Brano: [...], borghesi, aristocratici », dove « ogni classe ha le sue tradizioni, i suoi costumi, e fino a un certo punto la sua lingua ». Sul romanziere inglese, lo voglia esso o no, agisce « una pressione continua, che tende all'ammissione
* A Bellagio, alla Fondazione Rockfeller, ha avuto luogo nell'agostosettembre 1979 un convegno internazionale sul romanzo russo. Il testo che qui si pubblica fu letto a Bellagio in una redazione in lingua russa.
1 The Russian Point of View apparve in «The Common Reader », serie I, 1925. Lo cito nella traduzione italiana nel volume V. WOOLF, Per le strade di Londra, Milano 1963, pp. 4654.
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di queste barriere: cosi gli sono imposti un ordine e una specie di forma; egli è piú predisposto alla satira che non alla compassione, all'esame della società che non alla comprensione degli individui stessi ». Per la letteratura russa, invece (la Woolf parla qui esplicitamente di Dostoevskij, ma il suo discorso ha un senso generale) queste limitazioni non esistono e « essere nobile o contadino, vagabondo o[...]
[...]amo in che cosa consista e su che terreno poggi quel « punto di vista russo » che ha generato un universo romanzesco cosi singolare.
L'espressione « punto di vista russo » è particolarmente appropriata in questo caso perché il romanzo russo non è che la piú alta espressione poeticointellettuale di un'esperienza storica nazionale che, a livello di autocoscienza, si può compendiare in un particolare « punto di vista »: il « punto di vista » della Russia moderna sull'Europa occidentale e su se stessa in quanto parte organica dell'Europa e insieme alterità autonoma rispetto ad essa.
In questo senso l'esperienza russa col suo correlato « punto di vista » rappresenta un fatto del tutto nuovo della storia mondiale, che in forme cosí specifiche non si è piú ripetuto, anche se, come diremo, per certi aspetti la Russia moderna, in quanto cosciente di sé nel suo rapporto di affinità e opposizione rispetto all'Europa, ha prefigurato altre forme di autocoscienza culturale di nazioni e continenti.
La novità del « punto di vista russo » non sta soltanto nella particolare angolazione e prospettiva, ma prima ancora nel fatto di essere tale, di costituire cioè il primo « punto di vista » sull'Europa.
L'Europa moderna ha avuto il privilegio di « vedere » e di non « essere vista ». Potremmo legare questo monopolio della visione a un'ideologia e a una situazione « coloniale » e, a partire dalla scoperta dell'America[...]
[...]ato, pur nella disgiunzione loro, si saldano in un tutto che deve essere superato come « preistoria » 2.
È in questo contesto che si colloca l'inizio del romanzo russo (e in generale della cultura russa moderna). Il suo « punto di vista » è quello di una nazione che per la prima volta abbraccia col suo sguardo l'intera storia europea nel suo passato e nel suo presente e che solo attraverso questa visione dell'Europa può vedere se stessa. Tra la Russia, in quanto soggetto del « punto di vista », e l'Europa, in quanto suo oggetto, c'è un rapporto che è insieme di alterità e di omogeneità: la Russia non è il
« totalmente altro » rispetto all'Europa e la sua visione.. non è quindi
« etnografica »: la Russia è una parte speciale della cultura europea e il suo atteggiamento verso l'Europa è dialogico: interrogandosi sul significato della storia europea, la Russia si interroga sulle possibilità della sua propria storia. Il rapporto tra Russia e Europa non è quello del « selvaggio » rispetto al « civile » (anche se la cultura europea dapprima tende a interpretarlo secondo questo schema tradizionale), ma quello tra il tarde veniens e chi è giunto alla maturità, per cui la querelle tra antichi e moderni qui tende a porsi come querelle tra moderniantichi (l'Europa) e modernifuturi (la Russia). In termini piú concreti, il confronto tra Russia
e Europa, e quindi anche lo svolgimento del romanzo russo, si pone in un periodo che, per la Russia, è postrivoluzionario (successivo cioè alla rivoluzione francese) e prerivoluzionario (precedente alla rivoluzione russa). Dopo questo periodo, cioè dopo la rivoluzione russa, nel periodo cosiddetto
« sovietico », anche per il romanzo russo, come vedremo, oltre che per il rapporto Russia/Europa, si apre una fase nuova.
D'altra parte, per la cultura russa il problema del rapporto con la cultura europea si intreccia con quello del rapporto tra la sua fase moderna di sviluppo (successiva alle riforme di Pietro il Grande) e i sette secoli del suo sviluppo antecedente, problema che riguarda anche il romanzo russo, nato nella Russia moderna, ma, come diremo, legato anche alle forme narrative russe preromanzesche. Tutto ciò, a sua volta, apre il problema del
2 Ho qui esposto brevemente la parte iniziale di una mia comunicazione intitolata Il populismo come punto di vista letta a un Seminario sul populismo russo organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino, maggio 1978).
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rapporto tra due diverse strutture del mondo medievale e tra due diverse manifestazioni della spiritualità cristiana, ovvero il problema del rapporto tra Oriente e Occidente europei e non solo europei.
Il conc[...]
[...]ere letterario » intendiamo non una struttura formale normativa, ma una concreta modalità che la coscienza sociale e individuale ha per aprirsi sul mondo e su se stessa. La prima difficoltà sta proprio nel fatto che mentre nell'Europa occidentale il romanzo ha trovato la sua patria di formazione e si è costituito attraverso un secolare processo (qui non ci interessa optare per una particolare teoria circa l'origine e lo sviluppo del romanzo), in Russia il romanzo si è affermato secondo un modello già esistente e maturo (quello europeooccidentale appunto). Cosa che comporta non solo il problema del rapporto tra romanzo russo neonato e romanzo europeo antico (contemporaneo e precedente a quello russo), ma anche il problema non meno centrale e intricato del rapporto tra il romanzo russo e le precedenti forme narrative (preromanzesche e nonromanzesche) propriamente russe (un'altra questione, assai importante, riguarda poi il rapporto dinamico tra il romanzo e, in generale, la narrativa russa e gli altri « generi » come la lirica e il dramma).
[...]
[...]giovane nobile russo di fronte alla vita politica e culturale dell'Europa a lui contemporanea » 4. Queste due opere, la Storia e le Lettere, sono, per altro, la sintesi simbo
3 B. EJCHENBAUM, O proie, Leningrad 1969, p. 204.
4 S. E. PAvLoviè, Puti razvitija russkoj sentimental'noj proxy xviii veka, Saratov 1974, pp. 6162.
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lica, sulla soglia del romanzo russo, delle due direzioni del « punto di vista » russo: l'Europa e la Russia, e delle due dimensioni del soggetto di questo « punto di vista »: la formazione, l'educazione (la Bildung) attraverso l'esperienza (il « viaggio ») di tutta la civiltà europea, e la coscienza epica del proprio passato nazionale. È all'incrocio di queste due direzioni
e dimensioni del « punto di vista russo » che troviamo l'opera propriamente narrativa pii interessante di Karamzin: La mia confessione (1802), prefigurazione di tante situazioni del romanzo russo (in particolare, di Dostoevskij) e prefigurazione anche di una delle forme predilette di questo stesso romanzo, la « confessione » ap[...]
[...]o anticipate le posizioni fondamentali del romanzo e della cultura russa successiva, si è detto solo una parte di verità. Perché all'avvio del romanzo russo moderno troviamo un altro libro anticipatore: il Viaggio da Pietroburgo a Mosca di Radiséev. A differenza del « viaggio » esterno e estero di Karamzin, che è una scoperta della cultura europea e una costruzione dell'« io » del protagonista, il
« viaggio » di Radiscev non è solo interno alla Russia, ma è interno anche all'autore, nel senso che è un viaggio puramente ideologico che trova nella realtà la cruda illustrazione e conferma di una verità intellettuale preacquisita e si risolve in un'opera che è insieme di alta pedagogia politica e di alta retorica morale. Il Viaggio di Radiséev è importante nella storia della narrativa russa non solo perché apre idealmente la linea della letteratura
« sociale » che troverà nel Che fare? di Cernysevskij il suo punto piú alto, ma anche perché il rapporto RussiaEuropa qui è interiorizzato e implicito: è la visione del mondo intellettuale europeo [...]
[...]o puramente ideologico che trova nella realtà la cruda illustrazione e conferma di una verità intellettuale preacquisita e si risolve in un'opera che è insieme di alta pedagogia politica e di alta retorica morale. Il Viaggio di Radiséev è importante nella storia della narrativa russa non solo perché apre idealmente la linea della letteratura
« sociale » che troverà nel Che fare? di Cernysevskij il suo punto piú alto, ma anche perché il rapporto RussiaEuropa qui è interiorizzato e implicito: è la visione del mondo intellettuale europeo (nel caso di Radiscev, delle idee illuministiche con un'impronta pietistica) dal « punto di vista russo » che porta poi l'osservatore russo a guardare, alla luce di questa visione, la sua propria realtà nazionale e a trarne le conseguenze teoriche e pratiche. La visione russa è comparativa e stereoscopica: vede la Russia sullo sfondo dell'Europa e viceversa.
La visione culturale e romanzesca russa ha il suo soggetto non nel russo in generale, ma in quel russo assai particolare che è l'intellettuale (dapprima nobile, poi, per lo piú, plebeo e borghese) e lo scrittore. Il che vuol dire che anche l'oggetto della visione non è soltanto l'Europa, né è soltanto la Russia nella sua astratta generalità e nel suo rapporto di com
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parazione con l'Europa, bensí è essenzialmente la Russia nella sua stratificazione fondamentale tra intelligencija « europea » e popolo puramente
« russo » (un'altra stratificazione, non meno importante, è quella tra intelligencija e popolo, da una parte, e autocrazia e burocrazia, dall'altra). Potremo dunque dire che il « punto di vista russo » col suo sguardo « interno » discerne la dialettica tra il proprio soggetto (l'intellettuale) e il proprio oggetto (il popolo e l'intellettuale nel suo rapporto col popolo, nonché il rapporto di intellettuale e popolo verso il potere), mentre col suo sguardo « esterno » mette a confronto questa complessa re[...]
[...]l popolo, come in vari personaggi tolstojani); « intellettuale penitente », figura analoga alla precedente, ma di altra estrazione sociale (ricorre in vari romanzi populisti); « povera gente », secondo il tipo che si trova in Dostoevskij; « anime morte », simbolo generato dal romanzo di Gogol'.
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spettrale, russoeuropea, Pietroburgo, mito problematico che di continuo si ripresenta nel romanzo e nella cultura russa, oppure una Russia provinciale e contadina che trova la sua caratteristica in un illimitato spazio amorfo gravitante intorno al suo centrocapitale.
Sul piano delle forme narrative si è già detto di Karamzin, della sua Storia che apre lo spazio epico in cui si svolgeranno le prove epicoromanzesche « minori » dell'Ottocento (da Puskin a Gogol') e quella maggiore
e suprema che è Guerra e pace, e si è detto anche delle sue Lettere, che aprono la via dell'anima e della mente russa al contatto formatore con la realtà europea (si pensi allo scritto di Dostoevskij Osservazioni invernali, pur con tutta la diversità di[...]
[...] tutto un romanzo ironico, con un'ironia rivolta dall'autore prima di tutto verso se stesso e il suo lavoro, il che non gli impedisce di prendere sul serio il suo protagonista
e il suo mondo; e le Anime morte, col loro progetto tripartito di caduta, purgazione e redenzione del protagonista, sono prima di tutto una sintesi senza pari di picarismo e lirismo, una perlustrazione dell'anima malata e fiduciosa di Gogol' e una visione fantastica della Russia da un « punto di vista » remoto (dalla « bellissima lontananza » dell'Europa occidentale). Si può dire che tutti i grandi romanzi russi hanno questa incertezza strutturale di « genere » e di oggetto narrativo: non sono quasi mai romanzi
« puri » (se prendiamo per campione quelli dell'Ottocento inglese, francese e tedesco) e non sono per lo piú romanzi orientati sulla Società come insieme organico e stabile di istituti, ma, attraverso un complesso gioco ottico di riflessioni russoeuropee, si aprono sulla storia e sulla metastoria della Russia in quanto « punto di vista » sull'Europa.
In gene[...]
[...]i può dire che tutti i grandi romanzi russi hanno questa incertezza strutturale di « genere » e di oggetto narrativo: non sono quasi mai romanzi
« puri » (se prendiamo per campione quelli dell'Ottocento inglese, francese e tedesco) e non sono per lo piú romanzi orientati sulla Società come insieme organico e stabile di istituti, ma, attraverso un complesso gioco ottico di riflessioni russoeuropee, si aprono sulla storia e sulla metastoria della Russia in quanto « punto di vista » sull'Europa.
In generale si può dire che nel romanzo russo non si ha una ricerca della forma, come in Occidente, bensì sulla forma, cioè per il romanzo russo non si tratta di creare una nuova struttura narrativa (romanzesca appunto), già costituita e collaudata nella letteratura europeooccidentale,
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bensí di rinnovare, ampliare e superare questa struttura, di liberarsene e contemporaneamente di adattarla alla particolare esperienza spirituale della Russia. In questo senso, oltre al tradizionale confronto tra romanzo russo
e [...]
[...]nel romanzo russo non si ha una ricerca della forma, come in Occidente, bensì sulla forma, cioè per il romanzo russo non si tratta di creare una nuova struttura narrativa (romanzesca appunto), già costituita e collaudata nella letteratura europeooccidentale,
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bensí di rinnovare, ampliare e superare questa struttura, di liberarsene e contemporaneamente di adattarla alla particolare esperienza spirituale della Russia. In questo senso, oltre al tradizionale confronto tra romanzo russo
e romanzo europeooccidentale (confronto giustificato anche dal rapporto storico diretto tra essi), sarebbe interessante anche un confronto tipologico tra romanzo russo e romanzo americano (sia settentrionale che meridionale) e quindi ii confronto tra questi romanzi (russo e americano), insieme europei e noneuropei, col romanzo europeooccidentale, analizzando il modo diverso in cui il rapporto con l'Europa si pone nella cultura russa
e in quella americana. Si scoprirebbero una serie di equivalenze funzionali, ad esempio, tra[...]
[...]a europea e quindi il confronto tipologico loro col romanzo europeooccidentale sarebbe piú produttivo di quello, comunque non ignorabile, tra le forme di narrativa europea e quelle di una civiltà del tutto autonoma come quella cinese.
Abbiamo detto che l'Europa, abituata a vedere coi suoi occhi l'« altro » (il « selvaggio » o il « primitivo »), per la prima volta è stata «vista» globalmente da quel suo « altro » consanguineo e omogeneo che è la Russia. E abbiamo precisato che la Russia che guarda l'Europa è, in realtà, la Russia colta, la Russia intellettuale, che attraverso la visione europea cerca di vedere se stessa. In quanto « europea », questa Russia ha, come l'Europa, un suo proprio « altro » che nel romanzo russo ha tutta una linea di sviluppo non trascurabile. Questo « altro » dell'intellettuale e dello scrittore russo è costituito da una figura che assume vari sembianti: gli zigani di Puskin, i cosacchi di Gogol' e di Tolstoj, il mugico di tutti (fino a Cechov, che respinge questa possibilità dell'« altro », e sospende anche il confronto con l'Europa, illustrando il trionfo del byt, di una Russia quotidiana e feriale che trova il suo « altro » soltanto in un indefinito futuro ironicolirico). Il mondo del romanzo russo è lo spazio libe[...]
[...], come l'Europa, un suo proprio « altro » che nel romanzo russo ha tutta una linea di sviluppo non trascurabile. Questo « altro » dell'intellettuale e dello scrittore russo è costituito da una figura che assume vari sembianti: gli zigani di Puskin, i cosacchi di Gogol' e di Tolstoj, il mugico di tutti (fino a Cechov, che respinge questa possibilità dell'« altro », e sospende anche il confronto con l'Europa, illustrando il trionfo del byt, di una Russia quotidiana e feriale che trova il suo « altro » soltanto in un indefinito futuro ironicolirico). Il mondo del romanzo russo è lo spazio libero tra queste due forze universali antitetiche: le forme conchiuse della civiltà europea
e l'amorfa sconfinatezza di una vita « primigenia » o di un futuro rinnovatore.
Ma lo spazio romanzesco russo non si estende su un piano orizzontale soltanto: esso (o una sua parte decisiva, almeno) ha anche una dimensione verticale: il sovrammondo simbolicoreligioso di Dostoevskij e di Tolstoj. Già notiamo tra i titoli dei maggiori romanzi russi alcune associazioni[...]
[...]ella vita intellettuale russa e europea, ma come una summa « polifonica » (nel senso in cui Bachtin usa questo termine) di tutto un secolare sviluppo della coscienza europea e della sua crisi cosí come è confluita nell'esperienza storica russa ed è illuminata dal suo « punto di vista ». Si può definire il romanzo dostoevskiano come « romanzo ermeneutico », come grandiosa interpretazione dialogica della cultura europea in quanto partecipata dalla Russia e della cultura russa in quanto parte speciale dell'Europa. Lo spazio ermeneutico del romanzo dostoevskiano non solo è aperto a un infinito dialogo interno di voci, ma rimanda a un piano metafisicoreligioso che è privo di una consistenza dogmatica e diventa un nuovo punto di riferimento problematico del dialogo, in cui è coinvolto anche quello che sembrerebbe l'unico suo centro intangibile: la figura di Cristo.
Lo slavofilismo e il populismo, per quanto cristallizzati in un loro sistema intellettuale, contribuirono potentemente a portare il « punto di vista » russo a una nuova visione (e vis[...]
[...]esperienza rivoluzionaria russa, oltre che variamente riflessa nei romanzi, ha la sua massima espressione letteraria nell'opera di Herzen e, in particolare, nel suo Passato e pensieri, che è la storia della formazione (Bildung) di una coscienza intellettuale che cresce e resiste attraverso le prove e le crisi della storia. In questo senso Passato e pensieri è l'antitesi del maggior Bildungsroman tedesco, il Meister goethiano, intorno al quale in Russia si ebbe un significativo scambio di idee all'inizio degli anni Cinquanta. In un articolo dedicato al Meister, Apollon Grigor'ev dalle sue particolari posizioni slavofile respinge la « concezione tedesca » come « concezione del protestantismo », « tutta risolta nell'individualità e an
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gusta come la sfera dell'individualità » 6. Goethe è, per Grigor'ev, appunto il rappresentante di questa poesia dell'individualismo germanico, della « bella individualità » (schone Individualität), che mai sa rinunciare a se stessa. È significativo che l'unico romanzo russo [...]
[...]tipo ascetico e rigoristico dell'« uomo nuovo ». Ma se questo personaggio è un paradigma che si propone come un modello di comportamento poi fin troppo meccanicamente seguito e imitato, l'autentica Bildung rivoluzionaria della letteratura russa è incarnata in Herzen, nel suo Passato e pensieri, libera sintesi di un doppio ordine di svolgimento temporale: interiore e eticopsicologico l'uno, storico e politicomorale l'altro.
In Herzen il rapporto RussiaEuropa diventa non solo centro di una esperienza di vita, ma nucleo di una teoria dello sviluppo storico e dell'azione politica (il cosiddetto « socialismo russo »), che accoglie posizioni slavofile e inaugura la dottrina populista. Rispetto ad altre successive concezioni dell'originalità storicoculturale (si pensi, ad esempio, alla fortuna di una simile concezione nell'America Latina), l'idea dell'originalità storica russa ha la caratteristica di non esaurirsi in una meccanica contrapposizione alla cultura europeooccidentale, ma di porsi in un rapporto di dialettica continuità rispetto a essa[...]
[...]concezioni dell'originalità storicoculturale (si pensi, ad esempio, alla fortuna di una simile concezione nell'America Latina), l'idea dell'originalità storica russa ha la caratteristica di non esaurirsi in una meccanica contrapposizione alla cultura europeooccidentale, ma di porsi in un rapporto di dialettica continuità rispetto a essa su una base comune: quella del cristianesimo e del socialismo. A costruire l'ossatura di questo rapporto EuropaRussia interviene la filosofia della storia dell'idealismo tedesco, e di Hegel in particolare, e poi la filosofia della storia marxiana, nata essa stessa da quella hegeliana. Per il romanzo russo questo orizzonte filosoficostorico ha importanza costante. In un certo senso lo sviluppo storico viene vissuto come lo sviluppo di un intreccio romanzesco, poiché è proprio delle filosofie della storia di costruire uno schema « narrativo » di sviluppo storico. E il
6 Stat'i Lorda Dzeffri o Vil'gel'me Mejstere, in « Moskvitjanin », 1854, t. n, n. 8, kn. 2, otd. kritiki, p. 172. Cfr. al proposito V. ZIRMUNSK[...]
[...]toria di costruire uno schema « narrativo » di sviluppo storico. E il
6 Stat'i Lorda Dzeffri o Vil'gel'me Mejstere, in « Moskvitjanin », 1854, t. n, n. 8, kn. 2, otd. kritiki, p. 172. Cfr. al proposito V. ZIRMUNSKIJ, Gete y russkoj literature, Leningrad 1937, pp. 48692.
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romanzo russo si presenta quasi come una metafora di questo grandioso romanzo filosoficostorico nel cui intreccio entra un nuovo e decisivo personaggio: la Russia appunto. Una struttura filosoficostorica articola variamente il mondo del romanzo russo, secondo principi che variano da autore a autore. In Leskov, dove una filosofia della storia è assente come momento esplicito e consapevole, c'è tuttavia una impostazione di racconto secondo i moduli di una tradizione « orale » e nella direzione di realtà « indigene » che risalta su un implicito sfondo di « modernità » europea. In Tolstoj la rivolta contro la civiltà moderna è, evidentemente, una rivolta antieuropea che si fa esplicita in Guerra e pace, entrando a far parte della stessa struttura narrativa[...]
[...]tato del futuro eticoutopico e della trascendenza metafisicoreligiosa: in Platonov e Bulgakov, in Pasternak e Solzenicyn.
Se il romanzo russo « classico », abbiamo detto, può essere visto come una metafora dell'intreccio filosoficostorico universale, il romanzo russo sovietico può essere interpretato come una metafora del suo proprio sviluppo, della sua caduta e del suo riscatto e, piú ampiamente, come la cifra spirituale di tutta la vita della Russia moderna codificata nel suo romanzo ottocentesco. E se il romanzo russo classico si era svolto tra due eventi epocali (la rivoluzione francese e la rivoluzione russa) e all'interno di un confronto tra due entità storicosimboliche (la Russia e l'Europa), il romanzo russo sovietico si svolge in un tempo aperto postrivoluzionario e in uno spazio cosmicostorico che non si risolve piú nell'opposizione bipolare RussiaEuropa, ma che trova il suo centro nel rapporto della Russia col suo proprio complesso passato e presente e, di riflesso, col destino dell'intera umanità.
L'intreccio della storia universale è aperto sulla « cattiva infinità » o sulla cattiva catastrofe. Il romanzo non solo russo, ma mondiale non vive piú nel presagio di un'epoca nuova o nella delusione di questo presagio, ma nella prospettiva di una lunga fine. E nella ricchezza di un grande passato. Il « punto di vista russo » è ancora un ottimo punto di osservazione romanzesca su Russia e nonRussia, ma si apre su un paesaggio spaziotemporale ormai profondamente mutato, pur nella continuità della su[...]
[...]sato e presente e, di riflesso, col destino dell'intera umanità.
L'intreccio della storia universale è aperto sulla « cattiva infinità » o sulla cattiva catastrofe. Il romanzo non solo russo, ma mondiale non vive piú nel presagio di un'epoca nuova o nella delusione di questo presagio, ma nella prospettiva di una lunga fine. E nella ricchezza di un grande passato. Il « punto di vista russo » è ancora un ottimo punto di osservazione romanzesca su Russia e nonRussia, ma si apre su un paesaggio spaziotemporale ormai profondamente mutato, pur nella continuità della sua struttura geologica. Un paesaggio al quale, come faceva Virginia Woolf, possiamo dare il nome desueto ma autentico di « anima ». L'anima di un mondo che cerca e non trova la propria identità.
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7 A. GLADKOV, Slova, slova, slova..., in « Rossija/Russia », 1974, n. 1, pp. 185
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