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Il segmento testuale Sessanta è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 351Analitici , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Maria Teresa Mandalari, Confini tempo esistenza in Ingeborg Bachmann in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]i mercato e di esibizionismo, tempo di mercificazione e di mistificazione, tempo infine di brutale competizione dentro un preciso ‘ sistema ’: lei lo sapeva bene. Tempo di « Gaunersprache », di linguaggio cialtronesco (un’espressione coniata da lei, come ha osservato Hans Bender); tempo in cui la letteratura è « una borsavalori » (come lei dichiarerà qualche anno dopo pubblicamente e avrà nella penna il ben noto verso che scriverà poi negli anni Sessanta: « Col mio assassino, il Tempo, io sono sola »). Qui, è ovvio, non si tratta tanto del tempo biologico quanto piuttosto del tempo epocale ch’è il suo, e del tempo cosmico cui spesso farà appello; e infine del tempostoria, che lei paventa, che esita ad affrontare soprattutto nel passato prossimo e che rifiuta con amara indignazione globalmente (« La nostra / divinità, la Storia, ci ha riservato un sepolcro / da cui non vi è risurrezione »: così nella lirica Messaggio).

È importante a questo punto, io credo, vagliare bene le varie prospettive temporali della Bachmann, la cui lirica è addirit[...]

[...]trice della coscienza attraverso il giudizio ed implica una consapevolezza del ‘ mutamento ’, se non vuol ridursi a constatazione negativa di trascorrimento e rovina, a puro scenario di fossili inerti: e che tale sia, invece, per la Bachmann (stranamente, data la sua ben nota consistenza intellettuale) è chiaramente dimostrato in due liriche, cioè Grande paesaggio nei dintorni di Vienna (ultima del primo volumetto) e Corrente (scritta negli anni Sessanta). Qui il passato come concatenazione di eventi, come ‘ costruzione 9 da cui lei proviene, è per la Bachmann solo ‘ lamento ’, allo208

MARIA TERESA MANDALARI

stesso modo come il suo passato personale attraverso la vicenda recente dei paesi tedeschi è soltanto un incubo emotivo, da lei palesemente concentrato tutto nel ricordo del trauma adolescenziale subito all’entrata dei nazisti in Austria (uno dei pochissimi dati autobiografici rivelati più tardi).

Il rifiuto del passato prossimo come di una malattia immonda abbattutasi dall’alto o scaturita dal profondo per generazione anomala, [...]

[...]lto o scaturita dal profondo per generazione anomala, che si constata incombere nei suoi esiti ma che non va analizzata, è netto nella Bachmann: come lo è stato allora e per molti anni in tutto l’Occidente tedesco, non soltanto letterario. È la unbewàltigte Vergangenheit, il passato rimosso e non superato. Di tale caratteristica specifica, la Bachmann al di là e al di sopra del suo ‘ impegno ’ è buon portavoce poetico, per gli anni Cinquanta e Sessanta. Il drammatico passato tedesco trova spazio solo nel ripercuotersi riflesso, filtrato dal suo io lirico, spesso con immagini o risonanze fiabesche, come rivolta luttuosa, come indignazione e dolore autentici di fronte al presente in atto. Il suo metaphoréin riguarda il risultato nell’oggi, denuncia e condanna il presente, ch’è tuttavia precisa conseguenza di un passato, ma non giunge a indagarlo, questo passato, nelle sue cause. Dagli inizi poetici, che sono trampolino di lancio per la Bachmann, tale atteggiamento si propaga e perdura lungo tutta la produzione successiva: i radiodrammi, i rac[...]

[...]ll’io lirico. Dei tre volti inscindibili della storia, passato presente futuro, è solo il presente in atto, mostro misterioso e cangiante, di origine oscura e sinistra (come l’Orsa Maggiore, der Grosse Bar, della lirica omonima), a scatenare con l’orrore la ribellione della Bachmann: una ribellione ‘ sospesa ’, aggrappata ad un’unica risorsa, il linguaggio, la parola, arma e scudo insieme:

lo dimostra ancora una volta nella lirica (degli anni Sessanta) Ihr Worte, certo la sua più drammatica, in cui con disperata speranza e non domato orgoglio, mentre anela al silenzio, incita alla lotta, vietandosi ogni parola di morte (« Kein Sterbenswort, / Ihr Worte! »).

La ‘ sospensione ’ nel tempo presente potrebbe o dovrebbe — trovar sbocco nella terza faccia della storia, il futuro. Ma cosi non è, o lo è assai debolmente, il che trova conferma nella produzione successiva, radiodrammi e narrativa, che « ricordano le poesie » (Bender) e dove con crescente incidenza prende forma il problema dell’io liricamente inteso. E qui s’inserisce il discorso [...]

[...]generazione di poeti e scrittori mitteleuropei; se nella Bachmann non ha carattere del tutto epigonale, ciò è dovuto al suo caratteristico atteggiamento di resistenza e di lotta da cui, oltretutto, derivano contrasti liricamente fecondi.)

Isole, mari, fiumi e spiagge sono i luoghi cui la Bachmann chiede « liberazione » (Erlósung) da quella sensazione di strettoia, di cerniera, di prigionia, di invalicabili limiti che l’angustia. Se negli anni Sessanta ‘ inventa ’ il mare come apertura infinita per la cara Boemia (nella lirica La Boemia è sul mare) e lei stessa intraprende spostamenti in lungo e in largo nell’Est europeo, ciò avviene forse anche nel tentativo di abbattere * confini ’ (geografici e ideologicoculturali). La dinamica iniziale del suo viaggio esistenziale con la ‘ partenza ’ (der Aufbruch, die Ausfahrt), le navi, gli approdi, sempre più va assumendo negli anni Sessanta l’aspetto di una vera e propria fuga interiore. È un moto che tende ad accelerarsi.

Sarebbe certo interessante estendere una tale indagine alla narrativa, genere in cui la Bachmann a partire appunto dagli anni Sessanta ha indubbiamenteCONFINI TEMPO ESISTENZA IN INGEBORG BACHMANN

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riversato tutti gli atteggiamenti e i nodi esistenziali della produzione liricopoetica (per cui mi sembra improprio ciò che si è tentato nel Convegno commemorativo di Roma di cui si è detto all’inizio, che si possa parlare cioè di una Bachmann epica). Qui si può solo farne cenno di passata. Se infatti i racconti usciti col titolo II trentesimo anno (1961) appaiono come un vero e proprio prolungamento della produzione lirica, il cui culmine è rappresentato dall’ultimo Undine se ne va, grido di vibrante protesta dell’io fem[...]

[...]i mi sembra improprio ciò che si è tentato nel Convegno commemorativo di Roma di cui si è detto all’inizio, che si possa parlare cioè di una Bachmann epica). Qui si può solo farne cenno di passata. Se infatti i racconti usciti col titolo II trentesimo anno (1961) appaiono come un vero e proprio prolungamento della produzione lirica, il cui culmine è rappresentato dall’ultimo Undine se ne va, grido di vibrante protesta dell’io femminile, gli anni Sessanta si può dire rappresentino quasi un vuoto di scrittura (o almeno di pubblicazioni) per la Bachmann: se si eccettuano le sparse liriche ’64’67, che seguono quelle ’57’61 tra cui è la già citata lirica Corrente nel cui ultimo verso, a proposito del tempo assassino, è annunciato un avvoltolarsi in se stessa insieme col suo tempo (« Ebbrezza e azzurro ci imbozzolano insieme »). Le sparse liriche degli anni Sessanta nella loro secchezza o elaborazione letteraria sono segnate da definitiva sfiducia e progressivo silenzio emotivo (la lirica Enigma conclude: « Sonst/sagt/niemand/etwas »). Nel 1971 esce Malina, il primo e l’unico romanzo compiuto del ciclo Todesarten; ma precedono nella composizione (quantunque usciti nel 1972) i racconti Tre sentieri per il lago: cinque episodi, o meglio esemplificazioni, di solitudine femminile e progrediente vuoto emozionale che, pur nella loro concretezza, possono definirsi ‘ resoconti lirici ’. In Malina, il problema dell’io che l’assiduo studio dei suoi « padri » austr[...]



da Giovanni Mari, Ritratti critici contemporanei. Louis Althusser in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]enza di una vera spiegazione, di una spiegazione marxista, di esso. Il problema teorico e politico dello stalinismo, e quindi della crisi che la sua denuncia ha determinato nel comunismo internazionale, è in altre parole ciò che domina la « congiuntura teorica e ideologica » del movimento comunista in cui Althusser interviene con i suoi scritti filosofici. Questi « interventi filosofici » hanno avuto essenzialmente il carattere, durante gli anni Sessanta, di una « difesa » della « specificità » e della « novità » del marxismo nei confronti dell'assalto delle varie forme dell'« ideologia borghese » sviluppatosi nel quadro delle « critiche di destra » dello stalinismo. Una difesa, come vedremo, che ha comportato un « ritorno alle fonti », ai classici, e che Althusser ha portato avanti, spesso da solo, non in nome dell'ortodossia (come da piú parti si è creduto di poter affermare), ma in nome di una « comprensione » e di una « intelligenza » di Marx da conquistare mediante la scoperta e lo sviluppo della « filosofia marxista ».
La Prefazione (1[...]

[...]passato (stalinismo), non sono qualcosa di diverso dai ritardi e dalle incomprensioni nell'analisi del presente. Ma per Althusser non ci si può fermare qui: occorre avere il coraggio di andare anche alla radice teorica di questi ritardi e di queste difficoltà. La definizione a cui egli attualmente lavora di un'idea marxista di « crisi generale del marxismo » appare come il risultato di una riflessione teorica che per il rigore con cui negli anni Sessanta ha « fatto ritorno `alle fonti' » ha dovuto in seguito arrendersi all'evidenza che la tradizione teorica marxista « non è `pura' ». Che il marxismo, « contrariamente alla frettolosa definizione di Lenin », non è « `un blocco d'acciaio', ma comporta difficoltà, contraddizioni e lacune » che hanno un loro preciso ruolo nella crisi attuale (« Non possiamo infatti contentarci di risolvere tutto con la responsabilità di Stalin », Finalmente, p. 225).
Nel 1978 i punti di maggior debolezza del pensiero di Marx gli appaiono i seguenti: la sopravvivenza in esso dell'« idea di una filosofia della stor[...]

[...]corre tra la fase politica successiva al 1968 e la enunciazione della « crisi generale del marxismo », bensí la individuazione del nesso (cioè del « primato » di quale politica) che intercorre tra la fase aperta dal 1956 e la « deviazione teoricista » di tale filosofia. In altre parole, esiste una radice politica di questa « deviazione » filosofica? perché questa « deviazione » nel periodo di difesa del marxismo e di « ritorno alle fonti » (anni Sessanta)? anche a quali errori o deviazioni di tipo politico si può far risalire l'idealismo filosofico di cui Althusser si autocritica? Il filosofo francese non dice niente in proposito, egli si sofferma solo sulle radici teoriche del proprio « teoricismo » e « razionalismo » (Spinoza, Bachelard, una certa influenza dello strutturalismo, ecc.), come se il « primato » della politica si esercitasse solo dal momento in cui viene riconosciuto e in un solo senso, quello positivo.
Queste stesse questioni, legate comunque ad uno sforzo di periodizzazione e di interpretazione storica della ricerca althusse[...]

[...]sitivo.
Queste stesse questioni, legate comunque ad uno sforzo di periodizzazione e di interpretazione storica della ricerca althusseriana, possono essere ritrovate anche a partire dall'« autocritica », purché si assuma il ragionamento di Althusser con tutto il rigore e la serietà che merita. L'« autocritica » in verità ci pone di fronte ad un fatto abbastanza sconcertante. Infatti Althusser, dopo essersi criticato per aver sostenuto negli anni Sessanta posizioni idealistiche (« Teoricismo vuol dire qui: primato della teoria sulla pratica, insistenza unilaterale sulla teoria; ma piú precisamente: razionalismo speculativo », EA, p. 22, nota 20), difende senza alcuna esitazione gli effetti politici ed ideologici ottenuti da questa filosofia « speculativa »: « Ma, e questo è certamente piú importante, alcune tesi che noi attaccavamo hanno dovuto fare marcia indietro: cioè le tesi umaniste, storiciste, ecc. » (EA, p. 40). Ora la difficoltà è tutta qui perché Althusser, dopo aver rivendicato il primato della pratica sulla teoria (in Elementi di a[...]

[...]to della politica sulla teoria (su cui invece Althusser si era molto acutamente soffermato nella Introduzione al Per Marx), ma finisce per caratterizzare teoreticamente la filosofia dei primi saggi soltanto per i suoi aspetti negativi: un « secondario » quindi che diviene esaustivo. Ovvero un'« autocritica », per un verso (sul lato del politico) incompleta (assenza della ricerca del rapporto tra idealismo filosofico e pratica politica degli anni Sessanta), e per l'altro (sul lato del filosofico) forse anche eccessiva. Vedremo in seguito come è forse possibile colmare questa incompletezza, questa assenza.
3. Uno dei grandi temi presenti in tutto l'arco della ricerca di Althusser è rappresentato dalla questione del « giovane Marx ». Cioè da quel complesso di problemi di ordine storiografico e teorico, ma anche politico e ideologico, legato all'interpretazione, sia del significato che rivestono gli scritti giovanili di Marx (Ideologia tedesca compresa) all'interno dell'evoluzione del pensiero marxiano, sia dello statuto teorico di tali scritti [...]

[...]ppo della filosofia di Marx permettono di « rispondere alla domanda sul posto occupato dal Capitale nella storia del sapere » (Lc, p. 15), risposta indispensabile, questo l'obiettivo politico e teorico di fondo del filosofo francese, per una effettiva « intelligenza » dell'opera marxiana e della sua « radicale diversità »
e « specificità ». Piú tardi, nel 1975, Althusser ha ribadito la sostanza di queste posizioni che fin dall'inizio degli anni Sessanta gli erano apparse come le piú giuste per « uscire dal vicolo cieco teorico in cui la storia ci aveva cacciati »:
È questa novità, questa differenza radicale di Marx, rivoluzionaria nella teoria
e nella pratica, che ho voluto non soltanto far sentire, ma anche far percepire,
e se possibile far concepire, poiché consideravo politicamente e teoricamente vitale per il movimento operaio e i suoi alleati (e tuttora lo considero) che questa differenza fosse pensata. Per ottenerlo, non potevo fare altro che pormi al livello della nuova filosofia, prodotta da Marx nella sua rivoluzione scientifica.[...]

[...]ciali ed umani... Ecco ciò che forse scoraggerà i metafisici marxisti dall'impegnarsi nell'avventura d'estendere d'autorità la teoria marxista a degli oggetti che essa esclude dal suo campo, o sulla cui sorte mantiene il silenzio » (Ap, p. 20).
5. Althusser inizia la propria riflessione sulla filosofia di Marx a partire da determinati « vuoti » e « punti di fragilità teorica » del ragionamento marxiano, e perviene, nella seconda metà degli anni Sessanta, all'esplicita affermazione che l'attuale « crisi generale del marxismo » va spiegata anche con le « difficoltà, contraddizioni e lacune » del pensiero di Marx. In generale i risultati piú significativi della ricerca althusseriana sono sempre connessi all'individuazione di alcuni punti precisi di difficoltà e di insufficiente od assente elaborazione teorica rintracciabili in Marx e nel marxismo. Tuttavia dietro questa continuità di atteggiamento vi sono idee e posizioni teoriche assai divergenti. Nel primo periodo della sua ricerca Althusser individua le « manchevolezze », le « lacune » e le [...]

[...]izioni » e di « difficoltà » che concernono direttamente il ragionamento scientifico di Marx nel suo complesso (e non solo in alcuni punti: es. la « causalità strutturale ») e non si limita piú a rilevare « lacune » e
« manchevolezze » filosofiche i cui effetti rimarrebbero comunque estrinsechi alla forma del ragionamento scientifico di Marx. Questo tipo di rilievi filosofici ha perciò un significato assai diverso da quello sostenuto negli anni Sessanta e permette attualmente ad Althusser di fondare teoricamente la
« crisi generale del marxismo » sulla sua « crisi teorica ».
Ma vediamo, anche se molto schematicamente, i principali risultati a cui Althusser perviene a partire dalle « difficoltà » e dai « punti di fragilità teorica » del ragionamento di Marx. Come Althusser indica in E facile essere marxisti in filosofia? questi risultati possono essere raggruppati attorno a due grandi temi: quello della « determinazione in ultima istanza » (della sovrastruttura da parte dell'economia) e quello del « processo di conoscenza ». La prima questi[...]

[...]urato come un linguaggio » (FL, p. 18).
Già da questa sommaria esposizione risulta evidente il parallelismo che Althusser instaura, attraverso quello tra Marx e Freud (che in questo modo ne risulta rafforzato), tra la propria opera di difesa della radicale diversità del marxismo e del suo sviluppo attraverso la ricerca della filosofia di Marx,
e l'opera analoga che Lacan compie nei confronti del pensiero di Freud. Un'interpretazione degli anni Sessanta, in altre parole, non solo come del periodo del ritorno a Marx (Althusser, Della Volpe, ed altri), ma anche del ritorno a Freud (Lacan), come « ritorno », insomma, ai massimi teorici rivoluzionari del campo delle scienze umane.
Piú direttamente connessa alla ricerca althusseriana sull'ideologia (che vedremo nel paragrafo seguente) è l'idea che Freud avrebbe sottoposto ad una prova trasformatrice « una certa immagine tradizionale, giuridica, morale
e filosofica, cioè in definitiva ideologica, dell"uomo', del `soggetto' » (FL, p. 29). Questa idea viene particolarmente approfondita nello scrit[...]



da Giovanni Pirelli, Questione di Prati in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]Era chiara come acqua di fonte. « Alla faccia degli invidiosi », brindò, alzando il bicchiere all'altezza degli occhi.
« Alla faccia loro », disse prontamente Salomone Croux alzando il bicchiere.
« Alla faccia », disse il ragazzo Attilio alzando il bicchiere e guardando con insolenza la faccia di Croux.
II
«Mon djeu me », disse Salomone Croux. Si batté ripetutamente il
petto. Teneva la bocca spalancata, ne gettava fuori buffate di alito.
« Sessanta gradi, non uno di meno ».
César Borgne rise. « Sessanta? ».
Rise anche il ragazzo e ripeté: « Sessanta? >.
76 GIOVANNI PIRELLI
« Sessantacinque? », disse Salomone Croux.
« Sessantacinque? », disse César Borgne, strizzando l'occhio al ragazzo Attilio. Attilio era felice.
«Settanta? », disse Salomone con il tono di chi ha raggiunto un limite oltre il quale non è disposto nemmeno a un atto di fede.
« Settanta! Dice settanta! » Ogni rughetta del viso di César sprizzava allegria. « Settantacinque gradi, amico mio. Settantacinque come è vera che sono qui che ti parlo. Parola di César Borgne ».
« Troppi », disse seccamente Salomone. « Fino a sessanta, a sessantacinque può andare. Settanta é un'esagerazione. Non parliamo di settantacinque. Vuol dire bruciarsi le budella. Tro[...]

[...] César Borgne, strizzando l'occhio al ragazzo Attilio. Attilio era felice.
«Settanta? », disse Salomone con il tono di chi ha raggiunto un limite oltre il quale non è disposto nemmeno a un atto di fede.
« Settanta! Dice settanta! » Ogni rughetta del viso di César sprizzava allegria. « Settantacinque gradi, amico mio. Settantacinque come è vera che sono qui che ti parlo. Parola di César Borgne ».
« Troppi », disse seccamente Salomone. « Fino a sessanta, a sessantacinque può andare. Settanta é un'esagerazione. Non parliamo di settantacinque. Vuol dire bruciarsi le budella. Troppi. Ne bevo un sorso proprio perché ti sei ficcato in testa di voler festeggiare. Lo bevo perché un amico non lo si abbandona nei momenti difficili. Questo bicchiere e basta. No, non è bene abbandonare un amico nei momenti difficili. E così, eccomi qui che mi brucio le budella perché tu ti devi consolare di aver venduta il tuo prato ».
« Al diavolo », disse César Borgne senza più allegria. « Hai deciso di rovinarmi la festa ».
Per qualche tempo nessuno parlò. César, scrupolosame[...]



da Alfonso Paolella, Varietà e documenti. Semiologia, narratologia e retorica. Una rassegna bibliografica 1975-1979 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]associazioni nazionali ed internazionali e in congressi periodici e, in ultimo, il suo affacciarsi in alcune strutture accademiche hanno sanzionato una collocazione precisa di questa disciplina nel panorama culturale di questi anni.
È noto come il fascismo da un lato ed il crocianesimo dall'altro abbiano tenuto la cultura italiana, per circa trent'anni, lontana dalle ricerche linguistiche e letterarie di punta del nostro secolo. Solo negli anni Sessanta viene intrapresa dall'editoria italiana una sistematica opera di traduzione dei classici della linguistica (Saussure nel 1967, Hjelmslev nel 1968, Sapir nel 1969 ecc.) proseguita poi nel decennio successivo, mentre a soli tre anni di distanza dall'edizione francese venivano riproposti in Italia i Saggi di linguistica generale di Jakobson (1966) e, poco dopo, nel 1971, i Problemi di linguistica generale di Benveniste (1966). Nello stesso tempo la traduzione di Erlich (1954, tr. it. 1966) e la riedizione italiana dell'antologia di Todorov (1965, tr. it. 1968) diffondevano in Italia alcuni pezzi[...]

[...]zioni teoriche, Segre inserisce in tutti i suoi volumi, da I segni e la critica (1969) a Le strutture e il tempo (1974), una elaborazione teorica ed una parte applicativa. Sulla stessa linea di fusione dei modelli culturali con l'opera letteraria, ma a carattere esclusivamente teorico, si pone anche Semiotica, storia e cultura (1977)
Altri lavori di applicazione alla letteratura dei metodi semiologici sono quelli di Avalle datati fin dagli anni Sessanta: critico acuto, Avalle applica con rigore sistematico le tecniche semiotiche soprattutto a testi medievali (1975 e 1977); mentre la Corti nei Principi della comunicazione letteraria (1976) presenta un accurato discorso di sintesi sul fenomeno del funzionamento del linguaggio letterario inserito nel sistema socioculturale ed ideologico della società in cui vive l'autore (si vedano soprattutto i capitoli riguardanti i generi letterari). L'autrice, approfondendo un concetto già enunciato nel volume precedente (il testo è un segno polisemico e dinamico suscettibile di letture diverse), propone, c[...]

[...] semiotica, essa ne costituisce piuttosto la fondazione teorica » (p. 19): ed è sul problema del significato che Garroni sviluppa il suo discorso fino a postulare una semantica trascendentale che dia conto di tutte le possibili forme di significazione.
Un altro grosso filone della semiotica fa capo al formalismo russo degli anni Venti e si è sviluppato per conto proprio. Il discorso sulla tradizione sovietica, scoperta in Italia solo negli anni Sessanta, si fa piú complesso, poiché queste
VARIETÀ E DOCUMENTI 313
ricerche abbracciano ambiti e settori di indagine tra i piú disparati, come la filosofia del linguaggio, la tipologia della cultura, la metrica, la narratologia, l'analisi letteraria, il folklore ecc. Si possono, in ogni caso, distinguere almeno due fasi: il formalismo degli anni 19151930, in cui studiosi di diversa estrazione, ma con prevalenti interessi letterari, si raccolgono intorno al Circolo di Mosca
e all'oPoJAz di Leningrado. I maggiori rappresentanti di questo periodo sono Sklovskij, il giovane Jakobson, Ejchenbaum, Toma[...]

[...]raghese sopravvisse al Circolo di Praga con l'opera di Mukarovskÿ). In parte erede del formalismo slavo può essere considerato il gruppo di semiologi che fanno capo alla cosiddetta scuola di Tartu (Lotman, Uspenskij) che si occupa principalmente dell'elaborazione di modelli culturali. Per una informazione completa, si rinvia all'ottimo lavoro della FerrariBravo (1978) che informa il lettore su tutto ciò che è stato tradotto in Italia, dagli anni Sessanta, dei lavori dei formalisti russi e degli strutturalisti e semiotici sovietici del dopoguerra. Aggiungerò solo due volumi apparsi recentemente: Prevignano (a cura di) (1979) e Bachtin (1979).
La riflessione della semiotica letteraria sul testo comporta anche la considerazione di un tipo particolare di testo, che è il racconto. Per l'analisi del racconto,
o narratologia, bisogna risalire alle « lezioni » dei formalisti russi (contributi vengono dagli americani Forster, 1927, tr. it. 1963, Frye, 1957, tr. it. 1969): Veselovskij (1977), Propp (1928, tr. it. 1966), Sklovskij (1925, tr. it. 1966 [...]



da Vittorio Strada, Per una teoria del romanzo russo in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]sso a una nuova visione (e visionarietà) sia sul piano letterario e romanzesco, sia sul piano ideologico e politico. Su quest'ultimo piano, nella prospettiva del rapporto rivoluzione europea/rivoluzione russa, si pone il problema dell'azione, che diventò un nuovo elemento del romanzo nel suo rapporto col momento della riflessione teorica e della responsabilità morale (in Dostoevskij con forza particolare, ma anche nei romanzi politici degli anni Sessanta dello scorso secolo). Mentre il romanzo francese, da Stendhal a Balzac, vive la fase del riflusso e dell'assestamento postrivoluzionario con tutte le sue contraddizioni e delusioni, il romanzo russo vive una fase di aspettativa critica prerivoluzionaria, sullo sfondo però delle già avvenute e verificate rivoluzioni europee. Nel populismo russo il problema della rivoluzione industriale con le sue conseguenze sociali e politiche (proletarizzazione e democrazia) trova lo scioglimento in una progettata modernizzazione noncapitalistica e in una lotta sociale antizarista che ne consenta l'attuazion[...]

[...]ú emblematico personaggio romanzesco russo che incarni il weberiano « spirito dell'etica protestante »: Stolz, che non diventa però un centro di forza eticopoetica capace di equilibrare col suo dinamismo la staticità intensa e toccante di Oblomov. La dinamicità che, nel romanzo russo, riesce a controbilanciare la « superfluità » di tanti personaggi della nobiltà e dell'intelligencija è quella del rivoluzionario. Nel romanzo ideologico degli anni Sessanta è, soprattutto, Rachmetov come quintessenza del tipo ascetico e rigoristico dell'« uomo nuovo ». Ma se questo personaggio è un paradigma che si propone come un modello di comportamento poi fin troppo meccanicamente seguito e imitato, l'autentica Bildung rivoluzionaria della letteratura russa è incarnata in Herzen, nel suo Passato e pensieri, libera sintesi di un doppio ordine di svolgimento temporale: interiore e eticopsicologico l'uno, storico e politicomorale l'altro.
In Herzen il rapporto RussiaEuropa diventa non solo centro di una esperienza di vita, ma nucleo di una teoria dello svilupp[...]

[...]rrative stesse, del loro centro eticopsicologico (l'« Io ») e dello stesso concetto di letteratura. Sul piano formale il romanzo russo, mettendo radicalmente in questione la storia, colloca i personaggi in un tempo narrativo che è piú di quello della traiettoria di un destino individuale e richiama come proprio sfondo un ritmo temporale in cui il momento dominante è costituito dal futuro. Un futuro che, a parte i romanzi rivoluzionari degli anni Sessanta, non ha i connotati di un concreto e limitato progetto, ma si presenta come il luogo della massima apertura eticoutopica, confondendosi, al punto estremo del suo orizzonte, con la volta di un firmamento metafisicoreligioso oppure di un cielo deserto e infinito. Per questo il rapporto dell'autore coi suoi personaggi non è, al suo limite, il rapporto ironico di chi sa verso chi non sa, cioè il campo visivo dell'autore non ha una superiorità (maggiore vastità) di principio rispetto al campo visivo del protagonista cieco di fronte al proprio destino. In un certo senso l'autore è prigioniero del f[...]



da j.s.[Jole Soldateschi], scheda sintetica di «Lavoro critico» in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]asa editrice Dedalo, Bari,
formato: cm. 21x14.
Rivista trimestrale di « analisi sociale della letteratura » uscita a Bari agli inizi dell'anno in corso, diretta da A. Leone de Castris, G. Mazzacurati, U. Carpi, A. Bova, P. Voza, M. Ricciardi, pubblicata a Bari dalla casa editrice Dedalo. La rivista nasce come consapevole tentativo di ridefinire la funzione intellettuale e criticoletteraria dopo la crisi che l'ha investita dalla fine degli anni Sessanta in poi setto la duplice spinta da un lato dell'asservimento alle operazioni di mercato dell'industria culturale e dall'altro della con
testazione sessantottesca. Nell'editoriale di . apertura : si richiama l'attenzione sul fatto che la «riqualificazione» e «riappropriazione» degli strumenti del lavoro intellettuale, criticoletterario specialmente, da parte delle forze produttive intellettuali, non può realizzarsi « senza un'analisi della contraddizione reale al livello e nel punto in cui essa socialmente si specifica, cioè appunto nella funzione storicamente contraddittoriaideologica di essi[...]

[...]lavoro intellettuale nella società borghese » e della crisi che investe, nell'attuale fase di transizione, questa funzione' specifica all'interno del sistema capitalista. Questi interessi motivano, una costante attenzione alla storia sociale della letteratura del passato, ed in particolare una analisi sistematica ed approfondita dei momenti più significativi della storia degli intellettuali del '900, a partire dall'età giolittiana fino agli anni Sessanta, proprio come testimonianza della formazione e dello sviluppo di « certe forme di coscienza caratteristiche della fase di massa del lavoro :intellettuale e della crisi di egemonia. dello Stato liberale ».
L'impostazione generale della rivista tende: in definitiva a liquidare le vecchie .e .sterili dicotomie tra « specifico » (lavoro intellettuale) e « sociale,», _ auspicando una risoluzione che non sia parziale o unilaterale (separatezza neutrale o sociologismo spoliticizzato), ma critica e complessiva.
Le scelte tematiche del primo fascicolo della rivista sono in buona parte conseguenti a [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Sessanta, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---ideologica <---ideologico <---italiana <---Cosa <---Dialettica <---Ecco <---Filosofia <---Già <---Ottica <---Sistematica <---antropologia <---idealismo <---ideologia <---italiano <---Bachtin <---Bibliografia <---Come <---De Donato <---Dei <---Dinamica <---Diritto <---Discipline <---Eléments <---Filosofia della storia <---Hachette <---Hegel <---Il Saggiatore <---La lotta <---Leningrad <---Linguistica <---Linguistica strutturale <---Logica <---Metafisica <---Montesquieu <---Perché <---Philosophie <---Più <---Poetica <---Pratica <---Pratiche Editrice <---Psicanalisi <---Retorica <---Scienze <---Scienze umane <---Seuil <---Sulla <---Théorie <---biologico <---cristiana <---cristianesimo <---epistemologica <---epistemologico <---fronteggiano <---gnoseologico <---hegeliana <---hegeliano <---ideologie <---imperialismo <---marxiana <---marxiano <---marxismo <---marxista <---marxiste <---marxisti <---nichilismo <---ontologico <---siano <---socialismo <---socialista <---sociologismo <---soggettivismo <---strutturalismo <---Abbandonò <---Abbatterla <---Academiei <---Academiei R S <---Afanasjev <---Aggiungerò <---Ahi <---Akademisk <---Akakievié <---Alessandro Magno <---Alfa <---Algirdas <---Algirdas Jules <---Allentò <---Allontanò <---Alphonse Allais <---Althusser <---Altro <---Amina Pandolfi <---Analyse <---Anatomia <---Anche <---Andiamo <---André Daspre <---Angriff <---Anime <---Anmerkung <---Annamaria Carpi <---Annexe <---Aosta <---Apollon Grigor <---Appendice <---Asciugati <---Aspects <---Aspetti <---Attaccati <---Atti del I Convegno <---Atti del in Convegno <---Attilio Glarey <---Aufbruch <---Auguri vivissimi <---Aujourd <---Ausfahrt <---Austria <---Aut-Aut <---Avalle <---Avaro <---Avertissement <---Bachelard <---Bachelard Althusser <---Bachmann <---Bachmanris <---Balibar <---Bally <---Bambin Gesù <---Bambino Gesù <---Barcelona <---Barthes <---Basta <---Basterà <---Bayerischer <---Bel <---Belfront <---Belfront Augusto <---Bellagio <---Bender <---Benveniste <---Bertinetto <---Bettetini <---Biedermeier <---Biella <---Bildung <---Bildungsroman <---Biologia <---Bisogna <---Blau <---Bloch <---Bloomington <---Bobrowski <---Boja <---Bompiani <---Bonvesin <---Bordeaux <---Borgne <---Boris Ejchenbaum <---Bottoni <---Brace <---Brecht <---Bremond <---Bressanone <---Bruna Bianchi <---Brunod <---Bruxelles <---Bucuresti <---Budapest <---Buffoni <---Bulletin <---Bulzoni <---Buyssens <---Cahiers <---Calabrese <---Cambia <---Capital <---Capitale <---Capito <---Cappotto <---Caprettini <---Cartas <---Castris <---Ceccato <---Cechov <---Centro Internazionale di Linguistica <---Cercle <---Cercò <---Cernysevskij <---Certo <---Cesare Luporini <---Charles Morris <---Charles Sanders <---Charles W <---Che Althusser <---Che César Borgne <---Chenoz <---Chiacchiera <---Chiamatela <---Chiesa <---Chissa <---Chissà <---Chomsky <---Chotjewitz <---Christa Wolf <---Christine Busta <---Christine Lavant <---Chudo <---Chudozestvennaja <---Chénor <---Chénoz 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