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Il segmento testuale Quaderni è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 90Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [Gli interventi] Gastone Manacorda in Studi gramsciani

Brano: [...] venti o venticinque anni dopo, dopo la prima guerra mondiale, ed ancora di più dopo l'avvento del fascismo, cioè in una situazione storica che consente e favorisce il distacco, il marxista Gramsci, nonostante il tono polemico di molte sue affermazioni anche riguardanti uomini del Risorgimento, non protesta, non condanna, ma constata, prende coscienza da un nuovo punto di vista di quel processo storico.

Tutti ricordano un ,ampio frammento dei Quaderni di Gramsci in polemica contro le cosiddette « interpretazioni » del Risorgimento, contro i « romanzi ideologici » che, per la loro tendenizosità, hanno soltanto — egli dice — un significato di carattere politico immediato ed ideologico e non un reale valore storico. Questa letteratura — egli dice — ha soltanto una importanza documentaria per i tempi di cui parla; nella storia — ad esempio — della polemica politica in Italia fra il 70 ed ili ’900 è chiaro che scrittori come Turiello e Mosca hanno il loro posto,, ma il loro pensiero non ha un effettivo contenuto storico.

Non entro nella sost[...]

[...]arda il periodo più recente, quello nel quale Gramsci fu ancora attore politico* o per lo meno quello più vicino a lui, molti suoi giudizi appaiono più discutibili, come è logico; anzi direi che su questi temi, quasi per paradosso, si verifica perfino che contengano maggiore verità storica certi giudizi che sembrano più polemici, più politici.

Per esempio, a proposito di Giolitti, a me sembra che il giudizio che si trova ad un certo punto nei Quaderni, secondo il quale Giolitti, in fondo, sarebbe un continuatore di Crispi, che si sarebbe mantenuto,Gastone Manacorda

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essenzialmente, nel solco di Crispi sostituendo al giacobinismo di temperamento di Crispi la solerzia e la continuità burocratica, sia un giudizio politico di tipo polemico che non si può trasferire sul piano storico. Mi pare che qui Gramsci non intenda a fondo il valore della lotta politica che si svolse all'interno della borghesia, (ma anche con la partecipazione, per la prima volta sul piano della politica nazionale, delle forze proletarie) alla fine del secolo XIX[...]

[...]itica che si svolse all'interno della borghesia, (ma anche con la partecipazione, per la prima volta sul piano della politica nazionale, delle forze proletarie) alla fine del secolo XIX. Viceversa, mi sembra che resista all’analisi storica, che del resto è appena iniziata, l’esame più profondo del sistema giolittiano e delle alleanze di classe sulle quali esso poggia, come è delineato nelle Note sulla questione meridionale e ripreso in parte nei Quaderni.

Il discorso, invece, che si deve fare sui temi più strettamente legati al Risorgimento è un po’ diverso. La recente discussione suscitata dallo scritto di Romeo ha messo in luce che la realtà, la fondatezza, la concretezza storica di certi temi gramsciani non può più essere disconosciuta. Vorrei soltanto aggiungere, a questo proposito, per l’esatto intendimento del pensiero gramsciano, che il problema contadino del Risorgimento in Gramsci è solo un aspetto del problema più generale che Gramsci imposta, che è quello della direzione politica e delle forze rivoluzionarie sulle quali potevano[...]

[...]rischia di dimenticare la complessità ed anche l’ampiezza della sua visione storica. Ad esempio, io ho letto con stupore che si accusi Gramsci di non avere tenuto conto deHa situazione internazionale e quindi della impossibilità di una rivoluzione agraria italiana nell’Europa del 1848 che non era la Francia del 1789. Ma questo, in Gramsci, è detto e ripetuto più di una volta, e stupisce che studiosi anche autorevoli dicano che questo aspetto nei Quaderni è trascurato, mentre c’è ad ogni pagina; ed io vi risparmio le citazioni, meno una che mi pare le riassuma un po’ tutte, là dove Gramsci dice testualmente che « Il Risorgimento è svolgimento storico contradditorio e complesso che risulta integrato da tutti i suoi elementi antitetici, dai suoi protagonisti e dai suoi antagonisti, dalle loro lotte, dalle modificazioni reciproche che le lotte stesse determinano ed anche dalla funzione delle forze passive e latenti come le grandi masse agricole, oltre, naturalmente, la funzione eminente dei rapporti internazionali ».512

Gli interventi

Cert[...]

[...]zza storica, lo stimolo, quindi, alla individuazione 'di reali problemi storici che troviamo in Gramsci, oppure la rinuncia a questo; e — fìngendo di fare storia — la prosecuzione di una polemica che in realtà è di carattere politico.

Ma qui vorrei concludere questo mio intervento sulla relazione del prof. Cessi, esprimendo un voto: chi studia l’opera di Gramsci incontra una grande difficoltà per il modo in cui è stata condotta l'edizione dei Quaderni del carcere. Perciò io faccio voti che si prepari presto una nuova edizione che rispecchi fedelmente l’ordine cronologico di comGastone Manacorda

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posizione dei Quaderni, per quanto è possibile, e [rispetti la collocazione che i singoli frammenti hanno in ciascun Quaderno; e non entro in particolari, perché so che la questione presenta anche varie difficoltà, (frammenti scritti due volte in Quaderni diversi, ecc.). Io mi limito a sottoporre all’attenzione del Convegno questa questione che ritengo pregiudiziale aUapprofondimento degli studi gramsciani.



da Emilio Franzina, Noterelle e schermaglie. Gli smarrimenti di Clio in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]isi. Dati alcuni margini di ambiguità, anzi, esso potrebbe contribuire ad approfondirla confortando quei critici che in modo risentito e quasi fisiologico combattono da sempre le pretese un po' totalitarie della storiografia quantitativa eretta senza troppe perifrasi a modello del « nuovo » modo di fare storia da studiosi, si dice, come Edoardo Grendi (o come lo stesso Ginzburg) e da riviste, si rincalza, come la fortunata eppur semiaccademica « Quaderni storici » 7.
Sulle diatribe giornalistiche che li hanno avuti a protagonisti B e che hanno permesso a Furio Diaz di riprendere, con vigore polemico addirittura eccessivo, i termini d'un suo memorabile intervento intorno alle « stanchezze di Clio » 9, non pensiamo sia il caso adesso di soffermarsi. Sta di fatto, però, che
4 Cfr. G. QUAZZA, Storia della Repubblica e autonomia del politico, in « Belfagor », xxxlI, 30 novembre 1977, n. 6, pp. 716722.
5 B. FAROLFI, Storiografia marxista e restaurazione storiografica, in « Quaderni Piacentini », XVIII, ottobre 1979, n. 7273, pp. 118125.
6 C. GI[...]

[...]i B e che hanno permesso a Furio Diaz di riprendere, con vigore polemico addirittura eccessivo, i termini d'un suo memorabile intervento intorno alle « stanchezze di Clio » 9, non pensiamo sia il caso adesso di soffermarsi. Sta di fatto, però, che
4 Cfr. G. QUAZZA, Storia della Repubblica e autonomia del politico, in « Belfagor », xxxlI, 30 novembre 1977, n. 6, pp. 716722.
5 B. FAROLFI, Storiografia marxista e restaurazione storiografica, in « Quaderni Piacentini », XVIII, ottobre 1979, n. 7273, pp. 118125.
6 C. GINZBURG, Spie. Radici di un paradigma indiziario, in A. GARGANI (a cura di), Crisi della ragione. Nuovi modelli nel rapporto tra sapere e attività umane, Torino, Einaudi, 1979, p. 65.
7 F. DIAZ, E cosí la Storia finisce in Crusca, in « L'Espresso », n. 6, 10 febbraio 1980.
8 Cfr. l'intervista a C. GINZBURG, La storia con la s minuscola, ivi, n. 31, 5 agosto 1979, e l'intervento, nella stessa sede, di E. GRENDI, In Italia, invece, sono tutti maiuscoli.
9 F. DIAZ, Le stanchezze di Clio. Appunti su metodi e problemi della recente [...]

[...], si è detto, può essere estensivamente intesa come rottura o interruzione delle usuali forme di trasmissione della memoria collettiva. Ancor meglio essa coincide, in modo proprio, coll'attuale impasse della produzione storiografica italiana di cui parla Silvio Lanaro opportunamente segnalando il venir meno « di tutti i linguaggi
14 E. GALLI DELLA LOGGIA, R. ROMANELLI, Età contemporanea: storia del capitalismo
o storiografia « volgare »?, in « Quaderni storici », VIII, 1, gennaioaprile 1973, (22), pp. 4348.
15 E. GRENDI, La storiografia italiana ieri, in « Quaderni storici », xlv, 1, gennaioaprile 1979, (40), p. 310,
NOTERELLE E SCHERMAGLIE 351
appresi ». Questo conduce ad una posizione di stallo definibile di « egemonia vacante »: « Vacante da parte degli storici della sinistra, marxisti, del movimento operaio (anche genericamente intesa), ma vacante [pure da parte] della storiografia liberaiborghese » (Storia nazionale cit., p. 118). È appunto nel vuoto apertosi sul piano teorico e, quel ch'è piú interessante, attraverso il ricorso agli stessi espedienti empirici indicati comunemente da tutti (storia sociale, particolare, contemporanea...), che si r[...]

[...]alizzando a sua volta nel segno di un ritorno al sociale e al particolare che ci sembrano qui, per usare una terminologia da paradigma indiziario, alquanto « sospetti ». A battere in Italia le « vie nuove » della storia sociale e a proporre un accostamento aggiornato alle questioni di storia contemporanea, con riduzioni di scala e annesso riciclaggio degli oggetti, non si trovano solo, in altri termini, i brillanti e cosmopolitici animatori di « Quaderni storici » o gli operosi e indaff arati storici di nuova sinistra dei quali si è parlato. Con un occhio rivolto ai « dati marginali rivelatori » dell'erudizione e della storiografia locale potremmo anzi asserire che non son pochi ormai gli storici cattolici i quali tengono loro compagnia muovendosi sul terreno della ricerca secondo modalità « programmaticamente » affini.
Ma basterà la presenza di una miriade di studiosi di vario livello applicati ai fertili campi del sociale, del soggettivo, del mentale, dell'inespresso ecc., a sanare le aporie della ricerca storica d'oggi? Basterà questa ind[...]

[...]grafia sociale cattolica costituiscono solo una smaliziata variante.
EMILIO FRANZINA
16 Cfr. E. FRANZINA, Merica! Merica! Emigrazione e colonizzazione nelle lettere dei contadini veneti in America Latina, Milano, Feltrinelli, 1979, p. 27.
lz Importanti, anche se qua e là pleonastici, risultano i volumi dedicati all'illustrazione sistematica delle visite pastorali su cui dr. ora: P. BURKE, Le domande del vescovo e la religione del popolo, in « Quaderni storici » xiv, 11, maggioagosto 1979, pp. 540554.



da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...] ha mai sorretto, aiutato, confortato »; nessuno ci ha dato il rimedio per « evitare l'insonnia, la miseria, la follia »
IL « MARCHESI» DI ANTONIO LA PENNA 639
(SM, ii, p. 669 s., in uno scritto del 1910: il passo, non breve, è tutto da leggere, e con ragione il La Penna, p. 35 s., ne sottolinea la centralità per capire Marchesi). Al pari della filosofia, la scienza « non potrà mai svelare l'arcano della vita » (Il poema di Lucrezio, Torino, « Quaderni ACI », [1950], p. 16). L'opera di Tacito « non teme fallimento: perché le idee cadono, solo il dubbio rimane » (Tacito, Messina 1924, p. 252; un po' diverso nell'espressione, ma non nel contenuto, in Tacitoz, 1942, p. 186); e nello stesso Tacito parlerà di « quella superstizione o finzione chiamata volgarmente la verità » (p. 295, cit. anche da La Penna, p. 68). Le citazioni — anche da scritti di varia letteratura e meditazione — si potrebbero moltiplicare.
Ciò che non possono dare filosofia e scienza, può darlo, anche se non interamente, l'arte. A volte (vedi l'accenno, forse troppo fugace[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Quaderni, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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