Brano: [...]», lugliosettembre 1950.
(3) « Conscience algérienne », n. 2.
(4) « Mondes d'Orient », giugno 1951.
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ne toutcourt, il processo al colonialismo si rinnova ogni giorno. Processo a proposito del quale vogliamo qui ricordare i nomi di coloro che in Francia hanno voluto sostenere con la loro autorità gli sforzi di una rivista come Présence Africaine, destinata precisamente a denunciare gli abusi del colonialismo : A. Gide, J. P. Sartre, E. Mounier, A. Camus, R. Wright, P. Naville, M. Leiris, R. P. Maydieu, P. Rivet. Ma resta il fatto che l'accusatore potente, metodico ed efficace, quello che all'occasione sa anche indignarsi liricamente (5), ma che non cessa mai d'agire, quello per cui «la vergogna del XX secolo )) non é soltanto cattiva coscienza, è il partito comunista. Esso pub servirsi, contro il colonialismo, di una base teorica solida, e i suoi militanti agiscono dappertutto, sia oltremare che nel territorio metropolitano. Nostro argomento, pertanto, saranno innanzitutto le basi teoriche del marxismo per quanto riguar[...]
[...]nza di contatti umani, « rapporto di dominazione e di sottomissione che trasforma l'uomo colonizzatore in sorvegliante, guardaciurma, aguzzino, e l'uomo indigeno in strumento di produzione » (19). Per il colonizzato in posizione di dipendenza, dunque, non potrà mai trattarsi di « assimilare », ma di essere assimilato, al che egli si rifiuta con tutte le sue forze.
I comunisti si oppongono anche alla nozione di « négritude », sviluppata da J. P. Sartre in uno studio intitolato « Orphée Noir » (20). Uno dei leaders del Rassemblement Démocratique Afri
(19) AIMÉ CÉSAIRE (deputato della Martinique), L'impossible contact in « Chemins du Monde» n. 5, 1948.
(20) Prefazione all'Anthologìe de la nouvelle poésie nègre et malgache de langue française di L. S. SENGHOR, P.U.F. 1948. Ecco lo schema di questo importante studio di Sartre:
Postulato fondamentale: il negro, proprio in quanto è negro, è « votato all'autenticità », e nelle sue rivendicazioni non potrà non tener conto della propria qualità di negro. Di qui i caratteri della sua presa di coscienza: urna presa di coscienza di razza, fondata mono sui caratteri obbiettivi della sua situazione (contrariamente a quanto accade per il proletariato bianco) che su certe qualità della sua anima: la « négritude ». Così il negro, negato dal bianco nella sua essenza più profonda, si vede costretto ad opporre al bianco stesso una più giusta visione della propria soggettività. E[...]
[...]ità che si manifesta nella poesia negra; ed è la « négritude », ormai pensata più che vissuta — poiché il negro è passato per l'Inferno del mondo bianco, e non coincide più con se stesso — ad ispirare certi temi eternamente ricorrenti nella poesia negra: tali sono il tema dell'esilio, quello dell'Africa lontana, e quello — correlativo — del Ritorno al Paese Natale. Il canto dell'Esilio del poeta negro è quello di tutti i suoi fratelli oppressi.
Sartre cerca quindi di avvicinarsi all'essenza più profonda di questa « négritude ». Essa è, innanzitutto, un certo atteggiamento affettivo nei riguardi del mondo; è « l'esserenelmondo del negro ». Più precisamente, essa è comprensione per simpatia (un po' come l'intuizione bergsoniana, ma ben più violenta), ed è comprensione per amore: «Il Negro testimonia dell'Eroe naturale D. Essa procede dai misteri del sesso.
Essa è anche Passione; sebbene anticristiana, la « négritude » è un modo doloroso di caricarsi di tutte le sofferenze umane, ed è attraverso questa esperienza del dolore che la coscienza [...]
[...]er bocca del Congrès des Colons Algériens, già si precisava in questo modo : « Il Congresso, considerando che l'istruzione degli indigeni fa correre all'Algeria un vero pericolo, tanto dal punto di vista economico che da quello della sicurezza del gruppo francese, auspica che l'istruzione elementare degli indigeni
si propone un futuro e una meta. E allora che il cantore negro diviene un militante. Ma non un militante della « négritude », poiché Sartre mostra come questa giunga a superare se stessa per aprirsi sull'uomo: sull'uomo aldilà del proprio colore, nero o bianco.
Dunque la « négritude » è superamento, è amore, ed é per questo che, infine, essa è poema.
(21) «La Nouvelle Critique », n. 7, giugno 1949.
(2Z) « Réflexion sur Orphée Noir » in « Présence africaine »: Les Etudiants vous parlent, n. 14, Paris 1953.
(23) PAUL VERGES, articolo citato.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 75
venga soppressa » (24). E lo stesso Vincent Auriol dichiarava nel 1949: « C'è probabilmente bisogno di tecnici, c'è bisogno di diplomati, [...]