Brano: [...]i episodi furono gli elementi scatenanti della prima occupazione squadristica di Rimini.

Dal 20 al 22 maggio calarono in città squadre esterne di camicie nere che assalirono a colpi di pistola il Borgo San Giuliano, incendiarono il circolo dei ferrovieri, distrussero sedi di cooperative e circoli culturali, spararono contro la casa del sindaco Clari. Il mattino del 22 maggio, una domenica, una colonna di

fascisti, attraversando la località Santa Giustina a bordo di camion, sparò sulla folla adunata davanti alla chiesa, uccidendo tre lavoratori: i coloni Ferdinando Amati e Salvatore Berti e il bracciante Pierino Vannoni.

Questo sanguinoso episodio isolò ulteriormente il nascente fascismo locale che, nei mesi successivi, fu costretto alla completa immobilità. Sull’onda degli avvenimenti nazionali, la situazione locale si rimise in moto nella primavera del 1922: in occasione dell’anniversario della morte di Platania, Rimini fu nuovamente invasa dai fascisti. A parte le bastonature e le somministrazioni di olio di ricino agli antifascisti, que[...]

Brano: [...]amiglie di mezzadri.

A Mantova, secondo quanto riportato da M. Missiroli, i fascisti giunsero a intimare nella trebbiatura l’uso di « macchine di soci del fascio. A coloro che rifiuteranno e si varranno di altre macchine, è fatta minaccia di incendiarle », come infatti avvenne in molti casi. Ma i contadini scrissero anche splendide pagine di resistenza al fascismo: durante la campagna elettorale del 1921, in occasione di una festa religiosa a Santa Giustina (Forlì), squadristi giunti da Bologna uccisero tre contadini. La risposta in quel caso fu immediata: gli Arditi del Popolo giustiziarono tre capi fascisti.

Nelle lotte svoltesi a Rimini, Ravenna e Forlì contro i tentativi di vera e propria occupazione militare da parte dei fascisti sostenuti dalle Guardie Regie, i contadini furono all’avanguardia ed ebbero i loro eroi: come ricordano S.

Flamigni e L. Marzocchi in « Resistenza in Romagna », a Montevescovo di Meldola un contadino resistè da solo per un’intera notte contro una trentina di fascisti armati che avevano circondato la sua casa.[...]

Brano: [...]zieri ..aveane, presero parte al

la guerra di Spagna e il primo diede la vita sul fronte della libertà. Un impulso notevole il movimento comunista doveva registrare nella provincia a partire dal 1941, grazie al ritorno di Francesco Da Gioz, combattente tenace e impareggiabile organizzatore, successivamente impiccato dai tedeschi. Egli raccolse vecchie e giovani forze in una organizzazione articolata in diversi centri della provincia. Da Ru di Santa Giustina, Eliseo Dal Pont di Cesio, Vettore Gorza di Pedavena, Ernesto Ferrazza da Lentiai, Giovanni e Giuseppe Banchieri da Feltre, Giovanni Giorgetti é Giorgio Bettiol da Belluno, furono, con altri ancora, i pilastri dell’organizzazione comunista e coloro che, assieme ai quadri fatti affluire dal P.C.I. da altre province dopo I’8.9., 1943, getteranno le fondamenta della Resistenza nel Bellunese.

A partire dal 1942 si formarono anche i primi embrioni di altre organizzazioni politiche: un gruppo di giovani, fra i quali Ernesto Tattoni, Aldo Praloran e Nino Perego, diede vita a Belluno al primo nucl[...]

Brano: [...]l loro ritorno, assieme ai pochi risparmi portavano a casa le prime idee socialiste, spesso imbevute di anarchismo e anticlericalismo, che dovevano scuotere i secolari rapporti sociali, basati sulla cieca sottomissione dei contadini al prepotere dei signorotti locali e del clero. È agli emigranti, per lo più muratori, che si deve la costituzione, a partire dal 1895, delle prime sezioni socialiste, a Forno di Zoldo, Villabruna di Feltre, Lentiai, Santa Giustina, Longarone. Sono gli emigranti che finanziano i due primi fogli popolari della provincia, La Democrazia di Feltre e L’Avvenire di Belluno, sorti all’inizio del 1901, unificatisi nell’agosto dello stesso anno con la testata dell » Avvenire », diventato organo del Partito socialista dopo

il I Congresso provinciale tenutosi a Longarone nel gennaio 1904. Fra i dirigenti dell’epoca domina, con la sua figura di capopopolo, il muratore Toni De Ros, da Lentiai, che portò il suo paese all’avanguardia del movimento socialista della provincia, fondandovi una Società Operaia ancora oggi esistente, una[...]