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Il segmento testuale Retorica è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Alfonso Paolella, Varietà e documenti. Semiologia, narratologia e retorica. Una rassegna bibliografica 1975-1979 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: VARIETÀ E DOCUMENTI
SEMIOTICA, NARRATOLOGIA E RETORICA
UNA RASSEGNA BIBLIOGRAFICA 19751979
La vasta eco suscitata dai piú recenti sviluppi della semiotica, la sua istituzionalizzazione in associazioni nazionali ed internazionali e in congressi periodici e, in ultimo, il suo affacciarsi in alcune strutture accademiche hanno sanzionato una collocazione precisa di questa disciplina nel panorama culturale di questi anni.
È noto come il fascismo da un lato ed il crocianesimo dall'altro abbiano tenuto la cultura italiana, per circa trent'anni, lontana dalle ricerche linguistiche e letterarie di punta del nostro secolo. Solo negli anni Sessanta viene[...]

[...]7 del Decameron fino alla Justine di Sade. Nel 1975 esce Semiotica, storia e cultura di Segre che mette a punto delle intuizioni già accennate nel 1974. Segre propone di ridurre le complesse analisi dei formalisti russi e della scuola francese e suggerisce una lettura del testo almeno secondo quattro tagli descrittivi: il discorso, l'intrigo, la fabula, il modello narrativo cui corrispondono rispettiva
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mente: la lingua (retorica, metrica ecc.), tecniche dell'esposizione, materiali antropologici, concettichiave e logica dell'azione.
Per Segre questi tagli « hanno un grado di mobilità e di complessità decrescenti. Uno stesso sistema, concettuale e logico si realizza attraverso molteplici temi, miti, stereotipi, i quali a loro volta possono esprimersi con una gran varietà di modi di narrazione, sino alla lingua, cosí sensibile alle correnti culturali e alle mode, cosi infinitamente plasmabile da istituirsi in tanti `idioletti' quanti sono i parlanti » (pp. 3435). Tuttavia (cito dalla voce Discorso dell'Enciclopedia Ein[...]

[...]letteraria, che da anni ormai è sviluppata in Francia, si può leggere in un recentissimo lavoro di Finzi (1979). Una raccolta di saggi di diversa provenienza metodologica, sempre su problemi di narrativa, è apparsa nell'ultimo Quaderno della rivista « Lingua e Stile » redatto a cura di E. Raimondi & B. Basile: Dal « Novellino » a Moravia (1979).
La riflessione sul linguaggio e sui meccanismi che lo regolano hanno risvegliato un interesse per la retorica da parte della semiotica che ha tentato un recupero straordinario di questa antica scienza. Già il Florescu (1960, tr. it. 1971) notava che il recupero del « retorico », nella storia della cultura, si verifica ogni volta che si medita sugli oggetti linguistici o letterari. Spesso essa è stata confusa con la poetica o è stata ritenuta « ancilla » della poetica. Di fatto si è verificato che durante i secoli da Quintiliano (Inst. orat. ni, 34) in poi, fino a Ramus, Du Marsais, Fontanier, Kant, Hegel e Croce è stata progressivamente sfrondata delle 5 parti in cui si costituiva (inventio, disposit[...]

[...]dagli anni Cinquanta però, prima in Germania e poi successivamente in Francia si è assistito ad un recupero della stessa sia come strumento per indagare gli oggetti linguistici nel discorso ed il loro rapporto con la realtà materiale studiando l'ordinamento e la disposizione del materiale linguistico, la sua esposizione a livelli inferiori e/o superiori all'unità della frase (Genette, Cohen, Lausberg), sia come tassonomia, vocazione antica della retorica (Lausberg, Gruppo µ), sia come tecnica della persuasione e dell'argomentazione (Perelman), sia come strumento di controllo (Barthes).
La tendenza a studiare la retorica in funzione della poetica resta ancora intatta, come eredità del passato, fino ai nostri giorni, se ancora gli autori (Gruppo µ) della Retorica generale (1970, tr. it. 1976) ripropongono il concetto formalistico di « scarto » da una norma come misura per cercarvi lo spazio del poetico e del linguaggio letterario. Lo stesso Gruppo µ, fondandosi sulle dicotomie saussuriane significante/significato, sintagma/paradigma, ripropone il medesimo schema tassonomico delle figure retoriche, secondo l'antica consuetudine anche se vestite a nuovo. Le figure (metabole) sono infatti il risultato di mutazioni parziali o complete che riguardano la morfologia (metaplasmi), la sintassi (metatassi), la semantica (metasememi), la logica (metalogismi). L'[...]

[...]one il medesimo schema tassonomico delle figure retoriche, secondo l'antica consuetudine anche se vestite a nuovo. Le figure (metabole) sono infatti il risultato di mutazioni parziali o complete che riguardano la morfologia (metaplasmi), la sintassi (metatassi), la semantica (metasememi), la logica (metalogismi). L'imperialismo della metafora sulle altre figure è giustificata, secondo gli autori, dal fatto che essa « è la figura centrale di ogni retorica » ed è il prodotto di due sineddochi. Gli autori, presi a discutere formalmente sulle « figure della comunicazione » spesso dimenticano il contesto e la competenza del destinatario che, in fin dei conti, è il solo giudice che può stabilire il tasso di figuralità di un enunciato. Quest'ultima osservazione vale anche per l'altro volume Rhétorique de la poésie (1977) di prossima pubblicazione in Italia.
Ma forse tutto il discorso di una fondazione scientifica della retorica sta proprio nello stabilire lo statuto di una figura e se essa debba essere considerata in termini di scarto da una norma.[...]

[...] di due sineddochi. Gli autori, presi a discutere formalmente sulle « figure della comunicazione » spesso dimenticano il contesto e la competenza del destinatario che, in fin dei conti, è il solo giudice che può stabilire il tasso di figuralità di un enunciato. Quest'ultima osservazione vale anche per l'altro volume Rhétorique de la poésie (1977) di prossima pubblicazione in Italia.
Ma forse tutto il discorso di una fondazione scientifica della retorica sta proprio nello stabilire lo statuto di una figura e se essa debba essere considerata in termini di scarto da una norma. Su questo punto si è cominciato a discutere, una volta consacrato il già citato sopravvento della « elocutio », fin da Du Marsais, Fontaniér e poi, piú recentemente, ma per altri fini, con Sklovskij (ostranenie: « straniamento ») e con le ricerche di Toma"sevskij e di Tynianov sulla norma e sullo scarto. Spesso si è creduto di poter risolvere il problema operando una equazione tra norma = linguaggio denotativo e scarto = linguaggio connotativo (Barthes, 1957, tr. it. 1974[...]

[...]o, 1978, pp. 1123) proprio perché bisognerà definire cosa sia una norma, né essa può essere intesa, formalisticamente, come la ricerca delle invarianti del linguaggio. Ricerche sulla metonimia e sulla metafora sono state condotte anche da Henry (1971, tr. it. 1975).
Nel 1979 è stato riproposto, aggiornato solo nella bibliografia un vecchio saggio di Barthes apparso nel n. 16 di « Communications » (1970, tr. it. 1972 e 1979). L'autore vede nella retorica, intesa come metalinguaggio, un incrociarsi di 6 pratiche diverse: una tecnica, un insegnamento, una scienza, una morale, una pratica sociale « che permette alle classi dirigenti di assicurarsi la proprietà
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della parola » e una pratica ludica. Il riconoscimento di tutte queste pratiche nella retorica ha costituito veramente un passo notevole nella restaurazione della retorica come scienza complessiva cui pertiene sia un'analisi linguistica sia una funzione piú specificamente sociale (arte della persuasione).
Ma l'opera che veramente ha fondato la neoretorica come scienza complessiva, assegnandole un compito specifico, anche se ha avuto scarso seguito, è il Trattato dell'argomentazione (1958, tr. it. 1966) di Perelman & OlbrechtsTyteca. Gli autori rivalutano la funzione della retorica come tecnica della persuasione rivendicando ad essa il dominio del probabile. La condanna di questa importante funzione della retorica (forse il vero motivo della sua nascita in Grecia) era stata pronunciata da Kant che diceva di preferire una poesia ad un discorso tendenzioso di un politico: con il romanticismo la retorica è stata pertanto confinata in un ruolo subordinato rispetto ad altre scienze. Secondo Perelman & OlbrechtsTyteca alla filosofia ed alla logica spetta il dominio della ricerca della verità, delle regole di dimostrazione e, quindi, la ricerca di un linguaggio formalizzato che tenda ad un discorso univoco; alla retorica spetta il compito dell'argomentare, del convincere, del persuadere, non importa se l'oggetto sia vero o falso e, per raggiungere tale fine, si serve anche di pseudoragionamenti (paralogismi): si vedano ad esempio, nella pratica quotidiana gli effetti persuasivi del discorso politico, del discorso pubblicitario, del discorso giudiziario o delle varie tecniche di persuasione dei massmedia. Perelman e OlbrechtsTyteca sostengono che « oggetto della teoria dell'argomentazione è lo studio delle tecniche discorsive atte a provocare o accrescere l'adesione delle menti alle tesi che vengono presentate[...]

[...]persuasione dei massmedia. Perelman e OlbrechtsTyteca sostengono che « oggetto della teoria dell'argomentazione è lo studio delle tecniche discorsive atte a provocare o accrescere l'adesione delle menti alle tesi che vengono presentate al loro assenso » (p. 6). Gli autori hanno avuto anche il grande merito di rivalutare l'« inventio » e la « dispositio » come parti imprescindibili di un discorso persuasivo. Recentemente sono apparsi degli stessi Retorica e filosofia (1952, tr. it. 1979) e, quasi contemporaneamente, Il campo dell'argomentazione (1970, tr. it. 1979) che costituiscono l'uno un abbozzo, l'altro un parziale sviluppo delle tesi del Trattato. Un'applicazione al comico dello stesso Trattato è il Comico del discorso della OlbrechtsTyteca (1977, tr. it. 1977).
Sulla stessa scia della neoretorica di Perelman, ossia della rivalutazione di tutte le parti della retorica si pone Barilli (1979) che, dopo un lungo excursus storico della retorica, appoggia le tesi del Perelman in quanto la retorica « è l'occasione in cui si usa il discorso nel modo piú pieno e totale, dove cioè le componenti fisiche del parlare non cedono rispetto a quelle intellettuali » (p. 1): e per « componenti fisiche vanno intese anche le modalità del porgere, gli atti di pronuncia, la mimica facciale, i gesti» (ibid.). Interessante è l'ultimo lavoro di Ducrot apparso in Italia (1979) che insiste sull'uso delle implicazioni logiche del discorso e sulle strategie comunicative. Di retorica si è interessato anche Eco in alcuni capitoli dei suoi già citati volumi ed insiste sull'uso che si è fatto della retorica sia c[...]

[...]one in cui si usa il discorso nel modo piú pieno e totale, dove cioè le componenti fisiche del parlare non cedono rispetto a quelle intellettuali » (p. 1): e per « componenti fisiche vanno intese anche le modalità del porgere, gli atti di pronuncia, la mimica facciale, i gesti» (ibid.). Interessante è l'ultimo lavoro di Ducrot apparso in Italia (1979) che insiste sull'uso delle implicazioni logiche del discorso e sulle strategie comunicative. Di retorica si è interessato anche Eco in alcuni capitoli dei suoi già citati volumi ed insiste sull'uso che si è fatto della retorica sia come mezzo per la manipolazione ideologica sia come pratica di ipercodifica espressiva. L'unico lavoro organico che esiste sulle tecniche della memoria è quello della Yates (1966, tr. it. 1972). In Italia, per gli studi di retorica, è molto attivo il Circolo filologico linguistico padovano diretto da G. Folena, che ha dedicato, in alcuni dei convegni che tiene ogni anno a Bressanone, molto spazio
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a questa scienza: Attualità della retorica (1973), Retorica e politica (1974), Retorica e poetica (1975), Simbolo, metafora, allegoria (1976).
Sulla linea di connessione tra retorica e linguaggio esiste il lavoro di Fonzi & Sancipriano (1975) che studia la metafora nella dimensione della psicolinguistica, RitterSantini & Raimondi (1978), in cui si trovano interessanti contributi di studiosi italiani e stranieri in onore di Lausberg; si consulti inoltre l'ultimo volume della s LI: Retorica e scienze del linguaggio (1979). Si veda inoltre Weinrich (1976) e i numeri monografici di alcune riviste, come l'ormai classico n. 16 di « Communications » (1970), il n. 18 di « Littérature » (1975) dedicato alle Frontières de la Rhétorique, il n. 23 di « Poétique » (1975) su Rhétorique et Herméneutique, il n. 1415 di « Poetics » dedicato alla Theory of Metaphor (1975) e, nel n. 54 di « Langages » (1979), La métaphore.
Se ho dovuto, in questa rassegna, trascurare alcuni settori come la musica, l'architettura, il cinema, il teatro ecc., o sorvolare su qualche argomento, e se qualche volume n[...]

[...]ompiani, 1969; AA.vv. 1975: Intorno al «Codice ». Atti del III Convegno dell'Associazione Italiana di Studi Semiotici, Pavia, 1975. Firenze, La Nuova Italia, 1976; AA.VV. 1976: Aspetti dell'iconismo. Atti del iv Convegno dell'Associazione Italiana di Studi Semiotici. Pavia, Litografato, 1977; AA.VV. 1978: Il modello della cultura e i codici. Semiotica e scuola. Atti del VI Congresso di Studi Semiotici. Firenze, 1978; AA.VV. 1973: Attualità della retorica. Atti del I Convegno italotedesco, Bressanone, 1973. Padova, Liviana, 1975; AA.VV. 1974: Retorica e politica. Atti del II Convegno italotedesco, Bressanone, 1974. Padova, Liviana, 1977; AA.VV. 1975: Retorica e poetica. Atti del in Convegno italotedesco, Bressanone, 1975. Padova, Liviana, 1979; AA.VV. 1976: Retorica e scienze del linguaggio. Atti del x Congresso internazionale della Società Linguistica Italiana, Pisa, 1976. Roma, Bulzoni, 1979; AVALLE, d'Arco Silvio 1975: Modelli semiologici nella Commedia di Dante, Milano, Bompiani; 1977: Ai luoghi di delizia pieni. Saggi sulla lirica italiana del XIII secolo, MilanoNapoli, Ricciardi; 1977a vedi VeselovskijSade; BAcwrrN, Michail 1975: Voprosy literatury i estetiki, Moskva, Izdatelstvo « Chudo%estvennaja Ljteratura », tr. it. Estetica e romanzo. Un contributo fondamentale alla «Scienza della letteratura», a cura di C. Strada Janovic, Torino, 1979; BARILL[...]

[...]i semiologici nella Commedia di Dante, Milano, Bompiani; 1977: Ai luoghi di delizia pieni. Saggi sulla lirica italiana del XIII secolo, MilanoNapoli, Ricciardi; 1977a vedi VeselovskijSade; BAcwrrN, Michail 1975: Voprosy literatury i estetiki, Moskva, Izdatelstvo « Chudo%estvennaja Ljteratura », tr. it. Estetica e romanzo. Un contributo fondamentale alla «Scienza della letteratura», a cura di C. Strada Janovic, Torino, 1979; BARILLI, Renato 1979: Retorica. Milano, ISEDI; BARTHES, Roland 1957: Mythologies, Paris, Seuil, tr. it. Miti d'oggi, trad. di L. Lonzi, Milano, Lerici, 1962, e Torino, Einaudi, 1974'; 1964: Eléments de sémiologie, « Communications » 4 (1964), 91135, tr. it. Elementi di semiologia, trad. di A. Bonomi, Torino, Einaudi 1973; 1967: Système de la mode, Paris, Seuil, tr. it. Sistema della moda, trad. di L. Lonzi, Torino, Einaudi, 1970; 1970: S/Z, Paris, Seuil, tr. it. S/Z, trad. di L. Lonzi, Torino, Einaudi, 1973; 1970a: L'ancienne rhétorique, « Communications » 16 (1970), 172229, tr. it. La retorica antica, trad. di P. Fabbri, [...]

[...] Lerici, 1962, e Torino, Einaudi, 1974'; 1964: Eléments de sémiologie, « Communications » 4 (1964), 91135, tr. it. Elementi di semiologia, trad. di A. Bonomi, Torino, Einaudi 1973; 1967: Système de la mode, Paris, Seuil, tr. it. Sistema della moda, trad. di L. Lonzi, Torino, Einaudi, 1970; 1970: S/Z, Paris, Seuil, tr. it. S/Z, trad. di L. Lonzi, Torino, Einaudi, 1973; 1970a: L'ancienne rhétorique, « Communications » 16 (1970), 172229, tr. it. La retorica antica, trad. di P. Fabbri, Milano, Bompiani, 1972 (19792); BREMOND, Claude 1966: La logique des possibles narrati f s. « Communications » 8 (1966), 6071. Tr. it. La logica dei possibili narrativi, in AA.vv. L'analisi del racconto, 97122,
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Milano, Bompiani, 1969; 1973: Logique du récit, Paris, Seuil, tr. it. Logica del racconto, trad. di R. Gramatica, Milano, Bompiani, 1977; CALABRESE, Omar & Mucci, Egidio 1975: Guida a La semiotica, Sansoni, Firenze; CAPRETTINI, Gian Paolo 1976: La semiologia. Elementi per una introduzione, Torino, Giappichelli; CASETTI, Francesco 19[...]

[...]on, 1964', tr. it. Il formalismo russo, trad. di M. Bassi, Milano, Bompiani, 1966; FACCANI, Remo & Eco, Umberto (a cura di) 1969: I sistemi di segni e lo strutturalismo sovietico, Milano, Bompiani; FERRARIBRAVO, Donatella 1978: La scienza letteraria sovietica in Italia. Saggio bibliografico. 196077, « Strumenti critici » 3637 (1978), pp. 353417; FINzi, Alessandro 1979: Modelli grafici e critica letteraria, Torino, Einaudi; FLORESCU, Vasile 1960: Retorica si reabilitarea ei in fclozofia contemporanä, Bucuresti, Ed. Academiei R.S. România, tr. it. La retorica nel suo sviluppo storico, trad. di A. Serra, Bologna, Il Mulino, 1971; FoNzI, Ada & NEGRO SANCIPRIANO, Elena 1975: La magia delle parole. La riscoperta della metafora, Torino, Einaudi; FORSTER, Edward Morgan 1927: Aspects of the Novel, London, tr. it. Aspetti del romanzo, trad. di C. Pavolini, Milano, Il Saggiatore, 1963 (19682); FOUCAULT, Michel 1970: L'ordre du discours, Paris, tr. it. L'ordine del discorso, trad. di A. Fontana, Torino, Einaudi, 1972; FRYE, Northrop 1957: Anatomy of Criticism. Four Essay, Princeton University Press, tr. it. Anatomia della critica. Quattro saggi, trad. di P.[...]

[...] FRYE, Northrop 1957: Anatomy of Criticism. Four Essay, Princeton University Press, tr. it. Anatomia della critica. Quattro saggi, trad. di P. RosaClot e S. Stratta, Torino, Einaudi, 1969; GAMBARARA, Daniele (a cura di) vedi Jakobson, R.; LeviStrauss et alii; GARRONI, Emilio 1972: Progetto di semiotica, Bari, Laterza; 1977: Ricognizione della semiotica. Tre lezioni, Roma, Officina Ed.; GENETTE, Gérard 1966: Figures, Paris, Seuil, tr. it. Figure. Retorica e strutturalismo, di F. Madonia, Torino, Einaudi, 1969; 1969: Figures II, Paris, Seuil, tr. it. Figure II. La parola letteraria, di F. Madonia, Torino, Einaudi, 1972; 1970: La Rhétorique restreinte, « Communications » 16 (1970), pp. 158171; 1972: Figures III, Paris, Seuil, tr. it. Figure III. Discorso del racconto, di L. Zecchi, Torino, Einaudi, 1976; GENOT, Gérard 1970: Analyse structurelle de «Pinocchio », Firenze; GREIMAS, Algirdas Jules 1966: Sémantique structurale, Paris Larousse, tr. it. Semantica strutturale. Ricerca di metodo, I. Sordi, Milano, Rizzoli, 1969; GREIMAS, Algirdas & COURT[...]

[...]el racconto, di L. Zecchi, Torino, Einaudi, 1976; GENOT, Gérard 1970: Analyse structurelle de «Pinocchio », Firenze; GREIMAS, Algirdas Jules 1966: Sémantique structurale, Paris Larousse, tr. it. Semantica strutturale. Ricerca di metodo, I. Sordi, Milano, Rizzoli, 1969; GREIMAS, Algirdas & COURTES, Joseph 1979: Sémiotique. Dictionnaire raisonné de la théorie du langage, Paris, Hachette; GROUPE . 1970: Rhétorique générale, Paris, Larousse, tr. it. Retorica generale. Le figure della comunicazione, di M. Wolf, Milano, Bompiani, 1976; 1977: Rhétorique de la poésie, Bruxelles, Complexe; HAMON, Philippe 1977: Semiologia, lessico, leggibilità del testo narrativo, trad. di A. Martinelli, Parma, Pratiche Editrice; HELBO, André (a cura di) 1979: Le champ sémiologique, Bruxelles, Complexe; HENRY, Albert 1971: Métonymie et métaphore, Paris, Klincksieck, tr. it. Metonimia e metafora, di P.M. Bertinetto, Torino, Einaudi, 1975; HJELMSLEV, Louis 1943: Omkring sprogteoriens grundlæggelse, Kobenhavn, Ejnar Munksgraard, 1943; Kobenhavn, Akademisk forlag, 19662; [...]

[...]anguardia nell'ultimo scorcio del diciannovesimo secolo: Lautréamont e Mallarmé, Venezia, Marsilio, 1979; LEPSCHY, Giulio C. 1966: La linguistica strutturale, Torino, Einaudi; LOT
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MARCHESE, Angelo 1978: Dizionario di retorica e di stilistica, Milano, Mondadori; MARTINET, Jeanne 1973: Clefs pour la sémiologie, Paris, Seghers, tr. it. La semiologia, Firenze, Sanson, 1979; MORIER, Henri 1961: Dictionnaire de poétique et de rhétorique, Paris, PUF; MORRIS, Charles W. 1939: Foundations of the Theory of Signs, Chicago, tr. it. Lineamenti di una teoria dei segni, di F. RossiLandi, Torino, Paravia, 1954; 1945: Signs, Language and Behavior, New York, tr. it. Segni, linguaggio e comportamento, di S. Ceccato, Milano, Longanesi, 1949 (19632); MOUNIN, Georges 1970: Introduction d la sémiologie, Paris, Minuit, tr. it. Introduzio[...]

[...]roduzione alla semiologia, di N. Colecchia, Roma, Ubaldini, 1972; OLBRECHTSTYTECA, Lucie 1977: Le comique du discours, Bruxelles, Editions de l'Université, tr. it. Il comico del discorso. Un contributo alla teoria generale del comico e del riso, di A. Serra, Milano, Feltrinelli, 1977. PEIRCE, Charles Sanders 1960: Collected Papers, Cambridge, Massachussets, Harvard Univ. Press; PERELMAN, Chaim 1952: Rhétorique et Philosophie, Paris, PUF, tr. it. Retorica e filosofia, Bari, De Donato, 1979; 1970: Le champ de l'argumentation, Bruxelles, Presse Universitaire de Bruxelles, trad. it. Il campo dell'argomentazione. Nuova retorica e scienze umane, di E. Mattioli, Parma, Pratiche Edit., 1979; PERELMAN, Chaim & OLBRECHTSTYTECA, Lucie 1958: Traité de l'argumentation. La nouvelle rhétorique, Paris, PUF, tr. it. Trattato dell'argomentazione. Nuova retorica, Torino, Einaudi, 1966 (19762); PoNZIo, Augusto 1976: La semiotica in Italia. Fondamenti teorici, Bari, Dedalo; PREVIGNANO, Carlo (a cura di) 1979: La semiotica nei paesi slavi, Milano, Feltrinelli; PRIETO, Luis 1975: Pertinence et pratique. Essai de sémiologie, Paris, Minuit, tr. it. Pertinenza e pratica. Saggio di semiotica, di D. Gambarara, Milano, FeltrinelliBocca, 1976; PRODI, Giorgio 1977: Le basi materiali della significazione, Milano, Bompiani; PROPP, Vladimir Ja. 1928: Morfologija skazki, Leningrad, tr. it. Morfologia della fiaba, a cura di G. L. Bravo, Torino, Einaudi, 1966 (19712);[...]



da Recensione di Maria Luisa Vecchi su Cesare Musatti, Il pronipote di Giulio Cesare, Mondadori, 1979, pp. 264 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...] difficile, anche trasformare in aneddoto pungente l'illustrazione di un caso clinico grave, anche divulgare in modo accattivante un'esperienza di vita e di studio piuttosto complessa. « Del resto », sono parole di un pronipote di Giulio Cesare e di Freud, « certi atteggiamenti, anche se comici, possono raggiungere il loro scopo ». E in un libro come questo è difficile che certe affermazioni sfuggano per caso.
MARIA LUISA VECCHI
PATRICK BOYDE, Retorica e stile nella lirica di Dante, a cura di C. CALENDA, Napoli, Liguori, 1979, pp. 431.
Che dall'originale Dante's Style in his Lyric Poetry si sia trascorsi nell'edizione italiana (che esce a otto anni di distanza da quella di Cambridge) al piú accattivante — ed attuale — Retorica e stile è, forse, segno del malvezzo tutto nostrano di rincorrere, almeno terminologicamente, mode letterarie e non.



da Recensione di Piero Cudini su Patrick Boyde, Retorica e stile nella lirica di Dante, a cura di C. Calenda, Napoli, Liguori, 1979, pp. 431 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...] difficile, anche trasformare in aneddoto pungente l'illustrazione di un caso clinico grave, anche divulgare in modo accattivante un'esperienza di vita e di studio piuttosto complessa. « Del resto », sono parole di un pronipote di Giulio Cesare e di Freud, « certi atteggiamenti, anche se comici, possono raggiungere il loro scopo ». E in un libro come questo è difficile che certe affermazioni sfuggano per caso.
MARIA LUISA VECCHI
PATRICK BOYDE, Retorica e stile nella lirica di Dante, a cura di C. CALENDA, Napoli, Liguori, 1979, pp. 431.
Che dall'originale Dante's Style in his Lyric Poetry si sia trascorsi nell'edizione italiana (che esce a otto anni di distanza da quella di Cambridge) al piú accattivante — ed attuale — Retorica e stile è, forse, segno del malvezzo tutto nostrano di rincorrere, almeno terminologicamente, mode letterarie e non.
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Scrive il Boyde all'inizio della sua vasta Introduzione che si può considerare questo libro « sia come un contributo allo studio della poesia di Dante, sia come un contributo allo studio dello stile `personale' o `individuale' in ogni opera letteraria. Questi due aspetti o propositi sono uguali e complementari. La teoria generale deve essere verificata nell'analisi di testi particolari; l'analisi di testi particolari dovrebbe rivelare la sua base teorica » (p. [...]

[...]to allo studio della poesia di Dante, sia come un contributo allo studio dello stile `personale' o `individuale' in ogni opera letteraria. Questi due aspetti o propositi sono uguali e complementari. La teoria generale deve essere verificata nell'analisi di testi particolari; l'analisi di testi particolari dovrebbe rivelare la sua base teorica » (p. 35). Il volume si presenta dunque esplicitamente come un complesso studio di stilistica, di cui la retorica (l'approccio retorico all'opera letteraria) risulta essere modo e strumento opportunamente misurato e duttile. Cosí, il saggio introduttivo, ancor prima che una premessa alle problematiche inerenti allo stile del Dante lirico, vale come discussione sulle premesse stesse della stilistica e sulle diverse forme in cui essa si è esplicitata in tempi a noi relativamente prossimi. In quest'ambito si situa la « riscoperta », nella prima metà del nostro secolo, della retorica, come sistema di analisi stilistica oltreché nel riconoscimento del concreto, storico valore del suo insegnamento che consente[...]

[...]etorico all'opera letteraria) risulta essere modo e strumento opportunamente misurato e duttile. Cosí, il saggio introduttivo, ancor prima che una premessa alle problematiche inerenti allo stile del Dante lirico, vale come discussione sulle premesse stesse della stilistica e sulle diverse forme in cui essa si è esplicitata in tempi a noi relativamente prossimi. In quest'ambito si situa la « riscoperta », nella prima metà del nostro secolo, della retorica, come sistema di analisi stilistica oltreché nel riconoscimento del concreto, storico valore del suo insegnamento che consente, una volta individuata e recuperata una certa normativa, di valutare attraverso spogli e campionature ben calibrate i rapporti specifici — e dunque gli scarti — tra l'opera letteraria presa in esame e, appunto, la `norma'.
Su questa linea il Boyde ripropone e discute in particolare la stilistica di Spitzer e di Bally per poi accostarsi piuttosto alla metodologia di Michael Riffaterre (di cui si vedano gli Essais de stylistique structurale, Paris 1971), volta a mediar[...]

[...] questi limiti; l'applicazione a Dante lirico di un'accurata indagine stilistica porta da un lato all'individuazione — abbastanza solidamente accertata — delle auctoritates, di quelle opere, cioè, che hanno esercitato sicura influenza nel periodo in cui Dante scrive (opere classiche, artes poeticae, artes dictaminis: cfr. pp. 7982); dall'altro, dato quasi per scontato un nucleo di « variabili » da descrivere e analizzare scelte nell'ambito della retorica tradizionale, alla necessità di determinare gruppi sostanzialmente omogenei di liriche entro i quali esercitare l'approccio stilistico sí da consentire anche, mediante gli opportuni raffronti, la possibilità di misurare in qualche modo gli elementi di uno sviluppo (se non di un'evoluzione) dello stile dantesco.
Si pone perciò nella sostanza un problema sia di scelta che di modi della campionatura: fattore decisivo è innanzitutto la cronologia, per cui, ad esempio, le liriche della Vita Nuova occupano i primi otto gruppi (AH) individuati dal Boyde. Piú discutibile, forse, all'interno di quest[...]

[...]zioni sporadiche o dissensi particolari nulla tolgono all'importanza di un'opera quale quella del Boyde, bene articolata nelle premesse teoriche, puntuale nell'organizzazione della ricerca, sapientemente modulata nella ricca dialettica tra obiettiva presentazione di dati e discussione spesso acuta di essi. Il succedersi dei capitoli (Conversiones; Il lessico; Tropi; La struttura della frase; L'endecasillabo; Ripetizione e antitesi; La situazione retorica e le sue figure; Descriptio, simile, sententia) progressivamente illumina, senza impressionismi o schemi di maniera o conclusioni preordinate, gli elementi centrali dello stile lirico dantesco secondo angolature successive che consentono un approccio via via piú complesso e completo ai singoli gruppi di liriche (volta a volta ripresi in esame) e insieme mostrano in concreto, sin nelle minute sfaccettature, i modi — anche contraddittorii — di uno sviluppo. Il capitolo finale, Stile
e struttura in `Doglia mi reca' (che già era comparso, sostanzialmente analogo, come studio a sé in « Italian St[...]



da Libri ricevuti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]nto a oggi, traduzione di Maria Pia Lunati Figurelli, prefazione di Bruno Dente, Milano, Edizioni di Comunità, 1979, pp. 446.
PIER PAOLO PASOLINI, Il caos, a cura di Gian Carlo Ferretti, Roma, Editori Riuniti, 1979, pp. 274.
NINO PASTI, Falchi colombe e struzzi, problemi militari, Roma, Carecas, 1978, pp. 222.
FEDERICO PASTORE, La conoscenza come azione. Saggi su Lukács, Milano, Marzorati, 1980, pp. 170.
CHAÏM PERELMAN LUCIE OLBRECHTSTYTECA, Retorica e filosofia, Introduzione di Furio Semerari, Bari, De Donato, 1979, pp. 182.
LEO PESTELLI, Parlare italiano, nuova edizione riveduta e aggiornata, Milano, Feltrinelli, 1979, pp. 380.
CLAUDIA PETRACCONE, Le città italiane dal 1860 a oggi, Torino, Loescher, 1979, pp. 296.
CARLO PETTAZZI, Th. Wiesengrund Adorno. Linee di origine e di sviluppo del pensiero (19031949), Firenze, La Nuova Italia, 1979, pp. xvI296.
JEAN PIAGET, Cibernetica e strutture operatorie del pensiero, a cura di Leonardo Trisciuzzi, Maria Teresa Poropat, Maria Cargnello, Torino, Loescher, 1979, pp. 117.
CESARE PIANICOLA, [...]



da Leone Pacini Savoj, Varietà e documenti. Boris Tomasevskij della poetica in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]frirci un ragguaglio puntuale e una altrettanto puntuale caratterizzazione del formalismo russo.
Ciò che reputiamo, invece, prezioso, nel Tomas"evskij, è il chiarimento, proposto fin dalle pagine iniziali, di un termine che egli impiega in valore neologistico, e che costituisce la chiave della teoria formalistica, nonché le basi sulle quali essa poggia: « poetica ».
« La disciplina che studia la costruzione delle opere non artistiche si chiama retorica; quella che studia la costruzione delle opere d'arte è la poetica. Retorica e poetica compongono la teoria generale della letteratura » (p. 27 dell'edizione italiana).
VARIETÀ E DOCUMENTI 457
Ora, se ci ripromettiamo di intendere in modo chiaro il postulato, dobbiamo rifarci a una dissociazione che i formalisti — a cominciare dallo Jakubinskij — avevano operato fra « linguaggio pratico » e « linguaggio dell'arte ».
Vanificando l'esperienza di Mr. Jourdain, essi avevano declassato il primo a semplice strumento, informale, di intesa, di comunicazione colloquiale: « Nella conversazione la nostra attenzione e il nostro interesse si rivolgono esclusivamente al contenut[...]



da Michele A. Cortellazzo, recensione su Hans Ulrich Gumbrecht, Funktionen parlamentarischer Rhetorik in der französichen Revolution. Vorstudien Entwicklung einer historischen Textpragmatik, Munchen, Wilheilm Verlag, 1978, pp.165 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]data a tre capitoli che analizzano altrettanti discorsi o gruppi di discorsi: Die Bildung von politischem Konsens: ein Projekt d'adresse des Grafen Mirabeau und seine Diskussion vor der Assemblée nationale (16. Juli 1789) (pp. 4461; precedentemente pubblicato in italiano come Cos'è « sollecitazione del consenso con mezzi retorici »? Interpretazione di una discussione tenutasi all'Assemblea Nazionale francese il 16 luglio 1789, in Attualità della retorica, Padova, Liviana, 1975, pp. 6588); Die allmähliche Entwicklung von Gruppenidentitäten: eine Rede Robespierres im Rahmen des Prozesses gegen Ludwig XVI. und die Replik des Girondisten Vergniaud (28.131. Dezember 1792) (pp. 6292); Die Sicherung institutionalisierter Einmütigkeit: epideiktische Reden zum Tode Marats (Juli/September 1793) (pp. 93125). I testi esaminati sono riportati in appendice.
La base teorica di tutto il libro proviene dalla Rezeptionsästhetik e dalla linguistica pragmatica (quella parte della linguistica che, recependo gli spunti della filosofia del linguaggio inglese, si i[...]

[...]one comunicativa si illuminano a vicenda. In particolare, attraverso l'analisi delle azioni (linguistiche) precedenti e successive, si può arrivare a determinare i motivi per cui è stata effettuata una determinata azione linguistica (non sempre chiari, per altra via, né allo storico, né allo stesso protagonista, a volte ostacolato quest'ultimo da barriere ideologiche) e i suoi scopi.
In questo quadro concettuale si inserisce la definizione di « retorica » proposta da Gumbrecht (pp. 1824): retorica è quella parte della pragmatica linguistica che si occupa della produzione (cui prepara l'« arte del dire ») di discorsi che riguardano problemi per i quali manchi l'evidenza e che abbiano come obiettivo consapevole la coazione all'azione. In questa definizione, che si propone di ritagliare uno spazio specifico e determinato a quelle azioni linguistiche che possono ricadere sotto il dominio della retorica (per non correre il rischio di considerare retorica ogni azione linguistica), è evidente, per segnalazione esplicita dell'autore, l'influsso di Perelman (per la condizione « mancanza dell'evidenza ») e di H. Blumenberg (Approccio antropologico alla attualità della retorica, « Il Verri », 35/36, 1973, pp. 4972, soprattutto per la condizione « coazione all'azione »); è rilevante anche la profonda differenza fra la concezione di Gumbrecht e quella rappresentata, per es., negli Elementi di retorica di H. Lausberg: quest'ultima parte dal presupposto che alcune parti del discorso, ricorrenti in testi soprattutto letterari, siano portatrici di funzioni retoriche, indipendentemente dalla postulazione di un'ipotesi di lavoro sulle funzioni di ogni singolo testo esaminato; la prima procede invece da una ipotesi specifica sulle funzioni del singolo testo in esame e del suo contesto extralinguistico e ricerca gli elementi sintattici, semantici e pragmatici portatori di tali funzioni, indipendentemente dal fatto che si tratti di elementi codificati o no. Il rapporto fra la retorica, tosi come è [...]

[...]ano portatrici di funzioni retoriche, indipendentemente dalla postulazione di un'ipotesi di lavoro sulle funzioni di ogni singolo testo esaminato; la prima procede invece da una ipotesi specifica sulle funzioni del singolo testo in esame e del suo contesto extralinguistico e ricerca gli elementi sintattici, semantici e pragmatici portatori di tali funzioni, indipendentemente dal fatto che si tratti di elementi codificati o no. Il rapporto fra la retorica, tosi come è intesa in questo libro, e l'ermeneutica è chiarito dalla definizione di « uso linguistico retorico » che proviene dalla analisi del discorso di Mirabeau effettuata nel 2° capitolo: si può qualificare come retorica l'utilizzazione di mezzi allocutori a livello superficiale, la cui funzione non corrisponde a quella complessiva dell'azione linguistica, cosí come è ricavabile dall'analisi della situazione (p. 59, o p. 83 dell'ed. it. con un testo leggermente diverso). Nel caso concreto, la maggior parte del discorso di Mirabeau, formato dagli atti linguistici del ringraziamento al re, della dichiarazione di fiducia nei suoi confronti, della preghiera deferente, non fa altro che preparare ma anche nascondere l'atto linguistico finale, che è anche l'atto complessivo dell'intero discorso, un atto di richiesta[...]

[...]cia nei suoi confronti, della preghiera deferente, non fa altro che preparare ma anche nascondere l'atto linguistico finale, che è anche l'atto complessivo dell'intero discorso, un atto di richiesta perentoria (di destituzione dei ministri). Ne esce una concezione dell'atto retorico in gran parte
RECENSIONI 237
analoga a quella proposta in Italia dai ricercatori dell'Istituto di Psicologia del CNR di Roma (cfr. D. Parisi e C. Castelfranchi, La retorica come scopistica della comunicazione, in Retorica e scienze del linguaggio, Roma, Bulzoni, 1979, pp. 59), che vedono negli atti comunicativi la compresenza di scopi e sovrascopi, questi ultimi spesso nascosti (con la sola, ma fondamentale differenza che in questo modo viene attribuito un carattere retorico ad ogni evento comunicativo).
Le applicazioni dei concetti della pragmatica linguistica a concreti testi storici, e non solo a situazioni comunicative ideali costruite a tavolino, ha provocato in Germania un intenso dibattito in campo linguistico (v. per es. H. U. Gumbrecht, Historische Textpragmatik als Grundlagenwissenscha f t der Gesch[...]

[...]del testo, ponendo con ciò il problema metodologico del confine della legittimità testuale del processo ermeneutico.)
Quello che resta ancora problematico, e neppure le analisi di questo volume riescono a dare una risposta positiva, è se e quanto l'aspetto retoricolinguistico sia determinante nella presa di decisioni da parte di una assemblea parlamentare: sempre nel processo contro Luigi xvi, che pare una situazione ideale per il primato della retorica dati l'assoluta mancanza di evidenza della decisione da prendere, il fatto che i due oratori principali siano portatori in questa circostanza di posizioni diverse dalle loro abituali (il democratico Robespierre è contro l'appello al popolo, il moderato Vergniaud si presenta invece come difensore della democrazia diretta) ed infine il gran numero di parlamentari privi all'inizio del dibattito di convinzioni precise sull'argomento, dal dibattito esce sconfitto Vergniaud, il cui discorso risulta dall'analisi come il meglio costruito e dai resoconti parlamentari come il piú applaudito.
Dal compl[...]



da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]eoretico e discorso assiologico: questa sua posizione, già espressa con sferzante vigore in due noterelle che non molti avranno letto (Estetica meretrice e Sono forse un estetizzante?, in « Rassegna Pugliese », vi, nn. 89, agostosettembre 1971, nella rubrica Katà leptón), è ribadita in un capitolo della Storia d'Italia Einaudi (y 2, Torino 1973, p. 1344 s., dove tuttavia si mette anche in guardia contro una « semplicistica dicotomia fra logica e retorica », e si scorge un pericolo di questo genere nel libro di Giulio Preti intitolato appunto Retorica e logica, Torino 1968).
Si tratta di un problema tormentoso, ben lungi dall'essere risolto. Io personalmente credo che, se non si ricerca una fondazione oggettiva dei valori, se non si accetta il « persuadere » solo come una fase preliminare, provvisoria, di un'attività che tenda al raggiungimento del « convincere » (magari come ad una mètalimite), la giustificazione stessa della critica estetica vien meno: si tratterebbe in tal caso di un esercizio avvocatesco, di un'abile e insinuante sopraffazione da parte del critico sul lettore, il quale finirebbe col rinunciare a un proprio precedente [...]

[...]tiva socialista o comunista (di momenti bisogna parlare, proprio perché il suo comunismo non era né teoricamente fondato, né basato su una militanza costante) vagheggiava un'umanità alla quale, tutta, i doni delle Muse potessero essere elargiti; ma questa era, in fondo, una speranza lontana e tutt'altro che certa; e se qualcuno gli avesse parlato di distinzione tra
« convincere » e « persuadere », il suo antiscientismo e la sua stessa vocazione retorica lo avrebbero indotto a rispondere che il « persuadere » è via alla verità (alla verità umanamente calda, non alla gelida e presuntuosa
« esattezza ») piú sicura e feconda che il « convincere ».
Confesso che, proprio per questo carattere di criticoartista che La Penna ha cosi bene individuato in Marchesi, io sarei stato piú cauto nell'accostarlo a De Sanctis, e forse non lo avrei accostato affatto. Intendiamoci: La Penna sa bene che c'è tutto un aspetto della critica desanctisiana (« il bisogno di stringere la storia della letteratura con la storia civile », p. 96) al quale Marchesi è sordo,[...]

[...]to disgregatori di valori tradizionali. Lucrezio è grande per la sua prospettiva cosmica e il suo senso doloroso della vita, per la sua implicita (e anche esplicita) svalutazione della partecipazione alla vita pubblica con le sue ambizioni e le sue meschinità 3. I poeti augustei, mediocri quando si fanno esaltatori della romanità e del principato, sono grandi quando evadono da queste strettoie: nel saggio su Virgilio del 1930, in polemica con la retorica del bimillenario virgiliano, Marchesi dice: « In un'opera di poesia che voglia essere di celebrazione storica e nazionale ciò
3 Il LA PENNA (p. 75 s.) cita, dalla prima edizione della Storia, un paragone LucrezioVirgilio a favore di Virgilio. E replica: « No: sia per `vastità poetica' sia per intensità lirica Lucrezio non ha confronti nella letteratura latina: i poeti confrontabili bisogna cercarli fra i Greci o fra i moderni ». Ma quel paragone scompare nelle successive edizioni della Storia (non saprei precisare a partire da quale: certo nella quarta non c'è), e tutto ciò che Marchesi ha s[...]

[...]en visto, un capolavoro della lirica mondiale come Difugere nives, il cui valore non sfuggi a Perrotta e meglio ancora fu messo in luce da La Penna in « Annali della scuola normale » xviii, 1949, p. 32 sg., e aveva già suscitato la commozione profonda di un filologopoeta come Housman 4, non attrasse mai l'attenzione di Marchesi). Piú difficile era conciliare con questa prospettiva l'ammirazione (certo eccessiva, e talvolta sfociante in una certa retorica della romanità) per Livio come storicoartista; e tuttavia non manca nel capitolo della Storia dedicato a Livio una riserva (ii`, p. 19): « Livio è un patriotta insonne. Questa continua vigilanza e questo continuo amore di Roma ha tolto appunto alla sua opera la grande impronta umana e vi ha lasciato la meno grande impronta romana ».
È questa « antiromanità » che ha permesso a Marchesi di sentire e valutare con simpatia profonda e acuta intelligenza la letteratura postaugustea. Non per nulla, prima della Storia, gli autori sui quali scrisse i profili e i saggi piú penetranti sono alcuni dei m[...]

[...]a detto senza venir meno al rispetto per la memoria di Marchesi, una vera assurdità; e assurdità non minori vi sono nelle righe che abbiamo omesso, indicando l'omissione con punti sospensivi. Parrebbe che Marchesi non abbia saputo, sulla funzione del teatro in Atene, ciò che sa ogni studente di liceo. Lascia soprattutto sconcertati (anche per
IL « MARCHESI» DI ANTONIO LA PENNA 647
chi ricordi l'insistente e, in parte, poco fondata difesa della retorica che Marchesi ha già fatto nella Storia, if, pp. 3537) quell'accenno alle « sale di recitazione »: le declamazioni dei retori dell'età imperiale sarebbero state piú « vicine al popolo » che le orazioni di Demostene! Ma la vera motivazione di questa pur distorta idea della maggiore popolarità e modernità della letteratura latina è nelle ultime parole: la letteratura latina è il prodotto di una cosmopoli: la « moltitudine », la « folla » che abita questa cosmopoli non è un « popolo » organizzato in qualche modo politicamente: è una massa disgregata (non escluderei che, nel raffigurarla, Marchesi[...]

[...]ollazioni di codici, ora raccolte in SM, nel primo quindicennio di attività!)
e una critica letteraria aliena da ogni filologia va messa in rapporto, a mio avviso, con una pratica di lavoro frequente in molti filologi classici o, ancor piú, italianisti o romanisti della « scuola storica », che alternavano a un'erudizione troppo arida una saggistica fin troppo divulgativa, con tendenza allo psicologismo e al « bello scrivere », spesso anche alla retorica. Naturalmente si sottraggono a tale caratterizzazione capolavori come il Virgilio nel Medio Evo del Comparetti; ma non vi si sottrae del tutto il Carducci (a
9 Specialmente negli ultimi anni, e in scritti di argomento estraneo alla letteratura latina, l'accenno ai « tre presenti » compare piú volte, anche senza che Agostino sia nominato: cfr. Umanesimo e comunismo, pp. 30, 45, 182, 342; ma in una forma estremamente generica, per significare l'intero corso della storia umana, oppure ciò che è sempre attuale. Si ha l'impressione che Marchesi si fosse innamorato della formula in quanto tale (ne[...]

[...] senza che Agostino sia nominato: cfr. Umanesimo e comunismo, pp. 30, 45, 182, 342; ma in una forma estremamente generica, per significare l'intero corso della storia umana, oppure ciò che è sempre attuale. Si ha l'impressione che Marchesi si fosse innamorato della formula in quanto tale (nel terzo dei passi ora citati la usa addirittura in senso ironico) piú che del suo significato filosofico o teologico.
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SEBASTIANO 'TIMPANARO
parte la « retorica civile » estranea a Marchesi), e meno ancora tutta la schiera degli eruditiletterati carducciani; e non vi si sottrae, malgrado la grande diversità di temperamento dal Carducci, il Graf, uno dei fondatori del severo « Giornale storico della letteratura italiana » e, nello stesso tempo, troppo artista e troppo psicologista come critico letterario. Il Graf è figura ancora poco studiata; quando uscirà il saggio a lui dedicato da Girolamo de Liguori (di cui ho potuto leggere una parte ancora inedita), anche certe caratteristiche e certe contraddizioni di Marchesi ne usciranno, penso, meglio chiar[...]

[...]li idealisti il suo amico piú intimo fu Valgimigli (vedi ora Giorgio Valgimigli, C. Marchesi amico di casa Valgimigli, « Belfagor » xxxv, 1980, p. 202 ss.), certo molto piú vicino a Croce di quanto fosse Marchesi, ma non tanto crociano da rinunciare alla fedeltà a Carducci (anche al Carducci critico) e a Pascoli, e a un tipo di critica che era anch'essa « arte sull'arte », benché con uno stile assai diverso da quello di Marchesi (minore tensione retorica, maggiore pericolo di leziosaggine). E in quanto criticoartista, o aspirante tale, apprezzò anche, oltre che per le sue doti di affettuosa cordialità, Francesco Flora (cfr. Franceschini, op. cit., p. 51). Su un piano diverso si colloca la sua amicizia con Togliatti: sincera indubbiamente da parte di Marchesi, non altrettanto, credo (qui dissentirei da La Penna, p. 87), da parte di Togliatti. Difficilmente un marxistacrociano come Togliatti può avere scritto con sincerità che Marchesi fu « il piú profondo degli umanisti e il piú audace dei pensatori moderni » (cfr. La Penna, p. 103). Bisogna, [...]

[...]la sua gente » (curioso, sul finire di questo articolo oraziano, questo rimpianto « medievale »). Che avremo al posto di tutto ciò? « I nuovi
IL « MARCHESI» DI ANTONIO LA PENNA 661
canti del lavoro? Oh forse, no. » L'unica speranza è che « noi » (noi intellettuali umanisti) riusciamo a far rivivere, « con i canti della Georgica immortale, il sorriso e lo scherno della sapienza oraziana » (p. 561). Si noti il dilemma: o una poesia populistica e retorica, o la reviviscenza della grande poesia antica. Una cultura, una poesia nuova che si innalzi un po' al di sopra dell'Inno dei lavoratori è esclusa a priori da Marchesi.
Il 1908 cade in un periodo in cui gran parte dell'intelligencija italiana, che si era accostata al socialismo durante la reazione di Crispi e di Pelloux e ancora nei primissimi anni del nostro secolo, ridiventa « borghese »: c'è chi si spinge al nazionalismo e prepara già un clima prefascista; ma il distacco dal socialismo fu compiuto anche da studiosi seri e onesti come Salvemini, Ciccotti e molti altri. Non è azzardato, cred[...]



da Luigi Cosenza, Premesse per una rinascita dei centri urbani in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...]bano qualsiasi.
Milioni. di. Metri cubi di muratura si accumulano alla rinfusa sotto gli occhi. Miliardi di lire sono stati profusi per il trasporto e per la messa in opera. Ma da quali norme, da quali criteri è stato guidato l'immenso lavoro? Unica legge la speculazione, unico interesse quello egoistico del capitale.
A breve distanza dai vicoli, dai fondaci, dalle caotiche sopraelevazioni sorgono gli sproporzionati edifici pubblici, dilaga la retorica delle piazze inconcludenti, si snodano strade panoramiche disabitate, sorgono i minareti delle fiere presuntuose e ridicole. Altri miliardi sono stati ,sperperati per le demolizioni e le ricostruzioni. Ma con quale, programma,_ con quale intendimento è stato speso tantó danaro? Unica ispirazione la retorica, unico intento quello illusorio di maschefare.
Per le cortine e le quinte, destinate a nascondere le miserie e te degradazioni, non è stato mai difficile trovare tondi e consensi.
Di fronte a tali costatazioni le giustifiche tentate dai responsabili non possono reggere. La degradazione flaira e morale di questi agglomerati urbani non è dovuta a fenomeni incontrollabili dall' uomo. Le cause sono sempre le stesse : impreparazione, scarso senso di responsabilità, male inteso tradizionalismo, ostinata ed egoistica incoerenza, volute incomprensione dei bisogni del popolo, servilismo verso la spe[...]

[...]ssario accrescere la densità degli abitanti nei centri urbáni, accrescere il numero dei vani. Ma accrescere anche decisamente le superfici libere e le zone verdi, guadagnando in altezza la cubatura perduta in superficie. E necessario sviluppare nei minimi particolari le soluzioni edilizie di ogni zona. precisare le caratteristiche tecniche ed economiche dei vari progetti di dettaglio, costruire prima di demolire.
E necessario spogliarsi di ogni retorica e di ogni accademia nel valutare i problemi degli edifici storici e degli ambienti artistici. Rispettare il passato, restaurare e isolare i monumenti degradati o nascosti, riconoscerne il valore educativo e culturale. Ma tenere soprattutto presenti anche in questa opera i problemi cittadini veramente vitali : creazione di quartieri salubri, lotta contro la tubercolosi, contro la mortalità infantile, contro la degradazione fisica e morale della massa del popolo.
E necessario non dimenticare che il problema urbanistico ha le sue radici fuori della città, nelle campagne e nei villaggi. Tra le c[...]



da Vezio Crisafulli, Un problema di diritto costituzionale in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...]a formula adoperata nel famoso ordine del giorno del Gran Consiglio, per la quale questo rimetteva al re la soluzione della crisi, poichè era appunto alla Corona che già le leggi fasciste, — segnatamente quella del 24 dicembre 1925 sulle attribuzioni e prerogative del primo ministro, — demandavano il controllo sull'indirizzo politico del governo, e pertanto quell' espressione non aveva che un valore genericamente politico, — si potrebbe dire: di retorica politica, ma non poteva assolutamente derogare alla procedura stabilita dal diritto positivo per la successione alla carica di capo del governo.
La formazione del primo governo Badoglio è dunque certamente avvenuta al di fuori dell'ordinamento costituzionale fascista, che era quello vigente in quel momento. Ed è naturale che sia stato così: perchè non si trattava di un semplice mutamento di persona, di un cambiamento di ministero. ma in sostanza di uscire dal regime fascista. La realtà si è qui vendicata, come tante volte, del formalismo legalistico; tutte le discussioni, più o meno sottili[...]



da Paolo Ricci, Un grande pittore proletario: Luigi de Angelis in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...] alle orecchie degli organizzatori della Biennale veneziana
e de Angelis fu invitato a Venezia.
I soggetti delle sue pitture erano sempre gli stessi:
vedute dell' isola, povere case di pescatori, ritratti
di mendicanti, di vecchi pescatori corrosi dalla salsedine, di ragazzi affamati, oppure nature morte di fiori e frutta disposti a trofeo con un senso decorativo che ricorda i ferraresi del XVI secolo. Ma nelle sue pitture non c'era ombra di retorica o di compiacente adattamento al pittoresco. Nella sua pittura vi era una voce profondamente umana, un racconto crudo ma piano, evidente ed affettuoso.
Passato il primo momento di rumore, de Angelis, che non aveva mai perduto la sua verginità e il suo stupore, non volle più esporre. Alla borghesia italiana, cl' altra parte, non piaceva la sua pittura e non l' acquistava. Forse a Parigi egli avrebbe potuto affermarsi e vivere bene ma al suo buon senso di operaio ripugnava il ruolo di pittore di moda, di artista eccezionale e preferì restare ad Ischia a dipingere ed a fare le barbe.
In Italia,[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Retorica, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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