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Il segmento testuale Psicoanalisi è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 315Analitici , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (Mito e civiltà moderna) Ernesto De Martino, Mito, scienze religiose e civiltà moderna in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...]priazione e alla risoluzione dell’episodio traumatizzante. La coazione a ripetere e l’istinto di morte, quali erano stati definiti nella monografia del Freud, sollevarono nelPambito del movimento psicoanalitico una vivace polemica (13): qui però basterà mettere in evidenza come il ritorno del passato acquistava due significati nettamente diversi a se
(13) Per questa polemica si vedano i rinvii bibliografici contenuti in O. Fenichel, Trattato di Psicoanalisi, trad. it. di C. Gastaldi, Roma 1951, pp. 57, 138, 608 sgg.MITO, SCIENZE RELIGIOSE E CIVILTÀ MODERNA

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conda che si trattasse di ripetizione coatta e cifrata nel sintomo morboso

o di ripetizione attiva e risolvente mediante un simbolismo aperto della rappresentazione e del comportamento, come nel caso del giuoco del rocchetto (14). Ora questo secondo significato della ripetizione accennava in qualche modo al simbolismo miticorituale della vita religiosa. Già nel 1926 il Malinowski, riassumendo i risultati delle sue osservazioni sulla mitologia vivente degli indigeni tobriandesi, so[...]

[...]o dell’anno nuovo; infine il quarto momento celebra con una ierogamia la « nuova nascita » umana e mondana, ripete la nascita esemplare della prima volta (18). Il rapporto fra «ritorno indietro» che si realizza nel nesso miticorituale e il ritorno indietro realizzato dalla terapia psicoanalitica è esplicitamente accennanato daU’Eliade:

Non si può evitare di pensare all’importanza che ha assunto « il ritorno indietro» nelle terapie moderne. La psicoanalisi soprattutto ha saputo utilizzare come principale mezzo di guarigione il ricordo, la rammemorazione, degli eventi primordiali. Ma al Fori zzante della spiritualità moderna e in conformità con la concezione giudaicocristiana del tempo storico e irreversibile, il primordiale non poteva essere che la prima infanzia, il solo e vero inizio individuale. La psicoanalisi introduce dunque il tempo storico e individuale nella terapia. Il malato non è più un essere umano che soffre unicamente a causa di eventi contemporanei e oggettivi (accidenti, microbi), o per colpa di altri (eredità), come era il caso del malato dell età prepsicoanalitica, ma soffre del pari in seguito ad un trauma patito nella propria durata temporale; un trauma sopravvenuto nell’illud tempus primordiale dell’infanzia, dimenticato, o, più esattamente, mai pervenuto alla coscienza. La guarigione consiste nel ‘tornare indietro’, rifacendo il cammino in senso inverso, in modo da riattualizzare[...]

[...]della chiamata, cioè della crisi iniziale che gli ha portato la rivelazione della propria condizione di sciamano. Ma la parola spettacolo non deve trarre in inganno. Lo sciamano non si contenta di riprodurre o di mimare certi eventi: egli li rivive effettivamente in tutta la loro vivacità, originalità e violenza. E poiché, al termine della seduta sciamanistica, lo sciamano ritorna allo stato normale, noi possiamo dire, prendendo a prestito dalla psicoanalisi un termine essenziale, che egli abreagisce. Come noto la psicoanalisi chiama abreazione quel momento decisivo della cura in cui il malato rivive intensamente la situazione iniziale che è all’origine del suo disturbo, prima di superarla definitivamente. In questo senso

lo sciamano è un « abreagente » professionale (24).

Con ciò si pone in tutta la sua ampiezza il problema della efficacia dei simboli miticorituali, non soltanto nel senso di un tornare e di un riprendere una situazione iniziale, ma anche in quello di raggiungere conflitti e disordini inconsci per la loro natura organica o anche semplicemente meccanica A questo argomento il LéviStrauss ha ded[...]

[...]per la conoscenza, reale o supposta, che la malata ne acquista progressivamente, ma perché questa conoscenza rende possibile una esperienza specifica nel corso della quale i conflitti si realizzano in un ordine e su un piano che permette il loro libero svolgimento e conducono alla loro risoluzione (29),

A questo punto LéviStrauss istituisce però tutta una serie di differenze fra la tecnica psicoanalitica e la tecnica dell’incantesimo Cuna. La psicoanalisi ha per oggetto il trattamento di disturbi psichici, l'incantesimo Cuna tratta un disturbo organico. La cura psicoanalitica cerca di far rivivere al malato la situazione conflittuale che sottende un simbolo individuale, la cura sciamanistica impiega un mito sociale, che il malato riceve dall’esterno. Nella psicanalisi il malato parla, lo psicoanalista ascolta e guida, nella cura sciamanistica il malato ascolta, mentre lo sciamano parla: e mentre nel transfan psicoanalitico il malato fa parlare lo psicoanalista in lui, prestandogli sentimenti e intenzioni supposte, nell’incantesimo Cuna lo scia[...]

[...]sso della terapia psicoanalitica e le condizioni di funzionamento e di efficacia esistenziale del nesso miticorituale nella concreta vita religiosa; con ciò si attinge un punto di vista più alto, che rendendo conto delle differenze non meno che delle omologie promuova una migliore conoscenza della genesi, della struttura e della funzione della religione, e al tempo stesso arricchisca di nuove istanze le prospettive di sviluppo non soltanto della psicoanalisi come tale, ma della scienza dell’uomo nel suo complesso.

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Nel quadro del movimento di rivalutazione esistenziale della vita religiosa il movimento psicoanalitico ha sostenuto una parte non certo marginale o casuale. Fra la coazione a ripetere di carattere nevrotico, l’abreazione che ha luogo nel trattamento psicoanalitico e il rivivere un passato primordiale nel simbolismo miticorituale delle religioni dell’ecumene vi è infatti un nesso troppo evidente per passare inosservato. Senza dubbio non vi è identità fra i tre fenomeni: ma che essi stiano in rapporto, e possano illuminarsi a[...]

[...]rosse Mutter. Der Archetyp des grossen Weiblichen, Ziirich 1956. Dello Jung è da leggere anche il commentario psicologico al libro tebetano dei morti in M. Y. EvansWentz, The Tebetan Boo\ of thè Dead, London 1957, pp. XXXVLXIV. Fra gli scritti junghiani ancora inediti vi è anche un commentaro agli esercizi spirituali di S. Ignazio. Il lettore italiano che voglia formarsi un’idea dei rapporti fra junghismo26

ERNESTO DE MARTINO

vigore dalla psicoanalisi, il simbolo mitico affondava dunque le sue radici nel profondo della vita psichica, e quindi si collegava strettamente col mondo degli istinti e con lo stesso ordine biologico. La teoria junghiana degli archetipi come «organi» dell’inconscio collettivo, richiama — sia pure in via meramente ipotetica — ad una base anatomicofisiologica degli archetipi stessi. Ma il nesso più ardito fra mito e biologia si ritrova in alcune tesi di Roger Caillois, e segnatamente nel suo saggio sulla mantide religiosa. La riplasmazione mitica di questo insetto, attestata in diversissimi ambienti culturali, sarebbe[...]



da j.s.[Jole Soldateschi], scheda sintetica di «Il verri» in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]izione tra cultura accademica e cultura militante ed aprendosi ad interessi europei e cosmopoliti.
Così la rivista ha pubblicato con regolarità antologie di poeti delle maggiori letterature straniere ed ha dedicato numeri unici al nouveau roman (1959, n. 2), alla narrativa italiana contemporanea (1960, n. 1), alla fenomenologia (1960, n. 4), alle avanguardie letterarie (1963, n. 8), allo strutturalismo linguistico (1967, n. 24), ai rapporti tra psicoanalisi e poesia (1968, n. 28). (j. s.)



da Recensione di Enrico Maria Massucci su Curt Paul Janz, Vita di Nietzsche. Il profeta della tragedia (1844-1879), Bari, Laterza, 1980, pp. XIV-802 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]nto alla logica stessa dei problemi posti dall'analisi, quanto al fatto che l'esperienza del trovarsi di fronte a « un comportamento del tutto insolito nei confronti del tempo » (p. 135) ha scosso
e sorpreso, svegliando l'uno e l'altro da un sonno dommatico, piú l'intellettuale che lo psicoanalista: non a caso quest'ultimo pone in secondo ordine e si riserva di affrontare in un prossimo lavoro la questione — tra l'altro ritenuta centrale per la psicoanalisi stessa — del tempo dell'analisi e nell'analisi (pp. 78). Ma perché la sorpresa, e perché l'esigenza di una tal risposta?
Il motivo è storico: l'irruzione sulla scena del presente di un agire strano nel tempo e sul tempo ha riposto all'intellettuale i non risolti problemi di quella crisi che investí (e investe tuttora, dato che ancora non si è data una risposta esaustiva — il dibattito sulla crisi della razionalità ha qui le sue profonde radici) la cultura europea di fronte all'affermarsi dell'ininterpretabile fascismo (p. 110), che fu proprio sí una parentesi, — spiega Fachinelli, restituend[...]



da Recensione di Federico La Sala su Alvio Facchinelli, La Freccia Ferma. Tre tentativi di annullare il tempo, Milano, L'Erba Voglio, 1979, pp. 176 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]nto alla logica stessa dei problemi posti dall'analisi, quanto al fatto che l'esperienza del trovarsi di fronte a « un comportamento del tutto insolito nei confronti del tempo » (p. 135) ha scosso
e sorpreso, svegliando l'uno e l'altro da un sonno dommatico, piú l'intellettuale che lo psicoanalista: non a caso quest'ultimo pone in secondo ordine e si riserva di affrontare in un prossimo lavoro la questione — tra l'altro ritenuta centrale per la psicoanalisi stessa — del tempo dell'analisi e nell'analisi (pp. 78). Ma perché la sorpresa, e perché l'esigenza di una tal risposta?
Il motivo è storico: l'irruzione sulla scena del presente di un agire strano nel tempo e sul tempo ha riposto all'intellettuale i non risolti problemi di quella crisi che investí (e investe tuttora, dato che ancora non si è data una risposta esaustiva — il dibattito sulla crisi della razionalità ha qui le sue profonde radici) la cultura europea di fronte all'affermarsi dell'ininterpretabile fascismo (p. 110), che fu proprio sí una parentesi, — spiega Fachinelli, restituend[...]

[...]ione del sapere, puntando cosí — anche per l'essere questa « una prospettiva di lavoro su piú piani » (p. 154) — a una riformulazione e unificazione dei vari saperi parziali esistenti (p. 155) sull'agire dell'uomo.
FEDERICO LA SALA
CESARE MUSATTI, Il pronipote di Giulio Cesare, Milano, Mondadori, 1979, pp. 264.
La vera età dell'oro, per un uomo, comincia a ottant'anni: è uno scienziato famoso che lo afferma, Cesare Musatti, l'iniziatore della psicoanalisi in Italia, nel suo nuovo libro Il pronipote di Giulio Cesare (Milano, Mondadori, 1979). Chi ha compiuto ottant'anni, osserva Musatti nella prefazione, gode di una libertà tutta particolare, per esempio se compie un reato non può essere portato in prigione ma solo costretto agli arresti domiciliari, ed ecco quindi che, finalmente, l'autore può concedersi di commetterne uno assai grave: scrivere per il proprio piacere, e pubblicare per il nostro, una raccolta di ventisei divertissements che non rischiano piú di compromettere la sua immagine pubblica di studioso e docente universitario.
Confort[...]



da Recensione di Maria Luisa Vecchi su Cesare Musatti, Il pronipote di Giulio Cesare, Mondadori, 1979, pp. 264 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]ione del sapere, puntando cosí — anche per l'essere questa « una prospettiva di lavoro su piú piani » (p. 154) — a una riformulazione e unificazione dei vari saperi parziali esistenti (p. 155) sull'agire dell'uomo.
FEDERICO LA SALA
CESARE MUSATTI, Il pronipote di Giulio Cesare, Milano, Mondadori, 1979, pp. 264.
La vera età dell'oro, per un uomo, comincia a ottant'anni: è uno scienziato famoso che lo afferma, Cesare Musatti, l'iniziatore della psicoanalisi in Italia, nel suo nuovo libro Il pronipote di Giulio Cesare (Milano, Mondadori, 1979). Chi ha compiuto ottant'anni, osserva Musatti nella prefazione, gode di una libertà tutta particolare, per esempio se compie un reato non può essere portato in prigione ma solo costretto agli arresti domiciliari, ed ecco quindi che, finalmente, l'autore può concedersi di commetterne uno assai grave: scrivere per il proprio piacere, e pubblicare per il nostro, una raccolta di ventisei divertissements che non rischiano piú di compromettere la sua immagine pubblica di studioso e docente universitario.
Confort[...]

[...]i che non è facile riconoscere: l'odio inconscio per il proprio padre, per esempio, che si manifesta nell'accanimento furibondo e quasi omicida con cui si impegna per vincerlo nel gioco degli scacchi.
L'analisi coinvolge anche l'opera stessa: « Sono, le mie, pagine di un laico che si rifiuta di credere »; l'autore, infatti, si rivela programmaticamente dubbioso e non esita a mettere continuamente in discussione ogni cosa a partire proprio dalla psicoanalisi. Vittima designata di questa pratica è Freud dal quale Musatti prende ufficialmente le distanze invertendo le parti: l'allievo ha fatto sdraiare il maestro sul lettino del suo studio, l'esito della seduta è una emancipazione definitiva, un congedo. Il dubbio, ed è ciò che all'autore sta particolarmente a cuore, si presta come efficace garanzia contro gli agguati del dogmatismo perché consente di formulare riserve, di dissacrare idoli, di minare mitologie, di smascherare luoghi comuni promuovendo il libero esercizio delle facoltà critiche. In una prospettiva di questo genere si giustifica anch[...]



da Giovanni Mari, Ritratti critici contemporanei. Louis Althusser in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]logica » (Marx esprime le « proprie idee due volte in due forme differenti ») : « se anche le idee fossero vere e f ormalmente dimostrate, non potrebbero essere in sé storicamente attive, ma lo possono solo nelle forme ideologiche di massa, acquisite nella lotta di classe » (Mo, p. 118).
6. Nella sua ricerca del pensiero filosofico di Marx, Althusser impiega, di solito in posizione assai importante, una serie di concetti e metafore tratti dalla psicoanalisi: surdeterminazione, lettura sintomale, causalità metonimica, condensazione, spostamento, immaginario. Ma non si tratta soltanto
o semplicemente di un debito teorico. $ presente in Althusser il preciso intento di stabilire un rapporto positivo tra marxismo e psicoanalisi (la
« psicoanalisi, tra i comunisti, non era `in odore di santità' nel 1964, quando
LOUIS ALTHUSSER 431
pubblicai Freud e Lacan »), sulla base del convincimento che « nel campo delle `scienze umane', due scoperte imprevedibili e sconcertanti hanno sconvolto l'universo dei valori dominanti: le opere di Marx e di Freud » (MF, p. 129).
Alla scoperta dell'inconscio e piú in generale al pensiero di Freud, Althusser dedica due scritti specifici, Freud e Lacan (1964) e Marx e Freud (1976). Ma frequenti riferimenti all'opera di Freud sono rintracciabili anche in altri scritti. Nel saggio del '64 Althusser si sofferm[...]

[...]ce forma di una « critica ideologica » (contro lo sfruttamento ideologico del pensiero di Freud portato avanti dalla psicologia, dalla sociologia, dalla biologia, dalla filosofia) e di un
« chiarimento epistemologico » (come già Marx, anche Freud dovette formulare le proprie scoperte mediante concetti teorici già esistenti — il modello della fisica energetica di Helmholtz e di Maxwell — che essendo stati creati per altri scopi determinano nella psicoanalisi delle zone di opacità teorica). In questo duplice lavoro di restaurazione e di sviluppo Lacan perviene alle proprie scoperte mediante il ricorso ad una scienza piú recente di quella a cui si rifà Freud. È infatti attraverso il ricorso ai concetti della linguistica strutturale che Lacan chiarisce ed approfondisce l'idea freudiana che tutto dipendeva dal linguaggio chiarendo che « il discorso dell'inconscio è strutturato come un linguaggio » (FL, p. 18).
Già da questa sommaria esposizione risulta evidente il parallelismo che Althusser instaura, attraverso quello tra Marx e Freud (che in questo[...]

[...]iuridica, morale
e filosofica, cioè in definitiva ideologica, dell"uomo', del `soggetto' » (FL, p. 29). Questa idea viene particolarmente approfondita nello scritto del '76
432 GIOVANNI MARI
in cui Althusser affronta la questione delle « sorprendenti affinità » tra Marx e Freud. Tali affinità sono soprattutto le seguenti: il carattere conflittuale della teoria (quelle di Marx e di Freud sono verità che dividono: la storia del marxismo e della psicoanalisi è una storia di revisionismi e di scissioni); la fondazione della teoria attraverso una precisa esperienza pratica personale (Marx ed Engels hanno « partecipato » alle lotte del proletariato, Freud è stato « educato » dai propri pazienti isterici); la critica del concetto tradizionale di « soggetto » (entrambi hanno criticato l'idea dell'« unità e dell'identità inseparabile di ogni coscienza » e della sua « funzione » unificante) .
La riflessione di Althusser insiste particolarmente su quest'ultimo aspetto: per il filosofo francese non è infatti la coscienza, bensí l'ideologia a costituire i[...]



da Libri ricevuti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...], pp. 16.
ALESSANDRO FINZI, Modelli grafici e critica letteraria, Torino, Einaudi, 1979, pp. x130.
JEANLOUIS FLANDRIN, La famiglia. Parentela, casa, sessualità nella società preindustriale, prefazione di Guido Verucci, Milano, Comunità, 1979, pp. 330.
ANNA FOLLI, Vent'anni di cultura ferrarese: 19251945, 2 volumi, Bologna, Pàtron, 19781979, pp. LII256396.
ANN FOREMAN, Condizione femminile ed alienazione. Donna e famiglia nel marxismo e nella psicoanalisi, traduzione di Rachele Valensise, Catania, Prisma, 1979, pp. 196.
LETIZIA FORTINI, Bärje, Firenze, Vallecchi, 1980, pp. 154.
FRANCESCO FOTI, La critica letteraria, vol. I. Dal Medioevo al Settecento, Roma, Fermenti, 1980, pp. 346.
MARIA SERENA FUNGHI, Platone e l'educazione, Torino, Loescher, 1979, pp. 278.
ANTONIO GAMBINO GIORGIO GALLI LU:CIO COLLETTI TULLIO DE MAURO GIORGIO RUFFOLO NORA FEDERICI CARLA RAVAIOLI GIANNI BORGNA, Dal '68 a oggi. Come siamo e come eravamo, RomaBari, Laterza, 1980, pp. 434.
PIERO GARBERO, Lavoro produttivo e lavoro improduttivo, Torino, Loescher, 1980, pp. 37[...]



da Cesare Musatti, Varietà e documenti. Freud e l'ebraismo in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]ti ad alcuni filoni di tradizione
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ebraica. Ce li ho del resto anch'io, pervenutimi da biblioteche di famiglia, senza che io abbia un particolare interesse per queste cose; e senza che possa neppure considerarmi propriamente in modo completo ebreo.
Lo sforzo che fa David Bakan, nel suo libro (Freud e la tradizione mistica ebraica, ed. di Comunità, 1977, dall'ed. originale inglese del 1958), dove cerca di far derivare la psicoanalisi dalle tracce che l'educazione ebraica, con particolare riferimento agli elementi del misticismo giudaico, avrebbe lasciato su Freud, mi appare quindi una forzatura.
Che la psicoanalisi e la mentalità stessa di Freud, di cui essa è frutto, abbiano qualche cosa a che fare con l'ebraismo è un altro conto: questo però non ha nulla a che vedere con una trasmissione di nozioni e di concetti. Parenti, amici, colleghi piú intimi, piú tardi perfino la maggior parte dei pazienti appartenevano allo stesso ambiente: un ambiente chiuso, un ghetto, anche se con le porte spalancate da quasi un secolo. Dove tutti si conoscevano; e parlavano in tedesco sí, ma in un tedesco di gergo, con inframezzate parole yiddisch, o addirittura espressioni ebraiche.
Penso che anche attualmente e pure nel[...]

[...]me io stesso), ma hanno conservato qualche legame col ceppo ebraico originario.
Che la discriminazione razziale sia un segno massimo di inciviltà è certo, ma che gli ebrei rappresentino, nel seno di una data comunità nazionale, un nucleo differenziato, il quale resiste abbastanza tenacemente alla assimilazione, e presenta qualità e difetti che lo distinguono dal resto della popolazione, è anche indubbio.
Si può tranquillamente affermare che la psicoanalisi poteva nascere e svilupparsi soltanto in un ambiente ebraico.
È necessario però ricercarne il perché. Non andando in caccia, come fa il libro citato di Bakan, di analogie che si troverebbero nella tradizione scritta od orale della mistica ebraica, ma considerando certe caratteristiche particolari della mentalità degli ebrei: caratteristiche innovatrici che si manifestano — in uno strano contrasto — accanto ad un insieme di tendenze invece conservatrici, e ad un timore costante di esporsi di fronte ai gentili, con elementi suscettibili di promuovere la reazione antisemita.
A proposito della [...]

[...]analogie che si troverebbero nella tradizione scritta od orale della mistica ebraica, ma considerando certe caratteristiche particolari della mentalità degli ebrei: caratteristiche innovatrici che si manifestano — in uno strano contrasto — accanto ad un insieme di tendenze invece conservatrici, e ad un timore costante di esporsi di fronte ai gentili, con elementi suscettibili di promuovere la reazione antisemita.
A proposito della relazione fra psicoanalisi e mentalità ebraica Freud stesso scrisse nella « Revue juive » di Ginevra del marzo 1925: « Forse non è stato un fatto puramente casuale che il primo esponente della psicoanalisi fosse un ebreo. Per aderire alla teoria psicoanalitica bisogna avere una notevole disponibilità, ed accettare un destino al quale nessun altro è avvezzo come l'ebreo: è il destino di chi sta all'opposizione da solo ». Queste caratteristiche innovatrici sono date
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dalla capacità di sviluppare improvvisamente in se stessi forze dirompenti, suscettibili di capovolgere radicalmente una situazione di pensiero consolidata. Si. tratta dunque di una vocazione particolare — nel campo del pensiero — che alcuni dimostrano di possedere, sviluppandola con una forza intellettuale i[...]

[...]ismo e il freudismo, siamo su terreni dove è piú facile la dissidenza, e l'ambizione di sostituirsi al fondatore, creando nuovi indirizzi e nuovi punti di vista. Ma sono i cascami del movimento rivoluzionario originale, ed essi non sono piú privilegio di uno spirito ebraico. La strada è stata aperta, e tutti possono infilarcisi con la illusione di poter divenire essi pure dei nuovi Messia.
Rimangono altri problemi per individuare i rapporti fra psicoanalisi ed ebraismo.
È stato indubbiamente piú facile a Freud (come osservò egli stesso) di quanto avrebbe potuto esserlo ad altri, porre al centro della propria considerazione la

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libido: la libido, che in tedesco è un sostantivo strettamente connesso con Liebe, e che è sempre per Freud la forza motrice dell'amore nel senso piú ampio. Il tabú del sesso è piú cristiano. Gli ebrei hanno maggiore tolleranza e comprensione per l'eruzione degli impulsi erotici; e sono meno inibiti verso la sessualità, non essendo ossessionati dal prete con il concetto del peccato carnale [...]

[...]lsi erotici; e sono meno inibiti verso la sessualità, non essendo ossessionati dal prete con il concetto del peccato carnale che conduce direttamente all'inferno.
Cosí Freud ha avuto maggiormente mano libera collegando le nevrosi con i tabú sessuali, ed ha potuto trovare maggiore comprensione da parte dei pazienti ebrei, presso i quali il problema della colpa è vissuto in modo diverso che presso i gentili.
Con ciò non si vuol dire che la psicoanalisi sia fatta per gli ebrei soltanto. Ma che con un paziente ebreo l'analista trova una via di intesa molto piú rapidamente che non con altri.
In tutto ciò Freud vedeva anche un pericolo. Non per nulla affermò: « Dobbiamo evitare che la psicoanalisi diventi un affare interno per il solo ambiente ebraico. E perciò siamo costretti ad accettare anche gli svizzeri (e cioè Jung in quel periodo) ed essere comprensivi, rendendoci conto che essi, i gentili, hanno maggiori difficoltà che non gli ebrei, ad accettare alcuni punti di vista della psicoanalisi » (Lettere del maggio e del luglio 1908 ad Abraham).
Bakan sostiene che Freud avrebbe pubblicato inizialmente anonimo il saggio sul Mosè di Michelangiolo, per il timore di attrarre su di sé l'ostilità degli antisemiti. È una affermazione del tutto infondata. La verità è soltanto che Freud nel suo saggio parla del Mosè di pietra come se si fosse trattato di un ,essere vivente, che mutava di sentimenti ed era in movimento: e cioè di un paziente di cui si vuol ricostruire un processo di pensiero. E non voleva di fronte ai critici d'arte (che di fatto in genere non hanno seguito il suo modo d[...]

[...]emiti. È una affermazione del tutto infondata. La verità è soltanto che Freud nel suo saggio parla del Mosè di pietra come se si fosse trattato di un ,essere vivente, che mutava di sentimenti ed era in movimento: e cioè di un paziente di cui si vuol ricostruire un processo di pensiero. E non voleva di fronte ai critici d'arte (che di fatto in genere non hanno seguito il suo modo di ragionare) prestarsi a critiche che avrebbero investito anche la psicoanalisi. L'antisemitismo non c'entra proprio per nulla.
Preoccupazioni d'ordine politico Freud ebbe invece piú tardi per il libro sull'uomo Mosè: benché coloro che questa volta potevano risentirsi delle tesi sostenute da Freud, fossero proprio gli stessi' ebrei, che si vedevano privati della ebraicità del loro piú grande profeta. Ma al tempo del libro su Mosè e il monoteismo, i nazisti stavano per invadere l'Austria. E Freud paventava sí da un lato di offendere, o addolorare gli ebrei già provati dalle persecuzioni iniziate, ma altresf di irritare la Chiesa cattolica (pur essa in definitiva inter[...]

[...]posero la condizione che fossero allontanati i soci che risultavano ebrei (cioè in pratica quasi tutti), e che la associazione non avesse nulla a che fare con organismi ebraici. Saltò però fuori, durante la perquisizione dei locali, la tessera del B'nai B'rith, di cui Freud aveva pagata anche la quota dell'anno in corso, e si dovettero dare infinite spiegazioni per superare momentaneamente lo scoglio. Piú tardi, come si sa, ogni riferimento alla psicoanalisi fu vietato dal governo nazista. E i fascisti italiani, senza capirne niente, scimmiottarono un tale comportamento.
Nel libro di Bakan sono contenute molte affermazioni riguardanti Freud e la sua ebraicità, le quali tuttavia a mio parere sono del tutto infondate.
Cosí quando Brücke spinse Freud, allora giovanotto, ad abbandonare gli studi puramente scientifici per dedicarsi alla professione medica, egli lo fece certamente perché non esistevano prospettive di una rapida carriera universitaria per Freud, che aveva invece assolutamente bisogno di guadagnare. Pensare che il comportamento di Brüc[...]



da Edoardo Esposito, Noterelle e schermaglie. Della Poesia, ovvero il dispiacere preliminare in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]ione è piuttosto riassumibile semplicemente sotto l'etichetta di avanguardismo, intendendo il rapporto con le avanguardie storiche in modo analogo a quello che corse tra i petrarchisti e il Petrarca; si continuano infatti ad usare moduli oramai usurati, non sostanzialmente diversi da quelli che già usavano (e con ben altre motivazioni storiche) futuristi e surrealisti. Soprattutto il surrealismo ha fatto scuola, grazie anche al diffondersi della psicoanalisi (ridotta anch'essa acriticamente a moda), con il . convincimento conseguente e deteriore che svincolando le immagini dal controllo razionale sia possibile attingere a superiori verità. Ma già, come osserva Porta nelle sue note, la ragione di oggi è soltanto « menzogna », e solo svincolandosi da essa sarà possibile ottenere una « concentrazione di senso cosí forte da fare pensare a una implosione di significati pari alla condensazione di energia che sappiamo propria dei buchi neri », e grazie alla « lezione DADA » ottenere « una pronuncia del linguaggio che mi sento di definire metafisica ».
[...]

[...]truire è difficile, si risponde in questi casi; ma la crisi di tutti i valori, la destabilizzazione cui ci si appella è diventata ormai un luogo comune, e in quanto tale la giustificazione pretestuosa di una piatta mimesi linguistica. La difficoltà del discorso può spiegare solo in parte, solo come prima reazione, un non discorso; la prerogativa della poesia è sempre stata quella di esprimere ciò che era ritenuto ineffabile.
D'altra parte della psicoanalisi si dimentica una osservazione fondamentale: l'importanza riconosciuta da Freud al cosiddetto « piacere preliminare », a quello cioè che attira il lettore e che dà modo, attraverso il suo magnetismo, di comunicare il messaggio profondo e inconscio; il che significa anche un rispetto per il lettore, per l'« altro » con cui la poesia vuol farci entrare in contatto. È solo attraverso questo contatto che si può procedere oltre, non solo sulla strada della poesia; può naturalmente essere vero che oggi è possibile stabilirlo solo a un livello minimo, ma è importante per questo scegliere il terreno g[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Psicoanalisi, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---italiana <---Filosofia <---Ciò <---Freud <---Pratica <---ideologia <---Diritto <---Linguistica <---Logica <---fascismo <---italiani <---marxismo <---nazismo <---psicoanalista <---Chiesa <---Del resto <---Fachinelli <---Fenomenologia <---Gulliver <---Inghilterra <---Metafisica <---Psicologia <---Scienze <---Sociologia <---Storiografia <---Sulla <---antropologia <---antropologici <---dell'Università <---fenomenologia <---ideologica <---ideologiche <---imperialismo <---italiano <---marxista <---marxisti <---psicologia <---psicologica <---socialista <---sociologia <---Albert Einstein <---Antropologia <---Appendice <---Aula Magna <---Bertrand Russell <---Bibliografia <---Bibliopolis <---Biologia <---Bloch <---Cesare Musatti <---Così <---Cronologia <---De Donato <---De Felice <---Dio <---Discipline <---Editori Riuniti <---Erwin Rohde <---Etica <---Fisica <---Francia <---Giulio Cesare <---Già <---La lotta <---Malwida <---Maria Luisa <---Meysenburg <---Multiversum <---Nietzsche 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