Brano: Treblinka
1885) dopo la sua ascesa alla testa dei governi della sinistra storica (v. Italia). Nelle successive elezioni a suffragio universale del 1886 numerosi deputati conservatori e liberali, avidi di posizioni di potere, si dichiararono ben disposti a far parte di un governo di sinistra (se avesse ottenuto la maggioranza) e furono eletti appunto grazie all'accordo “trasformistico” con gruppi locali.
Il termine ha quindi assunto nella pubblicistica storiografica e politica un significato spregiativo, designando tutti quei casi di “opportunismo senza principi” in cui (per interessi contingenti di gruppo o personali) si verificano convergenze fra deputati di opposto orientamento politico, dando luoghi a giustificati sospetti di corruzione politica. In questo senso Gaetano Salvemini (v.) accusava di “trasformismo” le pratiche clientelari del governo di Giovanni Giolitti all’inizio del secolo, ma si può dire che la pratica “trasformistica” (in sostanza, l’infedeltà degli eletti rispetto al mandato elettorale ricevuto) è un dato comune nella vita dei sistemi parlamentari, quando il singolo eletto o il gruppo o partito che egli rappresenta agisce secondo linee diverse e addirittura opposte rispetto a quelle che si era impegnato di seguire di fronte agli elettori.
A.Man.
Trauzzi, Romolo
N. a Bologna il 6.9.1895; avvocato. Combattente nella guerra 191518, fu catturato dagli austriaci e trascorse un periodo in campo di prigionia. Al termine del conflitto tornò a Bologna, dove fu avvocato e docente di materie giuridiche. Chiamato alle armi nella Seconda guerra mondiale, l'8.9.1943 si trovava alla Scuola militare di Parma per un corso di aggiornamento e si diede alla macchia. Prese poi parte attiva alla Resistenza emiliana e dai primi del 1945 fino alla Liberazione rappresentò il Partito d’Azione in seno al C.L.N. regionale deH'Emilia Romagna. Il 23.9.1944 era stato condannato a morte (in contumacia) dai nazifascisti per la sua attività. Dopo la liberazione di Bologna fu designato dal C.L.N. questore politico della città, carica che mantenne per tre mesi. Decorato di medaglia di bronzo per il contributo dato alla Resistenza, nel dopoguerra riprese la professione forense.
Trebbi, Alberto
N. a Bologna il 25.10.1892, ivi m. il 13.1.1975; operaio metallurgico. Nel 1916 aderì al P.S.I. e fu della corrente di sinistra. Nel dopoguerra, fra il 1919 e il 1923, fu segretario del sindacato operai metallurgici (F.I.O.M.) aderente alla Camera confederale del lavoro di Bologna. Animò e diresse il movimento di occupazione delle fabbriche del Bolognese che, dal 2 settembre ai primi dell’ottobre 1920, vide coinvolte numerose medie e piccole aziende. Scatenatosi lo squadrismo fascista, divenne bersaglio di attacchi, persecuzioni e violenze: fu arrestato il 30.12.1923, durante una riunione regionale di socialisti; il 19.10.1924 fu bastonato da una squadra fascista insieme alla moglie Ellena Zannini (18961960, anch’essa socialista); nell’aprile del 1925 fu arrestato e carcerato per vari mesi senza alcun processo, mentre la latteria gestita dalla moglie veniva incendiata dai fascisti.
AH’indomani dell’attentato a Benito Mussolini, avvenuto a Bologna, e della approvazione delle Leggi eccezionali fasciste, il 27.11.1926 fu arrestato e assegnato a 5 anni di confino per “propaganda antifascista”. Fu relegato nelle isole di Lipari e di Tremiti, dove lo raggiunse la moglie. Liberato nel novembre
1929, tornò a Bologna (soggetto a
4 anni di ammonizione) e aprì, in vicolo Broglio, un negozio per la vendita di calci, gessi e laterizi, che divenne centro di incontri clandestini dei socialisti e degli antifascisti. Nel novembre 1930 fu nuovamente arrestato e prosciolto solo il 21.5.1931, ma seguirono altri fermi cautelativi.
Nel settembre 1942 cooperò alla ricostruzione della Federazione bolognese del P.S.I. e concorse poi alla formazione del Comitato unitario di azione antifascista costituitosi in Bologna, nel quale confluirono rappresentanti comunisti e di “Giustizia e Libertà”, nonché un ex esponente del Partito popolare. Nell’agosto 1943 lavorò all'unificazione dei gruppi del P.S.I. e del M.U.P., dai quali ebbe origine il P.S.I.U.P..
Dopo I'8.9.1943 rappresentò il Partito socialista negli organismi unitari antifascisti e nel comitato militare unitario immediatamente costituito. Il 7.11.1943, mentre partecipava a una riunione, venne arrestato da tedeschi e fascisti dopo un tentativo di fuga. Fu detenuto in S. Giovanni in Monte a Bologna e poi nel carcere di Castelfranco
Emilia (Modena). Il 21.1.1944 fu deportato in Germania, nel lager di Dachau, poi in quelli di Natzweiler e Alloch.
Sopravvissuto ai gravi patimenti, a fine maggio 1945 rientrò a Bologna che pesava 43 chili. Dopo essersi faticosamente ristabilito riprese funzioni dirigenti nella federazione del P.S.I., sostenendo posizioni di sinistra unitarie con il P.C.I.. Fu un attivo organizzatore della cooperazione di produzione e lavoro, presidente della Cooperativa fornaciai di Bologna, poi della Intercoop; consigliere delle cooperative C.A.M. S.T., “Bolognese” e “Corticella”; componente di organi direttivi nazionali della Lega delle cooperative.
Nel 1964 abbandonò il P.S.I. e fu tra i promotori del P.S.I.U.P.. Allo scioglimento di questo partito (1972) aderì al P.C.I.. Fu presidente dell’A.N.E.D..
L. Ar.
Treblinka
Situato in una regione molto boscosa a circa 100 km a nordest di Varsavia, quello di Treblinka fu uno dei cinque campi di sterminio, creati dai tedeschi in Polonia (insieme ai lager di Belzec, Chelmno, Maidanek e Sobibor), il terzo in ordine di tempo ma il più grande. Di “sterminio” perché qui gli ebrei venivano messi a morte immediatamente dopo il loro arrivo, senza appelli né selezioni di sorta (v. Deportazione, Campi di).
Insieme a Sobibor (v.) e a Belzec (v.), Treblinka fu uno dei capisaldi della cosiddetta Azione Reinhard tendente a impossessarsi di tutti i beni degli ebrei polacchi, azione coordinata dal capo della polizia e delle SS di Lublino Odilo Globocnik (v.), attivo anche in Italia a partire dall’autunno del 1943. Agli ebrei deportati veniva detto che andavano a lavorare « all’Est », cioè nei territpri Sovietici, ma in realtà appena scesi dal tren[...]
[...] arrivo, senza appelli né selezioni di sorta (v. Deportazione, Campi di).
Insieme a Sobibor (v.) e a Belzec (v.), Treblinka fu uno dei capisaldi della cosiddetta Azione Reinhard tendente a impossessarsi di tutti i beni degli ebrei polacchi, azione coordinata dal capo della polizia e delle SS di Lublino Odilo Globocnik (v.), attivo anche in Italia a partire dall’autunno del 1943. Agli ebrei deportati veniva detto che andavano a lavorare « all’Est », cioè nei territpri Sovietici, ma in realtà appena scesi dal treno a Treblinka venivano messi a morte. Si calcola che complessivamente vi abbiano lasciato la vita oltre 700.000 persone.
Struttura e funzionamento
Il lager era composto di due campi a un chilometro e mezzo di distanza l’uno dall’altro: Treblinka I, sorto nel 1941 come campo di lavoro forzato; e Treblinka II, funzionante dal luglio 1942 all’ottobre 1943 esclusivamente come campo di sterminio.
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