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Il segmento testuale Stati è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 234Analitici , di cui in selezione 8 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da La barbarie prussiana nel giudizio di Marx ed Engels in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: 1!
to LA RINASCITA
La barbarie prussiana nel
giudizio di Marx ed Engels
Perchè la reazione è sempre stata così forte in Germania e il popolo tedesco così spesso impotente nella lotta contro di essa ? Perchè, nelle ore decisive della storia tedesca, il popolo è caduto sotto l' influenza e sotto il potere della reazione'? Perchè i problemi nazionali decisivi per la Germania sono stati così spesso decisi dalla reazione contro gli interessi del popolo tedesco, e non dagli elementi progressivi della società e a favore del popolo stesso? La risposta a questa domanda assume un interesse particolare nel momento presente, in cui l' hiderismo ha risuscitato quanto di più odioso ed infame vi è stato nella storia della Germania, ha fatto propri e spinto all'estremo i tratti più reazionari del prussianesimo e dato libero corso agli istinti più feroci della cricca militare tedesca. Ed è per noi particolarmente interessante trovare questa risposta negli scritti di Marx e di Engels, i q[...]

[...]ortava alla restaurazione dei vecchi ordinamenti conservatori. Durante la Riforma e la guerra dei contadini, nel periodo della Rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche, nel 1848, nel corso della unificazione nazionale, le classi reazionarie finirono sempre per avere il sopravvento. E per quali motivi ? Mentre gli altri paesi dell'Europa oce'i dentale si erano impegnati da tempo sulla via dello sviluppò capitalistico e della formazione di Stati borghesi moderni, la Germania rimaneva un paese nazionalmente diviso ed economicamente arretrato. Nelle sue note sulla storia della Germania tra il
L II presente studio è stato fatto servendosi di scritti di Marx ed Engels per la maggior parte inediti, custoditi negli archivi dell'Istituto MarxEngelsLenin di Mosca. II confronto 'tra la ricchezza e profondità dell'analisi storica dei due grandi fondatori del marxismo scientifico e la banalità grandiloquente delle considerazioni che dedicano allo stesso tema i pontefici della scuola idealistico nostrana non mancherà di essere istruttivo. N. d.[...]

[...] una borghesia potente e ricca, concentrata in grandi città
e specialmente nella capitale, la nobiltà feudale in Germania aveva conservato una grande parte dei suoi vecchi privilegi. Il sistema terriero feudale dominava quasi dappertutto s z
A questo spezzettamento degli interessi economici, all'assenza di grandi centri economici e alla debolezza politica della borghesia corrispose lo sbriciolamento dello Stato, l'esistenza di numerosi piccoli Stati e principati, che formavano un solo c impero solo in apparenza. E d'altra parte c da che parte avrebbe potuto venire., — domanda Marx, — la concentrazione politica in un paese in cui tutte le condizioni economiche di questa concentrazione facevano difetto ? s 8. Ma questo spezzettamento economico e politico del paese impedì lo sviluppo' dei movimenti di massa, dei movimenti sociali delle classi progressive.
Il carattere reazionario degli Stati tedeschi venne ancora accentuato dalla forma originale che rivestì in Germania l'assolutismo. Mentre in Inghilterra
e in Francia la monarchia assoluta aveva una funzione centralizzatrice, e contribuiva alla formazione di uno Stato nazionale unitario e al progresso borghese, l'assolutismo degenerava in Germania in puro despotismo. I principi tedeschi, governanti di Stati piccoli o nani, fecero una politica che rifletteva gli interessi di classi reazionarie. Estraneo ad ogni compito progressivo di interesse nazionale, l'assolutismo diventò una tirannide che soffocò ogni manifestazione di iniziativa e di attività delle masse, una tutela meschina e ringhiosa che incatenò le forze vive del popolo. Esso creò una burocrazia estesissima di funzionari, il cui potere sulla vita della nazione venne sempre più aumentando. Sorse così lo spirito burocratico specificamente tedesco, prono alla lettera della legge e ai voleri dei governanti reazionari.
Marx ha dato una def[...]

[...]e in quei campi dove tutti gli altri popoli hanno conosciuto un rapido sviluppo. Egli ha conservato questo carattere anche più tardi, quando la Germania è di nuovo stata presa nella corrente dello sviluppo storico
Questo sopravvento della reazione in conseguenza della disfatta del popolo nel primo suo tentativo di assolvere una funzione nazionale determinò in gran parte il carattere dello sviluppo ulteriore della Germania. La Prussia, uno degli Stati tedeschi più reazionari, diventò uno dei principali appoggi di tutta la reazione tedesca, l'inesrnazione di essa, ed è nella sua itoria che devono essere cercati i motivi della preponderanza delle classi reazionarie in tutta la successiva storia tedesca.
La Prussia : Stato reazionario
La guerra dei trent'anni aveva reso ancora più deboli i legami che univano i numerosi piccoli principati tedeschi. < Ognuno di questi mille principi era un monarca assoluto; da questi farabutti grossolani e ignoranti non ci si poteva attendere nessuna azione comune, ma solo dei capricci a sazietà... Il più inf[...]

[...]tendere nessuna azione comune, ma solo dei capricci a sazietà... Il più infame dei loro delitti, però, era il fatto stesso della loro esistenza s °. Questo stato di sfacelo e di caos fu oltre ogni dire favorevole alla elevazione del reame prussiano brandeburghese. I principi prussiani, — gli Hohenzollern, — invece di portare un elemento di unità e di ordine nel caos tedesco, lo sfruttarono e sfruttarono nel loro interesse l'impotenza degli altri Stati tedeschi. c Ormai,—scriveva Marx,—questo Stato che non fa parte della Germania, (perchè tale è la Prussia nelle mani degli Hohenzollern), serve agli Hohenzollern come punto di appoggio per le loro usurpazioni nella Germania stessa s `. La Prussia, originariamente regione non tedesca, era infatti stata il campo d'azione dei Cavalieri dell' Ordine teutonico, chè vi avevano condotto delle guerre di sterminio contro la popolazione indigena, tanto che c alla fine del secolo XIII questo paese fiorente non era più che un deserto; al posto dei villaggi e dei campi non vi erano più che foreste e palud[...]

[...]loro usurpazioni nella Germania stessa s `. La Prussia, originariamente regione non tedesca, era infatti stata il campo d'azione dei Cavalieri dell' Ordine teutonico, chè vi avevano condotto delle guerre di sterminio contro la popolazione indigena, tanto che c alla fine del secolo XIII questo paese fiorente non era più che un deserto; al posto dei villaggi e dei campi non vi erano più che foreste e paludi ; e quanto agli abitanti, in parte erano stati sterminati, in parti rapiti con la forza, in parte costretti a emigrare in Lituania... Là dove gli abitanti non erano stati sterminati, < erano stati resi schiavi, e. Col saccheggio e con la violenza la Prussia venne trasformata in una colonia militare tedesca, e i Cavalieri teutonici tenta
t K. MARX e F. ENGEIS, Etudes E. S. I., Paris, 1935.
= Lettera di F. Engels a Paul 7 F. ENoeia, Note varie sulfa < K. Maas, Polonia, Prussia e 6 K. MARX, Note cronologiche,
philosophiques, .peg. 113.
Ernst, 5 giugno 1890.
Germania.
Russia.
Quaderno primo.
12 LA RINASCITA
rono di estendere la loro espansione verso la Russia, fino a che, nel 1242, per opera di S. Alessandro Nievskii c questi mascalzoni vennero respinti al di là della frontiera ru[...]

[...] straniere di cui si faceva lo strumento: c La lotta di Federico essendo diretta contro il potere tedesco e in pari tempo contro il capo titolare dell'Impero, egli fa appello a volta a volta con la stessa indifferenza prima ai francesi, poi ai russi, di cui si serve come di alleati > X.
La politica di perfidia verso i suoi alleati e ditradimento della Germania si manifestò particolarmente nella guerra di Federico II contro l'Austria e gli altri Stati tedeschi per la Slesia e nella guerra dei sette anni, in cui alla fine, battuto dai russi che arrivarono a occupare Berlino, egli fu salvato dal voltafaccia di Pietro III. c La storia mondiale,—dice Marx,—non conosce un altro re i cui scopi siano stati così meschini! Che cosa poteva essere di (grande > nei piani di un elettore di Brandeburgo, re per cortesia altrui, che agisce non a nome di una nazione, ma nell'interesse del suo patrimonio, che cerca .di arrotondare e ingrandire i suoi domini a carico dei territori della nazione... Trasformare il regno e mettersi alla sua testa era cosa molto al di sotto della sua ambizione 3. Tutta la politica interna di Federico 1I fu subordinata ai suoi scopi di conquista. Su. 16 milioni di talleri del suo bilancio, 13 erano spesi per l'esercito, i cui membri, secondo il giudizio di Scharnhorst, erano re[...]



da Georg Lukacs, Problemi della coesistenza culturale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...] — si tratta di vedere quale sistema economico sia in grado di garantire agli uomini una vita più ricca di contenuto e di significato.
In precedenti articoli ho parimenti sottolineato questa limitazione ultima nell'efficacia ideologica dei fatti economici, soprattutto riferendomi alla grande forza spirituale di attrazione della Rivoluzione socialista negli anni venti, in un'epoca nella quale
GEORG LUKACS
dal punto di vista economico non erano stati neppure riparati i danni prodotti dalla guerra. Per il presente, questo problema viene posto in primo piano anche soltanto perché l'ultima fase dello sviluppo capitalistico ha conferito al tempo libero, all'ozio un'importanza mai verificatasi prima in una misura socialmente così ampia. E ciò in due direzioni. Da un lato, il costante aumento quantitativo del tempo libero é insito nella tendenza di sviluppo dell'economia, dall'altro, la sua utilizzazione da parte dell'uomo non avviene con la naturalezza e la semplicità (non problematicità) in cui avveniva nella vita delle precedenti classi domi[...]

[...]tuale della visione del mondo e del metodo socialisti é la scelta tra il ristabilimento del vero marxismo e la sua applicazione ai nuovi fenomeni del presente e l'irrigidirsi sui metodi deformati di Stalin, non già — come spesso si ritiene — tra Molotov e Köstler.
Se qui la lotta per trovare una via è evidente almeno ai pensatori più avanzati, la grande maggioranza concepisce 'la situazione ideologica dell'Occidente in modo indubbiamente troppo statico; né, sostanzialmente, ciò muta per il fatto che la valutazione pratica dello stato attuale assuma talvolta la forma di una ((critica della cultura ». Dietro questa staticità o questo sviluppo immutabilmente uniforme alla superficie, la realtà opera però un mutamento significativo, che, in verità, oggi si esprime soltanto in singoli tentativi politici su base pragmatistica, anche se — in sé significa per mutamento importante e di principio per tutto il mondo capitalistico. Per eliminare a priori ogni malinteso, si tratta di un mutamento all'interno del sistema capitalistico; non sto parlando ora delle possibilità di una rivoluzione socialista. Dopo la grande crisi del 1929, Franklin D. Roosevelt aveva compreso che, data la grande labilità di tutto il mondo att[...]

[...]lt e 'Churchill avevano compreso che gli interessi collettivi del mondo borghese esigevano una guerra contra il sistema hitleriano — sia pure alleandosi con l'Unione Sovietica — e che qualora gli interessi parziali di singoli gruppi fossero prevalsi più a lungo, avrebbero condotto alla rovina del sistema nel suo complesso. Da quel momenta, la questione non è mai più stata cancellata dall'ordine del giorno. Il sorgere di una potente coalizione di Stati socialisti, l'irresistibile movimento di liberazione dei popoli coloniali, la tendenza altrettanto irresistibile di Paesi economicamente arretrati a superare la propria arretratezza, la trasformazione generale della strategia a causa delle armi nucleari, etc., hanno reso ormai obiettivamente sempre più impossibile ignorare tale problema. Tuttavia, dalla morte di Roosevelt in poi, Kennedy é stato il primo, e finora l'unico, uomo poli
12 GEORG LUKACS
fico del mondo capitalistico a riprendere questo programma, in condizioni differenti e assai più sviluppate. E che anche qui si tratti del contr[...]

[...]gnorare tale problema. Tuttavia, dalla morte di Roosevelt in poi, Kennedy é stato il primo, e finora l'unico, uomo poli
12 GEORG LUKACS
fico del mondo capitalistico a riprendere questo programma, in condizioni differenti e assai più sviluppate. E che anche qui si tratti del contrasto di interessi tra il capitalismo nel suo complesso e le singole organizzazioni monopolistiche, é dimostrato con la massima chiarezza dal rapporto tra gli USA e gli Stati dell'America centrale e meridionale: l'attuazione pratica di una stretta collaborazione economica politica, in cui uno sviluppo maggiore, una modernizzazione degli Stati del Centro e del SudAmerica sarebbero di interesse vitale per il capitalismo statunitense nel suo complesso, naufraga sempre per il fatto che potenti gruppi capitalistici sono interessati a determinate situazioni di arretratezza di questi Stati — monoculture, grande proprietà terriera feudale, etc.
Abbiamo indicato soltanto il problema di fondo, giacché la sua realizzazione in tutti i campi della vita internazionale non può essere assolutamente il fine di questo saggio. Basti accennare soltanto alla questione negra, come problema di politica interna, e all'infausto appoggio dato, in politica estera, alle tendenze e ai governi più reazionari del Centro e SudAmerica, per rendere evidenti l'universalità di tale problema. Né questo saggio può porsi come obiettivo l'analisi delle possibilità e prospettive di tale sviluppo. Per noi, ques[...]



da Goffredo Linder, Dietro Barzani adesso c'è lo scià [sopratitolo: La guerriglia kurda aumenta la tensione in Medio Oriente] [sottotitolo: Precedenti storici di una rivendicazione nazionale e democratica. Come il regime progressista di Bagdad ha risolto il problema dell'autonomia del Kurdistan. La casta dominante kurda, di fronte a profonde riforme strutturali, passa dalla parte dell'Iran. Un disegno pericoloso e articolato dell'imperialismo americano. Ma questa volta la maggioranza del popolo kurdo non s... in KBD-Periodici: Rinascita 1974 - 5 - 17 - numero 20

Brano: [...]. I kurdi, si sa, sono un gruppo etnico indoeuropeo, convertito all'islamismo, di 15 mi lioni di persone, di cui due milioni risiedono in Iraq, mentre gli altri soni divisi tra la Turchia, l'Iran, l'Urss, ecc. Ma sono qualcosa di più di un semplice gruppo etnico: in realtà costituiscono una nazionalità dotata di una propria lingua, di una propria cultura, di una propria storia, passata anche in tempi recenti attraverso due effimere esperienze di Stati nazionali: il Kurdistan, dopo la prima guerra mondiale, sulle macerie dell'Impero ottomano e travolto da una rivolta turca;, e la Repubblica kurda nel 1946, dissoltasi rapidamente nel giro di pochi mesi.
La guerriglia riprende quasi subito dopo la prima guerra mondiale limitatamente all'Iraq, mentre nell'Iran (3 milioni di kurdi) e in Turchia (4 milioni) la rivendicazione autonomista non si traduce in un movimento organizzato. In Iraq — dove la monarchia hascemita conduce una politica di repressione verso le minoranze nazionali — i kurdi riescono invece a organizzare una vera e propria guerr[...]

[...] nel petrolio una nuova fonte di ricchezza e di potere che può consentire di conservare intatte le strutture sociali del Kurdistan attraverso qualche concessione (sul modello degli emirati del Golfo arabico) alle masse.
Intorno a tutto ciò ruota il progressivo slittamento del movimento kurdo verso altre sponde. L'ostilità alla natura progressista del regime di Bagdad trova naturali convergenze, e Barzani lancia un primo ballon d'essai verso gli Stati Uniti agitando la questione petrolifera. Interrogato da Jim Hoagland del Washington Post nel suo rifugio di montagna, che non ha mai abbandonato, dichiara: « Noi siamo pronti a fare qualcosa che vada nel senso della politica statunitense in questa regione, se gli Stati Uniti ci proteggono dai lupi. Se l'appoggio fosse rilevante, potremmo controllare i campi petroliferi di Kirkuk e darli in conces sione a . delle compagnie ». La dichiarazione non trova orecchie sorde. L'Iraq continua a essere una breccia nel patto militare del Cento che lega l'Iran agli Usa, le nazionalizzazioni ne hanno fatto un paese di punta nello schieramento arabo, i suoi rapporti con il campo socialista sono eccellenti, e urta complessa lotta è in atto per controllare tutta l'area in modo da co prire gli interessi economici e militari degli Stati Uniti. L'attenzione di questi ultimi s[...]

[...] Kirkuk e darli in conces sione a . delle compagnie ». La dichiarazione non trova orecchie sorde. L'Iraq continua a essere una breccia nel patto militare del Cento che lega l'Iran agli Usa, le nazionalizzazioni ne hanno fatto un paese di punta nello schieramento arabo, i suoi rapporti con il campo socialista sono eccellenti, e urta complessa lotta è in atto per controllare tutta l'area in modo da co prire gli interessi economici e militari degli Stati Uniti. L'attenzione di questi ultimi si accresce dopo il conflitto araboisraeliano dell'ottobre 1973: sull'onda dei successi conseguiti in Egitto, la diplomazia kissingeriana guarda con sospetto e preoccupazione all'Iraq (e alla Siria) che ostacolano un progetto di riassorbimento del mondo arabo nell'ambito di una zona d'influenza americana.
Altre orecchie nel frattempo non so no rimaste chiuse: quelle iraniane. In parte in funzione statunitense, come sede di un subimperialismo di tipo brasiliano, in parte per ambizioni proprie, in_parte per la paura di un paese progressista ai suoi confini,[...]



da Massimo Robersi, Ulbricht visita la RAU [sopratitolo: L'espansionismo di Bonn verso i paesi arabi fa fallimento] in KBD-Periodici: Rinascita 1965 - 2 - 27 - numero 9

Brano: [...]no avuti tra tedeschi ed americani.
In concreto tre sono le condizioni che hanno portato alla presente situa
zione. In primo luogo v'è la tenacia
con cui la Repubblica araba unita ha saputo salvaguardare la propria indi
pendenza ed il ' proprio diritto a sce
gliere amicizie ed a stipulare trattati, tenacia che ha, tra l'altro, permesso
agli egiziani di non presentarsi isolati
nel Medio Oriente, ma collegati ed appoggiati da numerosi altri Stati dei
neutralismo positivo. In secondo luo
go è emersa la grettezza della politica statunitense (caratterizzata da sprez
zanti tentativi di intromissione) e la
incapacità tedescooccidentale a valutare l'evolversi dei rapporti interna
zionali ed in particolare il progressivo
affermarsi della Germania democratica sulla scena mondiale. Oltre a tali
carenze hanno acquistato grande rilievo i dissensi e le sfasature tra le stesse iniziative capitalistiche e specialmente l'autonomia delle prese di posizione francesi in diretta concorrenza con quelle americane e tedesche: la Francia, ad esempio,[...]

[...]unti oscuri della situazione nello scacchiere rimangono parecchi e la pesantezza delle ingerenze statunitensi in Turchia o nel Sudan, tanto per ricordare gli ultimi casi, non può non destare preoccupazione ed amarezza. Ma, di contro, l'insuccesso clamoroso toccato ad altre e forse pii, gravi .e sconcertanti manovre, mette in evidenza l'inanità fondamentale degli sforzi per riportare indietro l'orologio della storia
e C'era un tempo in cui molti Stati tremavano letteralmente ad ascoltare la voce del militarismo tedesco: ma ormai quei tempi sono passati e svaniti. Le minacce di Bonn hanno perso la loro forza, per lo meno nei confronti di Stati neutralisti quale la RAU che ha deciso di istituire rapporti amichevoli con la Germania orientale. Ed anche le sanzioni economiche stabilite dal governo Erhard appaiono destinate più a colpire la stessa Repubblica federale che l'Egitto: di questo se ne accorgeranno presto i dirigenti di Bonn medesimi ». Tale limpido giudizio espresso dal quotidiano comunista israeliano Kol Hawn riassume abbastanza bene tutto l'affare. Quanto allo Stato d'Israele — con buona pace degli esagitati discorsi di Aldo Garosci sul Mondo — pensiamo che abbia perfettamente ragione un nostro amico di Gerusalemme, insign[...]



da Ercoli [Palmiro Togliatti], Classe operaia e partecipazione al governo in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...] della dignità umana, pone in giuoco la nostra libertà, indipendenza e unità come nazione. Essa è tale, infine, perchè combattiamo contro Hitler, il nemico di ogni libertà, di ogni civiltà, di ogni progresso politico e sociale, l'uomo che è sceso in campo, a capo delle forze del militarismo e dell' imperialismo tedesco, per annientare le libertà di tutti i popoli, ma prima di tutto quelle della classe operaia e dei lavoratori.
Noi non siamo mai stati, in tema di questione nazionale, degli anarchici, anche se in un momento determinato, nel precedente dopoguerra, lasciandoci trascinare dalla reazione alle esasperazioni dello sciovinismo imperialista, commettemmo talvolta l'errore gravissimo di lasciar credere che lo fossimo. La classe operaia non può essere indifferente ai destini del proprio paese, e ciò non soltanto perchè sa di essere l'erede predestinata dei gruppi che oggi lo governano. All'operaio non è indifferente che il suo paese perda la sua indipendenza e la sua unità, perchè sa che in questo caso diverrebbero estremamente più gr[...]

[...]ssimo. La classe operaia non può essere indifferente ai destini del proprio paese, e ciò non soltanto perchè sa di essere l'erede predestinata dei gruppi che oggi lo governano. All'operaio non è indifferente che il suo paese perda la sua indipendenza e la sua unità, perchè sa che in questo caso diverrebbero estremamente più gravi le condizioni della sua emancipazione, ed egli sarebbe, in sostanza, due volte schiavo. La formazione di nazioni e di Stati nazionali fu, nella storia d' Europa e del mondo, un elemento di progresso, legato allo sviluppo e all'affermazione della borghesia come classe dirigente. Nella lotta per la formazione e per la indipendensa degli Stati nazionali gli operai in Francia, in Germania, in Italia, appoggiarono i gruppi progressivi della, borghesia di ogni paese, Ma nel periodo storico attuale le caste capitalistiche più reazionarie hanno tradito l' interesse della nazione, sia, come in Italia, rinnegando tutte le tradizioni nazionali e portando il paese alla catastrofe per realizzare imprese di rapina nel loro esclusivo interesse egoistico, sia, come in Spagna o in Francia, schierandosi dalla parte di un invasore straniero al quale le univa, contro la nazione, una solidarietà reazionaria criminosa. Mussolini, come sempre, ha volu[...]



da Dove finisce l'Europa? in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...], una tessera onoraria di aderente al famigerato convegno di cui sopra.
Ma forse il signor Carancini è per metà da scusare essendo mosso, più che da intenzione reazio naria consapevole, dal desiderio di dare il proprio contributo a un giuoco che pare stia diventando di moda in questo nostro paese, tra i cosiddetti sped cialisti di politica estera, e che consiste nello al' manaccare circa possibili o probabili blocchi, o unioni, o federazioni di Stati europei che dovrebbero costituirsi dopo questa guerra. Se è così, noi ci limitiamo a dire una cosa sola, ed è che la guerra non è ancora finita, che la guerra durerà forse ani cora per un pezzo e che il vincerlo sarà cosa molto dura per tutti. È quindi desiderabile che gli ingegni si aguzzino e le volontà si tendano nella ri, cerca e attuazione dei mezzi che consentano anche al nostro paese di dare per la fine sollecita della guerra il più grande contributo, convinti che que' sta è la sola cosa che possa darci la possibilità, domani, di occupare in una Europa libera il posto che ci spetta.



da (Nove domande sullo stalinismo) Gabriele Pepe in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: GABRIELE PEPE
Primo quesito. Tra i problemi storiografici che più a lungo ho fatto materia di insoddisfatta meditazione c'è stato quello che io qualche volta ho chiamato il problema dell'oc evemerismo » politico. Secondo Evemero gli dei sarebbero stati uomini di eccezionale potenza che avrebbero imposto il culto di se stessi (mi sia permesso rinviare il lettore alle prime pagine del mio libro su Carlomagno).
In una società organizzata socialisticamente e in vista di una organizzazione comunistica il mito agiografico della personalità creatrice di storia si giustifica assai difficilmente sia sul piano storiografico che su quello politicoideologico. E un luogo comune, ripugnante però al buon senso, quello di dire che socialismo e comunismo sono fenomeni religiosi: resta soltanto il fatto che in URSS si era creata quasi una agiografia politic[...]

[...]nin inaugurò la NEP per rendersi conto come sia tendenziosa ogni interpretazione dei grandi eventi politici sovietici.
Sgombrato l'animo nostro da ogni sentimento di preconcetta ostilità, ci sembra che la causa prima della condanna del culto della personalità sia da ricercare in un cambiamento di politica estera. Se Parigi valse bene una messa per Enrico IV, il riavvicinamento dell'URSS alla Jugoslavia e per il suo tramite alla grande fascia di stati neutrali, vale bene una condanna di Stalin. Se si riflette che gli ultimi due scritti di Stalin per il problema del linguaggio e quello sulle questioni del socialismo indicavano chiaramente nell'ultimo Stalin una impostazione aperta verso uno storicismo meno rigido e consequenziale del suo tradizionale, si deve concludere che della damnatio siano stati esclusivi i motivi politici. Non si nega la dittatura del proletariato, ma si attenua la diffidenza che ebbe la Russia di Stalin per il mondo occidentale. La politica e la propaganda staliniana erano state troppo potenti per
GABRIELE PEPE 103
ché altrettanto potente e sbalorditiva non ne dovesse essere la condanna.
Al secondo quesito non saprei cosa rispondere perché non sono troppo informato sulle correnti esistenti in URSS circa le istituzioni che regolano la grande federazione di Stati in URSS.
Al terzo quesito occorrerebbe una risposta troppo più impegnativa di quanto non lo siano le [...]

[...]la dittatura del proletariato, ma si attenua la diffidenza che ebbe la Russia di Stalin per il mondo occidentale. La politica e la propaganda staliniana erano state troppo potenti per
GABRIELE PEPE 103
ché altrettanto potente e sbalorditiva non ne dovesse essere la condanna.
Al secondo quesito non saprei cosa rispondere perché non sono troppo informato sulle correnti esistenti in URSS circa le istituzioni che regolano la grande federazione di Stati in URSS.
Al terzo quesito occorrerebbe una risposta troppo più impegnativa di quanto non lo siano le mie capacità, come quello che concerne la fonte della legittimità del potere. Per me la legittimità coincide con l'esercizio stesso del potere che legalizza le sue origini. Comunque la volontà popolare é stata sottoposta a tante critiche che ne hanno svelato il carattere spesso puramente ideologico e opportunistico. Si pensi che per alcuni studiosi il mito della «volontà popolare» si riporta all'esperienze religiose di gruppi di pionieri americani. Bisogna tener conto anche del carattere fari[...]

[...] il mondo.
Al quarto quesito io risponderei che più corretto mi sembra parlare non «di diversità di linguaggio politico» ma di una confusione che fa molto comodo ai governi di ogni stampo di politica e ideologia. Oggi non si parla di altro che di civiltà (cristiana, occidentale, orientale, liberale, socialista) di eticità e via dicendo, e si dimentica che ciò che caratterizza i regimi é l'azione politica più o meno ammantata di fini nobili. Gli stati socialisti dell'Oriente usano con più spregiudicatezza i termini politici che i termini etici o religiosi. Ciò porta a una certa reazione degli stati occidentali più abituati al linguaggio farisaico. Così piglio ad esempio il caso Beria: che egli fosse condannato a morte per tradimento politico è un triste evento, ma per nulla diverso dall'esecuzione dei Rosenberg. Come i Russi trovarono buone ragioni per giustificare la esecuzione di Beria, cosí gli USA trovarono buone ragioni per la
104 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
esecuzione dei Rosenberg. Ma la coscienza degli uomini non politici ha reagito in ambedue i casi, perché ha sentito immediatamente che l'una e l'altra esecuzione avevano ubbidito a sole esigenze politiche.
Al quinto quesito n[...]



da Jacques Howlett, I comunisti e la lotta contro il colonialismo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]si di Lenin, che prima della guerra (191418) i capitali investiti all'estero dai tre principali paesi (Inghilterra, Germania, Francia) ammontavano già a 175200 miliardi di franchi, i quali, al tasso modesto del 5 0/e, dovevano fruttare 810 miliardi all'anno. E Lenin aggiunge : « Ecco una solida base per l'oppressione e lo sfruttamento imperialista della maggior parte dei paesi e dei popoli del mondo, per il parassitismo capitalista d'un pugno di Stati opulenti » (op. cit., p. 168).
L'imperialismo, insomma, corrisponde allo stadio monopolistico del capitalismo; e Lenin riassume così i suoi caratteri fondamentali
(7) LENIN, L'impérialisme stade supérieur du capitalisme, p. 2. Testi riuniti in: Données complémentaires à l'impérialisme di E. VARGA et L. MENDELSOHN. Editions Sociales, Paris 1950.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 65
1) concentrazione della produzione e del capitale a un grado tale da provocare la formazione dei monopoli;
2) fusione del capitale bancario industriale;
3) esportazione di capitali;
4) formazione [...]

[...] territori metropolitani e i movimenti di liberazione dei territori coloniali; la vittoria non sarà possibile senza questo fronte comune, e questo fronte non potrà formarsi senza l'appoggio dei movimenti coloniali di liberazione da parte del proletariato metropolitano. Quest'appoggio deve consistere nella rivendicazione, nella difesa e nell'applicazione di quella parola d'ordine che è data dal diritto delle nazioni a separarsi e ad esistere come stati indipendenti. Altri~tnenti, sarebbe impossibile di organizzare l'unione e la collaborazione delle nazioni in una economia mondiale, unica base materiale della vittoria del socialismo.
Partendo da questa base teorica, Stalin denuncia due errori politici : da un lato « lo sciovinismo metropolitano » di coloro (i socialisti) che non vogliono appoggiare la lotta condotta dai popoli colonizzati per darsi uno stato; e dall'altro la tendenza, presso i popoli colonizzati stessi, a confinarsi nel loro quadro strettamente nazionale, nel loro particolarismo. Lenin — citato a questo proposito da Stalin [...]

[...]e, nel loro particolarismo. Lenin — citato a questo proposito da Stalin — aveva ben visto il legame dialettico che unisce queste due posizioni apparentemente contradittorie : nei paesi oppressori, gli operai difenderanno la libertà di separazione dei
paesi colonizzati, ché «senza di ciò non v'è internazionalismo )); nei paesi colonizzati, per contro, bisogna lottare « per l'indipen
denza politica della nazione e per la sua unione con gli altri stati ». In ogni caso, bisogna lottare contro i ristretti punti di vista nazio
(9) STALIN, Conferenze sui Principi del leninismo fatte all'Università di Sverdlov (aprile 1924).
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 67
nalistici, contro l'isolamento e « per la subordinazione dell'interesse particolare all'interesse generale ». Per gli uni, dunque, lotta per la libertà di separazione; per gli altri, lotta per la libertà d'unione. «Nella situazione qual è, non può esservi altra via verso l'internazionalismo e la fusione delle nazioni » (10).
Stalin fissa con precisione e buon senso gli obb[...]

[...]: nel passato, attraverso il suo passato di schiavitù; nell'avvenire, quando, in un rifiuto della sofferenza, nella rivolta, essa
74 JACQUES HOWLETT
cain (R.D.A.), partito politico della Côte d'Ivoire simpatizzante con il P. C. F., Gabriel d'Arboussier, parla di questa nozione di <c négritude » come d'una « pericolosa mistificazione », d'un « mero tentativo di divisione » che ha per risultato di « giustificare il rifugio in una contemplazione estatica » (21). Anche un africano, Albert Franklin pensa che (( la négritude considerata come Essenza Negra é una pericolosa mistificazione », e vede nella teoria sartriana un mezzo per « separare i negroafricani dal fronte unito degli oppressi contro gli oppressori » (22). Da parte dei marxisti, la teoria in questione é evidentemente combattuta nella misura in. cui essa pub avere un'influenza pratica, nella misura in cui certuni possono servirsene per giustificare i loro atti politici.
In via generale, i comunisti affermano che la liberazione culturale dei popoli coloniali dev'essere realizzata n[...]

[...]non un impiego, sarebbe forse un elemento di agitazione » (25).
Le cifre ufficiali rispecchiano assai bene questa situazione. Se ïl piano d'investimenti per l'oltremare, nel 1946, prevedeva un 25% per la parte sociale, di cui il 10 % per l'insegnamento, nel 1949 queste cifre sono cadute rispettivamente al 18 e al 5%, il che, tenendo conto del calo del potere d'acquisto del franco dal 1946 al 1949, significa che i crediti per l'insegnamento sono stati ridotti nel 1949 ad un sesto di quello che erano nel 1946. Questa era dunque la situazione mentre, sui 17.000.000 di abitanti dell'Africa Nera francese, c'erano appena 100.00 bambini a scuola (26).
Parlando della questione dell'insegnamento nell'Africa Nera, non bisogna trascurare la parte importante che hanno in questo campo le missioni cattoliche. Lo sforzo dei missionari in tale campo é certo, ma non bisogna attenderci da costoro che contribuiscano all'emancipazione politica degli africani, e neppure alla loro emancipazione intellettuale. Si tratta innanzitutto di evangelizzazione : e se [...]

[...]ormazione). E questo il nucleo essenziale della nuova classe operaia, sebbene esso non rap
(28) MICHEL LEIRIs, Modes d'expression de l'idée de travail. Si tratta dei Dogons di Sango (Sudan). « Présence Africaine », n. 13, p. 82.
(29) La notion africaine de travail di J. CL. PAUVERT, « Présence Africaine », n. 13. J. Cl. Pauvert, insiste anche sulle concezioni religiose che sono intimamente legate alla nozione africana del lavoro.
(30) Données statistiques sur la structure de la maind'oeuvre salariée et de l'industrie en Afrique Noire, in « Présence Africaine », n. 13.
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presenti ancora che lo 0,2 % della popolazione totale. Per l'A.E.F. e il Cameroun, i salariati costituirebbero lo 0,3% della popolazione totale. La classe operaia africana, e in particolare i lavoratori dell'industria, non costituiscono dunque ancora che una piccola minoranza, e non ci si deve pertanto attendere che essi possano esercitare per ora una funzione politica importante. Non si deve neppure, tuttavia, dimenticarne l'esistenza: Pierre Naville [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Stati, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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<---Auerstaedt <---Baas <---Bagdad <---Bamako <---Banania <---Barzani <---Beaumarchais <---Beria <---Bernstein <---Bilan <---Bisogna <---Bonn <---Brandeburgo <---Brandeburgo Federico <---Brandeburgo-Prussia <---Bucarest <---C.F.A. <---C.F.T.C. <---C.G.T <---C.G.T. <---C.P.P. <---Cameroun <---Capitalismo <---Carancini <---Caterina II <---Chasterton <---Chemins <---Claude Bourdet <---Colonial <---Colons <---Comitati di Liberazione <---Conakry <---Conant <---Congo Belga <---Congolais <---Conscience <---Convention People <---Copernico <---Cosa <---Creech Jones <---D.O.C. <---Da Max Weber a Wrigth Mills <---Dakar <---Dal Figaro di Beaumarchais <---Danzica <---Dialettica <---Dietro Barzani <---Dinamica <---Discours <---Dniepr <---Dogmatica <---Dogons <---Données <---Dresch <---Démocratique Afri <---Ecco <---Economic Basis <---Editions Sociales <---Emsalem <---Engels a Paul <---Enrico IV <---Enver Hodsha <---Estetica <---Etudiants <---Fadeev <---Federico Engels <---Federico Guglielmo 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