Brano: [...]na vibrazione d'ombra.
Avremmo dovuto sapere... », disse Marco.
Nino si cacciò indietro i capelli.
«Dopo tutto... ». Le sue labbra ebbero una smorfia, parve inghiottire a fatica: « Dopo tutto, non era mica venuto con noi... ».
Guardava a terra, le dita del piede nudo si contraevano sui ciottoli. Poi, lentamente, si diresse verso il folto di mentastri dove tra il grigio delle foglie risaltava la macchia rossa della blusa di Michele. Marco lo segui. L'uno e l'altro s'infilarono le scarpe, e quando risollevarono la testa i loro occhi s'incontrarono per la prima volta. Nino sembrò in procinto di dire qualche cosa : ma distolse gli occhi e guardò i vestiti. Per un momento parve esitare, poi bruscamente si chinò, li raccolse, e andò verso una striscia di terra nuda ai piedi della roccia. Accovacciato, si mise a scavare con le mani. Marco lo vide deporre in fondo alla buca i vestiti e ricoprirli frettolosamente.
Marco guardò le scarpe di Michele: pensò di alzarle, non avrebbe voluto che Nino portasse via anche quelle, ma non osò muoversi e [...]
[...]Costanza scosse la testa, rigettando bruscamente indietro i capelli, e si fermò:
«Non mi va di rincasare subito. Venderò ancora qualche pacchetto, non so... Tanto, neppure Michele sarà in casa, a quest'ora ».
Antonio alzò la mano verso la sua come per carezzarla. Costanza abbozzò un sorriso. Mentre Antonio accennava ad avviarsi, staccò impulsivamente un garofano che teneva infilato nella blusa «Lo vuole? Ha ancora un po' di profumo ».
Egli prosegui da solo, tenendo il fiore tra le dita un po' impacciate.
« Tuo padre. Non dirglielo », sussurrò Nino vedendo comparire Antonio Stura in fondo alla discesa, e corse via.
Antonio andava piano. Vicino a lui, seguendo il muoversi del corpo nel passo, oscillava la piccola macchia rossa del garofano. Marco fu per scappare anche lui: ma poi gli parve più facile attenderlo che rientrare da solo. Rimase immobile, gli occhi fissi al lieve moto di quel punto vermiglio.
Antonio era ancora lontano, appena fuori dell'ultimo quartiere che la città protende verso i colli, là dove le rotaie del tram si spr[...]
[...] Marco e di suo padre erano stati altrettanto attenti, altrettanto rapidamente si erano distolti. Come esitasse a non dargli un segno della sua presenza, Antonio aveva rallentato; Marco, invece, aveva affrettato il passo.
IL SILENZIO 159
Senza rispondere al meccanico « Siete qui? » con cui Teresa, rimanendo china sull'acquaio, registrava di solito la loro presenza, Antonio s'era subito diretto verso il suo tavolaccio da lavoro.
Marco l'aveva seguito.
Ritto nell'angolo tra il tavolaccio e la finestra, la schiena curva del padre lo proteggeva dallo sguardo di Teresa. Del resto, la donna aveva troppo da fare per occuparsi di lui.
C'era ombra nella stanza, e fumo. I suoi occhi ancora abbagliati distinguevano appena la madre: ma sarebbe bastata la memoria a fargli riconoscere i suoi gesti, quelli di sempre. Come se non fosse stato vero. Ma poteva essere vero? Forse Michele, chissà come, era risalito più in là sulla costa. Forse era a casa, adesso, e rideva dello scherzo che aveva fatto a lui e a Nino...
Antonio scelse fra le asticciole c[...]
[...]ormai, e facevano apposta a lasciarlo in quell'ansia. L'ira lo stava prendendo di nuovo, come sul greto: ma non solamente contro Nino, adesso, anche contro Michele. Era colpa sua se aveva accettato la gara che Nino aveva proposto, pur essendo più piccolo e avendo meno forza di loro. E perché, ma perché li aveva sfidati, Nino, sicuro com'era di vincere? Rivide il sorriso maligno col quale, già lontano da riva, Nino si voltava a guardare i due che seguivano, ormai distanziati. C'era ancora, in quel momento, Michele? Ma come poteva saperlo? Anche lui, aveva meno forza di Nino: pensava solo a inseguirlo, col cuore che gli martellava, e
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nella bocca quel gusto tepido di sfinimento, più forte della frescura dell'acqua e del morso del sale. Non ne aveva colpa. « Non ne ho colpa » si ripeté, preso da un'accorata pietà di sé.
Provò ora un oscuro bisogno di provocare gli sguardi degli altri. Lasciò_ l'angolo dov'era tornato, si fece vicino al tavolo, sotto la lampada, e stette a guardare fisso sua madre che condiva l'insalata.
« Hai brutta cera! » disse Teresa fermandosi. Nel visetto smunto e abbronzato, le palpebre pallide, venate d'azzurro, sembravano larghe e fragili.
[...]
[...]adeva talvolta, lo aveva sentito dire, per uno spavento. Provò ancora, e gli sfuggì un lieve lamento. Se lo avessero chiamato a cantare, sarebbe quello, si disse, il suono che avrebbe emesso con tutte le sue forze. Lo conosceva : lo stesso grido con cui, risalendo dall'acqua, lui e Nino avevano chiamato Michele.
Fu per scappare. Nel lieve movimento che fece, vide finalmente suo padre. Era seduto in un angolo. Vicino a lui, un vecchietto gracile seguiva coi moti del viso il canto degli altri, ora accigliandosi, ora facendo cenni di lieta approvazione. Antonio aveva un'aria più distaccata. Teneva una mano nella tasca dove aveva nascosto il garofano. Marco ebbe di nuovo voglia di fuggire : non aveva più paura soltanto della propria voce, non voleva udire quella di suo padre. Ma non osava spostare i nuovi arrivati per farsi strada verso la porta.
E poi, era in qualche modo attirato dal vecchio. Pareva stesse aspettando che qualcuno cantasse anche per lui: o di poterlo fare lui anche per gli altri, impaziente di vedere che non riuscivano al m[...]
[...]tua madre », disse, « che é come morta ».
Giacomo aveva di nuovo distolto gli occhi. La testa china, le mani penzoloni, grandi, inerti. Marco, appoggiato al muro, si sentiva quasi fisicamente percuotere da quella voce accusatrice. Sperò che Giacomo rispondesse: ma non pareva aver altra difesa che quella intontita inerzia da burattino gettato su una sedia, gli occhi vuoti, la gamba di traverso. E in quell'inerzia, una passiva accusa da bestia perseguitata.
Nino s'era seduto in un angolo, come se la sua tensione si fosse rilassata in un improvviso sfinimento. Ogni tanto, gli lanciava un'occhiata di sfuggita. Filippo Bertolli celava appena una curiosità maligna, sotto la compunta pietà con cui guardava Costanza. Teresa aveva un viso chiuso e ostile. Doveva pensare che la colpa di tutto era proprio di Costanza, invece: di lei che rideva quando passava correndo la mattina, per andare a Sottoripa, e se trovava uno dei ragazzi faceva a chi arrivasse primo alle rotaie del tram.
Costanza si era rimessa a singhiozzare.
« Aspetta di sapere, almen[...]
[...]imessa a singhiozzare.
« Aspetta di sapere, almeno », disse Giacomo, con una grande stanchezza nella voce. E Marco pensò che aveva ragione. Stavano dibattendosi di paura, ecco, come se ognuno avesse potuto far portare all'altro il carico di quello che temeva, rifiutandosi in anticipo di sapere per sé.
Suo padre gli stava accanto, ora. Improvvisamente, egli senti la mano di lui premergli una spalla. Era una mano stranamente leggera, come quando seguiva il contorno dei suoi intagli. Si voltò pensando d'incontrare il suo sguardo. Gli vide invece un viso opaco, tanto che pensò l'avesse sfiorato involontariamente. Però gli rimase vicino. Rimase che se n'erano andati, e non aveva quasi visto come.
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« ... Non esser tosi inquieto ». Gli accarezzò piano la testa. « Deve tornare », aggiunse con forza.
Teresa alzò le spalle. Sarebbe ben tornato, disse, non c'era da stupirsi se stava a girovagare anche di notte, quel povero ragazzo, con un padre che sapeva solo ubbriacarsi, e quella... Lasciò la frase in sospeso con un gesto s[...]
[...] udì mormorare.
IL SILENZIO 177
Luigi si riscosse. « A niente ».
Poi Marco vide di nuovo quelle mani; e subito quelle di Luigi sulla veste chiara. Dure, come ostinate a far presa.
La stretta lama di un riflettore si fermò un attimo sulla lontana oscurità del mare: apparve una breve superficie, scialba e ,vuota.
Fu in quel momento che s'udì il grido di Caterina. Alto, ininterrotto. Un grido d'appello che non lasciava modo a risposta alcuna.
Seguì un rumore lontano di porte chiuse, un mormorio di voci. Giuseppe Spinola doveva aver chiamato la vicina per l'iniezione. Il grido continuava acuto, ancora più acuto, come svincolandosi da un rantolo. Marco l'ascoltava come se lo riconoscesse.
Terminò e si ruppe su un nitido: No!
Tornò per primo Luigi, che venne a lavarsi all'acquaio. Vide che Marco era sveglio.
« Hai sentito di Michele? »
Fece cenno di sì.
« Anche questo dovranno pagare, i signori padroni! » disse con violenza Luigi. Nella collera, il viso ossuto, ma aperto, prendeva una espressione caparbia che lo faceva somigliare molt[...]
[...] gli raccomandò con aria inquieta di non allontanarsi.
Dall'andito, udì dei passi nella strada, e la voce di Filippo Bertolli. Si nascose dietro la porta. « Porto Nino a fare la comunione », diceva Filippo. « Che almeno ci sia chi prega per quel povero figioeu... ».
S'allontanarono.
Più in alto sulla . strada, due suoi compagni, seduti sul ciglio, giocavano a palline, altri stavano intorno. Avevano un'aria distratta e svogliata. I più piccoli seguivano con lo sguardo Nino e Filippo che scendevano lungo la strada. Nino camminava rigido, il padre lo seguiva con quel suo passo saltellante sui piedi troppo piccoli. La giacca scura faceva sembrare ancora più rosea la pelle che traspariva sotto i rari capelli impomatati.
Senza guardare verso il gruppo dei ragazzi, Marco svoltò giù per il colle. Scese, poi s'addentrò nella città, e girò a lungo in uno stato di vago stordimento, scegliendo le vie più deserte. Fu quasi senza pensarci che si trovò ad aver varcato la soglia di una chiesa. Rimase qualche momento intimidito, nella zona di luce rossa che filtrava sul pavi mento attraverso il tendone caduto alle sue spalle.
La chiesa era grande, chiara, [...]
[...]tente con la testa coperta da un velo nero stava inginocchiata davanti al confessionale, la testa china verso la grata.
Uno scaccino che passava lo guardò fisso. S'accorse che era il solo a stare in piedi, e pensò che forse non doveva. Andava in chiesa unicamente in occasione delle feste solenni, accompagnato da Teresa: cercava allora di pregare bene, con fervore, imitando i gesti di sua madre. S'inginocchiò in mezzo ai banchi vuoti. Cercava di seguire, attraverso la voce del prete che diceva messa, il mormorio che veniva dal confes sionale. Gli parve che parlasse quasi sempre la donna, interrotta da brevi domande. E se, quando lei avesse finito, fosse andato ad inginocchiarsi davanti alla grata? E poi? Per quanto s'interrogasse su quello che avrebbe detto, non riusciva a trovare che una sola frase: Michele è morto.
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Le voci continuavano a ronzare, alternate, dal confessionale.
Un risuonare di legno vuoto gli indicò che la penitente s'alzava. La vide andare ad inginocchiarsi vicino alle altre donne. S'udì attraver[...]
[...]li indicò che uscisse. Ma come accennando a parlare, le labbra della morente vibrarono di un lieve tremito, denudando le gengive pallide.
«Si sta bene sul Righi », disse infine con un tremito più forte delle labbra, che abbozzarono faticosamente un sorriso. Si voltò adagio verso la finestra. « Tira a piovere », disse ancora, lo sguardo alla foschia livida che pesava sull'orizzonte. « $ buono... quando sa tutto di pioggia ».
« ...E di sale » prosegui piano Antonio. « La terra, i capelli... ».
Marco aveva indietreggiato, scostandosi dal letto, come avesse voluto fuggire. Guardava fisso la morente.
C'era quell'odore di pioggia e di sale, ricordò a un tratto, un giorno
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che lui e Michele correvano su una striscia sabbiosa lambita dal mare. I piedi lasciavano sulla sabbia bagnata un'orma chiara che poi un velo d'acqua, lentamente trapelando, faceva quasi nera, e traslucida... Aveva sperato di parlare a Caterina, si disse, quand'era corso da lei: ma adesso avrebbe dovuto farlo in altro modo, e non sapeva come. Erano feli[...]
[...]era niente di cui si potesse parlare. Eppure, ormai, non sapeva pensare ad altro. Tutto s'era fatto così confuso. Riandò con la memoria a quel grido : non sapeva più ritrovarlo.
Caterina aveva lo sguardo fisso alla cresta del Righi. Si vedevano ora lassù, nitide, lontanissime, due persone : una delle tante coppie che salivano con la funivia e vagavano per il colle.
La mano d'Antonio gli premeva di nuovo la spalla, guidandolo verso la porta. Lo segui.
Gli parve, mentre scendevano le scale, che il padre cercasse le parole per dirgli qualche cosa. « Dio, Dio, Dio... » si limitò a borbottare tra i denti.
C'era sulla strada un assembramento di gente, appena fuori del quartiere. Guardò, attraverso la finestra aperta, nel pianterreno dei Cataldo : deserto. Capi che qualcuno della questura doveva essere arrivato. « Ora m'interrogheranno », si disse « e sarà finita ».
Nino era tra altri ragazzi che, dietro agli adulti, si serravano per vedere: pallidissimo, ma avevano tutti un'aria così spaurita. L'agente, un uomo dal viso bruno e pigro e dall[...]
[...]ia! »
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Non aveva guardato dove fossero andati gli altri ragazzi, era corso su per il colle.
Quando si fermò, ansimante, e si voltò, vide due uomini che arrivavano.
Camminavano piano su per la strada. Portavano grossi zoccoli, e piantavano solidamente il corpo sul passo largo. Pescatori. Il gruppo era ancora là, verso le case, compatto intorno all'agente. Nessuno si voltava a guardare i due uomini. Com'erano lenti! Marco li seguiva con gli occhi, passo a passo. Tremava alle folate più fresche che grandi rapide nuvole sembravano smuovere, segnando strie di un biancore di pietra sull'incupirsi del mare. Finalmente gli uomini raggiunsero il gruppo. Qualcuno si voltava, parlava con loro, il gruppo si apriva. Non sapeva che cosa attendesse, spasmodicamente. Era come se qualcosa dovesse prorompere: forse un grido. Ma non s'udì nulla.
Passarono lunghi momenti; infine Marco vide Costanza uscire tra la gente che ondeggiava. Camminava rigida, il corpo inclinato in avanti, tra i due pescatori che le si erano messi a fianco. Egl[...]
[...] loro, il gruppo si apriva. Non sapeva che cosa attendesse, spasmodicamente. Era come se qualcosa dovesse prorompere: forse un grido. Ma non s'udì nulla.
Passarono lunghi momenti; infine Marco vide Costanza uscire tra la gente che ondeggiava. Camminava rigida, il corpo inclinato in avanti, tra i due pescatori che le si erano messi a fianco. Egli distingueva anche Antonio, adesso, che procedeva rapido come per raggiungerla;. e Giacomo. Gli altri seguivano più lentamente. Per un poco Antonio continuò da solo con dietro Giacomo che arrancava. Poi si fermò ad aspettarlo, e prosegui con lui. Andavano più adagio dei tre che precedevano: eppure Giacomo, oscillando scompostamente sulla gamba di legno, sembrava il solo a correre.
Costanza e i due pescatori erano già nascosti dalle prime case, che ancora i due avanzavano lentamente a metà strada, tra i colli nudi.
A un certo momento, Antonio passò la mano sotto il braccio di Giacomo, cercando di sorreggerlo: ma riuscì soltanto a dare intralcio al suo lungo passo rigido. Quando Antonio si staccò, Giacomo rimase qualche istante immobile, a testa china; poi riprese a camminare, e infine scomparvero anche loro.
C'era una cavit[...]