Brano: [...]nizzazione: una scommessa politica che oggi si è rivelata perdente. Oggi la prospettiva di una gestione sociale della scuola dell'obbligo non è in agonia; è morta. Anche se proprio ieri ho letto e di sicuro leggerò domani sulla stampa ufficiale del movimento operaio che la questione scolastica ha « una collocazione strategica... all'incrocio dei problemi piú drammatici dell'attuale crisi del capitalismo ».
Per concludere dal vivo: in prima A, a Rezzato. Una novità: le fasce di questa classe sono tre. Un'altra novità: la prima apprende bene, la seconda mica tanto, la terza poco o niente. A parte sta il caso di Diego Milani (che pone problemi da quarta fascia). I casi « ufficiali » segnalati di handicap da ritardo mentale sono due, in realtà almeno cinque. È senz'altro una classe che ha un suo specifico. Fuor d'ironia: in ogni caso la I A resta a mio avviso quella che di solito si definisce « una bella classettina », una classe di piccoli polinesiani in potenza quanto a rapporti interpersonali e a strutture caratteriali: spontanei, gentili, a[...]
[...]in quattro rappresentanti delle fasce. Ferrari, la 1' fascia, d'estrazione proletaria (come quasi tutta la classe), denota ritmi di apprendimento rapidi e una richiesta di cultura e di conoscenza inesausta. Appassionatamente critico e polemico, non riesce ad esprimersi e realizzarsi per carenze lessicali e linguistiche, per un handicap culturale di base che, mi sembra, è imputabile all'uso preponderante del dialetto nella zona (anche il paese di Rezzato ha un suo specifico). La 2a fascia apprende come tutte le 2e fasce dell'universo proletario. Rossetti, la 3a fascia, rappresenta il classico caso di handicap sociale: figlio di proletari, passato tra le violenze e le efferatezze degli istituti di assistenza clericale, ne è rimasto psichicamente e mentalmente bloccato. Diego Milani segue, in famiglia, l'handicap della sorella maggiore. Si può facilmente supporre, Seveso insegna, che sia il prodotto di una perfida ideologia da confessionale dove si incita a produrre e riprodurre la vita comunque nel nome della prolificità incontrollata e delle [...]
[...]le, pour cause. Ferrari durante una discussione di laboratorio aveva in mente con chiarezza un intervento decisivo, non riusciva ad esprimerlo, soffriva con le lacrime agli occhi. Ferrari, emblema del grande potenziale che avrebbe dovuto scaturire dalla scolarità di massa sulla scena della cultura e della storia, dunque piangeva. Avrei voluto piangere con lui secondo autentica pietas sociale. Perché — questo dovrebbe essere chiaro — la scuola di Rezzato non è la Carducci di Porta Venezia. A Rezzato il famoso « resto della classe », puntualmente evocato dagli insegnanti conservatori per selezionare e abbandonare in solitudine gli allievi socialmente piú svantaggiati, non è composto dal figli dell'avvocato o del dottore. Qui semmai il problema è proprio quello di sanare la separazione di classe tra la maggioranza dei bambini d'educazione proletaria e paesana e i privilegiati dei quartieri residenziali urbanocentrici. In questa direzione si dovrebbe alzare l'asse didattico, secondo la mia formazione culturale e la mia sensibilità sociale (anche gli atei hanno un cuore).
Che queste siano t[...]