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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 624

Brano: Spano, Velio

tra l’altro producendo un giornale di propaganda antifascista, destinato alle truppe occupanti, dal titolo Il Soldato italiano.

Nell’Italia liberata

Il 16.10.1943 potè tornare nell’Italia liberata: sbarcò a Napoli ed entrò a far parte del gruppo dirigente del P.C.I..

Direttore dell’edizione meridionale de “ l’Unità”, dapprima propugnatore di una linea di intransigente opposizione al governo Badoglio e alla monarchia, dopo l’arrivo di Paimiro Togliatti in Italia si allineò prontamente alla nuova linea politica (v. Salerno, Governo di). Fu quindi designato a far parte dell[...]

[...] di Paimiro Togliatti in Italia si allineò prontamente alla nuova linea politica (v. Salerno, Governo di). Fu quindi designato a far parte della Direzione del partito per l’Italia liberata e, dopo la liberazione di Roma, fu nominato direttore de “l’Unità”, incarico che mantenne fino al giugno 1946. Consultore nazionale (1945), poi membro della Costituente (194648) e senatore dal 1948, fu sottosegretario all’Agricoltura nel secondo gabinetto De Gasperi (13.7.194628.1. 1947). Nel 1947 fu inviato a dirigere l’organizzazione regionale del P.C.I. in Sardegna e qui rimase fino a! 1957, quando venne nominato responsabile della Sezione Esteri del Comitato centrale del partito. Due anni dopo fu nominato segretario del Movimento italiano per la pace.

M.Gi.

Spartachismo

Movimento della minoranza di sinistra del Partito socialdemocratico tedesco (v. Germania), lo spartachismo si sviluppò dopo l’adesione della S.P.D. ai crediti di guerra del 4.8.1914, per iniziativa soprattutto di Karl Liebknecht (v.) e Rosa Luxemburg (v.) che, muovendo dalla opposizione alla guerra, perseguivano la trasformazione della spinta pacifista delle masse in una effettiva alternativa rivoluzionaria, su posizioni affini a quelle sostenute nell’ambito del movimento di Zimmerwald (v.) della corrente bolscevica. L'azione della minoranza di sinistra fu rivolta a un duplice obiettivo: compiere opera di chiarificazione all'interno del Partito socialdemocratico e delle masse sulla natura imperialista della guerra e, nello stesso tempo, consolidare i legami organizzativi della minoranza.

L’uscita (14.4.1915) del primo numero della rivista teorica Die Internationale (i cui principali contributi erano dovuti a R. Luxemburg, F[...]

[...]Una tappa fondamentale verso l’autonomia e la compattezza organizzativa della minoranza fu costituita dalla Reichskonferenz (Conferenza nazionale) del Gruppo “Internazionale” (Berlino, 1.1.1916) che deliberò, tra l’altro, di dare una maggiore regolarità alla stampa illegale con la quale soprattutto la minoranza portava avanti la sua azione. Fu quindi intensificata la pubblicazione di Poi iti sche Briefe (Lettere politiche) che, dapprima a firma “Spartacus”, circolarono ciclostilate, poi (a partire dal 20.9.1916) uscirono a stampa con la testata “Spartacus”, donde appunto il nome di Lettere di Spartaco, con il quale saranno comunemente designate, e la stessa denominazione del Gruppo “Internazionale” in Spartakusgruppe. L’1.5.1916 l’arresto di K. Liebknecht privò il gruppo del suo principale agitatore politico; i compiti organizzativi furono allora assolti principalmente da Leo Jogiches.

Linea politica

Lo sforzo della Spartakusgruppe di differenziarsi non soltanto dalla maggioranza socialdemocratica, ma anche dalla corrente minoritaria che circoscriveva la propria critica alla maggioranza unicamente all’opposizione alla guerra, non fu però spinto fino al punto di negare ogni collaborazione alla opposizione, come fu detta, “centrista”, sicché, quando questa opposizione centrista promosse, con la Conferenza di Gotha del 68.8.1917, la fondazione del Partito socialdemocratico indipendente (U.S.P.D.), ossia il formale distacco delle minoranze dalla S.P.

D., la Spartakusgruppe aderì al nuovo partito, per timore di perdere ogni canale di comunicazione con la massa dei vecchi aderenti alla socialdemocrazia.

La comune adesione alla U.S.P.D. non poteva tuttavia nascondere le divergenze reali che opponevano il Gruppo spartachista alla maggioranza degli indipendenti. Tali divergenze diventarono sempre più evidenti via via che gli spartachisti, attivamente impegnati nelle agitazioni di massa contro la guerra del 1917 e ancor più dell’inverno del

1918, si resero conto deH'impossibilità di servirsi della U.S.P.D. ai fini della loro battaglia rivoluzionaria. Le prime conseguenze di questa situazione, nel clima di tensione rivoluzionaria alla vigilia del crol

lo militare finale della Germania, furono tratte nella Reichskonferenz spartachista del 7.10.1918, in occasione della quale fu operata la fusione con il gruppo della sinistra radicale di Brema e fu lanciato il programma per la “repubblica socialista tedesca”.

II distacco formale degli spartachisti dalla U.S.P.D. non fu compiuto neppure nella successiva conferenza dell'11 novembre, dopo la proclamazione della repubblica, allorché essi deliberarono l’autonomia organizzativa dal partito degli indipendenti e decisero di adottare come proprio organo il quotidiano Die Rote Fahne (v.) che era uscito a Berlino sin dal 9 novembre per iniziativa di Liebknecht e della Luxemburg. La Spartakusgruppe si trovò allora al centro dell'agitazione rivoluzionaria e, soprattutto, fu il principale portavoce (insieme alla sinistra della U.S.P.D., facente capo ai cosiddetti “capitani rivoluzionari”) deH'alternativa consiliare (« Tutto il potere ai consigli! ») contro le prospettive di pura parlamentarizzazione sostenute dalla S.P.D. e dalla maggioranza degli indipendenti.

A questo punto la frattura della U.S.P.D. era ormai inevitabile: nella Reichskonferenz convocata per la fine di dicembre del 1918 il Gruppo spartachista decise infatti la separazione anche formale dal partito degli indipendenti, costituendosi a sua volta in Partito comunista tedescoLega di Spartaco.

E. Co.

Spataro, Giuseppe

N. a Vasto (Chieti) il 12.7.1897, m. a Roma nel 1979; avvocato.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 108

Brano: Neuengamme

stagna e, con l'aiuto di Willy Dreimann, li aveva gassati con Cyclon

B. I prigionieri erano morti in pochi minuti e i loro corpi erano stati portati via a bordo di autocarri.

« I deportati dovettero sfilare davanti a quel macabro spettacolo cantando una canzone il cui primo verso diceva: Benvenuto dolce lavoratore, siamo lieti e contenti ». (L. Russell, «Il flagello della svastica»).

Anche a Neuengamme furono eseguiti «esperimenti» chirurgici su cavie umane. Fra l’altro, furono compiuti studi per disintossicare acqua precedentemente resa letale con sostanze tossiche. Dopo la presunta « disintossicazione », l’acqua venne somministrata a più di 150 detenuti che, per la maggior parte, morirono avvelenati con atroci sofferenze.

All’inizio del 1945, arrivarono al campo 80 deportati olandesi. Di questi, 20 morirono subito dopo l’arrivo, mentre gli altri 60 furono impiccati in segreto. Per questo lavoro « straordinario », Dreimann e Thumann ricevettero una razione supplementare di alcool.

Nel febbraio dello stes[...]

[...]0 morirono subito dopo l’arrivo, mentre gli altri 60 furono impiccati in segreto. Per questo lavoro « straordinario », Dreimann e Thumann ricevettero una razione supplementare di alcool.

Nel febbraio dello stesso anno, a poco meno di due mesi dalla Liberazione, 20 bambini ebrei, francesi e russi di età fra i cinque e i dodici anni, detenuti a Neuengamme, furono selezionati dal dott. Heissmeyer di Berlino per essere sottoposti a particolari « esperimenti ». Molti di questi bambini vennero a trovarsi in condizioni fisiche gravissime e, nell’aprile, all’approssimarsi delle truppe alleate, tutti vennero trasferiti a Bullenhausendamt. Li accompagnavano il Trzebinski, quattro infermieri (due medici francesi e due olandesi) e sei russi. La mattina stessa furono uniti al gruppo dei bambini 24 russi. Tutti i prigionieri furono fatti entrare in una cantina, dove li aspettava un altro nazista, di nome Johann Framm/ Gli adulti russi furono impiccati a parte, mentre i bambini vennero spogliati. Trzebinski, in un impulso di umanità, iniettò loro una dose di morfina, poi Framm mise il cappio al collo delle piccole vittime e (sono le sue parole, quale imputato al processo poi svoltosi ad Amburgo) « furono appesi come quadri ai ganci delle pareti ».

La marcia della morte

Dal 18.4.1945, con l’approssimarsi delle truppe alleate, il campo di Neuengamme venne evacuato. I deportati furono fatti partire a piedi a gruppi di 500, scortati da cani e

da S.S., per una spietata quanto assurda marcia della morte. Essi furono condotti da Neuengamme a Bergen Belsen, poi a nord fino a [...]

[...]i umanità, iniettò loro una dose di morfina, poi Framm mise il cappio al collo delle piccole vittime e (sono le sue parole, quale imputato al processo poi svoltosi ad Amburgo) « furono appesi come quadri ai ganci delle pareti ».

La marcia della morte

Dal 18.4.1945, con l’approssimarsi delle truppe alleate, il campo di Neuengamme venne evacuato. I deportati furono fatti partire a piedi a gruppi di 500, scortati da cani e

da S.S., per una spietata quanto assurda marcia della morte. Essi furono condotti da Neuengamme a Bergen Belsen, poi a nord fino a Lubecca, poi (i superstiti) a Bargedorf, quindi di nuovo verso Neuengamme e infine a Sandbostel, percorrendo sempre a piedi un tragitto di 737 chilometri.

Il trasferimento dei deportati da Bergen Belsen a Lubecca ebbe luogo in seguito a un accordo intercorso fra Himmler e il conte Bernadotte (a nome del governo svedese), per cui i prigionieri di nazionalità danese e norvegese avrebbero dovuto essere trasferiti in Svezia. In base a tale accordo, 8.00010.000 superstiti di Neuengamme[...]

[...]initi a Sandbostel, fra Amburgo e Brema, sede dello Stalag X B per prigionieri di guerra. Quelli provenienti da Neuengamme e da alcuni kommandos esterni arrivarono a destinazione così sfiniti, da non poter sopravvivere. Quando le avanguardie della I Armata inglese entrarono nel campo, trovarono nelle baracche più morti che vivi e, per portar via i cadaveri, si servirono degli abitanti tedeschi del luogo.

Gli italiani a Neuengamme

Nessun trasporto di deportati italiani arrivò a Neuengamme direttamente

dall’Italia. I trenta italiani sopravvissuti nel campo, i cui nomi risultano dai documenti ufficiali, vi giunsero dal lager di Dachau. Essi erano quasi tutti originari del Friuli, della Venezia Giulia e dell’lstria. I pochi italiani giunti a Neuengamme senza transitare per altri campi provenivano invece dalla Francia e dal Belgio, dove risiedevano quali emigrati.

Analoghe osservazioni si possono fare per i caduti italiani, la cui percentuale rispetto al numero dei sopravvissuti è altissima: 125 caduti contro 30 sopravvissuti. Na[...]

[...]all’Italia. I trenta italiani sopravvissuti nel campo, i cui nomi risultano dai documenti ufficiali, vi giunsero dal lager di Dachau. Essi erano quasi tutti originari del Friuli, della Venezia Giulia e dell’lstria. I pochi italiani giunti a Neuengamme senza transitare per altri campi provenivano invece dalla Francia e dal Belgio, dove risiedevano quali emigrati.

Analoghe osservazioni si possono fare per i caduti italiani, la cui percentuale rispetto al numero dei sopravvissuti è altissima: 125 caduti contro 30 sopravvissuti. Naturalmente, come per gli altri campi, si tratta di cifre incomplete.

Italiani morti a Neuengamme

Elenco di 126 deportati di nazionalità italiana deceduti a Neuengamme e nei kommandos dipendenti (tra parentesi, il luogo di origine e l’anno di nascita): Emilio Aler (Fiume, 1944); Ugo Anzil (Tarcento, 1915); Nicolò Attimis (Nimis, 1909); Luigi Bani (Trieste, 1980); Settimo Basso (Premariacco, 1924); Libero Bastelli (Bologna, 1907); Aurelio Belligoi (Faedis, 1921); Albano Beltrame (Mortegliano, 1904); Pietro [...]

[...]me, 1944); Ugo Anzil (Tarcento, 1915); Nicolò Attimis (Nimis, 1909); Luigi Bani (Trieste, 1980); Settimo Basso (Premariacco, 1924); Libero Bastelli (Bologna, 1907); Aurelio Belligoi (Faedis, 1921); Albano Beltrame (Mortegliano, 1904); Pietro Bernardi (Foliina, 1902); Ottavio Bernazzi (Santalesi, 1912); Paolo Bertolla (Nimis, 1911); Carlo Bertolutti (Faedis, 1912); Lino Bertólutti (Faedis, 1913); Rodolfo Bislacchi (Trieste, 1909); Mario Bianchin (S.P. Natisone, 1913); Aldo Brans (Tarcento, 1925); Giovanni Bresaz (Al Bona, 1915); Josip Burolo (Burnii, 1889); Tarcisio Burra (Torreano, 1912); Virginio Carghel (Lucinico,

1896); Oscare Carli (Trieste, 1919); Dario Ceglar (Trieste, 1925); Ernesto Cerneaz (Attimis, 1899); Filippo Cerrettini (Cagli, 1892); Aldo Ceschia (Nimis, 1912); Giacomo Ceschia (Nimis, 1913); Giuseppe Ceschia (Nimis, 1905); Alfredo Cerpan (Gorizia, 1920); Beppino Colaoni (Reana,

1925); Bruno Coliovati (Teor, 1916); Antonio Comelli (Nimis, 1906); A. Francesco Comelli (Nimis, 1902); Giovanni Comelli (Nimis, 1919); Giovann[...]

[...](Lucinico,

1896); Oscare Carli (Trieste, 1919); Dario Ceglar (Trieste, 1925); Ernesto Cerneaz (Attimis, 1899); Filippo Cerrettini (Cagli, 1892); Aldo Ceschia (Nimis, 1912); Giacomo Ceschia (Nimis, 1913); Giuseppe Ceschia (Nimis, 1905); Alfredo Cerpan (Gorizia, 1920); Beppino Colaoni (Reana,

1925); Bruno Coliovati (Teor, 1916); Antonio Comelli (Nimis, 1906); A. Francesco Comelli (Nimis, 1902); Giovanni Comelli (Nimis, 1919); Giovanni Coren (S.P. Natisone, 1896); Angelo Cosmi (Rivignano,

1897); Vittorio Coss (Salerno, 1918); Giobatta Cuciz (Nimis, 1915); Aldo Cudiz

Deportati morenti trovati a Sandbostel al momento della liberazione

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 204

Brano: [...]oatta amministrativa, ma l’occupazione non cessò né venne interrotto il tentativo di salvare la fabbrica dallo smantellamento, la « vacca di ferro » (come fu chiamato l’R60) che gli operai erano riusciti a costruire e a far funzionare da soli, aveva un significato che andava ben oltre i propri pregi, i difetti e il valore commerciale. Ma anche un appello con duecentomila firme, inviato al Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, rimase senza risposta. Fu solo il 6.10.1951, un anno esatto dopo l’occupazione, che « la proprietà » accettò un primo accordo e I’8 ottobre, dopo 368 giorni, cessava l’occupazione: guidati da Giuseppe Di Vittorio e preceduti dai tre prototipi dell’R60 costruiti, gli operai uscirono dalla fabbrica.

« I tecnici e i periti, impegnati nell’inventario, trovarono non solo macchine e impianti perfettamente conservati, ma anche una situazione patrimoniale dello stabilimento di gran lunga superiore a ogni aspettativa e tale da far fortemente ricredere, come lo stesso commissario Luigi Moraglia confessò, sulla necess[...]

[...]tto dopo l’occupazione, che « la proprietà » accettò un primo accordo e I’8 ottobre, dopo 368 giorni, cessava l’occupazione: guidati da Giuseppe Di Vittorio e preceduti dai tre prototipi dell’R60 costruiti, gli operai uscirono dalla fabbrica.

« I tecnici e i periti, impegnati nell’inventario, trovarono non solo macchine e impianti perfettamente conservati, ma anche una situazione patrimoniale dello stabilimento di gran lunga superiore a ogni aspettativa e tale da far fortemente ricredere, come lo stesso commissario Luigi Moraglia confessò, sulla necessità di porre in liquidazione le O.M.I. Reggiane. A ciò si aggiunga che, nel momento in cui fu decretata la liquidazione coatta, la ditta disponeva di un carnet di ordinazioni per 4800 milioni » (Spreafico).

L’organo del P.S.D.I. La giustizia scrisse il 7.12.1951 che, da parte del Governo, non è che non si potessero salvare le Reggiane, ma non lo si era espressamente voluto « per colpire a morte il comuniSmo reggiano, lasciando il topo nella trappola della fabbrica occupata ».

Nel marzo 1952 iniziavano la propria attività le O.M.I. Nuove Reggiane.

Bibliografia: F. Cigarini, La vacca di ferro, Reggio Emilia, s.d.; S. Spreafico, Un'industria, una città. Cinquant'anni alle Officine Reggiane, Bologna, 1968; AA.VV., Restaurazione capitalistica e Piano del lavoro. Lotta di classe alle Reggiane 19491951, Roma, 1977.

L.Ca.

Offidani, Raffaele

Spartacus Picenus. N. a Sant’Elpidio a Mare (Ascoli Piceno) il 16.5. 1890, m. a Roma il 30.12.1967; autore di testi per canzoni politiche. Figlio di padre ignoto e registrato alla nascita col cognome di Bili, nel 1903 venne riconosciuto dalla madre, assumendone il cognome di Offidani. Quantunque non avesse completato la scuola elementare, si dedicò fin dall'adolescenza alla

stesura di racconti d'avventura, tra i quali si ricorda La pagoda dei settecento geni che ebbe l’onore di essere pubblicata a fianco di racconti di Ver ne e Salgari. Convinto fautore dell’interventismo nel 1915, partecipò [...]

[...]l 1915, partecipò alla Prima guerra mondiale, restando ferito. Nei 1917 fu conquistato dagli ideali della rivoluzione russa e nel 1919 si iscrisse al P.S.I.. Cominciò in quegli stessi anni a comporre inni comunisti, quali Sventola bandiera rossa!, Viva Lenin, Bolscevismo, La guardia rossa. Una sua versione de\\'Internazionale venne adottata come inno della Federazione giovanile socialista italiana. I suoi testi, pubblicati con il titolo Canti di Spartaco e sotto lo pseudonimo di Spartacus Picenus, trovarono larga diffusione.

Il riferimento a Spartaco va inteso soprattutto in connessione al noto movimento spartachista sviluppatosi in Germania. Le canzoni di Offidani (si dice eseguite anche alla presenza di Lenin) vennero proibite dalla censura negli anni del regime fascista. Esse incontrarono un largo favore popolare per la loro ingenua vivacità, nonostante certe indulgenze retoriche e cedimenti a mode musicali dell’epoca, (v. Inni e canti della Resistenza).

Durante gli anni della lotta clandestina e della Resistenza Spartacus compose nuovi canti (Cuori comunisti, Il sole dell'avvenire, Le Fosse Ardeatine), adeguando i testi agli sviluppi della situazione italiana e alla linea del Partito comunista, cui aveva aderito fin dal 1921.

Per esempio, decise di eliminare dai suoi testi ogni precedente riferimento a Trotzkij, a Bombacci ecc. Egli non volle invece rinunciare alla esaltazione della figura di Stalin, suo tema dominante nel secondo dopoguerra, neppure dopo la linea affermatasi con il XX Congresso del Partito comunista sovietico.

Visse i suoi ultimi anni con i proventi di una modesta libreria antiqu[...]

[...]gura di Stalin, suo tema dominante nel secondo dopoguerra, neppure dopo la linea affermatasi con il XX Congresso del Partito comunista sovietico.

Visse i suoi ultimi anni con i proventi di una modesta libreria antiquaria a Roma, praticamente emarginato dal P.C.I., del quale era rimasto militante.

Bibliografia: S.O., Canti comunisti (con una nota autobiografica), Milano, 1967; Autobiografia in « || nuovo canzoniere italiano », n. 3; È morto S.P., in « L’Unità », 2.1,1968; I funerali a Roma di S.P., ibidem, 3.1.1968.

Oggioni, Fausto

Fiume. N. a Varese il 9.3.1904, m. nel 1979; pellettiere.

Per la sua militanza nell’organizza

zione comunista clandestina di Varese, T8.6.1928 fu condannato dal Tribunale Speciale a 5 anni di reclusione. Rimasto in carcere fino al 14.6.1932, fu successivamente inviato al confino nell’isola di Ponza, dove rimase fino al gennaio 1936. Arrestato di nuovo nel corso di quell’anno, venne nuovamente confinato a Ponza, per 3 anni.

Dal 1940 svolse attività dirigente nell'organizzazione comunista clandestina di Varese. Dal gennaio

1944 partecipò alla Guerra di liberazione, come caposquadra nella 121a Brigata Garibaldi « Walter Marcobi » (già « Gastone Sozzi »). Dopo la Liberazione lavorò nell’apparato locale del P.C.I. e nel movimento sindacale.

Oggioni, Francesco[...]

[...]à « Gastone Sozzi »). Dopo la Liberazione lavorò nell’apparato locale del P.C.I. e nel movimento sindacale.

Oggioni, Francesco

N. a Samolaco (Sondrio) il 24.7. 1902; cantiniere.

Arrestato nell’aprile 1928 sotto l'accusa di aver partecipato all’attentato di piazzale Giulio Cesare (v. Fiera di Milano), rimase in carcere per tre anni in attesa di processo. Il 5.6.1931, caduta l'accusa di concorso in attentato, sarà condannato dal Tribunale Speciale a

5 anni di reclusione per appartenenza all’organizzazione comunista.

Ogliaro, Alfonso

N. a Biella/Pavignano nel 1894; m. a Mauthausen il 20.2.1945; impresario edile.

Aderì giovanissimo alla Federazione giovanile socialista di Biella e, prima dell'avvento del fascismo, fu eletto consigliere comunale della città. Successivamente si trasferì a Torino, dove fu attivo dirigente del Sindacato edili del Piemonte.

Durante gli anni della dittatura fascista continuò a svolgere attività politica clandestina, mantenendo continui contatti con esponenti socialisti di Torino, Biella, N[...]

[...]ella/Pavignano nel 1894; m. a Mauthausen il 20.2.1945; impresario edile.

Aderì giovanissimo alla Federazione giovanile socialista di Biella e, prima dell'avvento del fascismo, fu eletto consigliere comunale della città. Successivamente si trasferì a Torino, dove fu attivo dirigente del Sindacato edili del Piemonte.

Durante gli anni della dittatura fascista continuò a svolgere attività politica clandestina, mantenendo continui contatti con esponenti socialisti di Torino, Biella, Novara, e collegamenti anche con gruppi di fuorusciti socialisti, soprattutto a Ginevra (Svizzera).

Con la caduta del fascismo e soprattutto dopo l'8.9.1943, si impegnò in un’intensa attività politica: fu membro della prima ricostituita Direzione del P.S.I. e si dedicò alla ricostruzione dell'organizzazione socialista in Piemonte.

Arrestato a Torino il 9.5.1944, sotto l'accusa di attività politica antifascista e di appartenere al movimento della Resistenza, fu deportato a

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 721

Brano: [...]nelle fabbriche, che aggravava la discriminazione di colore via via che procedeva l’industrializzazione dovuta al tempo di guerra. Nel settembre

1916 l'I.S.L. si oppose a un aumento salariale in favore degli africani (che allora prendevano nelle miniere e nell’industria paghe pari al 10 per cento di quelle europee), temendo che salari più alti avrebbero potuto allontanare gli africani dal loro sistema tribale “naturale”.

Nel 1917 Andrews e S.P. Bunting, altro futuro fondatore del C.P.S.A., appoggiarono il decreto per l'amministrazione dei nativi del 1917, che l’A.N.C. respinse. Anche se l’I.S.L. e la Lega “guerra alla guerra” di Bunting erano “antibelliciste”, mentre l’A.N.C., l’A.P.O. e il N.I.C. erano favorevoli al conflitto, la posizione “rivoluzionaria” dei primi riguardo alla “guerra imperialista” mascherava il loro personale imperialismo coloniale e razzista.

La stessa apparente contraddizione emerse tra i socialisti razzisti americani alla Jack London. L’unica posizione antimperialista e contraria alla guerra fu, di fatto, quella assunta dai lavoratori di colore di Willowmore e delle tribù della Namibia che si opposero tanto a LettowVoorbeck (il gener[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine S.P., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Partito comunista <---comunista <---socialista <---P.C.I. <---antifascista <---imperialista <---italiana <---italiano <---socialisti <---spartachista <---A.N.C. <---A.P.O. <---Aldo Ceschia <---Antonio Comelli <---Beppino Colaoni <---Bergen Belsen <---Bergen Belsen a Lubecca <---Bibliografia <---Bruno Coliovati <---C.P.S.A. <---Canti di Spartaco <---Capo Orientale <---Capo W <---Capo W P <---Capo W P Schreiner <---Capo-Xhosa <---College di Fort Hare <---Comitato centrale <---Conferenza di Gotha <---Dario Ceglar <---De Beers <---De Gasperi <---Die Rote Fahne <---Diritto <---Edoardo VI <---Ernesto Cerneaz <---Giacomo Ceschia <---Giovanni Comelli <---Giovanni Coren <---Giulio Cesare <---Giuseppe Di Vittorio <---H.L. <---Heissmeyer di Berlino <---I.S.L. <---Il flagello della svastica <---Jesus College <---Johann Framm <---Junius-Broschure <---La guardia <---La guardia rossa <---Le Fosse Ardeatine <---Leo Jogiches <---Letsie II <---Lettere di Spartaco <---Lettow-Voorbeck <---Lotta di classe <---Luigi Bani <---Malawi-Rhodesia <---N.E.U.M. <---N.I.C. <---Neuengamme a Bergen Belsen <---Nicolò Attimis <---O.M.I. <---P.K. <---P.S.D.I. <---P.S.I. <---Paimiro Togliatti <---Piano del lavoro <---Pietro Bernardi <---Protettorato del Basutoland <---Repubblica Luigi Einaudi <---S.M. <---S.O. <---S.P.D. <---S.S. <---Settimo Basso <---Sezione Esteri del Comitato <---Spartacus Picenus <---Stalag X B <---Suboza II <---Togliatti in Italia <---U.S.P.D. <---Ugo Anzil <---W.H. <---Willy Drei <---antibelliciste <---antimperialista <---centrista <---collaborazionista <---comunisti <---eurocomunismo <---fascismo <---fascista <---ideologica <---imperialismo <---indiana <---indiani <---indiano <---interventismo <---italiani <---laburista <---nazista <---pacifista <---panafricanismo <---proselitismo <---razzismo <---razzista <---razzisti <---reggiano <---spartachismo <---spartachisti