Brano: [...]gli ha lasciato.
I frammenti dell'u Uva puttanella » possono distinguersi in tre categorie:
1) quelli programmatici (schemi di lavoro, indici, interpretazioni e spiegazioni di figure, personaggi, situazioni che avrebbero dovuto poi essere sviluppate, analisi del conc:tto di ,a Uva puttanella », citazioni di fonti, ecc.);
2) le note varie, appunti di immagini, di frasi, di discorsi, materiale generico e disponibile per l'opera da compiere. (In questo secondo gruppo di frammenti, numerosissimi, è, come ho detto, difficile, e talvolta impossibile, distinguere quelli che si riferiscono direttamente all'« Uva puttanella» dalle note fatte con altra intenzione o senza una destinazione particolare. Ma, in un certo senso, essi possono tutti riattaccarsi all'e Uva », perché nel libro, così come più recentemente era stato concepito, avrebbero dovuto trovare espressione unitaria tutte le diverse esperienze dell'autore);
3) quelli narrativi (che il lettore potrà agevolmente situare nel contesto del libro: alcuni sono delle varianti precedenti, o del[...]
[...]presenta e lo esprime. Sono parole nuove, piene insieme di verità e di poesia. Questi frammenti ne mostrano la formazione e la nascita: tanto più commoventi dunque, perché così direttamente legati a una meditazione che era insieme azione e creazione; che trovava nel movimento contadino la sua fonte, e che riportava al movimento contadino le immagini che, rappresentandolo, lo facevato reale.
Carlo Levi
FRAMMENTI DELL'« UVA PUTTANELLA »
Io
1.
Questò racconto, ispirato solo in parte a fatti realmente avvenuti e a persone anagrafiche, ha rasentato appena l'autobiografia e l'inchiesta che sono gli strumenti più diretti della comunicazione. Per un'autobiografia mancano altri elogi e altri biasimi, e poi si
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sa bene l'inganno di ogni lettera scritta all'amico ed all'amata; per un'inchiesta occorrevano calcoli che possono benissimo non tornare alla fine come accade nella varia pronunzia dello stesso verso in una poesia. Gli appunti presi sono stati un esercizio qualunque di calligrafia e di pittura del momento. Ripetendoli [...]
[...]ti, dava in una scala e poi, in alto c'era la porta. Era sempre scuro là e nel vicolo a fianco. Se uno mi voleva tirare un colpo, era facile, ma i miei compagni mi proteggevano, guerrieri e fraterni, dei loro mantelli o delle giubbe, con le mani nelle tasche, fino a che non scomparivo dietro la mia porta e i cardini stridevano e il ferro tintinnava tra i passanti dell'altro battente.
L'UVA PUTTANELLA Il
2.
« Non andare dentro alle persone in questo modo ».
Frase dettami da una ragazza che aveva un segreto
amoroso che io volevo sapere.
3.
— Requie e riposo al Purgatorio. La mia povera vita! Giovinotto fermatevi qua.
Alla gruccia appoggiava il moncone quando voleva riposarsi.
Aveva la faccia rossa, due ciocche di bianchi capelli sul cuoio rosso come la faccia, un paio di baffi folti. E la sua voce era stridula, erano le sue parole note di trombetta. — Sono nativo del Gargano vicino a San Michele.
— Grazie assai — cantava — mio giovinotto per la mia povera vita.
4.
11 maggio: consiglio per il cambio della guardia. Denice: va giu[...]
[...]dei scompartimenti per prendersi le lire di regalo.
La festa consiste massimamente nel pranzo, tanto è vero che rima dire, alle 3 del pomeriggio, ora pesante, ora sola, se si parla : — Buone feste fatte — con infinita melanconia.
Mangiando, un mercurio entro la spina dorsale tende a salire, arriva in capo, se c'è vino, per poco che se ne beve.
Noi tendiamo alla noia, alla posizione orizzontale, come lo stecchino gettato a terra. E prima di questo tempo, tutte le prove, da soli o in compagnia, per arrivare chi sa dove. Il figlio ha detto alla mamma : — Fai il bis, mamma, é buono questo vino.
La signora ha chiuso l'occhio al marito brindando così col bicchiere di liquore. La famiglia degli appuntati è dominata dalle due grasse signore che parlano italiano.
I ragazzi salesiani leggono i giornaletti. Le strade sono ancora vuote, il mio grande amico assente è il contadino, sempre in queste feste loro si nascondono nelle case seguendo la regola' e pensando che la segua anch'io. Io prendo un caffè, per ricominciare e il mercurio scende, perché devo camminare, anche se piove, una
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pioggia solitaria che cala su me, sugli alberi, sul mare, sulla pedana, da d[...]
[...]ini uscenti, e che mi abbracciarono solo dopo che io li riconobbi, uno per uno. Loro guardavano stupiti con gli occhi quasi in alto, o forse perché aspettavano anche gli altri o forse perché io scendevo dall'alto dei tre gradini dalla porta di ferro.
20.
La gente che veniva a casa a prendere in prestito padelle, pane e fiammiferi.
21.
Fai male, male fai
fai bene, sempre male fai
dunque fai male.
22.
La ricerca del Sindaco da parte del Questore.
Il telefonista agente di P.S. licenziato perché non riesce a
trovare il sindaco all'altro capo del telefono.
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23.
Fu dopo aver cantato le glorie delle donne nominate da tutti e di Giovannina — Quant'è bella la Giovannina, si mette in moto senza benzina!
Ella abitava a Fuori la Porta in una casa, l'ultima piantata lungo il viale, si vedeva il suo spigolo conficcato nella roccia e poi c'era la villa di quattro acacie e più distante la cabina elettrica, una cassapanca all'impiedi.
24.
Il serpente nero, steso nel 'muro, era mio padre che mi sbarrava il passo.
25.[...]
[...]ubblico per sé e vendere, con un vero comizio sull'educazione civile dei paesi. Non vendette più nemmeno i cinque pezzi di pettine con lo specchio, tutto per cento lire. « Andate in chiesa a rubare », disse alla fine, « cento lire, una lira anteguerra ».
Mangiarono a mezzanotte gli spaghetti e la carne, fumanti su una cucina a petrolio e c'era ancora pubblico. Uno disse : « Vien voglia di mangiare con loro ».
34.
Concetto Valente ce l'ha con questo « fideliter excubat ». Genuflessa (egli commenta) all'altare la sposa dispiega un lembo della veste sotto le ginocchia dello sposo. Tacita promessa di fedeltà.
E poi non so se è sempre lui Valente — trovo scritto in un appunto: « La Lucania ha bisogno di spiriti profondi per essere compresa e di anime vergini per essere amata ».
Però a Don Concetto non è piaciuto il « Cristo » di Levi. Ancora oggi che egli ha le mani tremanti parla che dovrà scrivere una grande opera della nostra gente.
35.
Lo scrupolo della mezza lenticchia.
Zio Michele Tribunale ebbe il desiderio, grosso e tribunaliz[...]
[...]Mori, combattuto dai preti e dalla chiesa, dicono, in odore di santità, ma era un contadino, un profeta, dormiva con il capo sul sasso.
Fra Gaetano, detto l'eremita.
37.
Abriola Calvello.
Inaspettato, bosco di faggi, apre l'aria ai monti.
Abriola sarà vicina quando il bosco é finito, sulle montagne di un verde malato c'é la striscia della ferrovia e poi Monforte, un monte di ossa pare sullo scarrone, un avamposto. Sulla linea di caduta di questo monte, nella parte spezzata c'é il paese in basso e la roccia che lo tiene e i faraglioni i massi staccati dalla montagna originaria per far posto alle case. Da questi faraglioni si buttano i disperati. Anche Calvello ha il colore della pietra morta, sorge in basso alla strada e si presenta guardandolo dalla rotabile come un grosso fiore da cogliere.
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38.
Un monaco andava per la cerca e si fermò vicino a una beccheria.
— Zi mò — lo chiamò il beccaio — la vedete questa bella chianca? Entrate, favorite: ho messo il quadro di San Pasquale
con la lampada[...]
[...]i è domenica, hanno staccato tutti i lavori, nessuno è ingaggiato, riprenderanno dopo le perizie del Genio Civile.
Fuciletto, di cui hanno parlato per i maiali che si cresce in casa, perciò questa volta non s'infuria e dice ridendo: — Lo vedi ? Che i meglio amici ti condannano?
— Quanto pesa quello che hai? Dieci chili? — domanda Tre occhi.
— No, amico mio, è un peso intero, sarà centocinquanta a gennaio — e si lecca le labbra.
— La mamma di questo — dice Pancrazio di Fuciletto — sapeva tutta la lingua serpentina.
— Era stata in galera ?
— Mah! La sapeva tutta.
— Già, ti ricordi quando c'incontrammo nel carcere ? Che f acesti svenire Mannaggia?
— Si — dice Pancrazio agli altri — Mi alzai la notte per andare a gabinetto, l'apparecchio alla gamba mi penzolava indietro, come mi vide così Mannaggia, storse gli occhi e cadde a terra, grande e grosso.
Passa il Sindaco, fanno come lo sciame, lo mettono in mezzo.
— A prima mattina! — gli dicono.
Quello si avvicina da Pancrazio: — Come va?
Si mette a ridere e una mano in faccia.
— Ieri [...]
[...] cassaforte accostandosi col petto e cambiando tono per allontanare
L'UVA PUTI'ANELLA 39
la tentazione dell'affabilità: — Ha fatto bene il tema Gigino? — Lo facemmo ieri — gli risposi.
— Ma, é vero che é bravo ? Si distrae e poi io non ho i mezzi come i signori e gli avvocati.
Sapeva bene che il figlio era uno sciocco, io stesso glielo avevo francamente detto. — Che gli faccio fare, se non studia? Lo posso mantenere io ? Io appena campo, con questo stipendio e con tutto questo lavoro.
Non lavorava mai. Seduto al tavolo stava pochissimo: egli ufficialmente non avrebbe potuto fare il comandante, come tutti lo chiamavano, perché quello era posto da sottotenente. La responsabilità e l'autorità su noi era per legge del procuratore. I suoi uffici consistevano nel ricevere i rapporti dai detenuti nel giorno fissato della settimana ed egli era bravo quanto nessuno nel concluderli rapidamete:
— Per questo il Procuratore, per quest'altro il Procuratore. Fai la domandina. Il Procuratore. Al Procuratore. — Le decisioni, alla fine, le prendeva lui, come poi tutti sapevano e io stesso ebbi modo di accorgermi: — Questo Gramasci, Antonio Gramasci — mi dis. se — il Procuratore non l'ammette.
Siglava i libri con la sua firma, che era un disegno di filo spinato: Olivoso si chiamava.
— Che dicono i detenuti di me ? Modes mente sono un signore. Li aiuto tutti e mi affeziono, ricchi e poveri. Non faccio differenza (1).
Il maresciallo: le sigarette, la figlia, la radio, i discorsi dei comunisti, il procuratore, l'agente bruno, l'avvocato che mi fece in realtà assumere come scrivanello, il medico, la bicchierata serale. La casa e sua moglie, governatrice del reparto donne. La richiesta d'impiego al Comune: quando[...]
[...]overnatrice del reparto donne. La richiesta d'impiego al Comune: quando uscite, mi farete econo mo del Municipio, sono ragioniere.
Giudizio nettamente positivo sul maresciallo Olivoso.
Era il prototipo dell'impiegato italiano, per quanto riguarda
(1) Notare gli scatti del discorso, una volta freddo, altre caldo, altre indifferente, appena da maresciallo. (N. dell'Autore).
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inettitudine, cattiva volontà, lava.tivismo. Ma — questo é ciò che vale — in animo suo non si sentiva un maresciallo, non alzava ogni volta la bandiera della funzione. Alzava quella, mdlto umile e rappezzata, dei figli e del costo della vita.
13.
— Dovevo pagare fino all'ultimo quadrante. Ho pagato — dissi al reverendo amico, che, meravigliato, mi fissava per dirmi il suo dispiacere e la sua gioia, che tutti gli uomini sensibili dicono di fronte agli sfortunati la cui sfortuna pare finita. — Ho pagato — gli ripetei. E lui mi guardò strano e pauroso. Io avevo lo sguardo un po' più forte del suo. — Ho pagato per una legge brutale che tu vai predica[...]