Brano: [...]lemiche (in particolare quella sul rapporto tra riforme e rivoluzione, assai dibattuta in quegl i anni) all'interno del P.S.I.. Notevole ruolo svolse anche la pubblicazione del settimanale Versilia (i cui primi numeri furono stampati a Pietrasanta) che, accanto ai problemi politici e amministrativi, dette ampio spazio a quelli culturali, ottenendo la collaborazione di artisti e letterati come Lorenzo Viani ed Enrico Pea.
In occasione della guerra di Libia si accentuò a Pietrasanta, come in tutta la Versilia, l’agitazione antimilitarista, favorita anche dal l'estendersi deH’influenza anarcosindacalista della Camera del lavoro di Carrara, aderente all’U.S.I. e che, sotto la guida dell'anarchico Alberto Meschi, aveva conseguito importanti risultati nelle lotte.
Le agitazioni ripresero all'inizio della Prima guerra mondiale, divenendo sempre più decise e generalizzate man mano che si concretizzava la possibilità di un intervento italiano nel conflitto, al punto che gli interventisti non riuscirono a tenere nella zona nessun pubblico comizio. Fu appunto a Pietrasanta che l’avvocato Salvatori pronunciò uno dei suoi migliori interventi contro la guerra; non fu quindi un caso fortuito se la locale sezione socialista, contrariamente a quanto avveniva in Versilia e nell'intero Paese, non ebbe in quegli anni nessuna flessione degli iscritti, ma anzi un lieve incremento.
Primo dopoguerra
AI termine del conflitto la generalizzata adesione popolare al P.S.I. portò quasi a triplicare gli iscritti della sezione socialista locale (da
23 del 1914, divennero 60 nel 1920). L’ascendente della Camera del lavoro di Carrara, sempre diretta dal Meschi, crebbe ulteriormente dopo il positivo esito delle agitazioni dei lavoratori del marmo, culminate nello sciopero del 228 agosto.
Nella sola provincia di Lucca parteciparono a questa lotta 3.000 operai, tanto da rendere necessaria I’ apertura di nuove sedi sindacali a Pietrasanta e nelle località vicine. Al momento della scissione socialista di Livorno, la sezione socialista di Pietrasanta passò al P.C.d’I. e, verso la fine di febbraio del 1921, Aladino Bibolotti, segretario della Federazione comunista della provincia di Massa Carrara e della Versilia, tenne a [...]
[...] culminate nello sciopero del 228 agosto.
Nella sola provincia di Lucca parteciparono a questa lotta 3.000 operai, tanto da rendere necessaria I’ apertura di nuove sedi sindacali a Pietrasanta e nelle località vicine. Al momento della scissione socialista di Livorno, la sezione socialista di Pietrasanta passò al P.C.d’I. e, verso la fine di febbraio del 1921, Aladino Bibolotti, segretario della Federazione comunista della provincia di Massa Carrara e della Versilia, tenne a Pietrasanta un comizio insieme a Federico Cassiano. «
Violenze fasciste
L'offensiva squadrista spazzò via le strutture dei partiti di sinistra, ma non riuscì a modificare l’orientamento politico di gran parte dei loro aderenti. In occasione del I Maggio
1925 (festività civile che era stata soppressa dal governo fascista nel
1923) la polizia rinvenne in Pietrasanta, affissi ai muri, volantini che invitavano gli operai a scioperare; vi furono anche datori di lavoro, come il socialista impresario edile Felice Biondetti, che, in contrasto con le disposizio[...]
[...]no fascista nel
1923) la polizia rinvenne in Pietrasanta, affissi ai muri, volantini che invitavano gli operai a scioperare; vi furono anche datori di lavoro, come il socialista impresario edile Felice Biondetti, che, in contrasto con le disposizioni del governo, quel giorno fecero far festa ai loro dipendenti.
I fascisti sapevano bene quale fosse il reale stato d’animo della popolazione nei loro confronti e non trovarono di meglio che ricorrere ancora una volta alla violenza più brutale: agli inizi del novembre 1926, in seguito all'attentato subito da Benito Mussolini a Bologna, gli squadristi si scatenarono: bastonarono e ferirono i militanti di sinistra (fra cui l’avvocato Salvatori), ne devastarono laboratori e abitazioni, come avvenne nel caso dell’imprenditore Felice Biondetti e di suo fratello Clemente, reo di essere stato un disertore nella Prima guerra mondiale.
Le violenze furono tali da provocare le indignate proteste di un « operaio fascista », costretto all’anonimato « per evitare rappresaglie personali benché mi senta e sia vecchio fascista ».
Questi scrisse a Mussolini: ’ « La mattina successiva [all’annuncio dell’attentato, n.d. /*.] veniva pubblicato sul Popolo toscano un articolo furibondo e venne a completamento pubblicato un manifesto che chiedeva la vita delle persone della famiglia e degli averi [sic!] di tutti coloro che fossero ritenuti antifascisti e questo concetto fu ribadito e maggiormente illustrato in un comizio [...]
[...]i scrisse a Mussolini: ’ « La mattina successiva [all’annuncio dell’attentato, n.d. /*.] veniva pubblicato sul Popolo toscano un articolo furibondo e venne a completamento pubblicato un manifesto che chiedeva la vita delle persone della famiglia e degli averi [sic!] di tutti coloro che fossero ritenuti antifascisti e questo concetto fu ribadito e maggiormente illustrato in un comizio alla presenza del prefetto, del questore, del comandante delle R.R. Carabinieri e di magistrati. Dopo di questo il sig. segretario politico organizzò le squadre punitive formate in massima parte da elementi incoscienti e anche immorali che guidati solo dal loro bieco odio scorrazza
rono per due giorni picchiando sopra cento persone, devastando e obbligando con le rivoltelle in pugno onesti padri di famiglia a firmare rinunzie ad impieghi che servivano per il sostentamento delle loro famiglie e per di più picchiando un ufficiale del R. Esercito in divisa e mutilato. Ed una squadra era capitanata dal figlio del vice prefetto ».
Le leggi eccezionali, varate poche settimane dopo, si incaricarono di chiudere definitivamente la bocca alle sinistre, togliendo di mezzo per alcuni anni i dirigenti (a cominciare dal l'avvocato Luigi Salvatori) confinandoli, deferendoli [...]
[...]lanza personale. L’antifascismo, braccato dalle organizzazioni del regime e dalla polizia, non fu tuttavia eliminato e, ritiratosi nella riservatezza del privato, divenne un elemento del patrimonio culturale popolare. Nel
1933 due giovani poco più che ventenni, Stefano Pesetti e Angelo Po
li, scolpivano sul davanzale di una finestra dell'abitazione del primo l’emblema del P.C.d’I. (per questo, quattro anni dopo, nell’autunno del
1937, verranno proposti per il confino).
L’entrata in guerra dell'Italia, con i conseguenti richiami alle armi e il costante peggioramento delle condizioni di vita, fece dilagare la mai sopita avversione al regime.
Lotta di liberazione
Dopo l’8.9.1943, sebbene la zona fosse presidiata da reparti della Decima Mas, fra Pietrasanta e Stazzema si costituì la formazione partigiana « Cacciatori delle Alpi Apuane », capeggiata dall'ex sottotenente di aviazione Gino Lombardi (v.), di Querceta. Dopo le prime scaramucce, il 17.4.1944 questa impegnò in un duro scontro sul monte Gàbberi la Guardia nazionale repubblicana e la Decima Mas.
Per evitare di es[...]