Brano: IL GRANDE VIAGGIO
In un paese di marina dell'Italia meridionale, v'era una località detta u Borgo », tutta di casupole raggruppate attorno a stretti vicoli e a piazzuole, ed abitata da gente povera del luogo. V'erano pescatori, carrettieri, lavoratori dei campi, manovali, e qualche artigiano che aveva la bottega sul posto. Qua e là si apriva la porta di qualche cantina frequentata pure da popolani di altra parte del paese.
La pulizia, purtroppo, difettava alquanto, e non era difficile vedere animali d'allevamento passeggiare tranquillamente, malgrado il divieto comunale, per le contorte stradette: si sentiva allora il porco gridare, nell'attesa del cibo, che pareva lo scannassero, la capra chiamare la padrona, mentre allegramente saltava dalla porta di casa fin sul letto a due piazze, e le galline annunziare l'uovo, dopo essersi nascoste per farlo : si perdeva l'uovo e gravi litigi nascevano talora tra le donne sospettose che si accusavano l'una con l'altra.
Ma più spesso[...]
[...]a. Aveva i capelli neri e fitti, spesso impolverati verso la sera o a causa del vento che dalla strada aveva soffiato attraverso la porta aperta o per il suo stesso lavoro sulle scarpe della povera gente. La moglie, della stessa eta, sembrava più vecchia per una banda di capelli bianchi sulla fronte, ed egli per questo, tanti anni prima, aveva tentennato prima di sposarla.
Dalla porta di mezzo che introduceva nella camera del letto, dove vi era pure quello della bambina maggiore, mentre la più piccola dormiva ancora coi genitori, entrava la moglie Rosaria : spesso i due coniugi stavano insieme: la loro vita era tranquilla, se non felice, poiché la felicita é difficile su questa terra, e ora parlavano di una cosa ora di un'altra, talvolta, ma per poco, bisticciandosi.
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Diceva Rosaria : « Hai visto che Maria del povero Carmine non può vestirsi di chiaro, dopo tanti anni che teneva il lutto, nemmeno ora che si era sposata? ».
«Perché? Cosa le é successo? ».
« È morta la cognata! E non era quindici giorni che si era sposa[...]
[...] Dopo che finirà le scarpe di Giuditta, l' `incaramel lata', che deve sposare, farà le vostre... ».
«Quando dunque debbo ritornare? Ditemi una parola definitiva! » chiedeva il cliente.
« Domani vi avevo detto, venite meglio dopodimani, così saremo più sicuri » prometteva Giuseppe; e la moglie, di rincalzo: « State si curo, compare Domenico, che ve le farà ». Il cliente allora se ne andava.
Interveniva di nuovo la moglie e diceva: «Gliele puoi pure accomodare... ».
« Parlare é la cosa più facile — rispondeva Giuseppe —. Se non ho un minuto libero!... ».
«E lui perché non paga come gli altri? » — diceva il ragazzo che
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sapeva le faccende della bottega —. Giuseppe non rispondeva, mentre era intento al lavoro, e sorrideva appena.
Correndo e tenendosi per mano comparvero le due figliuole, Ernesta, la maggiore, e Lidia che aveva solo tre anni; la più grande aveva sette anni, andava a scuola, e faceva da guida nella casa alla più piccola. Venivano dai nonni e dalle zie che abitavano vicino, quasi di fronte, e avevano [...]
[...]e visite, non le restituisce... ».
Ma Rosaria non seppe scusare il marito. Il quale amava i parenti della moglie, ma si annoiava ai discorsi che soleva fare il vecchio fabbro Felice su un passato che non conosceva e al quale non si interessava.
Quando Giuseppe usciva, talvolta si fermava un momento a salutare i parenti; tal'altra, specialmente se era in compagnia tirava diritto, senza occuparsi di loro. Egli usciva di sera, finito il lavoro, oppure, quando non aveva voglia di lavorare o doveva andare a comprare la suola, anche di giorno. Il suo lavoro non era ostinato e continuo; perché egli non aveva sogni di ricchezza per la sua vita, si contentava di quello che guadagnava, e non voleva sacrificarsi. oltre misura.
Ritornata Rosaria a casa sua per preparare la cena della sera, Giuseppe già aveva smesso il lavoro, aveva licenziato il ragazzo e si era
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lavato. Le bambine giocavano tra di loro, e la più piccola rincorreva la grande, dandole dei piccoli colpi colle mani, gridando e ridendo.
«Per il pesce é inutile parla[...]
[...] fotografie proprio al naturale! » disse Giuseppe; e dovendo finire per quella sera stessa la scarpa che aveva lasciato sulle ginocchia, riprese il lavoro.
Rosaria prese la lettera e, dopo avere indugiato alquanto, disse: « Ora vado dalla mamma ».
« Va » rispose Giuseppe; e infatti Rosaria uscì dalla porta per andare a dare notizia della lettera ai genitori e alle sorelle; consegnò la lettera ad Agata, che sapeva leggere, e ridendo annunziò: « Pure a noi ci vuole li! ».
« Stanno bene? » domandò il padre, che non aveva capito le parole della figlia.
« Si, stanno bene! » rispose Agata.
« Cosa vuole Filippo ? » domandò la madre.
« Aspettate che vi legga la lettera; vediamo cosa dice », propose Agata; e a voce alta chiamò Peppina ch'era a conversare più in lá, fuori della casa, colla figlia dei Crispini, quella che doveva sposare.
Il contenuto della lettera suscitò uno straordinario entusiamo in Agata. «È la vostra fortuna; e state a pensarvela? » disse.
((Si vede — aggiunse Peppina — che li si sta tanto bene che in coscienza non può [...]
[...]a tanto bene che in coscienza non può fare a meno di non insistere che ci andiate... ».
« Vorrei essere al vostro posto e andarmene da stasera stessa! » dichiarò Agata; e pensava al fatto ch'era rimasta zitella, mentre se fosse andata altrove, avrebbe trovato marito. Che almeno avesse fortuna la sorella, e da lontano si ricordasse di loro, con due vecchi in casa che avevano bisogno di tante cure, e mandasse qualcosa, come facevano i fratelli!
«Pure tu vorresti lasciarci, figlia mia? » disse soltanto la madre;
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ma le sue parole caddero nel vuoto; esse non furono intese o capite dalle figlie, tentate, dopo quella lettera, dall'idea del viaggio in paesi lontani.
Il padre, invece, non pareva rammaricarsi al pensiero che avrebbe potuto perdere la figlia maggiore: pensava egli, ch'era tanto vecchio, che avrebbe fatto sempre a tempo a rivederla, al ritorno? Disse semplicemente: «Quando io ero giovane, non si facevano tanti viaggi, nessuno si muoveva; dopo, hanno incominciato a partire, hanno fatto ricchezze, ma molti hanno p[...]
[...]liel'ho detto a Rosaria : ti pentirai! » disse la donna.
« Certo bisogna pensare seriamente. Intanto aspettiamo cosa scrivono sia Filippo che Antonio. Di Antonio é parecchio che non abbiamo notizie » rispose Giuseppe.
Arrivarono le lettere dei due cognati, ed entrambe ripetevano la stessa cosa; per i denari del viaggio non occorreva che Giuseppe si preoccupasse; quanto al posto del lavoro Giuseppe o avrebbe continuato a lavorare da calzolaio oppure sarebbe andato con Filippo a lavorare nella costruzione della diga sul Nilo.
Tuttavia Giuseppe per il momento non decise niente; però é strano che la bambina, scrivendo a scuola un tema dato dalla maestra e che riguardava una lettera a un parente lontano, dichiarasse che presto sarebbe partita colla famiglia per andare in Egitto a raggiungere gli zii.
La vecchia madre era contraria : tanto é vero che una volta disse
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a Giuseppe, mentre era presente Rosaria, nella casa del padre: « Se andate, io non vi vedrò più! ».
« Macché, ci rivedremo presto! » rispose Giuseppe, d'acc[...]
[...]to diverse da non riconoscerle piú? La moglie, soprattutto, che aveva già tanti capelli bianchi, era all'inizio del tramonto: quel resto di giovinezza come avrebbe fatto ad abbandonarlo, quel po' di gioia e di pace, prima dell'immancabile vecchiezza ?
Inoltre i fratelli avevano scritto, assicurando ogni aiuto e comodità per la loro sistemazione: Giuseppe colla sua famiglia si sarebbe potuto allogare nella stessa casa di Filippo, molto grande, oppure in quella di Antonio, che abitavano nello stesso palazzo e avevano le porte di fronte; la vita costava poco: legumi ed ortaggi se ne avevano quanto se ne avesse voluto; e per le bambine datteri in quantità, banane dolci come il miele, e zucchero da succhiare nella canna, che si sarebbero fatte grasse come una palla.
«Io ti accompagnerò »! aveva detto la moglie; e nell'entusiasmo del viaggio, né i genitori e i parenti, né le vicine o il paese che avrebbe dovuto lasciare, si presentavano alla sua mente: solo l'Egitto lontano, dai vaghi contorni come un paese di fiaba, dove vi erano le palme de[...]
[...]stessa giornata, guidati dall'agente, dei viaggi, s'incamminarono verso la nave che doveva portarli via. Una nuvola sembra la nave, tanto è grande. E su di essa, circondati da una folla che uguale solo nella festa di S. Francesco si vide al paese, salgono, confusi e distratti.
Avanti andava Giuseppe, colle due valigie per mano; dietro lo seguiva Rosaria che aveva poggiato sul petto il sacco di biancheria, e per mano la figliuola piccola, tenuta pure all'altro lato da Ernesta, che la guidava.
Lidia, la piccola, distaccò la mano dalla madre, e al suo posto Ernesta vi mise la sua; Rosaria, dopo un momento di sosta, riprende il cammino dietro il marito. Stringe la mano alla figliuola e non sente
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quella della piccola; si volta, e grida: « Dov'è la bambina? » Non vedendo la piccina, chiama: «Giuseppe! Giuseppe! ». Mentre il padre, con tutte le due valigie, fermatosi di colpo, grida con voce angosciata: «Lidia! Lidia! Lidia! ».
«Abbiamo perduta la bambina! Disgrazia mia! Sventura! » in voca la donna, piangendo. Giusepp[...]
[...]unghe, il fazzoletto celeste al capo, contrastava con gli abiti cittadini di Matilde e Vanda, tutte d'un pezzo e di taglio corto fin sotto al ginocchio.
Si disposero nella carrozza accatastandosi gli uni sugli altri; Filippo, ch'era il più giovane rideva nei suoi occhi buoni anche quando le labbra non si muovevano al sorriso; Antonio sembrava più freddo e riservato. Entrambi vestivano bene, con abiti grigi, nuovi, mentre l'abito di Giuseppe, se pure nuovo, rivelava in pieno la povertà di chi lo indossava.
«E avete fatto buon viaggio?» domandarono le cognate.
«Non tanto! » rispose Rosaria.
«Non ce ne parlate del viaggio! Vi dire. poi cosa ci é capitato! » esclamò Giuseppe.
ic Che cosa? Che cosa? » chiese Antonio, e per la curiosità il suo viso si rianimava.
Fu raccontato a pezzi e a frammenti il dolore per lo smarrimento della bambina; e poi arrivati a casa, davanti al tavolo dove Matilde offri il tè coi biscotti, fu ancora ripetuta la storia con maggiori chiarimenti. Nell'attenzione con cui António ascoltava, si capiva che era altre[...]
[...]. « Come sono eleganti! » si disse; e le segui collo sguardo dalla finestra fino a che si perdettero nella folla.
Rimasta sola, Rosaria non fece che curare le bambine e parlare con esse. A mezzogiorno mangiò pane e formaggio. Nel pomeriggio ritornarono le cognate, e poi i fratelli col marito.
A costui domandò: «Avete fatto buoni affari? »
« Si, mi sono deciso di lavorare al laboratorio di calzature, consigliato da Antonio. È meglio per me, se pure guadagno meno. Ma è il mio mestiere. Avrei potuto lavorare con Antonio e Filippo alla diga, ma io ho temuto di non sapermici adattare » rispose Giuseppe.
« Per questo no. Non lo devi dire. Noi non ci siamo adattati? » disse Antonio:
« E lui specialmente non aveva fatto mai lavori pesanti » aggiunse Filippo.
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Rosaria allora notò la corporatura dei fratelli ingrossata da quando erano partiti dal paese. Antonio specialmente era invecchiato, con tutti i capelli grigi, più grosso di Filippo ch'era il fratello minore.
« È che da principio non avrei potuto fare altro che il man[...]
[...]ro, ché io pulisco la carne ».
«Voi come lo fate? Noi lo facciamo così» disse Rosaria, timidamente.
« No, é bene mettere un po' di prosciutto e di origano ».
« Si, si » s'affrettò a rispondere Rosaria.
Giuseppe, in un canto del tavolo, scriveva ai parenti e agli amici. L'onda dei ricordi del suo paese lo commuoveva. « Cosa vuoi che dica ai tuoi? » chiese, serio serio, a Rosaria.
« Che stiamo bene, che li pensiamo, che io sono contenta. Puoi pure dire il fatto della bambina : tanto, ormai é passato... ».
Stava in faccende nella cucina e andava di qua e di là, senza sapersi orientare: temeva di recare disturbo, si confondeva, poiché non era abituata a tante comodità e tante raffinatezze.
« Quando sarete pratica della vita di città, allora vi potrete impiegare pure voi » progettò Matilde.
« Oh no! io non saprò mai imparare! ».
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Entrò, poco dopo, Vanda con un piatto di lenticchie che portava in regalo a tutti.
Matilde spiegò : « Ci soliamo scambiare i cibi, a volte ».
« Qui bisogna lavorare! » disse Vanda a Rosaria. « Dovrete rendervi utile! ». E rise scherzando : « Da domattina andremo a fare la spesa insieme, e poi andrete sola, poiché noi dobbiamo correre al lavoro... ». Rosaria tremò di timidezza.
« E alla sera vogliamo divertirci! » esclamò Matilde. E poi, rivolta al marito: « Abbiamo diritto o no, Filippo, dopo avere lavo[...]
[...] premura delle bambine, e diceva : « Pensiamo sempre a tutti voi e più alle bambine e non ce le possiamo dimenticare. Lidia, ti ricordi di zia Agata, e di zia Peppina e del nonno e della nonna? E tu Ernestina mia, vai a scuola? Ti porti bene? Mi scriverai una lettera lunga lunga? ».
Giuseppe notò che di tutti quelli ai quale aveva scritto, o a nome
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suo o della moglie, solo alcuni avevano risposto. Fra gli altri aveva taciuto pure Luigi, il pescatore, col quale sempre era stato tanto amico. Se la cosa avesse potuto succedere quando egli era al paese, si sarebbe offeso. Ma qui veramente, con tante miglia di mare, tutto era diverso, una dolce fantasticheria avvolgeva nella lontananza amici e conoscenti. Sentiva dispiacere, si, Giuseppe a vedersi dimenticato, ma non lo dava a vedere, e di quanti aveva conosciuto, lungamente parlava con Filippo e con Antonio che gliene domandavano.
La vita del paese risorgeva nella sua mente e in quella di coloro che lo ascoltavano, mentre il grammofono nella bella stanza da pranzo di Fil[...]
[...]el Ramadan con fracassi di fanfare, funzioni religiose, pranzi ed eccessi di ogni genere, che Giuseppe era andato a vedere colla moglie per farsi un'idea, quando, nel laboratorio, presente un lavorante arabo di cui egli non si era accorto, cominciò a scherzare sugli usi del luogo. L'arabo, credendosi beffato, si scagliò infuriato contro Giuseppe e lo prese alla gola. I compagni li divisero; altrimenti Giuseppe, finita la sorpresa, avrebbe potuto pure bucargli le budella col trincetto.
Riferita la cosa ai cognati, costoro risposero : « Sono fetenti; bisogna guardarsi, perché non ragionano, specialmente se toccati nella loro religione.
« Ma io non volevo offendere nessuno! » rispose Giuseppe.
« Non hai dunque capito come sono e che s'infiammano per niente? » ribatté Antonio.
In seguito a ciò Giuseppe si decise di andare a lavorare alla diga, in qualità di aiutante muratore; già era incominciato il forte calore dell'estate, e le sofferenze di Giuseppe, non abituato, erano grandi. E dopo tanti anni di lavoro da calzolaio, una nuova attivi[...]
[...]alla diga, in qualità di aiutante muratore; già era incominciato il forte calore dell'estate, e le sofferenze di Giuseppe, non abituato, erano grandi. E dopo tanti anni di lavoro da calzolaio, una nuova attività si iniziava per lui, di cui le conseguenze il Signore solo poteva sapere quali sarebbero state.
I guadagni ora erano davvero elevati: con essi era possibile non solo vivere bene nella famiglia e permettersi tutte le comodità, ma mettere pure facilmente da parte qualche cosa. Rosaria mandò ai genitori, al pari dei fratelli, il suo regolare assegno mensile.
La salute di Lidia, al solito, diede da pensare; prima furono febbri viscerali, poi una forma di tifo con febbri alte ed estrema debolezza. Furono giorni amari quelli: la vita della loro più piccola figliuola era in pericolo.
Naturalmente anche gli zii e le zie trepidarono per lei; ma la
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malattia durava a Iungo, spesso vi era agitazione in casa durante la notte. Come pensare che essi non si dovessero infastidire, sia pure lievemente, di tanti disagi?
A[...]
[...]e.
La salute di Lidia, al solito, diede da pensare; prima furono febbri viscerali, poi una forma di tifo con febbri alte ed estrema debolezza. Furono giorni amari quelli: la vita della loro più piccola figliuola era in pericolo.
Naturalmente anche gli zii e le zie trepidarono per lei; ma la
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malattia durava a Iungo, spesso vi era agitazione in casa durante la notte. Come pensare che essi non si dovessero infastidire, sia pure lievemente, di tanti disagi?
Alfine Lidia guarì; le caddero tutti i bei capelli ricciuti che aveva; ma il medico disse che dipendeva dalla malattia e che le sarebbero ritornati. Rosaria sognava già il ritorno al paese, dove l'aria buona del luogo natio non avrebbe fatto ammalare nessuno. Filippo ammoniva che non bisogna fissarsi e che le malattie possono colpire dovunque. Antonio insisteva che prima bisognava considerare in che condizione si trovasse il portafoglio : e dello stesso pensiero era Giuseppe.
Dal paese zia Agata a nome di tutti chiedeva quando ritornassero; diceva che essa ardev[...]
[...]nio insisteva che prima bisognava considerare in che condizione si trovasse il portafoglio : e dello stesso pensiero era Giuseppe.
Dal paese zia Agata a nome di tutti chiedeva quando ritornassero; diceva che essa ardeva dal desiderio di rivederli, e che oramai le bambine dovevano essere grandi. Non solo un anno, ma due erano passati e il terzo stava per finire. E dunque? Le promesse così si mantenevano?
D'altronde, perché non sarebbero partiti pure Filippo e Antonio colle loro mogli, per una breve permanenza al paese, se proprio non avessero voluto rimanervi per sempre, come ella consigliava?
Ma dire una cosa é più facile che farla e il progettare viaggi più semplice del realizzarli: per quanto Egitto fosse, le necessità della vita imponevano a tutti non poche restrizioni; e una di queste era di non poter correre di tanto in tanto a vedere i vecchi genitori e le sorelle al paese.
Si rimandava il viaggio come se quelli fossero sempre giovani e non dovessero mai morire; alla loro morte nessuno pensava; e meno di tutti forse la stessa Ro[...]
[...] cosa é più facile che farla e il progettare viaggi più semplice del realizzarli: per quanto Egitto fosse, le necessità della vita imponevano a tutti non poche restrizioni; e una di queste era di non poter correre di tanto in tanto a vedere i vecchi genitori e le sorelle al paese.
Si rimandava il viaggio come se quelli fossero sempre giovani e non dovessero mai morire; alla loro morte nessuno pensava; e meno di tutti forse la stessa Rosaria che pure qualche anno prima aveva potuto vedere quanto fossero cadenti.
Agata, da lontano, non aveva fatto capire niente, forse per non allarmare senza necessità. Ma così fu che improvvisa e tragica arrivò un giorno la notizia della morte della povera mamma, avvenuta per polmonite presa non si sa come e durata appena tre giorni.
« La povera mamma nostra — diceva la lettera — non é più e io non so come confortarmi, l'avevo sempre attorno a me e ora non la vedo più; e il padre é rimasto tanto male che non è capace più di parlare, e voi che avreste potuto darmi un po' di conforto siete lontani, e non a[...]
[...]tto; e solo qualche amico andava a vederli. Passarono tre giorni; e poi tornarono di nuovo, mestamente, al loro quotidiano lavoro.
Si cominciò a parlare nuovamente e più di proposito dei preparativi da fare per il ritorno; già era venuta la primavera, il caldo si faceva sentire e fra breve avrebbe imperversato come una tempesta di fuoco. Gli uccelli erano fuggiti e più non si vedevano dai giardini solcare il cielo verso le grondaie delle case. «Pure l'estate faremo? » domandava Rosaria al marito.
Questi rispondeva: «Come fare altrimenti? Se non aggiusteremo almeno cinquemila lire? ».
Interveniva Antonio e garentiva le parole di Giuseppe. «Bisogna essere ragionevoli. Ormai che ci siete, aspettate almeno qualche altro
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po' di tempo. Dopo, magari, verrei io con voi a vedere il padre... ».
Filippo a sua volta diceva : « Io certamente verrò con voi. Voglio vederlo il padre, non intendo rimandare tanto che poi non faccia a tempo, e mi succeda come per la mamma che non l'ho potuta abbracciare piú... ».
Rosaria piangev[...]
[...]e poi avrete il piacere di ritornare a casa vostra... ».
Matilde da sola continuava : « E non ci vedremo più qui al Cairo ? Giacché io verrò di tanto in tanto al vostro paese... ».
« Verremo, verremo! » prometteva Vanda.
Rosaria non rispondeva, ma sorrideva, perduta nel sogno del suo paese natale.
« Ella non si é mai adattata alla vita del Cairo! » dichiarava Antonio.
« Non so perché non ti è mai piaciuto. l'Egitto » continuava Filippo. « Eppure non sei stata ammalata, altro che un po' agli occhi, e la bambina ha avuto qualche febbre... ».
« Febbre me la chiami? Stava per morire, povera piccina mia! » rispondeva Rosaria.
« Si, ormai é stabilito. Col lavoro straordinario che farò, sarò in grado di raggranellare presto i soldi che ci vogliono per le cinquemila lire! » assicurava Giuseppe.
Rientrava in quel momento dalla casa di una compagna di scuola, Ernesta; e quasi prima della sua aggraziata persona si avverti la sua voce squillante di bambina felice.
« E questa qui non ce la lasciate ancora per qualche po' di tempo, dopo che sa[...]
[...]tuna ci aiuterà, come speriamo... ».
Nessuno più parlò della proposta, e solo i preparativi per la partenza da fare fra molti mesi furono discussi, come se si dovesse farla tra poco. Giuseppe chiese ed ottenne di lavorare due ore di più, per avere maggiore guadagno. Per la prima volta si assoggettò ad un'estenuante fatica, con un ardore di cui nessuno forse l'avrebbe creduto capace. Si stancava, nei mesi terribili dell'estate che sopravvenne, e pure resisteva.
Anche lui sognava il paese natio, gli amici, i parenti, la vita semplice di una volta; non aveva piú genitori, e pensava al vecchio fabbro Felice come a suo padre.
Sebastiano Ricci e altri amici gli scrivevano che si stava meglio di prima, che vi erano costruzioni nuove e che l'ingegnere Talco aveva bisogno di operai scelti e di assistenti. Non sarebbe stato necessario tornare al lavoro di calzolaio : una sistemazione, magari come impiegato, nel campo dei lavori edilizi, sarebbe stata la cosa più semplice di questo mondo.
In tal caso sarebbero potuti ritornare anche i cognati, s[...]
[...]anto lei esclama : « Come sei cresciuta, che non mi debbo più chinare per baciarti! ». E la bacia e sorride, pur con le lagrime agli occhi, pensando alla mamma, mentre dice alla piccola Lidia : « Tu proprio mi sembri Ernesta quando era più piccola. Ma perché così sciupata? Ti ha fatto forse male il viaggio? ».
Peppina sorride vergognosa, tenendo per mano il cognato, e introducendo tutti nella casa. Dentro c'é il padre che non sta tanto bene;
e pure si solleva dalla sedia, dov'era a riposare, e va all'incontro.
E Rosaria lo vide così come si alzava, che pareva una tavola liscia
appoggiata alla sedia, tanto era magro; e il cuore le cadde di angoscia
nel vederlo a quel modo.
« Come state padre? » domanda; e tutti con lei.
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11 « Eh, sono stato ammalato, ancora non sono uscito sulla porta, meno male che ti ho vista! » dice alla figlia.
Agata spiega che il padre ebbe l'influenza e stava per morire; ma poi si risollevò, e ora stava meglio. Ma fu tanto grave, il medico l'aveva dato per perduto, e la sua urina era ros[...]
[...]no e altri amici avevano fatto credere.
Ora pareva che Giuseppe dovesse ricevere una buona offerta, un momento dopo gli arrivava la smentita. Altri concorrenti si erano presentati e lo avevano scavalcato; ed egli che conosceva da artigiano solo la vita nel borgo, dove un pane mai era mancato per nessuno e dove chi voleva trovava subito da lavorare, si meravigliava che nel paese e tra le persone civili le cose fossero tanto diverse.
Gli nuoceva pure il fatto che sempre era stato calzolaio nel borgo,
e che tutti lo conoscessero per tale: gli mancava l'aria intraprendente
e rumorosa di chi avrebbe dovuto, nell'impiego, comandare su altri uomini; né certo egli era in grado di fare il ragioniere. Denari non aveva portato a sufficienza per fare dimenticare la sua origine, astuzia
e disinvoltura gli facevano difetto.
E poi, a trascurare quanto poteva riguardarlo in particolare, si era sempre in Italia: se le condizioni del paese erano molto migliorate da quando Filippo e Antonio lo avevano lasciato, esse non erano mutate dopo la partenza d[...]
[...]e lui fosse il colpevole, come se la sua stessa paternità fosse misera e difettosa.
Aspettava che se ne andassero, in silenzio; ed usciti, si sfogava nell'intimità della famiglia : « Io mai ho mancato verso nessuno! » esclamava.
La moglie continuava a lamentarsi in delirio; bisognava calmarla,
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fare qualcosa per lei, non farla morire. Gli affari del suo impiego urgevano, Giuseppe non poteva più ritardare a non uscire.
Eppure, in mezzo alle sue maggiori distrazioni, Giuseppe afferrò per primo l'immensità della sua sventura. Egli capi presto, abbastanza presto, quello che significava la morte della bambina, il non averla più con sé, il non poterla giammai vedere, il non poter pensare che qua, in questa vita, o li, nel cielo, esistesse. La nera morte fu visibile per lui; essa gli strozzò il pianto in gola, essa gli tolse l'aria del suo respiro.
Quando dopo alquanti giorni usci, ognuno poteva vedere il suo volto calmo, reso disfatto dal dolore, la sua aria irreparabilmente triste, la sua figura curva, il suo occhio [...]
[...]esta vita, o li, nel cielo, esistesse. La nera morte fu visibile per lui; essa gli strozzò il pianto in gola, essa gli tolse l'aria del suo respiro.
Quando dopo alquanti giorni usci, ognuno poteva vedere il suo volto calmo, reso disfatto dal dolore, la sua aria irreparabilmente triste, la sua figura curva, il suo occhio sbigottito che si fissava in un pensiero suo pur nel mezzo della conversazione. Egli già era un uomo che aveva coscienza e che pure doveva occuparsi di questo e di quello, un uomo che doveva penare per guadagnarsi il pane.
A casa doveva badare a tante cose: non poteva pretendere che tu n) facessero le sorelle per l'incapacità in cui era caduta la madre; già essa soggiogata dal dolore che non cápiva, che si sforzava invano di capire, era diventata assente quasi alle necessità della vita, debole e smarrita.
Non aveva ormai più la forza nemmeno di piangere e lamentarsi: i suoi occhi, da cui erano uscite a torrenti le lagrime, s'erano inariditi, la sua voce che aveva lacerato il cuore di chi l'aveva ascoltata, non sapeva ne[...]
[...]gioramento della situazione.
Aveva ben cura Giuseppe di non portare le caramelle e i cioccolatini ad Ernestina, sentendosi pungere il cuore dalla domanda di lei:
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« Papà come mai non porti più nulla per me? ». Non per questo il bilancio della famiglia migliorava e il futuro non era visto con timore.
Finiti i lavori della chiesa, segui un lungo periodo di sosta, nel quale l'appaltatore Arta non intese pagargli di stipendio neppure un centesimo. Giuseppe fu costretto ad offrire i suoi servigi all'ingegnere Pappalone che già altra volta gli aveva detto di non avere bisogno di lui. Ora era evidente che dovesse avere bisogno di qualcuno, poiché l'assistente che aveva era partito. Ma l'ingegnere Pappalone rispose che non lo poteva proprio accontentare. Fra sé pensava: « Dovrei proprio io assumere uno che ha lavorato con una ditta screditata? 'Perché portasse anche me al fallimento? ». E trovava altro dipendente ritenuto migliore.
Si rivolgeva allora Giuseppe al commerciante Carabino che aveva anche una vasta proprietà fond[...]
[...]talia era completamente scomparsa.
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Ma come fare per andare? E chi avrebbe convinto Rosaria? E come avrebbe confortato se stesso che per la prima volta si sarebbe dovuto separare dai suoi?
Pensava a Rosaria, dimagrita dopo la disgrazia, con tante rughe in faccia da non riconoscersi piú. Ecco, la sua gioventù era per sempre finita. Non più il suo cuore palpitava di amore, non più si rivolgeva al marito come al suo uomo.
E pure Giuseppe, con un dente di sopra mancante, stanco per i dispiaceri e le preoccupazioni, cos'era più del giovane uomo di un tempo? La vita aveva perduto per lui ogni attrattiva. Non l'avidità di ricchezze o lo spirito d'avventura lo spingeva verso i più lontani paesi, ma la necessità del pane quotidiano.
E per questo avrebbe dovuto lasciare una povera donna da cui mai si era allontanato, per questo avrebbe dovuto strapparsi dalle braccia dell'unica figliuola rimastagli, quella figliuola diventata giovinetta e che forse avrebbe rivisto un giorno del tutto diversa, sposa di un altro!
Non l'avre[...]