→ modalità contenuto
modalità contesto
Modalità in atto filtro S.M.O.G+: CORPUS OGGETTO
ANTEPRIMA MULTIMEDIALI
ALBERO INVENTARIALE
Legenda
Nodo superiore Corpus autorizzato

NB: le impostazioni di visualizzazione modificabili nel pannello di preferenze utente hanno determinato un albero che comprende esclusivamente i nodi direttamente ascendenti ed eventuali nodi discendenti più prossimi. Click su + per l'intero contenuto di un nodo.


INVENTARICATALOGHIMULTIMEDIALIANALITICITHESAURIMULTI
guida generale
CERCA

Il segmento testuale Riuscì è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 45Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Franco Lucentini, La porta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]ogni modo» dissi, «puoi sempre uscire prima. A un certo punto, se non ti va più, non ti sforzare ».
Mia sorella rise, poi diventò seria. Poi rise ancora.
« Senti » disse, « se mi ammazzavo, non l'avrei fatto col permanganato. Lo sai come succede. Dopo uno s'affaccia alla finestra, strilla: "Ho preso il permanganato, la varecchina", gli fanno la lavanda gastrica. Mica decoroso. Così, qui é lo stesso. Non é che dopo una settimana, un mese, posso riuscire fuori, tornare tra quelli di sopra: "Rieccomi qua". Qui se ci sto é perché ci devo stare, perché mi tocca starci, perché non potrò uscire. Capisci? ».
« Non tanto » dissi. « Perché non potrai uscire? ».
Cominciò a sfilarsi l'altra calza.
« Perché là in fondo, vedi? » disse indicando il vano della scala, dall'altra parte della cantina. « Là c'é un'altra porta, come quella che dà sul cortile, e chiude la scala in basso. Si pub chiudere a chiave anche quella. Quando saranno chiuse tutte e due potrò pure urlare, nessuno sentirà ».
Mi alzai e sollevai il lume, guardando verso la scala. Si ve[...]

[...], ma non sta nella costruzione; le fondamenta finiscono qui ».
« E dove porta? » dissi. « C'è un'altra uscita, li sotto? ».
« No » disse. « È scavato dentro la terra, non ci sono uscite. Non so quanto è grande, perché non ci sono mai scesa. Non so altro. Adesso mi dovresti schiodare queste tavole ».
Stetti un momento a pensare che altro ci poteva essere sotto quella storia: ero ancora sospettoso, anzi più sospettoso di prima, dopo che lei era riuscita a smontarmi. Poi ci rinunciai. Accostai alla porta una cassa di latte in scatola e ci montai sopra, cominciai a schiodare la tavola in alto.
« Ci hai un pezzo di ferro, qualche cosa per fare leva? » dissi. « Non viene ».
Andò al tavolo e si mise a cercare nel cassetto. La vedevo cercare con la testa chinata, i capelli biondi sul viso, nel cerchio bianco del lume. Portava un abito grigio, morbido, con una camicetta bianca. Per la prima valta pensai a quando sarebbe rimasta sola, seduta davanti al tavolo, aspettando.
Tornò con un coltello da cucina a un apriscatole.
«Puoi fare con uno di [...]

[...]e con uno di questi? » disse.
Presi il coltello ma non era forte abbastanza, si piegava.
« Dammi quell'altro » dissi.
Lei mi tese l'apriscatole, alzandosi sulla punta dei piedi. Nell'ombra, sembrava ancora piú morbida, con la sua faccia chiara e i capelli sciolti sulle spalle. Il lume brillava in fondo alla cantina.
LA PORTA 89
« Come sei elegante » dissi. « Come sei bella ».
« Che ti prende? » rise.
L'apriscatole non era molto adatto, ma riuscii lo stesso a schiodare
la tavola in alto. Le altre vennero via facilmente. Scesi dada cassa per
schiodare l'ultima.
Dalla porta veniva un odore di muffa. Una scala di legno, senza
ringhiera, portava in basso; si vedevano i primi gradini.
« Questo legno dev'essere fradicio» dissi. « Non possiamo mica scen
dere. Qui si rompe, caschiamo di sotto ».
« Ma mica dobbiamo scendere » disse mia sorella.
Rimasi fermo, con l'apriscatole in mano, a guardarla.
« Ma che vuoi fare? » dissi. « Ci vuoi scendere dopo, da sola? Che... Ma che ti credi di trovare? Che credi... Di un po', perché, prima, n[...]

[...]i può rompere... Ma se si rompe... se qualche cosa succede... allora questo basta, allora é finito, no? ».
«Perché? » dissi.
Ma non capisci... ».
« No » dissi.
La sentivo inghiottire, nel buio.
«Mi vuoi bene?» disse.
Il tempo non passava mai.
« Accendi il lume » disse. « Mi devo vestire ».
Stette a vestirsi tremando, perché faceva freddo e umido. Si rimise
98 FRANCO LUCENTINI
l'abito grigio, le scarpe. Andò dietro la tenda a truccarsi. Riuscì fuori e accese il fornello.
Vuoi che ti preparo qualche cosa, un po' di caffè? » disse.
« No » dissi, « non importa lo prendo fuori ».
Scaldò una tazza di latte per sé, ne bevve meta.
« Andiamo » disse. « Ti accompagno ».
In mezzo alla cantina si fermò, prese di tasca qualche cosa.
« Le chiavi » disse. « Non me le vuoi tenere? ».
Non le risposi. Guardavo il muro, di sbieco. Dovevo averci una faccia astiosa, invelenita per la noia e il sonno.
Senza più guardarmi si avvicinò alla porta del sotterraneo, fece per buttare le chiavi la in fondo.
« Aspetta! » strillai. « E io come esco? ». [...]

[...]? » dissi. «Adesso sto pure sulla lista dei pederasti? ».
«Sulla lista delle persone per bene...» disse alzandosi dalla sedia
e allungadomi due schiaffi, « certo che non ci stai », disse rimettendosi
a sedere.
too FRANCO LUCENTINI
Doveva essere uno scherzo in voga, perché me l'avevano già fatto
altre due volte.
Dopo volle sapere che cosa avevo fatto io quella notte, e natural
mente ci ebbi delle altre difficoltà. Alla fine, sebbene m'era riuscito di
inventare una storia verosimile, ci avevo la faccia gonfia.
« Tu, o ne sai qualche cosa di questo » disse in conclusione, prima
di telefonare all'ufficio accettazione del carcere, « o ne sai qualche cosa
di qualche cos'altro ».
Questo significava che sarei rimasto dentro fino a che lui non
trovava chi aveva maltrattato il pederasta. Almeno.
Nel carrettone eravamo cinque.
« Voi, non dite una parola » dissero i poliziotti.
Ci fecero scendere al solito posto. Il caposcorta suonò, una guardia
apri il portone, il cancello.
« Cinque e tre agenti » disse il caposcorta.
All'ufficio a[...]

[...]una parola » dissero i poliziotti.
Ci fecero scendere al solito posto. Il caposcorta suonò, una guardia
apri il portone, il cancello.
« Cinque e tre agenti » disse il caposcorta.
All'ufficio accettazione ci levarono le catenelle, all'ufficio deposito
ci levarono il resto.
« Ma le sigarette non si possono tenere? » dissi. « Si sono sempre
potute tenere! ».
« Ah, se te le vuoi tenere...» disse.
Nella cella di perquisizione ci riprovarono, riuscii a salvarne la
metà. Un altro paio le volle quello che mi accompagnò al Braccio,
prima di lasciarmi al piede della scala.
« Viene uno! » disse.
« Manda sempre » disse quello di sopra.
«Che hai fatto? » disse quello di sopra quando arrivai.
«Ho rubato» dissi. Quello doveva stare seduto sopra una sedia
tutta la notte, e gli andava di discorrere, se gli capitava. Ma io ce
n'avevo abbastanza delle domande.
«Allora, perché t'hanno messo isolato? » disse.
Sulla porta c'era scritto "isolato", infatti.
« Non lo so » dissi. « Non mi va di discorrere. Ho sonno ».
« Ah, come ti pare...» diss[...]

[...]scala, della cantina, per capire se lei avrebbe potuto sentire o no. Poi ricominciai a bussare ogni tanto, più forte, approfittando del rumore di qualche camion, delle saracinesche che si chiudevano, nella strada. Prima che chiudessero il portone me ne andai. Tornai a casa e mi rimisi a letto.
Due sere dopo stavo un'altra volta appoggiato al portone di quella casa. Pioveva. M'ero portato delle vecchie chiavi, del filo di ferro, per vedere se mi riusciva dì aprire, ma non s'era aperto. Avevo bussato ancora, ma nessuno aveva risposto. Poi ero andato girando un po' per le strade finché non aveva cominciato a piovere. Adesso stavo riparato sotto il portone e guardavo il selciato bagnato, la gente che passava con gli ombrelli. Di fronte al portone c'era una macelleria, si vedevano i manzi appesi, la segatura per terra, una che stava alla cassa e ogni tanto rispondeva al telefono. Più in lá c'era una latteria, usci una ragazza in grembiule, senza ombrello e corse rasente al muro fino alla macelleria. Aveva cominciato a piovere così forte che le [...]



da Liliana Magrini, Il silenzio in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]e. Aveva paura.
Una qualunque porta d'osteria, con la parte superiore di vetro smerigliato. In alto, un'insegna debolmente illuminata da un fanale lontano : La Grotta. Antonio Stura vi andava spesso : per trovarsi con gli amici, diceva vagamente a Teresa. Marcò esitò: non v'era mai entrato.
Un passo risuonò dietro di lui, dalla parte di Oregina: spinse il battente. C'era un piccolo gruppo in piedi davanti alla soglia. Per un momento, Marco non riuscì a scorgere che il soffitto ornato di stalattiti, cui la taverna doveva il suo nome : squallide protuberanze di gesso macchiate di verde e d'azzurro. S'udiva appena qualche bisbiglio. Poi, essendosi leggermente spostati quelli che gli stavano davanti, vide, ritto in mezzo alla saletta, un uomo alto e grosso, ad occhi chini, immobile: e seduti contro il muro intonacato di un livido color oltremare, altri uomini che lo guardavano, e sembravano attendere.
Non vedeva Antonio. S'era diretto là pensando vagamente di cercarlo : ma soprattutto per non restare solo. Si senti protetto, in quella
IL SI[...]

[...]o a un ingoiatore di catene che era venuto una domenica nel quartiere. Come quello, gonfiava lentamente il petto, inturgidendo le vene alle tempie e arrotondando la bocca. Infine, dalla gola, gli usci con improvvisa violenza una voce dura e stentata, da cui poi si delineò, come a balzi bruschi, un canto lamentoso e discontinuo. Di tanto in tanto l'uomo alzava il braccio velloso per asciugarsi la fronte con un gran fazzoletto a scacchi. Marco non riusciva a vederlo bene. Eppure gli pareva proprio Baglietto, uno scaricatore taciturno che abitava a Oregina, e non parlava mai con nessuno.
Ma quando un altro s'alzò, e venne in mezzo alla stanza, fu ben certo di riconoscerlo: e riconobbe allora anche altri di quegli uomini che_ stavano sulle sedie allineate contro il muro oltremare, gravi come se assistessero a una cerimonia. Era tutta gente d'Oregina o di quel quartiere al limite della città: operai, artigiani, piccoli impiegati. Quello che stava in mezzo era Giuseppe Spinola, un loro vicino, usciere al municipio : il fratello di Caterina, la v[...]

[...]on le mani come se l'aria fosse una corda cui si potesse aggrappare. Portò a termine la nota, alla fine, in un grido un po' stridulo. Ebbe un leggero sorriso che gli continuava ad aleggiare sul volto mentre, con aria contenta e confusa, tornava al suo posto.
Dietro a Marco, ogni tanto, la porta s'apriva per lasciar entrare un nuovo arrivato. E se qualcuno fosse venuto a cercarlo fin là? Almeno avesse potuto raggiungere suo padre. Non era ancora riuscito a scor
168 LILIANA MAGRINI
gerlo: non voleva farsi troppo avanti. Improvvisamente, l'idea che Antonio potesse cantare anche lui gli diede una specie d'inquietudine. In casa, non l'aveva mai udito neppure canticchiare.
Gli occhi fissi sulla parte della sala che s'apriva al suo sguardo, cominciò ad attenderlo con crescente ansia. Passava sempre un po' di tempo fra il momento in cui uno tornava al suo posto e quello in cui un altro, con una certa impacciata risolutezza, s'alzava e, senza guardare gli altri, veniva in mezzo alla stanza. Fu prima un ometto segaligno dai lunghi baffi spioventi[...]

[...]cata. Teneva una mano nella tasca dove aveva nascosto il garofano. Marco ebbe di nuovo voglia di fuggire : non aveva più paura soltanto della propria voce, non voleva udire quella di suo padre. Ma non osava spostare i nuovi arrivati per farsi strada verso la porta.
E poi, era in qualche modo attirato dal vecchio. Pareva stesse aspettando che qualcuno cantasse anche per lui: o di poterlo fare lui anche per gli altri, impaziente di vedere che non riuscivano al modo che avrebbero dovuto. Finalmente s'alzò, e venne in mezzo alla stanza. Furono due o tre piccoli gridi rauchi dai quali il canto cercava di svin= colarsi. Poi, scuotendo la testa, disse di no, che stasera non andava. Evitarono di guardarlo quando tornò a sedere : tutti, anche il vecchio, con un'aria quasi colpevole.
Sembrava adesso che esitassero ad alzarsi; e quando uno si fece avanti, un giovane, lo fece come se si vergognasse. Cantò bene. Ma gli
1
IL SILENZIO 169
altri parevano meno attenti di prima. E Marco pensò che anche qui ognuno faceva soltanto per sé.
Ritrovò la sua [...]

[...]'altro, ora: di uno sciopero che aveva avuto luogo due giorni prima a un cantiere, e che c'erano stati dei feriti, da una parte e dall'altra, e due morti: e che l'indomani sarebbe ricominciato, e le cose si mettevano male. Ma poi,, come se ci fosse un rapporto, nominò di nuovo Michele e Costanza. Fermò un momento l'asciugamano che faceva scorrere dietro la schiena. « Povera gente! come si fa, in quelle condizioni...» Finì di asciugarsi. «Bisogna riuscire a non farsi fregare », disse con voce più sorda, riponendo l'asciugamano.
Si pettinò, poi si voltò a un tratto verso Marco:
« Sai in quanto tempo sono venuto su oggi, in bicicletta, da Piazza
178 LILIANA MAGRINI
Principe? Tre primi e dodici secondi. Cosa ne dici? ». Alla prossima gara per dilettanti, disse, era sicuro di vincere. « Voglio vedere la faccia di Maria! » Ebbe un bel sorriso, che gli restituì il suo viso di ragazzino.
Andò finalmente nel bugigattolo adiacente, dove dormiva. Si mosse a lungo, infine Marco udì il cigolio delle molle del letto.
Era stanco di sentir parlare. D[...]

[...]cercava allora di pregare bene, con fervore, imitando i gesti di sua madre. S'inginocchiò in mezzo ai banchi vuoti. Cercava di seguire, attraverso la voce del prete che diceva messa, il mormorio che veniva dal confes sionale. Gli parve che parlasse quasi sempre la donna, interrotta da brevi domande. E se, quando lei avesse finito, fosse andato ad inginocchiarsi davanti alla grata? E poi? Per quanto s'interrogasse su quello che avrebbe detto, non riusciva a trovare che una sola frase: Michele è morto.
182 LILIANA MAGRINI
Le voci continuavano a ronzare, alternate, dal confessionale.
Un risuonare di legno vuoto gli indicò che la penitente s'alzava. La vide andare ad inginocchiarsi vicino alle altre donne. S'udì attraverso la chiesa un rumore strascicato di passi, poi, in fondo, il cigolio di una porta che s'apriva e si richiudeva. Il confessore doveva essere rientrato in sacrestia. Era solo, nella luce piatta della grande navata.
Vedeva la donna pregare, il viso tra le mani. Rimase qualche minuto. Poi si fece un segno di croce, s'alzò [...]

[...]dde sopra, accosciata, senza lasciar presa. S'era sentito un colpo sordo. Ansimando, la donna continuò a scrollare per le spalle quel corpo prostrato. La sottana risalita fino all'inguine, essa serrava tra le cosce pesanti il corpo della sua vittima, come un cavaliere impazzito che spronasse una bestia esanime.
Nessuno si mosse, come se una ignota condanna impedisse a chiunque d'intervenire. Sulla porta, l'uomo continuava a torcersi le mani.
Riuscì a voltarsi. Corse a lungo. Non aveva che un pensiero : salire, lasciare quelle strade precipitanti tutte verso il mare, che ogni tanto balenava in fondo ai crocevia. Ma a mano a mano che saliva, il mare si dilatava sempre più tra le scure fessure dei tetti d'ardesia, fino ad abbracciare, abbacinante, tutta la costa.
i

«Ma che cosa, dunque, che cosa? » diceva la voce di Costanza. « Una macchina? Ma si sarebbe saputo. E neppure il mare. Era calmo, ieri, e Michele sa nuotare. E chi avrebbe potuto volergli fare del male? Ma no, é assurdo. E poi, qualunque cosa si sarebbe saputa ». Parlava [...]

[...]etro Giacomo che arrancava. Poi si fermò ad aspettarlo, e prosegui con lui. Andavano più adagio dei tre che precedevano: eppure Giacomo, oscillando scompostamente sulla gamba di legno, sembrava il solo a correre.
Costanza e i due pescatori erano già nascosti dalle prime case, che ancora i due avanzavano lentamente a metà strada, tra i colli nudi.
A un certo momento, Antonio passò la mano sotto il braccio di Giacomo, cercando di sorreggerlo: ma riuscì soltanto a dare intralcio al suo lungo passo rigido. Quando Antonio si staccò, Giacomo rimase qualche istante immobile, a testa china; poi riprese a camminare, e infine scomparvero anche loro.
C'era una cavità nel terreno, vicino a Marco. Era una delle trincee che lui stesso, molti mesi prima, aveva scavato con i compagni. Già v'era cresciuta l'erba.
Vi si appiattò e si sdraiò supino, Io sguardo al cielo opaco. Si sentiva gli occhi bruciati. Ma non provava più quell'impotenza al pianto che dal giorno prima l'attanagliava : era, piuttosto, come se il pianto
IL SILENZIO 191
lo avesse ormai [...]



da Redazionale, Attentati a Roma: arrestato fascista legato a Freda in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 17

Brano: [...]artito fascista e di associazione sovversiva. Un terzo fascista, Maurizio Neri, venne arrestato il 25 aprile scorso a Salisano (Rieti). L'organizzazione terroristica della quale i tre farebbero parte, è la stessa che ha rivendicato l'attentato al Campidoglio e a Regina Coeli.
Claudio Muti[sic! Claudio Mutti], traduttore nella casa editrice AR di Franco Freda, venne a suo tempo Incarcerato e sospettato di essere in collegamento nelle trame nere. Riuscì però a cavarsela senza imputazioni.


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Riuscì, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Accendi <---Arrivò <---Come <---Così <---Davanti <---Del resto <---Dico <---Diritto <---Ecco <---Fai <---Farmacia <---Già <---Hai <---Niente <---Perché <---Però <---Più <---Povera <---Ricominciò <---Sarà <---Sei <---Sulla <---Tornò <---A Filippo Bertolli <---A San Silvestro <---Accettò <---Ahi <---Ahé <---Allineàti <---Allò <---Almeno <---Alzò <---Amore mio <---Andiamo <---Antonio Stura <---Appòggiati <---Army Ration <---Army Ration C <---Aspettiamo <---Aspetto <---Avanzò <---Avrei <---Avvicinatasi <---Baglietto <---Basta <---Batté <---Bertozzi <---Bisogna <---Bisogna riuscire a non farsi fregare <---Borino <---Buonasera <---Buoni <---Caffè Notturno <---Camminò <---Campidoglio <---Cantò <---Capì <---Cara Adriana <---Caso <---Celere <---Cercò <---Certe <---Certissimamente <---Certo <---Che Michele <---Chiamò <---Chinò <---Chiuse <---Ciao <---Cinque <---Cioé <---Claudio Muti <---Claudio Mutti <---Cocoa <---Cominciò <---Comprane <---Continuò <---Contro Nino <---Corsi da Adriana <---Cosa <---Cosi <---Costanza Cataldo <---Credi <---Dietro <---Dietro a Marco <---Dio <---Dirgli <---Don Aldo <---Dormirò <---Dottor Micheli <---Dài <---Eccola <---Evaporated Milk <---Fermò <---Filippo Bertolli <---Filippo a Marco <---Finì <---Fissò <---Franco Freda <---Fumò <---Fuori <---Gettò <---Giacomo Cataldo <---Giunti <---Giuseppe Spinola <---Giò <---Grazie <---Guardandola <---Guardò <---Ho rubato <---In ogni modo <---Insistette <---Insomma stai sistemata benino <---La Grotta <---La casa <---La sera <---Lascialo <---Lasciò <---Lei <---Leonardo Allodi <---Lontanissimo <---Luigi Stura <---Ma Costanza <---Ma Dio <---Ma Marco <---Ma Teresa <---Ma mi <---Mai Marco <---Marcò <---Maurizio Neri <---Medicina <---Mese <---Mi pare <---Michele Cataldo <---Mignottona <---Mistrá <---Movimento popolare rivoluzionario <---Non avere paura <---Non lo so <---Non mi fare male <---Non parlare <---Non sei stupida <---Non so che dire <---Non sono scocciato <---Non voglio <---Oddìo <---Ora Teresa <---Oregina <---Pensavamo solo a correre <---Pensò <---Pescatori <---Piazza Fontana <---Porto Nino <---Portò <---Prendendole <---Prendimi <---Provò <---Ration C <---Regina Coeli <---Resta <---Restò <---Riandò <---Rieti <---Righi <---Ripensò <---Risalì <---Ritrovò <---Riudì <---Safety Matches <---Salisano <---San Gallicano <---Sará <---Scaldò <---Scese <---Seguitò <---Seguì <---Senti <---Sentì <---Si sta bene sul Righi <---Sistemò <---Soldi <---Sottoripa <---Sperò <---Spinola <---Storia <---Terminò <---Tornerò <---Torno <---Traversò <---Tredici <---Tu sei sempre acuto <---Uhà <---Va bene <---Vado <---Venderò <---Viene <---Voglio <---Voltò <---abbiano <---abbracciano <---apprendista <---artigiani <---barista <---d'Antonio <---d'Oregina <---dell'Adriana <---dell'Eucaristia <---fascista <---italiano <---lista <---mutismo <---neofascisti <---siano



Modalità in atto filtro S.M.O.G+: CORPUS OGGETTO

visualizza mappa Entità, Analitici e Records di catalogo del corpus selezionato/autorizzato (+MAP)




Interfaccia kSQL

passa a modalità Interfaccia kSQL