Brano: San Martino, Battaglia di
200 uomini e tre mesi, oltre che di un impianto radio ricevente e trasmittente e di alcuni mezzi di trasporto — materiale conquistato con audaci colpi di mano (le “missioni” del colonnello Croce) nelle località circonvicine: ad esempio, le azioni di Porto Valtravaglia e di Luino.
La battaglia
Il 14.11.1943 i nazifascisti (che avevano già sotto controllo la zona), dopo aver fatto pervenire senza successo al Comando partigiano alcune proposte di trattative, iniziarono l’attacco con forze inviate non solo da Varese e da Milano (un battaglione tedesco e due battaglioni di c[...]
[...] nazifascista: fra il 13 e il 14, l’occupazione di tutto il territorio intorno alla montagna con il blocco delle strade principali; il primo giorno, l'attacco con truppe d’assalto; il secondo giorno, l’attacco in massa con l’appoggio di tre aerei e dell’artiglieria.
Distrutte dai bombardamenti le riserve d’acqua; perse, dopo una serie di strenui combattimenti, la caserma e la cima della montagna, i partigiani, asserragliati nelle gallerie del San Martino, resistettero sino a quando il colonnello Croce ordinò la ritirata. Egli stesso fece saltare i depositi di materiale bellico e guidò i superstiti in Svizzera, al confine di Ponte Tresa, riuscendo a forzare gli sbarramenti fascisti.
La battaglia, nella quale morirono 38 uomini del “Cinque Giornate” e 240 tedeschi (fonte Campodonico, ma esistono altre versioni), segnò la fine della formazione partigiana, che non riuscì più a ricostituirsi malgrado i tentativi del suo comandante.
Sulla vicenda del San Martino (a parte ogni possibile e umana valutazione degli atti di coraggio e di vero e pr[...]
[...]a ritirata. Egli stesso fece saltare i depositi di materiale bellico e guidò i superstiti in Svizzera, al confine di Ponte Tresa, riuscendo a forzare gli sbarramenti fascisti.
La battaglia, nella quale morirono 38 uomini del “Cinque Giornate” e 240 tedeschi (fonte Campodonico, ma esistono altre versioni), segnò la fine della formazione partigiana, che non riuscì più a ricostituirsi malgrado i tentativi del suo comandante.
Sulla vicenda del San Martino (a parte ogni possibile e umana valutazione degli atti di coraggio e di vero e proprio eroismo compiuti dai resistenti) resta tuttora valido il giudizio dello storico Roberto Battaglia, che vede in tale episodio del primo periodo della Resistenza italiana uno degli esempi più calzanti del cosiddetto “attesismo”.
Fonti: Per il giudizio di R. Battaglia, cfr. Storia della Resistenza italiana. 8 settembre 194325 aprile 1945, Torino, Einaudi, 1964, cap. VII, par. “Le tentazioni dell’attesismo”, pp. 162167. Per quanto riguarda la memorialistica, cfr. E. Campodonico, Il gruppo del
San Martino [...]
[...]ido il giudizio dello storico Roberto Battaglia, che vede in tale episodio del primo periodo della Resistenza italiana uno degli esempi più calzanti del cosiddetto “attesismo”.
Fonti: Per il giudizio di R. Battaglia, cfr. Storia della Resistenza italiana. 8 settembre 194325 aprile 1945, Torino, Einaudi, 1964, cap. VII, par. “Le tentazioni dell’attesismo”, pp. 162167. Per quanto riguarda la memorialistica, cfr. E. Campodonico, Il gruppo del
San Martino e la battaglia del 1315 novembre 1943, in “Il Movimento di liberazione in Italia”, settembre 1949, n. 2, pp. 2736; e San Martino, a firma de “Il vecchio alpino”, in Istituto varesino per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea, La Resistenza in provincia di Varese. Il 1943, Varese, Consorzio artigiano L.V.G., 1983, pp. 123134 (con un’ampia rassegna bibliografica) .
G. Gras.
San Martino di Lupari
Comune di circa 10.000 abitanti (4.500 nel capoluogo) a 32 km da Padova, negli ultimi giorni della Guerra di liberazione fu vittima di una feroce quanto gratuita rappresaglia nazista.
La strage
La sera del 28.4.1945 migliaia di tedeschi della 29a Divisione “Falck” in rotta attraversarono la provincia di Padova, diretti a nord, nel tentativo di raggiungere con ogni mezzo il confine austriaco. Procedevano in testa alla colonna reparti di S.S. e di paracadutisti a bordo di autoblindo e carri armati. L’itinerario della colonna sembrava originariamente diretto a oltrepassare il [...]
[...]brava originariamente diretto a oltrepassare il Brenta a nord di Padova, per proseguire in provincia di Vicenza, ma poiché il fiume era in piena, i tedeschi deviarono in direzione della provincia di Treviso con lo scopo di evitare il contatto con le avanguardie alleate giunte nel frattempo a Padova e, a loro volta, dirette verso nord.
L’alba del 28 aprile colse i tedeschi, terrorizzati dal timore di trovarsi chiusi in una sacca, nei pressi di San Martino di Lupari. Una pattuglia di S.S. in avanscoperta, giunta in località Maglio si scontrò con nuclei di partigiani. Non vi furono né morti né feriti, ma di lì a poco le S.S. e i paracadutisti circondarono la zona di via Maglio, aprirono il fuoco con i panzerfaust, incendiarono alcune case e fecero la loro prima vittima uccidendo un vecchio contadino di 89 anni. A questo seguirono altre sette vittime civili e, non lontano da lì, si ebbero nuove uccisioni. I pochi testimoni oculari sopravvissuti riferiranno di una vecchietta che, affacciatasi all’uscio della sua casa, venne colpita come un piccion[...]