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Il segmento testuale Sartre è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 135Analitici , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Jacques Howlett, I comunisti e la lotta contro il colonialismo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]», lugliosettembre 1950.
(3) « Conscience algérienne », n. 2.
(4) « Mondes d'Orient », giugno 1951.
62 JACQUES HOWLETT
ne toutcourt, il processo al colonialismo si rinnova ogni giorno. Processo a proposito del quale vogliamo qui ricordare i nomi di coloro che in Francia hanno voluto sostenere con la loro autorità gli sforzi di una rivista come Présence Africaine, destinata precisamente a denunciare gli abusi del colonialismo : A. Gide, J. P. Sartre, E. Mounier, A. Camus, R. Wright, P. Naville, M. Leiris, R. P. Maydieu, P. Rivet. Ma resta il fatto che l'accusatore potente, metodico ed efficace, quello che all'occasione sa anche indignarsi liricamente (5), ma che non cessa mai d'agire, quello per cui «la vergogna del XX secolo )) non é soltanto cattiva coscienza, è il partito comunista. Esso pub servirsi, contro il colonialismo, di una base teorica solida, e i suoi militanti agiscono dappertutto, sia oltremare che nel territorio metropolitano. Nostro argomento, pertanto, saranno innanzitutto le basi teoriche del marxismo per quanto riguar[...]

[...]nza di contatti umani, « rapporto di dominazione e di sottomissione che trasforma l'uomo colonizzatore in sorvegliante, guardaciurma, aguzzino, e l'uomo indigeno in strumento di produzione » (19). Per il colonizzato in posizione di dipendenza, dunque, non potrà mai trattarsi di « assimilare », ma di essere assimilato, al che egli si rifiuta con tutte le sue forze.
I comunisti si oppongono anche alla nozione di « négritude », sviluppata da J. P. Sartre in uno studio intitolato « Orphée Noir » (20). Uno dei leaders del Rassemblement Démocratique Afri
(19) AIMÉ CÉSAIRE (deputato della Martinique), L'impossible contact in « Chemins du Monde» n. 5, 1948.
(20) Prefazione all'Anthologìe de la nouvelle poésie nègre et malgache de langue française di L. S. SENGHOR, P.U.F. 1948. Ecco lo schema di questo importante studio di Sartre:
Postulato fondamentale: il negro, proprio in quanto è negro, è « votato all'autenticità », e nelle sue rivendicazioni non potrà non tener conto della propria qualità di negro. Di qui i caratteri della sua presa di coscienza: urna presa di coscienza di razza, fondata mono sui caratteri obbiettivi della sua situazione (contrariamente a quanto accade per il proletariato bianco) che su certe qualità della sua anima: la « négritude ». Così il negro, negato dal bianco nella sua essenza più profonda, si vede costretto ad opporre al bianco stesso una più giusta visione della propria soggettività. E[...]

[...]ità che si manifesta nella poesia negra; ed è la « négritude », ormai pensata più che vissuta — poiché il negro è passato per l'Inferno del mondo bianco, e non coincide più con se stesso — ad ispirare certi temi eternamente ricorrenti nella poesia negra: tali sono il tema dell'esilio, quello dell'Africa lontana, e quello — correlativo — del Ritorno al Paese Natale. Il canto dell'Esilio del poeta negro è quello di tutti i suoi fratelli oppressi.
Sartre cerca quindi di avvicinarsi all'essenza più profonda di questa « négritude ». Essa è, innanzitutto, un certo atteggiamento affettivo nei riguardi del mondo; è « l'esserenelmondo del negro ». Più precisamente, essa è comprensione per simpatia (un po' come l'intuizione bergsoniana, ma ben più violenta), ed è comprensione per amore: «Il Negro testimonia dell'Eroe naturale D. Essa procede dai misteri del sesso.
Essa è anche Passione; sebbene anticristiana, la « négritude » è un modo doloroso di caricarsi di tutte le sofferenze umane, ed è attraverso questa esperienza del dolore che la coscienza [...]

[...]er bocca del Congrès des Colons Algériens, già si precisava in questo modo : « Il Congresso, considerando che l'istruzione degli indigeni fa correre all'Algeria un vero pericolo, tanto dal punto di vista economico che da quello della sicurezza del gruppo francese, auspica che l'istruzione elementare degli indigeni
si propone un futuro e una meta. E allora che il cantore negro diviene un militante. Ma non un militante della « négritude », poiché Sartre mostra come questa giunga a superare se stessa per aprirsi sull'uomo: sull'uomo aldilà del proprio colore, nero o bianco.
Dunque la « négritude » è superamento, è amore, ed é per questo che, infine, essa è poema.
(21) «La Nouvelle Critique », n. 7, giugno 1949.
(2Z) « Réflexion sur Orphée Noir » in « Présence africaine »: Les Etudiants vous parlent, n. 14, Paris 1953.
(23) PAUL VERGES, articolo citato.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 75
venga soppressa » (24). E lo stesso Vincent Auriol dichiarava nel 1949: « C'è probabilmente bisogno di tecnici, c'è bisogno di diplomati, [...]



da Franco Fortini, Che cosa è stato il Politecnico in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...] e « arte rivoluzionaria ». Vedi (n. 4) il frammento di Malraux (di prima della guerra, naturalmente): «Non sono né Claudel né Proust che significano la borghesia, è Henri Bordeaux ». (Segue questa nota redazionale: ((Non sono né Montale né Svevo che significano la borghesia italiana, è Lucio d'Ambra »). In questo quarto numero, dedicato alla Francia contemporanea, dove ad una poesia di Eluard fa contrappeso una di Spender, c'è già una pagina di Sartre; nel numero seguente, accanto ad un affresco di Diego Rivera c'è la copertina d'uno dei quaderni della Bauhaus; quello dedicato alla Rivoluzione di Ottobre si apre con una poesia di Montale e si chiude con le foto di un balletto psicanalitico. Accanto a questi esempi solo apparentemente contraddittori, si moltiplicano le dichiarazioni e i programmi di una
umile e orgogliosa novità: « Politecnico si legge nel n. 4 non è
l'organo di diffusione d'una cultura già formata ma uno strumento di lavoro per una cultura in formazione... Compito speciale che il POLITECNICO Si è scelto per contribuire a[...]

[...]e presto dissuaderli. Il Politecnico non poteva diventare quello che, proprio in quel tempo, cominciava ad essere il Calendario del Popolo.
Si moltiplicano d'altra parte i punti di frizione fra le posizioni del settimanale e quelle del Partita Comunista; come i ripetuti atteggiamenti anticlericali di Vittarini (vedi posizione in favore del divorzio, in nota ad un
articolo di A. C. Jemolo, nel n. 9); come la pubblicazione (n. 16) di un passo di Sartre e di uno di MerleauPonty « un marxismo vivente dovrebbe
salvare la ricerca esistenzialista invece di sofocarla»; con questo commento redazionale:
È questa — crediamo 'noi — una esigenza più o meno chiaramente sentita da quanti son persuasi che il posto proprio dell'uomo d'oggi e di domani sia in una sempre più risoluta coscienza di come siano irriducibili tanto la necessità quanto la libertà
o, nel n. 23, una critica piuttosto dura ad una iniziativa culturale dei comunisti francese (« Per una enciclopedia»). La stessa polemica iniziale — che è il motivo centrale della rivista continua a t[...]

[...]nte, che le critiche alla rivista come tale passeranno in second'ordine e il centro della discussione diventerà quello dei rapporti fra attività (o autorità) culturale e attività (o autorità) politica.
Non c'è dubbio che, da un punto di vista tanto politico quanto filosofico, le repliche di Ferrata e di Vittorini agli scritti di Luporini, Alicata e Togliatti sono evasive e manifestamente insufficienti. Finché si tratta di pubblicare Hemingway o Sartre o Reed, di mostrare simpatie per la narrativa sovietica, di difendere Gide`contro i «codini» o di parlar di «psicanalisi progressiva », tutto questo, almeno nel 1946, e in Italia, non sarebbe sufficiente a mettere in difficoltà disciplinari Vittorini e la sua rivista. Piuttosto, dietro gli scritti di Cantoni su Burnham, di Preti su Dewey e sull'Antiduering, di Leontiev sul pensiero economico sovietico; dietro le citazioni di Gramsci (che appunto in quei mesi cominciava ad esser pubblicato 4), si delinea la possibilità di un dibattito di fondo sui motivi essenziali del marxismo, e attraverso q[...]

[...]rxismo politico e 'altro', critica alla religione e fede religiosa, cultura e politica, il suo tentativo di parlare politica, senza essere 'politica'. E finalmente perché rappresenta una esigenza di comunisti o diciamo di rivoluzionari che non ha nulla a che fare con la terza forza o altre scempiaggini, ma che non deve accontentarsi della politica culturale del P. C. e nemmeno delle sue semplificazioni propagandistiche su gli U.S.A., l'U.R.S.S., Sartre, il cattolicesimo, Gesù e il Piano Marshall. Io non ti incito alla eresia per l'eresia, come avrei fatto forse un anno fa. Mi domando se siamo più utili .tacendo o parlando, testimoniando e agendo perché le scelte non totnino ad essere sublimi e grottesche come in tempo di guerra; perché sono persuaso che non siamo in fase 'qualitativa' ma assai piattamente 'quantitativa'. Insomma, mi sembra venuto il momento davvero di attenuare la propria flessibilità e di stabilire quale sia il limite di rottura, il limite al quale devi dire che il Partito ha torto oppure non devi dir nulla e tacere... ». [...]



da Georg Lukacs, Problemi della coesistenza culturale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]gettandoli fuori della porta della filosofia, essi rientrano dalla finestra. Perciò non é un caso che l'esistenzialismo — e le concezioni del mondo, religiose o irreligiose, ad esso legate — abbia occupato questo spazio in nome di un irrazionalismo conforme al nostro tempo. E la polare complementarità di queste posizioni immediatamente antitetiche definisce sostanzialmente l'ambito delle concezioni del mondo dominanti in Occidente. Va a onore di Sartre di non potersi accontentare filosoficamente di questa polarità e di sforzarsi di continuo di superarla.
E' possibile contrapporre con successo il marxismo a questa problematicità di principio di tutte le concezioni del mondo, é poSsibile, cioè, tra di essi un dialogo fecondo? Certamente, non con gli eredi del periodo staliniano. Costoro alla raffinata manipolazione della conoscenza contrappongono soltanto una grossolana rigidezza, alla irrazionalità della prassi umana, delle questioni importanti dell'esistenza umana, soltanto una rigidezza dogmatica. E quando, nel periodo successivo al XXII [...]

[...]ideologo dell'altro sistema. Così, ad esempio, Marx ha incorporato Darwin o L. H. Morgan nella sua concezione del mondo, che ne è risultata arricchita e concretizzata. Ovviamente, oggi non si riesce a scorgere un'analogia con questo esempio, ma ciò non significa affatto che un marxista possa ignorare i contrasti ideologici esistenti in Occidente, per esempio le posizioni assai contraverse sul problema dell'alienazione, la coraggiosa posizione di Sartre in tutte le questioni coloniali, i suoi tentativi di assimilare il materialismo storico, l'onesto comportamento di N. Hartmann verso le questioni ontologiche della filosofia della natura, verso i problemi della teleologia, le ricerche di Werner Jäger sulla vita spirituale greca, le concezioni archeologiche di Gordon Childe, etc., che rivelano in modo assai chiaro alcuni di questi contrasti. Ma non si deve dimenticare che antitesi di questo genere non di rado possono essere presenti anche all'interno di una stessa opera: così, in A. Gehlen troviamo, da un lato, preziose e feconde osservazioni [...]



da a.n.[Anna Nozzoli], scheda sintetica «Il Politecnico» (1945-1947) in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]rio della Resistenza. Pur nelle difficoltà e negli equivoci, in cui venne spesso a trovarsi, Il Politecnico condusse un'importante battaglia culturale, impegnandosi su tutti i fronti della realtà contemporanea, pubblicando importanti documenti letterari e politici (traduzioni da Wright, Michaux, Pasternak, Brecht) insieme a voci sino allora inedite in Italia (le prime lettere dal carcere di Gramsci, le prime traduzioni di Lukacs, i contributi di Sartre e di Simone De Beauvoir). (a. n.)



da Recensione di Diego Lanza su Raymond Williams, Marxismo e letteratura, Bari, Laterza, 1979, pp. 288 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]o, della discussione del proprio itinerario intellettuale, come egli dichiara nella vivace intro
duzione autobiografica.
Qui Williams ricorda i momenti essenziali di un percorso culturale, in cui giungono a saldarsi e a interrogarsi reciprocamente una preparazione letteraria professionale ed una per cosí dire privata consuetudine con la politica e in particolare con il marxismo. Non mancano naturalmente i nomi classici, da Lukács a Brecht, da Sartre a Goldmann e ad Althusser, fino al recupero, senza dubbio di grande importanza per Williams, di Gramsci, Adorno, Benjamin. Quel che caratterizza però Williams, e il suo stile di pensiero, è l'evoluzione del marxismo inglese dallozdanovismo ortodosso degli anni nei quali egli percorreva i primi passi del suo curriculum accademico, fino al New Left e all'acribia spregiudicata e insieme un po' nostalgica degli intellettuali separati da qualsiasi organizzazione di massa.
Il libro, ho detto, può leggersi come un monologo teorico: le punte vi appaiono sempre smussate, i dissensi smorzati; sul rifi[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Sartre, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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