Brano: [...] trattava ancora per il fascismo di condurre avanti la lotta contro le opposizioni; nel 1933 e nel 1934, quando la questione fu riaperta (le Corporazioni, infatti, erano rimaste sulla carta), si trattò soprattutto di offrire un diversivo ideologico alle masse operaie colpite dalla crisi economica del 1929 (v.).
Patti Lateranensi
Il consolidamento interno fu completato con i Patti Lateranensi (v.).
Già nel 1926 c’erano stati contatti tra Santa Sede e governo fascista per arrivare ad una definizione dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia. La lotta del Partito fascista contro il P.P.I. e contro le associazioni cattoliche aveva avuto la sua contropartita in una serie di provvedimenti favorevoli alla Chiesa, che mostravano come Mussolini non intendesse dare alla lotta contro il popolarismo nessun significato religioso; quelle misure, che indicavano anzi l’intenzione del fascismo di presentarsi come il difensore del cattolicesimo, andavano dall’introduzione dell’insegnamento religioso nelle scuole all’obbligo — per le stesse scuole e per [...]
[...]i pubblici — di esporre il crocifisso.
Nello stesso tempo, però, per poter rafforzare il regime sul piano interno, il fascismo doveva riaffermare con la massima energia di essere la sola organizzazione politica in Italia; di qui la costante tensione con le associazioni cattoliche (v. Azione cattolica e fascismo) e
lo scioglimento di alcune di esse, in una serie di episodi di lotta locale che, pur non portando ad uno scontro frontale con la Santa Sede, mantennero tra essa ed il fascismo uno stato di tensione che raggiunse il punto più acuto nel 1927. Nel 1928 però le trattative ripresero e 1*11.2.1929 si arrivò agli accordi chiamati Patti del Laterano i quali comprendevano il Concordato (v.), il trattato che regolava i rapporti tra il Vaticano e l’Italia in quanto Stati, e infine una convenzione finanziaria con la quale il governo italiano s’impegnava a pagare alla Santa Sede, a titolo di « indennizzo », un miliardo e 750 milioni di lire. I risultati politici, per il fascismo, non si fecero attendere: al plebiscito del 24.3.
1929 il Partito fascista ebbe l’appoggio totale del clero e potè presentarsi come il restauratore della pace religiosa in Italia.
All’accordo si era però arrivati con sostanziali, anche se implicite, riserve da una parte e dall’altra. Subito dopo la firma, sia il Vaticano sia il governo fascista cercarono di forzare a proprio vantaggio quella parte degli accordi che avevano ricevuto una più incerta formulazione.
Polemiche tra Vaticano[...]
[...]ismo l’assoluto dominio politico: il 13 maggio egli spiegò che non si trattava di far coesistere due sovranità, e che nello Stato la Chiesa non era sovrana, e nemmeno libera, perché era sottoposta alle sue leggi.
L’11 giugno Pio XI protestò, rivendicando alla Chiesa il « pieno e perfetto mandato educativo ».
In realtà, il primato nell’educazione delle giovani generazioni costituiva l’elemento di più aspro dissenso e, su questo punto, né la Santa Sede né lo stato fascista sembravano disposti a cedere. Proprio su questo problema la tensione sì inasprì nel Ì931. La chiusura di alcuni circoli cattolici spinse Pio XI a protestare apertamente nell’Enciclica « Non abbiamo bisogno » e a ribadire ancora una volta, con grande fermezza, la posizione della Chiesa: « Una concezione dello stato che gli fa appartenere le giovani generazioni interamente e senza eccezione dalla prima età fino all’età adulta non è conciliabile per un cattolico colla dottrina cattolica, e neanche è conciliabile col diritto naturale della famiglia ».
II P.N.F. reagì con u[...]
[...]consigliare la concordia e l’unione delle due potestà ecclesiastica e civile, il farsi ed attuare propositi come quelli nel messaggio, invece di arginare tanti mali imminenti, veniva a romper le dighe e a scatenare in Italia e sul mondo la violenza a stento frenata del bolscevismo e dell’anticlericalismo ».
Il successo toccò a Mussolini: I’Azione Cattolica non fu sciolta, ma la sua azione fu rigorosamente limitata. Fino al 1938 i rapporti tra Santa Sede e governo fascista rimasero buoni. Nel 1938, l’adozione anche in Italia di una politica antisemita li fece nuovamente peggiorare: la Santa Sede protestò per il « vulnus » inflitto al Concordàto con la legge che dichiarava privi di effetti civili i matrimòni tra ariani ed ebrei, e si disse anche che Pio XI ri 1.2.1939 avrebbe pronunziato un discorso per denunziare la violazione del Concordato, se non ne fosse stato impedito dalla morte. Ma la pubblicazione di parti di quel discorso, in una lettera di Giovanni XXIII ai vescovi, ha mostrato che, se in esso vi erano espliciti « accenni ai soprusi del regime », altrettanto chiara era « la persistente fiducia nel Concordato e in genere nei patti del ’29, con i quali il papa morente ritenev[...]