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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 690

Brano: Stato Maggiore

Durante il fascismo

Si verificava intanto l'espansione del fascismo, caratterizzata dalle note collusioni tra squadristi, ufficialità e comandi periferici. Lo S.M. deM’esercito emanò una circolare 24.9.1920, invitando i comandi a riferire sull’attività dei fasci, che giudicava favorevolmente. Avendo le divisioni di Chieti e di Bari interpretato il testo come esortazione a diffondere il fascismo, il 23 ottobre seguì una precisazione del ministro Bonomi e del capo di S.M. Badoglio che invitava l'esercito alla neutralità, senza peraltro smentire il giudizio favorevole allo squadrismo. Quanto allo S.M. e agli alti generali di fronte alla marcia su Roma (v.), va ripetuto ciò che vale per le intere Forze Armate: pur favorevoli al fascismo in quanto mirante all'ordine attraverso la repressione sociale, esse vi si sarebbero opposte se il re lo avesse ordinato. Avendo il re coonestato la violenza dei fascisti chiamando al governo il loro capo, le Forze Armate furono liete dell’accaduto.

Ministro della Guerra nel primo gabinetto Mussolini fu Diaz. Egli, fra l'altro, riordinò l’alto comando conservando il Consiglio dell’esercito, ridisciplinando la preesistente Commissione Suprema di Difesa e creando l’ispettore Generale dell’Esercito, carica in concreto poi non ricoperta e dalla quale sarebbero dovuti dipendere lo S.M. dell’es[...]

[...]oonestato la violenza dei fascisti chiamando al governo il loro capo, le Forze Armate furono liete dell’accaduto.

Ministro della Guerra nel primo gabinetto Mussolini fu Diaz. Egli, fra l'altro, riordinò l’alto comando conservando il Consiglio dell’esercito, ridisciplinando la preesistente Commissione Suprema di Difesa e creando l’ispettore Generale dell’Esercito, carica in concreto poi non ricoperta e dalla quale sarebbero dovuti dipendere lo S.M. dell’esercito (ridenominato S.M. Centrale) e il suo capo.

Sopravvenute le dimissioni di Diaz (aprile 1924) e avvenuto il delitto Matteotti (10.6.1924) con la conseguente crisi politica durata fino al gennaio 1925 (durante la quale al fascismo andò il concreto favore dei militari), sembrò che Mussolini approvasse le riforme studiate dal nuovo ministro della Guerra generale Antonino Di Giorgio, inviso ai cosiddetti generali “della vittoria”, cioè agli ex comandanti delle armate in guerra divenuti nel frattempo senatori. Senonché Mussolini, probabilmente timoroso di urtarsi con costoro, a rischio di riaprire la crisi appena chiusa liquidò Di Giorgio, si fece nominare ministro della Guerra (aprile 1925) e, poco dopo, anche della Marina (maggio 1925) e deM’Aeronautica, della quale era già Alto Commissario dalla nascita dell’arma indip[...]

[...]Di Giorgio, si fece nominare ministro della Guerra (aprile 1925) e, poco dopo, anche della Marina (maggio 1925) e deM’Aeronautica, della quale era già Alto Commissario dalla nascita dell’arma indipendente (1923).

Tranne un’interruzione fra il 1929 e il 1933, Mussolini conservò i tre ministeri militari sino alla fine. Le Forze Armate erano affidate a tre sot

tosegretari (ministri dal 1929 al 1933), che il più delle volte erano anche capi di S.M., scelti fra generali relativamente giovani e poco noti che Mussolini sostituiva continuamente. Così dal 1925 al 1943 vi saranno i seguenti capi di S.M.: All’Esercito: Badoglio (carica abbinata a quella di capo di S.M.G. fino al 1927); Ferrari; Gualtieri; Bonzani; Baistrocchi; Pariani (v.) (gli ultimi due anche sottosegretari) ; Graziani (v.) ; Roatta (v.) ; Ambrosio (v.) ; De Stefanis; ancora Roatta. Alla Marina: Acton; Burzagli', Ducei] Cavagnari, Riccardi (gli ultimi due anche sottosegretari). All'Aeronautica: Piccio; Armani; Valle; Bosio (gli ultimi con Italo Balbo per ministro); ancora Valle; Pricolo (v.) ; Fougier (gli ultimi tre anche sottosegretari).

Questo andamento cinematografico, inteso più a impedire il formarsi di potentati personali che non a un’effettiva intrusione di Mussolini nell’ordin[...]

[...]rina: Acton; Burzagli', Ducei] Cavagnari, Riccardi (gli ultimi due anche sottosegretari). All'Aeronautica: Piccio; Armani; Valle; Bosio (gli ultimi con Italo Balbo per ministro); ancora Valle; Pricolo (v.) ; Fougier (gli ultimi tre anche sottosegretari).

Questo andamento cinematografico, inteso più a impedire il formarsi di potentati personali che non a un’effettiva intrusione di Mussolini nell’ordinaria gestione delle Forze Armate e dei loro S.M., aveva però reso necessario un polo militare fisso affidato a persona non sgradita alla dinastia e con prestigio sul pubblico. A ciò si era provveduto dal maggio 1925 creando e conferendo a Badoglio la carica di capo di Stato Maggiore Generale (S.M. G.). Questi, coadiuvato da un sottocapo, aveva poteri diretti sull’esercito, di cui era anche capo di S.M., nonché qualche potestà coordinatrice su marina e aeronautica. Erano aboliti l'ispettore dell’esercito e il capo di S.M. centrale. Molto ridimensionati erano sia il Consiglio dell'esercito sia la Commissione Suprema.

Nel 1927 l'operazione fu perfezionata col ripristino di un capo di S.M. dell'esercito separato dal capo di S.M.G. e col R.D. 6 febbraio n. 68: in questo decreto, ribadendo come già nella legge del 1925 che il capo di S.M.G. dipendeva direttamente dal capo del Governo, si precisava però che il primo (non scelto necessariamente fra i generali dell’esercito) era soltanto consulente militare del secondo e che poteva avere rapporti coi capi di S.M. delle singole Forze Armate solo « per il tramite » dei rispettivi ministeri, cioè in pratica di Mussolini rimasto quasi sempre ministro delle tre Forze. Il capo di S.M.G. era così ridotto a un personaggio di facciata, non rimosso per 15 anni proprio perché privo di poteri effettivi quantunque necessario all’anzidetto disegno di Mussolini.

Badoglio accettò la situazione, in

terpretandola anzi restrittivamente (dal 1929 al 1933 addirittura cumulò la carica militare col governatorato della Libia che lo teneva lontano da Roma!), convinto che si sarebbe ricorsi a lui in momenti gravi, come infatti fu nel 193536 col redditizio comando in Etiopia e nei primi mesi della guerra 194043, quando (sia pur esautoratissimo) fu accanto a Mussolini così da condividerne[...]

[...]arica militare col governatorato della Libia che lo teneva lontano da Roma!), convinto che si sarebbe ricorsi a lui in momenti gravi, come infatti fu nel 193536 col redditizio comando in Etiopia e nei primi mesi della guerra 194043, quando (sia pur esautoratissimo) fu accanto a Mussolini così da condividerne gli allori se vi fossero state vittorie anziché un seguito di sconfitte.

Pertanto, dal 1927 al 1940, questa fu la fisionomia dei quattro S.M. italiani: lo S.M.G., ridotto a segreteria personale di Badoglio, era poco più duna parvenza; i tre S.M. di Forza Armata, ciascuno con attribuzioni spesso sovrapposte a quelle del rispettivo ministero, operavano nell’ordinamento, neH’armamento e nella pianificazione senza reciproco coordinamento e secondo saltuarie e mutevoli indicazioni politiche di Mussolini. Va però segnalato che, ventilatasi nel 1936 (dopo l’Etiopia) e nel 1940 (alla vigilia dell’intervento) l’idea di potenziare lo S.M.G., i singoli S.M. e specie quello della marina si opposero violentemente, solo preoccupati di difendere la loro autonomia.

Seconda guerra mondiale

Nell'estate 1940 era ripristinata la carica di Sottocapo di S.M.G. (abolita nel 1927) per far posto al generale Soddu (che era già sottosegretario alla Guerra) e ricompensarlo dell'opera svolta all'atto dell’intervento presso il 1° Aiutante di campo del re affinché il sovrano si risolvesse a cedere il supremo comando a Mussolini anche in modo formale.

Soddu perderà entrambe le cariche nel dicembre successivo: dopo un breve e rovinoso periodo di comando al fronte greco, fu sostituito nei due posti dal generale Guzzoni. li disastro di Grecia offrì a Mussolini il destro per rimuovere anche Badoglio, cercando di farlo passare per unico responsabile. A Badog[...]

[...]
Soddu perderà entrambe le cariche nel dicembre successivo: dopo un breve e rovinoso periodo di comando al fronte greco, fu sostituito nei due posti dal generale Guzzoni. li disastro di Grecia offrì a Mussolini il destro per rimuovere anche Badoglio, cercando di farlo passare per unico responsabile. A Badoglio succedette (6.12.1940) l’antico rivale Ugo Cavallero (v.) che tuttavia dapprima comandò le operazioni in Albania, mentre il sottocapo di S.M.G. Guzzoni faceva le sue veci a Roma. Frattanto Cavagnari era sostituito da Riccardi allo S.M. e al sottosegretariato della Marina, mentre lo stesso accadrà un anno dopo all'Aeronautica tra Pricolo e Fougier.

Nel maggio 1941 Cavallero, rientrato a Roma, silurò Guzzoni facendo

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 691

Brano: Stato operaio, Lo

addirittura abolire l'istituto del sottocapo di S.M.G. e, presa in mano la propria carica, varò il R.D. 27.6. 1941 n. 661 che rafforzava i suoi poteri non verso Mussolini ma sugli altri capi di S.M.. Tuttavia, benché Cavallero avesse cercato di impedirlo, i capi di S.M. della marina e dell'aeronautica, in quanto sottosegretari e perciò membri del governo, continuarono ad avere accesso diretto a Mussolini. Lo S.M.G. veniva trasformato in Comando Supremo (C.S.) e riceveva razionale organizzazione, formando tre reparti e numerosi uffici con centinaia di ufficiali. In pratica il C.S., oltre a monopolizzare i contatti dell’esercito col dittatore, assorbiva tutto il lavoro operativo nonché i rapporti con l'industria. Agli S.M. di Forza Armata, in continua sovrapposizione coi rispettivi ministeri, restavano, pur sempre sotto la vigilanza del C.S., funzioni ordinative e amministrative. Quello dell’esercito ebbe anche il comando delle armate nel territorio nazionale e, in taluni periodi, quello della 2a Armata in Croazia.

Nelle operazioni, l’impulso del C.S. giungeva fino a livelli oltre i quali la decisione era solo tedesca. Sono da ascrivere al C.S. l'acquiescenza a! desiderio di Mussolini di inviare nel 194142 forze crescenti in Russia (v. Armir) con artiglierie e automezzi (poi venuti a mancare in Africa), la p[...]

[...]ino a livelli oltre i quali la decisione era solo tedesca. Sono da ascrivere al C.S. l'acquiescenza a! desiderio di Mussolini di inviare nel 194142 forze crescenti in Russia (v. Armir) con artiglierie e automezzi (poi venuti a mancare in Africa), la preparazione dello sbarco a Malta (v.) non attuato per la preferenza data dai tedeschi alle operazioni in Egitto (estate 1942), l'impulso alla battaglia dei convogli in Mediterraneo (v. Marina e fascismo) .

Nel gennaio 1943 Mussolini licenziò Cavallero per allontanare da sé la responsabilità dei disastri africani e di Russia. Il successore Ambrosio, che dal gennaio 1942 aveva sostituito Roatta allo S.M. dell esercito, era orientato a sganciare il paese dalla Germania qualora il sovrano ne avesse presa l’iniziativa.

Dal 25 luglio all’8 settembre

Nello S.M. di Ambrosio si erano anche formulati piani per l’arresto di Mussolini all’uscita da un’udienza reale. A ciò il re si decise il 25.7.

1943, approfittando della rissa fra gerarchi fascisti avvenuta la notte prima al Gran Consiglio, dove Mussolini era stato messo in minoranza.

La presa di contatto con gli angloamericani e le trattative d’armistizio furono condotte, con parziali so

vrapposizioni, da un emissario dello S.M.G. (generale Castellano) e da uno dello S.M. dell’esercito, generale Zanussi (v. Armistizio di Cassiti le) .

I capi dei quattro S.M. con molti alti quadri fuggirono da Roma la notte dell’89 settembre imbarcandosi, nel massimo disordine, a Ortona e approdando a Brindisi insieme col re e Badoglio (v. Pescara^ Fuga di). Furono lasciati senz’ordini e abbandonati al loro tragico destino oltre 3 milioni di italiani: le forze della difesa di Roma e tutte quelle del territorio nazionale, un’armata sul confine francese e altre tre in Balcania, nonché vari reparti nelle isole. Riuscì solo il trasferimento della flotta a Malta.

Guerra di liberazione

Va peraltro ricordato che vari ufficiali degli S.M. delle tre armi erano caduti[...]

[...]prodando a Brindisi insieme col re e Badoglio (v. Pescara^ Fuga di). Furono lasciati senz’ordini e abbandonati al loro tragico destino oltre 3 milioni di italiani: le forze della difesa di Roma e tutte quelle del territorio nazionale, un’armata sul confine francese e altre tre in Balcania, nonché vari reparti nelle isole. Riuscì solo il trasferimento della flotta a Malta.

Guerra di liberazione

Va peraltro ricordato che vari ufficiali degli S.M. delle tre armi erano caduti sui fronti e che altri cadranno poi nella lotta di liberazione (si vedano le voci Esercito e Resistenza e Resistenza italiana all'estero). Sia il C.S., affidato al maresciallo Messe (v.) dal novembre 1943, sia gli S.M. dell’esercito (generale Berardi e poi Ronco), della marina e dell’aeronautica si riorganizzarono per partecipare, negli stretti limiti posti dagli angloamericani, alla guerra antitedesca. Lo S.M. dell’esercito formò il Raggruppamento motorizzato (v.), cui seguirono il C.I.L. (v.) e i Gruppi di combattimento (v.), nonché unità ausiliarie.

II C.S., in collaborazione con gli Alleati, predispose un certo numero di missioni presso le forze partigiane al Nord e partecipò al rifornimento delle stesse con aviolanci (v. Missioni alleate).

Quanto rimaneva dello S.M. della marina, sempre in collaborazione con gli Alleati nonché con l’embrionale organizzazione del ministero, coordinò le missioni delle unità navali richieste dagli angloamericani durante l'intero periodo di cobelligeranza e preparò alcune azioni di sabotaggio navale al Nord. Allo stesso modo, lo S.M. dell’aeronautica presiedette alle operazioni dei nostri reparti (rinsanguati con materiale di volo angloamericano nell’estate 1944), impegnati soprattutto nel rifornimento e nell’appoggio alle truppe di Tito in Jugoslavia (v. Aeronautica italiana).

Secondo dopoguerra

Dopo la Liberazione, lo S.M.G. fu affidato al generale Trezzani, lo S.M. dell'esercito al generale Raffaele

Cadorna (v.), già comandante del C.V.L., mentre vari titolari si avvicendarono a quello dell'aeronautica; invariato rimase invece quello della marina (De Courten).

Intanto, con D.L.L. 16.11.1944, erano stati aboliti sia il corpo sia il servizio di S.M., ammettendosi solo temporanee funzioni di S.M. affidate a ufficiali scelti dal ministro fra i diplomati della Scuola di Guerra. Con D.L.L. 31.5.1945 n. 346 fu abrogata la legge del 1941 sul capo di S.M.G. e, in sostanza, ripristinata quella che era servita nel 1927 per esautorare Badoglio: il capo di S.M.G. era consulente militare del Presidente del Consiglio da cui dipendeva e non poteva corrispondere con gli S.M. di Forza Armata se non tramite i ministeri. L'autorità del capo di S.M.G. sarà restaurata nel 1948 dopo la rottura dei governi di unità antifascista, epoca nella quale i tre ministeri militari si fonderanno in quello della Difesa.

Gli S.M., come tutte le Forze Armate, nonostante l’orientamento monarchico deH’ufficialità si comportarono lealmente nel trapasso dalla monarchia alla repubblica (giugno 1946). Ricordiamo, in proposito, la personale correttezza del capo di S.M. dell’esercito Raffaele Cadorna, legato alla Resistenza, monarchico ma per tradizione familiare non grande estimatore dei Savoia.

L.Ce.

Stato operaio, Lo

Settimanale di orientamento politico pubblicato, a partire dal 16.8. 1923, da Pai miro Togliatti (v.) e da un gruppo di dirigenti del Partito comunista d’Italia. Concepito in una delle fasi più drammatiche della storia del partito, anche per il complesso dibattito interno sulla strategia e sulla tattica da seguire in relazione all’esplodere dell'assalto fascista allo Stato, venne stampato a Milano in condizioni già di semiillegalità [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 689

Brano: Stato Maggiore

raio sempre più debole, ma anche da parte degli stessi operatori economici più favorevoli a misure protezionistiche. Le difficoltà incontrate nella realizzazione del programma reaganiano dimostravano piuttosto una tendenza al centrismo, tradizionale caratteristica della scena politica americana dal New Deal in poi, ma la rielezione quasi plebiscitaria di Reagan nel 1984 e la tenuta complessiva del sistema evidenziavano la mancanza di una valida strategia d’opposizione e una profonda crisi della componente democratica.

La società nordamericana degli anni Ottanta presenta vistosi segni di trasformazione: da una parte i mutamenti della struttura produttiva con l’emergere di nuovi settori (informatica, spaziale, ecc.), dall'altra il flusso crescente d’immigrazione incontrollata daH’America centrale e meridionale hanno posto[...]

[...]una parte i mutamenti della struttura produttiva con l’emergere di nuovi settori (informatica, spaziale, ecc.), dall'altra il flusso crescente d’immigrazione incontrollata daH’America centrale e meridionale hanno posto nuovi problemi di organizzazione sociale e di gestione del mondo del lavoro. Il livello della conflittualità è diffusa, ma non riesce a concretizzarsi in una efficace proposta alternativa al sistema.

D.D.O.

Stato Maggiore

S.M.. Questa espressione può significare: a) l’insieme degli ufficiali addetti a collaborare con l’autorità militare centrale o coi comandanti di singole grandi unità nello studio e nella risoluzione di problemi tecnicomilitari (corpo e talora servizio di S.M.); b) l'insieme di tutti i generali dell’esercito (solo nel linguaggio corrente), oppure di tutti gli ufficiali di vascello della marina militare (in tal caso S.M. generale, ora in disuso); c) l’insieme degli ufficiali organizzati al servizio del capo di S.M. di una singola Forza Armata (esercito, marina, aeronautica); d) l’analoga organizzazione che assiste il capo di S.M. Generale interforze (ora in Italia capo di S.M. della Difesa). Le figure dei capi (coi relativi uffici), di cui alla lettera c) e d) hanno origine dallo sviluppo dei corpi di cui alla lettera a) e dalla loro intersezione con le vicende politiche del comando militare.

Cenni storici

Tralasciando Federico il Grande e altri più lontani precedenti, fu in Prussia dopo la disfatta di Jena (1806) che von Scharnhorst creò il

primo vero corpo di S.M. con ufficiali selezionati in apposite scuole e destinati sia all’assistenza tecnica del comando centrale sia di quelli di singole unità. L’esempio fu seguito lungo il secolo XIX nei principali eserciti europei.

In Piemonte, un « corpo reale dello S.M. generale » (dell’esercito) nacque nel 1816 e, pur con variazioni di nome, continuò nel Regno d’Italia. Alimentato dal 1867 con ufficiali laureati alla Scuola di Guerra (Torino), di fatto sino agli anni 1880 si occupò soprattutto di studi geografici, cartografici e geodetici. Altro era che in tempo di guerra, e solo per la durata della stessa, il re (assumendo il comando) nominasse un capo di S.M. dell’esercito. La figura di questi, persona comunque diversa dal comandante del corpo di S.M., non era ben definita. Ebbe importanza minima nel 1848 e di poco maggiore nel 1859. Nel 1866 vi fu chi riteneva che il comando effettivo spettasse al capo di S.M., mentre al re, costituzionalmente non responsabile, toccasse solo quello nominale. Tale interpretazione non era però unanime e meno che meno condivisa dal re: donde il disordine e le sovrapposizioni in parte responsabili del cattivo esito di quella guerra.

Solo una volta, nella breve campagna di Novara (1849), il re di Piemonte aveva dovuto piegarsi al principio che il comando gli appartenesse meramente di nome, mentre in concreto spettava a un militare professionista, denominato non capo di S.M. ma « generale maggiore ».

Con legge 29.7.1882 il comandante del corpo di S.M. (generale Cos[...]

[...], toccasse solo quello nominale. Tale interpretazione non era però unanime e meno che meno condivisa dal re: donde il disordine e le sovrapposizioni in parte responsabili del cattivo esito di quella guerra.

Solo una volta, nella breve campagna di Novara (1849), il re di Piemonte aveva dovuto piegarsi al principio che il comando gli appartenesse meramente di nome, mentre in concreto spettava a un militare professionista, denominato non capo di S.M. ma « generale maggiore ».

Con legge 29.7.1882 il comandante del corpo di S.M. (generale Cosenz) assunse anche il titolo di capo di S.M. dell'esercito. La nuova carica era permanente, in pace e in guerra, ma nei primi decenni non oltrepassava la consulenza del ministro della Guerra specie per mobilitazione, radunata e pianificazione. L’istituto nasceva a imitazione del modello tedesco, allora impersonato dal prestigioso Moltke, tuttavia la sua evoluzione rassomigliò solo in parte a quella tedesca.

In PrussiaGermania, il capo di S.M. fu potenziato per tenere l’esercito lontano dalla Costituzione concessa nel novembre 1848. Non si voleva che l’esercito giurasse su di essa e si tendeva a esautorare il ministro della Guerra, tenuto a tale giuramento. Inoltre il ministro aveva pur sempre rapporti col Parlamento, quantunque non fosse destinato a divenire responsabile di fronte al

lo stesso, come invece accadrà da

noi con l’affermazione della interpretazione “parlamentare” dello Statuto, promulgato nel marzo 1848 (v. Statuto Albertino).

In Italia

In Piemonteltalia, fu invece la monarchia a invocare lo Statuto e ad e[...]

[...] l’affermazione della interpretazione “parlamentare” dello Statuto, promulgato nel marzo 1848 (v. Statuto Albertino).

In Italia

In Piemonteltalia, fu invece la monarchia a invocare lo Statuto e ad esigere che le Forze Armate vi giurassero fedeltà (estate 1848): importava infatti salvare la lettera dell’art. 5 che garantiva al re in persona il supremo comando militare, oltreché l’iniziativa della politica estera.

Indubbiamente il capo di S.M. (specie dopo il potenziamento avvenuto nel 1906 e 1908) funzionò in Italia da paratia fra l’esercito e un Parlamento che aveva diritto di controllare il ministro della Guerra né mancava di farlo, specie con l’accrescersi della rappresentanza socialista. Ma il rafforzamento della carica portò anche a altro risultato: benché di fatto fosse quasi sempre il re a scegliere il capo di S.M. e quantunque nessuna legge dicesse che egli era il comandante designato in guerra o ammettesse in modo esplicito che avesse rapporti diretti con la Corona, tuttavia concretamente l'ascesa del capo di S.M. rese solo nominale la prerogativa di comando regia.

Lo si vide bene nel 191518, quando un decreto stabilì che il capo di SM. dell’esercito (e quello della marina, creato nel 1906) avrebbero emanato ordini « nel nome » del re, ma sotto propria responsabilità. Ciò si verificò sia con Luigi Cadorna (inviso al re) sia, dopo Caporetto, con Armando Diaz (v.) ben accetto invece al sovrano.

In guerra, gli S.M. dell’esercito e della marina formarono il nucleo, rispettivamente, del Comando supremo e di quello delle forze navali. Diaz restò capo di S.M. fino al 21.11.1919 e Pietro Badoglio (v.) fino al 3.2.1921, allorché il vertice militare fu ristrutturato su pressioni interne tendenti a una direzione collegiale e anche per le polemiche che facevano dello S.M. il responsabile di Caporetto (v.) : lo S.M. dell’esercito allora fu sciolto e sostituito da un semplice “servizio”, con fisionomia aperta, posto alla dipendenza del ministro della Guerra; il capo di S.M., ridotto alla direzione degli studi, era a tal punto sminuito che Badoglio si dimise; l’alto comando passò a un Consiglio dell'esercito presieduto dal ministro (senza voto) e composto da 9 alti generali, fra cui il capo di S.M..

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 716

Brano: [...]j tedeschi stessi condussero Parri in Svizzera e lo rimisero, l’8 marzo, in libertà.

Verso la Liberazione

L’approssimarsi della Liberazione pose al movimento partigiano milanese nuovi compiti per accelerare

Quadro dei principali Comandi militari della Piazza di Milano (194345)

Grado e incarico

Comitato militare (ottobre 1943 agosto 1944)

Giuseppe Robolotti De Micheli generale, comandante

Gino Marini Gino colonnello, capo di S.M.

Scipione Bobbio Guidi maggiore, capo di S.M.

Michele Adabbo Rossi col., capo ufficio informazioni

Ugo Maccarrone Macchi colonnello, capo nucleo ufficiali a disposiz.

Ettore Banchi Lucio capitano, addetto capo di S.M.

Stefano Soldi Erasmo capitano, addetto ufficio informazioni

Giovanni Robolotti Gianni tenente, addetto al Comando

dal

1.10.1943

1.10.1943

20.12.1943 ott. 1943 ott. 1943 ott. 1943 die. 1943

1.10.1943

25.5.1944 16.12.1943

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25.5.1944

Comando Piazza dall'agosto 1944 alla Liberazione

Giuseppe Bellocchio Comaschi,

Italo Busetto Franco Giuliano Pajetta . Monti

Italo Busetto Franco

Amerigo Ciocchiatti Ugo

Alessandro Vaia Milani

Scipione Bobbio Guidi

Sergio Kasman Marco

Giuseppe Signorelli Bartoli

Frances[...]

[...]

dal

1.10.1943

1.10.1943

20.12.1943 ott. 1943 ott. 1943 ott. 1943 die. 1943

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25.5.1944 16.12.1943

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18.8.1944

18.8.1944

25.5.1944

18.8.1944

25.5.1944

Comando Piazza dall'agosto 1944 alla Liberazione

Giuseppe Bellocchio Comaschi,

Italo Busetto Franco Giuliano Pajetta . Monti

Italo Busetto Franco

Amerigo Ciocchiatti Ugo

Alessandro Vaia Milani

Scipione Bobbio Guidi

Sergio Kasman Marco

Giuseppe Signorelli Bartoli

Francesco Ladiai Primo

Egidio Liberti Collini

Scipione Bobbio Guidi

Enrico Stagnani Mario

Carlo Motta Giorgio

Ugo Maccarrone Macchi

Luigi Aprile Luini

Moretti Pagi i ani Marcello

Filippo Carpi Rolando

Sandro Faini Oliva

De Haag Fausto

Puricelli Carlo

De Haag Fausto

Giovanni Tartaro Mondino

Edoardo Frigè Ferri

Edoardo Frigè Ferri

Enrico Cazè Neri

Porro Cipolla

Arrigo Mazzuccato Longhi

Franco Marra Calli

Giorgio Moro Calvan

Barberis, generale, comandante 18.8.1944

[Rivolta commissario pol[...]

[...]ondino

Edoardo Frigè Ferri

Edoardo Frigè Ferri

Enrico Cazè Neri

Porro Cipolla

Arrigo Mazzuccato Longhi

Franco Marra Calli

Giorgio Moro Calvan

Barberis, generale, comandante 18.8.1944

[Rivolta commissario politico (P.C.l.) 18.8.1944

commissario politico (P.C.l.) 5.9.1944

commissario politico (P.C.l.) 21.10.1944

commissario politico (P.C.l.) 21.11.1944

commissario politico (P.C.l.) 25.3.1945

magg., capo di S.M. (indip.) 18.8.1944

capo di S.M. (P.d’A.) 5.9.1944

capo di S.M. (P.d’A.) 7.12.1944

capo di S.M. (P.d'A.) 16.2.1945

capo di S.M. (P.d’A.) 10.3.1945

magg., capo uff. operaz. (indip.) 18.8.1944

magg., addetto uff. operaz. (indip.) 27.10.1944

cap., addetto uff. operaz. (indip.) 31.10.1944

col., collegamenti settori città (indip.) 18.8.1944

ten. col., collegamento settori città (indip.) 1.2.1945

capo ufficio informazioni (P.S.I.) 18.8.1944

vicecom., capo uff. inform. e colleg. (P.S.I.) 12.10.1944

capo uff. mobilitazione e colleg. (P.S.I.) 2.12.1944

vicecomandante (P.S.I.) 11.4.1945

capo uff. sabotaggi (P.L.I.) 18.8.1944

capo uff. sabotaggi (P.L.I.) 2.12.1944

capo uff. sab. e vettovagliam[...]

[...]
11.10.1944

1.12.1944

1.2.1945

10.4.1945

26.4.1945

Comando Piazza dalla Liberazione all’1.6.1945

Emilio Faldella Alessandro Vaia Sandro Faini Giovanni Tartaro Giorgio Moro Edoardo Frigè Egidio Liberti Carlo Maraschi Scipione.Bobbio Nicola Lidonni

generale, comandante commissario politico (P.C.l.)

1° vicecomandante (P.S.I.)

2° vicecomandante (P.L.I.)

3° vicecomandante (D.C.) vicecommissario politico (P.R.I.) capo di S.M. (P.d’A.) sottocapo di S.M. (indipendente) ufficio operazioni (indipendente) ufficio informazioni (indipendente)

Gli Uffici Personale, Automobilistico, Affari vari, Alloggi, Amministrazione, Commissariato, Propaganda e assistenza, Sanità erano tutti affidati a personale militare, salvo gli ultimi due, affidati a delegati di partiti vari.

716



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 173

Brano: Rifredi

periodo della neutralità 1914/1915, Ed. Feltrinelli, Milano 1977; Spartaco Cannarsa, Il socialismo e i ventotto congressi nazionali del PSI, Ed. Avanti!, Milano/Roma 1950.

Rifredi

Sobborgo industriale di Firenze (v.), Rifredi cominciò a configurarsi tale tra la fine del secolo scorso e i primi anni del ’900, ma soltanto nel 1916 Giovanni Bellincioni, assessore ai Lavori pubblici del Comune, ne varò definitivamente il progetto.

La concentrazione industriale nel rione provocò un incremento di popolazione che, dalle circa 3.950 unità del 1855, era passata alle 8.785 del 1911, per salire alle 9.681 unità del 1921. Nel 1916, il 67% delle famiglie residenti a Rifredi apparteneva alla c[...]

[...]concentrazione industriale nel rione provocò un incremento di popolazione che, dalle circa 3.950 unità del 1855, era passata alle 8.785 del 1911, per salire alle 9.681 unità del 1921. Nel 1916, il 67% delle famiglie residenti a Rifredi apparteneva alla classe operaia. Questa notevole concentrazione consentì l’affermarsi di una forte sezione socialista (operante fin dal 1892) e di due centri associativi molto attivi: la Società di mutuo soccorso (S.M. S.) di Rifredi, di orientamento socialista, e la parrocchia di S. Stefano in Pane, che dal 1912 ebbe come parroco don Giulio Facibeni.

Associazionismo socialista e cattolico

Nata nel 1883 in seguito alla fusione della Fratellanza e Mutua Assistenza (sorta nel 1870) con il Circolo Corale, la S.M.S. venne legalmente riconosciuta soltanto nel 1892.

L’articolo 2 del suo statuto affermava che

lo scopo principale della Società era quel

lo di « assistere, curare e soddisfare i bisogni culturali e intellettuali dei soci ».

Dai primi mesi del ’900 la S.M.S. si venne caratterizzando sempre più come associazione operaia d’ispirazione socialista. Nel 1902 contava circa 1.300 soci e aveva assunto un ruolo assai importante nel quartiere, sotto l'aspetto sia culturale che assistenziale. L’intervento del deputato socialista Giuseppe Pescetti consentì l’acquisto del vasto terreno fabbricativo che stava davanti al vecchio locale e, per l’ampliamento della S.M.S., nel 1914 fu aperta una sottoscrizione.

In quegli stessi anni si sviluppò rapidamente anche l’associazionismo cattolico. Don Giulio Facibeni, giunto a Rifredi nel 1912 con l’incarico di risollevare le sorti della pieve di S. Stefano in Pane e di operare in un rione difficile da “cristianizzare”, fra il 1912 e il 1914 fondò nu

merosi istituti assistenziali (doposcuola, Società S. Filippo Neri, Gruppo delle Piccole Lavoratrici, Unione delle Giovani, Unione delle Madri Cristiane, Circolo Liberi e Forti, Patronato di S. Stefano), con lo scopo di accrescere la presenza della Chiesa nella società rifredina. L’esistenza di un Circolo cattolico e di una Casa del popolo socialista rese assai vivace la rea[...]

[...]arato di praticare « nessuna religione », contro una media cittadina del 3,6%.

Durante la “settimana rossa” del giugno 1914 Rifredi fu teatro di grandi dimostrazioni e, nell’agosto, fu nuovamente impegnata in analoghe manifestazioni. Mentre gli operai socialisti del quartiere erano decisamente avversi alla guerra, i liberalmonarchici, alla cui testa era l’ingegner Pasqualini, direttore delle Officine Galileo (v.), sostenevano

Il coro della S.M.S. di Rifredi nel 1908

173



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 284

Brano: [...]cialista inglese Fabian Society, si iscrisse poi al Partito socialista italiano. Rientrato in Italia al seguito degli Alleati, curò i collegamenti fra i Comandi angloamericani e le forze della Resistenza. Tornato a Londra nell'immediato dopoguerra, fu il primo corrispondente dell*« Avanti! » all’estero, poi corrispondente della R.A.I. dalia capitale britannica (194554) e, infine, corrispondente televisivo da New York, acquistandosi con le sue trasmissioni larga popolarità presso i telespettatori italiani. Rientrato stabilmente in Italia nel 1972, fu eletto deputato nelle liste del P.S.I. per la circoscrizione di Roma.

Dopo questa esperienza parlamentare ha ripreso attività giornalistiche e di pubblicista.

Orlando, Taddeo

N. a Gaeta il 23.6.1885, m. a Roma ri .9.1950; generale.

Uscito nel 1906 daH’Accademia militare come sottotenente di artiglieria, negli anni 191112 prese parte alla campagna di Libia. Nel 1915 fu promosso capitano e, nel corso della Prima guerra mondiale, divenne tenente colonnello, nonché membro del corpo d[...]

[...]0; generale.

Uscito nel 1906 daH’Accademia militare come sottotenente di artiglieria, negli anni 191112 prese parte alla campagna di Libia. Nel 1915 fu promosso capitano e, nel corso della Prima guerra mondiale, divenne tenente colonnello, nonché membro del corpo di Stato Maggiore. Nel 1929 fu nominato capo deH'Ufficio militare presso il Ministero delle Colonie, e nel 1934 fu assegnato alle truppe impegnate in Libia. Fu succesivamente capo di S.M. della III Armata e sottocapo di S.M. per le operazioni.

Al comando del Corpo darmata della Calabria nell’autunno del 1942, nel febbraio del 1943 fu destinato al comando del XX Corpo d’armata in Tunisia, (quando già le forze dell’Asse avevano perso la Tripolitania) e, agli ordini del comandante della I Armata, generale Giovanni

Messe, preparò la difesa delle truppe italiane sulla linea del Mareth. Alla resa dell’Asse in Africa (maggio 1943), Orlando cadde prigioniero degli inglesi che lo tradussero a Londra, con Messe e altri ufficiali della I Armata. Trascorse qui sei mesi di prigionia. Vivendo attraverso le notizie della [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 262

Brano: Utili, Umberto

Nella Seconda guerra mondiale combattè sul fronte grecoalbanese al comando dell’artiglieria di corpo d'armata e, sul fronte russo, quale capo di stato maggiore del C.S.I.R. agli ordini del generale Messe. Promosso Capo Reparto Operazioni dello S.M. dell'esercito, dopo il 25.7. 1943 diresse lo speciale organismo segreto incaricato di controllare e prevenire le azioni tedesche. Utili si dichiarò favorevole ad agire contro i tedeschi prima di aprire le trattative con gli Alleati, ma sul piano pratico non si comportò di conseguenza: giudicò irrealizzabile l'aviosbarco dell’82a Divisione americana a Roma e, pur avendo approntato la “Memoria OP 44” sulle modalità di reazione di fronte a un previsto attacco tedesco, non la mise poi in pratica (v. Armistizio e difesa di Roma). Dinanzi al rifiuto di Roatta e Ambrosio di diramare l'ordine in codice che avrebbe fatto reagire le unità italiane, nella mattinata[...]

[...]ne appunto l'Utopia di Tommaso Moro, che vuole essere il disegno di una società ideale; al secondo fa invece riferimento l'insieme della letteratura utopica come descrizione del viaggio verso un paese fantastico, moda letteraria che conobbe il suo maggior successo nel corso del secolo XVIII e nella prima parte del XIX.

Un particolare significato ha assunto il concetto di utopia nella storia del movimento operaio. Con la distinzione fra socialismo (v.) utopico e socialismo scientifico, introdotta da Carlo Marx e Federico Engels, si operò una distinzione temporale e qualitativa tra una prima fase del movimento operaio (durante la quale il livello di elaborazione era appunto “utopico”) e la fase del suo sviluppo “scientifico”.

L'utopia socialista

Il riferimento al socialismo utopico comprende i nomi di Charles F. Fourier (17721837), con i suoi falansteri; di Etienne Cabet (17881856), autore del Viaggio in lcaria\ di Robert Owen (17711858), fautore della costruzione di colonie comunitarie; di Wilhelm Weitling (180871), di Claude H. SaintSimon (17601825).

Nel Manifesto del partito comunista Marx spiegò l'influenza delle utopie socialiste nel movimento operaio con la condizione ancora storicamente embrionale del proletariato e con l'assenza delle premesse materiali necessarie per la sua emancipazione.

Marx non criticò quindi la prefigurazione utopica in quant[...]

[...]ve esistere fra analisi scientifica e azione rivoluzionaria, quindi anche con la prefigurazione della possibile trasformazione.

Utile per la comprensione critica del pensiero utopico è il libro Ideologia e utopia di K. Mannheim (1929, 1953), nel quale l’utopia è analizzata storicamente come letteratura dei viaggi immaginari e, al tempo stesso, come fenomeno culturale complesso e mentalità rinvenibili in alcuni movimenti storici quali il comuniSmo degli anabattisti del secolo XVI, l’idea liberale, l'ideale conservatore di tipo hegeliano e l’ideale socialcomunista. Mannheim accomuna tutte queste culture nel loro costituirsi In mentalità utopiche, come denuncia critica dell’esistente e sforzo propositivo di una nuova totalità storica.

Problema centrale di ogni studio dell'utopia è comunque il riconoscimento della tensione utopica come rinvio a un dato trascendentale della coscienza. Caratteristiche negative della mentalità utopica sono la tendenza alla semplificazione e all’appiattimento (compresa quella « visione troppo semplicistic[...]

[...]ficazione e all’appiattimento (compresa quella « visione troppo semplicistica della natura umana » denunziata da Aldous Huxley nel suo libro II mondo nuovo del 1932) e il fatto che questo appiattimento semplicistico possa portare a società utopicamente totalitarie quale quella descritta da George Orwell (v.) nel suo libro 1984. Ciò non comporta necessariamente una generica identificazione dell'utopia con il pensiero semplicistico e col totalitarismo: se rischio di ogni utopia è certo la sua tendenza totalizzatrice, col suo ap; piattimento e il suo annullamento di differenze e contraddizioni, il pensiero utopico e la mentalità utopica non rappresentano di per sé fenomeni negativi e semplificatori cui contrapporre la mentalità razionalista e scientifica. Al contrario, all’interno della coscienza utopica è sempre rinvenibile l’istanza della critica sociale e quanto meno la concezione della società come totalità, condizioni fondamentali per lo sviluppo di un corretto pensiero critico.

La contrapposizione fra “illusione”

262



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 539

Brano: Appendice

nismo, al socialismo e alla lotta contro il regime. Tra questi, Santi Milisenna (Euno Siriaco) che, subito dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia, ricostituirà le organizzazioni proletarie su basi fortemente unitarie, in cui militavano comunisti, socialisti e repubblicanisociali.

Al Milisenna si dovette la pubblicazione di un giornale intitolato il

10 luglio ’43 (poi Unità Proletaria) che fu uno dei pochissimi fogli comunisti autorizzati in Sicilia dalle forze militari di occupazione.

Tra i socialisti emerse per coerenza di impegno unitario Michele Russo, un giovane docente di filosofia, poi deputato r[...]

[...]luglio ’43 (poi Unità Proletaria) che fu uno dei pochissimi fogli comunisti autorizzati in Sicilia dalle forze militari di occupazione.

Tra i socialisti emerse per coerenza di impegno unitario Michele Russo, un giovane docente di filosofia, poi deputato regionale per varie legislature.

Santi Milisenna, preparato, entusiasta, fedelissimo alla causa del riscatto proletario, guidò forti lotte dei lavoratori per la terra e contro

11 separatismo siciliano (v.), dietro il quale si schierarono nell’Ennese Se forze più retrive. La sua uccisione, avvenuta a Regalbuto nel corso di una manifestazione antiseparatista, non fermò il movimento dei lavoratori che continuò a svilupparsi sotto la guida di vecchi e nuovi quadri. Tra questi erano i comunisti Antonino D’Assoro, Cataldo Pedalino, Nicola Potenza e Nicolò Bua che seppero tenerlo su posizioni fortemente unitarie, portandolo a importanti affermazioni nelle lotte per le terre incolte, per l’imponibile di manodopera, per la Repubblica e l’autonomia regionale.

G.Mic.

Bibliografia: S.[...]

[...]zione antiseparatista, non fermò il movimento dei lavoratori che continuò a svilupparsi sotto la guida di vecchi e nuovi quadri. Tra questi erano i comunisti Antonino D’Assoro, Cataldo Pedalino, Nicola Potenza e Nicolò Bua che seppero tenerlo su posizioni fortemente unitarie, portandolo a importanti affermazioni nelle lotte per le terre incolte, per l’imponibile di manodopera, per la Repubblica e l’autonomia regionale.

G.Mic.

Bibliografia: S.M. Ganci, Profilo di Napoleone Colaianni dagli esordii al movimento dei Fasci dei lavoratori. Rivista storica del socialismo, Milano 1959; F. Renda, Socialisti e cattolici in Sicilia, CaltanissettaRoma 1972; ld., I Fasci siciliani, Torino 1977; G. Miccichè, Dopoguerra e fascismo in Sicilia (19191927), Roma 1976; ld., Il Partito Comunista in Sicilia Le origini (19191930), Milano 1987. Periodici: Il 10 Luglio 1943, Enna; Unità Proletaria, Enna; La Voce Comunista, Palermo; La Voce della Sicilia, Palermo.

Fabbri, Luigi

N. a Conselice (Ravenna) il 21.2. 1888, m. a Roma il 7.11.1966; bracciante.

Giovane socialista, poi membro del P.S.I., a 20 anni dirigeva cooperative agricole e di lavoro in Romagna, alla scuola di Giuseppe Massarenti. Dopo aver prestato servizio militare durante la Prima guerra mondiale, nel 1919 fu designato a dirigere la Camera del lavoro di [...]

[...]i.

Suo figlio Vero, sedicenne e partigiano combattente, venne catturato e deportato nei lager tedeschi, da dove non fece ritorno.

F.Vi.

Fanelli, Maurizio

N. a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) il 13.5.1924; regista cinematografico e televisivo. Partigiano dal 1943, combattè nelle fila della Resistenza jugoslava, rimanendo poi in servizio attivo nell’Armata popolare fino al 1951. Negli anni successivi divenne redattore delle trasmissioni italiane di Radio Capodistria e, nel 1965, fondatore della Televisione di Zagabria.

È stato decorato con alte onorificenze al valore partigiano. Vive a Zagabria.

G.Sco.

Faraboli, Giovanni

N. a San Secondo Parmense il 23.3. 1876, m. a Parma il 4.2.1953; contadino.

Autodidatta e ottimo parlatore, dagli ultimi anni del secolo fu tra i più attivi organizzatori di cooperative in provincia di Parma (v.), fondatore di un piccolo istituto di credito, di aziende industriali e centri culturali. Nel 1902 aderì al P.S.I., divenendo uno dei più popolari esponenti locali.

Nel 19141[...]

[...]colo istituto di credito, di aziende industriali e centri culturali. Nel 1902 aderì al P.S.I., divenendo uno dei più popolari esponenti locali.

Nel 191415 si schierò contro l’intervento italiano nella Prima guerra mondiale e, negli anni del primo dopoguerra, riprese la sua infaticabile opera di organizzatore sindacale e cooperativo. Nel 1922 aderì al Partito socialista unitario, entrando a far parte della Direzione.

Dopo l’avvento del fascismo si rifugiò in Francia, a Tolosa, dove continuò a operare fra gli emigrati italiani, con i quali fondò anche una Unione delle cooperative. In seguito alla riunificazione tra P.S.I. e P.S.U. divenne segretario della Fe

539



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 52

Brano: SENTENZA N. 45

N. 127 REG. GEN.

IN NOME DI S.M. VITTORIO EMANUELE TERZO PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D’ITALIA

Il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato istituito ai sensi dell’art. 7 della Legge 25111926 n. 2008 composto degli 111.mi Signori.

SENTENZA nel procedimento penale a carico di:

1) Cecconi Asmarat fu Arturo e di Marzini Marzina, nato a Colle Val d’Elsa (Siena) 27.12.1903, domiciliato a Empoli, vetraio, coniugato, detenuto dal 38.3.1931.

2) Ragionieri Catone fu Giuseppe di Mazzantini M., nato a Empoli 15.10.1897, ivi res., celibe, calzolaio, detenuto dal 31.3.1931.

3) Rigacci Cesare di Raffaello e di Carpignani M.C., nato a Empoli

14.1.1902, ivi resid., coniugato, falegname, detenuto dal 31.3.1931.

4) Volterrani Aurelio di Giovacch. e di Corti M., nato a Empoli 27.7.1900, ivi resid., celibe, calzolaio, detenuto dal

31.3.1931.

5) Mori Dino di Luigi e di Rigoli L., n[...]

[...] somme prò “ soccorso rosso ”.

c) (Lavoratorini e Bellandi anche) del delitto di cui alla prima parte del sopra ripetuto articolo per avere nelle dette circostanze di tempo e luogo ricostituito il partito di cui sopra.

d) (Il Bellandi) del delitto di cui all’art. 285 C.P. 1889 in relazione all’articolo 2 C.P. per avere nella primavera del 1931, in Toscana formando passaporti falsi fornendoli a Montanelli Elio a Marchi Orazio e a Cecconi Asmarat.

2°) Del reato di cui all’art. 158 Legge P.S. 18.6.1931 n. 773 in rapporto all’articolo 110 C.P. per avere concorso nell’espatrio clandestino di Montanelli Elio e Marchi Orazio fornendoli di passaporti falsi e di notevoli somme, nelle circostanze di cui al numero precedente.

In esito al pubblico dibattimento, sentito il P.M. nelle sue requisitorie e gli imputati, che, coi loro difensori, hanno per ultimi avuto la parola, osserva in fatto e in diritto:

Elementi sporadici del già disciolto partito comunista avevano, nel 1930 e nei primi mesi del 1931, esplicata attività di ricostit[...]

[...], Prato e Pisa, in qualcuna delle quali erano intervenuti funzionari del partito, diffusione di stampe sovversive e distribuzione di notevoli somme per soccorso rosso.

Per questi motivi

Letti ed applicati gli articoli 467 Legge 25 novembre 1926, N. 2008,, ... dichiara Bellandi Egidio Tommaso, Lavoratorini Otello, Ragionieri Catone, Vezzosi Virgilio, Santini Aureliano e Vezzi Paolo responsabili dei reati in epigrafe loro iscritti e Cecconi Asmarat, Rigacci Cesare, Vonterrani Aurelio. Mori Dino e Pacetti Fernando Raffaele

responsabili del solo delitto di appartenenza ad un partito disciolto assolvendo per non provata reità questi ultimi cinque dal delitto di propaganda dello stesso partito loro iscritto e in considerazione dell’età minore per Santini e Vezzi, della recidiva per Vezzosi e Mori e fatto il cumulo giuridico, condanna alla reclusione:

Bellandi ad anni nove più L. 20.000 di multa.

Lavoratorini ad anni sei

Vezzosi ad anni cinque

Ragionieri ad anni tre

Mori ad anni due e mesi tre

Cecconi, Rigacci, Volte[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 721

Brano: Sudafrica

il Congresso dei nativi del Transvaal. Nel 1907 i leader di questo nuovo partito H.L. Phooka e S.M. Makgatho condannarono la politica di discriminazione industriale dei “socialisti bianchi” come W.H. Andrews che, 14 anni più tardi, sarà

ii fondatore del Partito comunista del Sudafrica.

Nel 1906 il collaborazionista Jabavu accettò il sistema di monopolio diamantifero De Beers, creato da Rhodes dal 1879. In cambio, il De Beers elargì 20.000 sterline per la costruzione del College di Fort Hare, controllato dai missionari liberali, come “Università nativa” segregata nel Capo Orientale.

Nel marzo 1909 la Convenzione dei nativi sudafricani fece votare a tutti i Congressi nativi provincia[...]

[...]la Convenzione dei nativi sudafricani fece votare a tutti i Congressi nativi provincialitribali (NatalZulù, CapoXhosa, TransvaalSotho) una grande petizione rivolta al governo britannico e al re Edoardo VI. Il liberale del Capo W. P. Schreiner (padre della nota scrittrice Olive Schreiner, autore di “Una fattoria africana”) guidò la delegazione a Londra, ma la petizione non fu accolta; anzi, i liberali aiutarono i boeri, capeggiati dagli anglofili Smuts e Botha, a redigere la costituzione razzista del 1910.

Nel 1911 P.K. Sema, educato al Jesus College, a Oxford e all’Università della Columbia, promosse un Congresso di nativi sudafricani (fondato l'8.1.1912 a Bloemfontein) per resistere al decreto di rapina della terra. Nel 1925 questo stesso partito assumerà il nome di Congresso nazionale del Sudafrica e oggi è conosciuto come Congresso nazionale africano (A.N.C.). Tra i fondatori erano Letsie II del Protettorato del Basutoland, Suboza II della Swaziland e Montsioa.

La finalità del partito era quella di « formulare un progetto sugli[...]

[...]zazione, nata sul terreno della collaborazione e tenuta a battesimo dai liberali che ne sfruttavano periodicamente il sostegno di massa.

Uno sviluppo analogo si ebbe nel Capo Occidentale, dove nel settembre 1902 il dottor Abdurahman fondò l'organizzazione delle genti africane (A.P.O.), prevalentemente composta da coloureds. Questo Abdurahman, che nel 1909 fece parte con Jabavu e Soga della delegazione recatasi a Londra, si scontrò con il razzismo del sindacato “bianco” che, guidato da Andrews, appoggiava la discriminazione del decreto sulle miniere e sul lavoro del 1911.

La sua organizzazione fu la più importante del Capo Occidentale fino alla Seconda guerra mondiale, quando dopo la morte di Abdurahman (divenuto nel frattempo consigliere a Città del Capo) l’À.P.O. si fuse con il Movimento di unità noneuropeo (N.E.U.M.).

Dopo l’“ammunitinamento indiano” del 1857 i piantatori di zucchero inglesi (tra i quali era anche il fratello di Rhodes) importarono nel Natal forzalavoro indiana a basso costo e non garantita contrattualmente. [...]

[...] circolazione, lavoro e privazione dei diritti elettorali.

Gandhi dirà più tardi: « lo allora credevo che l’Impero britannico esistesse per H benessere del mondo ». Nel 1906 egli subì la repressione inglese della rivolta contadina di Bambatta, nella quale le forze inglesi uccisero o ferirono 4.000 lavoratori e ne giustiziarono i capi. Nella sua lotta, Gandhi applicò la dottrina Satyagraha (insistere per la verità). Arrestato e imprigionato da Smuts, lasciò il Natal alla vigilia della Prima guerra mondiale per tornare in India (v.), dove divenne la guida del Congresso indiano nella lotta per l'indipendenza.

Socialismo razzista e Prima guerra mondiale

Nell’aprile 1913, mentre il Land Act stava cacciando dalle aziende agricole appartenenti agli europei milioni di africani con il loro bestiame il “socialista bianco” W.H. Andrews, temendo che questa legge finisse con il portare gli africani nelle città, affermò: « La gente di colore e i nativi dovrebbero essere tenuti nei loro territori ». Egli era allora deputato al Parlamento per il Partito laburista, razzista e legato all’Inghilterra. Nel 1915, Andrews e I. Jones (che più tardi sarà segretario del Partito comunista sudafricano C.P.S.A. e delegato alla T[...]

[...]tribale “naturale”.

Nel 1917 Andrews e S.P. Bunting, altro futuro fondatore del C.P.S.A., appoggiarono il decreto per l'amministrazione dei nativi del 1917, che l’A.N.C. respinse. Anche se l’I.S.L. e la Lega “guerra alla guerra” di Bunting erano “antibelliciste”, mentre l’A.N.C., l’A.P.O. e il N.I.C. erano favorevoli al conflitto, la posizione “rivoluzionaria” dei primi riguardo alla “guerra imperialista” mascherava il loro personale imperialismo coloniale e razzista.

La stessa apparente contraddizione emerse tra i socialisti razzisti americani alla Jack London. L’unica posizione antimperialista e contraria alla guerra fu, di fatto, quella assunta dai lavoratori di colore di Willowmore e delle tribù della Namibia che si opposero tanto a LettowVoorbeck (il generale tedesco genocida) quanto al suo vincitore generale Smuts. Da ricordare anche la rivolta di operai e contadini di Chilembwe nel MalawiRhodesia (1915).

Allorché nel 1918, l'A.N.C. si oppose al fatto che le ex colonie tedesche dell’Africa di Sudovest passassero al Sudafrica, l’I.S.L. non prese posizione. Nello stesso tempo si era demagogicamente schierata a favore della Rivoluzione russa del 1917, vedendola però da un punto di vista “bianco” e piccoloborghese, come una rivoluzione fatta per gli europei. L’I.S.L. può essere considerata una anticipazione coloniale di quello che alcuni decenni più tardi verrà chiamato “eurocomunismo”.

Primo dopo[...]

[...]oppose al fatto che le ex colonie tedesche dell’Africa di Sudovest passassero al Sudafrica, l’I.S.L. non prese posizione. Nello stesso tempo si era demagogicamente schierata a favore della Rivoluzione russa del 1917, vedendola però da un punto di vista “bianco” e piccoloborghese, come una rivoluzione fatta per gli europei. L’I.S.L. può essere considerata una anticipazione coloniale di quello che alcuni decenni più tardi verrà chiamato “eurocomunismo”.

Primo dopoguerra

Nel 1918, mentre l’A.N.C. sosteneva uno sciopero di 1.500 minatori africani, l’I.S.L. aiutò i minatori “bianchi” antiafricani che scioperavano nella miniera Simmers, sostenendo in seno all’Internazionale comunista che « i lavoratori bianchi sono la forza motrice del movimento ».

Di ritorno dalla Conferenza della pace di Versailles e dal Congresso panafricano, dove avevano incontrato Du Bois, Plaatje e Mahabane incrementarono il panafricanismo dell’A.N.C. che a Queenstown, per la prima volta, rivendicò il diritto di voto, ma solo per il Capo. L’1.1.1919 C. Kadalie,[...]

[...]

Nel 1918, mentre l’A.N.C. sosteneva uno sciopero di 1.500 minatori africani, l’I.S.L. aiutò i minatori “bianchi” antiafricani che scioperavano nella miniera Simmers, sostenendo in seno all’Internazionale comunista che « i lavoratori bianchi sono la forza motrice del movimento ».

Di ritorno dalla Conferenza della pace di Versailles e dal Congresso panafricano, dove avevano incontrato Du Bois, Plaatje e Mahabane incrementarono il panafricanismo dell’A.N.C. che a Queenstown, per la prima volta, rivendicò il diritto di voto, ma solo per il Capo. L’1.1.1919 C. Kadalie, un ex bracciante del Nyassa, costituì l’Unione

721


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine S.M., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---comunista <---socialista <---fascismo <---fascisti <---italiana <---italiani <---Storia <---italiane <---italiano <---socialismo <---socialisti <---Bibliografia <---Diritto <---Partito comunista <---fascista <---G.A.P. <---comunisti <---P.S.I. <---Pratica <---fasciste <---C.I.L. <---C.L.N. <---Comitato centrale <---Lo S <---Lo S M <---P.M. <---R.D. <---S.M.G. <---Scienze <---Scuola di Guerra <---antifascista <---antifasciste <---antifascisti <---liste <---nazionalisti <---nazisti <---terrorismo <---A.D.P. <---A.N.C. <---A.P.O. <---Adolf Senine <---Agli S <---Agli S M <---Alberto Mon <---Alessandro II <---Alessandro III <---Alessandro Vaia Sandro Faini <---Alfonso Piergentili <---Alleati in Sicilia <---Alto Commissario <---Angelo Azzolini da Fiorenzuola <---Anno X <---Antonino Di Giorgio <---Antonio Cardarella da Avola <---Antonio Gramsci <---Archimede D'Urbano da Chieti <---Armata in Croazia <---Aureliano di Ferdinando <---Aurelio di Giovacch <---Bacci B <---Banca Commerciale 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