Brano: [...]elle che sono state le origini di queste idee di Gramsci; io credo che a quella letteratura critica del Risorgimento, a cui accennavo prima facendo rapidamente soltanto il nome di Leopoldo Francherai, si debba ricollegare Gramsci e che ci sia un tramite abbastanza evidente, che non è stato ancora sufficientemence messo in luce, attraverso il quale questo pensiero giunge fino a Gramsci; ed a me pare che questo tramite sia principalmente quello di Salvemini.
La ricerca sulle fonti italiane del pensiero di Gramsci è appena agli inizi. Si è insistito, e giustamente per una parte, sulla derivazione da Antonio Labriola. Io non ho nulla da eccepire su questo. Il giudizio di Gramsci su Labriola come il primo, in Italia, che affermi l’autosufficienza della filosofia della prassi (cioè che i!l marxismo non ha bisogno di altri presupposti filosofici) indica indubbiamente che Gramsci stesso si pone su questa linea; tuttavia a me pare che circoli una tendenza a semplificare la genealogia intellettuale di Gramsci per quello che riguarda in particolare il[...]
[...]ocare questo rapporto nella storia culturale italiana della fine del secolo XIX e del principio del secolo XX; perché se, da un lato, è chiaro che si risale da Gramsci a Labriola attraverso Croce, che in qualche modo è discepoloantagonista di Labriola e maestroantagonista di di Gramsci; dall’altro lato, a me pare che a Labriola stesso, per quello die riguarda la sua metodologia applicata ai problemi della politica italiana, si risalga attraverso Salvemini.
Circa il rapporto fra Salvemini e Labriola come iniziatore del materialismo storico in Italia vorrei soltanto ricordare la più recente testimonianza dello stesso Salvemini in una lettera pubblicata in occasione della sua morte, su Mondo operaio. Scrive Salvemini: «Nel 1894 tutto il nostro gruppo diventò socialista. Fino a quel momento io ero stato sotto l’influenza di Taine e di Villari. Entrambi parlavano dell’ambiente, ma il loro ambiente era l’ambiente intellettuale, e non l’ambiente economico e sociale. Gli scritti di Marx sulla Francia del 1848, 1851, 1870 mi diedero il sentimento delle strutture economiche e sociali che sono al di sotto dell’ambiente intellettuale. Nel 1896 la lettura di Antonio Labriola II Materialismo storico mi orientò definitivamente. Mi orientò, dico, come una preziosa ipotesi di lavoro, con l’aiuto della quale riuscii a r[...]
[...]o a quel momento erano rimasti nebbiosi nel mio spirito. La seconda grande influenza benefica sulla mia vita intellettuale la ebbe Carlo Cattaneo; nei primi mesi del ’99, quando conobbi i suoi scritti sul 1848 in Lombardia i quali erano pensati con lo stesso metodo di'pensiero di quelli di Marx sulla Francia del 1848 ».
È una testimonianza di grande interesse. Vi si trovano tre nomi: quello di Marx, quello di Labriola e quello di Cattaneo. Da Salvemini, dunque, siamo ricondotti da un lato a Labriola e a Marx; dall’altro, a Cattaneo. E il nome di Cattaneo ci invita a considerare l’opera di Gramsci, per un certo aspetto, come il punto di approdo di un filone di pensiero politico italiano, e di riflessione critica sul Risorgimento, che prende le mosse proprio da Cattaneo.
Come il prof. Garin ha ricordato stamane, oggi vi è una ripresa di studi su Cattaneo, una ripresa che non è certamente dettata soltanto daGastone Manacorda
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un interesse erudito; quindi quello che io sto dicendo potrebbe essere interpretato come un indulgere iad [...]
[...]storia del formarsi di certe idee, del loro svolgersi e del loro confluire, poi, nei pensiero di Gramsci; quindi, una duplice ricerca che implica, fra l’altro, una biografia intellettuale di Gramsci, lo studio della sua formazione culturale e, quindi, anche delle sue letture negli anni giovanili, ecc.: cose tutte nelle quali siamo ancora ad uno stato prelucano.
Però, come dicevo prima, una derivazione chiara e più immediata ce, ed è quella da Salvemini. A Salvemini direttamente, senza dubbio Gramsci deve molto, nonostante la grande distanza che li separa poi sul terreno delle soluzioni politiche, nonostante la polemica con Salvemini degli anni de LOrdine Nuovo, (questa è un’altra questione), e nonostante che le soluzioni che il Salvemini al principio del secolo proponeva, siano assolutamente estranee a Gramsci. Del federalismo cattaneiano, — ad esempio — non è rimasta neppur l’ombra nel pensiero di Gramsci; tuttavia ritengo che egli gli debba molto, a Salvemini, non solo sul terreno dell'analisi, della ricognizione dell’Italia postrisorgi508
Gli interventi
mentale, ma anche nella individuazione delle forze della rivoluzione italiana.
Intanto, è comune in Gramsci e in Salvemini la avversione politica verso il riformismo e, quindi, la polemica contro la sordità dei riformisti alla questione meridionale; nello stesso ambito, la polemica contro il giolittismo, contro l’alleanza riformisticogiolittiana il cui significato profondo — come tutti ricordano — è particolarmente messo in luce nelle Note sulla quistione meridionale; ma è comune anche l’idea, conseguente a questa analisi, che questo sistema di forze può essere abbattuto, può essere rovesciato e può dar luogo ad un rinnovamento profondo della società italiana soltanto attraverso l’alleanza degli oppressi del Sud [...]
[...]contro l’alleanza riformisticogiolittiana il cui significato profondo — come tutti ricordano — è particolarmente messo in luce nelle Note sulla quistione meridionale; ma è comune anche l’idea, conseguente a questa analisi, che questo sistema di forze può essere abbattuto, può essere rovesciato e può dar luogo ad un rinnovamento profondo della società italiana soltanto attraverso l’alleanza degli oppressi del Sud e di quelli del Nord, come diceva Salvemini.
Se non erro — ed amerei essere corretto e che l’affermazione mia fosse rettificata ed integrata se mi inganno — Salvemini è il primo che abbia dato una netta formulazione a questa idea dell’alleanza fra gli oppressi del Nord e del Sud. Salvemini scriveva nel 1900, sulla Critica sociale, che non vi è lotta fra Nord e Sud, ma vi è lotta fra le masse del Sud ed i reazionari del Sud, vi è lotta fra le masse del Nord ed i reazionari del Nord, e soggiungeva che come i reazionari del Nord e del Sud si uniscono insieme petr opprimerle le masse del Nord e del Sud, cosi le masse delle due sezioni del nostro Paese avrebbero dovuto unirsi per sconfiggere « a fuochi incrociati » la reazione.
Se noi riflettiamo che a questo punto era pervenuta la critica al Risorgimento al principio del secolo, ci rendiamo conto come Gramsci, essendosi formato [...]
[...]l passato, dal Risorgimento, dal processo di unificazione e di costruzione dello Stato unitario.
Nel pensiero di Gramsci il Risorgimento è visto nella profondità di una nuova prospettiva, e certi problemi vi prendono nuova luce, e certe idee che già erano vive nella coscienza dei contemporanei riemergono ed acquistano il vigore di una interpretazione storica mentre là avevano soltanto un valore polemico. Al principio del secolo jl cattaneiano Salvemini era ancora immerso ed impegnato nella battaglia, pe510
Gli interventi
r altro già perduta, del federalismo, cioè era ancora in una delle tante posizioni di ribellione contro lo Stato unitario (ce ne più di una, come è noto); mentre venti o venticinque anni dopo, dopo la prima guerra mondiale, ed ancora di più dopo l'avvento del fascismo, cioè in una situazione storica che consente e favorisce il distacco, il marxista Gramsci, nonostante il tono polemico di molte sue affermazioni anche riguardanti uomini del Risorgimento, non protesta, non condanna, ma constata, prende coscienza da un n[...]