Brano: San Remo
pendente da quello di Imperia, ma solo dopo l’inizio della guerra l’organizzazione raggiunse una certa organicità e fu possibile dare un’indirizzo unitario allenterò movimento della provincia. La propaganda e l’azione comunista consistettero nell'organizzare cellule clandestine per assicurare il massimo di protezione agli aderenti e il sistema fu continuato anche nel 1943, quando i comunisti si collegarono agli altri movimenti antifascisti.
La prima iniziativa unitaria a carattere provinciale si ebbe nella primavera del 1943, dopo gli scioperi operai esplosi nel marzo a Torino e a Milan[...]
[...]imavera del 1943, dopo gli scioperi operai esplosi nel marzo a Torino e a Milano, concretizzandosi nel lancio e nella affissione (contemporaneamente a quanto avveniva in tutta la provincia) di manifestini incitanti alla rivolta contro il fascismo e la guerra. Ciò ebbe luogo durante la notte fra il 30 aprile e il Primo Maggio 1943.
A quell'epoca era già stata costituita la Federazione comunista di Imperia, diretta da Giacomo Castagneto, di cui San Remo costituiva la zona A. Il materiale di propaganda, dapprima proveniente da Reggio Emilia e poi dal Centro regionale di Genova, cominciò a essere stampato in parte a Imperia e in parte a giungere da Genova, per mezzo di appositi corrieri clandestini.
25 luglio e 8 settembre
Al 25.7.1943 l’organizzazione comunista di San Remo già comprendeva quasi un centinaio di membri e ricevette da Imperia le istruzioni per allargare la sfera d’azione collegandosi a tutti quei gruppi che condividevano l’obiettivo di ristabilire le libertà democratiche e chiedere l’immediata uscita dell'Italia dal conflitto. Ma, mentre fin dal 25 luglio era sorto a Imperia un Comitato di difesa democratico (comprendente, oltre al P.C.I., rappresentanti socialisti e democristiani), di fatto ciò non fu possibile a San Remo né in altre località del circondario per mancanza di interlocutori organizzati.
Nei 45 giorni del governo Badoglio l’azione[...]
[...]a quasi un centinaio di membri e ricevette da Imperia le istruzioni per allargare la sfera d’azione collegandosi a tutti quei gruppi che condividevano l’obiettivo di ristabilire le libertà democratiche e chiedere l’immediata uscita dell'Italia dal conflitto. Ma, mentre fin dal 25 luglio era sorto a Imperia un Comitato di difesa democratico (comprendente, oltre al P.C.I., rappresentanti socialisti e democristiani), di fatto ciò non fu possibile a San Remo né in altre località del circondario per mancanza di interlocutori organizzati.
Nei 45 giorni del governo Badoglio l’azione politica organizzata fu quindi condotta esclusivamente dai comunisti che rafforzarono le cellule e intensificarono la propaganda, in attesa degli eventi che stavano precipitando.
L'8.9.1943, alla proclamazione dell'armistizio, l'intera organizzazione locale fu mobilitata e vennero subito presi contatti con gruppi e sin
goli cittadini che, pur non essendo comunisti, nella nuova situazione accettarono di impegnarsi nella lotta antifascista.
La prima iniziativa [...]
[...]o la propaganda, in attesa degli eventi che stavano precipitando.
L'8.9.1943, alla proclamazione dell'armistizio, l'intera organizzazione locale fu mobilitata e vennero subito presi contatti con gruppi e sin
goli cittadini che, pur non essendo comunisti, nella nuova situazione accettarono di impegnarsi nella lotta antifascista.
La prima iniziativa realizzata dopo I'8 settembre fu un prelevamento di armi presso la caserma del presidio di San Remo. Grazie alla collaborazione del cittadino Canessa, furono ricuperati 20 fucili, numerose cartucce, bombe a mano e una certa quantità di coperte; tutto materiale che venne occultato nei magazzini del cittadino Farina e successivamente smistato in vari depositi della città nell’attesa che si costituissero le squadre armate già in progetto.
Altre armi, prelevate dal gruppo CristelPigati da un deposito di Corso Garibaldi e in un primo momento trasferite nella frazione di Verezzo, vennero riportate in città con la collaborazione del già citato Canessa e custodite in luoghi più sicuri. Infine i [...]
[...]. Vennero anche presi contatti con Bordighera (v.), dove Ettore Renacci (che cadrà nella lotta) organizzava cellule comuniste. Scioltasi la Banda BrunatiMeiffret, i comunisti sanremesi lavorarono alla costituzione di S.A.P. (Squadre di azione patriottica) per portare l'azione diretta nel cuore della città. Nel dicembre 1943 era giunto da Genova un esponente del Centro militare del P.C.I., con l’incarico appunto di costituire le S.A.P. (resterà a San Remo per circa un mese) e, con lo stesso incarico, arrivò Carlo Fari ni che poi avrebbe assunto il comando delle Brigate Garibaldi dell’intera Liguria. Nel gennaio
1944 furono quindi costituite a San Remo le prime S.A.P. di partito, che peraltro accoglievano anche altri volontari, purché fossero disposti a
lottare con le armi contro il fascismo. La direzione di queste squadre venne affidata a Giovanni Battista Trucco [Marco] che lavorava in collaborazione con Luigi Nuvoloni e Giuseppe Anseimi. Successivamente, dopo l'arresto di Trucco e l'andata in montagna di Nuvoloni, l'organizzazione delle S.A.P. venne affidata ad Antonio Gerbolini che ne sarà comandante generale fino alla Liberazione.
In questo stesso periodo la responsabilità dell'organizzazione comunista venne affidata ad Alfredo R[...]
[...]andata in montagna di Nuvoloni, l'organizzazione delle S.A.P. venne affidata ad Antonio Gerbolini che ne sarà comandante generale fino alla Liberazione.
In questo stesso periodo la responsabilità dell'organizzazione comunista venne affidata ad Alfredo Rovelli e, conformemente a quanto era avvenuto a Imperia, dove si era costituito un primo C.L.N. (1.2.1944), fu intensificato il lavoro politico con esponenti di altre forze per giungere anche a San Remo alla costituzione di un C.L.N. unitario. L’attività di propaganda venne affidata a Umberto Farina che, con l’aiuto dei compagni Frumento ed E. Renacci, potè procurarsi un ciclostile e produrre in città il materiale propagandistico.
Nel febbraio 1944, in concomitanza con quanto avveniva in molte altre province, i comunisti sanremesi si impegnarono nella preparazione del
lo sciopero generale. Per rafforzare l'organizzazione giunse da Imperia il già citato Giacomo Castagneto (£lettrico) che venne ospitato nella casa di Luigi Nuvoloni. In una riunione svoltasi in aperta campagna, in un terr[...]
[...]nzella (P.S.I.U.P.) ; Paolo Manuel Gismondi (D.C.) ; Alfredo Cremieux (P.R.I.P. d'A.); Giuseppe Anseimi (P.C.I.). Nello stesso tempo, quest'ultimo sostituiva Rovelli come fiduciario di Zona del P.C.I.. L'attività del comitato fu povera di risultati: vennero tenute tre o quattro riunioni, ma queste non portarono a niente di concreto riguardo all’azione politica e alla lotta armata, limitandosi a enunciare affermazioni di principio. I comunisti di San Remo decisero pertanto di intensificare la lotta armata, costituendo sulle colline e nei dintorni di San Remo i G.A.P. (Gruppi di azione patriottica). Il comando di questi gruppi venne affidato a Giuseppe Anseimi che si mise in con
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