandosi di[...]

[...] gli ex dirigenti riformisti, dopo aver reso un prezioso servizio al fascismo dichiarando sciolta la C.G.L., con la suddetta dichiarazione capitolavano apertamente, perfino impegnandosi a collaborare, sul piano sindacale, col regime fascista; accettavano di mettersi sul terreno che quest’ultimo offriva loro, riservandosi di operare per una riforma interna e per un miglioramento del regime stesso, per « la buona riuscita » degli esperimenti dello Stato corporativo. L’associazione, che aveva io scopo confessato di far accettare ai lavoratori, assieme ai sindacati fascisti, i principi della collaborazione di classe e dello Stato corporativo, sorgeva col permesso di Benito Mussolini. Costui aveva inoltre concesso agli ex dirigenti riformisti di pubblicare una rivista mensile: I Problemi del Lavoro, che divenne il loro organo; e infine di avere una sede a Milano (in via Manfredo Fanti, al numero 2, dove avevano risieduto, per molti anni, la società operaia « Umanitaria » e la Camera del lavoro di Milano).

Il primo numero della rivista uscì

il 25.3.1927, con gli atti dell’associazione che erano stati definitivamente approvati in una riunione del

3 marzo, nella quale il gruppo promotore aveva assunto le funzioni di Comitato[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 65

Brano: [...]è la dichiarazione rilasciata per l’occasione dai dirigenti riformisti, la quale diceva, tra l'altro: « Il regime fascista ha fatto una legge certamente ardita sui rapporti collettivi di lavoro. In quella legge vediamo accolti dei principi che sono pure i nostri: sindacato giuridico, magistratura del lavoro ecc., dunque nessuna opposizione di principio a queste riforme. Parimenti saremmo in contraddizione con noi stessi se ci ponessimo contro lo Stato corporativo e la Carta del lavoro, che il regime fascista intende di realizzare », La dichiarazione, che non avrebbe potuto essere più compiacente verso i fascisti, portava le firme di Carlo Azimonti, Ludovico Calda, Emilio Colombino, Ludovico D’Aragona (che più tardi negherà di aver firmato), Battista Maglione, Ettore Reina e Rinaldo Rigola (v. Associazione Nazionale Studio).



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 66

Brano: [...]ga il carattere di classe dello Stato. All’interclassismo cattolico può essere riconosciuto un certo contenuto etico ma, di fatto, esso contrasta con le esigenze di sviluppo della società e con la realtà storica. Usato per frenare la diffusione delle idee socialiste, mira ad attenuare le più stridenti ingiustizie sociali, ma non ne elimina le cause. L’interclassismo fascista è d’impronta addirittura medioevale nelle sue strutture corporative. Lo Stato corporativo fascista si distingue per l’assoluta assenza di qualsiasi forma di democrazia e per l’accentramento del potere economico nelle mani di una ristretta oligarchia. Demagogia verbale e qualche gesto paternalistico non riescono certo a celare il carattere brutalmente classista e oppressivo dell’intera costruzione.

Internazionale, L’

Inno del proletariato mondiale, con testo del poeta operaio francese Eugène Pottier (18161887) e musica di Pierre Degeyter (18481931). Autodidatta, autore di canzoni rivoluzionarie, Pottier partecipò ai moti del popolo francese nel 1830 e nel giugno 1848. Dirigen[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 690

Brano: [...]e proprietà terriera per salire al potere.

Dittatura fascista

Negli anni del regime fascista il padronato tese a consolidare sempre più il proprio predominio, sanzionandolo con nuove leggi e con capitolati nazionali. Venne resa obbligatoria la validità dei contratti, si elaborò la Carta della mezzadria e, con la legge 6.12.1933 n. 282, la disciplina del contratto di mezzadria fu fatta aderire pienamente alla struttura e alle finalità dello Stato corporativo. Delle grandi conquiste del passato, e in particolare del diritto di prelazione a favore del mezzadro in caso di vendita del fondo, della giusta causa nelle disdette, della possibilità di variare il contratto, della ripartizione delle spese in misura diversa dal 50%, sparì ogni traccia. Lo Stato

690



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 43

Brano: [...]atteggiamento verso le istituzioni, la monarchia e la Chiesa, e risultò appoggiato dalle forze capitalistiche e agrarie. Nei primi governi di 'Mussolini i nazionalisti entrarono con Federzoni, Giovanni Giurati e Alfredo Rocco. Notevole il ruolo assolto dai nazionalisti nella costruzione del regime fascista, sia sotto il profilo « tecnico » che in quello delle idee direttive. Così Alfredo Rocco esercitò una funzione chiave nella definizione dello Stato corporativo e nelTinquadramento del sindacalismo di stato. E, del resto, l’influen

za dell’ideologia nazionalista sugli indirizzi dell’economia nazionale (prefigurata già nella relazione di Filippo Carli sulla « politica economica della grande Italia » al congresso fiorentino del 1910) è pure da rivalutare nella transizione dallo Stato liberale al regime fascista, come una delle fonti (particolarmente col programma Rocco del 1914 e con i discorsi agli industria

li di Enrico Corradini) degli orientamenti neoprotezionisti, neomercantilisti ed « autarchici » del tempo della dittatura.

Così i « sind[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 128

Brano: [...] ».

Morì nella notte tra il 10 e l’11.6. 1933, poche ore dopo aver commemorato Matteotti. Morì sul lavoro, lasciando incompiuto l’articolo « La “Locamo” di Mussolini », con il quale ammoniva le democrazie europee sulla universalità e pericolosità del fascismo.

Nei primi mesi di quello stesso anno Winston Churchill aveva espresso la sua ammirazione per « il genio romano di Mussolini, il più grande legislatore vivente » e Lloyd George per lo Stato corporativo; anche Ghandi, il “non violento”, parlava di Mussolini salvatore d'Italia « e — voglio sperarlo —



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 34

Brano: Con la carta del lavoro la lotta di classe è... abolita, in nome delVInteresse della Nazione. Il corporativismo fascista diviene l'ideologia della repressione politica e economica dei lavoratori.

LA CARTA REI LAVORO

Stato Corporativo

I. La Nazione italiana è un organismo avente fini, vita, mezzi di azione superiori a quelli degli individui divisi o raggruppati che la compongono. È una unità morale, politica ed economica, che si realizza integralmente nello Stato Fascista.

II. Il lavoro, sotto tutte le sue forme intellettuali, tecniche e manuali è un dovere sociale. A questo titolo, e solo a questo titolo, è tutelato dallo Stato.

Il complesso della produzione è unitario dal punto di vista nazionale; i suoi obbiettivi sono unitari e si riassumono nel benessere dei produttori e nello sviluppo della potenza nazionale[...]

[...]grale rappresentanza, essendo gli interessi della produzione interessi nazionali, le Corporazioni sono dalla legge riconosciute come organi di Stato.

Quali rappresentanti degli interessi unitari della produzione, le Corporazioni possono dettar norme obbligatorie sulla

disciplina dei , rapporti di lavoro ed anche sul coordinamento ella produzione tutte le volte che ne abbiano avuti i necessari poteri dalle associazioni collegate.

VII. Lo Stato corporativo considera l’iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell’interesse della Nazione.

L’organizzazione privata della produzione essendo una funzione di interesse nazionale, l’organizzazione dell’impresa è responsabile dell’indirizzo della produzione di fronte allo Stato. Dalla collaborazione delle forze produttive deriva fra esse reciprocità di diritti e di doveri. Il prestatore d’opera — tecnico, impiegato od operaio — è un collaboratore attivo dell’impresa economica, la direzione della quale spetta al dajtore di lavoro che ne ha la responsabil[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Stato corporativo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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