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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 314

Brano: [...]favore degli ideali della Resistenza.

Vaticano

Stato Città del Vaticano. Istituzionalmente configurabile come una monarchia assoluta di carattere elettivo, a capo della quale è il sommo pontefice, si stende su una superficie (alTinterno della superficie di Roma) pari a 44 ettari e ha una popolazione di circa 1.000 abitanti. Lo Stato Città del Vaticano, pur essendo dotato di una distinta personalità giuridica, è inscindibilmente legato alla Santa Sede, costituita dall’insieme degli uffici di cui si serve il pontefice per il governo spirituale della Chiesa in tutto il mondo e a sua volta munita di personalità giuridica internazionale.

Lo Stato Città del Vaticano è nato in forza del Trattato del Laterano, atto sottoscritto dall’Italia e dalla Santa Sede l’11.2.1929 contestualmente con il Concordato (v.), ma distinto da esso.

Il Concordato (che ha natura di accordo Intemazionale ed è quindi suscettibile di aggiornamenti perché legato alle vicende avvenire) è stato infatti modificato il 18.2.1984 per quanto attiene ai rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Mentre i Concordati regolano i rapporti tra Santa Sede e singoli Stati, il Trattato riguarda il passato, nel senso che ha chiuso un periodo di storia e le controversie connesse alla cosiddetta “questione romana” (v.), quindi conserva tutta la sua validità. Le disposizioni del Trattato interessano l’intero mondo cattolico e cioè la Chiesa universale.

Clausole del Trattato

Nella premessa del Trattato si afferma che « per assicurare alla Santa Sede l’assoluta e visibile indipendenza, garantirle una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale, si è ravvisata la necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano, riconoscendo sulla medesima alla Santa Sede la piena sovranità e l’esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana ».

Come effetto di tale proclamazione, ecco

quanto recita il disposto del l'art. 2: « L’Italia riconosce la sovranità della Santa Sede nel campo internazionale come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione ed alle esigenze della sua missione nel mondo ». Ciò vuol dire che la posizione internazionale della Santa Sede, come personalità giuridica sovrana e con diritto di legazione, è autonoma a prescindere dall'esistenza di un territorio, anche se, in base al Trattato, ne ha accettato uno. Si tratta di « una minuscola, quasi simbolica sovranità temporale », disse Paolo VI (v.) nel 1965 all'O.N.U. per sottolineare, rispetto al passato, che la Chiesa cattolica, per esercitare la sua missione spirituale e morale nel mondo, non ha bisogno di rivendicare territori o privilegi particolari. Lo Stato Città del Vaticano, il cui carattere peculiare connesso alla missione pastorale della Chiesa è stato meglio precisat[...]

[...]taliani erano accreditati che « il sovrano pontefice conserva la dignità, l’inviolabilità e tutte le prerogative della sovranità ed inoltre la preminenza verso il re e gli altri sovrani che sono state stabilite per consuetudine. La città leonina resta sotto la piena giurisdizione e sovranità del pontefice ».

Il 13.5.1871, il Parlamento italiano approvava la legge numero 214, detr.ta delle Guarentigie per regolare i frapporti tra l’Italia e la Santa Sede. Questa legge garantiva al Papa il libero esercizio delle sue funzioni di Capo della Chiesa cattolica, gli lasciava i palazzi del Vaticano e del Laterano, la villa di Castel Gandolfo, gli riconosceva tutti gli onori sovrani e gli accordava una dotazione annua di lire 3.225.000 da parte dello Stato italiano. Inoltre lo Stato italiano rinunciava al giuramento di fedeltà da parte dei vescovi, venivano abrogati il “placet” regio per



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 138

Brano: [...] trattava ancora per il fascismo di condurre avanti la lotta contro le opposizioni; nel 1933 e nel 1934, quando la questione fu riaperta (le Corporazioni, infatti, erano rimaste sulla carta), si trattò soprattutto di offrire un diversivo ideologico alle masse operaie colpite dalla crisi economica del 1929 (v.).

Patti Lateranensi

Il consolidamento interno fu completato con i Patti Lateranensi (v.).

Già nel 1926 c’erano stati contatti tra Santa Sede e governo fascista per arrivare ad una definizione dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia. La lotta del Partito fascista contro il P.P.I. e contro le associazioni cattoliche aveva avuto la sua contropartita in una serie di provvedimenti favorevoli alla Chiesa, che mostravano come Mussolini non intendesse dare alla lotta contro il popolarismo nessun significato religioso; quelle misure, che indicavano anzi l’intenzione del fascismo di presentarsi come il difensore del cattolicesimo, andavano dall’introduzione dell’insegnamento religioso nelle scuole all’obbligo — per le stesse scuole e per [...]

[...]i pubblici — di esporre il crocifisso.

Nello stesso tempo, però, per poter rafforzare il regime sul piano interno, il fascismo doveva riaffermare con la massima energia di essere la sola organizzazione politica in Italia; di qui la costante tensione con le associazioni cattoliche (v. Azione cattolica e fascismo) e

lo scioglimento di alcune di esse, in una serie di episodi di lotta locale che, pur non portando ad uno scontro frontale con la Santa Sede, mantennero tra essa ed il fascismo uno stato di tensione che raggiunse il punto più acuto nel 1927. Nel 1928 però le trattative ripresero e 1*11.2.1929 si arrivò agli accordi chiamati Patti del Laterano i quali comprendevano il Concordato (v.), il trattato che regolava i rapporti tra il Vaticano e l’Italia in quanto Stati, e infine una convenzione finanziaria con la quale il governo italiano s’impegnava a pagare alla Santa Sede, a titolo di « indennizzo », un miliardo e 750 milioni di lire. I risultati politici, per il fascismo, non si fecero attendere: al plebiscito del 24.3.

1929 il Partito fascista ebbe l’appoggio totale del clero e potè presentarsi come il restauratore della pace religiosa in Italia.

All’accordo si era però arrivati con sostanziali, anche se implicite, riserve da una parte e dall’altra. Subito dopo la firma, sia il Vaticano sia il governo fascista cercarono di forzare a proprio vantaggio quella parte degli accordi che avevano ricevuto una più incerta formulazione.

Polemiche tra Vaticano[...]

[...]ismo l’assoluto dominio politico: il 13 maggio egli spiegò che non si trattava di far coesistere due sovranità, e che nello Stato la Chiesa non era sovrana, e nemmeno libera, perché era sottoposta alle sue leggi.

L’11 giugno Pio XI protestò, rivendicando alla Chiesa il « pieno e perfetto mandato educativo ».

In realtà, il primato nell’educazione delle giovani generazioni costituiva l’elemento di più aspro dissenso e, su questo punto, né la Santa Sede né lo stato fascista sembravano disposti a cedere. Proprio su questo problema la tensione sì inasprì nel Ì931. La chiusura di alcuni circoli cattolici spinse Pio XI a protestare apertamente nell’Enciclica « Non abbiamo bisogno » e a ribadire ancora una volta, con grande fermezza, la posizione della Chiesa: « Una concezione dello stato che gli fa appartenere le giovani generazioni interamente e senza eccezione dalla prima età fino all’età adulta non è conciliabile per un cattolico colla dottrina cattolica, e neanche è conciliabile col diritto naturale della famiglia ».

II P.N.F. reagì con u[...]

[...]consigliare la concordia e l’unione delle due potestà ecclesiastica e civile, il farsi ed attuare propositi come quelli nel messaggio, invece di arginare tanti mali imminenti, veniva a romper le dighe e a scatenare in Italia e sul mondo la violenza a stento frenata del bolscevismo e dell’anticlericalismo ».

Il successo toccò a Mussolini: I’Azione Cattolica non fu sciolta, ma la sua azione fu rigorosamente limitata. Fino al 1938 i rapporti tra Santa Sede e governo fascista rimasero buoni. Nel 1938, l’adozione anche in Italia di una politica antisemita li fece nuovamente peggiorare: la Santa Sede protestò per il « vulnus » inflitto al Concordàto con la legge che dichiarava privi di effetti civili i matrimòni tra ariani ed ebrei, e si disse anche che Pio XI ri 1.2.1939 avrebbe pronunziato un discorso per denunziare la violazione del Concordato, se non ne fosse stato impedito dalla morte. Ma la pubblicazione di parti di quel discorso, in una lettera di Giovanni XXIII ai vescovi, ha mostrato che, se in esso vi erano espliciti « accenni ai soprusi del regime », altrettanto chiara era « la persistente fiducia nel Concordato e in genere nei patti del ’29, con i quali il papa morente ritenev[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 315

Brano: Pio IX

la pubblicazione dei decreti pontifici e r“exquatur”, ossia l’assenso governativo per la pubblicazione di ogni atto delle autorità ecclesiastiche. Restavano soggetti al control

lo del governo italiano gli atti delle autorità ecclesiastiche riguardanti la destinazione dei beni e degli enti ecclesiastici.

Pio IX con l'enciclica “Ubi nos” respinse la legge perché, a suo parere, essa non garantiva alla Santa Sede quel minimo di sovranità temporale indispensabile alla sua indipendenza. Il Papa osservò che la legge delle Guarentigie non aveva la forza di un trattato internazionale in quanto era solo un atto legislativo unilaterale dello Stato italiano. Rifiutò pure gli assegni annuali che gli erano stati accordati e decise di chiudersi in Vaticano proclamandosi vittima della violenza italiana. Questa presa di posizione, alla quale seguì l’11.10.1874 il decreto papale noto come “Non expedit” (con il quale si vietava ai cattolici italiani di recarsi alle urne e di presentarsi come candidati alle elezioni)[...]

[...] deputati” entrò alla Camera, anche se il “Non expedit” non venne abrogato del tutto. Si era però aperta nella politica italiana una nuova fase, sia per i cattolici che per i rapporti tra Va

Vaticano

ticano e Stato italiano, rapporti che dopo la morte di Pio X prenderanno una direzione diversa, sulla via della “conciliazione”.

Prima guerra mondiale

Sotto il pontificato di Benedetto XV (19141922) si verificarono alcuni fatti nuovi: la Santa Sede si dichiarò contraria all’intervento dell’Italia nel conflitto, sia per evitare un'estensione della lotta europea sia e soprattutto perché gli interventisti (v.) sostenevano che, in caso di guerra, l’Italia avrebbe dovuto sospendere le immunità concesse dalla legge delle Guarentigie. Il 20.6. 1915 il cardinale Pietro Gasparri (segretario di Stato) dichiarò che la Santa Sede aspettava di veder sistemata la propria condizione giuridica in Italia secondo il senso di giustizia del popolo italiano e non dalle armi straniere. Inoltre, nel

1916, il deputato cattolico Filippo Meda (v.) entrò a far parte, come ministro delle Finanze, del governo di unione nazionale presieduto da Paolo Boselli. Era il primo cattolico che assumeva responsabilità governative dopo l’unità d'Italia.

Nel pieno del conflitto europeo Benedetto XV, per far risaltare il carattere pacifico della Santa Sede, con una lettera inviata l’1.8.1917 chiese ai capi degli Stati belligeranti di porre fi[...]

[...]giuridica in Italia secondo il senso di giustizia del popolo italiano e non dalle armi straniere. Inoltre, nel

1916, il deputato cattolico Filippo Meda (v.) entrò a far parte, come ministro delle Finanze, del governo di unione nazionale presieduto da Paolo Boselli. Era il primo cattolico che assumeva responsabilità governative dopo l’unità d'Italia.

Nel pieno del conflitto europeo Benedetto XV, per far risaltare il carattere pacifico della Santa Sede, con una lettera inviata l’1.8.1917 chiese ai capi degli Stati belligeranti di porre fine ad una « inutile strage ». Intanto Meda restava ministro anche nel gabinetto di Vittorio Emanuele Orlando (v.) formatosi il 29. 10.1917 e, alla fine della guerra (4.11.1918), il clero partecipava a tutte le manifestazioni di giubilo del popolo italiano.

Pio X nei Giardini Vaticani (luglio 1913)

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 832

Brano: [...] spedizioni garibaldine fermate ad Aspromonte nel 1862 e a Mentana nel 1867), il papato rispose facendosi proteggere militarmente e diplomaticamente dalla Francia finché, dopo il crollo dell’impero napoleonico, l’Italia potè prendersi Roma con il colpo di mano del 20.9.1870.

Con un provvedimento chiamato Legge delle guarentigie, fondato sulla netta separazione tra Chiesa e Stato, il Parlamento italiano regolò unilateralmente i rapporti con la Santa Sede, ma tale legge non venne mai riconosciuta dalla Santa Sede che, anzi, si ritenne sempre vittima di una sopraffazione da parte dello Stato liberale. Da qui anche la sistematica opposizione del clero e il cosiddetto Non expedit (Non conviene), cioè il divieto imposto dalla Chiesa ai cattolici italiani di prendere parte alle elezioni e alla vita pubblica italiana (sanzionato nel settembre 1874, sarà parzialmente abrogato solo nel 1905). Per risolvere la « questione romana » si doveva arrivare al fascismo e alla Conciliazione del 1929, con la quale lo Stato fascista mirò ad assicurarsi l'alleanza e la solidarietà della Chiesa ufficiale. In effetti, con [...]

[...]Italia con Roma capitale. L’Italia garantiva per contro al Papa la sovranità sopra un minuscolo Stato creato all'uopo (Stato della Città del Vaticano) e la piena proprietà di alcuni edifici (palazzo pontificio di Castel Gandolfo) e di tre Basiliche romane (S. Giovanni in Laterano, S. Paolo e Santa Maria Maggiore).

Lo Stato italiano si impegnava poi a rispettare la neutralità e l’inviolabilità della Città del Vaticano, nonché a permettere alla Santa Sede di comunicare con l’estero, anche in caso di guerra.

La convenzione finanziaria allegata prevedeva un versamento da parte italiana allo Stato vaticano, a titolo di risarcimento dei territori e dei beni confiscati, di lire 750 milioni oltre a titoli per un valore di un miliardo di lire.

Il Concordato

Col concordato religioso, la religione cattolica veniva definita « Religione di Stato » (come già, d’altra parte, stabiliva il primo articolo dello Statuto albertino), anche se il principio della libertà religiosa sarebbe stato garantito ai culti non cattolici dalla legge 24 giugno 1929, [...]

[...]a la funzionalità agli istituti scolastici cattolici. Si regolava poi l’assistenza religiosa in seno alle Forze Armate e si introducevano particolari privilegi per il clero.

Tra le norme introdotte dal Concordato, certamente premeva al regime fascista soprattutto quella atta a sottolineare il carattere spiccatamente « devozionale e pastorale » dell’Azione Cattolica, alieno quindi da ogni impegno « politico e sotto l’immediata dipendenza della Santa Sede » (articolo 43).

La Chiesa, da parte sua, si vedeva garantita una certa libertà di movimento nel campo dell'istruzione religiosa: « L’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica» (art. 36). Sia il trattato che il Concordato saranno riconosciuti nel 1948 dalla Costituzione della Repubblica Italiana che, all'art. 7, così stabilisce: « I rapporti tra Stato e Chiesa sono regolati dai Patti Lateranensi ».

Difficoltà nelle trattative e nell*applicazione dei Patti

Le prime tra[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 316

Brano: [...]don Sturzo spinsero quest’ultimo a dimettersi dal Partito popolare e, infine, a lasciare l’Italia per l’esilio.

Fu, questa, una pagina triste per i cattolici italiani, per la Chiesa istituzionale e soprattutto per il Vaticano che, chiaramente, ormai mostrava di concedere fiducia al governo Mussolini e ai suoi sostenitori e ispiratori, in cambio di un Trattato che chiudesse la questione romana e di un Concordato che regolasse i rapporti tra la Santa Sede e lo Stato Italiano.

Ormai sempre più sicuro di poter realizzare il proprio disegno, il 15.1. 1925 il governo Mussolini nominò una commissione per la riforma della legislazione ecclesiastica, della quale furono chiamati a far parte prelati romani in qualità di “esperti” e non come rappresentanti della Santa Sede. Le conclusioni dei lavori della commissione diedero lo spunto a Pio XI per affermare (18.2. 1926) che la Santa Sede riconosceva valide solo le trattative alle quali avesse partecipato ufficialmente. Da parte vaticana si rinnovarono le preoccupazioni quando il 3.4.1926 venne promulgata una legge che istituiva l’Opera Nazionale Balilla (v.), nella quale i fascisti pensavano di includere anche la gioventù cattolica.

Il 5.5.1926 il ministro Rocco (v.) annunciò che presto il problema della legislazione ecclesiastica sarebbe stato discusso su « basi più larghe ». L’8 agosto dello stesso anno, preparato da mons. Luigi Haver, si ebbe infatti il primo incontro fra il consigliere di Stato prof. Francesco Barone e[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 609

Brano: [...] quella di Cristo »), il comuniSmo ateo (enciclica Divini Redemptoris del 1937) e il gruppo dell’estrema destra cattolica francese Action frangaise (vj. Ebbe inoltre grandi difficoltà nei rapporti con la Russia sovietica, con la Spagna repubblicana e con il Messico.

Diede, in campo pastorale, grande impulso all’attività missionaria.

Il suo Ideale di ricerca appassionata di una pacificazione tra gli Stati europei, forse neirillusione che la Santa Sede avesse ancora un posto di prestigio politico in ambito sopranazionale, traspare chiaramente da queste parole, da lui pronunciate la vigilia del Natale 1938, l’ultimo della sua vita: « Abbiamo offerto la nostra ormai vecchia vita per la pace e la prosperità dei popoli: la offriamo di nuovo, perché rimanga invulnerabile la pace interna, la pace delle anime, delle coscienze e la fiorente prosperità di questa Italia che tra i popoli a Noi tutti cari è carissima, come particolarmente cara era la sua patria a Gesù ».

Pio XII

Eugenio Pacelli. N. a Roma nel 1876, m. a Castel Gandolfo (Roma) nel[...]

[...] popoli a Noi tutti cari è carissima, come particolarmente cara era la sua patria a Gesù ».

Pio XII

Eugenio Pacelli. N. a Roma nel 1876, m. a Castel Gandolfo (Roma) nel 1958; sacerdote.

Figlio dell'avvocato Filippo, compì gli studi presso l'Università Gregoriana e il Pontificio ateneo del Seminario romano, ottenendo le lauree in Teologia e in Diritto. Nel

1899 fu ordinato sacerdote. Introdótto subito negli organismi del governo della Santa Sede, nel 1914 fu nominato segretario della Congregazione per gli affari straordinari.

Fu anche docente di Diritto canonico nel Seminario romano, pubblicando numerosi studi e saggi di carattere giuridico.

Durante la Prima guerra mondiale fu nunzio apostolico in Baviera, con il titolo onorifico di arcivescovo di Sardi.

Sotto il pontificato di Pio XI contribuì alla stipulazione dei Concordati con il Baden, la Prussia e la Baviera stessa.

Nel 1929 fu creato cardinale e fu destinato a succedere al defunto cardinale Pietro Gasparri alla Segreteria di Stato.

Contribuì alla stesura deH’enc[...]

[...]evole e durevole pace tra i popoli ». Inviò addirittura una lettera autografa a Benito Mussolini per invitarlo ad adoperarsi perché « sia risparmiata al nostro e tuo diletto paese una così grande calamità ».

Intanto il Sant’Uffizio condannava ripetutamente le aberrazioni messe in atto dal regime nazista per accelerare la liquidazione dei « non ariani »: l’eutanasia e la sterilizzazione.

Negli anni del conflitto mondiale organizzò presso la Santa Sede un Ufficio di informazioni sui prigionieri di guerra e sui dispersi. Cercò invano di evitare che Roma fosse bombardata dagli Alleati e, dopo l'incursione aerea del 19.7.1943, si portò tra i feriti e le macerie del quartiere S. Lorenzo colpito dalle bombe.

Riuscì a far dichiarare Roma « città aperta » e per questo fu definito defensor civitatìs. Sottrasse alle persecuzioni fasciste numerosi esponenti del mondo politico italiano, cattolici e non cattolici, ospitandoli in Vaticano.

Come il predecessore ebbe molto a cuore ('Azione cattolica, unica organizzazione operante al di fuori dal reg[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 575

Brano: [...]aureato in legge, iniziò la carriera consolare a ventanni e proseguì poi in quella diplomatica negli anni del regime che lo videro sempre esecutore della politica estera fascista: dopo aver lavorato a Roma, per ultimo col ministro degli Esteri Dino Grandi (192932), fu ambasciatore a Madrid (193235), in Argentina (193638) e infine a Parigi, dove visse il periodo di preparazione alla Seconda guerra mondiale. Nel 1942 divenne ambasciatore presso la Santa Sede e, quando tale incarico fu assunto da Galeazzo Ciano (5.2. 1943), fu mandato ad Ankara.

Qui si trovava il 25 luglio e, subito dopo la caduta di Mussolini, venne chiamato da Badoglio per far parte del governo come ministro degli Esteri. Ebbe quindi un importante ruolo nello svolgimento delle trattative segrete di armistizio con gli Alleati nel mese di agosto 1943 e fino all’8 settembre, mentre i tedeschi calavano in forze nella Penisola.

Dopo aver partecipato l’8 settembre all’ultimo Consiglio della Corona, non seguì il Re, Badoglio e tutti gli altri nella “fuga di Pescara”, ma chiese os[...]

[...]ministro degli Esteri. Ebbe quindi un importante ruolo nello svolgimento delle trattative segrete di armistizio con gli Alleati nel mese di agosto 1943 e fino all’8 settembre, mentre i tedeschi calavano in forze nella Penisola.

Dopo aver partecipato l’8 settembre all’ultimo Consiglio della Corona, non seguì il Re, Badoglio e tutti gli altri nella “fuga di Pescara”, ma chiese ospitalità, per sé e la moglie, all’ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede. Ben nascosto « all’ultimo piano dell’Ambasciata, obbligandoci a non uscirne mai », trascorse relativamente tranquillo i

9 mesi di occupazione tedesca della Capitale. Dopo la Liberazione di Roma (giugno 1944), con la macchina deH'ambasciatore spagnolo raggiunse la sua villa di Raito (Salerno), dove ebbe anche la possibilità di ospitare Vittorio Emanuele III.

Monarchico coerente, si dimise dalla diplomazia dopo l’esito del referendum istituzionale del 2.6.1946. Non dismise però l’attività politica: si presentò candidato nelle elezioni del 1948 per la lista del Blocco Nazionale e in quell[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 317

Brano: [...]alla vita sociale e politica del paese. Non mancarono tuttavia, negli anni successivi, i contrasti nell'applicazione dei “Patti”: nel 1931 il regime fascista attaccò l'Azione cattolica (v.) e, a tale attacco, Pio XI reagì con l'enciclica “Non abbiamo bisogno” del 29 giugno. Il conflitto si compose nel 1932.

Perplessità e riserve furono espresse, soprattutto fuori d’Italia, da parte di quanti videro negativamente la firma del Concordato tra la Santa Sede e la Germania di Hitler il 20. 7.1933 e il benevolo atteggiamento vaticano di fronte all’impresa coloniale fascista in Etiopia (193536). Solo il 14.3.1937 Pio XI intervenne, con l’enciclica “Mit brennender Sorge”, per condannare la politica razzista di Hitler fatta propria nel 1936 da Mussolini.

La mancata condanna del nazismo e del fascismo da parte di Pio XI, che invece non aveva esitato a condannare il comuniSmo e il socialismo, e l'accettazione di questa linea anche da parte del suo succes

sore Pio XII (v.) offriranno agli storici elementi per un dibattito ancora aperto circa l'ambi[...]

[...]ono peraltro numerosi gli antifascisti e i patrioti o i ricercati politici e razziali che, nella Roma (v.) occupata dai tedeschi, trovarono rifugio e ospitalità nei palazzi del Laterano e in altre sedi ecclesiastiche comunque godenti di extraterritorialità perché appartenenti al Vaticano: dal generale Roberto Bencivenga (v.) al gappista Franco Calamandrei (v.). Ciò consentirà, dopo la Liberazione, di parlare di un contributo attivo fornito dalla Santa Sede alla Resistenza, quanto meno a quella romana. Altro e assai più ricco e complesso fu invece il rapporto instauratosi in varie regioni italiane fra la Chiesa cattolica e l'antifascismo impegnato nella lotta partigiana (v. Clero e Resistenza).

Secondo dopoguerra

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, l'atteggiamento del Vaticano fu dapprima cauto, anche se erano note le simpatie di Pio XII per la monarchia e ambigua fu la posizione di Alcide De Gasperi (v.), leader della Democrazia cristiana, sul referendum istituzionale del 1946.

In occasione della visita in Vaticano compiuta dal[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 238

Brano: [...]utamente preparato con propaganda capillare, lo sciopero venne impostato sulle parole d’ordine « Pane e libertà! »» e « Roma città aperta! ». Ma i fascisti giocarono abilmente d’anticipo, organizzando un afflusso straordinario di viveri per spegnere le ragioni economiche della protesta, Nello stesso tempo venne meno la protezione armata, in seguito allo spostamento di molti gappisti verso più sicure basi di campagna o nei rifugi apprestati dalla Santa Sede. Sparsi fuochi di

protesta e comizi volanti animarono lo sciopero che però riuscì solo in piccola parte, in qualche quartiere popolare: a Trastevere, dove manifestarono gruppi di operai della Manifattura Tabacchi; a Testaccio, tra i lavoratori del Mattatoio, e al Campo Boario. I mezzi pubblici funzionarono invece regolarmente e i fascisti poterono cantar vittoria. Da quel giorno l’azione armata, stretta fra i compromessi del C.C. L.N. e anche per i cambiamenti intervenuti nel vertice militare (erano saliti al Nord Giorgio Amendola e Sandro Pertini, sostituiti rispettivamente da Celeste Neg[...]

[...]dalla notizia dell’uccisione di Eugenio Colorni, praticamente cessò.

Lo Stato Maggiore del “Regno del Sud” nominò Roberto Bencivenga comandante civile e militare di Roma ed egli prese a svolgere un ruolo del tutto autonomo rispetto ai partiti; un compito peraltro di pura attesa, anche perché, immobilizzato dalla frattura di un femore, Bencivenga venne ospitato in un palazzo del Laterano che godeva di extraterritorialità. Nello stesso tempo la Santa Sede svolse un ruolo sempre più determinante per bloccare ogni ulteriore azione armata e, in definitiva, concordò il passaggio indolore della città dai tedeschi agli Alleati. La Giunta militare del C.C.L.N. e i partiti antifa

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 833

Brano: [...]i equivoco.

Nel giro di pochi mesi si raggiunsero punti di altissima tensione tra regime e papato, culminati con la pubblicazione deirEnciclic^ « Non abbiamo bisogno » (29.6.1931), nella quale il Papa condannava la politica totalitaria del fascismo nel campo deH’educazione giovanile (argomento questo, che già in sede di trattativa alla vigilia dei Patti aveva creato non pochi contrasti). Infine si raggiunse un compromesso, in base al quale la Santa Sede si

impegnò ad accentuare il carattere religioso delI’Azione Cattolica, allontanando dalla stessa quelle persone che erano state più in vista nel disciolto Partito Popolare.

Ecco come, al di là del facile trionfalismo di coloro che esaltavano l'avvenuta conciliazione, i cattolici antifascisti più in vista giudicarono daH’esilio la firma dei Patti:

« Da tutto l’atteggiamento di Mussolini, di prima e di dopo il Trattato del Laterano, si può arguire, senza essere tacciati di malafede, che egli pensasse di poter rinchiudere il Papa in 44 ettari di terreno e di poter dominare la Chiesa in [...]

[...]l Papa nel concepire il Concordato, credette di poter rifare in Italia lo Stato cattolico, prese, senza dubbio, un grosso abbaglio. Perché, mentre ai fascisti piace e torna vantaggioso posare a cattolici e proclamare i diritti della religione, che hanno il pregio della chiarezza, debbono disingannare coloro che ingenuamente vi hanno creduto. [...]

Il terreno concordatario sarà presto il terreno dei compromessi; fin che il fascismo cadrà, e la Santa Sede si troverà costretta a dover assumere nuove posizioni verso i successori del fascismo ». (L. Sturzo, 20 settembre 187020 settembre 1929, in « The Review of Reviews », 15.10.1929).

Scrisse, in quegli stessi anni, un altro illustre antifascista cattolico, il modenese Francesco Luigi Ferrari (v.):

« Ai parroci d’Italia [...]

Convenienze umane ed interessi religiosi vi comandano di non farvi ministri di un governo odiato dalla moltitudine, il quale si compiace di accordare apparenti vantaggi alla Chiesa allo scopo di comprare l'appoggio dei suoi ministri. La morale vi comanda qualcosa di[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Santa Sede, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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